1. Il Format Narrativo “Le avventure di Hocus e Lotus”
COME i bambini apprendono
efficacemente una lingua
straniera?
Sabine Pirchio, Ylenia Passiatore, Traute Taeschner
False credenze sull’apprendimento
linguistico
False credenze sull’apprendimento
linguistico
Le lingue si
I bambini amano
Nessuna in
apprendono meglioricerca conferma il giocare
+
età precoce terzo assunto.
Sono altri i fattori che
promuovono l’apprendimento
L’apprendimento linguistico è dato dal divertimento
Eventualmente è vero il contrario
Le lingue si
apprendono
attraverso il gioco
Per potersi divertire con uno scherzo o ridere per una
battuta è necessario essere fluente nella lingua
sp3
Qual è la base dell’apprendimento linguistico?
Una buona relazione sociale (= buona
comunicazione = affetto) è essenziale per
l’apprendimento linguistico.
Questo è il primo principio della presente
metodologia: il format narrativo con Hocus e Lotus.
La base teorica del modello
educativo(Principio I: l’Affetto)
Obiettivo: ricostruire le condizioni relazionali e affettive
che costituiscono la cornice dell’apprendimento della
lingua.
La scuola elementare è
organizzata per migliorare le
Perché non si inizia ad
Dove, con chi, ed in
competenze linguistiche di
imparare a parlare
persone situazione i
quale che sanno già
parlare.
nella scuola
bambini apprendono
Mancano le condizioni di
elementare?
a parlare?
base per permettere di
innescare il processo di
acquisizione del linguaggio.
sp4
1
2. Diapositiva 6
sp3
La situazione classe non ha le caratteristiche che permettono l'acquisizione di una lingua.
? quando e in che situazioni si impara a parlare
? cosa succede quando guardo qualcuno che distoglie lo sguardo
?perchè si crea una sensazione di disagio
il nostro viso ci è nascosto, non lo vediamo...
INTERSOGGETTIVITA'
Sabine Pirchio ; 17/03/2004
sp4
CON LA NARRAZIONE DIVENTA TUTTO PIU' FACILE.
MENTE NARRATIVA
Sabine Pirchio ; 17/03/2004
3. Vedo fino alle mie spalle
Come inizia una relazione?
Guardiamoci!
Cosa vedo di
me stessa?
Qual è la cosa più
interessante al
mondo?
Non posso vedere il mio volto!
Posso vedere i vostri volti mentre parlo e voi potete
vedere il mio. Voi sapete di più di me, ad esempio, che
aspetto ho in questo momento rispetto a quanto io
stessa so di me stessa. E’ lo sguardo degli altri su di noi
che ci dice qualcosa di noi.
Guardarvi significa: per me esistete. Non guardarvi
significa: per me non esistete. Per questo è così
importante: guardando l’altro noi gli diamo esistenza,
un’esistenza sociale. Esistere socialmente è cruciale
perchè significa sopravvivere.
Questo fenomeno ha il nome di intersoggettività: essere
consapevoli l’uno dell’altro, della sua soggettività. E’ il
modo in cui si entra in contatto.
Cos’è la motivazione a parlare?
Questa è la motivazione a parlare: entrare in
contatto con una persona, iniziare e voler
continuare il contatto, amare il contatto e quindi
(a causa di ciò) voler parlare con quella persona,
per mantenere il contatto.
Creiamo questo contatto guardandoci l’un l’altro!
Non mi vedo in viso!
Il viso è la parte più interessante. E’ dove puoi
vedere le mie espressioni e leggere i miei pensieri
(o almeno interpretare le mie espressioni). Il
nostro volto e la postura del corpo dicono molto
di noi.
La base teorica del modello educativo
(I principio)
Il principio della buona comunicazione
Il buon processo comunicativo porta a voler
bene all'insegnante; vi ha luogo
l’intersoggettività e l’alternanza dei turni
di conversazione.
