2. Neurobiologia interpersonale: perchè?
ďŹ
Interdipendenza come realtĂ costante
ďŹ
Continuo impegno in una REGOLAZIONE RECIPROCA dei
nostri stati interni
ďŹ
Cervello come organo interpersonale:
âorgano sociale costruito tramite l'esperienzaâ (Cozolino, 2006)
ďŹ
Se il cervello è l'hardware, la mente è il software.....
3. âCostruzione ed esperienzaâ
ďŹ
Costruire il mondo: âesiste un Mondo perchĂŠ Io lo guardoâ (S,
una paziente). La costruzione di sensi e significati è il nostro,
umano, âmandatoâ corticale! Costruiamo Narrative...
ďŹ
L'esperienza è relazionale: ânon esiste un Io senza un Tuâ
(Huber)
ďŹ
Un neurone singolo e un cervello singolo non esistono in natura
(apoptosi, alienazione)
ďŹ
Il cervello è un organo di adattamento, le relazioni lo modellano
4. Cervello ed evoluzionismo
ďŹ
Evoluzionismo come principio organizzatore: perchĂŠ le
relazioni?
ďŹ
relazioni precoci------ sviluppo corteccia pre-frontale
ďŹ
Gli altri costituiscono il nostro âambiente primarioâ (riparo, cibo,
protezione)
ďŹ
Infanzia lunga, societĂ complessa----- cervelli piĂš grandi
ďŹ
PREMATURITA' alla nascita (continuamo la nostra gestazione
al di fuori del corpo materno)
5. Cervello ed evoluzionismo
Per far parte di gruppi sociali inibiamo il nostro sistema agonistico
(âagonismo ritualizzatoâ)------ sviluppo cognitivo
(METACOGNITIVO)
Arrossiamo (segnale sociale interpersonale vascolare) e
guardiamo (rapporto sclera e iride: perdiamo in sicurezza per
poter comunicare meglio)
INTERSOGGETTIVITA'= mandato biologico superiore (neuroni
mirror, pointing universale)
âsopravvive meglio chi ha avuto cure genitoriali miglioriâ, âquello
che non ci uccide ci rende piĂš deboliâ (Cozolino, 2006, vd
ricerche su stress- sistema immunitario, traumi relazionali e
psicopatologia)
E se la metacognizione fosse coscienza?
6. Teoria evoluzionistica della motivazione
(il cervello trino, McLean, 1990)
ďŹ
Primo livello (Complesso R o Cervello rettiliano)
ďŹ
Motivazioni omeostatiche, predazione, raccolta
ďŹ
Motivazioni territoriale, esploratoria e sessuale
ďŹ
Motivazione difensiva (attacco-fuga)
ďŹ
Secondo livello (Sistema Limbico o Paleocortex)
ďŹ
Motivazioni sociali (attaccamento; accudimento;
dominanza-subordinazione = rango; accoppiamento
sessuale; gioco sociale; cooperazione fra pari; affiliazione al
gruppo)
ďŹ
Terzo livello (Neocortex)
ďŹ
IntersoggettivitĂ
ďŹ
Motivazioni conoscitive superiori (ď costruzione di
significati, prevedibilitĂ , padronanza o mastery)
7. Motivazioni sociali o âlimbicheâ
ďŹ
Attaccamento ď richiesta di cura
ďŹ
Accudimento ď offerta di cura
ďŹ
Rango ď definizione della dominanza o subordinazione
attraverso lâaggressivitĂ competitiva
ďŹ
Accoppiamento ď formazione di coppia sessuale
durevole nel tempo
ďŹ
Cooperazione fra pari ď obiettivo comune perseguito
congiuntamente, condivisione dellâattenzione
ďŹ
Gioco sociale e affiliazione al gruppo come varianti di cooperazione
e rango
8. Teoria evoluzionistica della motivazione
(il cervello trino, McLean, 1990)
ďŹ
Primo livello (Complesso R o Cervello rettiliano
âSopravvivi e riproducitiâ
ďŹ
Secondo livello (Sistema Limbico o Paleocortex)
âSopravvivi, riproduciti ma fallo in gruppo e ti verrĂ meglioâ
ďŹ
Terzo livello (Neocortex)
âDai a tutto quanto un Sensoâ
ďŹ
Senso del tempo
ďŹ
Creazione di sequenze
ďŹ
âPresentificazioneâ
9. Specializzazione emisferica
Con l'evoluzione i due emisferi si sono evoluti in modo piĂš dissimile
âSè linguisticoâ--- emisfero sinistro
âSè fisico- emotivo--- emisfero destro
NB: ci sono importanti connessioni tra:
â˘
Circuiti sotto-corticali
â˘
Aree associative della corteccia
Sotto stress intenso perdiamo capacitĂ di parlare e raccontare e
ricordare! (inibizione funzionamento area di Broca, riduzione
capacitĂ mnestiche--- ârivivere è diverso da raccontareâ, Liotti,
2011)
10. Specializzazione emisferica
Concetto di âcervello plasticoâ e di âplasticitĂ esperienza- dipendenteâ
Emisfero destro: crescita rapida nei primi 18 mesi (emisfero dx, aree
mediali dei lobi frontali considerati la base dell'Attaccamento, Schore,
1994). controllo emozioni, esperienze corporee, processi autonomi.
