SlideShare ist ein Scribd-Unternehmen logo
1 von 168
COMPORTAMENTI
PROBLEMA E DISABILITA’
INTELLETTIVA: valutazione
ed intervento
DOTT. MAURIZIO PILONE
PSICOLOGO - PSICOTERAPEUTA
PRESIDENTE A.I.Ri.M.
INCIDENZA DI DIAGNOSI PSICHIATRICA NELLA D.I.
DIVERSI STUDI EPIDEMIOLOGICI INDICANO LA PARTICOLARE
SUSCETTIBILITÀ DELLE PERSONE CON DISABILITA’
INTELLETTIVA ALLA PATOLOGIA PSICHIATRICA CON UN
INCIDENZA DI DISTURBI PSICHIATRICI DA 5 A 7 VOLTE
SUPERIORE RISPETTO ALLA POPOLAZIONE GENERALE. LO
STUDIO STORICO DI RUTTER E COLLEGHI (RUTTER ET AL., 1979),
HA INDIVIDUATO NELLA POPOLAZIONE IN ETÀ EVOLUTIVA
CON DISABILITA’ INTELLETTIVA UNA PERCENTUALE TRA IL
30% E IL 42% DI SOGGETTI CON DISTURBI PSICHIATRICI CONTRO
IL 7% DELLA POPOLAZIONE SENZA D.I.
UN'ANALOGA INCIDENZA SI RISCONTRA NELLO STUDIO DI
PARSON E COLLEGHI (PARSON ET AL., 1984) NEGLI USA, CHE
INDIVIDUA DISTURBI PSICHIATRICI MAGGIORI NELL'8-15% DEI
SOGGETTI CON DISABILITA’ INTELLETTIVA , MENTRE DISTURBI
PSICHIATRICI MINORI SONO RISCONTRATI IN UNA
PERCENTUALE SUPERIORE AL 50%.
GRAVITA’ DELLA D.I. E CORRELAZIONE CON I
DISTURBI EMOTIVI E COMPORTAMENTALI
LA NATURA DEI DISTURBI EMOTIVI E COMPORTAMENTALI
APPARE CORRELATA ALLA GRAVITÀ DELLA DISABILITA’
INTELLETTIVA :
NEI SOGGETTI CON D.I. LIEVE E MEDIA PREVALGONO DISTURBI
DELLA CONDOTTA, DISTURBI DELL'UMORE DI TIPO
DEPRESSIVO, DISTURBI ANSIOSI, OSSESSIVO-COMPULSIVI E
DEFICIT ATTENTIVI
NEI SOGGETTI CON D.I. PIU’ GRAVE PREVALGONO DISTURBI
COMPORTAMENTALI DI TIPO AUTISTICO, STEREOTIPIE,
CONDOTTE AGGRESSIVE E SINTOMI SCHIZOFRENICI.
QUESTI DISTURBI SONO INOLTRE CORRELATI A SPECIFICI
FATTORI DI RISCHIO QUALI LA PRESENZA DI UN DISTURBO
NEUROLOGICO ASSOCIATO E CARENZE DI ACCUDIMENTO E/O
ATTEGGIAMENTI INADEGUATI IN AMBITO FAMILIARE E
SOCIALE.
DUNQUE:
L’INCIDENZA DI QUADRI PSICOPATOLOGICI NEI
L’INCIDENZA DI QUADRI PSICOPATOLOGICI NEI
SOGGETTI CON DISABILITA’ INTELLETTIVA E’
SOGGETTI CON DISABILITA’ INTELLETTIVA E’
ELEVATA
ELEVATA

LA PRESENZA DI COMPONENTI
LA PRESENZA DI COMPONENTI
PSICOPATOLOGICHE NEL CASO DI PERSONE
PSICOPATOLOGICHE NEL CASO DI PERSONE
CON DISABILITA’ INTELLETTIVA E’ DA 4 A 6
CON DISABILITA’ INTELLETTIVA E’ DA 4 A 6
VOLTE SUPERIORE RISPETTO AL CAMPIONE
VOLTE SUPERIORE RISPETTO AL CAMPIONE
DELLE PERSONE A SVILUPPO TIPICO
DELLE PERSONE A SVILUPPO TIPICO
I QUADRI PSICOPATOLOGICI NELLA DISABILITA’
INTELLETTIVA SONO SPESSO SFUMATI E
COMPLICATI DA ELEMENTI PROPRI DEL
DEFICIT COGNITIVO
Psicopatologia nella Disabilità
Intellettiva: di che cosa si tratta?
• Comorbidità Psichiatrica associata alla
Doppia Diagnosi
Disabilità Intellettiva
•Psicopatologia del
Fenomenologia Psicopatologica
Fenotipi psicopatologici
comportamento
delle Sindromi genetiche
propria della Disabilità Intellettiva
• Disabilità Intellettiva come Diagnosi
Interazione originale tra primary cognitive deficit,
Complessa
fattori di personalità, vunerabilità bio-psico-sociale,
esposizione ai fattori di rischio per la psicopatologia,
tentativi di compenso/adattamento
LE CLASSIFICAZIONI INTERNAZIONALI,
ICD - 10 E DSM - IV°,
SONO FONDAMENTALI PER FAVORIRE
LA TRASMISSIONE DEI DATI, ANCHE SE
NON DEL TUTTO SODDISFACENTI
NELL’INQUADRAMENTO DEI PAZIENTI CON
DISABILITA’ INTELLETTIVA
I Sistemi di Classificazione e di
Codifica Diagnostica
• DSM-IV-TR
• ICD-10 Guide for Mental Retardation
• ICF
Un discorso a parte deve essere fatto per la:
• X° Edizione del Sistema di definizione,
classificazione e sistemi di sostegno dell’
AAMR
Le persone con Disabilità Intellettiva:
Rappresentano una frazione
importante della popolazione in
generale

Prevalenza in età scolare:
1.5-5.5 %

Si riconoscono cause diverse che
producono un deficit cognitivo
primario

ICD 10 classifica più di 100
condizioni mediche associabili
eziologicamente alla Disabilità
Intellettiva

Livelli diversi di gravità

Lieve
Moderato
Grave
Profondo

Associazione frequente con disturbi Aggressività 21.5 %
gravi del comportamento
Autolesionismo 15.3 %
Stereotipie 8.7 %
Capricciosità/pianto 13.8-20.7 %
Le persone con Disabilità Intellettiva:
Malattie mentali associate

Schizofrenia 7%
Depressione 40%
Sindromi psichiche 4-6 volte più
frequenti che nella popolazione
generale

Polihandicap disabilità multiple
pluridsensoriali e motorie

Prevalenza tra 0.5 e 3.8 /1000
Deficit visivo 10 %
Deficit uditivo 12.3 %

Malattie somatiche associate

Ipertensione 6.1%
Cardiopatie 3.2 % fino al 9.7% a 50
anni
Disturbi gastrointestinali 7.1 %
Effetti collaterali da psicofarmaci ?

Rischio per sfruttamento sessuale Decisamente superiore che per la
e violenza fisica e sessuale
popolazione generale
(“raggirabilità”)
Decorso della Disabilità Intellettiva
• Impegnativo lungo tutte le fasi del ciclo di
vita
• Esordio infantile con compromissione
familiare a livello prenatale
• Emergenze comportamentali
• Emergenze cliniche
• Accumulo progressivo di problematiche
cliniche e policronicità
• Ricorsività persistente dei bisogni
• Impatto massiccio sulla famiglia e sulla
comunità
ICD-10 Guide for Mental
Retardation Ginevra, 1996
Asse I

Gravità del RM e problemi di
comportamento

Asse II

Condizioni mediche associate

Asse III

Disturbi psichiatrici associati

Asse IV

Valutazione globale della
disabilità psicosociale

Asse V

Situazioni psicosociali anormali
associate
Asse I Gravità del RM
•
•
•
•
•
•

F70 RM lieve
QI 50-69
F71 RM moderato
QI 35-49
F72 RM grave
QI 20-34
F73 RM profondo
QI < 20
F78 RM altro
F79 RM non specificato
Asse I (Problemi di Comportamento)
F7X.0

Nessuna o minima compromissione del
comportamento

F7X.1

Compromissione significativa del comportamento tale
da richiedere attenzione o trattamento

F7X.8

Altre compromissioni del comportamento

F7X.9

Senza menzione di compromissione del
comportamento

F7X.11

Autolesionismo

F7X.12

Pica

F7X.13

Ipercinesia

F7X.14

Vagabondaggio e tendenza a nascondersi

F7X.15

Aggressività

F7X.16

Tiraggio dei capelli

Altri Problemi di
comportamento
I PRINCIPALI DISTURBI
ASSOCIATI ALLA D.I.:
DISTURBI DELLA
CONDOTTA
E
DISTURBI DI
PERSONALITA’
SINDROMI E DISTURBI
COMPORTAMENTALI
NELL’INFANZIA E
NELL’ADOLESCENZA
•DISTURBO DELLA CONDOTTA
•DISTURBO OPPOSITIVO PROVOCATORIO
•DISTURBI MISTI DELLA CONDOTTA E DELLA SFERA
EMOZIONALE
•DISTURBI DELLA SFERA EMOZIONALE
•DISTURBI DELL’ATTACCAMENTO
Disturbo della condotta
A. Una modalità di comportamento ripetitiva e
persistente in cui i diritti fondamentali degli altri o le
principali norme o regole societarie appropriate per l'età
vengono violati, come manifestato dalla presenza di tre (o
più) dei seguenti criteri nei 12 mesi precedenti, con
almeno un criterio presente negli ultimi 6 mesi:
aggressioni a persone o animali; distruzione della
proprietà; frode o furto; gravi violazioni di regole.
B. L'anomalia del comportamento causa compromissione
clinicamente significativa del funzionamento sociale,
scolastico, o lavorativo.
C. Se il soggetto ha 18 anni o più, non sono soddisfatti i
criteri per il Disturbo Antisociale di Personalità
Disturbo Oppositivo Provocatorio
La caratteristica fondamentale del DOP è una modalità
ricorrente di comportamento negativistico, provocatorio,
disobbediente, ed ostile nei confronti delle figure dotate di
autorità che persiste per almeno 6 mesi ; ed è caratterizzato da
frequente insorgenza di almeno uno dei seguenti
comportamenti: perdita di controllo, litigi con gli adulti,
opposizione attiva o rifiuto di rispettare richieste o regole degli
adulti, azioni deliberate che danno fastidio agli altri, accusare
gli altri dei propri sbagli o del proprio cattivo comportamento,
essere suscettibile o facilmente infastidito dagli altri, essere
collerico e risentirsi, o essere dispettoso o vendicativo. Per
definire il Disturbo Oppositivo Provocatorio, i comportamenti
devono manifestarsi più frequentemente rispetto a quanto si
osserva tipicamente nei soggetti di età e livello di sviluppo
paragonabili e devono comportare una significativa
compromissione del funzionamento sociale, scolastico, o
lavorativo.
DISTURBI MISTI DELLA CONDOTTA E DELLA SFERA
EMOZIONALE

QUESTO GRUPPO DI DISTURBI E’ CARATTERIZZATO
DALLA COMBINAZIONE DI UN COMPORTAMENTO
PERSISTENTEMENTE AGGRESSIVO, ANTISOCIALE
O PROVOCATORIO CON PALESI E MARCATI
SINTOMI DI DEPRESSIONE, ANSIA O ALTRI
DISTURBI EMOZIONALI
Disturbo d’ansia di
separazione
La manifestazione fondamentale del Disturbo
d'Ansia di Separazione è un'ansia eccessiva
riguardante la separazione da casa o da coloro a
cui il soggetto è attaccato . Quest'ansia va al di là
di quella prevedibile in base al livello di sviluppo
del soggetto. L'anomalia deve durare almeno 4
settimane, iniziare prima dei 18 anni e causare
disagio clinicamente significativo o
compromissione dell'area sociale, scolastica
(lavorativa), o di altre aree importanti del
funzionamento .
DISTURBO REATTIVO
DELL’ATTACCAMENTO DELL’INFANZIA
La caratteristica fondamentale del Disturbo Reattivo
dell'Attaccamento è una modalità di relazione sociale,
notevolmente disturbata e inadeguata rispetto al livello di
sviluppo, che si manifesta in quasi tutti i contesti, che inizia prima
dei 5 anni ed è associata ad un accudimento grossolanamente
patologico. Ci sono due tipi di sintomatologia clinica. Nel Tipo
Inibito, il bambino è persistentemente incapace di dare inizio alla
maggior parte delle interazioni sociali e di rispondere ad esse in
maniera adeguata al suo livello di sviluppo. Il bambino mostra
modalità di risposta eccessivamente inibite, ipervigili, o altamente
ambivalenti (per es., attenzione fredda, resistenza alle tenerezze o
un misto di approccio ed evitamento) . Nel Tipo Disinibito, vi è
una modalità di attaccamento diffuso. Il bambino mostra
socievolezza indiscriminata o una mancanza di selettività nella
scelta dei personaggi di attaccamento.
DISTURBI DI PERSONALITA’
Personalità:
Modalità perdurante di percepire, rapportarsi, o pensare a sé
stesso e all'ambiente. I tratti di personalità sono aspetti rilevanti
della personalità che vengono mostrati in un'ampia gamma di
contesti sociali e personali importanti. Solo quando sono rigidi e
maladattivi, e causano menomazione funzionale significativa o
disagio soggettivo, i tratti di personalità configurano un Disturbo
di Personalità.
Un Disturbo di Personalità rappresenta un modello di
esperienza interiore e di comportamento che devia
marcatamente rispetto alle aspettative della cultura
dell'individuo, è pervasivo e inflessibile, esordisce
nell'adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel
tempo, e determina disagio o menomazione.
Il Disturbo Paranoide di Personalità è un quadro
caratterizzato da sfiducia e sospettosità, per cui le
motivazioni degli altri vengono interpretate come
malevole.
Il Disturbo Schizoide di Personalità è un quadro
caratterizzato da distacco dalle relazioni sociali e
da una gamma ristretta di espressività emotiva.
Il Disturbo Schizotipico di Personalità è un quadro
caratterizzato da disagio acuto nelle relazioni
strette, distorsioni cognitive o percettive, ed
eccentricità nel comportamento.
Il Disturbo Antisociale di Personalità è un quadro
caratterizzato da inosservanza e violazione dei diritti degli
altri.
Il Disturbo Borderline di Personalità è un quadro
caratterizzato da instabilità delle relazioni interpersonali,
dell'immagine di sé e degli affetti, e da marcata impulsività.
Il Disturbo Istrionico di Personalità è un quadro
caratterizzato da emotività eccessiva e da ricerca di
attenzione.
Il Disturbo Narcisistico di Personalità è un quadro
caratterizzato da grandiosità, necessità di ammirazione, e
mancanza di empatia.
Il Disturbo Evitante di Personalità è un quadro caratterizzato
da inibizione, sentimenti di inadeguatezza, e ipersensibilità ai
giudizi negativi.
Il Disturbo Dipendente di Personalità è un quadro
caratterizzato da comportamento sottomesso e adesivo legato
ad un eccessivo bisogno di essere accuditi.
Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità è un quadro
caratterizzato da preoccupazione per l'ordine, perfezionismo
ed esigenze di controllo.
Il Disturbo di Personalità Non Altrimenti Specificato è
una categoria a disposizione per due situazioni:
1) il quadro personologico dell'individuo soddisfa i
criteri generali per un Disturbo di Personalità, e sono
presenti tratti di vari Disturbi di Personalità diversi,
ma non risultano soddisfatti i criteri per nessuno
specifico Disturbo di Personalità;
oppure
2) il quadro personologico dell'individuo soddisfa i criteri
generali per un Disturbo di Personalità, ma
l'individuo viene considerato affetto da un Disturbo di
Personalità non incluso nella Classificazione (per es.,
disturbo passivo-aggressivo di personalità).
I PRINCIPALI DISTURBI
ASSOCIATI ALLA D.I.:
PSICOSI
E
DISTURBI AFFETTIVI
SCHIZOFRENIA
I sintomi caratteristici della Schizofrenia comportano uno
spettro di disfunzioni cognitive ed emotive che comprende: la
percezione, il pensiero deduttivo, il linguaggio e la
comunicazione, il controllo del comportamento, l'affettività, la
fluidità e la produttività del pensiero e dell'eloquio, la capacità
di provare piacere, la volontà e l'iniziativa, e l'attenzione.
Nessun singolo sintomo è patognomonico della Schizofrenia;
la diagnosi comporta il riconoscimento di una costellazione di
segni e sintomi associati a menomazione del funzionamento
sociale o lavorativo.
I sintomi caratteristici si possono concettualmente far ricadere in
due ampie categorie: positiva e negativa. I sintomi positivi
sembrano riflettere un eccesso o una distorsione di funzioni
normali, mentre i sintomi negativi sembrano riflettere una
diminuzione o una perdita di funzioni normali. I sintomi positivi
includono distorsioni o esagerazioni del pensiero deduttivo
(deliri), della percezione (allucinazioni), del linguaggio e della
comunicazione (eloquio disorganizzato), e del controllo del
comportamento (comportamento grossolanamente disorganizzato
o catatonico).
I sintomi negativi riguardano restrizioni nello spettro e
nell'intensità delle espressioni emotive (appiattimento
dell'affettività), nella fluidità e nella produttività del pensiero e
dell'eloquio (alogia), e nell'iniziare comportamenti finalizzati a una
meta (abulia).
Sottotipi della Schizofrenia
•
•
•
•
•

Tipo Paranoide
Tipo Disorganizzato
Tipo Catatonico
Tipo Indifferenziato
Tipo Residuo
Il Disturbo Schizofreniforme è caratterizzato da un quadro
sintomatologico equivalente a quello della Schizofrenia
eccetto che per la sua durata (per es., il disturbo dura da
uno a sei mesi) e per l'assenza del requisito che prevede un
deterioramento del funzionamento.
Il Disturbo Schizoaffettivo è un disturbo nel quale un
episodio di alterazione dell'umore e i sintomi della fase
attiva della Schizofrenia ricorrono assieme e sono preceduti
o seguiti da almeno due settimane di deliri o allucinazioni
senza rilevanti sintomi della sfera affettiva.
Il Disturbo Delirante è caratterizzato da almeno un mese di
deliri non bizzarri in assenza di altri sintomi della fase
attiva della Schizofrenia.
DISTURBI DELL’UMORE
La sezione Disturbi dell'Umore comprende i disturbi che hanno
come caratteristica predominante un'alterazione dell'umore.
UMORE
Emozione pervasiva e prolungata che colora la percezione del mondo. Gli esempi comuni
di umore comprendono depressione, esaltazione, rabbia e ansia. A differenza di affetto,
che si riferisce a cambiamenti più fluttuanti del "clima" emotivo, umore si riferisce a
una "atmosfera" emotiva più pervasiva e durevole.
I tipi di umore comprendono:
DISFORICO Umore spiacevole, come tristezza, ansia, o irritabilità.
ESALTATO Sentimento esagerato di benessere, euforia, o esaltazione. Una persona con
l'umore esaltato può riferire di sentirsi "su", "in estasi", o "al settimo cielo".
ESPANSIVO Mancanza di inibizione nell'esprimere i propri sentimenti, spesso
accompagnata da sopravvalutazione della propria importanza o significato.
EUTIMICO Umore nei "limiti della norma", il che comporta l'assenza di depressione o
di esaltazione.
IRRITABILE Facilità ad irritarsi e ad arrabbiarsi.
Il Disturbo Depressivo Maggiore è caratterizzato da uno o
più Episodi Depressivi Maggiori (per almeno due settimane
umore depresso o perdita di interesse, accompagnati da
almeno altri quattro sintomi depressivi).

Il Disturbo Distimico è caratterizzato dalla presenza per
almeno due anni di umore depresso quasi ogni giorno,
accompagnato da altri sintomi depressivi che non soddisfano
i criteri per un Episodio Depressivo Maggiore.
SINTOMI DELLA DEPRESSIONE
1)
umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, come
riportato dal soggetto (per es., si sente triste o vuoto) o come osservato dagli altri (per es.,
appare lamentoso). Nota Nei bambini e negli adolescenti l'umore può essere irritabile
2)
marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività
per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno (come riportato dal soggetto o come
osservato dagli altri)
3)
significativa perdita di peso, senza essere a dieta, o aumento di peso (per es., un
cambiamento superiore al 5% del peso corporeo in un mese), oppure diminuzione o
aumento dell'appetito quasi ogni giorno. Nota Nei bambini, considerare l'incapacità di
raggiungere i normali livelli ponderali
4)
insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno
5)
agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno (osservabile dagli
altri, non semplicemente sentimenti soggettivi di essere irrequieto o rallentato)
6)
faticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno
7)
sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati (che possono
essere deliranti), quasi ogni giorno (non semplicemente autoaccusa o sentimenti di colpa
per essere ammalato)
8)
ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi ogni giorno
(come impressione soggettiva o osservata dagli altri)
9)
pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione
suicidaria senza un piano specifico, o un tentativo di suicidio, o l'ideazione di un piano
specifico per commettere suicidio.
Il Disturbo Depressivo Non Altrimenti Specificato viene
incluso per codificare i disturbi con manifestazioni
depressive che non soddisfano i criteri per Disturbo
Depressivo Maggiore, Disturbo Distimico,
Il Disturbo Bipolare I è caratterizzato da uno o più Episodi
Maniacali o Misti, solitamente accompagnati da Episodi
Depressivi Maggiori.
Il Disturbo Bipolare II è caratterizzato da uno o più Episodi
Depressivi Maggiori accompagnati da almeno un Episodio
Ipomaniacale.
Il Disturbo Ciclotimico è caratterizzato dalla presenza, per
almeno due anni, di numerosi periodi con sintomi maniacali
che non soddisfano i criteri per l'Episodio Maniacale e di
numerosi periodi con sintomi depressivi che non soddisfano
i criteri per l'Episodio Depressivo Maggiore.
Il Disturbo Bipolare Non Altrimenti Specificato viene
incluso per codificare i disturbi con manifestazioni bipolari
che non soddisfano i criteri per alcuno specifico Disturbo
Bipolare definito in questa sezione (o i sintomi bipolari sui
quali siano disponibili informazioni inadeguate o
contraddittorie).
SINTOMI MANIACALI
1)
autostima ipertrofica o grandiosità
2)
diminuito bisogno di sonno (per es., si sente riposato
dopo solo 3 ore di sonno)
3)
maggiore loquacità del solito, oppure spinta continua a
parlare
4)
fuga delle idee o esperienza soggettiva che i pensieri si
succedano rapidamente
5)
distraibilità (cioè, l'attenzione è troppo facilmente
deviata da stimoli esterni non importanti o non pertinenti)
6)
aumento dell'attività finalizzata (sociale, lavorativa,
scolastica o sessuale), oppure agitazione psicomotoria
7)
eccessivo coinvolgimento in attività ludiche che hanno
un alto potenziale di conseguenze dannose (per es., eccessi nel
comprare, comportamento sessuale sconveniente, investimenti
in affari avventati).
Il Disturbo dell'Umore Dovuto ad una Condizione Medica
Generale è caratterizzato da una notevole e persistente alterazione
dell'umore ritenuta una diretta conseguenza fisiologica di una
condizione medica generale.