Nasce così la motivazione a parlare
La nostra strategia comunicativa: guardare al
cerchio
Il cerchio permette all’insegnante di guardare ogni
bambino, l’uno dopo l’altro, da destra a sinistra, per un
breve momento. In questo breve momento passa il
messaggio “Tu esisti per me”.
Guardare i bambini uno dopo l’altro ed avere il loro
contatto visivo per un breve momento, significa che ogni
bambino sa che il suo turno arriverà e il bambino aspetta
che arrivi questo momento.
Il bambino aspetta che la sua insegnante lo guardi.
Questo è il momento del contatto, dell’intersoggettività,
il momento dell’amore. L’inizio della motivazione per
apprendere la nuova lingua.
2
4. La base teorica del modello educativo
(II principio)
Il principio del bilinguismo
La comprensione della L2 nel bambino passa
attraverso la produzione della L2 da parte
dell’insegnante.
Viceversa, la produzione in L2 da parte del bambino
passa soprattutto attraverso la comprensione della
L2 da parte dell’insegnante.
Questa è la motivazione a parlare L2
Comprensione
Quando l’altro parla io faccio uno sforzo nel
capire cosa sta dicendo: sto imparando a capire.
Quando arriva il mio turno per parlare io devo
provare a capire quale lingua il mio interlocutore
capisce. Infatti, se io parlo è perché voglio essere
capito. Voglio essere sicuro che lui/lei mi capirà
altrimenti parlare non avrebbe senso.
Che cosa possiamo fare?
L’unico modo è far credere al bambino che
quando l’insegnante assume il ruolo immaginario
può capire magicamente solo la lingua da
apprendere.
Questa strategia è possibile nel mondo della
magia, della narrazione, delle storie.
Una falsa credenza nell’insegnamento della
seconda lingua
C’è una credenza generale rispetto al fatto che la
produzione in L2 dell’educatore induca la
produzione in L2 in chi apprende.
Questo è un’errore. È molto semplice e non
bisogna lasciare per ultimi due aspetti cruciali
nella comunicazione linguistica:
–
–
a) il processo della comprensione della lingua
b) la presa di decisione circa la scelta della lingua.
Presa di decisione tipica dei bilingui: quale
lingua parlare?
Se sono consapevole che tu capisci molto bene la mia
prima lingua perché dovrei parlare con te in una lingua
che praticamente non conosco? Io raggiungo meglio il
mio obiettivo (il quale è che tu capisca cosa ti sto
dicendo) se io ti parlo la mia prima lingua.
NON C’E’ MODO DI CONVINCERE UN BAMBINO A
PARLARE LA LINGUA B QUANDO EGLI PERFETTAMENTE
SA CHE L’INSEGNANTE COMPRENDE LA LINGUA A.
Ecco la strategia per risolvere la difficoltà
legata alla scelta linguistica!
Il principio del bilinguismo in pratica
La maglietta magica è usata come un ponte tra il
mondo reale dove è parlata la L1 e il mondo
immaginario dove è parlata la lingua nuova.
È importante dare un segno tangibile della transizione
dal mondo reale a quello immaginario, poiché rende
più facile l’immaginazione.
3
5. Ora parlo e capisco solo la L2
Indossando la maglietta magica l’insegnante rende chiaro il
messaggio: ora sono nel mondo di Hocus e Lotus e parlo e
capisco solo la loro lingua.
Anche i bambini, indossando la maglietta magica, entrano
nel mondo di Hocus e Lotus e vivono insieme all’educatore
le loro avventure.
Pertanto, i bambini ricevono il messaggio dell’efficacia del
loro linguaggio in L2 capiscono e parlano solo la lingua di
Hocus e Lotus (la lingua target).
Perché le inferenze sono così
importanti?
Perché
le
inferenze
che
riguardano
il
comportamento del partner interagente conducono
all’acquisizione delle intenzioni. Ciò è di cruciale
importanza poiché le intenzioni sono un prerequisito
fondamentale per iniziare a parlare.
