1. L’attività del logopedista è volta
all’educazione e rieducazione di tutte le
patologie che provocano disturbi della
voce, della parola, del linguaggio
parlato,letto e scritto e delle disabilità
comunicative.
2. L'attivita’ clinica consiste in :
raccolta della storia del paziente soprattutto
per quanto non riguarda questioni nettamente
mediche o i relativi collegamenti, in particolare per
gli aspetti ambientali ed educativi;
esame delle abilità e disabilità comunicative con
particolare riguardo alla natura, alla articolazione
ed alla gravità dei disturbi redigendo un
BILANCIO LOGOPEDICO mediante modalita,
strumenti e tecnologie che fanno parte essenziale
e consistente della professione logopedica
trattamento del paziente;
counseling per il paziente, per i parenti e per
quant'altri lo richiedano o lo si ritenga utile nonchè
il coordinamento con le agenzie sociali della
famiglia, della scuola, delle pubbliche e private
istituzioni, del lavoro.
3. L’intervento logopedico si pone il seguente
obiettivo:[...] il perseguimento della salute
della persona [...].
Nel caso di un disturbo di linguaggio e/o di
comunicazione e/o di loro eventuali esiti,
l’obiettivo sarà il superamento del disagio
ad esso conseguente, mediante il recupero
delle abilità e delle competenze fi nalizzate
alla comunicazione o mediante l’acquisizione
e il consolidamento di metodiche
alternative utili alla comunicazione e
all’inserimento sociale. (Federazione
Logopedisti Italiani, 1999)1
4. Si continua a consigliare ai familiari di intraprendere
un percorso psicomotorio e di aspettare per quello
logopedico, facendo riferimento a maturazioni fi
siologiche delle strutture cognitive non ancora
avvenute.
Tuttavia occorre considerare che:
1. nella migliore delle ipotesi il bambino giunge alla
valutazione logopedica all’età di 3-4 anni, epoca in
cui il suo coetaneo con sviluppo tipico ha già acquisito
e collaudato lo strumento linguistico;
3. gli ultimi studi sulla plasticità cerebrale sottolineano
l’efficacia di un intervento mirato e precoce.
Se dunque si prendono in esame i suddetti aspetti,
appare obsoleta la scelta di non intervenire
tempestivamente con un approccio multidisciplinare, in
cui sia possibile l’integrazione degli stimoli provenienti
anche dalla terapia logopedica.
5. Basi neurobiologiche della comunicazione
La comunicazione umana è, tra le funzioni,
quella che meglio rappresenta la complessità dei
sistemi e dei circuiti neuronali. Essa richiede
l’attività concomitante di molte e diverse regioni
corticali e l’integrazione multisensoriale di
differenti tipi di segnali (visivi, uditivi e anche
somestesici).
6. In neuroscienze,infatti, la scoperta
dei neuroni mirror evidenzia lo
stretto legame tra percezione e
azione e postula che la comunicazione
ha alla base dei sistemi evoluti
dall’imitazione: il linguaggio parlato
sembra si sia evoluto da un sistema di
comunicazione basato sulla gestualità
(Rizzolati e Arbib, 1998).
7. Parallelamente alcuni ricercatori stanno
focalizzando l’attenzione sul fatto che la
comunicazione utilizzi meccanismi cross-
modali. Alcuni studi recenti hanno postulato
che similarità strutturali fra processi
chinestesici, visivi e acustici possano aver
costituito la base per lo sviluppo della
comunicazione, per cui la possibilità che
tatto, visione e udito possano scambiarsi
informazioni è cruciale.
8. Nell’interazione sociale esiste quindi,
a livello neuronale una stretta
relazione tra emozione e azione
(Carr et al., 2003; De Gelder et al.,
2004).