Il Disturbo dell'Umore Indotto da Sostanze è caratterizzato da una
notevole e persistente alterazione dell'umore ritenuta una diretta
conseguenza fisiologica di una droga, di abuso di un farmaco, di
un altro trattamento somatico per la depressione o dell'esposizione
ad una tossina.
I PRINCIPALI DISTURBI
ASSOCIATI ALLA D.I.:
DISTURBI GENERALIZZATI
DELLO SVILUPPO
Disturbi pervasivi dello sviluppo:
forme cliniche secondo DSM-IV
A) Disturbo autistico
B) Disturbo di Rett
C) Disturbo disintegrativo
dell’infanzia
D) Disturbo di Asperger
E) Disturbi generalizzati dello
sviluppo non altrimenti specificati
Altre sindromi connesse allo
spettro autistico (su base
genetica identificata):
Sindrome di Williams
Sindrome di Landau/Kleffner
Sindrome da X fragile
I Fenotipi
Comportamentali
Espressione comportamentale delle malattie genetiche
che producono disabilità intellettiva
1- Definizione di FC
2- Valutazione Clinica di FC
3- Metodiche di Valutazione Cognitivo- Comportamentale
4- Sindromi ereditarie non mendeliane
5- Sindrome cromosomica: trisomia 21 (Down)

Luigi Croce, Psichiatra, Docente di Pedagogia della Marginalità e della Integrazione, Università
Cattolica del Sacro Cuore, Brescia
Federica Di Cosimo, Docente di ruolo Liceo Scientifico Sperimentale Leonardo, Brescia, con
abilitazione in Discipline giuridico economiche, Filosofia, Psicologia Sociale
VULNERABILITA’
Bio – psico - sociale
(Predisposizione personale)

STRESSORS
(Fattori scatenanti)

CARENZA DI
COPING SKILLS
(Abilità di
fronteggiamento delle
situazioni)

Maggior rischio di crisi emotive
Difficoltà di adattamento
Problematiche comportamentali

Quadro teorico di riferimento: il modello di Libermann
ALL’INTERNO DELLE
PROBLEMATICHE
COMPORTAMENTALI NELLA
DISABILITÀ INTELLETTIVA, UNA
PRIMA DISTINZIONE VA OPERATA
TRA I PROBLEMI DI
COMPORTAMENTO A CARATTERE
EPISODICO/TRANSITORIO ED I
PROBLEMI COMPORTAMENTALI
STABILIZZATI E CONSOLIDATI NEL
TEMPO.
Problemi episodico/transitori
Episodi che, prevalentemente legati a fattori ambientali, hanno forte
carattere di imprevedibilità in base alla abituale condotta della persona e
che si presentano come fenomeni rari o a bassissima frequenza:
reazione psicotica breve ; crisi emotiva acuta
“reazione psicotica breve”, reazione molto primitiva a "stressors"
ambientali, conseguente ad un filtro sensoriale cognitivo malfunzionante
(ritardo mentale o altro), alla carenza di abilità funzionali a rispondere alle
richieste degli ecosistemi di vita, e alla carenza o assenza di coping skills
e di un efficace sistema di controllo degli impulsi e di abilità
metacognitive.
“crisi emotiva acuta”, situazione caratterizzata da episodicità anche a
differenti gradi di frequenza, di durata e d’intensità.
Si può con ciò
pensare a episodi di agitazione psicomotoria, crisi pantoclastiche,
aggressività autodiretta, eterodiretta e dislocata, crisi di panico o di
angoscia, crisi disforiche, episodio depressivo grave od altra alterazione
grave del tono dell'umore.
NEL CASO DI QUADRI TRANSITORI, SONO 5 I FATTORI CHE INCIDONO
SIGNIFICATIVAMENTE SULLA GAMMA DEGLI INTERVENTI POSSIBILI;
QUESTI FATTORI SONO:
1) RITARDO MENTALE (tipo, gravità,complicanze)
2) STRESSORS AMBIENTALI (contenitore terapeutico)
3) FAMIGLIE AD ALTA EMOTIVITA' ESPRESSA (counselling familiare,
modificazione stili educativi, terapia della famiglia.)
4) CARENZA O ASSENZA DI COPING SKILLS NEI SOGGETTI (abilità di
fronteggiamento delle situazioni, autocontrollo, problem solving
interpersonale ed intrapersonale, ecc.)
5) SCARSE ABILITA' FUNZIONALI (autonomia personale, autonomia
avanzata, abilità integranti, abilità sociali, problem solving quotidiano,
ecc.)
L’INTERVENTO DI URGENZA A CRISI EMOTIVA IN ATTO O INIZIALE, PUÒ
SVOLGERSI OLTRE CHE ATTRAVERSO L’INTERVENTO
FARMACOLOGICO ANCHE SU ALTRI DUE VERSANTI, QUELLO
COGNITIVO E QUELLO AFFETTIVO/PSICOCORPOREO E SI PUÒ
AVVALERE DELLA SEGUENTE GAMMA DI MODALITÀ:

•
•
•
•
•
•
•
•
•
•

Procedure basate sul rispecchiamento (ricalco e guida)
Procedure basate sul concetto di holding (contenimento fisico ed
affettivo)
Procedure basate sulla Programmazione NeuroLinguistica o di tipo
ipnotico (tecniche di ancoraggio)
Procedure basate sul concetto di abreazione ( tecniche di scarico e
drammatizzazione)
Procedure basate sulla Bioenergetica
Procedure basate su tecniche immaginative
Procedure basate su tecniche metaforiche o paradossali
Procedure basate su tecniche di distrazione o di interruzione
Procedure basate su tecniche di prevenzione della risposta (ricerca
segnali anticipatori)
Decalogo comportamentale ed indicazioni al personale educativo
per aspetti di intervento preventivo
A seguito del presentarsi, all’interno di
una situazione istituzionale o all’interno
di un nucleo familiare di episodi di crisi
emotiva acuta o reazione psicotica breve
può essere necessario e senz’altro utile
attivare un intervento di tipo
psicoprofilattico a scopo preventivo.
INTERVENTI DI PSICOPROFILASSI SULL'INDIVIDUO
(Empowerment/Coping) E SULL'ISTITUZIONE.
INDIVIDUO:
• Ristrutturazione di contesto e di
significato
• Tecniche di rilassamento
• Training su conoscenza ed
espressione emozioni
• Tecniche di stress inoculation
• Tecniche di problem solving
• Tecniche di coping
• Potenziamento autostima,
autoefficacia e modificazione
attribuzionale
• Potenziamento autodeterminazione
e metacognizione
• Tecniche immaginative,
psicodrammatiche e metaforiche
• Tecniche bioenergetiche
• Tecniche covert (DS, Modeling)
• Training di abilità sociali
(individuale e di gruppo)

ISTITUZIONE:
• Progetti sulla qualità della vita
• Rivalutazione del livello e delle
modalità di adattamento individuali
• Modificazione della rete di relazioni
e degli stili relazionali
• Rivalutazione e attribuzione di
significato della crisi
• Procedure di prevenzione e
riduzione del danno
PROBLEMI COMPORTAMENTALI
STABILIZZATI
Elementi deontologico – professionali di
riferimento per la valutazione e l’intervento:
1. L’intervento sui comportamenti problema e sulle problematiche
della condotta e del comportamento può ragionevolmente iniziare
solo dopo un congruo periodo.
Aspettare significa prendersi del tempo prima di formulare il
giudizio di “non transitorietà” del comportamento.
2. È necessario formulare il giudizio di problematicità.
3. È necessario raccogliere una serie di informazioni di carattere
medico e farmacologico
La Diagnosi Psichiatrica nella
Disabilità Intellettiva
Procedure di Valutazione
1.
2.
3.
4.

Raccolta della Storia
Ambito della Valutazione
Tecniche di Intervista
Osservazione del Paziente

- Fattori di rischio per la morbilità psichiatrica -

Da S. Deb, T. Matthews, G. Holt e N.
Bouras, 2001
L’ASSESSMENT
L’ASSESSMENT SI SVILUPPA SU DI UN CONTINUUM CHE VA DA,
L’OSSERVAZIONE/MISURAZIONE DEL COMPORTAMENTO
PROBLEMATICO, ATTRAVERSO LA VALUTAZIONE, FINO
ALL’ATTRIBUZIONE DI SIGNIFICATO.

OSSERVAZIONE
MISURAZIONE

VALUTAZIONE

ATTRIBUZIONE DI
SIGNIFICATO
OSSERVAZIONE / MISURAZIONE
PERCHE’ MISURARE
MISURARE
•CONTRIBUISCE IN MANIERE SOSTANZIALE ALLA DEFINIZIONE DEI
PROBLEMI E DEGLI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE
•AIUTA A STANDARDIZZARE ED OBIETTIVARE L’OGGETTO DEL NOSTRO
INTERESSE
•CONSENTE UNA VERIFICA AFFIDABILE DEGLI EFFETTI DEL
TRATTAMENTO IN MODO DA APPORTARE I CAMBIAMENTI CHE SI
POSSANO RENDERE NECESSARI
•FORNISCE, ATTRAVERSO L’USO DI PROCEDURE CHE POSSONO ESSERE
CONDIVISE DA ALTRI, UNA BASE PER CONFRONTARE I RISULTATI DI
DIFFERENTI STRATEGIE DI INTERVENTO
UTILIZZO DELLA METODOLOGIA DEL “MODELLO
SPERIMENTALE SU CASO SINGOLO”
•A - B
•A - B - A’
•A - B - A’ - B’
•A - B - A’ - B’ - …………...
TIPOLOGIA
DELL’OSSERVAZIONE:
•misurazione
•valutazione
PARAMETRI DI MISURAZIONE/VALUTAZIONE DI
UNA PRESTAZIONE / COMPORTAMENTO:

parametri classici:
•frequenza
•durata
•intensità
STESURA DI UNA BASE LINE (LINEA DI MISURAZIONE DI
BASE)
I dati quantitativi ottenuti costituiscono la misurazione di base
o base-line dell’intervento e andranno successivamente
confrontati con i dati raccolti con le stesse modalità durante le
fasi di applicazione dell’intervento psicoeducativo e in
successive fasi di follow-up.
LINEA DI BASE E TRATTAMENTO
6

FREQUENZA

5
4
FASE DEL TRATTAMENTO

3

Serie1

2
MIS. DI BASE

1
0
1

2

3

4

5

6

7

8

OSSERVAZIONI

9

10

11

12
TECNICHE DI OSSERVAZIONE
Il comportamento oggetto
dell’osservazione deve
essere descritto attraverso
un linguaggio operazionale,
descrittivo e sensorialmente
basato
OSSERVAZIONE SISTEMATICA DIRETTA: frequenza, durata, intensità

OSSERVAZIONE A CAMPIONAMENTO DI TEMPO
OSSERVAZIONE AD INTERVALLI
FISSI O VARIABILI
OSSERVAZIONE PER INCIDENTI CRITICI
LA VALUTAZIONE
ANALISI FUNZIONALE
La procedura dell’analisi funzionale
riveste carattere di particolare importanza
nell’inquadramento del caso e del
comportamento problematico.
Una
corretta analisi funzionale consente
d’identificare quei fattori che mantengono
in vita il comportamento disadattivo
(conseguenti) e quei fattori che sembrano
elicitarlo (antecedenti).
Il modello
concettuale dell’analisi funzionale è
presentato nella figura che segue.
MODELLO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE
FEEDBACK ESTERNO

“A”
Situazione
Stimolo

•Antecedenti
interni
•Antecedenti
esterni:
-Prossimi
-Remoti

“B” FEEDBACK
“C”
Filtro
INTERNO
Risposta
Sensoriale
Emozionale
Cognitivo
Correlata

-Percezione degli
stimoli
-Rappresentazioni
e costrutti interni
-Apprendimenti
precedenti
-Modello del
mondo
-Sistema dei
valori,
convinzioni,
credenze, ecc.

-Risposte
emozionali
-Risposte
neurofisiologiche

“D”
Risposta
Comporta
mentale
Manifesta

-Verbale
-Motoria

“E”
Conseguenze
Ambientali

-Rinforzo
positivo
-Rinforzo
negativo
-Punizione
-Ecc.
CHECKLIST E RATING SCALE
ELENCO DELLE PRINCIPALI SCALE SVILUPPATE
SPECIFICATAMENTE PER PERSONE CON RITARDO MENTALE E
DISABILITÀ DELLO SVILUPPO UTILIZZATE PER VALUTARE IL
COMPORTAMENTO E LO STATO PSICOPATOLOGICO

• Aberrant Behavior Checklist (ABC), Aman &
Singh, 1986, 1994, pubblicato in inglese da
Slosson Educational Publication
• AAMR Adaptive Behavior Scale – Residential
and Community, Second Edition (ABS-RC:Z),
Nihira, Leland & Lambert, 1993, pubblicato in
inglese dalla AAMR
• Assessment Information Rating Profile,
Bouras, 1995, da richiedere direttamente
all’autore presso il Guy’s Hospital, Londra
• The Diagnostic Assessment of the Severely
Handicapped (DASH), Matson, Coe, Gardner & Sovner,
1991, The J. of Nervous and Mental Desease, 179. 553557
• Developmental Behavior Checklist (DBC), Einfeld &
Tonge, 1994, J. of Autism and Developmental Disordres,
25, 81-104,
• Emotional Problems Scale: Behavior Rating Scales
(BRS) e Self Report Inventory (SRI), Strohmer & Prout,
1991, pubblicato in inglese da Psychological
Assessment Resources, Odessa, FL
• The Psychopathology Inventory for Mentally
Retarded Adults (PIMRA), Matson, 1997,
pubblicato in inglese da IDS Publishing
Corporation, Worthington, OH Referenti in Italia
Prof. La Malfa Università di Firenze e Prof.
Pedrabissi Università di Padova
• The Reiss Screen for Maladaptive Behavior
(Reiss Screeen), Reiss, 1988, pubblicato in
inglese da IDS Publishing Corporation,
Worthington, OH
• The Reiss Scale for Children’s Dual Diagnosis,
Reiss & Valenti-Hein, 1994, J. of Consulting and
Clinical Psychology, 62, 28-33
• C.A.R.S. (Childhood Autism Rating Scale,
Shopler, 1988) Los Angeles, Western
Psychological Services, Inc.
• PSICO-H Meazzini, Battagliese, in
Psicopatologia dell’Handicap, Masson
• FBF Schedule (Scala di Valutazione
dell’Adattamento) ( Soresi – Nota) pubblicato in
lingua italiana in La valutazione della disabilità –
Erip Editrice, Pordenone
• VAP-H Valutazione degli Aspetti Psicopatologici
nell’Handicap, Pilone, Muzio & Levrero, 2001,
Edizioni Erickson
IN LINEA CON LA CLASSIFICAZIONE ICD 10, PER
LA RACCOLTA DEI DATI E PER LA DIAGNOSI, E’
STATO ELABORATO UNO STRUMENTO DI
OSSERVAZIONE SPECIFICO PER LA
DISABILITA’ INTELLETTIVA

V.A.P. - H
TEST DI VALUTAZIONE DI ASPETTI
PSICOPATOLOGICI nell’HANDICAPPATO
V.A.P. -H
CI CONSENTE DI STENDERE UN
PROFILO PERSONOLOGICO
IN CUI SI EVIDENZIANO I PRINCIPALI
TRATTI PSICOPATOLOGICI
E DI PORRE IPOTESI DIAGNOSTICHE
IN LINEA CON LA CLASSIFICAZIONE
ICD 10
ATTRIBUZIONE DI SIGNIFICATO
Un passo successivo di particolare
importanza è la ricerca e l’attribuzione di
significato del comportamento problematico alla
luce
dei
principi
della
comunicazione
interpersonale. Questo passo si pone come un
superamento ed un ampliamento dell’Analisi
Funzionale aggiungendo elementi di complessità
e completezza alla valutazione del caso.
Vengono di seguito presentate una serie di
domande (10) che l’équipe professionale
dovrebbe porsi e per le quali dovrebbe cercare
una risposta condivisa intorno al livello del
significato del comportamento problematico.
10 DOMANDE PER I COMPORTAMENTI
PROBLEMATICI
1. QUALI SEMBRANO ESSERE LE INTENZIONI POSITIVE
DEL SINTOMO?
2. COSA STA CERCANDO DI COMUNICARCI IL
SOGGETTO CON IL SUO COMPORTAMENTO?
3. DI CHE COSA SEMBRA AVER BISOGNO?
4. CHE ETA’ PSICOLOGICA SEMBRA AVERE IN QUEL
MOMENTO?
5. CHE SIGNIFICATO ATTRIBUIAMO A QUESTI
COMPORTAMENTI?
6. CHE OPINIONI, CONVINZIONI, CREDENZE HANNO
SVILUPPATO SU DI LUI I GENITORI/GLI EDUCATORI?
7. CHE VISSUTO PRODUCE SUI GENITORI/GLI
EDUCATORI QUESTO COMPORTAMENTO?
8. COSA SEMBRA CONTESTUALMENTE DARE VITA AL
COMPORTAMENTO?
9. COSA SEMBRA MANTENERE IN VITA IL
COMPORTAMENTO?
10. CHE POTENZIALITA’ E RISORSE CI SEMBRA
AVERE IL SOGGETTO E NOI STESSI?
MITI E PREGIUDIZI SUI
COMPORTAMENTI
PROBLEMA
E’ spesso vero, ma non è
sempre vero che…:
MITO N° 1
IL COMPORTAMENTO HA SEMPRE UN
SIGNIFICATO FUNZIONALE ED E’
GOVERNABILE DAL SOGGETTO CHE NE E’
AFFETTO
(non sempre il comportamento è una reazione adattiva a
uno stimolo esterno o interno – alcuni tipi di
comportamenti sono involontari e non adattivi – in tal
caso potrebbero non rispondere agli interventi
psicosociali)
MITO N° 2
SE
UN
COMPORTAMENTO
HA
UN
SIGNIFICATO FUNZIONALE E’ POCO
PROBABILE CHE SIA COLLEGATO A UN
DISTURBO DI ORIGINE PSICHIATRICA
(perché invece non possono essere presenti
entrambi?)
MITO N° 3
UNA PERSONA CON DISABILITA’ GRAVI O
GRAVISSIME E’ TROPPO COMPROMESSA
PER SVILUPPARE I CLASSICI DISTURBI
PSICHIATRICI
( depressione, ecc.)
MITO N° 4
I COMPORTAMENTI BIZZARRI, COME
PARLARE A SE STESSI AD ALTA VOCE, I
GIOCHI DI FANTASIA, O PARLARE AD UN
AMICO IMMAGINARIO, SONO SEMPRE
MANIFESTAZIONI DI PSICOSI
(possono essere in taluni casi considerati come
comportamenti persistenti o fissati in un normale
sviluppo)
MITO N° 5
LE CURE COMPORTAMENTALI SONO
SEMPRE DA PREFERIRSI A QUELLE
FARMACOLOGICHE
(talvolta solo cambiamenti nella funzione neurofisiologica
producono cambiamenti nel comportamento – cause
biochimiche)
LE PROCEDURE DI
INTERVENTO
LA PUNIZIONE : PERCHÉ NO ?
“LA PUNIZIONE NON ELIMINA LA
RISPOSTA,
NE
ABBASSA
LA
FREQUENZA DI EMISSIONE PER UN
PERIODO DI TEMPO CIRCOSCRITTO.
DOPODICHE’ LA RISPOSTA VIENE
EMESSA
CON
FREQUENZA
EQUIVALENTE
A QUELLA CHE
CARATTERIZZA LA RISPOSTA NON
PUNITA.” (SKINNER)
PUNIZIONE
Generalmente si distingue tra 2 tipi di intervento punitivo:
•

PUNIZIONE DI TIPO “A” = stimolazione avversiva (punizione corporale), rimprovero, mimica
e metaverbale (disapprovazione espressa con la mimica facciale o con il tono della voce)

•

PUNIZIONE DI TIPO “B” = sottrazione di rinforzatori o gratificazioni

Perché la punizione sia efficace inoltre deve avere le seguenti caratteristiche:
•

La persona deve essere punita sempre quando emette il comportamento

•

La persona non deve potersi sottrarre alla punizione

•

La punizione deve essere molto forte

•

La punizione deve essere erogata tempestivamente

•

La punizione deve variare

Vi sono una serie di effetti negativi della punizione che ne sconsigliano ulteriormente l’impiego,
essi sono la fuga e l’evitamento
Altri effetti della punizione che si sono osservati nelle persone ad essa sottoposte sono:
1. aumento della frequenza di emissione del comportamento bersaglio (attenzione
come vantaggio secondario)
2. aumenta l’aggressivita’ potenziale della persona punita
3. modellamento di comportamenti indesiderabili
4. dire bugie
5. fingere
6. sviluppare atteggiamenti difensivi (ad es. fuga nell’irrealtà)
L’insieme di quanto sopra esposto ci spinge a non utilizzare la punizione e a rivolgerci
all’utilizzo di tecniche a carattere psicoeducativo.
REGOLE PER UNA MIGLIORE APPLICAZIONE
DELLA PUNIZIONE
a) L’intervento punitivo deve essere circoscritto a pochi
e ben individuati comportamenti inadeguati
b) l’oggetto della punizione deve essere ben chiaro e
individuato
c) comportamenti e oggetti devono essere chiaramente
capiti e condivisi dall’equipe educativa
d) l’intervento punitivo deve essere possibilmente esposto
e chiarito alle persone oggetto dell’intervento
e) l’intervento punitivo deve avere un inizio e una fine,
in particolare in quei casi dove si prevede l’allontanamento
da una situazione (criterio temporale)
f) alla fine dell’intervento punitivo svolgere una costante
azione educativa che sia esplicativa di quanto accaduto
g) quando si avvia una procedura di punizione bisogna
essere certi di poterla sostenere
h) tono della voce, contenuto verbale, postura devono essere
ferme e possibilmente prive di contenuti emotivi
Procedure di intervento di
stampo comportamentale
MODALITA’ DI INTERVENTO
ISPIRATE AL CONCETTO DI “NON DELEGA” AL TECNICO
INTERVENTO MEDIATO DA “AGENTI EDUCATIVI “

GENITORI
PSICOLOGO

EDUCATORI
INSEGNANTI
ALTRI

AGENTI EDUCATIVI E DI CAMBIAMENTO

SOGGETTO
ATTUAZIONE DELL’INTERVENTO

UTILIZZO DI TECNICHE E STRATEGIE DI
INTERVENTO BASATE SUI PRINCIPI
DELL’APPRENDIMENTO E SU LOGICHE DI PROBLEM
SOLVING.
RELAZIONE DI AIUTO CON L’ADOZIONE DI UNO
STILE RELAZIONALE ADEGUATO AI BISOGNI
EMOTIVI E RELAZIONALI DELLA PERSONA
OBIETTIVI DI MODIFICAZIONE
COMPORTAMENTALE
•AUMENTARE FREQUENZA INTENSITA’ E DURATA DEI
COMPORTAMENTI

•RIDURRE FREQUENZA INTENSITA’ E DURATA DEI COMPORTAMENTI
•COMPORTAMENTI DA IMPARARE

A FARE O A FARE

MEGLIO
•RICONTESTUALIZZARE COMPORTAMENTI DA RICONDURRE
SOTTO IL CONTROLLO DI STIMOLI ADEGUATI
•INTERVENTI DI MODIFICAZIONE

AMBIENTALE
Effettuare
l’assessment

Inizio

Definire
gli obiettivi
SI
Il comportamento
è OK

Fine

NO
È da modificare
la frequenza
SI
La frequenza deve
essere aumentata
SI
NO

NO

Modificare
durata o intensità

La frequenza deve
essere diminuita
SI

Possiede il comport.
da incrementare
SI

•Controllo dello stimolo
•Modellamento
•Shaping
•Chaining
•Ecc.

NO

•Controllo dello stimolo
•Modellamento
•Tecniche di rinforzo
•Ecc.