Emisfero sinistro: sbalzo nella crescita dopo il secondo anno di vita;
elaborazione semantica cosciente
A partire dal primo anno, sviluppo del CORPO CALLOSO, che integra le
capacitĂ semantiche dell'emisfero sinistro con le reti emotive e
somatiche dell'emisfero destro)
Sviluppo corticale: dipende molto dalla esperienza (vs sviluppo del
tronco encefalico a base genetica)
(âLa saggezza sta nell'utilizzo simultaneo dei due emisferi per elaborare
le informazioniâ, = INTEGRAZIONE, Cozolino, 2006)
12. Il cervello âsocialeâ: Descrizione schematica
⢠âla corteccia cingolata e l'insula possono essere considerate il
quinto e il sesto lobo corticaleâ
⢠CORTECCIA PRE- FRONTALE ORBITALE + INSULA+
CORTECCIA CINGOLATA = aree della corteccia
evolutivamente piĂš primitive, circondate dalle strutture corticali
che si sviluppano successivamente
⢠INSULA+CORTECCIA CINGOLATA= implicate nelle nostre
emozioni ed esperienze interne e conservano una profonda
connessione con le strutture limbiche (primitive)
⢠AMGIDALA+IPPOCAMPO+IPOTALAMO= strutture
sottocorticali basilari per l'elaborazione delle informazioni
sociali
13. Il cervello âsocialeâ: Descrizione schematica
⢠AMIGDALA: componente essenziale delle reti neurali associate alla
paura, attaccamento, early memory. Insieme alla corteccia
cingolata e alla corteccia prefrontale orbito- mediale guida i
processi decisionali e le risposte di adattamento basate sulle
esperienze passate. Le sue porzioni centrali sono implicate in
risposte rapide (risposta di attacco fuga)
⢠IPOTALAMO: organizza la memoria esplicita e l'apprendimento
cosciente (specializzato nell'organizzazione dell'apprendimento
spaziale, sequenziale, della memoria)
⢠CORTECCIA CINGOLATA: area primitiva di associazione delle
informazioni viscerali, motorie, tattili ed emozionali
⢠CORTECCIA PREFRONTALE ORBITO MEDIALE: funziona da
area di integrazione per l'informazione plurisensoriale emotiva
(integra informazioni del mondo esterno con emozione,
motivazione, sistemi di ricompensa). Ă collegata direttamente col
corpo regolando il funzionamento dell'asse HPA
14. Focus sulla corteccia cingolata
⢠La corteccia cingolata ha fornito i circuiti di base per l'evoluzione
della comunicazione e dell'empatia (Rilling e coll., 2002)
⢠à implicata nel monitoraggio simultaneo delle informazioni
personali, ambientali e interpersonali, guida lanostra attenzione
verso ciò che è saliente
⢠Integra informazioni dalla corteccia e dalle strutture sottocorticali
⢠Diverse sue porzioni si attivano quando dobbiamo ricordare eventi
emozionali o svolgere compiti che richiedono sia cognizione che
emozione
⢠Si attiva sia per dolore fisico che per rifiuto sociale (questo ci
spiega perchè relazioni sane correlano con un buon funzionamento
e resistenza allo stress)
⢠Studi dimostrano una sua minore attivazione in compiti emotivi in
soggetti alessitimici
15. Alessitimia come disconnessione emisferica
âincapacitĂ di sperimentare l'informazione emotiva a livello cosciente e di
elaborarlaâ
Hp: connessa con deficit funzionamento emisfero dx
Gli alessitimici riconoscono che gli altri hanno emozioni e sentimenti ma
riferiscono di essere incapaci di trovarle dentro di sĂŠ
alessitimici mostrano intensa risposta fisiologica in laboratorio a stimoli
emozionali negativi (Stone Nielson, 2001)
correlazione fra alessitimia e storie di trauma ripetuto (Kosten et all., 1992)
minore attivazione nella corteccia cingolata anteriore dx (fortemente implicata
nell'esperienza emozionale e somatica; Kano, 2003; Gundel, 2004)
Hp: alessitimia riflette mancanza di integrazione dell'informazione emozionale e
somatica dell'emisfero dx con il sistema linguistico e cognitivo dell'emisfero
sx (Taylor, 2000)
16. Il disturbo Borderline di personalitĂ : âlanciare
bombe per scacciare moscheâ
⢠Fallimento nei processi integrativi dello sviluppo
⢠Hanno ippocampo, amigdala corteccia orbito-frontale e corteccia
cingolata piĂš piccoli
⢠A riposo, la loro corteccia mostra ipometabolismo della corteccia
prefrontale e nella corteccia cingolata anteriore (aree associative)
⢠Sotto stress emotivo mostrano maggiore attivazione della amigdala
e nella corteccia pre- frontale con simultanea riduzione nell'attivitĂ
dell'ippocampo (necessario per esame di realtĂ , nuovi
apprendimenti e modulazione dell'amigdala)
⢠Ridotta sintesi di serotonina e riduzione della regolazione
serotoninergica nelle cortecce frontali
17. La memoria
MEMORIA= âinsieme di processi in base ai quali gli eventi del
passato influenzano le risposte futureâ
M.IMPLICITA: mediata da regioni cerebrali che non richiedono la
partecipazione della coscienza presenti alla nascita.
AMIGDALA+ALTRE REGIONI LIMBICHE.
Hp: siamo influenzati dalle nostre memorie implicite, non ricordiamo
qualche cosa di specifico, andiamo incontro a stati della mente che
percepiamo come parte della nostra realtĂ presente.
M.ESPLICITA: dai 2 aa, ricordi veri e propri: sviluppo e maturazione
LOBO TEMPORALE E CORTECCIA ORBITO FRONTALE. Si
iniziano a ricordare esperienze nell'ordine con cui si sono verificate:
SENSO DEL TEMPO E DELLO SPAZIO (ruolo importante svolto
dall'ippocampo).