10. Il Bilancio Logopedico
Pianificazione del
trattamento
Counseling
Monitorare lo sviluppo
linguistico e
misurazione
dell’outcome
Definisce la tipologia
del trattamento
Contributo alla
diagnosi
definire il profilo
funzionale
Stabilisce la
priorità della
presa in carico
sulla base degli
indici di rischio
11. Il progetto riabilitativo non può
prescindere da un’attenta valutazione
esistono a tutt’oggi protocolli
standardizzati che ci consentono di
evidenziare il profilo evolutivo sia negli
aspetti quantitativi, rispettando quindi il
criterio della significatività (quantità di
errori), che qualitativi (classificazione
degli errori).
12. Valutazione della competenza
linguistica
Aspetti formali (fonetica- fonologia-
morfologia-sintassi)
Contenuti linguistico ( semantica-lessico)
Aspetti funzionali ( pragmatica-
coversazionale-narrativa)
Abilità metalinguistiche ( prerequisiti per
l’apprendimento della lettura e scrittura)
13. La valutazione logopedica a fini diagnostici
Prove tarate per l’italiano secondo dati
psicometrici (es. TCGB, PPVT-R)
Prove utili ad analisi dinamiche (es. PFLI)
Prove tarate per altra lingua contenenti
indici utili anche in italiano (es. Bus Story)
Raccolte ―ecologiche‖ organizzate in
Questionari (es. Check List, Versione
Italiana Questionario Bishop)
Osservazioni utili alla definizione di
tipologie descritte (es. comunicatore
attivo/passivo secondo Fey)
Analisi del linguaggio spontaneo (es. LME)
14. La valutazione a fini riabilitativi
Analisi qualitative delle medesime prove
Esempi:
Analisi delle categorie grammaticali (in-
put e out-put)
Analisi delle categorie lessicali
Analisi in tratti e in processi
15. La valutazione in età evolutiva
Deve essere dinamica cioè ripetibile nel tempo
a verifica dei risultati ottenuti e dello sviluppo
del bambino
Perché valutare ?
Cosa valutare ?
Come valutare ?
16. La valutazione in età evolutiva
Perché valutare?
Elevata incidenza di bambini che
presentano disturbi in età evolutiva
Necessità di formulare un bilancio
delle abilità/disabilità
Adeguata stesura del piano di
trattamentop
17. La valutazione in età evolutiva
Perché valutare?
È sempre maggiore la richiesta di diagnosi
La diagnosi precoce può migliorare la
prognosi e diminuire i rischi di
cronicizzazione del disturbo
Definizione degli obiettivi di terapia a
breve-medio-lungo termine
18. La valutazione in età evolutiva
Cosa valutare?
All’interno delle diverse competenze valutare
le singole funzioni e le interazioni tra di esse in
compiti specifici
Evidenziare le aree maggiormente evolute
―aree di forza‖ e quelle maggiormente
compromesse ―aree di debolezza‖
19. La valutazione in età evolutiva
Cosa valutare?
Linguaggio
Comprensione Produzione
Aspetti formali
(fonetica- fonologia
-morfologia-sintassi)
Contenuti linguistici
(semantica-lessico)
Aspetti funzionali
(pragmatica-
Conversazionale
-narrativa)
20. La valutazione in età evolutiva
Cosa valutare?
Linguaggio, i livelli
Gli aspetti dello studio
dei suoni linguistici
Gli aspetti cognitivi e
motori delle parole
Fonetica
Fonologia
21. La valutazione in età evolutiva
Cosa valutare?
Linguaggio, i livelli
L’insieme di quei
suffissi e prefissi
che servono a
formare il sing./plur.
masch./femmin. –
nomi alter./derivati
nomi da aggettivo
/verbo
Morfologia
22. La valutazione in età evolutiva
Cosa valutare?
Linguaggio, i livelli
Capacità di costruire
combinazioni di
parole che rispettino
le regole tipiche
della lingua (ordine
delle
parole/struttura
attiva-pass)
Sintassi
23. La valutazione in età evolutiva
Cosa valutare?
Linguaggio, i livelli
―Un insieme di
rappresentazioni, cioè di
oggetti mentali, che
corrispondono ad elementi
della realtà di cui riflettono le
caratteristiche rilevanti, e di
processi che si applicano a
queste rappresentazioni
operando su di esse,
trasformandole e mettendole
in relazione tra loro―
(Laudanna e Burani 1993) da
Sabbadini 1995
Semantica
Lessico
24. La valutazione in età evolutiva
Cosa valutare?