•Controllo dello stimolo
•Modellamento
•Rinforzo differenziale
•Estinzione
•Costo della risposta
•Time-out
•Saziazione
•Pratica negativa
•Ecc.
PPROCEDURE D’INTERVENTO DI STAMPO COMPORTAMENTALE PER LA
RIDUZIONE DI COMPORTAMENTI PROBLEMA SCELTA DELLA TECNICA O
DEL PACCHETTO TERAPEUTICO (valutazione costi benefici a breve e lungo termine)
3
ADOZIONE DEL MODELLO DEL TRATTAMENTO MENO RESTRITTIVO
TECNICHE:
•RINFORZO DIFFERENZIALE (alternativi, adeguati, incompatibili)
•SAZIAZIONE
•CONTRATTAZIONE DELLE CONTINGENZE
•TOKEN ECONOMY
•PROCEDURE PER IL RIMPROVERO
•CONTROLLO DELLO STIMOLO
•PREVENZIONE DELLA RISPOSTA
•DILAZIONE DELLA RISPOSTA
•RIDUZIONE DEI TEMPI
•ESTINZIONE
•STOPPAGGIO
•TIME OUT (senza isolamento)
•PRATICA NEGATIVA (non guidata)
•PRATICA POSITIVA
•ESERCIZIO FISICO GUIDATO
•COSTO DELLA RISPOSTA
•PRATICA NEGATIVA (guidata)
•OVERCORRECTION
•BLOCCO FISICO
•TIME OUT (con isolamento)
•BLOCCO SENSORIALE
•STIMOLAZIONI AVVERSIVE
IL MODELLO DEL TRATTAMENTO MENO RESTRITTIVO IMPONE DI PARTIRE CON
L’UTILIZZO GRADUALE DI TECNICHE MENO SEVERE E MENO INTRUSIVE PER IL
SOGGETTO. IN BASE A TALE MODELLO NON SI PUÒ RICORRERE AD UNA PROCEDURA PIÙ
AVVERSIVA FINO A CHE NON SI E’ DIMOSTRATO CHE UNA MENO AVVERSIVA SI E’
RIVELATA INEFFICACE.

III°
LIVELLO

II°
LIVELLO

I°
LIVELLO

•STIMOLAZIONI AVVERSIVE
•BLOCCO FISICO
•TIME OUT (con isolamento)
•BLOCCO SENSORIALE
•OVERCORRECTION
•PRATICA NEGATIVA (guidata)

ALTA
INTRUSIVITA’

•ESTINZIONE
•STOPPAGGIO
•TIME OUT (senza isolamento)
•PRATICA NEGATIVA (non guidata)
•PRATICA POSITIVA
•ESERCIZIO FISICO GUIDATO
•COSTO DELLA RISPOSTA

•RINFORZO DIFFERENZIALE (alternativi, adeguati, incompatibili)
•SAZIAZIONE
•CONTRATTAZIONE DELLE CONTINGENZE
•TOKEN ECONOMY
•PROCEDURE PER IL RIMPROVERO
•CONTROLLO DELLO STIMOLO
•PREVENZIONE DELLA RISPOSTA
•DILAZIONE DELLA RISPOSTA
•RIDUZIONE DEI TEMPI
BASSA
INTRUSIVITA’
TECNICHE DI INTERVENTO SUI
COMPORTAMENTI PROBLEMA
Le tecniche esposte possono
essere utilizzate per estinguere
o ridurre la frequenza di
comparsa o la durata di
comportamenti inadeguati.
RINFORZO DIFFERENZIALE
Tale modalità di intervento consiste nel rinforzare
comportamenti diversi da quello inadeguato.
I tipi di R.D. sono:
A) Rinforzo differenziale del comportamento diverso,
consiste nel rinforzare qualunque comportamento che sia
diverso da quello inadeguato
B) Rinforzo differenziale dei soli comportamenti adeguati
C) Rinforzo differenziale dei comportamenti incompatibili,
in tal caso vengono rinforzati solo quei comportamenti che
rendono impossibile l’emissione di quello inadeguato (ad
esempio il tenere occupate le mani in una attività, impedisce di
attuare comportamenti autolesionistici)
RINFORZO = OGNI E QUALUNQUE
EVENTO CHE SEGUENDO UN
COMPORTAMENTO NE AUMENTA LA
PROBABILITA’ DI COMPARSA NEL
FUTURO
TIPOLOGIA DI RINFORZI:
•
•
•
•
•

RINFORZI
RINFORZI
RINFORZI
RINFORZI
RINFORZI

TANGIBILI (cibi, oggetti, ecc.)
SOCIALI (lodi, carezze, approvazione, ecc.)
DINAMICI (attività gradite)
SIMBOLICI (punti, gettoni, denaro, ecc.)
INFORMAZIONALI (feedback)
PROGRAMMI DI RINFORZO
I principali programma di rinforzo sono il "rinforzamento continuo“ e il
"rinforzamento intermittente".
Rinforzamento continuo significa rinforzare il comportamento ogniqualvolta si
presenta.
Rinforzamento intermittente significa rinforzare il comportamento secondo precisi
programmi.
Tali programmi possono essere a rapporto fisso o variabile, ad intervalli fissi o
variabili.
Nei programmi a rapporto fisso il rinforzo viene dato dopo un determinato numero di
risposte corrette che è sempre lo stesso. Nei programmi a rapporto variabile il rinforzo
viene dato dopo un numero variabile di risposte corrette.
Nei programmi ad intervalli fissi il rinforzo viene elargito dopo un certo intervallo di
tempo sempre uguale. Nei programmi ad intervalli variabili il rinforzo viene elargito
ad intervalli di tempo che cambiano con una continuità programmata
SAZIAZIONE
Con tale intervento anziché cercare di sottrarre
alla persona lo stimolo o la situazione ricercata o
gradita, questa viene proposta fino al
raggiungimento della saziazione e quindi alla
perdita della valenza positiva per la persona.
La contrattazione delle contingenze
Si tratta di una modalità da utilizzarsi per il
raggiungimento di obiettivi individuali o di
gruppo che è stata codificata da
Homme, Csanyi, Gonzales e Rechs
(1970). Con questo termine si denota un
accordo di tipo contrattuale che può essere
stipulato tra uno o più individui e l’agente
educativo.
Homme si è particolarmente dedicato a questo strumento di gestione delle
contingenze individuando tre tipi di contratto:
Contratto di transizione di 1° tipo dove prevale il controllo da parte
dell’agente educativo e dove la controparte esercita un controllo parziale
sulle caratteristiche e sui contenuti dell’obiettivo e sui conseguenti benefici
(rinforzi)
Contratto di transizione di 2° tipo dove agente educativo e contraente
esercitano un controllo pari e equilibrato sugli elementi del contratto
Contratto di transizione di 3° tipo il contraente svolge un controllo totale o
quasi totale sugli elementi del contratto
Il principio ispiratore di questa modalità di intervento è molto semplice:
“adottando certe modalità o eseguendo certi compiti potrai usufruire di
determinati vantaggi”
Rispetto ai tipi di contratti, lo scopo finale è quello di arrivare ad una
contrattazione gestita autonomamente dalla persona.
Homme ha usato tale tecnica in varie situazioni ed ha redatto
una serie di regole (le prime cinque sono utili ogni volta che
viene impiegata una tecnica di rinforzo, le altre cinque sono
tipiche della tecnica in questione):
1) Il rinforzatore deve essere erogato ogni volta e subito dopo che
si manifesta la comparsa della risposta corretta.
2) I contratti iniziali devono prevedere il rinforzamento di
prestazioni di facile esecuzione (si apprende meglio dal facile al
difficile).
3) Rinforzare frequentemente e a piccole dosi.
4) Il contratto deve essere stipulato in modo tale da ricompensare la
prestazione in oggetto e non l'obbedienza all’agente educativo.
5) Ricompensare la risposta dopo la sua emissione e non prima.
6) Il contratto deve essere equo.
7) I termini del contratto devono essere chiari.
8) Il contratto deve essere onesto. Il rinforzo deve essere
somministrato e si devono rispettare i termini contrattuali
9) Il contratto deve essere formulato in termini positivi.
10) La contrattazione deve essere usata in modo sistematico.
La Token Economy
Consiste nel raggruppare una serie di obiettivi diversi e organizzarli
all’interno di un sistema microeconomico (il token consente l’accesso ad
una serie variegata di rinforzatori).
Per la corretta gestione di una Token Economy, risulta importante tenere
in considerazione sei regole fondamentali:
1) definire chiaramente i campi (obiettivi generali e specifici
individuali e di gruppo) da sottoporre a Token Economy
2) scegliere un elenco più ricco possibile di rinforzi di sostegno
3) stabilire un rapporto ottimale tra token e rinforzo (es.: i rinforzi più
graditi scambiati con un maggiore numero di token)
4) scegliere dei token adeguati
5) definire i momenti per effettuare la conversione
6) registrare i cambi
Alcune considerazioni di fondo che può risultare utile tenere in considerazione
nel momento in cui si intende progettare tale tipo di intervento:
1) La Token Economy deve avere una durata circoscritta.
2) La Token Economy va adottata qualora non si possa ricorrere a sistemi
meno complessi.
3) E’ necessario procedere all’identificazione, dei comportamenti:
a) "meta", comportamenti da rinforzare
b) "bersaglio", comportamenti da sottoporre al costo della risposta
4) scegliere un rinforzatore simbolico
5) Elaborare un sistema di scambio che definisca in modo chiaro i seguenti
aspetti:
- quali sono i comportamenti da rinforzare
- quanti punti (o token) guadagna ogni comportamento adattivo
- quali rinforzatori di sostegno possono essere acquistati con i token
- il costo di ogni rinforzatore di sostegno
- il costo in token di ogni comportamento "bersaglio".
I vantaggi nell’uso di questo strumento, possono essere sintetizzati nei
seguenti punti:
- possibilità di utilizzare un menu di rinforzatori di sostegno in modo da
consentire ad ogni paziente di scegliere quelli preferiti evitando o
rallentando altresì il processo di saziazione
- opportunità di sfruttare al massimo le fonti di rinforzamento presenti
nell'istituzione (Staats, 1975)
- possibilità di utilizzare rinforzatori tangibili e duraturi
- possibilità di rinforzare una catena di risposte senza interromperla
- possibilità di registrare la frequenza dei comportamenti adattivi
Gli svantaggi da tenere in considerazione nell’utilizzo di un
programma di T.E., possono essere riassunti nei seguenti punti:
- uso di rinforzatori artificiali e conseguente necessità di
introdurre gradualmente rinforzatori più naturali
- difficoltà nel far capire il sistema ai pazienti più gravi o
compromessi
- problemi di coordinamento del personale
- problemi con l'amministrazione, spesso dovuti al costo della
T.E.
PROCEDURE PER IL RIMPROVERO
•GARANTIRSI L’ATTENZIONE DELLA PERSONA
•RIMPROVERARE CON UNA BREVE FRASE ad es.”NO
questo non si fa”
•LA COMUNICAZIONE NON VERBALE DEVE ESSERE
COERENTE MA NON COMUNICARE RABBIA
•ATTENDERE QUALCHE SECONDO E SE POSSIBILE
FAR RIPETERE LA FRASE ALLA PERSONA
CONTROLLO DELLO STIMOLO
Circoscrivere il comportamento problema ad un tempo o ad uno
spazio precisi, in modo da limitarne le occasioni comparsa; legare il
comportamento ad una situazione stimolo.

PREVENZIONE DELLA RISPOSTA
Intervenire sugli antecedenti manipolando le variabili ambientali
in modo da prevenire la comparsa del comportamento
problema
DILAZIONE DELLA RISPOSTA
Far intercorrere un lasso di tempo via via crescente tra la
comparsa dello stimolo e la risposta dilazionandone l’emissione
attraverso tecniche di spostamento dell’attenzione, contrattazione
o altro.

RIDUZIONE DEI TEMPI
Concedere l’emissione del comportamento problema riducendo
gradualmente il tempo ad esso dedicato, rinforzare la riduzione dei
tempi con rinforzatori sociali, tangibili e soprattutto dinamici.
ESTINZIONE
L’estinzione consiste nella sottrazione di
ogni tipo di rinforzo rispetto all’emissione di
un comportamento disfunzionale.
Generalmente avviene attraverso l’ignorare
il comportamento disadattivo. Richiede
molta coerenza e costanza soprattutto
perché nelle prime fasi il comportamento
problema tende ad intensificarsi.
Ignorare il comportamento è # da ignorare la
persona.
PRATICA NEGATIVA
Molto simile alla saziazione, con questo tipo
di intervento si induce la persona a ripetere
molte volte il comportamento inadeguato
portandolo all’estinzione.
La differenza con la saziazione, consiste nel
fatto che la persona svolge un ruolo più
passivo e subisce un certo grado di
coercizione.
Esistono due livelli di pratica negativa:
•semplice
•con guida fisica
COSTO DELLA RISPOSTA
(Punizione di tipo B)
Consiste nel far sostenere alla persona un costo
rispetto all’emissione di un comportamento
disadattivo.
Può avvenire in termini di perdita di un
rinforzatore o in termini di riparazione del danno
danno o disturbo ambientale prodotto con il
comportamento.
REGOLE PER UNA CORRETTA APPLICAZIONE
DEL COSTO DELLA RISPOSTA:
a) definire con chiarezza il comportamento disadattivo
b) effettuare una analisi funzionale sul comportamento
disadattivo con lo scopo di comprenderne i meccanismi di
mantenimento (ad esempio comportamenti provocatori)
c) definire il costo da sostenersi rispetto all’emissione del
comportamento disadattivo
d) condivisione dell’intervento fra tutti gli agenti educativi
e) Quando si inizia una pratica di costo della risposta,
altre persone, se non l’agente educativo, non dovrebbero
essere presenti nell’ambiente
f) quando si inizia un costo della risposta, è importante
cercare di portarlo a termine indipendentemente dal tempo
necessario
g) l’agente educativo che inizia la pratica deve possibilmente
rimanere lo stesso fini al termine dell’intervento
h) Il tono della voce deve essere fermo e possibilmente privo
di contenuti emotivi il contenuto verbale deve essere
limitato alla richiesta del comportamento da attuare
PRATICA POSITIVA
Consiste nell’identificare un comportamento adeguato
opposto od incompatibile con il comportamento
problema e farlo agire alla persona per un certo
numero di volta rinforzandone l’emissione in modo
continuo o a rapporto. Talvolta può prevedere un certo
grado di costrizione o un atteggiamento molto direttivo
da parte dell’insegnante.
ESERCIZIO FISICO GUIDATO
Consiste nel far fare attività fisica o in termini preventivi e
come conseguenza di un comportamento problematico
STOPPAGGIO
Blocco prevalentemente verbale ma anche fisico,
rispetto ad un comportamento inadeguato. Il blocco del
comportamento dura un certo lasso di tempo nel quale il
soggetto non può fare nulla.
TIME OUT
Consiste nel sottrarre alla persona ogni tipo di rinforzo
dall’ambiente per un periodo di tempo sufficiente ad
eliminare il comportamento disfunzionale.
Sono contemplati tre tipi di time out:
1. Time out con l’isolamento della persona in uno spazio
predefinito (stanza da time out)
2. Time out senza isolamento (sedia o paravento)
3. Time out dell’insegnante
OVERCORRECTION
È una pratica di costo della risposta (riparazione del
danno prodotto) nella quale il costo è fortemente
amplificato e non proporzionale all’entità del danno.

BLOCCO SENSORIALE
Procedura nella quale vengono bloccati alcuni canali
sensoriali della persona per un tempo definito;
prevalentemente si agisce a livello di vista o tatto.
BLOCCO FISICO
Procedura di contenzionamento della persona attraverso
mezzi fisici. Si divide in due modalità:
1. Blocco fisico contingente (che segue l’emissione di un
comportamento disadattivo)
2. Blocco fisico non contingente (il contenzionamento è
utilizzato come misura preventiva)
STIMOLAZIONI AVVERSIVE
Vere e proprie punizioni fisiche di tipo A
Vengono però anche contemplate stimolazioni non
dolorose ma solo fastidiose
La scelta di una tecnica deve essere
attentamente valutata in termini di costi
benefici, nel breve, nel medio e nel lungo
termine e in relazione alle risorse a
disposizione.
Frequentemente si associano tra loro più
tecniche nella costruzione di un
pacchetto di intervento con lo scopo di
massimizzare la probabilità di successo
dell’intervento.
TABELLA DECISIONALE PER LA SCELTA DELLA TECNICA
O DEL PACCHETTO D’INTERVENTO
VANTAGGI

SVANTAGGI

A BREVE TERMINE

A LUNGO TERMINE

ELEMENTI DEONTOLOGICI ED ETICI DA TENERE IN CONSIDERAZIONE
LIMITI DA RISPETTARE NELL’UTILIZZO DELLA TECNICA
AUTORIZZAZIONI E PRECAUZIONI NECESSARIE PER L’UTILIZZO DELLA TECNICA
ESEMPIO DI PACCHETTO DI INTERVENTO
OBIETTIVO: riduzione episodi di perdita del controllo
sfinterico diurno.
PRATICA POSITIVA:
1.
2.
3.
4.

ASCIUGARE E LAVARE DOVE HA SPORCATO
ANDARE A PRENDERE DEGLI ABITI ASCIUTTI
LAVARSI E CAMBIARSI
FARLO ANDARE DA DOVE SI E’ BAGNATO ALLA TOILET,
FARLO SEDERE SUL WATER FARLO TORNARE DOVE SI E’
BAGNATO, RIPETERE TRE VOLTE, NON PREMIARE

COSTO DELLA RISPOSTA:
1.
2.
3.
4.

RESTA BAGNATO ALCUNI MINUTI – VIENE RIMPROVERATO
FA LA PRATICA POSITIVA
VIENE ISOLATO DAL RESTO DEL GRUPPO PER 10 MINUTI
PERDE UN RINFORZO
Procedure di intervento di
stampo cognitivo
comportamentale
VULNERABILITA’
Bio – psico - sociale
(Predisposizione personale)

STRESSORS
(Fattori scatenanti)

CARENZA DI
COPING SKILLS
(Abilità di
fronteggiamento delle
situazioni)

Intervento
psicoeducativo

Maggior rischio di crisi emotive
Difficoltà di adattamento
Problematiche comportamentali

INTERVENTI DI RINFORZO DELL’IO
SVILUPPARE
COMPETENZE
ADATTIVE
AUTONOMIE
COGNITIVE
INTEGRANTI
LAVORATIVE
ECC.

SVILUPPO
PERSONOLOGICO

COPING SKILLS

AUTOSTIMA
AUTOEFFICACIA
STILI DI ATTRIBUZIONE
CONCETTO DI SE’
ANALISI CRITICA DI
REALTA’
RICONOSCIMENTO
STATI INTERNI
AUTOMONITORAGGIO
ECC.

DIALOGO INTERNO
PROBLEM SOLVING
INTERPERSONALE
META COGNIZIONE
AUTOCONTROLLO
RISTRUTTURAZIONE
STANDARD COGNIT.
ABILITA’ SOCIALI
ECC.
INTERVENTI PSICOLOGICI E PSICOEDUCATIVI IN AMBITO DI
RINFORZO DELL'IO, PROBLEMATICHE SOCIO/EMOZIO-NALI
E COMPORTAMENTALI, DISTURBI PERSONOLOGICI, DELLA
SFERA EMOZIONALE E DELLA CONDOTTA.
PACCHETTO DI INTERVENTO
a) Training al problem solving e al problem solving interpersonale, alle
abilità di planning, all'uso di strategie cognitive e meta cognitive
b) Modificazione del dialogo interno: autoregolazione, autoistruzione,
autoaffermazioni, automonitoraggio, autoverifica, autorinforzamento.
c) Modificazione dello stile di attribuzione: locus of control
d) Sviluppo capacità di autocontrollo: training alla frustrazione,
potenziamento coping skills, conoscenza e gestione stati emotivi,
potenziamento capacità di concentrazione, riduzione dell'impulsività,
TSA, autoregolazione.
•

e) Modificazione standard cognitivi: ristrutturazione,
riorganizzazione scala dei valori, modellamento ed
identificazione su modelli positivi, ridimensionamento falso sè.

•

f) Comprensione interpersonale: potenziamento abilità sociali,
modificazione punti di vista, mettersi nei panni degli altri, role
playing, educazione morale, conoscenza emozioni e stati
d'animo in sè e negli altri.

•

g) Abilità di comunicazione: potenziamento abilità sociali in
ambito comunicativo, training sulla comunicazione efficace.

•

h) Modificazione livello di autostima, senso di autoefficacia e
concetto di sè: a livello globale, sociale, scolastico, familiare,
corporeo.

•

i) Potenziamento autodeterminazione sul singolo e
modificazione degli stili relazionali nel personale educativo.

•

l) Potenziamento delle capacità di analisi critica della realtà.

