2. “Non bisogna farsi trascinare dalle emozioni”
“E’ meglio decidere a mente fredda”
“Occorre separare il cuore dalla ragione”
Emozione vs. Pensiero/Ragionamento
“Ci ragionai su e mi calmai”
3. “Tutti sanno che cos’è un’emozione, fino a che
non si chiede loro di definirla. In questo caso
sembra che nessuno lo sappia”
(Fehr e Russell,1984, p. 464)
EMOZIONI
Affetto
Stato d’animo
Sentimento
Umore
4. Le emozioni sono risposte complesse
ad eventi particolarmente rilevanti
per la persona, caratterizzate da
determinati vissuti soggettivi e da
un’articolata reazione biologica
Le emozioni sono risposte intense,
temporalmente circoscritte e di
breve durata
5. EMOZIONI ed UMORE
Stati d’animo e Umore (mood) sono caratterizzati da:
bassa intensità
lunga durata
decorso temporale meno definito
originano da eventi meno specifici, circoscritti e
chiaramente identificabili (anche la pioggia può
condizionare il nostro umore…)
Secondo Davidson (2001) le emozioni influenzano
principalmente le azioni delle persone, mentre gli
stati d’animo influenzano maggiormente i processi
attentivi e valutativi.
6. EMOZIONI e SENTIMENTI
Come gli stati d’animo sono più duraturi e
meno circoscritti temporalmente delle
emozioni
A differenza degli stati d’animo i sentimenti
sono focalizzati e sono rivolti in maniera
relativamente stabile verso uno specifico
oggetto o una classe di oggetti (si provano
sentimenti verso qualcuno o qualcosa)
7. Stati d’animo e sentimenti possono, in
determinate circostanze, “predisporre”
a determinate emozioni
Es. L’inasprirsi di un umore depresso
può sfociare in tristezza se ci capita di
dover affrontare delle difficoltà
lavorative
Es. Un sentimento di amore per
qualcuno può sfociare in momenti di
intensa gioia, se la persona amata ci
sorprende con un regalo desiderato
e inatteso
8. EMOZIONI e AFFETTO
Affetto è un termine molto ampio e
generico, usato solitamente per
indicare il carattere “non-cognitivo”
(e quindi affettivo) dell’esperienza
emotiva, e che concerne
principalmente la qualità positiva o
negativa degli eventi che danno
luogo alle emozioni
10. MODELLI DIMENSIONALI
I modelli dimensionali individuano una serie di fattori, o
dimensioni, che definiscono uno spazio affettivo universale
all’interno del quale è possibile collocare le diverse
emozioni.
• Gran parte dei modelli
dimensionali ipotizza
l’esistenza di due dimensioni:
la similarità tra le emozioni è
indicata dalla loro vicinanza
FATTORE 2
all’interno dello spazio
affettivo definito dai due
fattori
FATTORE 1
+
+
-
12. Watson e Tellegen, 1985
AFFETTIVITA’ POSITIVA
+
AFFETTIVITA’
NEGATIVA
+
-
•Le tendenze a sperimentare affetti positivi e negativi
variano indipendentemente
•Esistono stati emotivi complessi, in cui coesistono
positività e negatività
13. MISURARE LE EMOZIONI ESPERITE con strumenti carta-matita
Positive and Negative Affect Scale (PANAS – Watson et al., 2000)
Il presente questionario contiene un certo numero di aggettivi che descrivono differenti
sentimenti ed emozioni. Leggi ciascun aggettivo e segna la risposta che ritieni appropriata,
nello spazio vicino alla parola. Indica il grado in cui ti senti nello stato indicato dall'aggettivo
generalmente, cioè nella media delle situazioni.
1 (per nulla) – 5 (estremamente) INTENSITA’
1 (mai) – 5 (sempre) FREQUENZA
Interessato
Angosciato
Eccitato
Turbato
Forte
Colpevole
Spaventato
Ostile
Entusiasta
Orgoglioso
_____
_____
_____
_____
_____
_____
_____
_____
_____
_____
Irritabile
Vigile
Vergognoso
Ispirato
Nervoso
Determinato
Attento
Agitato
Attivo
Timoroso
_____
_____
_____
_____
_____
_____
_____
_____
_____
_____
14. PRINCIPALE CRITICA AI MODELLI
DIMENSIONALI:
Non sono in grado di cogliere le
differenze qualitative fondamentali
tra i diversi stati emotivi
Eccitato
Attivato
Lieto
Felice
Anche se collocate nello
stesso quadrante,
corrispondono a stati
emotivi diversi
15. MODELLI CATEGORIALI
I modelli categoriali ipotizzano che emozioni differenti
sono fenomeni qualitativamente distinti
Individuano categorie discrete di emozioni, ognuna delle
quali rappresenta una famiglia di emozioni, ovvero un
insieme di esperienze emotive accomunate da un ampio
numero di caratteristiche
Gioia provata per il raggiungimento
di obiettivi personali
Gioia provata per i successi di
un nostro amico
Condividono molte
caratteristiche che ne
fanno due esemplari
della categoria
emozionale “gioia”
