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SOCIALIZZAZIONE

PRIMARIA

SECONDARIA

AMICIZIA
Socializzazione
Con il termine socializzazione si intende quel
processo attraverso il quale l’individuo acquisisce i
comportamenti, i modelli, le convinzioni e le
motivazioni più significative del proprio gruppo di
appartenenza.
Alla socializzazione, dunque, contribuiscono diverse
figure anche se nei primi anni di vita è
fondamentale la presenza dei genitori e dei fratelli.
Socializzazione primaria

MADRE
La famiglia

La famiglia è il primo “mondo sociale” per i bambini, per
l’importanza che assume la cultura familiare e le relazioni che si
stabiliscono all’interno.
Socializzazione secondaria

COETANEI

FRATELLI

COETANEI
ESTRANEI
Coetanei

Il sistema affettivo con i coetanei è ritenuto essenziale
per lo sviluppo cognitivo e sociale del bambino e può
supplire a carenze o assenze della madre
(Hartup, Dunn, A.Freud)
Confronti
Relazioni adulto-bambino
bambino

Asimmetriche

Relazioni
bambino-

Simmetriche
Socializzazione secondaria
La socializzazione secondaria coinvolge i fratelli, i coetanei
presenti in famiglia ed i coetanei estranei.
E’ proprio in ambito familiare che il bambino, già dal primo
anno di vita, acquisisce la capacità di comprendere le emozioni
degli altri e di essere perciò “empaticamente” vicino agli altri.
Rapporto tra fratelli
Il primo gruppo di coetanei con cui il bambino ha la possibilità
di instaurare interazioni significative è il gruppo di fratelli e
sorelle.
La qualità della relazione con i coetanei familiari è motivata da
sentimenti ambivalenti:
 Piacere-affetto
 Ostilità-gelosia
Le liti tra bambini sono caratterizzate da interessi simili; il
bambino ad un’età molto precoce sarebbe in grado di capire
cosa piace o non piace all’altro, come infastidirlo o
confortarlo e prevedere le sue reazioni.
E’ stato osservato che il figlio unico può comunque
sviluppare relazioni sociali efficaci e gratificanti se appoggiato
da genitori aperti e poco ansiosi che lo spingono a cercare
all’esterno della famiglia compagni di gioco.
Coetanei esterni
Il gruppo dei coetanei viene definito
“un’aggregazione relativamente stabile di due o più bambini
che interagiscono insieme, che condividono norme e scopi e
che hanno sviluppato una certa divisione dei ruoli e degli
status che regolamentano la loro interazione” (Hartup,1970).
Il rapporto con i coetanei è sottoposto a un graduale sviluppo,
inizialmente i contatti sono occasionali (per esempio se i
bambini devono condividere lo stesso giocattolo), pian piano
diventano sempre più intensi e significativi.
Muller e Lucas distinguono lo sviluppo della relazione tra
coetanei in tre fasi:
1. contatti centrati sull’oggetto;
2. scambi contingenti;
3. scambi complementari.
In dettaglio…
1. Contatti centrati sull’oggetto. Il bambino in questa fase
manifesta un pattern definibile “agisci-osserva”. Un
bambino agisce su un oggetto mentre un altro aspetta il
suo turno, osservando.
2. Scambi contingenti. Il bambino cerca attivamente contatti
con gli altri. Compaiono le prime reazioni circolari bambinobambino (per es. un piccolo ride alla vocalizzazione
dell’altro provocando quest’ultimo a ripeterla).
3. Scambi complementari. In questa fase il bambino è in grado
di alternare non solo i turni ma anche i ruoli. Iniziano
attività diverse ma complementari: offrire-ricevere,
nascondere-cercare.
Variabili
L’influenza della variabile genere si osserva nell’interazione tra
coetanei familiari e non familiari.
Coppie di fratelli di sesso uguale tendono a manifestare
comportamenti amichevoli mentre quelli di sesso opposto
comportamenti ostili.
Blurton Jones (1967) rileva che i maschi esibiscono, a
differenza delle femmine, più gioco con contatto fisico che
senza contatto.
Un’altra variabile studiata è l’età, sembra, infatti, che i fratelli
più grandi si prendano cura dei fratelli minori, li proteggano e
li aiutino ad entrare nel gruppo.
Il rapporto tra coetanei
Durante l’età prescolare i
bambini, pur stabilendo
amicizie tra di loro, non sono
interessati a costruire
amicizie durature e in genere
vedono gli amici come
compagni di gioco del
momento; per loro un amico
è chiunque giochi con loro in
quel momento.
Le interazioni a quell’età sono
caratterizzate
dall’unidirezionalità, nel senso
che all’azione del primo
bambino non corrisponde
l’azione del secondo.