•

m) Miglioramento dell'indice di adattamento globale nelle sue
componenti di: adeguatezza comportamentale, sociale e
personale.
COMPETENZE NECESSARIE ALLA
COSTRUZIONE DEL PIANO RI-ABILITATIVO

COMPETENZE SUL PIANO
TECNICO - PROFESSIONALE

COMPETENZE SUL PIANO
UMANO E RELAZIONALE
COMPETENZE SUL PIANO
TECNICO - PROFESSIONALE

SAPER ATTUARE INTERVENTI ATTI
A SVILUPPARE E MIGLIORARE
NEGLI OSPITI LE SEGUENTI
ABILITA’:
• ABILITÀ DI PROBLEM SOLVING
INTERPERSONALE;
• DIALOGO INTERNO E
AUTOCONTROLLO;
• STILE DI ATTRIBUZIONE;
• COMPRENSIONE INTERPERSONALE;
• ABILITÀ DI COMUNICAZIONE;
• IMMAGINE CORPOREA;
• ANALISI DI REALTÀ;
• AUTOSTIMA ED AUTOEFFICACIA
ABILITÀ DI PROBLEM SOLVING
• percezione del problema;
• fermarsi e pensare (definizione del
problema);
• scegliere un obiettivo;
• scegliere le soluzioni possibili e valutarne
pro e contro;
• scegliere la soluzione migliore;
• attuarla e valutarne le conseguenze
Dialogo interno e autocontrollo
(valutazione e intervento)
•
•
•
•
•
•

Autovalutazione su liste di aggettivi;
Domande aperte;
Completamento di frasi;
Capacità di inibizione;
Capacità di programmazione;
Capacità di persistenza su un
compito (soprattutto noioso)
• Parlare a se stessi per orientare e
guidare il proprio comportamento
Lo stile di attribuzione
Locus of control Interno
Stabile
Globale
Specifico

Locus of Control Esterno
Stabile

Instabile

Instabile
Comprensione interpersonale
• I sentimenti degli altri (disegni di volti,
storie)
• Cosa pensano gli altri (dilemmi morali,
role-playing, discussione di film);
• Caratteristiche di altre persone (elenco
di attributi concreti, convinzioni, modi
di comportarsi, ecc.)
Abilità di comunicazione
• Fare/ricevere un complimento;
• Iniziare/terminare una
conversazione;
• Prestare attenzione/ascoltare
• Fare/ricevere critiche
• Definire e negoziare un piano di
accordo
Immagine corporea

Interventi di cura della persona e
ristrutturazione dell’immagine
corporea, attività sportiva
Analisi di realtà
Potenziare la capacità di analisi
degli eventi valutandone le cause e
le conseguenze.
Ristoricizzazione e ricostruzione
degli eventi
Autostima ed autoefficacia
•Far sperimentare situazioni di successo
•Rinforzare con adeguati feedback i risultati
positivi e l’impegno
•Autorinforzamento
•Bilancio della giornata
•Utilizzare l’insuccesso per programmare
nuove strategie
COMPETENZE SUL PIANO UMANO E
RELAZIONALE

• ESSERE IN GRADO DI
COINVOLGERSI
PROFESSIONALMENTE
IN UNA RELAZIONE DI
AIUTO CON PERSONE IN
STATO DI BISOGNO
• ESSERE IN GRADO DI
AGIRE ADEGUATI STILI
RELAZIONALI
L’INTERVENTO PROATTIVO,
OVVERO, DALLA
MODIFICAZIONE DEL
COMPORTAMENTO AGLI
STILI DI RELAZIONE
SOPRATTUTTO QUANDO CI SI TROVA DI
FRONTE AD ANOMALIE
COMPORTAMENTALI CHE RICHIEDONO
UN INTERVENTO QUOTIDIANO DI
GESTIONE DELLE PROBLEMATICHE DI
COMPORTAMENTO, LE TECNICHE DI
INTERVENTO, PER QUANTO
MANTENGANO UNA LORO INDUBBIA
EFFICACIA, DEVONO ESSERE INTEGRATE
E POSSONO ESSERE SUPERATE SE SI
AGISCE A LIVELLO DEGLI
ATTEGGIAMENTI E DEGLI STILI
RELAZIONALI.
AGIRE ADEGUATI STILI RELAZIONALI

RICONOSCERE I BISOGNI
RELAZIONALI DELLA PERSONA
ED ESSERE IN GRADO DI
UTILIZZARE STILI RELAZIONALI
COERENTI CON I BISOGNI
RILEVATI
Gli stili di relazione di ognuno si posizionano su
di un continuum che prevede diversi gradi di
consapevolezza:

del tutto inconsapevoli
del tutto consapevoli
NESSUNO STILE
RELAZIONALE E’ GIUSTO O
SBAGLIATO DI PER SE’ !
LO STILE RELAZIONALE
DEVE ESSERE ADEGUATO AI
BISOGNI DI OGNI SINGOLO
OSPITE
STILE GLOBALE DI RELAZIONE

Autoritario, Lassista,
Democratico

genitore/adulto/
bambino

Direttività/
permissività

aggressivo/
passivo
difeso/
sicuro/
coercitivo

orientato al compito/
orientato alla relazione
Prescrittivo, di Vendita,
Partecipativo, Delegante;

premiante/punitivo
Stimolante/ propositivo

codici materni/paterni

assistenziale/
iperprotettivo
POSSIAMO DIRE CHE GLI STILI DI RELAZIONE POSSONO
ESSERE DEFINITI COME UN:
•
Atteggiamento generale nella relazione con gli altri, molte volte
non del tutto consapevole
•
Legato ad opinioni, convinzioni e credenze sugli altri e sul
nostro ruolo in relazione a loro
•
Le opinioni, convinzioni e credenze sull'utente determinano all'
interno del rapporto educativo delle decisioni educative automatiche
•
Tali decisioni condizionano lo stile relazionale ed educativo ed i
comportamenti conseguenti
•
Procedure di confrontazione consentono di rivedere gli stili
relazionali .Lo stile relazionale deve avere un doppio livello di
congruenza e cioè :
I. Lo stile deve essere congruente con i bisogni dell’'utente e con il
progetto educativo
2. Le persone che si rapportano all’utente devono essere coerenti tra
loro negli stili agiti .
SCELTA DEGLI STILI DI RELAZIONE
È FONDAMENTALE AGIRE UNO STILE DI RELAZIONE
CHE SIA RISPETTOSO DEI BISOGNI IDENTIFICATI SUL
PIANO RELAZIONALE, EMOTIVO, AFFETTIVO E CHE
SIA NEL CONTEMPO COERENTE CON IL CICLO DI
VITA ED IL PROGETTO EVOLUTIVO DELLA PERSONA;
SAPENDO DISTINGUERE TRA “CHE BISOGNI SEMBRA
AVERE LA PERSONA” E “CHE COSA C’ È BISOGNO
DI FARE CON E PER LUI/LEI”.
Elementi chiave per l’identificazione dello stile di
relazione:
•

Individuare opinioni, convinzioni, credenze
degli educatori e conseguenti decisioni educative
automatiche o consapevoli

•

Confrontazione delle opinioni, convinzioni e
credenze

•

Individuazione dello stile relazionale da
adottare
l’estrazione delle convinzioni e delle credenze degli educatori
sugli ospiti e l’individuazione dello stile relazionale è facilitata
dal porre una serie di domande e precisamente:
1. che caratteristiche personali ha l’utente, che tipo di persona
è? (possono essere utilizzati degli aggettivi descrittivi)
2. che bisogni sembra avere? Quali sono i suoi principali
bisogni?
3.

che potenzialità sembra avere?

4.

quali sono le aspettative degli educatori su di lei/lui?

5.

che tipo di emozioni suscita?

6. cosa c’è bisogno di fare con e per lui/lei secondo gli
educatori?
ESEMPI ED APPLICAZIONI
SINDROME SCHIZOTIPICA-SINDROME SCHIZOAFFETTIVA-SCHIZOFRENIA
PROTOCOLLO DI INTERVENTO TERAPEUTICO

FASE DI VALUTAZIONE
VISITE MEDICHE SPECIALISTICHE: es. neurologico; psicodiagnosi; vis. fisiatrica; vis. foniatrica; ESAMI: EEG; TC; RMN
PROFILO V.A.P.-H (ASPETTI PSICOPATOLOGICI) - PROFILO A.B.I. (COMPORTAMENTO ADATTIVO)
PROFILO FUNZIONALE delle AUTONOMIE - PROFILO COGNITIVO-NEUROPSICOLOGICO

SINTESI DI EQUIPE
DIAGNOSI (classificaz. ICD-10)
PROFILO delle DISABILITA’ con definizione della scala di
GRAVITA’ delle DISABILITA’e del LIVELLO PROGNOSTICO (Classificaz. ICF)

STESURA DEL PROGETTO RI-ABILITATIVO
TERAPIE INDIVIDUALI
TERAPIE INDIVIDUALI
psicoterapia
psicoterapia
rieducazione neuropsicologica
rieducazione neuropsicologica
terapia psicocorporea
terapia psicocorporea
logopedia
logopedia
riabilitazione cognitiva al computer
riabilitazione cognitiva al computer
fisiochinesiterapia
fisiochinesiterapia
musicoterapia di gruppo
musicoterapia di gruppo
OPERATORI COINVOLTI:
psicologi; neuropsichiatri; terapisti

TERAPIA AMBIENTALE
TERAPIA AMBIENTALE
autonomie di base
autonomie di base
abilità integranti
abilità integranti
apprendimenti funzionali
apprendimenti funzionali
abilità sociali di base
abilità sociali di base
abilità sociali di IIII livello
abilità sociali di livello
autonomia avanzata
autonomia avanzata
attività occupazionali
attività occupazionali
OPERATORI COINVOLTI:
psicologi; educatori; terapisti

PROGETTI ISTITUZIONALI
PROGETTI ISTITUZIONALI
1) autodeterminazione
1) autodeterminazione
- - condivisione obiettivi terapeutici
condivisione obiettivi terapeutici
- - training su controllo emotivo
training su controllo emotivo
- - problem solving interpersonale
problem solving interpersonale
- - condivisione regole sociali e morali
condivisione regole sociali e morali
2) laboratorio teatrale
2) laboratorio teatrale
3) laboratorio ceramica e e arte-terapia
3) laboratorio ceramica arte-terapia
4) laboratorio attività pre-lavorative
4) laboratorio attività pre-lavorative
OPERATORI COINVOLTI:
neuropsichiatri; psicologi; educatori; terapisti
DISTURBI DI PERSONALITA’ SPECIFICI
PROTOCOLLO DI INTERVENTO TERAPEUTICO

FASE DI VALUTAZIONE
VISITE MEDICHE SPECIALISTICHE: es. neurologico; psicodiagnosi; vis. fisiatrica; vis. foniatrica; ESAMI: Eeg; TC; RMN
PROFILO V.A.P.-H (ASPETTI PSICOPATOLOGICI) - PROFILO A.B.I. (COMPORTAMENTO ADATTIVO)
PROFILO FUNZIONALE delle AUTONOMIE - PROFILO COGNITIVO-NEUROPSICOLOGICO - ABILITA’ LAVORATIVE

SINTESI DI EQUIPE
DIAGNOSI (classificaz. ICD-10)
PROFILO delle DISABILITA’ con definizione della scala di
GRAVITA’ delle DISABILITA’e del LIVELLO PROGNOSTICO (Classificaz. ICF)

STESURA DEL PROGETTO RI-ABILITATIVO
TERAPIE INDIVIDUALI
TERAPIE INDIVIDUALI

TERAPIA AMBIENTALE
TERAPIA AMBIENTALE

psicoterapia
psicoterapia
rieducazione neuropsicologica
rieducazione neuropsicologica
terapia psicocorporea
terapia psicocorporea
riabilitazione cognitiva al computer
riabilitazione cognitiva al computer
rilassamento terapeutico
rilassamento terapeutico

autonomia avanzata
autonomia avanzata
abilità integranti
abilità integranti
abilità sociali di IIII livello
abilità sociali di livello
attività occupazionali
attività occupazionali
training per autocontrollo
training per autocontrollo

OPERATORI COINVOLTI:
psicologi; neuropsichiatri; terapisti

OPERATORI COINVOLTI:
psicologi; educatori; terapisti

PROGETTI ISTITUZIONALI
PROGETTI ISTITUZIONALI

1) riabilitazione meta cognitiva
1) riabilitazione meta cognitiva
2) autodeterminazione
2) autodeterminazione
- condivisione progetto terapeutico
- condivisione progetto terapeutico
- - problem solving interpersonale
problem solving interpersonale
- - condivisione regole sociali e morali
condivisione regole sociali e morali
3) laboratorio attività pre-lavorative
3) laboratorio attività pre-lavorative
4) inserimento lavorativo (borsa lavoro)
4) inserimento lavorativo (borsa lavoro)
OPERATORI COINVOLTI:
neuropsichiatri; psicologi; educatori; terapisti
1999 DIMISSIONI

III° FASE

•Intervento di modificazione ed adeguamento degli stili
relazionali degli educatori
•Logica ecosistemica
•Logica ispirata al potenziamento
dell’autodeterminazione

NUOVA FASE DI ASSESSMENT E PROGETTAZIONE

II° FASE

NUOVA FASE DI ASSESSMENT E PROGETTAZIONE

•SVILUPPO AB. SOCIALI DI II° LIV
•SVILUPPO AB. DI AUTOCONTOLLO
PROBLEM SOLVING INTERPERS
COPING SKILLS AUTODETERMINAZ
•MANTENIMENTO AUT. PERSONALE
•RIAB. NEUROPSICOLOGICA
•PERFEZ. AB. INTEGRANTI
•UTILIZZO TEMPO LIBERO
•ADDESTRAMENTO PRE LAVORAT.
•AUTONOMIA ESTERNA AVANZATA
•IPOTESI INSERIMENTO LAVORO

•ATTIVITA’ OCCUPAZIONALI
•SVILUPPO ABILITA’ INTEGRANTI
•SVILUPPO ABILITA’ SOCIALI DI I° LIVELLO
•RIABILITAZIONE COGNITIVA
•INSERIMENTO SCUOLA MEDIA STATALE

I° FASE
1993: AMMISSIONE
ASSESSMENT:
PROFILO FUNZIONALE
A.B.I.
V.A.P.-H

•SVILUPPO AUTONOMIE PERSONALI AVANZATE
•RIDUZIONE PROBLEMATICHE COMPORTAMENTALI
•POTENZIAMENTO ABILITA’ DI AUTONOMIA PERSONALE
•TERAPIA PSICOCORPOREA, PSICOTERAPIA
1997 : DIMISSIONI

III° FASE

•Intervento di modificazione ed adeguamento degli stili
relazionali degli educatori
•Logica ecosistemica
•Logica ispirata al potenziamento
dell’autodeterminazione

NUOVA FASE DI ASSESSMENT E PROGETTAZIONE

•SVILUPPO AB. SOCIALI DI II° LIV
•SVILUPPO AB. DI AUTOCONTOLLO
PROBLEM SOLVING INTERPERS
COPING SKILLS AUTODETERMINAZ
•MANTENIMENTO AUT. PERSONALE
•RIAB. NEUROPSICOLOGICA
•PERFEZ. AB. INTEGRANTI
•ADDESTRAMENTO PRE LAVORAT.
•TERAPIA PSICOCORPOREA

•ATTIVITA’ OCCUPAZIONALI
•SVILUPPO ABILITA’ INTEGRANTI
•SVILUPPO ABILITA’ SOCIALI DI I° LIVELLO
•RIABILITAZIONE COGNITIVA

II° FASE

NUOVA FASE DI ASSESSMENT E PROGETTAZIONE

I° FASE
1991: AMMISSIONE
ASSESSMENT:
PROFILO FUNZIONALE
A.B.I.
V.A.P.-H

•SVILUPPO AUTONOMIE PERSONALI AVANZATE
•RIDUZIONE PROBLEMATICHE COMPORTAMENTALI
•POTENZIAMENTO ABILITA’ DI AUTONOMIA PERSONALE
•SVILUPPO AB. SOCIALI DI BASE
ALCUNE CONSIDERAZIONI
FINALI
IL PROBLEMA È OGNI VOLTA
DIVERSO: IN ASSOLUTO, NON
ESISTONO TECNICHE O
MODALITÀ “GIUSTE” PER
AFFRONTARLO, ANCHE SE
ESISTONO CERTAMENTE
QUELLE SBAGLIATE.
IL PROBLEMA QUALCHE VOLTA
NON SI PUÒ RISOLVERE:
TALVOLTA LA RESA AL “NEMICO”
È NECESSARIA E PERSINO
AUSPICABILE, PER EVITARE DI
INCORRERE IN UNA SORTA DI
ACCANIMENTO TERAPEUTICO
DETTATO SOLO DAL NOSTRO
NARCISISMO FRUSTRATO.
IL PROBLEMA NON È MAI
RIUSCIRE A DOMINARE LA
NOSTRA RABBIA E
L’AGGRESSIVITÀ CHE IL SENSO DI
IMPOTENZA CI SUSCITA, MA
PIUTTOSTO CAPIRE LE NOSTRE
MOTIVAZIONI INTERNE, COS’È
CHE CI IRRITA TANTO, COS’È CHE
FA SI CHE UN CASO DIVENTI
“DIFFICILE” IN UN CERTO
MOMENTO.
IL COMPORTAMENTO DEL
“CASO DIFFICILE” VA
RICONDOTTO E
INTERPRETATO SEMPRE ALLA
LUCE DELLE DINAMICHE DEL
GRUPPO ALLARGATO E I
BISOGNI DEL SOGGETTO
VANNO COMPRESI, CONDIVISI
E INGLOBATI ALL’INTERNO DI
QUESTO GRUPPO.
È NECESSARIO APPOGGIARSI
SEMPRE AD UN GRUPPO DI
OPERATORI ESTERNI E
DISTANZIATI CHE ANALIZZINO LA
SITUAZIONE E CI DIANO LA LORO
LETTURA DI TUTTO IL CONTESTO
E NON SOLO DEI PROBLEMI DEL
“CASO DIFFICILE”.
MA SOPRATTUTTO …..
SE NON VOLETE “CASI
DIFFICILI”, CAMBIATE
LAVORO.

Weitere ähnliche Inhalte

Was ist angesagt?

2 consapevolezza di malattia e screening cognitivo
2 consapevolezza di malattia e screening cognitivo2 consapevolezza di malattia e screening cognitivo
2 consapevolezza di malattia e screening cognitivoSara Palermo
 
Aplicacion Del Cat
Aplicacion Del CatAplicacion Del Cat
Aplicacion Del Catiruedarey
 
Autismo metodologie-strategie-didattiche
Autismo metodologie-strategie-didatticheAutismo metodologie-strategie-didattiche
Autismo metodologie-strategie-didatticheimartini
 
sviluppo sociale
 sviluppo sociale sviluppo sociale
sviluppo socialeimartini
 
Psicologia dello sviluppo
Psicologia dello sviluppoPsicologia dello sviluppo
Psicologia dello svilupposcuolamovimento
 
Griglia osservazione capacità
Griglia osservazione capacitàGriglia osservazione capacità
Griglia osservazione capacitàimartini
 
Metacognizione
MetacognizioneMetacognizione
Metacognizioneimartini
 
Apprendimento
ApprendimentoApprendimento
Apprendimentoimartini
 
lezione discalculia
 lezione discalculia lezione discalculia
lezione discalculiaimartini
 
osservazione valutazione dello sviluppo
osservazione valutazione dello sviluppoosservazione valutazione dello sviluppo
osservazione valutazione dello sviluppoimartini
 
La teoria dell’attaccamento
La teoria dell’attaccamentoLa teoria dell’attaccamento
La teoria dell’attaccamentoRaffaele Barone
 
Sviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioSviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioiva martini
 
Sviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioSviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioimartini
 
Psicologia clinica picucci
Psicologia clinica picucci Psicologia clinica picucci
Psicologia clinica picucci Luciana Picucci
 

Was ist angesagt? (20)

TEORIA DELL'ATTACCAMENTO
TEORIA DELL'ATTACCAMENTOTEORIA DELL'ATTACCAMENTO
TEORIA DELL'ATTACCAMENTO
 
2 consapevolezza di malattia e screening cognitivo
2 consapevolezza di malattia e screening cognitivo2 consapevolezza di malattia e screening cognitivo
2 consapevolezza di malattia e screening cognitivo
 
Aplicacion Del Cat
Aplicacion Del CatAplicacion Del Cat
Aplicacion Del Cat
 
Autismo metodologie-strategie-didattiche
Autismo metodologie-strategie-didatticheAutismo metodologie-strategie-didattiche
Autismo metodologie-strategie-didattiche
 
Autismo
Autismo Autismo
Autismo
 
sviluppo sociale
 sviluppo sociale sviluppo sociale
sviluppo sociale
 
Psicologia dello sviluppo
Psicologia dello sviluppoPsicologia dello sviluppo
Psicologia dello sviluppo
 
Griglia osservazione capacità
Griglia osservazione capacitàGriglia osservazione capacità
Griglia osservazione capacità
 
Il linguaggio
Il linguaggioIl linguaggio
Il linguaggio
 
Lezione4
Lezione4 Lezione4
Lezione4
 
Metacognizione
MetacognizioneMetacognizione
Metacognizione
 
Apprendimento
ApprendimentoApprendimento
Apprendimento
 
lezione discalculia
 lezione discalculia lezione discalculia
lezione discalculia
 
osservazione valutazione dello sviluppo
osservazione valutazione dello sviluppoosservazione valutazione dello sviluppo
osservazione valutazione dello sviluppo
 
La teoria dell’attaccamento
La teoria dell’attaccamentoLa teoria dell’attaccamento
La teoria dell’attaccamento
 
Sviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioSviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggio
 
Sviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioSviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggio
 
Psicologia clinica picucci
Psicologia clinica picucci Psicologia clinica picucci
Psicologia clinica picucci
 
BIA: Batteria Italiana per la valutazione dell'ADHD
BIA: Batteria Italiana per la valutazione dell'ADHDBIA: Batteria Italiana per la valutazione dell'ADHD
BIA: Batteria Italiana per la valutazione dell'ADHD
 
Autismo
AutismoAutismo
Autismo
 

Andere mochten auch

9 autismo olistico
9 autismo olistico9 autismo olistico
9 autismo olisticoimartini
 
Epigenetica e riprogrammazione
Epigenetica  e riprogrammazioneEpigenetica  e riprogrammazione
Epigenetica e riprogrammazioneEleonora Lombardi
 
Famiglia digitabile - Presentazione - marzo 2015
Famiglia digitabile - Presentazione - marzo 2015Famiglia digitabile - Presentazione - marzo 2015
Famiglia digitabile - Presentazione - marzo 2015Metis42
 
Comunicazione Salute Famiglia
Comunicazione Salute FamigliaComunicazione Salute Famiglia
Comunicazione Salute Famigliafranco muscato
 
Lez lausanpsich
Lez lausanpsichLez lausanpsich
Lez lausanpsichimartini
 
Token economies
Token economiesToken economies
Token economiesRyan Sain
 
Adhd bambini e-ragazzi-problemi-attenzione-iperattività 1
Adhd bambini e-ragazzi-problemi-attenzione-iperattività 1Adhd bambini e-ragazzi-problemi-attenzione-iperattività 1
Adhd bambini e-ragazzi-problemi-attenzione-iperattività 1imartini
 
Marcazzan, Maschietto - Manipolazioni del corpo in adolescenza: Piercing e ta...
Marcazzan, Maschietto - Manipolazioni del corpo in adolescenza: Piercing e ta...Marcazzan, Maschietto - Manipolazioni del corpo in adolescenza: Piercing e ta...
Marcazzan, Maschietto - Manipolazioni del corpo in adolescenza: Piercing e ta...IstitutoMinotauro
 
air products & chemicals fy 07 q4
air products & chemicals fy 07 q4air products & chemicals fy 07 q4
air products & chemicals fy 07 q4finance26
 
Raimondo Venanzini
Raimondo VenanziniRaimondo Venanzini
Raimondo Venanziniagrilinea
 
Adhd1- Caratteristiche del disturbo
Adhd1- Caratteristiche del disturboAdhd1- Caratteristiche del disturbo
Adhd1- Caratteristiche del disturboCTI_Area_Ulss7
 
Aspetti neurobiologici nello spettro Bipolare. Dr. Antonio Bruno
Aspetti neurobiologici nello spettro Bipolare. Dr. Antonio BrunoAspetti neurobiologici nello spettro Bipolare. Dr. Antonio Bruno
Aspetti neurobiologici nello spettro Bipolare. Dr. Antonio BrunoFrancesco Polito
 
Puglia Sociale. Legge Regionale - Disciplina del Sistema Integrato dei Serviz...
Puglia Sociale. Legge Regionale - Disciplina del Sistema Integrato dei Serviz...Puglia Sociale. Legge Regionale - Disciplina del Sistema Integrato dei Serviz...
Puglia Sociale. Legge Regionale - Disciplina del Sistema Integrato dei Serviz...EUROsociAL II
 
LA DISREGOLAZIONE DELL’UMORE: DAL DISTURBO UNIPOLARE AL DISTURBO BIPOLARE
LA DISREGOLAZIONE DELL’UMORE: DAL DISTURBO UNIPOLARE AL DISTURBO BIPOLARE LA DISREGOLAZIONE DELL’UMORE: DAL DISTURBO UNIPOLARE AL DISTURBO BIPOLARE
LA DISREGOLAZIONE DELL’UMORE: DAL DISTURBO UNIPOLARE AL DISTURBO BIPOLARE Francesco Polito
 
Gli stili comunicativi e sociali
Gli stili comunicativi e socialiGli stili comunicativi e sociali
Gli stili comunicativi e socialiAnnarita Bergianti
 
Ass.za inf.ca al paziente con enterostomia
Ass.za inf.ca al paziente con enterostomiaAss.za inf.ca al paziente con enterostomia
Ass.za inf.ca al paziente con enterostomiaMario Antonini
 
I disturbi del comportamento c
I disturbi del comportamento cI disturbi del comportamento c
I disturbi del comportamento cimartini
 
Disturbi Dell Umore E Hiv
Disturbi Dell Umore E HivDisturbi Dell Umore E Hiv
Disturbi Dell Umore E Hivmlx08
 

Andere mochten auch (20)

9 autismo olistico
9 autismo olistico9 autismo olistico
9 autismo olistico
 
Epigenetica e riprogrammazione
Epigenetica  e riprogrammazioneEpigenetica  e riprogrammazione
Epigenetica e riprogrammazione
 
Famiglia digitabile - Presentazione - marzo 2015
Famiglia digitabile - Presentazione - marzo 2015Famiglia digitabile - Presentazione - marzo 2015
Famiglia digitabile - Presentazione - marzo 2015
 
Comunicazione Salute Famiglia
Comunicazione Salute FamigliaComunicazione Salute Famiglia
Comunicazione Salute Famiglia
 
Lez lausanpsich
Lez lausanpsichLez lausanpsich
Lez lausanpsich
 
Token economies
Token economiesToken economies
Token economies
 
Adhd bambini e-ragazzi-problemi-attenzione-iperattività 1
Adhd bambini e-ragazzi-problemi-attenzione-iperattività 1Adhd bambini e-ragazzi-problemi-attenzione-iperattività 1
Adhd bambini e-ragazzi-problemi-attenzione-iperattività 1
 
Marcazzan, Maschietto - Manipolazioni del corpo in adolescenza: Piercing e ta...
Marcazzan, Maschietto - Manipolazioni del corpo in adolescenza: Piercing e ta...Marcazzan, Maschietto - Manipolazioni del corpo in adolescenza: Piercing e ta...
Marcazzan, Maschietto - Manipolazioni del corpo in adolescenza: Piercing e ta...
 
air products & chemicals fy 07 q4
air products & chemicals fy 07 q4air products & chemicals fy 07 q4
air products & chemicals fy 07 q4
 
Raimondo Venanzini
Raimondo VenanziniRaimondo Venanzini
Raimondo Venanzini
 
Adhd1- Caratteristiche del disturbo
Adhd1- Caratteristiche del disturboAdhd1- Caratteristiche del disturbo
Adhd1- Caratteristiche del disturbo
 
Aspetti neurobiologici nello spettro Bipolare. Dr. Antonio Bruno
Aspetti neurobiologici nello spettro Bipolare. Dr. Antonio BrunoAspetti neurobiologici nello spettro Bipolare. Dr. Antonio Bruno
Aspetti neurobiologici nello spettro Bipolare. Dr. Antonio Bruno
 
Puglia Sociale. Legge Regionale - Disciplina del Sistema Integrato dei Serviz...
Puglia Sociale. Legge Regionale - Disciplina del Sistema Integrato dei Serviz...Puglia Sociale. Legge Regionale - Disciplina del Sistema Integrato dei Serviz...
Puglia Sociale. Legge Regionale - Disciplina del Sistema Integrato dei Serviz...
 
