2. Leggendo i quotidiani, i periodici, seguendo i mass-media, in
generale, veniamo a sapere che l’insegnamento va male, che
gli insegnanti vedono tutto nero, che gli studenti sono delle
sfortunate cavie di riforme informi, che i genitori si strappano
i capelli… Un coro antico si alza e urla tragicamente:
“l’insegnamento è inadatto,(…)” .
(M.J Chalvin)
3. L’insegnamento è criticato e vilipeso sin da quando Carlo
Magno inventò la scuola.
Testimoni ne siano le riflessioni di intellettuali su di esso
e sulle sue carenze in epoche diverse:
Alfredo il Grande, nel X secolo, accorgendosi che i libri
depositati nelle biblioteche delle scuole anglosassoni sono
scritti in latino, decide di tradurli.
Nel frattempo altri si interrogano sulla pedagogia e
Sant’Anselmo insorge contro l’abitudine che hanno i
maestri di picchiare i loro allievi e di costringerli a
lavorare.
4. Milton, all’inizio del XVII secolo, facendo eco a questi
denigratori del sistema scolare medievale, dichiara: “Quanto
al sistema volgare di insegnamento, io lo guardo come un
vecchio errore delle università ancora incrostate di ruggine
scolastica dei tempi barbari.”
Anche John Locke si interroga sulla pedagogia e insiste
sulla libertà:”C’è una quantità di cose che ci ispirano
avversione per il fatto di esserci state imposte. Ho sempre
pensato che lo studio poteva diventare un gioco, ricreazione
per i bambini e che ci fosse il mezzo di infondere in loro il
desiderio di apprendere se si fosse presentata loro
l’istruzione come una cosa degna di onore, piacevole,
ricreativa o come una ricompensa.”
5. Critiche sul contenuto, sui maestri, sulla presentazione
dell’insegnamento…ritroviamo questi stessi dibattiti nel
nostro XX secolo che risultano altrettanto attuali, presenti e
preoccupanti. Ma ciò che è diverso dai secoli precedenti, è
che oggi il problema dell’insegnamento è diventato l’assillo
di tutti, che tutti hanno la loro opinione e soluzione per
risolverla, perché il XX secolo è quello che ha visto
l’accesso di tutti all’insegnamento…
(M.J. Chalvin)
6. Peggio ancora, le critiche vengono da gente non
qualificata (…).
Ha poca importanza la competenza, l’età, niente spaventa
nessuno quando si tratta di esprimere delle critiche, di
dare suggerimenti, di almanaccare.
(M.J. Chalvin)
7. La questione della definizione e della funzione sociale delle emozioni
costituisce
un nodo fondamentale del dibattito relativo
alla “natura sociale” della specie umana
Lo studio delle emozioni è, infatti, strettamente collegato
all’indagine psicologica sulla cognizione e sul comportamento sociale
poiché
le emozioni influenzano
la percezione, il giudizio,
l’attivazione del
gli atteggiamenti interpersonali
la memoria, il problem solving,
comportamento aggressivo
e le relazioni sociali
e molti altri aspetti del
e della prosocialità
funzionamento individuale
il processo e l’esito delle negoziazioni
e degli incontri sociali dipendono
dallo scambio di segnali emozionali
(per es. di minaccia o di pacificazione)
frustrazione-aggressività,
empatia-comportamento
prosociale
9. Una delle aree della psicologia sociale
in cui le emozioni giocano un ruolo fondamentale è
lo studio delle “dinamiche di gruppo”
e
del comportamento collettivo
Già Le Bon, nel 1895, postulava
un meccanismo
di “contagio emozionale”
per spiegare la natura irrazionale
del comportamento delle persone,