Nel fare inferenze il mio cervello mi suggerisce
intenzioni che si trasformeranno in azioni verbali
dicendo qualcosa al mio interlocutore.
Senza esperienze ripetute condivise è abbastanza
impossibile fare inferenze o presupposizioni riguardo
il comportamento dell’altro e di conseguenza
impossibile avere intenzioni ed iniziare a parlare.
Il Format in breve
Durante il format le routine sono condivise;
Durante il format sono presenti le inferenze, le
presupposizioni e le intenzioni;
Durante il format i partners esercitano il turntaking;
Durante il format i legami affettivi si verificano
attraverso la buona comunicazione.
La base teorica del modello educativo
(III principio)
Il Format (Bruner, 1975) è definito come
una routinepresupposizioni riguardo
Le di esperienze condivise: è il
modo per apprendere qualcosa sull’altro e
il comportamento del partner
interagente
sul mondo.
sono il risultato di esperienze
condivise
La ripetizione di esperienze condivise produce
nel nostro cervello inferenze e presupposizioni
sul comportamento del partner con il quale si
interagisce.
Il format si riferisce alla
diade madre - bambino; durante il
format è presente il turn-taking.
Durante il format la madre ed il bambino iniziano a
conoscersi e ad amarsi l’un l’altro.
Durante il format è presente il turn-taking. Il turntaking è tipico delle interazioni diadiche: io parlo e tu
ascolti; successivamente io mi interrompo a parlare
ed inizio ad ascoltare mentre tu inizi a parlare,
rispondendo a ciò che io ti dico. Questo è un primo
turno. Una conversazione va avanti in questo modo,
ogni partner della conversazione ha il suo turno.
Il primo impatto con la ripetizione
Questo è il nostro primo impatto con l’importanza
della ripetizione. La ripetizione è necessaria per
l’apprendimento. È la ripetizione, la routine, che
permettono al bambino di conoscere la madre e
viceversa. È su questa conoscenza acquisita
attraverso la routine che noi possiamo andare avanti
nell’aprendere altre conoscenze.
Solo pochi format ripetuti prontamente e
frequentemente all’interno di una relazione basata
sulla buona comunicazione sono alla base della
costruzione della conoscenza e del linguaggio.
4
6. Non solo un format, ma un format
narrativo
Dal Format al Format Narrativo
Le routine messe in atto all’interno dell’ambiente
scolastico non sono molte, in quanto, generalmente,
tale contesto è abbastanza povero: quattro mura,
qualche finestra, una lavagna, sedie, etc…
Fortunatamente abbiamo un’immaginazione forte e
ricca. La nostra immaginazione può portare un intero
mondo all’interno di una classe.
La nostra immaginazione può essere facilmente
organizzata e se si presenta in una sequenza di
eventi che conducono ad un evento finale, si ha una
narrazione..
Cosa succede durante il Format
Narrativo
F1
54
F2
121
Un format narrativo è una breve storia basata su
esperienze di vita reali (nelle nostre storie di Hocus e
Lotus noi raccontiamo le esperienze di vita dei
bambini);
La base teorica del modello educativo
(IV principio)
1. Drammatizzazione (Acting out) di piccole storie;
2. Le storie sono ripetutamente drammatizzate
(attività condivise routinariamente);
3. Le storie seguono la vita dei bambini e conducono
a inferenze, presupposizioni e intenzioni;
4. Fare la drammatizzazione incoraggia il legame ed
il contatto emotivo;
5. Il cambiamento dei ruoli nella storia permette il
turn - taking;
6. I gesti, le espressioni facciali e la struttura della
storia permette di capire le parole e le frasi.
input
Una narrazione è una sequenza di eventi legati che
culminano in un evento finale (una storia).
La progressione linguistica
Il processo di strutturazione della frase è
legato alla ripetizione del format e segue le
fasi di acquisizione della L1.