LA DISREGOLAZIONE DELL’UMORE: DAL DISTURBO UNIPOLARE AL DISTURBO BIPOLARE
LA DISREGOLAZIONE DELL’UMORE: DAL DISTURBO UNIPOLARE AL DISTURBO BIPOLARE LA DISREGOLAZIONE DELL’UMORE: DAL DISTURBO UNIPOLARE AL DISTURBO BIPOLARE
LA DISREGOLAZIONE DELL’UMORE: DAL DISTURBO UNIPOLARE AL DISTURBO BIPOLARE
 
Gli stili comunicativi e sociali
Gli stili comunicativi e socialiGli stili comunicativi e sociali
Gli stili comunicativi e sociali
 
6° lez d. bipolare
6° lez d. bipolare6° lez d. bipolare
6° lez d. bipolare
 
Ass.za inf.ca al paziente con enterostomia
Ass.za inf.ca al paziente con enterostomiaAss.za inf.ca al paziente con enterostomia
Ass.za inf.ca al paziente con enterostomia
 
Continuità
ContinuitàContinuità
Continuità
 
I disturbi del comportamento c
I disturbi del comportamento cI disturbi del comportamento c
I disturbi del comportamento c
 
Disturbi Dell Umore E Hiv
Disturbi Dell Umore E HivDisturbi Dell Umore E Hiv
Disturbi Dell Umore E Hiv
 

Ähnlich wie Slides corso 4

Psicologia clinica dello sviluppo
Psicologia clinica dello sviluppo Psicologia clinica dello sviluppo
Psicologia clinica dello sviluppo imartini
 
Ritard mentale
Ritard mentaleRitard mentale
Ritard mentaleimartini
 
Assistenza al disabile
Assistenza al disabileAssistenza al disabile
Assistenza al disabilesilvioerriques
 
Disabilità intellettiva
Disabilità intellettivaDisabilità intellettiva
Disabilità intellettivaSilvia Scandura
 
Npi e psicofarmaci
Npi e psicofarmaciNpi e psicofarmaci
Npi e psicofarmacimilanmoon
 
Psicologia clinica dello sviluppo
Psicologia clinica dello sviluppoPsicologia clinica dello sviluppo
Psicologia clinica dello sviluppoimartini
 
La valutazione Clinica dell'ADHD in età evolutiva - webinar del 5 maggio
La valutazione Clinica dell'ADHD in età evolutiva - webinar del 5 maggioLa valutazione Clinica dell'ADHD in età evolutiva - webinar del 5 maggio
La valutazione Clinica dell'ADHD in età evolutiva - webinar del 5 maggioOrdine Psicologi della Lombardia
 
Pierantonio Battistella. I problemi psichiatrici in età evolutiva.
Pierantonio Battistella. I problemi psichiatrici in età evolutiva.Pierantonio Battistella. I problemi psichiatrici in età evolutiva.
Pierantonio Battistella. I problemi psichiatrici in età evolutiva.claudiopagano
 
Il ruolo dello psichiatria
Il ruolo dello psichiatriaIl ruolo dello psichiatria
Il ruolo dello psichiatriaFrancesco Polito
 
Disturbi dello Spettro Autistico
Disturbi dello Spettro AutisticoDisturbi dello Spettro Autistico
Disturbi dello Spettro Autisticocentro-sinapsi
 
Disturbi della personalità dsm 5
Disturbi della personalità dsm 5Disturbi della personalità dsm 5
Disturbi della personalità dsm 5IACPMilano
 
Ritardo%20mentale completo
Ritardo%20mentale completoRitardo%20mentale completo
Ritardo%20mentale completoimartini
 
Diapositive Autismo 1
Diapositive Autismo 1Diapositive Autismo 1
Diapositive Autismo 1mariavivo
 
Ddai d.condotta bullismo-evolutiva
Ddai d.condotta bullismo-evolutivaDdai d.condotta bullismo-evolutiva
Ddai d.condotta bullismo-evolutivaimartini
 
Schizofrenia e patologia mentale grave
Schizofrenia e patologia mentale graveSchizofrenia e patologia mentale grave
Schizofrenia e patologia mentale graveRaffaele Barone
 
Schizofrenia e patologia mentale grave
Schizofrenia e patologia mentale graveSchizofrenia e patologia mentale grave
Schizofrenia e patologia mentale graveRaffaele Barone
 
La Depressione (Prof Raffaele Barone)
La Depressione (Prof Raffaele Barone)La Depressione (Prof Raffaele Barone)
La Depressione (Prof Raffaele Barone)Raffaele Barone
 

Ähnlich wie Slides corso 4 (20)

Psicologia clinica dello sviluppo
Psicologia clinica dello sviluppo Psicologia clinica dello sviluppo
Psicologia clinica dello sviluppo
 
Ritard mentale
Ritard mentaleRitard mentale
Ritard mentale
 
Assistenza al disabile
Assistenza al disabileAssistenza al disabile
Assistenza al disabile
 
Disabilità intellettiva
Disabilità intellettivaDisabilità intellettiva
Disabilità intellettiva
 
Npi e psicofarmaci
Npi e psicofarmaciNpi e psicofarmaci
Npi e psicofarmaci
 
Psicologia clinica dello sviluppo
Psicologia clinica dello sviluppoPsicologia clinica dello sviluppo
Psicologia clinica dello sviluppo
 
Disabilità intellettive
Disabilità intellettiveDisabilità intellettive
Disabilità intellettive
 
La valutazione Clinica dell'ADHD in età evolutiva - webinar del 5 maggio
La valutazione Clinica dell'ADHD in età evolutiva - webinar del 5 maggioLa valutazione Clinica dell'ADHD in età evolutiva - webinar del 5 maggio
La valutazione Clinica dell'ADHD in età evolutiva - webinar del 5 maggio
 
Pierantonio Battistella. I problemi psichiatrici in età evolutiva.
Pierantonio Battistella. I problemi psichiatrici in età evolutiva.Pierantonio Battistella. I problemi psichiatrici in età evolutiva.
Pierantonio Battistella. I problemi psichiatrici in età evolutiva.
 
Il ruolo dello psichiatria
Il ruolo dello psichiatriaIl ruolo dello psichiatria
Il ruolo dello psichiatria
 
Disturbi dello Spettro Autistico
Disturbi dello Spettro AutisticoDisturbi dello Spettro Autistico
Disturbi dello Spettro Autistico
 
Disturbi della personalità dsm 5
Disturbi della personalità dsm 5Disturbi della personalità dsm 5
Disturbi della personalità dsm 5
 
4019
40194019
4019
 
Ritardo%20mentale completo
Ritardo%20mentale completoRitardo%20mentale completo
Ritardo%20mentale completo
 
Diapositive Autismo 1
Diapositive Autismo 1Diapositive Autismo 1
Diapositive Autismo 1
 
Ddai d.condotta bullismo-evolutiva
Ddai d.condotta bullismo-evolutivaDdai d.condotta bullismo-evolutiva
Ddai d.condotta bullismo-evolutiva
 
Criteri diagnostici
Criteri diagnosticiCriteri diagnostici
Criteri diagnostici
 
Schizofrenia e patologia mentale grave
Schizofrenia e patologia mentale graveSchizofrenia e patologia mentale grave
Schizofrenia e patologia mentale grave
 
Schizofrenia e patologia mentale grave
Schizofrenia e patologia mentale graveSchizofrenia e patologia mentale grave
Schizofrenia e patologia mentale grave
 
La Depressione (Prof Raffaele Barone)
La Depressione (Prof Raffaele Barone)La Depressione (Prof Raffaele Barone)
La Depressione (Prof Raffaele Barone)
 

Mehr von imartini

2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismo2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismoimartini
 
Scheda bambino
Scheda bambinoScheda bambino
Scheda bambinoimartini
 
Subitizing
SubitizingSubitizing
Subitizingimartini
 
intelligenza emotiva
intelligenza emotivaintelligenza emotiva
intelligenza emotivaimartini
 
Il quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematicaIl quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematicaimartini
 
comunicazione_non_verbale
 comunicazione_non_verbale comunicazione_non_verbale
comunicazione_non_verbaleimartini
 
osservazione fattoei di rischio dsa
osservazione fattoei  di rischio dsaosservazione fattoei  di rischio dsa
osservazione fattoei di rischio dsaimartini
 
Prerequisiti
Prerequisiti Prerequisiti
Prerequisiti imartini
 
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura imartini
 
Dispensa dsa
Dispensa  dsaDispensa  dsa
Dispensa dsaimartini
 
Dentro ai dsa n
Dentro ai dsa nDentro ai dsa n
Dentro ai dsa nimartini
 
stili di apprendimento
stili di apprendimentostili di apprendimento
stili di apprendimentoimartini
 
Dsa fasce eta
Dsa  fasce etaDsa  fasce eta
Dsa fasce etaimartini
 
Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio imartini
 
prerequisiti della scrittura
prerequisiti della scritturaprerequisiti della scrittura
prerequisiti della scritturaimartini
 

Mehr von imartini (20)

2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismo2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismo
 
Scheda bambino
Scheda bambinoScheda bambino
Scheda bambino
 
Subitizing
SubitizingSubitizing
Subitizing
 
intelligenza emotiva
intelligenza emotivaintelligenza emotiva
intelligenza emotiva
 
Il quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematicaIl quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematica
 
comunicazione_non_verbale
 comunicazione_non_verbale comunicazione_non_verbale
comunicazione_non_verbale
 
Adhd u
Adhd uAdhd u
Adhd u
 
DSA
DSADSA
DSA
 
osservazione fattoei di rischio dsa
osservazione fattoei  di rischio dsaosservazione fattoei  di rischio dsa
osservazione fattoei di rischio dsa
 
Prerequisiti
Prerequisiti Prerequisiti
Prerequisiti
 
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
 
scrittura
scritturascrittura
scrittura
 
Dispensa dsa
Dispensa  dsaDispensa  dsa
Dispensa dsa
 
Dentro ai dsa n
Dentro ai dsa nDentro ai dsa n
Dentro ai dsa n
 
dislessia
dislessiadislessia
dislessia
 
stili di apprendimento
stili di apprendimentostili di apprendimento
stili di apprendimento
 
DSA
DSADSA
DSA
 
Dsa fasce eta
Dsa  fasce etaDsa  fasce eta
Dsa fasce eta
 
Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio
 
prerequisiti della scrittura
prerequisiti della scritturaprerequisiti della scrittura
prerequisiti della scrittura
 