18. La memoria
Riconosciamo due forme di m. esplicita:
semantica
episodica
Con la crescita compaiono le basi per lo sviluppo della MEMORIA
ESPLICITA AUTOBIOGRAFICA, uno degli aspetti centrali diventa il
senso di sĂŠ nel tempo.
MEMORIA AUTOBIOGRAFICA E EPISODICA (vs SEMANTICA):
mediata da aree corticali frontali, sono âesperienza-dipendentiâ, il loro
sviluppo inizia a 2 aa e continua per tutta l'esistenza
MEMORIA E PROCESSI NARRATIVI
MEMORIA NARRATIVA: insieme dei processi che ci consentono di
immagazzinare e quindi rievocare le nostre esperienze sotto forma di
racconti
19. âStati mentaliâ
Horowitz (1995) definisce gli stati mentali come âpattern ricorrentiâ
costituiti da complessi emozionali associati a particolari stili di auto-
rappresentazione e particolari qualitĂ percepite nelle reazioni
interpersonali. La natura psicopatologica di alcuni stati non sarebbe
tanto definita dal loro contenuto, quanto dalla scarsa capacitĂ del
soggetto di modulare, al loro interno, idee sentimenti, emozioni
(Semerari, 2005). Siegel (2001) definisce uno âstato della menteâ
come l'insieme dei pattern di attivazione all'interno del cervello in
un dato momento. Varie funzioni del cervello, dalle piĂš
âsempliciâ(per esempio, la regolazione degli stati dell'organismo
a livello del SNA) a quelli piĂš âcomplesseâ (per esempio, la
rappresentazione concettuale a livello delle aree neocorticali)
possono essere collegate e temporaneamente associate in uno
stato della mente. Collegati significa che i diversi sistemi che
mediano tali processi sono simultaneamente attivati. Uno stato della
mente può essere quindi considerato come un pattern di attivazione
che coinvolge i sistemi cerebrali responsabili dei processi percettivi,
del tono e della regolazione delle emozioni, dei processi della
memoria, delle risposte comportamentali.
20. LA TEORIA DELLâATTACCAMENTO:
JOHN BOWLBY (1969)
⢠Definizione: tendenza innata a ricercare la vicinanza affettiva
di una figura ben conosciuta ogni volta che si presentano
situazioni di pericolo, di dolore, di fatica, di solitudine ecc.
⢠Il comportamento di attaccamento viene indirizzato
prioritariamente ad unâunica persona, individuata come
FIGURA DâATTACCAMENTO (FdA).
⢠la FdA coincide di regola con la madre biologica ma anche
altre figure di attaccamento possono essere il padre e altri
membri del gruppo percepiti come piĂš saggi o piĂš forti (es.
nonni).
21. I Modelli Operativi Interni sono schemi â ovvero modelli interni
delle figure di attaccamento, interiorizzate sulla base della
qualitĂ delle ripetute interazioni con queste ultime.
Strettamente connesso al modello delle figure d'attaccamento
è il modello che il bambino svilupperà di sÊ e che appare
delinearsi in modo complementare al primo: infatti, un bambino che
ha costruito un modello della figura d'attaccamento come disponibile
e attenta, tenderĂ a sviluppare un modello complementare di sĂŠ
come degno e meritevole di cure.
I Modelli Operativi Interni
22. Definizione: strutture di memoria dapprima procedurale, poi semantica, che il b. si
costruisce come risultato delle sue concrete esperienze di relazione con ciascuna
FdA che lo accudiscono nel suo primo anno di vita.
Esperienze concrete: il b. non è un fantasticatore, è uno storico!
A partire dai MOI il b. elabora aspettative sulla FdA, su come risponderĂ alle sue
richieste di aiuto:
a partire da una conoscenza innata (sistema di attaccamento) il b. aggiunge altra
conoscenza (MOI). Da ciò derivano aspettative.
Sulla base di queste aspettative il b. orienta il proprio comportamento, ogni volta che
si attiva il suo sistema di attaccamento. Ecco che in seduta dobbiamo leggere il
comportamento del p. in questa ottica.
I MOI sono:
memorie,
aspettative,
regolazione di comportamento,
premessa degli schemi basici di sĂŠ e degli altri e delle relazioni.
I Modelli Operativi Interni
23. Dopo che il sistema di attaccamento è attivato con successo e le
figure di attaccamento sono reperibili, si instaura la sensazione di
sicurezza e vengono sensibilizzati modelli operativi positivi di sĂŠ e
degli altri.
Ogni esperienza positiva di reperibilitĂ della figura di attaccamento
rinforza la sensazione di efficacia nella ricerca della vicinanza e si
sviluppano le strategie basate sulla sicurezza. Esse hanno come
obiettivo quello di mantenere stretti legami con gli altri, alleviare i
disagi e potenziare lâadattamento personale attraverso meccanismi
costruttivi, flessibili e congruenti con la realtĂ . Lâesperienza
positiva ha anche come effetto lâampliamento delle risorse, per
affrontare situazioni emotive impegnative nei momenti di stress, e
lo sviluppo di capacitĂ e prospettive ampie.
24. Il ripetuto successo nellâattivazione del sistema di attaccamento
influisce in modo potente sullâorganizzazione intrapsichica e
interpersonale.
Per quanto riguarda il livello intrapsichico le esperienze positive di
attaccamento consolidano le strategie basate sulla sicurezza, che
diventano il modo principale per affrontare il disagio affettivo e rendono
disponibili i modelli operativi di sĂŠ e degli altri come risorsa per affrontare
il pericolo e il disagio.