Il passaggio da attività
parallele ad attività
cooperative richiede una
certa competenza interattiva.
Nell’infanzia si sviluppano
relazioni sempre più selettive
basate sull’affinità; gli amici
vengono scelti sulla base di
interessi e attività comuni e
non su situazioni casuali.
A quest’età compaiono con
più evidenza le relazioni tra
coetanei caratterizzate da
rifiuto ed esclusione.
Stadi di consapevolezza dell’amicizia Selman
Teoria stadiale:
 3/5 anni stadio 0
gli amici sono compagni di gioco, l’amicizia è concepita
come vicinanza fisica e contatto, il bambino presta
attenzione all’aspetto fisico e alle azioni;
 6/8 anni stadio 1
l’amicizia è concepita in termini di aiuto unilaterale, si pensa
di dover ricevere aiuto dall’amico capace di capire ed intuire
i desideri e le aspettative;
 9/12 anni stadio 2
cooperazione in circostanze favorevoli maggiore
comprensione della reciprocità del rapporto. Ciascun partner
tiene conto dell’altro e della soggettività;
 12 in poi stadio 3
condivisione mutualistica presente dai 12 anni in poi,
l’amicizia è solida e duratura caratterizzata da intimità e
fiducia.
Le diverse forme di gioco

Il gioco è un fenomeno che interessa soprattutto le prime fasi
della vita infantile. Inizia come gioco di attività fisica ma
diventa un’attività differenziata dai 3 anni in poi.
Il gioco di attività fisica si differenzia in gioco di esercizio
(correre, arrampicarsi) e in gioco di mischia o di lotta (roughand-tumble) che implica attività come fare la lotta per gioco,
rincorrersi. Anche il gioco con l’oggetto (gioco di costruzione) è
comune in età prescolare.
Il gioco di finzione compare dopo i primi 15 mesi, questo gioco
viene fatto prima con i genitori e fratelli più grandi. Il gioco di
finzione decresce dopo il sesto anno di età (Piaget, 1951).
Gioco

Nel periodo della prima infanzia i bambini occupano gran parte
del loro tempo giocando ed esplorando gli oggetti.
Durante i primi anni di vita, si assiste ad uno spostamento da:
Un’attivita’ orientata agli oggetti di tipo indifferenziato (oggetti
in bocca);
Comportamenti esplorativi adeguati alle caratteristiche
funzionali dei singoli oggetti e volti ad estrarre informazioni
pertinenti (scuotere gli oggetti);
Attività mediante le quali i bambini mettono in relazione due o
più oggetti in maniera appropriata (costruzioni; gioco ad
incastri).
Il gioco sociale

Mildred Parten (1932) osservò che il gioco tra bambini poteva
assumere tre forme diverse:
Gioco parallelo;
Gioco associativo;
Gioco cooperativo.
Descrizioni
GIOCO PARALLELO
Il bambino gioca vicino a un altro bambino,
spesso usando lo stesso tipo di giocattoli o di materiale,
ma la sua attività e’ indipendente da quella
del compagno.
GIOCO ASSOCIATIVO
Due bambini giocano insieme, ma i loro scopi possono differire e
non c’e’ una reale cooperazione in vista di uno scopo comune.
GIOCO COOPERATIVO
Esiste un’organizzazione sottostante al gioco, condivisa dai
partecipanti, che può spesso comportare una differenziazione di ruoli.
GIOCO SOLITARIO
Se il bambino non e’ impegnato in uno dei vari livelli del gioco sociale.
Esiste un “gioco solitario maturo” (fare delle costruzioni o completare
un puzzle) che indica la capacità del bambino di saper anche stare da
solo e che e’ correlato positivamente alla competenza sociale
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Socializzazione