Linguaggio, i livelli
Saper utilizzare il
linguaggio
appropriatamente nel
contesto sociale e in
funzione dei diversi
interlocutori
Pragmatica
25. La valutazione in età evolutiva
Come valutare?
Linguaggio
I dati devono essere ricavati da una
metodologia di tipo interindividuale in cui si
mettono in relazione i dati di ogni bambino
rispetto a quelli normativi per pari fascia
d’età mentale o cronologica. Associato deve
esservi anche un confronto intraindividuale,
che delinei un profilo funzionale delle diverse
componenti
26. La valutazione in età evolutiva
Come valutare?
Linguaggio
Il progetto riabilitativo non può prescindere
da un’attenta valutazione, esistono a
tutt’oggi protocolli standardizzati che ci
consentono di evidenziare il profilo
evolutivo sia negli aspetti quantitativi,
rispettando quindi il criterio della
significatività (quantità di errori), che
qualitativi (classificazione degli errori)
27. La valutazione in età evolutiva
Come valutare?
Linguaggio
Diversi strumenti
Interviste ai genitori
Tecniche ecologiche, osservative
(check list, griglie, gioco
strutturato)
Tecniche sperimentali (tests
specifici)
28. Colloquio con la
famiglia
Raccogliere informazioni
sull’anamnesi personale e
familiare
Capire come e perché
viene posto un dato
problema
Analisi del contesto
linguistico
Stato attuale della
comunicazione
Livello di autonomia
La valutazione in età evolutiva
Come valutare?
Linguaggio
30. Sviluppo del Gioco Simbolico
1. Riconosce l’uso appropriato di un oggetto
2. Finge di compiere azioni che solitamente compie in prima
persona (es. mangiare/dormire)
3. Finge di compiere azioni che altri compiono
— A: con lui (es. pettinarsi)
— B: su altre persone o oggetti (es. imboccare la
bambola/lavare la macchina)
4. Compie azioni con oggetti non appropriati fingendo che un
oggetto sia un altro
5. Compie azioni in sequenza
— A: la stessa azione ripetuta con più oggetti o su più persone
— B: Applica una serie di schemi di azione allo stesso oggetto
31. Cosa osservare durante il gioco?
• Come e se il bambino associa spontaneamente gli
elementi in modo appropriato
• Se è creativo anche con materiale non appropriato
• Quante sequenze organizza
• Se ripete più volte lo stesso schema
• Se il gioco è decentrato
• Se il bambino organizza da solo il gioco, con un
compagno, su imitazione
• Se modifica il gioco sulla base di un modello
32. La valutazione in età evolutiva
Come valutare?
Linguaggio
Valutazione
contesto
spontaneo
contesto
semistrutturato
contesto
strutturato
33. La valutazione in età evolutiva
Prove
standardizzate
Produzione lessicale Il primo
vocabolario del bambino
(Caselli e Casadio) 08-36mesi
TPL Test di primo linguaggio
Axia 12-36 mesi
Test di comprensione
grammaticale (TCGB Chilosi e
Cipriani) 3.6 – 8 anni
Comprensione Linguistica
(Rustioni-Lancaster)3.6-8 anni
Peabody
(Stella,Pizzoli.Tressoldi)
3,5-10 anni
Token test ( De Renzi 1980
,De Renzi e Faglioni 1978)
CMF Valutazione delle
competenze metafonologiche
5-11 anni (Marotta et,all)
Ripetizione frasi (Ciancarelli e
Sannio Fancello)TVL 3a.- 5.11
34. La valutazione in età evolutiva
Come valutare?
Linguaggio
Prove non
standardizzate ma
fornite di un
campione di
riferimento per la
popolazione italiana
Ripetizione frasi 2-4 anni
Caselli et.al.
PFLI Prove per la
valutazione fonologica . 2-
5 anni Bortolini
Boston Naming Test
lessico in produzione 4-10
anni
Ripetizione frasi 3.5-6.11
anni C. Vender et.all.