Al livello interpersonale, le esperienze positive di attaccamento
promuovono la messa in atto di costruttivi stili di relazione nelle
situazioni sociali.
25. Oltre al corredo delle conoscenze dichiarative sono necessarie un
insieme di conoscenze procedurali nelle strategie basate sulla sicurezza,
da Waters, Rodrigues, Ridgway (1998) chiamate procedure della base
sicura. Esse consistono in tre tendenze regolative:
presa di atto e manifestazione del disagio,
ricerca di vicinanza, intimitĂ e sostengo e,
attivazione strumentale della soluzione del problema.
Queste tendenze sembrano trarre origine da esperienze precedenti di
reperibilitĂ delle figure di attaccamento e dallâesperienza susseguente di
conferma del successo nella ricerca di vicinanza e protezione. Le
persone relativamente sicure hanno imparato che la manifestazione
emotiva del disagio porta a risposte positive da parte degli altri; hanno
anche imparato che le loro azioni riducono lo stress e che il ricorso ad
altri è una modalità promettente di risoluzione del disagio percepito.
26. Una componente dichiarativa fondamentale delle strategie di
sicurezza di base è sapere che il mantenimento della vicinanza dĂ
risultati positivi e che il modo principe per ottenerli è rapportarsi
agli altri.
Queste strategie di successo predispongo le persone a sentirsi
bene nelle situazioni di intimitĂ e di interdipendenza.
Unâaltra componente dichiarativa delle strategie di base sicura è la
convinzione che gli altri sono ben disposti e intendono darsi da fare
e ciò produce fiducia, gratitudine e affetto verso la persona con la
quale ci si relaziona nella ricerca di sostegno.
27. C. La viabilitĂ della ricerca di vicinanza:
differenti strategie di attaccamento
Se le figure di attaccamento non sono disponibili, la persona è
costretta a trovare alternative al processo di attaccamento, per
alleviare il proprio disagio e autoregolarsi.
Ciò porta a strategie secondarie di attaccamento che possono
essere strategie per mantenere la vicinanza a tutti i costi
adottando le cosiddette strategie di iperattivitazione oppure
strategie di rinuncia allâattaccamento nella forma di strategie
deattivanti.
28. a. Le strategie di iperattivazione
Le persone, nella loro ricerca di vicinanza, possono percepire e
rendersi conto che la vicinanza è possibile a condizione che si
moltiplichino gli sforzi e si persista per conseguirla, adottando, in
ultima analisi, strategie di iperattivazione (Cassidy & Kobak, 1988).
Questa strategia tipicamente si sviluppa nelle situazione in cui la
figura di attaccamento non è disponibile, non è affidabile, non
risponde e la persona che cerca sostegno ritiene che lâinsistenza
approdi a qualche cosa.
29. La strategia comporta lâesagerazione della presenza e della
gravitĂ del pericolo e lâattuazione di uno stato di vigilanza perenne,
che porta la persona a cogliere segni minimi di disapprovazione, di
calo di interesse o di imminente abbandono.
Col ripetersi dei fallimenti nel raggiungere adeguato attaccamento,
la persona viene rinforzata e consolida la strategia
dellâiperattivazione.
A livello interpersonale lâeffetto di questa strategia si manifesta nel
desiderio esagerato di intimitĂ , di simbiosi, di sicurezza con una
continuata paura che il partner non sia disponibile, caratteristiche
dellâattaccamento ansioso (Brennan al., 1998).
30. In conclusione, le persone con attaccamento ansioso
hanno facile accesso a pensieri ed emozioni legate a
situazioni minacciose e hanno difficoltĂ a tenerle sotto
controllo.
In piÚ è facile che mantengano nella memoria di lavoro
cognizioni contraddittorie di esperienze negative passate
e positive presenti mescolandole tra di loro, creando una
situazione mentale caotica dominata da emozioni
negative
31. La persistenza delle strategie iperattive ostacolano la capacitĂ di
regolare le emozioni negative e, di conseguenza, sfociano in
elevati livelli di disagio emotivo, che continua anche nellâassenza di
stimoli immediati negativi.
Vivere continue alterazioni di stati dâanimo ed emozioni
incontrollate può condurre, a lungo andare, a stati emozionali
patologici.
Tipici sono ansia cronica, forti reazioni depressive di fronte a reali
o immaginarie perdite interpersonali e sintomi intrusivi (pensieri
compulsivi) dopo esperienze traumatiche. Si possono manifestare
scoppi d'ira, comportamenti impulsivi e lo sviluppo di altri disturbi
di personalitĂ .
32. b. Le strategie di deattivazione
Se nel tentativo di avviare il sistema di
attaccamento la persona conclude che esso non
è attivabile, allora ella rinuncia allâavvicinamento e
inibisce lâattivazione intraprendendo strategie di
deattivazione (Cassidy & Kobak, 1988).
33. Le caratteristiche di queste strategie sono la negazione da parte
della persona dei bisogni di attaccamento e lâattivazione di un
eccessivo appoggio su se stessa.
Se vi è una sistematica non reperibilità delle figure di
attaccamento e lâuso sistematico di strategie fondate sul non dare
importanza ai bisogni di attaccamento e sull'inibizione dei segni di
tale bisogno, si instaurano le strategie di deattivazione, come
modalitĂ regolativa.
Le persone evitanti usano come modalitĂ protettiva di base le
strategie di deattivazione.
34. Le persone che fanno sistematicamente leva sulle strategie di
deattivazione, a livello interpersonale cercheranno strategicamente
di vivere con distacco, di esercitare controllo e far leva su se
stesse e, in secondo luogo, eviteranno stati emozionali negativi
che richiedano lâattivazione del sistema di attaccamento.