Slides corso 4

  • 1. COMPORTAMENTI PROBLEMA E DISABILITA’ INTELLETTIVA: valutazione ed intervento DOTT. MAURIZIO PILONE PSICOLOGO - PSICOTERAPEUTA PRESIDENTE A.I.Ri.M.
  • 2. INCIDENZA DI DIAGNOSI PSICHIATRICA NELLA D.I. DIVERSI STUDI EPIDEMIOLOGICI INDICANO LA PARTICOLARE SUSCETTIBILITÀ DELLE PERSONE CON DISABILITA’ INTELLETTIVA ALLA PATOLOGIA PSICHIATRICA CON UN INCIDENZA DI DISTURBI PSICHIATRICI DA 5 A 7 VOLTE SUPERIORE RISPETTO ALLA POPOLAZIONE GENERALE. LO STUDIO STORICO DI RUTTER E COLLEGHI (RUTTER ET AL., 1979), HA INDIVIDUATO NELLA POPOLAZIONE IN ETÀ EVOLUTIVA CON DISABILITA’ INTELLETTIVA UNA PERCENTUALE TRA IL 30% E IL 42% DI SOGGETTI CON DISTURBI PSICHIATRICI CONTRO IL 7% DELLA POPOLAZIONE SENZA D.I. UN'ANALOGA INCIDENZA SI RISCONTRA NELLO STUDIO DI PARSON E COLLEGHI (PARSON ET AL., 1984) NEGLI USA, CHE INDIVIDUA DISTURBI PSICHIATRICI MAGGIORI NELL'8-15% DEI SOGGETTI CON DISABILITA’ INTELLETTIVA , MENTRE DISTURBI PSICHIATRICI MINORI SONO RISCONTRATI IN UNA PERCENTUALE SUPERIORE AL 50%.
  • 3. GRAVITA’ DELLA D.I. E CORRELAZIONE CON I DISTURBI EMOTIVI E COMPORTAMENTALI LA NATURA DEI DISTURBI EMOTIVI E COMPORTAMENTALI APPARE CORRELATA ALLA GRAVITÀ DELLA DISABILITA’ INTELLETTIVA : NEI SOGGETTI CON D.I. LIEVE E MEDIA PREVALGONO DISTURBI DELLA CONDOTTA, DISTURBI DELL'UMORE DI TIPO DEPRESSIVO, DISTURBI ANSIOSI, OSSESSIVO-COMPULSIVI E DEFICIT ATTENTIVI NEI SOGGETTI CON D.I. PIU’ GRAVE PREVALGONO DISTURBI COMPORTAMENTALI DI TIPO AUTISTICO, STEREOTIPIE, CONDOTTE AGGRESSIVE E SINTOMI SCHIZOFRENICI. QUESTI DISTURBI SONO INOLTRE CORRELATI A SPECIFICI FATTORI DI RISCHIO QUALI LA PRESENZA DI UN DISTURBO NEUROLOGICO ASSOCIATO E CARENZE DI ACCUDIMENTO E/O ATTEGGIAMENTI INADEGUATI IN AMBITO FAMILIARE E SOCIALE.
  • 4. DUNQUE: L’INCIDENZA DI QUADRI PSICOPATOLOGICI NEI L’INCIDENZA DI QUADRI PSICOPATOLOGICI NEI SOGGETTI CON DISABILITA’ INTELLETTIVA E’ SOGGETTI CON DISABILITA’ INTELLETTIVA E’ ELEVATA ELEVATA LA PRESENZA DI COMPONENTI LA PRESENZA DI COMPONENTI PSICOPATOLOGICHE NEL CASO DI PERSONE PSICOPATOLOGICHE NEL CASO DI PERSONE CON DISABILITA’ INTELLETTIVA E’ DA 4 A 6 CON DISABILITA’ INTELLETTIVA E’ DA 4 A 6 VOLTE SUPERIORE RISPETTO AL CAMPIONE VOLTE SUPERIORE RISPETTO AL CAMPIONE DELLE PERSONE A SVILUPPO TIPICO DELLE PERSONE A SVILUPPO TIPICO
  • 5. I QUADRI PSICOPATOLOGICI NELLA DISABILITA’ INTELLETTIVA SONO SPESSO SFUMATI E COMPLICATI DA ELEMENTI PROPRI DEL DEFICIT COGNITIVO
  • 6. Psicopatologia nella Disabilità Intellettiva: di che cosa si tratta? • Comorbidità Psichiatrica associata alla Doppia Diagnosi Disabilità Intellettiva •Psicopatologia del Fenomenologia Psicopatologica Fenotipi psicopatologici comportamento delle Sindromi genetiche propria della Disabilità Intellettiva • Disabilità Intellettiva come Diagnosi Interazione originale tra primary cognitive deficit, Complessa fattori di personalità, vunerabilità bio-psico-sociale, esposizione ai fattori di rischio per la psicopatologia, tentativi di compenso/adattamento
  • 7. LE CLASSIFICAZIONI INTERNAZIONALI, ICD - 10 E DSM - IV°, SONO FONDAMENTALI PER FAVORIRE LA TRASMISSIONE DEI DATI, ANCHE SE NON DEL TUTTO SODDISFACENTI NELL’INQUADRAMENTO DEI PAZIENTI CON DISABILITA’ INTELLETTIVA
  • 8. I Sistemi di Classificazione e di Codifica Diagnostica • DSM-IV-TR • ICD-10 Guide for Mental Retardation • ICF Un discorso a parte deve essere fatto per la: • X° Edizione del Sistema di definizione, classificazione e sistemi di sostegno dell’ AAMR
  • 9. Le persone con Disabilità Intellettiva: Rappresentano una frazione importante della popolazione in generale Prevalenza in età scolare: 1.5-5.5 % Si riconoscono cause diverse che producono un deficit cognitivo primario ICD 10 classifica più di 100 condizioni mediche associabili eziologicamente alla Disabilità Intellettiva Livelli diversi di gravità Lieve Moderato Grave Profondo Associazione frequente con disturbi Aggressività 21.5 % gravi del comportamento Autolesionismo 15.3 % Stereotipie 8.7 % Capricciosità/pianto 13.8-20.7 %
  • 10. Le persone con Disabilità Intellettiva: Malattie mentali associate Schizofrenia 7% Depressione 40% Sindromi psichiche 4-6 volte più frequenti che nella popolazione generale Polihandicap disabilità multiple pluridsensoriali e motorie Prevalenza tra 0.5 e 3.8 /1000 Deficit visivo 10 % Deficit uditivo 12.3 % Malattie somatiche associate Ipertensione 6.1% Cardiopatie 3.2 % fino al 9.7% a 50 anni Disturbi gastrointestinali 7.1 % Effetti collaterali da psicofarmaci ? Rischio per sfruttamento sessuale Decisamente superiore che per la e violenza fisica e sessuale popolazione generale (“raggirabilità”)
  • 11. Decorso della Disabilità Intellettiva • Impegnativo lungo tutte le fasi del ciclo di vita • Esordio infantile con compromissione familiare a livello prenatale • Emergenze comportamentali • Emergenze cliniche • Accumulo progressivo di problematiche cliniche e policronicità • Ricorsività persistente dei bisogni • Impatto massiccio sulla famiglia e sulla comunità
  • 12. ICD-10 Guide for Mental Retardation Ginevra, 1996 Asse I Gravità del RM e problemi di comportamento Asse II Condizioni mediche associate Asse III Disturbi psichiatrici associati Asse IV Valutazione globale della disabilità psicosociale Asse V Situazioni psicosociali anormali associate
  • 13. Asse I Gravità del RM • • • • • • F70 RM lieve QI 50-69 F71 RM moderato QI 35-49 F72 RM grave QI 20-34 F73 RM profondo QI < 20 F78 RM altro F79 RM non specificato
  • 14. Asse I (Problemi di Comportamento) F7X.0 Nessuna o minima compromissione del comportamento F7X.1 Compromissione significativa del comportamento tale da richiedere attenzione o trattamento F7X.8 Altre compromissioni del comportamento F7X.9 Senza menzione di compromissione del comportamento F7X.11 Autolesionismo F7X.12 Pica F7X.13 Ipercinesia F7X.14 Vagabondaggio e tendenza a nascondersi F7X.15 Aggressività F7X.16 Tiraggio dei capelli Altri Problemi di comportamento
  • 15. I PRINCIPALI DISTURBI ASSOCIATI ALLA D.I.: DISTURBI DELLA CONDOTTA E DISTURBI DI PERSONALITA’
  • 16. SINDROMI E DISTURBI COMPORTAMENTALI NELL’INFANZIA E NELL’ADOLESCENZA •DISTURBO DELLA CONDOTTA •DISTURBO OPPOSITIVO PROVOCATORIO •DISTURBI MISTI DELLA CONDOTTA E DELLA SFERA EMOZIONALE •DISTURBI DELLA SFERA EMOZIONALE •DISTURBI DELL’ATTACCAMENTO
  • 17. Disturbo della condotta A. Una modalità di comportamento ripetitiva e persistente in cui i diritti fondamentali degli altri o le principali norme o regole societarie appropriate per l'età vengono violati, come manifestato dalla presenza di tre (o più) dei seguenti criteri nei 12 mesi precedenti, con almeno un criterio presente negli ultimi 6 mesi: aggressioni a persone o animali; distruzione della proprietà; frode o furto; gravi violazioni di regole. B. L'anomalia del comportamento causa compromissione clinicamente significativa del funzionamento sociale, scolastico, o lavorativo. C. Se il soggetto ha 18 anni o più, non sono soddisfatti i criteri per il Disturbo Antisociale di Personalità
  • 18. Disturbo Oppositivo Provocatorio La caratteristica fondamentale del DOP è una modalità ricorrente di comportamento negativistico, provocatorio, disobbediente, ed ostile nei confronti delle figure dotate di autorità che persiste per almeno 6 mesi ; ed è caratterizzato da frequente insorgenza di almeno uno dei seguenti comportamenti: perdita di controllo, litigi con gli adulti, opposizione attiva o rifiuto di rispettare richieste o regole degli adulti, azioni deliberate che danno fastidio agli altri, accusare gli altri dei propri sbagli o del proprio cattivo comportamento, essere suscettibile o facilmente infastidito dagli altri, essere collerico e risentirsi, o essere dispettoso o vendicativo. Per definire il Disturbo Oppositivo Provocatorio, i comportamenti devono manifestarsi più frequentemente rispetto a quanto si osserva tipicamente nei soggetti di età e livello di sviluppo paragonabili e devono comportare una significativa compromissione del funzionamento sociale, scolastico, o lavorativo.
  • 19. DISTURBI MISTI DELLA CONDOTTA E DELLA SFERA EMOZIONALE QUESTO GRUPPO DI DISTURBI E’ CARATTERIZZATO DALLA COMBINAZIONE DI UN COMPORTAMENTO PERSISTENTEMENTE AGGRESSIVO, ANTISOCIALE O PROVOCATORIO CON PALESI E MARCATI SINTOMI DI DEPRESSIONE, ANSIA O ALTRI DISTURBI EMOZIONALI
  • 20. Disturbo d’ansia di separazione La manifestazione fondamentale del Disturbo d'Ansia di Separazione è un'ansia eccessiva riguardante la separazione da casa o da coloro a cui il soggetto è attaccato . Quest'ansia va al di là di quella prevedibile in base al livello di sviluppo del soggetto. L'anomalia deve durare almeno 4 settimane, iniziare prima dei 18 anni e causare disagio clinicamente significativo o compromissione dell'area sociale, scolastica (lavorativa), o di altre aree importanti del funzionamento .
  • 21. DISTURBO REATTIVO DELL’ATTACCAMENTO DELL’INFANZIA La caratteristica fondamentale del Disturbo Reattivo dell'Attaccamento è una modalità di relazione sociale, notevolmente disturbata e inadeguata rispetto al livello di sviluppo, che si manifesta in quasi tutti i contesti, che inizia prima dei 5 anni ed è associata ad un accudimento grossolanamente patologico. Ci sono due tipi di sintomatologia clinica. Nel Tipo Inibito, il bambino è persistentemente incapace di dare inizio alla maggior parte delle interazioni sociali e di rispondere ad esse in maniera adeguata al suo livello di sviluppo. Il bambino mostra modalità di risposta eccessivamente inibite, ipervigili, o altamente ambivalenti (per es., attenzione fredda, resistenza alle tenerezze o un misto di approccio ed evitamento) . Nel Tipo Disinibito, vi è una modalità di attaccamento diffuso. Il bambino mostra socievolezza indiscriminata o una mancanza di selettività nella scelta dei personaggi di attaccamento.
  • 22. DISTURBI DI PERSONALITA’ Personalità: Modalità perdurante di percepire, rapportarsi, o pensare a sé stesso e all'ambiente. I tratti di personalità sono aspetti rilevanti della personalità che vengono mostrati in un'ampia gamma di contesti sociali e personali importanti. Solo quando sono rigidi e maladattivi, e causano menomazione funzionale significativa o disagio soggettivo, i tratti di personalità configurano un Disturbo di Personalità. Un Disturbo di Personalità rappresenta un modello di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell'individuo, è pervasivo e inflessibile, esordisce nell'adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo, e determina disagio o menomazione.
  • 23. Il Disturbo Paranoide di Personalità è un quadro caratterizzato da sfiducia e sospettosità, per cui le motivazioni degli altri vengono interpretate come malevole. Il Disturbo Schizoide di Personalità è un quadro caratterizzato da distacco dalle relazioni sociali e da una gamma ristretta di espressività emotiva. Il Disturbo Schizotipico di Personalità è un quadro caratterizzato da disagio acuto nelle relazioni strette, distorsioni cognitive o percettive, ed eccentricità nel comportamento.
  • 24. Il Disturbo Antisociale di Personalità è un quadro caratterizzato da inosservanza e violazione dei diritti degli altri. Il Disturbo Borderline di Personalità è un quadro caratterizzato da instabilità delle relazioni interpersonali, dell'immagine di sé e degli affetti, e da marcata impulsività. Il Disturbo Istrionico di Personalità è un quadro caratterizzato da emotività eccessiva e da ricerca di attenzione. Il Disturbo Narcisistico di Personalità è un quadro caratterizzato da grandiosità, necessità di ammirazione, e mancanza di empatia.
  • 25. Il Disturbo Evitante di Personalità è un quadro caratterizzato da inibizione, sentimenti di inadeguatezza, e ipersensibilità ai giudizi negativi. Il Disturbo Dipendente di Personalità è un quadro caratterizzato da comportamento sottomesso e adesivo legato ad un eccessivo bisogno di essere accuditi. Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità è un quadro caratterizzato da preoccupazione per l'ordine, perfezionismo ed esigenze di controllo.
  • 26. Il Disturbo di Personalità Non Altrimenti Specificato è una categoria a disposizione per due situazioni: 1) il quadro personologico dell'individuo soddisfa i criteri generali per un Disturbo di Personalità, e sono presenti tratti di vari Disturbi di Personalità diversi, ma non risultano soddisfatti i criteri per nessuno specifico Disturbo di Personalità; oppure 2) il quadro personologico dell'individuo soddisfa i criteri generali per un Disturbo di Personalità, ma l'individuo viene considerato affetto da un Disturbo di Personalità non incluso nella Classificazione (per es., disturbo passivo-aggressivo di personalità).
  • 27. I PRINCIPALI DISTURBI ASSOCIATI ALLA D.I.: PSICOSI E DISTURBI AFFETTIVI
  • 28. SCHIZOFRENIA I sintomi caratteristici della Schizofrenia comportano uno spettro di disfunzioni cognitive ed emotive che comprende: la percezione, il pensiero deduttivo, il linguaggio e la comunicazione, il controllo del comportamento, l'affettività, la fluidità e la produttività del pensiero e dell'eloquio, la capacità di provare piacere, la volontà e l'iniziativa, e l'attenzione. Nessun singolo sintomo è patognomonico della Schizofrenia; la diagnosi comporta il riconoscimento di una costellazione di segni e sintomi associati a menomazione del funzionamento sociale o lavorativo.
  • 29. I sintomi caratteristici si possono concettualmente far ricadere in due ampie categorie: positiva e negativa. I sintomi positivi sembrano riflettere un eccesso o una distorsione di funzioni normali, mentre i sintomi negativi sembrano riflettere una diminuzione o una perdita di funzioni normali. I sintomi positivi includono distorsioni o esagerazioni del pensiero deduttivo (deliri), della percezione (allucinazioni), del linguaggio e della comunicazione (eloquio disorganizzato), e del controllo del comportamento (comportamento grossolanamente disorganizzato o catatonico). I sintomi negativi riguardano restrizioni nello spettro e nell'intensità delle espressioni emotive (appiattimento dell'affettività), nella fluidità e nella produttività del pensiero e dell'eloquio (alogia), e nell'iniziare comportamenti finalizzati a una meta (abulia).
  • 30. Sottotipi della Schizofrenia • • • • • Tipo Paranoide Tipo Disorganizzato Tipo Catatonico Tipo Indifferenziato Tipo Residuo
  • 31. Il Disturbo Schizofreniforme è caratterizzato da un quadro sintomatologico equivalente a quello della Schizofrenia eccetto che per la sua durata (per es., il disturbo dura da uno a sei mesi) e per l'assenza del requisito che prevede un deterioramento del funzionamento. Il Disturbo Schizoaffettivo è un disturbo nel quale un episodio di alterazione dell'umore e i sintomi della fase attiva della Schizofrenia ricorrono assieme e sono preceduti o seguiti da almeno due settimane di deliri o allucinazioni senza rilevanti sintomi della sfera affettiva. Il Disturbo Delirante è caratterizzato da almeno un mese di deliri non bizzarri in assenza di altri sintomi della fase attiva della Schizofrenia.
  • 32. DISTURBI DELL’UMORE La sezione Disturbi dell'Umore comprende i disturbi che hanno come caratteristica predominante un'alterazione dell'umore. UMORE Emozione pervasiva e prolungata che colora la percezione del mondo. Gli esempi comuni di umore comprendono depressione, esaltazione, rabbia e ansia. A differenza di affetto, che si riferisce a cambiamenti più fluttuanti del "clima" emotivo, umore si riferisce a una "atmosfera" emotiva più pervasiva e durevole. I tipi di umore comprendono: DISFORICO Umore spiacevole, come tristezza, ansia, o irritabilità. ESALTATO Sentimento esagerato di benessere, euforia, o esaltazione. Una persona con l'umore esaltato può riferire di sentirsi "su", "in estasi", o "al settimo cielo". ESPANSIVO Mancanza di inibizione nell'esprimere i propri sentimenti, spesso accompagnata da sopravvalutazione della propria importanza o significato. EUTIMICO Umore nei "limiti della norma", il che comporta l'assenza di depressione o di esaltazione. IRRITABILE Facilità ad irritarsi e ad arrabbiarsi.
  • 33. Il Disturbo Depressivo Maggiore è caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi Maggiori (per almeno due settimane umore depresso o perdita di interesse, accompagnati da almeno altri quattro sintomi depressivi). Il Disturbo Distimico è caratterizzato dalla presenza per almeno due anni di umore depresso quasi ogni giorno, accompagnato da altri sintomi depressivi che non soddisfano i criteri per un Episodio Depressivo Maggiore.
  • 34. SINTOMI DELLA DEPRESSIONE 1) umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, come riportato dal soggetto (per es., si sente triste o vuoto) o come osservato dagli altri (per es., appare lamentoso). Nota Nei bambini e negli adolescenti l'umore può essere irritabile 2) marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno (come riportato dal soggetto o come osservato dagli altri) 3) significativa perdita di peso, senza essere a dieta, o aumento di peso (per es., un cambiamento superiore al 5% del peso corporeo in un mese), oppure diminuzione o aumento dell'appetito quasi ogni giorno. Nota Nei bambini, considerare l'incapacità di raggiungere i normali livelli ponderali 4) insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno 5) agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno (osservabile dagli altri, non semplicemente sentimenti soggettivi di essere irrequieto o rallentato) 6) faticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno 7) sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati (che possono essere deliranti), quasi ogni giorno (non semplicemente autoaccusa o sentimenti di colpa per essere ammalato) 8) ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione, quasi ogni giorno (come impressione soggettiva o osservata dagli altri) 9) pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico, o un tentativo di suicidio, o l'ideazione di un piano specifico per commettere suicidio.
  • 35. Il Disturbo Depressivo Non Altrimenti Specificato viene incluso per codificare i disturbi con manifestazioni depressive che non soddisfano i criteri per Disturbo Depressivo Maggiore, Disturbo Distimico, Il Disturbo Bipolare I è caratterizzato da uno o più Episodi Maniacali o Misti, solitamente accompagnati da Episodi Depressivi Maggiori.
  • 36. Il Disturbo Bipolare II è caratterizzato da uno o più Episodi Depressivi Maggiori accompagnati da almeno un Episodio Ipomaniacale. Il Disturbo Ciclotimico è caratterizzato dalla presenza, per almeno due anni, di numerosi periodi con sintomi maniacali che non soddisfano i criteri per l'Episodio Maniacale e di numerosi periodi con sintomi depressivi che non soddisfano i criteri per l'Episodio Depressivo Maggiore. Il Disturbo Bipolare Non Altrimenti Specificato viene incluso per codificare i disturbi con manifestazioni bipolari che non soddisfano i criteri per alcuno specifico Disturbo Bipolare definito in questa sezione (o i sintomi bipolari sui quali siano disponibili informazioni inadeguate o contraddittorie).
  • 37. SINTOMI MANIACALI 1) autostima ipertrofica o grandiosità 2) diminuito bisogno di sonno (per es., si sente riposato dopo solo 3 ore di sonno) 3) maggiore loquacità del solito, oppure spinta continua a parlare 4) fuga delle idee o esperienza soggettiva che i pensieri si succedano rapidamente 5) distraibilità (cioè, l'attenzione è troppo facilmente deviata da stimoli esterni non importanti o non pertinenti) 6) aumento dell'attività finalizzata (sociale, lavorativa, scolastica o sessuale), oppure agitazione psicomotoria 7) eccessivo coinvolgimento in attività ludiche che hanno un alto potenziale di conseguenze dannose (per es., eccessi nel comprare, comportamento sessuale sconveniente, investimenti in affari avventati).
  • 38. Il Disturbo dell'Umore Dovuto ad una Condizione Medica Generale è caratterizzato da una notevole e persistente alterazione dell'umore ritenuta una diretta conseguenza fisiologica di una condizione medica generale. Il Disturbo dell'Umore Indotto da Sostanze è caratterizzato da una notevole e persistente alterazione dell'umore ritenuta una diretta conseguenza fisiologica di una droga, di abuso di un farmaco, di un altro trattamento somatico per la depressione o dell'esposizione ad una tossina.
  • 39. I PRINCIPALI DISTURBI ASSOCIATI ALLA D.I.: DISTURBI GENERALIZZATI DELLO SVILUPPO
  • 40. Disturbi pervasivi dello sviluppo: forme cliniche secondo DSM-IV A) Disturbo autistico B) Disturbo di Rett C) Disturbo disintegrativo dell’infanzia D) Disturbo di Asperger E) Disturbi generalizzati dello sviluppo non altrimenti specificati
  • 41. Altre sindromi connesse allo spettro autistico (su base genetica identificata): Sindrome di Williams Sindrome di Landau/Kleffner Sindrome da X fragile
  • 42. I Fenotipi Comportamentali Espressione comportamentale delle malattie genetiche che producono disabilità intellettiva 1- Definizione di FC 2- Valutazione Clinica di FC 3- Metodiche di Valutazione Cognitivo- Comportamentale 4- Sindromi ereditarie non mendeliane 5- Sindrome cromosomica: trisomia 21 (Down) Luigi Croce, Psichiatra, Docente di Pedagogia della Marginalità e della Integrazione, Università Cattolica del Sacro Cuore, Brescia Federica Di Cosimo, Docente di ruolo Liceo Scientifico Sperimentale Leonardo, Brescia, con abilitazione in Discipline giuridico economiche, Filosofia, Psicologia Sociale
  • 43. VULNERABILITA’ Bio – psico - sociale (Predisposizione personale) STRESSORS (Fattori scatenanti) CARENZA DI COPING SKILLS (Abilità di fronteggiamento delle situazioni) Maggior rischio di crisi emotive Difficoltà di adattamento Problematiche comportamentali Quadro teorico di riferimento: il modello di Libermann
  • 44. ALL’INTERNO DELLE PROBLEMATICHE COMPORTAMENTALI NELLA DISABILITÀ INTELLETTIVA, UNA PRIMA DISTINZIONE VA OPERATA TRA I PROBLEMI DI COMPORTAMENTO A CARATTERE EPISODICO/TRANSITORIO ED I PROBLEMI COMPORTAMENTALI STABILIZZATI E CONSOLIDATI NEL TEMPO.
  • 45. Problemi episodico/transitori Episodi che, prevalentemente legati a fattori ambientali, hanno forte carattere di imprevedibilità in base alla abituale condotta della persona e che si presentano come fenomeni rari o a bassissima frequenza: reazione psicotica breve ; crisi emotiva acuta “reazione psicotica breve”, reazione molto primitiva a "stressors" ambientali, conseguente ad un filtro sensoriale cognitivo malfunzionante (ritardo mentale o altro), alla carenza di abilità funzionali a rispondere alle richieste degli ecosistemi di vita, e alla carenza o assenza di coping skills e di un efficace sistema di controllo degli impulsi e di abilità metacognitive. “crisi emotiva acuta”, situazione caratterizzata da episodicità anche a differenti gradi di frequenza, di durata e d’intensità. Si può con ciò pensare a episodi di agitazione psicomotoria, crisi pantoclastiche, aggressività autodiretta, eterodiretta e dislocata, crisi di panico o di angoscia, crisi disforiche, episodio depressivo grave od altra alterazione grave del tono dell'umore.