LME
Storie in sequenza
35. La valutazione in età evolutiva
Come valutare?
Linguaggio
Prove cliniche
Produzione di gesti
simbolici
Gioco simbolico Thal e
Bates 18-36 mesi
Gioco simbolico spontaneo
con materiale strutturato
(Rescola)
Gioco spontaneo
37. Il progetto riabilitativo
Viene steso in equipe
Ne è responsabile il Medico Coordinatore
Prevede gli obiettivi globali comprensivi di
tutte le necessità e risorse
Prevede gli interventi riabilitativi necessari
per il perseguimento degli obiettivi globali
38. Il programma riabilitativo
Viene redatto dal singolo operatore
Ne è responsabile il singolo operatore
Prevede gli obiettivi relativi ad una
determinata area
Prevede gli obiettivi specifici, i tempi di
attuazione, la verifica (tempi e modi)
39. Il trattamento logopedico
Trattamento individuale
Trattamento di gruppo omogeneo e non
Trattamento
monoprofessionale/multiprofessionale
Intensivo, bi-trisettimanale, ciclico
40. I contenuti del trattamento logopedico
Vengono programmati protocolli di
gruppo e individuali per le diverse aree
secondo i risultati del bilancio
logopedico e le caratteristiche
comunicativo-linguistiche del singolo
bambino
Molti obiettivi, procedure ed attività
sono risultate ―ricorsive‖ nel corso
degli anni e sono state attualmente
formalizzate in protocolli-base
41. Criteri per la presa in carico
Tipologia del disturbo
Severità del disturbo con preferenza
per i livelli deficitari e la presenza di
disturbi comportamentali e/o emotivi
Motivazione familiare al tipo di
trattamento
Possibilità di frequenza al trattamento
42. Il trattamento è utile?
Il massimo effetto del trattamento
sembra verificarsi nel caso di intervento
precoce rivolto ai soggetti meno gravi
Un effetto importante sembra essere e
verificarsi anche nei casi gravi laddove il
trattamento sia precoce
43. Raccomandazioni per il riabilitatore:
Osservare l’interazione tra genitori e bambino
Iniziare con proposte di gioco non verbale
Iniziare introducendo degli obiettivi semplici
affinchè il bambino si senta soddisfatto (compr-
prod)
Tenere presente quali e quanti aiuti chiede
Mostrare gli items con la stessa velocità con cui il
bambino risponde
Trasmettere consenso e partecipazione senza
verbalizzare troppo
44. Raccomandazioni per la famiglia: cosa fare
Ascoltare il bambino quando parla, anche se mostra difficoltà,
con attenzione e serenità, senza mostrare fretta, ansia,
insofferenza.
Lasciare che concluda sempre il suo discorso, anche se richied
più tempo.
Favorire l’uso del gesto a supporto dell’efficacia comunicativa.
Riformulare la produzione ―scorretta‖ del bambino e non
correggerla: il bambino impara implicitamente dal modello
verbale dell’adulto, non dall’esercizio di ripetizione.
Parlare molto al bambino, in modo rilassato, senza scandire
troppo le parole e mantenendo la spontaneità della
comunicazione.
Valorizzare le altre qualità del bambino in modo da aumentare
la sua autostima.
Accettare il bambino con il suo disturbo creandogli intorno un
mondo accogliente dove la sua difficoltà non venga sottolineat
45. Cosa non fare
Non parlare davanti al bambino delle sue difficoltà.
Non anticiparlo quando parla, completando le parole o le
frasi.
Non interromperlo dicendogli che si è già capito.
Non mortificare, anzi, favorire l’uso del gesto a supporto del
linguaggio verbale del bambino.
Non correggerlo quando pronuncia male una parola o una
frase, ma riformularla correttamente nel rispondergli.
Non fare finta di non avere capito cercando di stimolare una
produzione più comprensibile.