Ciò può essere ottenuto mantenendo la distanza fisica, cognitiva
ed emozionale dal partner, evitando interazioni che richiedano
coinvolgimento emotivo, intimitĂ , interdipendenza e
autorivelazione; inoltre, evitando anche pensieri che richiamano
vicinanza relazionale, coesione o consenso.
35. In linea con la seconda strategia, quella di evitare
stati emotivi ed altro, la persona eviterĂ di affrontare
direttamente e simbolicamente tensioni e conflitti
relazionali;
avrĂ scarsa volontĂ di affrontare disagi e bisogni di
vicinanza e di sicurezza da parte del partner e
sopprimerĂ pensieri ed emozioni riguardanti rifiuti,
separazioni, abbandoni e perdite.
36. Le principali reazioni a livello interpersonale per le
persone che usano le strategie deattivanti sono
principalmente:
distacco emozionale dal partner e creazione di relazioni
interpersonali fredde e superficiali;
tendenza a non affrontare i problemi relazionali e a lasciare i
conflitti irrisolti, provocando irritazione e risentimento nel
partner;
i partner facilmente sperimentano frustrazione a causa del
sistematico rifiuto di proposte di vicinanza e condivisione.
Aumenta cosĂŹ il pericolo di affievolire il gusto di stare insieme,
con il pericolo che con il tempo il rapporto si dissolva.
37. LO STUDIO DELLâATTACCAMENTO
Osservazione diretta, Strange Situation (M. Ainsworth 1978):
ďŽ Situazione sperimentale costruita per lâosservazione e lo studio del
comportamento di attaccamento nei bambini tra i 12 e i 18 mesi
(studi successivi anche con fasce di etĂ superiori, fino ai 3 anni)
realizzata in tre fasi.
ďŽ Secondo la teoria la separazione attiva il sistema dellâattaccamento
mentre il ricongiungimento con la FdA lo disattiva.
ďŽ Dalle osservazioni rilevate attraverso tale metodologia di studio sono
stati individuati degli stili di relazione che i bambini mostrano alla
separazione e al ricongiungimento con la FdA che definiscono
altrettanti pattern di attaccamento.
38. La Strange Situation è una procedura standardizzata di laboratorio
originariamente costruita con lâintento di esaminare lâequilibrio tra
comportamenti di attaccamento e di esplorazione, in condizioni di
bassa e alta tensione emotiva in bambini di un anno di etĂ . La
procedura, della durata di venti minuti, è costituita da otto episodi:
Primo episodio. Durata: 30 secondi. Ă di fatto una fase di
preparazione alle successive. La madre (o altra figura adulta verso
cui si voglia osservare la relazione di attaccamento del piccolo) e il
bambino vengono introdotti nella stanza di osservazione, munita di
specchio unidirezionale, ove vi sono due sedie ed alcuni giocattoli.
La madre viene fatta accomodare e le viene chiesto di fingere la
lettura di una rivista, mentre il bambino viene posto vicino ai
giocattoli, lasciato libero di esplorare lâambiente o coinvolgere il
genitore, se lo desidera;
Secondo episodio. Durata: 3 minuti. Ha inizio la procedura vera e
propria. La madre è impegnata nella lettura della rivista, il bambino
nel gioco;
La Strange Situation Procedure
39. Terzo episodio. Durata: 3 minuti. Nella stanza fa ingresso una sperimentatrice
"estranea" che si siede di fianco alla madre e, dopo un minuto, interagisce con questa.
Dopo un altro minuto lâestranea interagisce direttamente col bambino, cercando di
coinvolgerlo in un gioco comune. Lo scopo del terzo episodio è di osservare le reazioni
del piccolo nei confronti di una persona non familiare e di verificare se, e con quali
modalitĂ , questo utilizzi il genitore per valutare la situazione nuova e se si lasci o meno
coinvolgere nellâinterazione proposta dalla sperimentatrice;
Quarto episodio. Durata: 3 minuti o meno. La madre esce dalla stanza, lasciando il
piccolo in compagnia dellâestranea. Questa prima separazione dal caregiver permette
di osservare le strategie adottate dal piccolo per far fronte alla situazione di potenziale
disagio, le risorse e le abilitĂ che eventualmente mette in campo e lâeventuale messa in
atto di comportamenti di ricerca nei confronti della figura di attaccamento;
Quinto episodio. Durata: 3 minuti o piĂš. Il genitore rientra nella stanza e rimane da
solo col bambino per i successivi tre minuti, durante i quali ha la possibilitĂ di
consolarlo qualora richieda contatto o conforto, in caso contrario al genitore viene
chiesto di lasciare il bambino libero di continuare le attivitĂ che sta svolgendo. Durante
questa fase è rilevante osservare le modalità con cui il bambino si ricongiunge al
genitore, dunque se ricerca vicinanza e contatto, o se al contrario sembra ignorare il
suo ritorno, mostrandosi autonomo o addirittura indifferente;
La Strange Situation Procedure
40. Sesto episodio. Durata: 3 minuti o meno. Il genitore esce dalla stanza, lasciando il
bambino completamente solo. Si tratta della seconda separazione proposta dalla
procedura e per molti bambini rappresenta la fase piĂš drammatica dellâosservazione.