  • 2. Socializzazione Con il termine socializzazione si intende quel processo attraverso il quale l’individuo acquisisce i comportamenti, i modelli, le convinzioni e le motivazioni più significative del proprio gruppo di appartenenza. Alla socializzazione, dunque, contribuiscono diverse figure anche se nei primi anni di vita è fondamentale la presenza dei genitori e dei fratelli.
  • 4. La famiglia La famiglia è il primo “mondo sociale” per i bambini, per l’importanza che assume la cultura familiare e le relazioni che si stabiliscono all’interno.
  • 6. Coetanei Il sistema affettivo con i coetanei è ritenuto essenziale per lo sviluppo cognitivo e sociale del bambino e può supplire a carenze o assenze della madre (Hartup, Dunn, A.Freud)
  • 8. Socializzazione secondaria La socializzazione secondaria coinvolge i fratelli, i coetanei presenti in famiglia ed i coetanei estranei. E’ proprio in ambito familiare che il bambino, già dal primo anno di vita, acquisisce la capacità di comprendere le emozioni degli altri e di essere perciò “empaticamente” vicino agli altri.
  • 9. Rapporto tra fratelli Il primo gruppo di coetanei con cui il bambino ha la possibilità di instaurare interazioni significative è il gruppo di fratelli e sorelle. La qualità della relazione con i coetanei familiari è motivata da sentimenti ambivalenti:  Piacere-affetto  Ostilità-gelosia Le liti tra bambini sono caratterizzate da interessi simili; il bambino ad un’età molto precoce sarebbe in grado di capire cosa piace o non piace all’altro, come infastidirlo o confortarlo e prevedere le sue reazioni. E’ stato osservato che il figlio unico può comunque sviluppare relazioni sociali efficaci e gratificanti se appoggiato da genitori aperti e poco ansiosi che lo spingono a cercare all’esterno della famiglia compagni di gioco.
  • 10. Coetanei esterni Il gruppo dei coetanei viene definito “un’aggregazione relativamente stabile di due o più bambini che interagiscono insieme, che condividono norme e scopi e che hanno sviluppato una certa divisione dei ruoli e degli status che regolamentano la loro interazione” (Hartup,1970). Il rapporto con i coetanei è sottoposto a un graduale sviluppo, inizialmente i contatti sono occasionali (per esempio se i bambini devono condividere lo stesso giocattolo), pian piano diventano sempre più intensi e significativi.
  • 11. Muller e Lucas distinguono lo sviluppo della relazione tra coetanei in tre fasi: 1. contatti centrati sull’oggetto; 2. scambi contingenti; 3. scambi complementari.
  • 12. In dettaglio… 1. Contatti centrati sull’oggetto. Il bambino in questa fase manifesta un pattern definibile “agisci-osserva”. Un bambino agisce su un oggetto mentre un altro aspetta il suo turno, osservando. 2. Scambi contingenti. Il bambino cerca attivamente contatti con gli altri. Compaiono le prime reazioni circolari bambinobambino (per es. un piccolo ride alla vocalizzazione dell’altro provocando quest’ultimo a ripeterla). 3. Scambi complementari. In questa fase il bambino è in grado di alternare non solo i turni ma anche i ruoli. Iniziano attività diverse ma complementari: offrire-ricevere, nascondere-cercare.
  • 13. Variabili L’influenza della variabile genere si osserva nell’interazione tra coetanei familiari e non familiari. Coppie di fratelli di sesso uguale tendono a manifestare comportamenti amichevoli mentre quelli di sesso opposto comportamenti ostili. Blurton Jones (1967) rileva che i maschi esibiscono, a differenza delle femmine, più gioco con contatto fisico che senza contatto. Un’altra variabile studiata è l’età, sembra, infatti, che i fratelli più grandi si prendano cura dei fratelli minori, li proteggano e li aiutino ad entrare nel gruppo.