  • 46. NEL CASO DI QUADRI TRANSITORI, SONO 5 I FATTORI CHE INCIDONO SIGNIFICATIVAMENTE SULLA GAMMA DEGLI INTERVENTI POSSIBILI; QUESTI FATTORI SONO: 1) RITARDO MENTALE (tipo, gravità,complicanze) 2) STRESSORS AMBIENTALI (contenitore terapeutico) 3) FAMIGLIE AD ALTA EMOTIVITA' ESPRESSA (counselling familiare, modificazione stili educativi, terapia della famiglia.) 4) CARENZA O ASSENZA DI COPING SKILLS NEI SOGGETTI (abilità di fronteggiamento delle situazioni, autocontrollo, problem solving interpersonale ed intrapersonale, ecc.) 5) SCARSE ABILITA' FUNZIONALI (autonomia personale, autonomia avanzata, abilità integranti, abilità sociali, problem solving quotidiano, ecc.)
  • 47. L’INTERVENTO DI URGENZA A CRISI EMOTIVA IN ATTO O INIZIALE, PUÒ SVOLGERSI OLTRE CHE ATTRAVERSO L’INTERVENTO FARMACOLOGICO ANCHE SU ALTRI DUE VERSANTI, QUELLO COGNITIVO E QUELLO AFFETTIVO/PSICOCORPOREO E SI PUÒ AVVALERE DELLA SEGUENTE GAMMA DI MODALITÀ: • • • • • • • • • • Procedure basate sul rispecchiamento (ricalco e guida) Procedure basate sul concetto di holding (contenimento fisico ed affettivo) Procedure basate sulla Programmazione NeuroLinguistica o di tipo ipnotico (tecniche di ancoraggio) Procedure basate sul concetto di abreazione ( tecniche di scarico e drammatizzazione) Procedure basate sulla Bioenergetica Procedure basate su tecniche immaginative Procedure basate su tecniche metaforiche o paradossali Procedure basate su tecniche di distrazione o di interruzione Procedure basate su tecniche di prevenzione della risposta (ricerca segnali anticipatori) Decalogo comportamentale ed indicazioni al personale educativo per aspetti di intervento preventivo
  • 48. A seguito del presentarsi, all’interno di una situazione istituzionale o all’interno di un nucleo familiare di episodi di crisi emotiva acuta o reazione psicotica breve può essere necessario e senz’altro utile attivare un intervento di tipo psicoprofilattico a scopo preventivo.
  • 49. INTERVENTI DI PSICOPROFILASSI SULL'INDIVIDUO (Empowerment/Coping) E SULL'ISTITUZIONE. INDIVIDUO: • Ristrutturazione di contesto e di significato • Tecniche di rilassamento • Training su conoscenza ed espressione emozioni • Tecniche di stress inoculation • Tecniche di problem solving • Tecniche di coping • Potenziamento autostima, autoefficacia e modificazione attribuzionale • Potenziamento autodeterminazione e metacognizione • Tecniche immaginative, psicodrammatiche e metaforiche • Tecniche bioenergetiche • Tecniche covert (DS, Modeling) • Training di abilità sociali (individuale e di gruppo) ISTITUZIONE: • Progetti sulla qualità della vita • Rivalutazione del livello e delle modalità di adattamento individuali • Modificazione della rete di relazioni e degli stili relazionali • Rivalutazione e attribuzione di significato della crisi • Procedure di prevenzione e riduzione del danno
  • 50. PROBLEMI COMPORTAMENTALI STABILIZZATI Elementi deontologico – professionali di riferimento per la valutazione e l’intervento: 1. L’intervento sui comportamenti problema e sulle problematiche della condotta e del comportamento può ragionevolmente iniziare solo dopo un congruo periodo. Aspettare significa prendersi del tempo prima di formulare il giudizio di “non transitorietà” del comportamento. 2. È necessario formulare il giudizio di problematicità. 3. È necessario raccogliere una serie di informazioni di carattere medico e farmacologico
  • 51. La Diagnosi Psichiatrica nella Disabilità Intellettiva Procedure di Valutazione 1. 2. 3. 4. Raccolta della Storia Ambito della Valutazione Tecniche di Intervista Osservazione del Paziente - Fattori di rischio per la morbilità psichiatrica - Da S. Deb, T. Matthews, G. Holt e N. Bouras, 2001
  • 52. L’ASSESSMENT L’ASSESSMENT SI SVILUPPA SU DI UN CONTINUUM CHE VA DA, L’OSSERVAZIONE/MISURAZIONE DEL COMPORTAMENTO PROBLEMATICO, ATTRAVERSO LA VALUTAZIONE, FINO ALL’ATTRIBUZIONE DI SIGNIFICATO. OSSERVAZIONE MISURAZIONE VALUTAZIONE ATTRIBUZIONE DI SIGNIFICATO
  • 54. PERCHE’ MISURARE MISURARE •CONTRIBUISCE IN MANIERE SOSTANZIALE ALLA DEFINIZIONE DEI PROBLEMI E DEGLI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE •AIUTA A STANDARDIZZARE ED OBIETTIVARE L’OGGETTO DEL NOSTRO INTERESSE •CONSENTE UNA VERIFICA AFFIDABILE DEGLI EFFETTI DEL TRATTAMENTO IN MODO DA APPORTARE I CAMBIAMENTI CHE SI POSSANO RENDERE NECESSARI •FORNISCE, ATTRAVERSO L’USO DI PROCEDURE CHE POSSONO ESSERE CONDIVISE DA ALTRI, UNA BASE PER CONFRONTARE I RISULTATI DI DIFFERENTI STRATEGIE DI INTERVENTO
  • 55. UTILIZZO DELLA METODOLOGIA DEL “MODELLO SPERIMENTALE SU CASO SINGOLO” •A - B •A - B - A’ •A - B - A’ - B’ •A - B - A’ - B’ - …………... TIPOLOGIA DELL’OSSERVAZIONE: •misurazione •valutazione
  • 56. PARAMETRI DI MISURAZIONE/VALUTAZIONE DI UNA PRESTAZIONE / COMPORTAMENTO: parametri classici: •frequenza •durata •intensità STESURA DI UNA BASE LINE (LINEA DI MISURAZIONE DI BASE) I dati quantitativi ottenuti costituiscono la misurazione di base o base-line dell’intervento e andranno successivamente confrontati con i dati raccolti con le stesse modalità durante le fasi di applicazione dell’intervento psicoeducativo e in successive fasi di follow-up.
  • 57. LINEA DI BASE E TRATTAMENTO 6 FREQUENZA 5 4 FASE DEL TRATTAMENTO 3 Serie1 2 MIS. DI BASE 1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 OSSERVAZIONI 9 10 11 12
  • 59. Il comportamento oggetto dell’osservazione deve essere descritto attraverso un linguaggio operazionale, descrittivo e sensorialmente basato
  • 60. OSSERVAZIONE SISTEMATICA DIRETTA: frequenza, durata, intensità OSSERVAZIONE A CAMPIONAMENTO DI TEMPO
  • 64. ANALISI FUNZIONALE La procedura dell’analisi funzionale riveste carattere di particolare importanza nell’inquadramento del caso e del comportamento problematico. Una corretta analisi funzionale consente d’identificare quei fattori che mantengono in vita il comportamento disadattivo (conseguenti) e quei fattori che sembrano elicitarlo (antecedenti). Il modello concettuale dell’analisi funzionale è presentato nella figura che segue.
  • 65.
  • 66. MODELLO COGNITIVO-COMPORTAMENTALE FEEDBACK ESTERNO “A” Situazione Stimolo •Antecedenti interni •Antecedenti esterni: -Prossimi -Remoti “B” FEEDBACK “C” Filtro INTERNO Risposta Sensoriale Emozionale Cognitivo Correlata -Percezione degli stimoli -Rappresentazioni e costrutti interni -Apprendimenti precedenti -Modello del mondo -Sistema dei valori, convinzioni, credenze, ecc. -Risposte emozionali -Risposte neurofisiologiche “D” Risposta Comporta mentale Manifesta -Verbale -Motoria “E” Conseguenze Ambientali -Rinforzo positivo -Rinforzo negativo -Punizione -Ecc.
  • 68. ELENCO DELLE PRINCIPALI SCALE SVILUPPATE SPECIFICATAMENTE PER PERSONE CON RITARDO MENTALE E DISABILITÀ DELLO SVILUPPO UTILIZZATE PER VALUTARE IL COMPORTAMENTO E LO STATO PSICOPATOLOGICO • Aberrant Behavior Checklist (ABC), Aman & Singh, 1986, 1994, pubblicato in inglese da Slosson Educational Publication • AAMR Adaptive Behavior Scale – Residential and Community, Second Edition (ABS-RC:Z), Nihira, Leland & Lambert, 1993, pubblicato in inglese dalla AAMR • Assessment Information Rating Profile, Bouras, 1995, da richiedere direttamente all’autore presso il Guy’s Hospital, Londra
  • 69. • The Diagnostic Assessment of the Severely Handicapped (DASH), Matson, Coe, Gardner & Sovner, 1991, The J. of Nervous and Mental Desease, 179. 553557 • Developmental Behavior Checklist (DBC), Einfeld & Tonge, 1994, J. of Autism and Developmental Disordres, 25, 81-104, • Emotional Problems Scale: Behavior Rating Scales (BRS) e Self Report Inventory (SRI), Strohmer & Prout, 1991, pubblicato in inglese da Psychological Assessment Resources, Odessa, FL
  • 70. • The Psychopathology Inventory for Mentally Retarded Adults (PIMRA), Matson, 1997, pubblicato in inglese da IDS Publishing Corporation, Worthington, OH Referenti in Italia Prof. La Malfa Università di Firenze e Prof. Pedrabissi Università di Padova • The Reiss Screen for Maladaptive Behavior (Reiss Screeen), Reiss, 1988, pubblicato in inglese da IDS Publishing Corporation, Worthington, OH • The Reiss Scale for Children’s Dual Diagnosis, Reiss & Valenti-Hein, 1994, J. of Consulting and Clinical Psychology, 62, 28-33
  • 71. • C.A.R.S. (Childhood Autism Rating Scale, Shopler, 1988) Los Angeles, Western Psychological Services, Inc. • PSICO-H Meazzini, Battagliese, in Psicopatologia dell’Handicap, Masson • FBF Schedule (Scala di Valutazione dell’Adattamento) ( Soresi – Nota) pubblicato in lingua italiana in La valutazione della disabilità – Erip Editrice, Pordenone • VAP-H Valutazione degli Aspetti Psicopatologici nell’Handicap, Pilone, Muzio & Levrero, 2001, Edizioni Erickson
  • 72. IN LINEA CON LA CLASSIFICAZIONE ICD 10, PER LA RACCOLTA DEI DATI E PER LA DIAGNOSI, E’ STATO ELABORATO UNO STRUMENTO DI OSSERVAZIONE SPECIFICO PER LA DISABILITA’ INTELLETTIVA V.A.P. - H TEST DI VALUTAZIONE DI ASPETTI PSICOPATOLOGICI nell’HANDICAPPATO
  • 73. V.A.P. -H CI CONSENTE DI STENDERE UN PROFILO PERSONOLOGICO IN CUI SI EVIDENZIANO I PRINCIPALI TRATTI PSICOPATOLOGICI E DI PORRE IPOTESI DIAGNOSTICHE IN LINEA CON LA CLASSIFICAZIONE ICD 10
  • 74. ATTRIBUZIONE DI SIGNIFICATO Un passo successivo di particolare importanza è la ricerca e l’attribuzione di significato del comportamento problematico alla luce dei principi della comunicazione interpersonale. Questo passo si pone come un superamento ed un ampliamento dell’Analisi Funzionale aggiungendo elementi di complessità e completezza alla valutazione del caso. Vengono di seguito presentate una serie di domande (10) che l’équipe professionale dovrebbe porsi e per le quali dovrebbe cercare una risposta condivisa intorno al livello del significato del comportamento problematico.
  • 75. 10 DOMANDE PER I COMPORTAMENTI PROBLEMATICI 1. QUALI SEMBRANO ESSERE LE INTENZIONI POSITIVE DEL SINTOMO? 2. COSA STA CERCANDO DI COMUNICARCI IL SOGGETTO CON IL SUO COMPORTAMENTO? 3. DI CHE COSA SEMBRA AVER BISOGNO? 4. CHE ETA’ PSICOLOGICA SEMBRA AVERE IN QUEL MOMENTO? 5. CHE SIGNIFICATO ATTRIBUIAMO A QUESTI COMPORTAMENTI?
  • 76. 6. CHE OPINIONI, CONVINZIONI, CREDENZE HANNO SVILUPPATO SU DI LUI I GENITORI/GLI EDUCATORI? 7. CHE VISSUTO PRODUCE SUI GENITORI/GLI EDUCATORI QUESTO COMPORTAMENTO? 8. COSA SEMBRA CONTESTUALMENTE DARE VITA AL COMPORTAMENTO? 9. COSA SEMBRA MANTENERE IN VITA IL COMPORTAMENTO? 10. CHE POTENZIALITA’ E RISORSE CI SEMBRA AVERE IL SOGGETTO E NOI STESSI?
  • 77. MITI E PREGIUDIZI SUI COMPORTAMENTI PROBLEMA E’ spesso vero, ma non è sempre vero che…:
  • 78. MITO N° 1 IL COMPORTAMENTO HA SEMPRE UN SIGNIFICATO FUNZIONALE ED E’ GOVERNABILE DAL SOGGETTO CHE NE E’ AFFETTO (non sempre il comportamento è una reazione adattiva a uno stimolo esterno o interno – alcuni tipi di comportamenti sono involontari e non adattivi – in tal caso potrebbero non rispondere agli interventi psicosociali)
  • 79. MITO N° 2 SE UN COMPORTAMENTO HA UN SIGNIFICATO FUNZIONALE E’ POCO PROBABILE CHE SIA COLLEGATO A UN DISTURBO DI ORIGINE PSICHIATRICA (perché invece non possono essere presenti entrambi?)
  • 80. MITO N° 3 UNA PERSONA CON DISABILITA’ GRAVI O GRAVISSIME E’ TROPPO COMPROMESSA PER SVILUPPARE I CLASSICI DISTURBI PSICHIATRICI ( depressione, ecc.)
  • 81. MITO N° 4 I COMPORTAMENTI BIZZARRI, COME PARLARE A SE STESSI AD ALTA VOCE, I GIOCHI DI FANTASIA, O PARLARE AD UN AMICO IMMAGINARIO, SONO SEMPRE MANIFESTAZIONI DI PSICOSI (possono essere in taluni casi considerati come comportamenti persistenti o fissati in un normale sviluppo)
  • 82. MITO N° 5 LE CURE COMPORTAMENTALI SONO SEMPRE DA PREFERIRSI A QUELLE FARMACOLOGICHE (talvolta solo cambiamenti nella funzione neurofisiologica producono cambiamenti nel comportamento – cause biochimiche)
  • 84. LA PUNIZIONE : PERCHÉ NO ? “LA PUNIZIONE NON ELIMINA LA RISPOSTA, NE ABBASSA LA FREQUENZA DI EMISSIONE PER UN PERIODO DI TEMPO CIRCOSCRITTO. DOPODICHE’ LA RISPOSTA VIENE EMESSA CON FREQUENZA EQUIVALENTE A QUELLA CHE CARATTERIZZA LA RISPOSTA NON PUNITA.” (SKINNER)
  • 85. PUNIZIONE Generalmente si distingue tra 2 tipi di intervento punitivo: • PUNIZIONE DI TIPO “A” = stimolazione avversiva (punizione corporale), rimprovero, mimica e metaverbale (disapprovazione espressa con la mimica facciale o con il tono della voce) • PUNIZIONE DI TIPO “B” = sottrazione di rinforzatori o gratificazioni Perché la punizione sia efficace inoltre deve avere le seguenti caratteristiche: • La persona deve essere punita sempre quando emette il comportamento • La persona non deve potersi sottrarre alla punizione • La punizione deve essere molto forte • La punizione deve essere erogata tempestivamente • La punizione deve variare Vi sono una serie di effetti negativi della punizione che ne sconsigliano ulteriormente l’impiego, essi sono la fuga e l’evitamento
  • 86. Altri effetti della punizione che si sono osservati nelle persone ad essa sottoposte sono: 1. aumento della frequenza di emissione del comportamento bersaglio (attenzione come vantaggio secondario) 2. aumenta l’aggressivita’ potenziale della persona punita 3. modellamento di comportamenti indesiderabili 4. dire bugie 5. fingere 6. sviluppare atteggiamenti difensivi (ad es. fuga nell’irrealtà) L’insieme di quanto sopra esposto ci spinge a non utilizzare la punizione e a rivolgerci all’utilizzo di tecniche a carattere psicoeducativo.
  • 87. REGOLE PER UNA MIGLIORE APPLICAZIONE DELLA PUNIZIONE a) L’intervento punitivo deve essere circoscritto a pochi e ben individuati comportamenti inadeguati b) l’oggetto della punizione deve essere ben chiaro e individuato c) comportamenti e oggetti devono essere chiaramente capiti e condivisi dall’equipe educativa d) l’intervento punitivo deve essere possibilmente esposto e chiarito alle persone oggetto dell’intervento e) l’intervento punitivo deve avere un inizio e una fine, in particolare in quei casi dove si prevede l’allontanamento da una situazione (criterio temporale) f) alla fine dell’intervento punitivo svolgere una costante azione educativa che sia esplicativa di quanto accaduto g) quando si avvia una procedura di punizione bisogna essere certi di poterla sostenere h) tono della voce, contenuto verbale, postura devono essere ferme e possibilmente prive di contenuti emotivi
  • 88. Procedure di intervento di stampo comportamentale
  • 89. MODALITA’ DI INTERVENTO ISPIRATE AL CONCETTO DI “NON DELEGA” AL TECNICO INTERVENTO MEDIATO DA “AGENTI EDUCATIVI “ GENITORI PSICOLOGO EDUCATORI INSEGNANTI ALTRI AGENTI EDUCATIVI E DI CAMBIAMENTO SOGGETTO
  • 90. ATTUAZIONE DELL’INTERVENTO UTILIZZO DI TECNICHE E STRATEGIE DI INTERVENTO BASATE SUI PRINCIPI DELL’APPRENDIMENTO E SU LOGICHE DI PROBLEM SOLVING. RELAZIONE DI AIUTO CON L’ADOZIONE DI UNO STILE RELAZIONALE ADEGUATO AI BISOGNI EMOTIVI E RELAZIONALI DELLA PERSONA
  • 91. OBIETTIVI DI MODIFICAZIONE COMPORTAMENTALE •AUMENTARE FREQUENZA INTENSITA’ E DURATA DEI COMPORTAMENTI •RIDURRE FREQUENZA INTENSITA’ E DURATA DEI COMPORTAMENTI •COMPORTAMENTI DA IMPARARE A FARE O A FARE MEGLIO •RICONTESTUALIZZARE COMPORTAMENTI DA RICONDURRE SOTTO IL CONTROLLO DI STIMOLI ADEGUATI •INTERVENTI DI MODIFICAZIONE AMBIENTALE
  • 92. Effettuare l’assessment Inizio Definire gli obiettivi SI Il comportamento è OK Fine NO È da modificare la frequenza SI La frequenza deve essere aumentata SI NO NO Modificare durata o intensità La frequenza deve essere diminuita SI Possiede il comport. da incrementare SI •Controllo dello stimolo •Modellamento •Shaping •Chaining •Ecc. NO •Controllo dello stimolo •Modellamento •Tecniche di rinforzo •Ecc. •Controllo dello stimolo •Modellamento •Rinforzo differenziale •Estinzione •Costo della risposta •Time-out •Saziazione •Pratica negativa •Ecc.
  • 93. PPROCEDURE D’INTERVENTO DI STAMPO COMPORTAMENTALE PER LA RIDUZIONE DI COMPORTAMENTI PROBLEMA SCELTA DELLA TECNICA O DEL PACCHETTO TERAPEUTICO (valutazione costi benefici a breve e lungo termine) 3 ADOZIONE DEL MODELLO DEL TRATTAMENTO MENO RESTRITTIVO TECNICHE: •RINFORZO DIFFERENZIALE (alternativi, adeguati, incompatibili) •SAZIAZIONE •CONTRATTAZIONE DELLE CONTINGENZE •TOKEN ECONOMY •PROCEDURE PER IL RIMPROVERO •CONTROLLO DELLO STIMOLO •PREVENZIONE DELLA RISPOSTA •DILAZIONE DELLA RISPOSTA •RIDUZIONE DEI TEMPI •ESTINZIONE •STOPPAGGIO •TIME OUT (senza isolamento) •PRATICA NEGATIVA (non guidata) •PRATICA POSITIVA •ESERCIZIO FISICO GUIDATO •COSTO DELLA RISPOSTA •PRATICA NEGATIVA (guidata) •OVERCORRECTION •BLOCCO FISICO •TIME OUT (con isolamento) •BLOCCO SENSORIALE •STIMOLAZIONI AVVERSIVE
  • 94. IL MODELLO DEL TRATTAMENTO MENO RESTRITTIVO IMPONE DI PARTIRE CON L’UTILIZZO GRADUALE DI TECNICHE MENO SEVERE E MENO INTRUSIVE PER IL SOGGETTO. IN BASE A TALE MODELLO NON SI PUÒ RICORRERE AD UNA PROCEDURA PIÙ AVVERSIVA FINO A CHE NON SI E’ DIMOSTRATO CHE UNA MENO AVVERSIVA SI E’ RIVELATA INEFFICACE. III° LIVELLO II° LIVELLO I° LIVELLO •STIMOLAZIONI AVVERSIVE •BLOCCO FISICO •TIME OUT (con isolamento) •BLOCCO SENSORIALE •OVERCORRECTION •PRATICA NEGATIVA (guidata) ALTA INTRUSIVITA’ •ESTINZIONE •STOPPAGGIO •TIME OUT (senza isolamento) •PRATICA NEGATIVA (non guidata) •PRATICA POSITIVA •ESERCIZIO FISICO GUIDATO •COSTO DELLA RISPOSTA •RINFORZO DIFFERENZIALE (alternativi, adeguati, incompatibili) •SAZIAZIONE •CONTRATTAZIONE DELLE CONTINGENZE •TOKEN ECONOMY •PROCEDURE PER IL RIMPROVERO •CONTROLLO DELLO STIMOLO •PREVENZIONE DELLA RISPOSTA •DILAZIONE DELLA RISPOSTA •RIDUZIONE DEI TEMPI BASSA INTRUSIVITA’
  • 95. TECNICHE DI INTERVENTO SUI COMPORTAMENTI PROBLEMA Le tecniche esposte possono essere utilizzate per estinguere o ridurre la frequenza di comparsa o la durata di comportamenti inadeguati.
  • 96. RINFORZO DIFFERENZIALE Tale modalità di intervento consiste nel rinforzare comportamenti diversi da quello inadeguato. I tipi di R.D. sono: A) Rinforzo differenziale del comportamento diverso, consiste nel rinforzare qualunque comportamento che sia diverso da quello inadeguato B) Rinforzo differenziale dei soli comportamenti adeguati C) Rinforzo differenziale dei comportamenti incompatibili, in tal caso vengono rinforzati solo quei comportamenti che rendono impossibile l’emissione di quello inadeguato (ad esempio il tenere occupate le mani in una attività, impedisce di attuare comportamenti autolesionistici)
  • 97. RINFORZO = OGNI E QUALUNQUE EVENTO CHE SEGUENDO UN COMPORTAMENTO NE AUMENTA LA PROBABILITA’ DI COMPARSA NEL FUTURO TIPOLOGIA DI RINFORZI: • • • • • RINFORZI RINFORZI RINFORZI RINFORZI RINFORZI TANGIBILI (cibi, oggetti, ecc.) SOCIALI (lodi, carezze, approvazione, ecc.) DINAMICI (attività gradite) SIMBOLICI (punti, gettoni, denaro, ecc.) INFORMAZIONALI (feedback)
  • 98. PROGRAMMI DI RINFORZO I principali programma di rinforzo sono il "rinforzamento continuo“ e il "rinforzamento intermittente". Rinforzamento continuo significa rinforzare il comportamento ogniqualvolta si presenta. Rinforzamento intermittente significa rinforzare il comportamento secondo precisi programmi. Tali programmi possono essere a rapporto fisso o variabile, ad intervalli fissi o variabili. Nei programmi a rapporto fisso il rinforzo viene dato dopo un determinato numero di risposte corrette che è sempre lo stesso. Nei programmi a rapporto variabile il rinforzo viene dato dopo un numero variabile di risposte corrette. Nei programmi ad intervalli fissi il rinforzo viene elargito dopo un certo intervallo di tempo sempre uguale. Nei programmi ad intervalli variabili il rinforzo viene elargito ad intervalli di tempo che cambiano con una continuità programmata
  • 99. SAZIAZIONE Con tale intervento anziché cercare di sottrarre alla persona lo stimolo o la situazione ricercata o gradita, questa viene proposta fino al raggiungimento della saziazione e quindi alla perdita della valenza positiva per la persona.
  • 100. La contrattazione delle contingenze Si tratta di una modalità da utilizzarsi per il raggiungimento di obiettivi individuali o di gruppo che è stata codificata da Homme, Csanyi, Gonzales e Rechs (1970). Con questo termine si denota un accordo di tipo contrattuale che può essere stipulato tra uno o più individui e l’agente educativo.
  • 101. Homme si è particolarmente dedicato a questo strumento di gestione delle contingenze individuando tre tipi di contratto: Contratto di transizione di 1° tipo dove prevale il controllo da parte dell’agente educativo e dove la controparte esercita un controllo parziale sulle caratteristiche e sui contenuti dell’obiettivo e sui conseguenti benefici (rinforzi) Contratto di transizione di 2° tipo dove agente educativo e contraente esercitano un controllo pari e equilibrato sugli elementi del contratto Contratto di transizione di 3° tipo il contraente svolge un controllo totale o quasi totale sugli elementi del contratto Il principio ispiratore di questa modalità di intervento è molto semplice: “adottando certe modalità o eseguendo certi compiti potrai usufruire di determinati vantaggi” Rispetto ai tipi di contratti, lo scopo finale è quello di arrivare ad una contrattazione gestita autonomamente dalla persona.
  • 102. Homme ha usato tale tecnica in varie situazioni ed ha redatto una serie di regole (le prime cinque sono utili ogni volta che viene impiegata una tecnica di rinforzo, le altre cinque sono tipiche della tecnica in questione): 1) Il rinforzatore deve essere erogato ogni volta e subito dopo che si manifesta la comparsa della risposta corretta. 2) I contratti iniziali devono prevedere il rinforzamento di prestazioni di facile esecuzione (si apprende meglio dal facile al difficile). 3) Rinforzare frequentemente e a piccole dosi. 4) Il contratto deve essere stipulato in modo tale da ricompensare la prestazione in oggetto e non l'obbedienza all’agente educativo. 5) Ricompensare la risposta dopo la sua emissione e non prima. 6) Il contratto deve essere equo. 7) I termini del contratto devono essere chiari. 8) Il contratto deve essere onesto. Il rinforzo deve essere somministrato e si devono rispettare i termini contrattuali 9) Il contratto deve essere formulato in termini positivi. 10) La contrattazione deve essere usata in modo sistematico.
  • 103. La Token Economy Consiste nel raggruppare una serie di obiettivi diversi e organizzarli all’interno di un sistema microeconomico (il token consente l’accesso ad una serie variegata di rinforzatori). Per la corretta gestione di una Token Economy, risulta importante tenere in considerazione sei regole fondamentali: 1) definire chiaramente i campi (obiettivi generali e specifici individuali e di gruppo) da sottoporre a Token Economy 2) scegliere un elenco più ricco possibile di rinforzi di sostegno 3) stabilire un rapporto ottimale tra token e rinforzo (es.: i rinforzi più graditi scambiati con un maggiore numero di token) 4) scegliere dei token adeguati 5) definire i momenti per effettuare la conversione 6) registrare i cambi
  • 104. Alcune considerazioni di fondo che può risultare utile tenere in considerazione nel momento in cui si intende progettare tale tipo di intervento: 1) La Token Economy deve avere una durata circoscritta. 2) La Token Economy va adottata qualora non si possa ricorrere a sistemi meno complessi. 3) E’ necessario procedere all’identificazione, dei comportamenti: a) "meta", comportamenti da rinforzare b) "bersaglio", comportamenti da sottoporre al costo della risposta 4) scegliere un rinforzatore simbolico 5) Elaborare un sistema di scambio che definisca in modo chiaro i seguenti aspetti: - quali sono i comportamenti da rinforzare - quanti punti (o token) guadagna ogni comportamento adattivo - quali rinforzatori di sostegno possono essere acquistati con i token - il costo di ogni rinforzatore di sostegno - il costo in token di ogni comportamento "bersaglio".