Alcuni bambini si disperano e manifestano chiaro disagio per la separazione. In questo
caso la procedura viene immediatamente interrotta. Questo episodio permette di
osservare le modalitĂ di coping del bambino (vale a dire le sue capacitĂ di far fronte
alla separazione) quindi se manifesta disagio o mancanza della figura di attaccamento,
ricercandone la presenza;
Settimo episodio. Durata: 3 minuti o meno. Lâestranea rientra nella stanza, anchâessa
col ruolo di supporto alle iniziative del bambino. Lo scopo di questo episodio è quello di
valutare se e come il bambino utilizza lâestranea come figura di attaccamento
sostitutiva e come reagisce al fatto che la separazione venga interrotta da una
persona che non sia la figura di attaccamento. Ci si aspetta infatti che la separazione
abbia attivato il sistema dellâattaccamento e che il bambino, allâarrivo dellâestranea,
mostri una certa delusione, rimanendo in attesa del ritorno del genitore;
Ottavo episodio. Durata: 3 minuti o piĂš. Il genitore torna nella stanza, fermandosi
sulla porta, dando cosĂŹ al bambino la possibilitĂ di rispondere spontaneamente,
dopodichè lo prende in braccio. Lâultimo episodio è particolarmente importante per la
valutazione dellâattaccamento. Si possono osservare infatti le risposte e le iniziative del
piccolo nei confronti del genitore, se ricerca vicinanza, contatto fisico e interazione, se
appare contento, rassicurato, o al contrario indifferente, passivo o arrabbiato. Infine è
possibile osservare se la presenza della figura di attaccamento è necessaria e
sufficiente a consolare il piccolo e se questo appare in grado di riorganizzarsi dopo la
situazione di stress e di riprendere lâesplorazione e lâattivitĂ di gioco
La Strange Situation Procedure
41. GLI STILI DI ATTACCAMENTO
⢠Pattern B SICURO
SeparazioneSeparazione: pianto e protesta, ricerca attiva della FdA nella fase di
allontanamento. RiunioneRiunione con FdA: rasserenamento e calma immediata, contatto
fisico e contatto oculare.
GenitoreGenitore: riconoscimento del bisogno di cura che viene giudicato normale e
legittimo (atteggiamento free)
⢠Pattern A ANSIOSO-EVITANTE
SeparazioneSeparazione: poche reazioni, indifferenza apparente; ipercontrollo. RiunioneRiunione con
FdA: poche reazioni, attivo evitamento del contatto fisico e dello sguardo.
GenitoreGenitore: lo stile di accudimento si esprime in genere con una svalutazione dei
bisogni di cura e attenzione (atteggiamento dismissing).
Il comportamento dei diversi bambini nella Strange Situation è stato
inizialmente catalogato in tre categorie: Sicuro (B), insicuro Evitante (A) e
insicuro Ambivalente (C). Successivamente è stata definita una quarta categoria,
denominata Disorganizzato/Disorientato, nella quale è stato possibile includere i
bambini che non mostravano attaccamento di tipo A, B o C
42. Gli stili di attaccamento
Pattern C ANSIOSO-RESISTENTE O ANSIOSO-AMBIVALENTE
SeparazioneSeparazione: pianto inconsolabile e grandi proteste, ipersegnalazione di
abbandono. RicongiungimentoRicongiungimento: continua protesta, conforto inefficace, a
volte rifiuto del contatto.
GenitoreGenitore: accudimento ambivalente, modalitĂ intrusive e ostili di relazione
e risposta alle richieste di cura e protezione del bambino (atteggiamento
âpreoccupiedâ o problematizzato).
Pattern D DISORGANIZZATO O DISORIENTATO
SeparazioneSeparazione: comportamenti contraddittori e simultanei.
RicongiungimentoRicongiungimento: segnali sequenziali di affetto/collera. GenitoreGenitore: in
genere unâincapacitĂ a far fronte alle richieste di attaccamento dal
momento che la FdA è ancora impegnata nellâelaborazione di eventi
luttuosi o traumatici riguardo alla propria storia di attaccamento.
43. Lo sviluppo degli stili di attaccamento
⢠Pattern B. Memorie e aspettative che le proprie
richieste di attaccamento incontrano una risposta
coerente e positiva da parte del genitore.
Rappresentazione di sĂŠRappresentazione di sĂŠ: âautorizzatoâ ad esprimere
disagio quando lo sperimenta, in generale degno dâamore.
Rappresentazione dellâaltroRappresentazione dellâaltro: affidabile, benevolo e
disponibile.
ď§ Pattern A. Insieme di aspettative di rifiuto rispetto alle
proprie esigenze di attaccamento.
Rappresentazione di sĂŠRappresentazione di sĂŠ: indegno dellâattenzione
protettiva dellâaltro. Rappresentazione dellâaltroRappresentazione dellâaltro:
rifiutante.
Scarsa amabilitĂ e affidabilitĂ di sĂŠ e degli altri.
44. Lo sviluppo degli stili di attaccamento
⢠Pattern C. Informazioni poco coerenti: alcune volte la FdA ha risposto
positivamente alle sue richieste di attaccamento e altre volte in modo
negativo (imprevedibilitĂ della risposta). Rappresentazione di sĂŠRappresentazione di sĂŠ:
ambivalente: non sempre degno di attenzioni e solo per certi bisogni
(fisici, non emotivi). Rappresentazione dellâaltro:Rappresentazione dellâaltro: imprevedibile -
ambivalente Il SM dellâattaccamento è iperattivato a causa
dellâmprevedibilitĂ della presenza della FdA che non ne consente la
disattivazione.
⢠Pattern D. Interazione con genitore in cui prevalgono emozioni di
questâultimo mentre risponde alla richieste di attaccamento
(espressioni di dolore, paura, collera improvvisa). CircolaritĂ
paradossale nellâattivazione del SM dellâattaccamento.