quando si trovano in grandi folle
10. L’emozione è
un costrutto ipotetico
cioè
un’entità non direttamente osservabile
ma inferibile
dai diversi indicatori emozionali e dalla loro interazione
12. Con il termine emozione si indica
un processo che comporta
cambiamenti piuttosto ampi e interrelati
in vari sottosistemi dell’organismo
e
che si verifica in risposta ad un evento scatenante,
che ha un significato fondamentale per l’individuo
in termini di sopravvivenza biologica o psicologica
l’emozione, pertanto, si configura come
un processo dinamico e adattivo
di risposta ad una situazione di crisi
13. Le emozioni discrete basilari o primarie
sono:
secondo Campos:
-felicità
-paura
-tristezza
-collera
-interesse
secondo Argyle:
-felicità
-tristezza
-sorpresa
-disgusto/disprezzo
-paura
-interesse
-vergogna
-senso di colpa
15. Mentre l’emozione è un processo dinamico di durata relativamente breve
l’umore è
uno stato emozionale
più diffuso e duraturo
(almeno qualche ora),
non necessariamente
scatenato
da un evento concreto
l’emotività è
un tratto
della personalità
relativamente stabile
il sentimento è
la risonanza affettiva,
meno intensa della passione
e più duratura dell’emozione,
con cui il soggetto vive
i propri stati soggettivi e
gli aspetti del mondo esterno
(può includere più emozioni
anche di segno opposto)
16. Teoria classica dell’emozione
l’emozione – sensazione,
elicitata da un evento emotigeno,
è la causa e non la conseguenza
delle tipiche
reazioni corporee
delle specifiche
tendenze all’azione
17. E’ possibile distinguere diverse componenti dell’emozione
la sensazione
interna
i modelli di
risposta
a livello
neurofisiologico
l’espressione
motoria
ovvero
cioè
attraverso
i cambiamenti
l’esperienza
il volto, la voce,
nell’attività
consapevole
i gesti
del SNC
dei cambiamenti
e
che si verificano
del SNA
in tutte le altre
componenti
la tendenza
all’azione
la valutazione
cognitiva
o appraisal
per es.
desiderio
di fuggire,
nascondersi,
ecc.
cioè
l’attribuzione
di un
significato
a ciò che
accade
L’emozione si configura, pertanto, come un processo complesso in grado di includere
la maggior parte degli aspetti del funzionamento mentale
18. sensazione
La maggior parte
degli psicologi sociali
fanno riferimento
alle tre principali componenti
fisiologia
espressione
con il termine di
triade delle reazioni emozionali
19. La sincronizzazione dei processi psicologici e fisiologici
al fine di mobilitare tutte le risorse di un organismo
per affrontare un evento significativo
comporta dei costi
si impedisce ad
alcuni sottosistemi
di eseguire
la loro normale funzione
(per es. non possiamo
digerire o pensare con lucidità
quando siamo in preda ad
una forte emozione)
la forte mobilitazione di energie
riduce le risorse dell’organismo
per questa ragione
l’attivazione prolungata
delle emozioni
costituisce una fonte di stress
20. Gli esseri umani sperimentano emozioni
in misura superiore a tutti gli animali,
e tuttavia sono i primi esseri veramente razionali!
questa condizione apparentemente paradossale è spiegata
dalla cruciale importanza delle emozioni
per la sopravvivenza,
e l’adattamento dell’organismo all’ambiente
21. Gli elevati costi dei meccanismi emozionali sono compensati
dalla cruciale importanza delle loro funzioni
per la sopravvivenza e l’adattamento
l’espressione
delle emozioni
si è evoluta
da modelli di
comportamento
adattivo
per es.