  • 14. Il rapporto tra coetanei Durante l’età prescolare i bambini, pur stabilendo amicizie tra di loro, non sono interessati a costruire amicizie durature e in genere vedono gli amici come compagni di gioco del momento; per loro un amico è chiunque giochi con loro in quel momento. Le interazioni a quell’età sono caratterizzate dall’unidirezionalità, nel senso che all’azione del primo bambino non corrisponde l’azione del secondo. Il passaggio da attività parallele ad attività cooperative richiede una certa competenza interattiva. Nell’infanzia si sviluppano relazioni sempre più selettive basate sull’affinità; gli amici vengono scelti sulla base di interessi e attività comuni e non su situazioni casuali. A quest’età compaiono con più evidenza le relazioni tra coetanei caratterizzate da rifiuto ed esclusione.
  • 15. Stadi di consapevolezza dell’amicizia Selman Teoria stadiale:  3/5 anni stadio 0 gli amici sono compagni di gioco, l’amicizia è concepita come vicinanza fisica e contatto, il bambino presta attenzione all’aspetto fisico e alle azioni;  6/8 anni stadio 1 l’amicizia è concepita in termini di aiuto unilaterale, si pensa di dover ricevere aiuto dall’amico capace di capire ed intuire i desideri e le aspettative;  9/12 anni stadio 2 cooperazione in circostanze favorevoli maggiore comprensione della reciprocità del rapporto. Ciascun partner tiene conto dell’altro e della soggettività;  12 in poi stadio 3 condivisione mutualistica presente dai 12 anni in poi, l’amicizia è solida e duratura caratterizzata da intimità e fiducia.
  • 16. Le diverse forme di gioco Il gioco è un fenomeno che interessa soprattutto le prime fasi della vita infantile. Inizia come gioco di attività fisica ma diventa un’attività differenziata dai 3 anni in poi. Il gioco di attività fisica si differenzia in gioco di esercizio (correre, arrampicarsi) e in gioco di mischia o di lotta (roughand-tumble) che implica attività come fare la lotta per gioco, rincorrersi. Anche il gioco con l’oggetto (gioco di costruzione) è comune in età prescolare. Il gioco di finzione compare dopo i primi 15 mesi, questo gioco viene fatto prima con i genitori e fratelli più grandi. Il gioco di finzione decresce dopo il sesto anno di età (Piaget, 1951).
  • 17. Gioco Nel periodo della prima infanzia i bambini occupano gran parte del loro tempo giocando ed esplorando gli oggetti. Durante i primi anni di vita, si assiste ad uno spostamento da: Un’attivita’ orientata agli oggetti di tipo indifferenziato (oggetti in bocca); Comportamenti esplorativi adeguati alle caratteristiche funzionali dei singoli oggetti e volti ad estrarre informazioni pertinenti (scuotere gli oggetti); Attività mediante le quali i bambini mettono in relazione due o più oggetti in maniera appropriata (costruzioni; gioco ad incastri).
  • 18. Il gioco sociale Mildred Parten (1932) osservò che il gioco tra bambini poteva assumere tre forme diverse: Gioco parallelo; Gioco associativo; Gioco cooperativo.
  • 19. Descrizioni GIOCO PARALLELO Il bambino gioca vicino a un altro bambino, spesso usando lo stesso tipo di giocattoli o di materiale, ma la sua attività e’ indipendente da quella del compagno. GIOCO ASSOCIATIVO Due bambini giocano insieme, ma i loro scopi possono differire e non c’e’ una reale cooperazione in vista di uno scopo comune. GIOCO COOPERATIVO Esiste un’organizzazione sottostante al gioco, condivisa dai partecipanti, che può spesso comportare una differenziazione di ruoli. GIOCO SOLITARIO Se il bambino non e’ impegnato in uno dei vari livelli del gioco sociale. Esiste un “gioco solitario maturo” (fare delle costruzioni o completare un puzzle) che indica la capacità del bambino di saper anche stare da solo e che e’ correlato positivamente alla competenza sociale dell’individuo