2. Acquisizione
Solitamente i bambini cominciano a balbettare
attorno ai 6 mesi e producono le prime parole
verso i 12 mesi.
Solo verso i 2 anni i bambini cominciano a
formare le prime rudimentali frasi e dopo i 5
anni si può dire che abbiano già acquisito la
grammatica di base e lo stile del linguaggio
adulto.
Nei primi 6 mesi di vita il bambino produce
suoni che sono uguali in tutti i contesti
linguistici: in questa fase un bambino italiano
emette i suoni simili a qualsiasi altro bambino.
3. Acquisizione
Simile alle altre capacità, lo sviluppo linguistico
richiede esercizio e in realtà i bambini dedicano
molto del loro tempo a produrre suoni più o
meno linguistici.
Aspetto interessante di questo periodo è che,
sebbene i neonati non sono in grado di produrre
parole, sono in grado di reagire agli a stimoli
verbali.
Si voltano quando una persona parla e
manifestano comportamenti diversi di fronte ad
una voce gentile oppure adirata.
4. Acquisizione
Nel periodo che va dai 6 ai 12 mesi, appare il
balbettio. In questa fase si passa da uno
stadio, in cui il bambino produce suoni che non
hanno alcun rapporto con le parole della lingua
madre, alla produzione, gradualmente sempre
più corretta, di parole.
Nel corso dello sviluppo questa capacità tende a
raffinarsi sempre di più. Infatti, il bambino
comincerà a restringere sempre di più gli oggetti
a cui si riferisce quel suono, fino ad attribuirlo
correttamente solo, nel nostro caso, alla madre.
5. Acquisizione
Durante il primo e secondo anno di vita affina
ulteriormente le proprie capacità e inizia a
produrre le prime espressioni che possono
anche essere costituite di una sola parola.
In base alle circostanze un bambino di questa
età può dire “pappa” intendendo “voglio la
pappa”.
Queste parole, mediante le quali i bambini
esprimono intere frasi, vengono, per questa
ragione, chiamate olofrasi.
6. Acquisizione
Lunghezza, complessità e correttezza si
modificano notevolmente fra i 18 e 24 mesi.
Da questa età il bambino continua ad arricchire
il suo vocabolario e a perfezionare le sue
conoscenze grammaticali, fino a che, attorno ai
5 anni, egli diviene padrone di strutture assai
simili a quelle degli adulti e controlla un
vocabolario di circa duemila parole.
7. Comprensione
Capire ciò che una persona dice sembra non
richiedere alcuno sforzo da parte nostra: è un
processo del tutto automatico, che anzi non
siamo in grado di evitare.
Tuttavia,
nonostante
questa
apparente
semplicità, capire un discorso è un processo di
estrema complessità che richiede il concorso
contemporaneo di diverse capacità.
Quanto sentiamo una frase come “La volpe
rincorre il coniglio”, ciò che arriva alle nostre
orecchie è una sequenza continua di suoni.
8. Comprensione
Questi tre stadi, percettivo, semantico e
sintattico non esauriscono il processo di
comprensione, che per aver luogo ha bisogno
della considerazione da parte nostra di molti
altri fattori, quali le intenzioni del parlante, il
contesto in cui ci troviamo ed altro ancora.
9. Produzione
Perché la comunicazione possa avvenire occorre
che le persone siano in grado, oltre che di
capire, anche di parlare, ossia produrre frasi
della propria lingua.
Parlare
è
un
atto
fondamentalmente
strumentale che ognuno di noi compie per avere
degli effetti sull’ascoltatore.
Esso comincia con l’intenzione del parlante di
comunicare qualcosa, seguito dalla scelta e dalla
produzione delle espressioni che egli giudica
adeguate ad esprimere le proprie intenzioni.
10. Produzione
L’attività del parlante richiede due diverse
capacità: quella di pianificare e quella di seguire
ciò che è stato pianificato.
In realtà questa distinzione non è netta dato che
parlando, una persona compie in genere
entrambe le attività contemporaneamente:
Esegue ciò che pianificato pochi istanti prima
e contemporaneamente pianifica ciò che
dovrà eseguire subito dopo.
12. Pianificazione del discorso
La prima cosa da fare, per un parlante, è
decidere se vuole raccontare una storia o
chiedere perdono.
Sono due tipi di discorso che impongono al
parlante di programmare delle esecuzioni
diverse fra loro.
Solitamente, gli studiosi del settore analizzano i
discorsi che avvengono spontaneamente fra le
persone.
13. Pianificazione delle frasi
Nel pianificare una frase, il parlante deve
decidere:
Il contenuto proposizionale. È il nocciolo, il
significato della frase. Le proposizioni sono le
unità di significato che indicano le idee che il
parlante vuole esprimere.
Il
contenuto illocutorio. Dopo l’atto
proposizionale il parlante deve decidere il
contenuto illocutorio, cioè che tipo di discorso
vuole
compiere,
se
vuole
fare
un’affermazione,
una
domanda,
una
scommessa.
14. Pianificazione delle frasi
La struttura tematica. Riguarda ciò che il
parlante considera già noto all’ascoltatore e
ciò che considera nuovo nella frase che sta
pianificando.
La struttura sintattica della frase dipenderà in
gran parte da questa scelta, dal momento che
nella maggior parte dei casi il soggetto
rappresenta l’informazione nota, mentre il
predicato trasmette l’informazione nuova.
15. Pianificazione dei costituenti
È molto improbabile che, nel pianificare il
discorso, un parlante programmi tanto frasi
intere quanto singole parole.
Più probabilmente egli programma unità che
sono meno di una frase e più di una parola e
cioè costituenti.
La scelta dei costituenti non è banale dato che
ogni elemento concettuale può essere espresso
in maniera diversa.
16. Programma articolatorio
Mentre pianifica il discorso, sceglie le parole e i
costituenti, il parlante deve anche formare un
programma articolatorio che gli consenta di
disporre il proprio apparato vocale in modo da
poter eseguire il programma nel modo e al
tempo opportuno.
Esso consiste in una serie di informazioni,
tenute
nella
MBT,
contenente
una
rappresentazione di ciò che verrà pronunciato.
17. Articolazione
L’articolazione è il passo finale della produzione
e si realizza attraverso meccanismi che
aggiungono sequenzialità e ordine temporale al
programma
articolatorio
e
coordinano
i
movimenti dei nostri organi vocali.