l’inarcamento
delle
sopracciglia
aumenta
l’acuità visiva
l’espressione
delle emozioni
costituisce un sistema
di segnalazione
complesso,
volto
alla regolazione
dell’interazione
le emozioni
le emozioni
le emozionicreano uno scarto tra
svolgono
sensazioni
l’evento stimolante e
un ruolo cruciale consentono di
la risposta istintuale,
nei processi di
riflettere e
sostituendo
elaborazione
integrare tutte
all’automatismo
dell’informazione, le componenti
delle catene S-R,
soprattutto di
dell’episodio
una preparazione
natura sociale
emozionale
nei confronti di possibili
reazioni alternative
segnala
consente di
una
inferire le
particolare
reazioni ad
un determinato tendenza
evento o azione d’azione
garantiscono
una maggiore
flessibilità
del
comportamento
le reazioni emotive
ci aiutano a
selezionare
immediatamente
gli stimoli rilevanti
da quelli irrilevanti
e quindi di
attuare una
costante
attività di
controllo e
regolazione
degli eventi
22. L’attività di ricerca sulle emozioni, in ambito psico-sociale,
ha riguardato due questioni centrali:
lo studio delle situazioni
che elicitano le
risposte emozionali
lo studio delle relazioni
tra specifiche situazioni e
particolari emozioni
In ambito filosofico, l’approccio normativo ha postulato
l’esistenza di
una precisa corrispondenza tra
determinate situazioni elicitanti e specifiche tipologie di emozioni
(per es. un insulto all’onore provoca sempre rabbia,
un’aggressione da parte di un nemico ritenuto più forte provoca paura)
questo approccio è poco valido in termini previsionali: non è sempre possibile
prevedere l’emozione risultante,
utilizzando esclusivamente informazioni relative alla situazione
23. Teoria delle emozioni di James-Lange
l’emozione è provocata
dalla consapevolezza da parte del soggetto
di uno specifico modello di cambiamento
a livello corporeo
i cambiamenti a livello corporeo
derivano direttamente
dalla percezione del fatto eccitante
le nostre sensazioni dei medesimi cambiamenti
nel momento in cui avvengono
costituiscono
l’emozione
è anche definita
posizione periferica
in quanto
focalizza l’attenzione
sull’attività del
sistema nervoso
autonomo e somatico
Ad esempio:
“incontriamo un orso nella foresta,
il nostro cuore batte all’impazzata,
le ginocchia tremano,
e poiché stiamo percependo
questi cambiamenti a livello fisiologico,
avvertiamo la paura”
24. La teoria dei due fattori di Schachter
è la prima teoria cognitiva delle emozioni
L’emozione è prodotta
dall’attivazione non specifica
del sistema nervoso simpatico
catalogata da sensazioni come
accelerazione del battito cardiaco,
tremore alle gambe, ecc.
dall’interpretazione cognitiva
simultanea dell’evento elicitante
cioè
sulla base della funzione direttiva
delle cognizioni che emergono
direttamente dalla situazione immediata
per es. “ un uomo cammina da solo lungo un viottolo buio e
improvvisamente compare una figura con una pistola”,
lo stato di attivazione non specifica che ne deriva, verrà interpretato alla luce
delle conoscenze possedute sui viottoli bui e sulle pistole;
tale stato sarà denominato paura
25. Secondo Schachter,
quando all’aumento dell’attivazione non corrisponde una cognizione appropriata
si attiva un processo di
“ricerca di informazioni e autoattribuzione”
“Se percepisco un aumento nel livello di attivazione […]
che non posso attribuire a un fattore esterno,
so che probabilmente proverò un’emozione.
A questo punto esaminerò attentamente il mio ambiente fisico e sociale,
e sulla base di tutti gli indizi rilevanti deciderò
qual è l’emozione più appropriata”
Hewstone, M., Stroebe, W., (2002), Introduzione alla psicologia sociale, Il Mulino, Bologna, p. 164
26. Esperimento di Schachter e Singer
si dice ai soggetti che si vuole verificare
l’effetto di un composto vitaminico
è finalizzato a verificare
l’ipotesi
della ricerca di informazioni
e autoattribuzione
si somministrano iniezioni di adrenalina oppure iniezioni placebo a quattro gruppi di soggetti
gruppo di controllo
(iniezione placebo+
informazione: nessun
effetto collaterale)
ipotesi
“nessuna emozione”:
attivazione fisiologica
non presente
gruppi sperimentali
gruppo ignorante
sull’adrenalina
(iniezione di adrenalina
+ informazione: nessun
effetto collaterale
ipotesi “emozione”:
attivazione non
specifica + assenza
di informazione
sugli effetti
gruppo informato
sull’adrenalina
(iniezione di adrenalina
+ informazione sugli
effetti comuni
dell’adrenalina
gruppo disinformato
sull’adrenalina
(iniezione di adrenalina
+ informazione inesatta
sugli effetti del farmaco
somministrato)
ipotesi
“nessuna emozione”:
attivazione non
specifica +
informazione adeguata
ipotesi “emozione”:
attivazione non
specifica +
informazione
inadeguata sugli effetti
27. Le ipotesi degli sperimentatori, in sintesi, erano
le seguenti:
Hp 1:
i soggetti del
gruppo di controllo
e della condizione
informato sull’adrenalina
Hp 2:
i soggetti
della condizione ignorante
e
disinformato sull’adrenalina
non avrebbero dovuto
provare emozioni
avrebbero dovuto
provare emozioni
(attivazione non specifica
senza cognizione adeguata)
28. I soggetti della condizione disinformato- ignorante sull’adrenalina
avrebbero dovuto provare un’emozione
(aumento dell’attivazione non specifica + assenza di cognizioni sulla causa dell’attivazione stessa)
Ma quale?