Raccomandazioni per la famiglia
48. Rispetto al progetto di intervento facciamo riferimento in
parte allo schema proposto da Fey, (1995) che tiene conto di
alcuni dei seguenti aspetti:
1. Definizione del livelli di Obiettivi immediati, a medio
termine e a lungo termine
2. Contesto dell’intervento: dove si attua (terapia
specialistica, scuola, casa)
3 Agente dell’intervento: logopedisti,
educatori,insegnanti,famiglia
4. Procedure
5. Strategie generali di intervento
6. Definizione del programma operativo: per ogni obiettivo
indicare le modalità per realizzarlo, gli strumenti che si
vogliono usare, i tempi.
51. Area Fonetica-Fonologica
Obiettivi Attività
Aumento della competenza
percettivo-uditive
-giochi di suoni isolati e in sequenza
-giochi con coppie di fonemi
-giochi con coppie di parole e non
Completamento dell’inventario
fonemico
-esercizi di propiocezione motoria
-giochi fonoci
-grafismo fonetico
-generalizzazione all’interno di parole
Aumento della competenza cognitivo
linguistica
-presentazione di coppie di fonemi
con uso contrastivo
-uso di parole target in contesti più
ampi
-uso di parole con struttura più
lunga
-uso delle parole in contesti frasali
52. Area Morfo-Sintattica
Obiettivi Attività
Aumento della comprensione morfo-
sintattica
-sequenze strutturate con gioco in
miniatura
-indicazione di disegni corrispondenti
a frasi target
Aumento della produzione morfo-
sintattica
-verbalizzazione di articoli,
preposizionie pronomi evidenziati con
materiale figurato
-verbalizzazine di piccoli ordini
-verbalizzazione di giochi
(nascondino)
53. Area Semantico-Lessicale
Obiettivi Attivtà
Aumento della competenza
lessicale
in produzione
-denominazione di immagini
complesse
-denominazione dettagli di figure
-costruzione di un vocabolario
personale
-denominazione di azioni
Aumento della competenza
lessicale
in comprensione
-giochi con materiale miniaturizzato
-giochi di indicazione
-giochi di tombole
Capacità di categorizzare in classi
lessicali
-riconoscimento di categorie di
classi
-denominazione di categorie di
oggetti
-associazione di disegni per
funzione
54. Obiettivi Attività
Acquisire l’alternanza dei turni
non verbali
-Giochi di carte
-Puzzle ad incastro
-Elaborazione grafica condivisa
Acquisire l’alternanza dei turni
verbali
-gioco di ruolo
-storie a più personaggi
-attribuire un titolo a delle vignette
o a piccoli racconti
Aumento dell’efficacia comunicativa -dare corrette indicazioni di un
percorso
-verbalizzare lo svolgimento di azioni
finalizzate
-Indovinelli
Area Pragmatica
55. Area Metafonologica
Obiettivi Attività
Allenare l’attenzione e la
discriminazione uditiva
-discriminazione dei parametri del
suono
-riconoscimento di suoni isolati e in
seguenza
Allenare la consapevolezza fonologica
globale
-giochi di rima
-giochi di divisione in sillabe quantità
-fusione sillabica
-riconoscimento del fonema iniziale
Allenare la consapevolezza fonologica
analitica
-fusione fonemica
-segmentazione fonemica
-delezione del suono iniziale
-giochi di manipolazione dei suoni
59. La memoria umana può essere concettualizzata come:
Un sistema complesso
frazionabile in molteplici sottosistemi funzionali specializzati
ognuno caratterizzato da specifiche operazioni e processi di
controllo
altamente integrati tra loro e
strettamente connessi ad altre componenti del Sistema
Cognitivo
che si modifica in funzione di processi maturativi e
dell’interazioe con l’ambiente
60. LA MEMORIA
(modello di Atkinson e Shiffrin)
Vengono distinti tre diversi tipi di magazzino con
caratteristiche funzionali diverse in cui
l’informazione transita prima di essere
immagazzinata permanentemente:
Registro Sensoriale
Può essere caratterizzato come una sorta di
memoria immediata in cui in un brevissimo tempo
(secondi) viene conservata traccia delle impressioni
sensoriali.la traccia decade se non viene trasferita
al magazzino a BT
Magazzino a Breve Termine può essere
concettualizzato come un magazzino transitorio
dove l’informazione proveniente dai registri
sensoriali resta solo per il tempo necessario a
svolger una serie di operazioni di verifica di
confronto. Due caratteristiche importanti: la
capacità limitata (―span‖ ) e la persistenza limitata.