La scelta del vocabolario dipende dall’evento,
e dalla progressione lessicale che si verifica
attraverso la somma dei format.
F3
104
Attività in classe e strategie
Rito di entrata
L’insegnante ed i bambini indossano la maglietta magica,
successivamente ci sarà il passaggio dal mondo reale dove
viene parlata la L1 al mondo immaginario della L2.
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conoscenza
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60
54
133
193
Acting out
L’insegnante racconta la storia attraverso l’acting out con
gesti, espressioni facciali, postura del corpo ed invitando i
bambini a ripetere le azioni, le parole e le frasi prodotte dai
personaggi della storia.
È così creata un’attività teatrale dove ciascun bambino
interpreta tutti i ruoli dei personaggi con un uso adeguato
di espressioni mimiche e dei gesti.
5
7. Attività in classe
Un esempio di acting-out…
Questi bambini
apprendono
prontamente il
format. La funzione
dell’insegnante è di
guida e supporto
alla produzione dei
bambini
Ascoltare e cantare il mini-miusical
Le canzoni seguono la storia narrata e vissuta.
Leggere con a ricordare le espressioni linguistiche
La ripetizione aiutal’aiuto delle immagini e
dell’acting out. canzone aiuta il processo
cantare la
di acquisizione linguistica poiché
La comprensione è garantita accompagnando la canzone
con I gesti prodotti durante l’acting out.
essi sono riferiti all’esperienza
La partecipazione
e l’autonomia dei
bambini cambia
durante le
ripetizioni.
vissuta dal bambino durante
Leggere il libro
l’acting condivisa di alcune storie giò
La narrazione out (approccio pragmatico). agite e cantate
assieme permette di ripercorrere la storia in differenti
modalità le quali ampliano e raffrozano I concetti appresi
nella nuova lingua.
Esso permette di apprendere la scrittura della nuova
lingua proponendo esercizi ed attività in lingua.
L’utilizzo del Format Narrativo
Dall’asilo nido alla scuola fino alla scuola secondaria
di primo grado per l’insegnamento di una seconda
lingua
Nella scuola dell’infanzia, primaria e per gli
adolescenti immigrati per l’insegnamento dell’italiano
come L2
A scuola e in centri di intervento sul linguaggio per i
bambini “late talkers” o con specifici disturbi del
linguaggio
A casa per l’apprendimento di una seconda lingua
Procedura della ricerca
Partecipanti: 40 ragazzi (27 maschi e 13 femmine) di età compresa
tra 11 e 18 anni suddivisi in 3 gruppi
1.
2.
Strumenti:
analisi della produzione lessicale attraverso una prova di
denominazione di figure (70 figure) corrispondenti a 1/6 del lessico
dell’input totale.
denominazione di altri elementi conosciuti per ciascuna figura
Codifica: 1 punto per ogni risposta corretta e per ogni elemento in
più denominato dal ragazzo (venivano considerati anche i sinonimi)
“Le parole per raccontarmi”
1.
2.
3.
Programma educativo per diminuire il disagio creato dagli
ingressi “a freddo” degli adolescenti immigrati nelle scuole
italiane.
Obiettivi:
creare una prima buona relazione con l’istituzione scolastica
italiana
creare le basi per innescare il processo di apprendimento
della nuova lingua attraverso il FN
Valutare l’andamento scolastico dei gruppi partecipanti
Accoglienza dei ragazzi immigrati presso l’Istituto Razzetti
per 3 settimane e successivo inserimento scolastico
Risultati
Pre – test: 30 parole in media utilizzate per
denominare le figure.
Post – test: 70 parole in media utilizzate per
denominare le figure.
Tutti i ragazzi hanno aumentato il loro
vocabolario e l’intervallo tra il minimo e il
massimo apprendimento varia dalle 24
parole alle 77.