  • 105. I vantaggi nell’uso di questo strumento, possono essere sintetizzati nei seguenti punti: - possibilità di utilizzare un menu di rinforzatori di sostegno in modo da consentire ad ogni paziente di scegliere quelli preferiti evitando o rallentando altresì il processo di saziazione - opportunità di sfruttare al massimo le fonti di rinforzamento presenti nell'istituzione (Staats, 1975) - possibilità di utilizzare rinforzatori tangibili e duraturi - possibilità di rinforzare una catena di risposte senza interromperla - possibilità di registrare la frequenza dei comportamenti adattivi
  • 106. Gli svantaggi da tenere in considerazione nell’utilizzo di un programma di T.E., possono essere riassunti nei seguenti punti: - uso di rinforzatori artificiali e conseguente necessità di introdurre gradualmente rinforzatori più naturali - difficoltà nel far capire il sistema ai pazienti più gravi o compromessi - problemi di coordinamento del personale - problemi con l'amministrazione, spesso dovuti al costo della T.E.
  • 107. PROCEDURE PER IL RIMPROVERO •GARANTIRSI L’ATTENZIONE DELLA PERSONA •RIMPROVERARE CON UNA BREVE FRASE ad es.”NO questo non si fa” •LA COMUNICAZIONE NON VERBALE DEVE ESSERE COERENTE MA NON COMUNICARE RABBIA •ATTENDERE QUALCHE SECONDO E SE POSSIBILE FAR RIPETERE LA FRASE ALLA PERSONA
  • 108. CONTROLLO DELLO STIMOLO Circoscrivere il comportamento problema ad un tempo o ad uno spazio precisi, in modo da limitarne le occasioni comparsa; legare il comportamento ad una situazione stimolo. PREVENZIONE DELLA RISPOSTA Intervenire sugli antecedenti manipolando le variabili ambientali in modo da prevenire la comparsa del comportamento problema
  • 109. DILAZIONE DELLA RISPOSTA Far intercorrere un lasso di tempo via via crescente tra la comparsa dello stimolo e la risposta dilazionandone l’emissione attraverso tecniche di spostamento dell’attenzione, contrattazione o altro. RIDUZIONE DEI TEMPI Concedere l’emissione del comportamento problema riducendo gradualmente il tempo ad esso dedicato, rinforzare la riduzione dei tempi con rinforzatori sociali, tangibili e soprattutto dinamici.
  • 110. ESTINZIONE L’estinzione consiste nella sottrazione di ogni tipo di rinforzo rispetto all’emissione di un comportamento disfunzionale. Generalmente avviene attraverso l’ignorare il comportamento disadattivo. Richiede molta coerenza e costanza soprattutto perché nelle prime fasi il comportamento problema tende ad intensificarsi. Ignorare il comportamento è # da ignorare la persona.
  • 111. PRATICA NEGATIVA Molto simile alla saziazione, con questo tipo di intervento si induce la persona a ripetere molte volte il comportamento inadeguato portandolo all’estinzione. La differenza con la saziazione, consiste nel fatto che la persona svolge un ruolo più passivo e subisce un certo grado di coercizione. Esistono due livelli di pratica negativa: •semplice •con guida fisica
  • 112. COSTO DELLA RISPOSTA (Punizione di tipo B) Consiste nel far sostenere alla persona un costo rispetto all’emissione di un comportamento disadattivo. Può avvenire in termini di perdita di un rinforzatore o in termini di riparazione del danno danno o disturbo ambientale prodotto con il comportamento.
  • 113. REGOLE PER UNA CORRETTA APPLICAZIONE DEL COSTO DELLA RISPOSTA: a) definire con chiarezza il comportamento disadattivo b) effettuare una analisi funzionale sul comportamento disadattivo con lo scopo di comprenderne i meccanismi di mantenimento (ad esempio comportamenti provocatori) c) definire il costo da sostenersi rispetto all’emissione del comportamento disadattivo d) condivisione dell’intervento fra tutti gli agenti educativi e) Quando si inizia una pratica di costo della risposta, altre persone, se non l’agente educativo, non dovrebbero essere presenti nell’ambiente f) quando si inizia un costo della risposta, è importante cercare di portarlo a termine indipendentemente dal tempo necessario g) l’agente educativo che inizia la pratica deve possibilmente rimanere lo stesso fini al termine dell’intervento h) Il tono della voce deve essere fermo e possibilmente privo di contenuti emotivi il contenuto verbale deve essere limitato alla richiesta del comportamento da attuare
  • 114. PRATICA POSITIVA Consiste nell’identificare un comportamento adeguato opposto od incompatibile con il comportamento problema e farlo agire alla persona per un certo numero di volta rinforzandone l’emissione in modo continuo o a rapporto. Talvolta può prevedere un certo grado di costrizione o un atteggiamento molto direttivo da parte dell’insegnante. ESERCIZIO FISICO GUIDATO Consiste nel far fare attività fisica o in termini preventivi e come conseguenza di un comportamento problematico
  • 115. STOPPAGGIO Blocco prevalentemente verbale ma anche fisico, rispetto ad un comportamento inadeguato. Il blocco del comportamento dura un certo lasso di tempo nel quale il soggetto non può fare nulla. TIME OUT Consiste nel sottrarre alla persona ogni tipo di rinforzo dall’ambiente per un periodo di tempo sufficiente ad eliminare il comportamento disfunzionale. Sono contemplati tre tipi di time out: 1. Time out con l’isolamento della persona in uno spazio predefinito (stanza da time out) 2. Time out senza isolamento (sedia o paravento) 3. Time out dell’insegnante
  • 116. OVERCORRECTION È una pratica di costo della risposta (riparazione del danno prodotto) nella quale il costo è fortemente amplificato e non proporzionale all’entità del danno. BLOCCO SENSORIALE Procedura nella quale vengono bloccati alcuni canali sensoriali della persona per un tempo definito; prevalentemente si agisce a livello di vista o tatto.
  • 117. BLOCCO FISICO Procedura di contenzionamento della persona attraverso mezzi fisici. Si divide in due modalità: 1. Blocco fisico contingente (che segue l’emissione di un comportamento disadattivo) 2. Blocco fisico non contingente (il contenzionamento è utilizzato come misura preventiva) STIMOLAZIONI AVVERSIVE Vere e proprie punizioni fisiche di tipo A Vengono però anche contemplate stimolazioni non dolorose ma solo fastidiose
  • 118. La scelta di una tecnica deve essere attentamente valutata in termini di costi benefici, nel breve, nel medio e nel lungo termine e in relazione alle risorse a disposizione. Frequentemente si associano tra loro più tecniche nella costruzione di un pacchetto di intervento con lo scopo di massimizzare la probabilità di successo dell’intervento.
  • 119. TABELLA DECISIONALE PER LA SCELTA DELLA TECNICA O DEL PACCHETTO D’INTERVENTO VANTAGGI SVANTAGGI A BREVE TERMINE A LUNGO TERMINE ELEMENTI DEONTOLOGICI ED ETICI DA TENERE IN CONSIDERAZIONE LIMITI DA RISPETTARE NELL’UTILIZZO DELLA TECNICA AUTORIZZAZIONI E PRECAUZIONI NECESSARIE PER L’UTILIZZO DELLA TECNICA
  • 120. ESEMPIO DI PACCHETTO DI INTERVENTO OBIETTIVO: riduzione episodi di perdita del controllo sfinterico diurno. PRATICA POSITIVA: 1. 2. 3. 4. ASCIUGARE E LAVARE DOVE HA SPORCATO ANDARE A PRENDERE DEGLI ABITI ASCIUTTI LAVARSI E CAMBIARSI FARLO ANDARE DA DOVE SI E’ BAGNATO ALLA TOILET, FARLO SEDERE SUL WATER FARLO TORNARE DOVE SI E’ BAGNATO, RIPETERE TRE VOLTE, NON PREMIARE COSTO DELLA RISPOSTA: 1. 2. 3. 4. RESTA BAGNATO ALCUNI MINUTI – VIENE RIMPROVERATO FA LA PRATICA POSITIVA VIENE ISOLATO DAL RESTO DEL GRUPPO PER 10 MINUTI PERDE UN RINFORZO
  • 121. Procedure di intervento di stampo cognitivo comportamentale
  • 122. VULNERABILITA’ Bio – psico - sociale (Predisposizione personale) STRESSORS (Fattori scatenanti) CARENZA DI COPING SKILLS (Abilità di fronteggiamento delle situazioni) Intervento psicoeducativo Maggior rischio di crisi emotive Difficoltà di adattamento Problematiche comportamentali INTERVENTI DI RINFORZO DELL’IO SVILUPPARE COMPETENZE ADATTIVE AUTONOMIE COGNITIVE INTEGRANTI LAVORATIVE ECC. SVILUPPO PERSONOLOGICO COPING SKILLS AUTOSTIMA AUTOEFFICACIA STILI DI ATTRIBUZIONE CONCETTO DI SE’ ANALISI CRITICA DI REALTA’ RICONOSCIMENTO STATI INTERNI AUTOMONITORAGGIO ECC. DIALOGO INTERNO PROBLEM SOLVING INTERPERSONALE META COGNIZIONE AUTOCONTROLLO RISTRUTTURAZIONE STANDARD COGNIT. ABILITA’ SOCIALI ECC.
  • 123. INTERVENTI PSICOLOGICI E PSICOEDUCATIVI IN AMBITO DI RINFORZO DELL'IO, PROBLEMATICHE SOCIO/EMOZIO-NALI E COMPORTAMENTALI, DISTURBI PERSONOLOGICI, DELLA SFERA EMOZIONALE E DELLA CONDOTTA. PACCHETTO DI INTERVENTO a) Training al problem solving e al problem solving interpersonale, alle abilità di planning, all'uso di strategie cognitive e meta cognitive b) Modificazione del dialogo interno: autoregolazione, autoistruzione, autoaffermazioni, automonitoraggio, autoverifica, autorinforzamento. c) Modificazione dello stile di attribuzione: locus of control d) Sviluppo capacità di autocontrollo: training alla frustrazione, potenziamento coping skills, conoscenza e gestione stati emotivi, potenziamento capacità di concentrazione, riduzione dell'impulsività, TSA, autoregolazione.
  • 124. • e) Modificazione standard cognitivi: ristrutturazione, riorganizzazione scala dei valori, modellamento ed identificazione su modelli positivi, ridimensionamento falso sè. • f) Comprensione interpersonale: potenziamento abilità sociali, modificazione punti di vista, mettersi nei panni degli altri, role playing, educazione morale, conoscenza emozioni e stati d'animo in sè e negli altri. • g) Abilità di comunicazione: potenziamento abilità sociali in ambito comunicativo, training sulla comunicazione efficace. • h) Modificazione livello di autostima, senso di autoefficacia e concetto di sè: a livello globale, sociale, scolastico, familiare, corporeo. • i) Potenziamento autodeterminazione sul singolo e modificazione degli stili relazionali nel personale educativo. • l) Potenziamento delle capacità di analisi critica della realtà. • m) Miglioramento dell'indice di adattamento globale nelle sue componenti di: adeguatezza comportamentale, sociale e personale.
  • 125. COMPETENZE NECESSARIE ALLA COSTRUZIONE DEL PIANO RI-ABILITATIVO COMPETENZE SUL PIANO TECNICO - PROFESSIONALE COMPETENZE SUL PIANO UMANO E RELAZIONALE
  • 126. COMPETENZE SUL PIANO TECNICO - PROFESSIONALE SAPER ATTUARE INTERVENTI ATTI A SVILUPPARE E MIGLIORARE NEGLI OSPITI LE SEGUENTI ABILITA’:
  • 127. • ABILITÀ DI PROBLEM SOLVING INTERPERSONALE; • DIALOGO INTERNO E AUTOCONTROLLO; • STILE DI ATTRIBUZIONE; • COMPRENSIONE INTERPERSONALE; • ABILITÀ DI COMUNICAZIONE; • IMMAGINE CORPOREA; • ANALISI DI REALTÀ; • AUTOSTIMA ED AUTOEFFICACIA
  • 128. ABILITÀ DI PROBLEM SOLVING • percezione del problema; • fermarsi e pensare (definizione del problema); • scegliere un obiettivo; • scegliere le soluzioni possibili e valutarne pro e contro; • scegliere la soluzione migliore; • attuarla e valutarne le conseguenze
  • 129. Dialogo interno e autocontrollo (valutazione e intervento) • • • • • • Autovalutazione su liste di aggettivi; Domande aperte; Completamento di frasi; Capacità di inibizione; Capacità di programmazione; Capacità di persistenza su un compito (soprattutto noioso) • Parlare a se stessi per orientare e guidare il proprio comportamento
  • 130. Lo stile di attribuzione Locus of control Interno Stabile Globale Specifico Locus of Control Esterno Stabile Instabile Instabile
  • 131. Comprensione interpersonale • I sentimenti degli altri (disegni di volti, storie) • Cosa pensano gli altri (dilemmi morali, role-playing, discussione di film); • Caratteristiche di altre persone (elenco di attributi concreti, convinzioni, modi di comportarsi, ecc.)
  • 132. Abilità di comunicazione • Fare/ricevere un complimento; • Iniziare/terminare una conversazione; • Prestare attenzione/ascoltare • Fare/ricevere critiche • Definire e negoziare un piano di accordo
  • 133. Immagine corporea Interventi di cura della persona e ristrutturazione dell’immagine corporea, attività sportiva
  • 134. Analisi di realtà Potenziare la capacità di analisi degli eventi valutandone le cause e le conseguenze. Ristoricizzazione e ricostruzione degli eventi
  • 135. Autostima ed autoefficacia •Far sperimentare situazioni di successo •Rinforzare con adeguati feedback i risultati positivi e l’impegno •Autorinforzamento •Bilancio della giornata •Utilizzare l’insuccesso per programmare nuove strategie
  • 136.
  • 137.
  • 138.
  • 139.
  • 140. COMPETENZE SUL PIANO UMANO E RELAZIONALE • ESSERE IN GRADO DI COINVOLGERSI PROFESSIONALMENTE IN UNA RELAZIONE DI AIUTO CON PERSONE IN STATO DI BISOGNO • ESSERE IN GRADO DI AGIRE ADEGUATI STILI RELAZIONALI
  • 141. L’INTERVENTO PROATTIVO, OVVERO, DALLA MODIFICAZIONE DEL COMPORTAMENTO AGLI STILI DI RELAZIONE
  • 142. SOPRATTUTTO QUANDO CI SI TROVA DI FRONTE AD ANOMALIE COMPORTAMENTALI CHE RICHIEDONO UN INTERVENTO QUOTIDIANO DI GESTIONE DELLE PROBLEMATICHE DI COMPORTAMENTO, LE TECNICHE DI INTERVENTO, PER QUANTO MANTENGANO UNA LORO INDUBBIA EFFICACIA, DEVONO ESSERE INTEGRATE E POSSONO ESSERE SUPERATE SE SI AGISCE A LIVELLO DEGLI ATTEGGIAMENTI E DEGLI STILI RELAZIONALI.
  • 143. AGIRE ADEGUATI STILI RELAZIONALI RICONOSCERE I BISOGNI RELAZIONALI DELLA PERSONA ED ESSERE IN GRADO DI UTILIZZARE STILI RELAZIONALI COERENTI CON I BISOGNI RILEVATI
  • 144.
  • 145. Gli stili di relazione di ognuno si posizionano su di un continuum che prevede diversi gradi di consapevolezza: del tutto inconsapevoli del tutto consapevoli
  • 146. NESSUNO STILE RELAZIONALE E’ GIUSTO O SBAGLIATO DI PER SE’ ! LO STILE RELAZIONALE DEVE ESSERE ADEGUATO AI BISOGNI DI OGNI SINGOLO OSPITE
  • 147.
  • 148. STILE GLOBALE DI RELAZIONE Autoritario, Lassista, Democratico genitore/adulto/ bambino Direttività/ permissività aggressivo/ passivo difeso/ sicuro/ coercitivo orientato al compito/ orientato alla relazione Prescrittivo, di Vendita, Partecipativo, Delegante; premiante/punitivo Stimolante/ propositivo codici materni/paterni assistenziale/ iperprotettivo
  • 149.
  • 150.
  • 151. POSSIAMO DIRE CHE GLI STILI DI RELAZIONE POSSONO ESSERE DEFINITI COME UN: • Atteggiamento generale nella relazione con gli altri, molte volte non del tutto consapevole • Legato ad opinioni, convinzioni e credenze sugli altri e sul nostro ruolo in relazione a loro • Le opinioni, convinzioni e credenze sull'utente determinano all' interno del rapporto educativo delle decisioni educative automatiche • Tali decisioni condizionano lo stile relazionale ed educativo ed i comportamenti conseguenti • Procedure di confrontazione consentono di rivedere gli stili relazionali .Lo stile relazionale deve avere un doppio livello di congruenza e cioè : I. Lo stile deve essere congruente con i bisogni dell’'utente e con il progetto educativo 2. Le persone che si rapportano all’utente devono essere coerenti tra loro negli stili agiti .
  • 152. SCELTA DEGLI STILI DI RELAZIONE È FONDAMENTALE AGIRE UNO STILE DI RELAZIONE CHE SIA RISPETTOSO DEI BISOGNI IDENTIFICATI SUL PIANO RELAZIONALE, EMOTIVO, AFFETTIVO E CHE SIA NEL CONTEMPO COERENTE CON IL CICLO DI VITA ED IL PROGETTO EVOLUTIVO DELLA PERSONA; SAPENDO DISTINGUERE TRA “CHE BISOGNI SEMBRA AVERE LA PERSONA” E “CHE COSA C’ È BISOGNO DI FARE CON E PER LUI/LEI”.
  • 153. Elementi chiave per l’identificazione dello stile di relazione: • Individuare opinioni, convinzioni, credenze degli educatori e conseguenti decisioni educative automatiche o consapevoli • Confrontazione delle opinioni, convinzioni e credenze • Individuazione dello stile relazionale da adottare
  • 154. l’estrazione delle convinzioni e delle credenze degli educatori sugli ospiti e l’individuazione dello stile relazionale è facilitata dal porre una serie di domande e precisamente: 1. che caratteristiche personali ha l’utente, che tipo di persona è? (possono essere utilizzati degli aggettivi descrittivi) 2. che bisogni sembra avere? Quali sono i suoi principali bisogni? 3. che potenzialità sembra avere? 4. quali sono le aspettative degli educatori su di lei/lui? 5. che tipo di emozioni suscita? 6. cosa c’è bisogno di fare con e per lui/lei secondo gli educatori?
  • 155.
  • 157. SINDROME SCHIZOTIPICA-SINDROME SCHIZOAFFETTIVA-SCHIZOFRENIA PROTOCOLLO DI INTERVENTO TERAPEUTICO FASE DI VALUTAZIONE VISITE MEDICHE SPECIALISTICHE: es. neurologico; psicodiagnosi; vis. fisiatrica; vis. foniatrica; ESAMI: EEG; TC; RMN PROFILO V.A.P.-H (ASPETTI PSICOPATOLOGICI) - PROFILO A.B.I. (COMPORTAMENTO ADATTIVO) PROFILO FUNZIONALE delle AUTONOMIE - PROFILO COGNITIVO-NEUROPSICOLOGICO SINTESI DI EQUIPE DIAGNOSI (classificaz. ICD-10) PROFILO delle DISABILITA’ con definizione della scala di GRAVITA’ delle DISABILITA’e del LIVELLO PROGNOSTICO (Classificaz. ICF) STESURA DEL PROGETTO RI-ABILITATIVO TERAPIE INDIVIDUALI TERAPIE INDIVIDUALI psicoterapia psicoterapia rieducazione neuropsicologica rieducazione neuropsicologica terapia psicocorporea terapia psicocorporea logopedia logopedia riabilitazione cognitiva al computer riabilitazione cognitiva al computer fisiochinesiterapia fisiochinesiterapia musicoterapia di gruppo musicoterapia di gruppo OPERATORI COINVOLTI: psicologi; neuropsichiatri; terapisti TERAPIA AMBIENTALE TERAPIA AMBIENTALE autonomie di base autonomie di base abilità integranti abilità integranti apprendimenti funzionali apprendimenti funzionali abilità sociali di base abilità sociali di base abilità sociali di IIII livello abilità sociali di livello autonomia avanzata autonomia avanzata attività occupazionali attività occupazionali OPERATORI COINVOLTI: psicologi; educatori; terapisti PROGETTI ISTITUZIONALI PROGETTI ISTITUZIONALI 1) autodeterminazione 1) autodeterminazione - - condivisione obiettivi terapeutici condivisione obiettivi terapeutici - - training su controllo emotivo training su controllo emotivo - - problem solving interpersonale problem solving interpersonale - - condivisione regole sociali e morali condivisione regole sociali e morali 2) laboratorio teatrale 2) laboratorio teatrale 3) laboratorio ceramica e e arte-terapia 3) laboratorio ceramica arte-terapia 4) laboratorio attività pre-lavorative 4) laboratorio attività pre-lavorative OPERATORI COINVOLTI: neuropsichiatri; psicologi; educatori; terapisti
  • 158. DISTURBI DI PERSONALITA’ SPECIFICI PROTOCOLLO DI INTERVENTO TERAPEUTICO FASE DI VALUTAZIONE VISITE MEDICHE SPECIALISTICHE: es. neurologico; psicodiagnosi; vis. fisiatrica; vis. foniatrica; ESAMI: Eeg; TC; RMN PROFILO V.A.P.-H (ASPETTI PSICOPATOLOGICI) - PROFILO A.B.I. (COMPORTAMENTO ADATTIVO) PROFILO FUNZIONALE delle AUTONOMIE - PROFILO COGNITIVO-NEUROPSICOLOGICO - ABILITA’ LAVORATIVE SINTESI DI EQUIPE DIAGNOSI (classificaz. ICD-10) PROFILO delle DISABILITA’ con definizione della scala di GRAVITA’ delle DISABILITA’e del LIVELLO PROGNOSTICO (Classificaz. ICF) STESURA DEL PROGETTO RI-ABILITATIVO TERAPIE INDIVIDUALI TERAPIE INDIVIDUALI TERAPIA AMBIENTALE TERAPIA AMBIENTALE psicoterapia psicoterapia rieducazione neuropsicologica rieducazione neuropsicologica terapia psicocorporea terapia psicocorporea riabilitazione cognitiva al computer riabilitazione cognitiva al computer rilassamento terapeutico rilassamento terapeutico autonomia avanzata autonomia avanzata abilità integranti abilità integranti abilità sociali di IIII livello abilità sociali di livello attività occupazionali attività occupazionali training per autocontrollo training per autocontrollo OPERATORI COINVOLTI: psicologi; neuropsichiatri; terapisti OPERATORI COINVOLTI: psicologi; educatori; terapisti PROGETTI ISTITUZIONALI PROGETTI ISTITUZIONALI 1) riabilitazione meta cognitiva 1) riabilitazione meta cognitiva 2) autodeterminazione 2) autodeterminazione - condivisione progetto terapeutico - condivisione progetto terapeutico - - problem solving interpersonale problem solving interpersonale - - condivisione regole sociali e morali condivisione regole sociali e morali 3) laboratorio attività pre-lavorative 3) laboratorio attività pre-lavorative 4) inserimento lavorativo (borsa lavoro) 4) inserimento lavorativo (borsa lavoro) OPERATORI COINVOLTI: neuropsichiatri; psicologi; educatori; terapisti
  • 159. 1999 DIMISSIONI III° FASE •Intervento di modificazione ed adeguamento degli stili relazionali degli educatori •Logica ecosistemica •Logica ispirata al potenziamento dell’autodeterminazione NUOVA FASE DI ASSESSMENT E PROGETTAZIONE II° FASE NUOVA FASE DI ASSESSMENT E PROGETTAZIONE •SVILUPPO AB. SOCIALI DI II° LIV •SVILUPPO AB. DI AUTOCONTOLLO PROBLEM SOLVING INTERPERS COPING SKILLS AUTODETERMINAZ •MANTENIMENTO AUT. PERSONALE •RIAB. NEUROPSICOLOGICA •PERFEZ. AB. INTEGRANTI •UTILIZZO TEMPO LIBERO •ADDESTRAMENTO PRE LAVORAT. •AUTONOMIA ESTERNA AVANZATA •IPOTESI INSERIMENTO LAVORO •ATTIVITA’ OCCUPAZIONALI •SVILUPPO ABILITA’ INTEGRANTI •SVILUPPO ABILITA’ SOCIALI DI I° LIVELLO •RIABILITAZIONE COGNITIVA •INSERIMENTO SCUOLA MEDIA STATALE I° FASE 1993: AMMISSIONE ASSESSMENT: PROFILO FUNZIONALE A.B.I. V.A.P.-H •SVILUPPO AUTONOMIE PERSONALI AVANZATE •RIDUZIONE PROBLEMATICHE COMPORTAMENTALI •POTENZIAMENTO ABILITA’ DI AUTONOMIA PERSONALE •TERAPIA PSICOCORPOREA, PSICOTERAPIA
  • 160. 1997 : DIMISSIONI III° FASE •Intervento di modificazione ed adeguamento degli stili relazionali degli educatori •Logica ecosistemica •Logica ispirata al potenziamento dell’autodeterminazione NUOVA FASE DI ASSESSMENT E PROGETTAZIONE •SVILUPPO AB. SOCIALI DI II° LIV •SVILUPPO AB. DI AUTOCONTOLLO PROBLEM SOLVING INTERPERS COPING SKILLS AUTODETERMINAZ •MANTENIMENTO AUT. PERSONALE •RIAB. NEUROPSICOLOGICA •PERFEZ. AB. INTEGRANTI •ADDESTRAMENTO PRE LAVORAT. •TERAPIA PSICOCORPOREA •ATTIVITA’ OCCUPAZIONALI •SVILUPPO ABILITA’ INTEGRANTI •SVILUPPO ABILITA’ SOCIALI DI I° LIVELLO •RIABILITAZIONE COGNITIVA II° FASE NUOVA FASE DI ASSESSMENT E PROGETTAZIONE I° FASE 1991: AMMISSIONE ASSESSMENT: PROFILO FUNZIONALE A.B.I. V.A.P.-H •SVILUPPO AUTONOMIE PERSONALI AVANZATE •RIDUZIONE PROBLEMATICHE COMPORTAMENTALI •POTENZIAMENTO ABILITA’ DI AUTONOMIA PERSONALE •SVILUPPO AB. SOCIALI DI BASE
  • 162. IL PROBLEMA È OGNI VOLTA DIVERSO: IN ASSOLUTO, NON ESISTONO TECNICHE O MODALITÀ “GIUSTE” PER AFFRONTARLO, ANCHE SE ESISTONO CERTAMENTE QUELLE SBAGLIATE.
  • 163. IL PROBLEMA QUALCHE VOLTA NON SI PUÒ RISOLVERE: TALVOLTA LA RESA AL “NEMICO” È NECESSARIA E PERSINO AUSPICABILE, PER EVITARE DI INCORRERE IN UNA SORTA DI ACCANIMENTO TERAPEUTICO DETTATO SOLO DAL NOSTRO NARCISISMO FRUSTRATO.
  • 164. IL PROBLEMA NON È MAI RIUSCIRE A DOMINARE LA NOSTRA RABBIA E L’AGGRESSIVITÀ CHE IL SENSO DI IMPOTENZA CI SUSCITA, MA PIUTTOSTO CAPIRE LE NOSTRE MOTIVAZIONI INTERNE, COS’È CHE CI IRRITA TANTO, COS’È CHE FA SI CHE UN CASO DIVENTI “DIFFICILE” IN UN CERTO MOMENTO.
  • 165. IL COMPORTAMENTO DEL “CASO DIFFICILE” VA RICONDOTTO E INTERPRETATO SEMPRE ALLA LUCE DELLE DINAMICHE DEL GRUPPO ALLARGATO E I BISOGNI DEL SOGGETTO VANNO COMPRESI, CONDIVISI E INGLOBATI ALL’INTERNO DI QUESTO GRUPPO.
  • 166. È NECESSARIO APPOGGIARSI SEMPRE AD UN GRUPPO DI OPERATORI ESTERNI E DISTANZIATI CHE ANALIZZINO LA SITUAZIONE E CI DIANO LA LORO LETTURA DI TUTTO IL CONTESTO E NON SOLO DEI PROBLEMI DEL “CASO DIFFICILE”.
  • 168. SE NON VOLETE “CASI DIFFICILI”, CAMBIATE LAVORO.