Rappresentazione di sĂŠ e dellâaltroRappresentazione di sĂŠ e dellâaltro: multipla di sĂŠ e dellâaltro:
rappresentazione di sĂŠ come vittima, persecutore o salvatore.
45. I tipi di attaccamento
Tipo di attaccamento Caratteristiche del bambino
Sicuro B Ricerca la madre ma non in maniera âurgenteâ. Ă
turbato alla separazione ma contento al
ricongiungimento; si lascia consolare.
Insicuro evitante A Mostra poca ricerca della madre, indifferenza alla
separazione e evita il contatto al ricongiungimento.
Insicuro
resistente/ambivalente
C Molto turbato alla separazione e difficilmente
consolabile al ricongiungimento.
Contemporaneamente cerca e rifiuta il contatto.
Insicuro disorganizzato U Grave disorganizzaizone del comportamento
46. Bambini Sicuri
Mostrano un equilibrio ottimale tra la capacitĂ di risposta al
genitore e le attivitĂ intraprese autonomamente; un tale
comportamento è legato ad un atteggiamento affettivamente
positivo.
Rispondono spesso ai tentativi di interazione del genitore ma
senza alcun senso di urgenza o necessitĂ .
Mostrano piacere e desiderio di prestare attenzione ai
commenti, suggerimenti, domande e dimostrazioni del genitore
ma talvolta, se impegnati in esplorazioni autonome, possono
non rispondere.
Appaiono felici e sereni.
47. Bambini Insicuri A
Mostrano unâindifferenza verso il genitore inadeguata rispetto
allâetĂ .
Sono fisicamente scostanti e non rispondono ai tentativi di
coinvolgimento.
Mostrano un tono dellâumore neutro.
Non ricercano aiuto o stimolazione dai genitori e non
condividono spontaneamente le attivitĂ di loro interesse.
48. Bambini Insicuri C
Mostrano unâeccessiva dipendenza dal genitore.
Sono inibiti per quanto riguarda lâesplorazione autonoma.
Mostrano un tono dellâumore neutro o negativo (incostante).
Possono apparire molto turbati se il genitore frustra una loro
richiesta.
Le richieste di coinvolgimento possono essere scandite da
ansia, lamento ed altre espressioni emotive negative.
49. Le madri
Per Bowlby, le esperienze
interattive con la madre, in
particolare le sue risposte alla
ricerca di vicinanza, determinano
il modello operativo interno del
bambino e quindi la qualitĂ del
suo legame di attaccamento
Per la Ainsworth, le modalitĂ interattive della madre, in
termini di sensibilitĂ , determina le differenze nel grado di
sicurezza/insicurezza.
50. Le madri
Tipo di attaccamento Caratteristiche della madre
Sicuro B La madre è disponibile e affettuosa. Recepisce i
segnali del bambino e risponde prontamente.
Insicuro evitante A Mostra poca disponibilitĂ ad interagire o addirittura
trascura il bambino. Non coglie i suoi segnali.
Insicuro
resistente/ambivalente
C Ă incostante, a volte risponde positivamente ed
altre volte ignora il bambino.
51. SensibilitĂ
Fa anche riferimento ad una presenza materna incoraggiante
nel contesto delle incursioni esplorative e nei tentativi di
autonomia del bambino.
La sensibilitĂ materna si riferisce alla capacitĂ di cogliere i
segnali emotivi del bambino di rispondervi in modo pronto,
empatico ed adeguato.
52. La madre sensibile
Mostra un affetto prevalentemente positivo, in termini sia di
espressione facciale che vocale, piuttosto che annoiato,
scontento, o verbalmente severo (adeguato alla situazione).
Coglie i segnali emotivi del bambino (noia, frustrazione,
rabbia, sorpresa) e risponde in maniera empatica.
Coglie il ritmo delle attivitĂ del bambino e si sintonizza con
esso, sintonizzando la stimolazione in base al feedback del
bambino.
53. La madre sensibile
Apre molti spazi di interazione con il bambino e sa essere
creativa.
Ă flessibilmente attenta al bambino anche quando si occupa
di qualcosâaltro (quindi pronta a rispondere ai suoi
comportamenti di attaccamento).
Sa strutturare lâambiente in modo da renderlo fruibile al
bambino, sempre seguendo i suoi interessi e la sua curiositĂ .