6
8. Risultati
Risultati
il punteggio ottenuto al pre-test è altamente correlato
con le competenze in italiano con cui i ragazzi
escono dall’istituto, ossia il risultato ottenuto al posttest.
il numero di parole italiane che i ragazzi imparano
nelle tre settimane di accoglienza non è correlato in
maniera statisticamente significativa con le
conoscenze iniziali.
A qualunque livello si trovino le competenze iniziali,
con il modello del format narrativo tutti apprendono
nella stessa misura ciò che viene insegnato.
Risultati
l’età non è correlata in maniera statisticamente
significativa con le variabili prese in considerazione.
Le correlazioni tra l’età e il punteggio al pre-test, l’età
e il punteggio al post-test e l’età e l’apprendimento
linguistico tra il pre-test ed il post-test sono deboli e
non statisticamente significative.
Sebbene le femmine ottengano punteggi superiori ai
maschi, la differenza di genere non raggiunge la
significatività statistica.
Le impressioni dei ragazzi
La lingua d’origine si è rilevata mostrare un’influenza
sull’apprendimento dell’italiano.
I ragazzi con un background di lingue neo-latine imparano un
numero di parole superiore rispetto ai ragazzi provenienti
dall’Asia.
Esito scolastico ≠ rispetto a quanto riportato dai dati
nazionali e regionali (Ongini e Santoro, 2005):
-89%
vs 80,83% e vs 79,08% della Lombardia.
studenti stranieri vs 1 studente straniero su 10 vengono
bocciati.
-2
Finanziato dall’Unione Europea nell’ambito
programma “Lifelong Learning Programme”.
del
Durata triennale, Dicembre 2012 – Novembre 2015.
1 anno: ricerca delle scuole potenzialmente interessate
(alto tasso di bambini immigrati), selezione delle scuole,
attuazione del programma di ricerca previsto e formazione
degli insegnanti delle classi partecipanti.
2 anno: intervento nelle scuole coinvolgendo insegnanti,
genitori e bambini
3 anno: diffusione e moltiplicazione del progetto
Partner coinvolti: Italia, Svizzera,
Bretagna, Germania, Spagna
Gran
OBIETTIVO:
Promuovere l’integrazione culturale tra bambini
autoctoni e immigrati coinvolgendo
attivamente insegnanti, genitori e bambini.
7
°
°
°
9. Obiettivi:
a) Identificare e decostruire gli atteggiamenti negativi verso gruppi etnici
diversi, alunni migranti, integrazione interculturale e multilinguismo in
insegnanti e genitori;
b) Insegnare la lingua del Paese ospitante in classi inclusive con alunni
migranti e nativi col modello del format narrativo;
c) Insegnare la lingua del Paese ospitante ai genitori migranti nella scuola
dei propri figli da parte dell’insegnante di classe;
d) Sensibilizzare bambini e insegnanti alle lingue d origine degli alunni
stranieri della classe con le attività del format narrativo nelle lingue
straniere;
e) Incrementare l’uso di pratiche di apprendimento collaborativo in classe;
f) Migliorare la relazione e la partnership insegnanti-genitori attraverso
seminari, attività collaborative con una ricaduta sulla vita o attività
scolastica dei bambini.
Attività:
a) Formazione e consapevolizzazione di insegnanti e genitori sui
benefici dell’educazione multilingue e interculturale
b) Implementazione di processi di apprendimento cooperativo e attività
che coinvolgono genitori e insegnanti in un clima positivo e
costruttivo
c) Fornire ai bambini stranieri un’esperienza di apprendimento della L2
in un cointesto inclusivo nella loro classe col modello del format
narrativo
d) Fornire ai genitori stranieri un’esperienza di apprendimento della L2
con l’insegnante dei loro bambini e coi loro stessi bambini a casa col
modello del format narrativo.
e) Permettere a bambini e insegnanti di conoscere una lingua straniera
(la lingua d’origine di alcuni compagni stranieri) col modello del
format narrativo.
8
’