per scoprirlo i ricercatori attuarono una seconda manipolazione :
poiché l’aspettativa degli sperimentatori era che il contesto situazionale
avrebbe dovuto influenzare l’attivazione non specifica,
si chiese ai soggetti di attendere che
il composto vitaminico producesse i suoi effetti,
in compagnia di un altro soggetto sperimentale,
in realtà un complice dei ricercatori addestrato a comportarsi
in maniera euforica o adirata
L’ipotesi era che i soggetti della condizione disinformato-ignorante sull’adrenalina
avrebbero dovuto esaminare il loro ambiente alla ricerca di indizi plausibili
che spiegassero la presunta attivazione emozionale e
pertanto sarebbero stati influenzati dallo stato emotivo del complice
in misura maggiore rispetto agli altri gruppi di soggetti
29. Allo scopo di verificare le ipotesi di ricerca,
furono utilizzate due variabili dipendenti:
resoconti soggettivi
si chiese ai soggetti di
valutare il proprio stato emotivo
su scale a cinque punti che
misuravano l’umore
felice o arrabbiato
osservazione
del comportamento dei soggetti
e codifica degli indizi
comportamentali di
euforia e rabbia
Anche se gli autori conclusero che questi risultati confermavano le loro ipotesi, in realtà solo
una parte delle ipotesi ricevette conferma:
-la variabile osservazione del comportamento confermò le ipotesi per entrambe le emozioni,
-la variabile resoconto soggettivo mostrò solo un lieve effetto per l’euforia e l’opposto
rispetto alle aspettative dei ricercatori, nel caso della rabbia
30.
31. Le teorie dell’appraisal
Teoria di Arnold
Teoria di Lazarus
descrive
un processo di appraisal
seguito da una serie di
valutazioni successive
il significato di
un evento emotigeno
per la persona
che lo sperimenta
è stabilito mediante
re-appraisal in grado di
un processo di valutazione modificare le proprie
o appraisal dell’evento
impressioni e
conseguentemente
le relative emozioni
che si basa su insieme di
criteri personali
distingue
appraisal primario
appraisal secondario
riguarda la
piacevolezza/
spiacevolezza
dell’evento oppure
l’eventualità che esso
favorisca la
realizzazione di
scopi personali
determina la misura
in cui la persona
sarà in grado di
fronteggiare
le conseguenze
di un evento con
le competenze, le risorse
e il potere di cui dispone
All’interno del modello transazionale di Lazarus
il significato dell’evento è determinato dall’interazione tra:
variabili situazionali
variabili personali
(specifica natura dell’evento)
(bisogni, scopi, risorse)
32. Il meccanismo di appraisal che precede le emozioni
consente di spiegare
le differenze culturali
nelle situazioni che provocano emozioni
e
nell’esperienza emozionale
infatti,
anche se esistono criteri di appraisal innati o acquisiti a livello universale
nella maggior parte dei casi, i criteri di appraisal dipenderanno
da
bisogni acquisiti
scopi e valori
culturalmente definiti
ad esempio,Wallbott e Scherer hanno rilevato che, mentre nelle culture individualistiche,
le differenze tra emozioni di vergogna e colpa erano considerate relativamente limitate,
nelle culture collettiviste, i comportamenti che suscitavano esperienze di colpa
venivano valutati come più gravi e immorali di quelli che provocavano la vergogna
33. E’ possibile rilevare notevoli differenze nei processi di appraisal
tra soggetti
appartenenti
a culture diverse
che si distinguono
sulla base
di differenti
bisogni acquisiti,
e di scopi e valori
culturalmente
definiti
tra membri di
uno stesso gruppo etnico
o nazione
tra soggetti con differenti
caratteristiche e strutture
di personalità
in particolare, le differenze nella
che possono essere portatori
struttura e nel concetto di Sé
di scopi e valori
possono determinare
assolutamente diversi
risposte emotive diverse
in funzione dell’appartenenza
a differenti classi sociali,
generazioni,
per esempio individui
gruppi politici, ecc.