54. La valutazione dellâattaccamento
in etĂ adulta
Strumenti self report
Inventory of Parent and Peer Attachment (IPPA)
Scale per la valutazione della relazione con il partner
Adult Attachment Interview
La Adult Attachment Interview (AAI) è un'intervista semistrutturata della
durata media di un'ora, volta a valutare lo stato mentale di un adulto
rispetto all'attaccamento. L'intervista esplora essenzialmente le relazioni
precoci con le figure di attaccamento valutando sia le descrizioni generali di
tali relazioni, sia la presenza o l'assenza di specifici ricordi a sostegno di
queste descrizioni o in contraddizione con esse; ai soggetti viene quindi
richiesto di fornire ricordi correlati alle relazioni con le figure di
attaccamento e di valutare tali ricordi nella prospettiva attuale. Parte
dell'intervista è focalizzata su eventuali esperienze di abuso fisico o sessuale
e sulla perdita di figure importanti, sia nell'infanzia sia in etĂ adulta. La
tecnica dell'intervista è stata definita come un "sorprendere l'inconscio", dal
momento che il protocollo seguito offre ampie opportunitĂ per l'intervistato
di contraddire o di non riuscire a supportare affermazioni precedenti o
successive
55. La valutazione dell'intervista non è basata primariamente sulle esperienze
di attaccamento di per sĂŠ, ma sul modo in cui l'intervistato descrive e
riflette su queste esperienze e sugli effetti sul loro funzionamento
attuale di adulti. Questo aspetto è il piÚ importante ai fini della codifica
delle interviste; è stato osservato infatti che la natura delle
rappresentazioni mentali dell'attaccamento nell'adulto si manifesta
principalmente nelle caratteristiche formali del discorso durante l'AAI, e
in particolare nella sua coerenza o incoerenza
Adult Attachment Interview
56. Sono state identificate tre categorie principali nelle risposte all'AAI:
Sicuri/AutonomiSicuri/Autonomi (Free/autonomous, gruppo F), DistanziantiDistanzianti
(Dismissing, gruppo Ds), PreoccupatiPreoccupati (Preoccuped/entangled, gruppo
E); ogni categoria è considerata rappresentativa di un diverso stato
mentale dell'adulto nei riguardi dell'attaccamento; in altre parole,
ciascuna di queste categorie, definibili come "organizzate", riflette
l'adozione di particolari strategie nel monitoraggio del discorso e del
ragionamento durante l'intervista. Inoltre il sistema prevede
l'assegnazione in determinati casi di altre due codifiche: IrrisoltiIrrisolti nei
confronti di traumi o lutti (Unresolved/Disorganized, gruppo U) e NonNon
ClassificabiliClassificabili (Cannot Classify, gruppo CC). Queste codifiche si
riferiscono alla comparsa nel corso dell'intervista di indici di
disorganizzazione comprovanti il fallimento delle strategie di
monitoraggio del pensiero e del discorso
Adult Attachment Interview
57. Lâattaccamento disorganizzato
Lâattaccamento disorganizzato è molto piĂš frequente (fino allâ83% dei
bambini osservati) in campioni di coppie genitore-bambino ad alto rischio,
nelle quali il bambino rischia di essere maltrattato dal genitore, oppure il
genitore soffre a causa di lutti irrisolti, di depressione maggiore, di
abuso di sostanze o degli effetti del divorzio, piuttosto che nei campioni
a basso rischio (per la bibliografia vedi Carlson e Sroufe, 1995; Main,
1995; Main e Morgan, 1996). La situazione familiare dei bambini a rischio
di sviluppare un attaccamento disorganizzato è quindi simile a quella
descritta dalla maggior parte dei pazienti adulti la cui storia di
interazioni familiari traumatiche è collegata causalmente ai loro sintomi
dissociativi dalla maggior parte dei clinici e dei ricercatori. Queste
scoperte non disconoscono, e quindi autorizzano, lâipotesi che
lâattaccamento disorganizzato sia il primo gradino in un percorso diprimo gradino in un percorso di
sviluppo che porta, probabilmente attraverso una lunga sequenza disviluppo che porta, probabilmente attraverso una lunga sequenza di
interazioni familiari drammatiche o violente, dallâinfanzia in poi, allainterazioni familiari drammatiche o violente, dallâinfanzia in poi, alla
dissociazione patologica nella vita adulta.dissociazione patologica nella vita adulta.
58. I ricordi impliciti delle interazioni precoci che portano alla
disorganizzazione dellâattaccamento, essendo molto probabilmente basati
su reazioni genitoriali spaventate e/o spaventanti allâapproccio del
bambino (Main, 1995; Main e Hesse, 1990, 1992; Main e Morgan, 1996),
contengono lâesperienza di paura nel bambino e il ricordo di espressioni
spaventate e/o aggressive nel genitore. Insieme a questi ci saranno anche
ricordi di benessere sia nel bambino che nel genitore. Nonostante la
barriera di paura e/o aggressivitĂ nel genitore, il bambino disorganizzato
potrĂ infine essere in grado, in molti casi, di conquistare la vicinanza
(altrimenti non potrebbe sopravvivere). Il contatto con i bambini piccoli è
confortante per la maggior parte degli adulti, per quanto possano essere
stati angosciati prima del contatto (per una trattazione delle emozioni
confortanti mediate nel genitore dallâattivazione del sistema di
accudimento, vedi Solomon e George, 1996). Una volta che il genitore è
piĂš calmo e momentaneamente piĂš affettuoso, il bambino disorganizzato
sperimenterĂ un certo grado di sollievo tra le sue braccia.
Lâattaccamento disorganizzato
59. Lâattaccamento disorganizzato
Le strutture di significato che emergono dai ricordi impliciti nei quali
emozioni di paura, aggressivitĂ e sollievo si succedono drammaticamente (sia
nel sĂŠ che nel comportamento percepito della figura di attaccamento) sono
necessariamente molteplici (Liotti, 1992a,1995, 1999; Main e Hesse, 1990,
1992; Main e Morgan, 1996). I bambini disorganizzati possono interpretare
-simultaneamente e con la stessa probabilitĂ - quello che hanno sperimentato
ripetutamente nelle loro interazioni di attaccamento come: (1) che essi
stessi sono responsabili della paura e/o dellâaggressivitĂ che percepiscono
nella figura di attaccamento quando si avvicinano; (2) che la figura di
attaccamento è la causa della loro estrema esperienza di paura (registrano
lâesperienza di essere terrorizzati dallâespressione di paura che notano negli
atteggiamenti della figura di attaccamento); (3) che la figura di
attaccamento è in grado di confortarli; (4) che loro sono capaci di
confortare la figura di attaccamento; (5) che sia loro che la figura di
attaccamento sono vittime di qualche pericolo esterno invisibile e
inspiegabile.