Magazzino a Lungo Termine
61. Modello di Memoria a Breve Termine
Baddeley , 1974
La Memoria a Breve Termine deve essere concettualizzata come un
sistema complesso a sua volta frazionabile in più sottosistemi.
Baddley e i suoi collaboratori hannoesplorato in modo più sistematico
l’organizzazione interna della MBT e hanno introdotto una distinzione tra
MBT e Memoria di Lavoro.
Proprio per sottolineare il ruolo attivo che svolge questa componente nel
trattamento dell’informazione hanno delineato un sistema formato da
due principali componenti funzionali:
Esecutivo centrale, che dirige, controlla e supervisiona tutte le
informazioni provenienti dai diversi sistemi.
Sistemi assertivi sono magazzini transitori in cui l’informazione permane
per il tempo strettamente necessario alla sua elaborazione.
L’informazione può essere mantenuta in questi magazzini attraverso
l’impiego di strategie. Finora ne sono stati descritti due:
il magazzino fonologico e il taccuino visuo-spaziale
62. MEMORIA A LUNGO TERMINE
Rappresenta un deposito permanente dell’informazione.
Non esistono limiti noti di capacità o di durata della traccia mnestica una
volta che essa sia stata trasferita in questo magazzino.
In base al tipo di informazione immagazzinata si distingue:
Memoria implicita
Si basa su processi prevalentemente automatici largamente inconsapevoli
e utilizza codici senso motori non simbolici.
Memoria esplicita richiede l’uso di strategie attive e spesso consapevoli
di apprendimento. In essa distinguiamo due sottosistemi:
Memoria Episodica: memoria autobiografica relativa alle conoscenze
degli eventi caratterizzanti la vita di ogni persona.
Memoria Semantica : magazzino in cui la conoscenza è organizzata in
concetti e nelle loro reciproche relazioni.
63. L’ATTENZIONE
Un sistema di filtraggio delle informazioni
che provengono dall’ambiente esterno o
interno al soggetto.
Le caratteristiche specifiche sono legate alle
modalità attraverso cui si esprime il
funzionamento del sistema attentivo
(attenzione uditiva, visiva, spaziale ecc) ed
alle componenti di cui è costituito (attenzione
selettiva, sostenuta, divisa, ecc.).
64. All’interno di una prospettiva
multicomponenziale, si possono
individuare diverse tipologie di
processi attentivi relative a diverse
tipologie di compiti.
65. L’attenzione selettiva è il processo che
seleziona gli stimoli esterni o interni che
entrano nella nostra coscienza;
L’attenzione focalizzata è il processo che
―focalizza‖ le risorse attentive su un solo
compito, non impegnato nell’elaborazione
contemporanea e consapevole di più insiemi
di informazioni;
L’attenzione divisa è il processo che
permette l’elaborazione simultanea di vari
gruppi di informazione;
Lo “shift” dell’attenzione è il processo che
permette il cambiamento rapido del fuoco
dell’attenzione da un insieme di
informazioni ad un altro.
66. Lo sviluppo dell’attenzione nel
bambino
L’attenzione del bambino nel corso dello sviluppo si
modifica sia in base ad un aumento della quantità
di risorse attentive disponibili sia sulla base
dell’efficienza dei processi di selezione,
organizzazione, inibizione dell’interferenza e
controllo dell’attività in corso.
Il livello di efficienza permette di indirizzare
energia attentiva su attività maggiormente
complesse sul piano cognitivo.
Si può dire, per semplificare, che fino al primo
anno di vita prevale un ―sistema di orientamento-
investigazione‖.
Dopo il primo anno di vita diviene sempre più
evidente l’emergere di un ―sistema controllato‖
guidato dalla capacità di raggiungere determinati
obiettivi.