con bassa auto-stima hanno
reazioni emotive più forti
al fallimento
rispetto a soggetti
con elevata auto-stima
34. Sebbene le principali teorie dell’emozione
concordino sull’esistenza di una differenziazione
nell’ambito della componente del sentimento
si trovano, invece, in disaccordo
per quanto riguarda
l’ipotesi di una differenziazione
dei modelli di risposta nei sistemi periferici
espressione
fisiologia
cioè
ammettono
l’esistenza di
una molteplicità
di
emozioni-sensazioni
interne
35. Pattern di risposta nei sistemi periferici
James e Lange
sostengono
che sia proprio
il feedback propriocettivo
proveniente
dai sistemi periferici
a connotare la
tipologia delle emozioni
a emozioni diverse
corrispondono, pertanto,
pattern di attivazione
neurofisiologica diversi
le teorie dell’appraisal
Schachter e Singer
sostengono invece che
la differenziazione
tra le emozioni
alcune teorie
altre sostengono
sia determinata
non
che i risultati
dall’attivazione non
sollevano
della valutazione
specifica del
la questione
produrranno
sistema nervoso simpatico
della
specifici profili
con l’interpretazione
differenziazione di risposta, inclusa
cognitiva
fisiologica ed la differenziazione
simultanea degli
espressiva
fisiologica
elementi situazionali
divergono su questo punto
non esistono pattern
neurofisiologici specifici
36. Una ulteriore prospettiva sulla questione della differenziazione delle emozioni
è:
la teoria delle emozioni discrete di Tomkins
esisterebbero un numero limitato di emozioni discrete basilari o fondamentali
corrispondenti all’attivazione di:
programmi neurali innati
in grado di produrre
pattern differenziati di reazioni
tipiche espressioni facciali
nella voce e nei sistemi
di risposta fisiologica
37. La triade delle reazioni emozionali:
- espressione motoria
- cambiamenti fisiologici
- sensazioni interne
38. il volto
L’espressione motoria delle emozioni attraverso
il corpo
la voce
svolge una
funzione fondamentale
nella
comunicazione
si deve, pertanto,
ipotizzare che
nell’interazione
sociale
esistano segnali espressivi chiaramente differenziati
che corrispondano ai diversi tipi di emozioni
39. La modalità espressiva più estesamente studiata è :
il volto
Se si assume che dei programmi motori neurali innati
producano modelli di risposta specifici
per le emozioni primarie
le espressioni facciali delle emozioni (primarie)
dovrebbero essere molto simili nelle varie culture
numerose ricerche interculturali (Ekman e Izard) hanno analizzato
sia la codifica che la decodifica delle varie emozioni primarie
da parte di soggetti provenienti da culture molto diverse
i risultati emersi confermano che
le espressioni facciali rappresentate da un attore
possono essere decodificate da giudici provenienti da culture diverse
40. Mentre le ricerche interculturali sull’espressione facciale hanno dimostrato
la presenza di una considerevole universalità
nell’espressione facciale delle emozioni
esistono, tuttavia anche prove dell’esistenza di
specificità culturali
nella percezione delle emozioni nel volto e nella loro codifica
una possibile spiegazione è che le varie culture si distinguano
nel controllo delle emozioni
cioè
nelle regole sociali di esibizione delle emozioni
all’interno di specifici contesti
41. Diverse ricerche sperimentali hanno rilevato che
le emozioni espresse a livello vocale (in assenza di una corrispondente informazione verbale)
sono universalmente riconoscibili , indipendentemente
dalla lingua
dai confini culturali
è dunque plausibile l’ipotesi che l’espressione vocale,
così come quella facciale
sia in parte basata su fattori biologici
i biologi del comportamento, sulla base dell’indagine comparata
sulla comunicazione vocale tra animali,
suggeriscono l’esistenza di una continuità evolutiva nell’espressione vocale delle emozioni
si possono infatti rilevare notevoli somiglianze tra le espressioni vocali di diverse specie
nella comunicazione di stati motivazionali-emozionali
rabbia, ostilità, dominanza
(vocalizzazioni dura e tono elevato)
paura e impotenza
(vocalizzazioni acute e sottili)
42. Tuttavia proprio come per l’espressione
facciale, anche per quella vocale,
esistono differenze rilevanti
fra le specie
fra le culture
attribuibili
ai vincoli posti dai
sistemi di comunicazione
e dalle
norme di espressione culturale
queste influenze sulla voce
sono ancora più accentuate
di quelle sul volto, perché
nel corso dell’evoluzione
la voce è diventata
il segno che veicola il linguaggio
(differenze sintattiche e fonologiche
tra diversi linguaggi)
43. Manipolazione strategica e controllata delle emozioni
L’espressione delle emozioni è
estremamente complessa e sfaccettata
in quanto è determinata
automaticamente e
involontariamente
dalla reazione
di una persona
ad uno specifico evento
dal tentativo
più o meno cosciente
di controllare, modificare e manipolare
l’espressione emozionale
per ragioni strategiche
all’interno di una interazione sociale
44. Quando proviamo un’emozione, non siamo mai totalmente in balia di essa,
possiamo controllare, regolare o modulare le emozioni
regole di esibizione o display rules
(mascheramento e soppressione
delle emozioni spontanee
in accordo
con le prescrizioni sociali)
l’espressione emotiva è soggetta
al controllo culturale:
numerose culture sanciscono più o meno
esplicitamente quali siano le emozioni
da mostrare legittimamente
in determinate circostanze
uso strategico delle emozioni
(dissimulazione di emozioni spontanee
e simulazione di emozioni
per ragioni tattiche)
il controllo dell’espressione
delle emozioni
consente di mentire,
ingannare e manipolare
il proprio interlocutore,
allo scopo di ottenere dei vantaggi
45. I cambiamenti a livello fisiologico
forniscono energia e
preparano all’esecuzione
di azioni specifiche
(Cannon)
consistono in una attivazione
generalizzata non specifica
(Schachter e Singer)
per ciascuna delle principali emozioni
esistono dei meccanismi speciali
all’interno del SNC, che producono
cambiamenti fisiologici appropriati per l’azione
nei diversi sottosistemi dell’organismo
La ricerca in questo ambito non è ancora pervenuta a conclusioni definitive, tuttavia gli studi più autorevoli
(Cacioppo 1993, Stemmler 2001) sembrano aver identificato
profili di risposta fisiologica specifici per alcune emozioni elementari
(paura, rabbia, tristezza)
tali pattern possono essere spiegati sulla base dei requisiti funzionali e adattivi nelle situazioni di paura, rabbia, ecc.
per es. in una situazione di paura la risposta fisiologica
(aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, e della contrattilità muscolare cardiaca)
prepara l’organismo ad una possibile perdita ematica conseguente all’eventuale attacco di un predatore
46. La sensazione costituisce
il riflesso dei cambiamenti che
si verificano in tutte le altre componenti
pertanto risulta centrale, nella dinamica emotiva,
l’esperienza consapevole dei fenomeni che
accadono all’interno del nostro corpo
tale esperienza va collocata nel contesto complessivo
del nostro Sé
(con la sua storia e
le sue peculiarità)
della relazione che si stabilisce
tra questo Sé particolare e
lo specifico evento emotigeno
47. Le dimensioni della sensazione
Alcuni autori hanno proposto un sistema tridimensionale
per descrivere la natura di stati emozionali complessi,
individuando le dicotomie
piacevolezza spiacevolezza
eccitazione –
depressione
ovvero
attività – passività
tensione –
rilassamento
48. La maggior parte delle ricerche condotte
nell’ambito dell’analisi dimensionale delle emozioni
hanno rilevato che
sulla base dei giudizi di somiglianza espressi da giudici diversi
risulta possibile collocare i termini che descrivono le emozioni (etichette verbali)
all’interno di uno spazio bidimensionale
definito da:
un asse orizzontale
che rappresenta
la dimensione
piacevolezza-spiacevolezza
un asse verticale
che rappresenta
la dimensione
attività-passività
la collocazione delle etichette nello spazio bidimensionale presenta
una significativa concordanza e stabilità,
indipendentemente dal linguaggio e dalla cultura dei soggetti valutatori
49. Qualsiasi tentativo di classificazione delle emozioni
all’interno di uno schema dimensionale
costituisce
una semplificazione
in realtà,
la grande quantità di etichette verbali di emozioni
esistenti in tutte le lingue del mondo
evidenzia che
è possibile differenziare i processi emozionali
in maniera molto più fine
50. Le etichette verbali delle emozioni sono state utilizzate nella ricerca antropologica,
per confrontare gli stati emotivi sperimentati all’interno di culture diverse
ne è emerso che
esistono notevoli differenze nel lessico emozionale
utilizzato all’interno di culture pre-tecnologiche,
rispetto alla terminologia emotiva delle lingue occidentali
le emozioni pertanto non sarebbero universali,
ma determinate da valori e modalità d’interazione specifiche della cultura
le emozioni quindi sarebbero
culturalmente e socialmente costruite
Queste differenze culturali non invalidano, tuttavia, l’idea fondamentale
che il meccanismo emozionale di base sia comune alle varie specie,
piuttosto, è probabile che la sensazione interna espressa dall’etichetta verbale sia,
a differenza delle altre componenti dell’emozione,
maggiormente influenzata dalla variazione socioculturale
51. Le diverse componenti delle emozioni
sono tra loro fortemente correlate
per cui è possibile ipotizzare che
modificando deliberatamente una di tali componenti
gli effetti si ripercuoteranno su tutte le altre
ipotesi della catarsi
ipotesi del feedback
propriocettivo
52. era la principale funzione
della tragedia greca
La catarsi
implica che
amplificando la componente
espressiva dell’emozione
(ad es. attraverso l’attività
motoria violenta)
sia possibile intervenire
anche sulle altre componenti
riducendo il
livello di
attivazione
fisiologica
attenuando
le sensazioni
interne
assistendo alle forti emozioni
rappresentate sul palcoscenico,
gli spettatori potevano
attraverso
un processo empatico
liberare e purificare
i propri stati emotivi
53. Al contrario della catarsi, il feedback propriocettivo
si basa sull’idea che
l’aumento dell’attività fisiologica
oppure
un comportamento fortemente espressivo
si presume possano
amplificare le sensazioni interne
54. Ipotesi del feedback facciale
Tomkins ha postulato che
una de-amplificazione
dell’espressività emozionale
o espressioni facciali incompatibili
con l’emozione provata
le espressioni facciali corrispondenti
con un particolare stato interno
rinforzino
le sensazioni corrispondenti
attenuino le relative sensazioni
Tale ipotesi
tuttavia le sensazioni, sulla base della
loro attività di monitoraggio,
dovrebbero anche riflettere
gli sforzi compiuti
per mascherare o attenuare
l’espressione delle emozioni
è congruente con una
concezione componenziale dell’emozione:
le sensazioni dovrebbero controllare
lo stato degli altri sottosistemi dell’organismo,
e pertanto dovrebbero essere più intense
in presenza di espressioni forti
piuttosto che deboli
per es.. l’essere costretti a mascherare la rabbia con un sorriso di circostanza
potrebbe aumentare piuttosto che diminuire la sensazione interna di rabbia
55. Le emozioni negli esseri umani non sono mai grezze o pure
non appena vengono provate esse vengono
monitorate e
regolate
controllate o
manipolate
Le emozioni possono essere regolate in due diversi modi:
rivalutazione
soppressione
viene evitata la risposta emotiva
prima ancora che possa svilupparsi,
controllando attivamente
la valutazione di un evento
potenzialmente
induttore di emozioni
viene soppressa
una particolare risposta
(ad esempio
un’espressione facciale)