16. Come si individuano le categorie di emozioni?
MODELLI
CATEGORIALI
basati sul
linguaggio
naturale
basati su
fattori
biologici
17. Modelli categoriali basati sul linguaggio naturale
•Si analizza la struttura della conoscenza delle
emozioni, chiedendo alle persone di raggruppare
in categorie i termini che si riferiscono alle
emozioni
•Le ricerche hanno riscontrato una
organizzazione gerarchica che includeva un livello
di base composto da cinque emozioni: rabbia,
paura, gioia, amore e tristezza
18. Modelli categoriali basati su fattori biologici
•Diverse emozioni corrispondono a meccanismi
biologici distinti (in particolare specifici circuiti
neurali)
•I circuiti neurali specifici per le varie emozioni si
sono sviluppati come adattamento evolutivo alle
circostanze ambientali che la specie umana ha dovuto
affrontare frequentemente nel corso della sua
evoluzione. Ne deriva che le emozioni hanno un
carattere di universalità
19. Le COMPONENTI delle emozioni
EVENTI EMOTIGENI
REAZIONI FISIOLOGICHE
VALUTAZIONE COGNITIVA
MOTIVAZIONE
COMPORTAMENTO
RISPOSTE ESPRESSIVE
VISSUTO SOGGETTIVO
“Sono molto arrabbiato; mi hanno rubato
la macchina e dovrò ricomprarla”
“Avevo molta paura e il cuore mi batteva
forte”
“Sono spaventato. Con quel gesto voleva
minacciarmi e io non sarò in grado di
difendermi”
“Avevo perso ogni altra ragione. Ero spinto
solo dalla rabbia”
“Gli saltai al collo dalla grande gioia”
“Sgranai gli occhi e rimasi a bocca aperta
per la grande sorpresa”
“Mi sento triste, a modo mio”
20. I VARI APPROCCI TEORICI CHE SI SONO
SUSSEGUITI NELLO STUDIO DELLE EMOZIONI
HANNO DIVERSAMENTE POSTO L’ACCENTO
SULL’UNA O SULL’ALTRA COMPONENTE
LA TRADIZIONE
EVOLUZIONISTICA
LA TRADIZIONE DEI
FISIOLOGI e NEUROLOGI
LA TRADIZIONE
COGNITIVISTA
22. Le emozioni sono universali?
La TRADIZIONE EVOLUZIONISTICA
Charles Darwin,
L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali (1872)
Le espressioni facciali delle emozioni:
a) mostrano nei neonati e nei bambini la stessa forma
che hanno negli adulti
b) sono identiche in persone nate cieche e in individui
normovedenti
c) sono simili in razze e gruppi umani molto diversi e
geograficamente distanti
d) assumono una forma simile in molti animali,
specialmente nei primati
Le espressioni emotive si sono evolute per assolvere funzioni
adattive e i risultati di questo processo sono analoghi in tutte le
specie umane e, almeno in parte, nelle specie animali superiori
23. Charles Darwin,
L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali (1872)
Quelle che chiamiamo espressioni delle emozioni
sono, secondo Darwin, degli atti motori che nella
storia delle specie hanno accompagnato o sono stati
parti di comportamenti con un elevato valore adattivo
Il digrignare/mostrare
i denti della rabbia
Preparazione di un atto
motorio: l’attacco
24. Altre emozioni hanno conservato
la loro funzione originale
Espressione facciale della paura
Modifica l’interfaccia sensoriale del nostro organismo
(allargamento degli occhi e del naso) con il mondo
esterno:
- incrementando il campo visivo totale
- rendendo gli occhi capaci di movimenti più rapidi e
dando loro la possibilità di intercettare stimoli periferici
- aumentando la velocità e il volume del respiro inalato,
con una conseguente maggiore ossigenazione del
cervello.
In questo modo ci prepara ad affrontare la minaccia
percepita
25. Nel corso dell’evoluzione della specie, accanto o in
sostituzione alla loro funzione adattiva originaria, le
espressioni delle emozioni hanno assunto una funzione
comunicativa, finalizzata a indicare esteriormente lo
stato emotivo provato dall’individuo
Se osserviamo queste espressioni sappiamo che qualcosa
di negativo sta accadendo o sta per accadere …
26. Le teorie psicoevoluzionistiche o neoevoluzionistiche
Come Darwin ritengono che le emozioni siano associate
alla soddisfazione di bisogni universali, connessi alla
sopravvivenza della specie e dell’individuo
Tomkins (1984): le emozioni (affetti) sono come schemi innati di
risposta, “ospitati” nelle aree subcorticali del cervello, e finalizzati
a garantire la sopravvivenza dell’organismo. Gli affetti primari
sono: rabbia, interesse, disprezzo, disgusto, paura, gioia,
vergogna e sorpresa
Izard (1991): la vita emozionale si sviluppa da dieci emozioni
primarie: interesse, gioia, sorpresa, disagio, rabbia, disgusto,
disprezzo, paura, vergogna e colpa. Ogni emozione è attivata da
categorie di stimoli rilevanti per la sopravvivenza e il benessere
dell’individuo; ciascuna rappresenta un processo che coinvolge
il sistema nervoso e specifiche riposte motorie ed espressive.
MAX e AFFEX: strumenti per la codifica delle espressioni facciali
delle emozioni
27. Ekman (1994): l’esperienza emotiva umana è riconducibile ad
alcune famiglie di emozioni di base, o primarie, implicate nella
gestione di situazioni che hanno una chiara connessione con la
sopravvivenza individuale e della specie: rabbia, gioia, tristezza,
paura, disgusto e sorpresa. Ogni famiglia è costituita da un tema
comune, biologicamente radicato in programmi di risposta innati,
e da numerose variazioni, che derivano dall’esperienza e dalle
influenze culturali. Le emozioni più complesse, o secondarie,
derivano dalla mescolanza delle emozioni primarie
29. Caratteristiche delle emozioni primarie
ESPRESSIONI UNIVERSALI
PRESENZA IN ALTRI ANIMALI
MECCANISMI FISIOLOGICI DISTINTIVI
ANTECEDENTI SPECIFICI E UNIVERSALI
COERENZA TRA I VARI ASPETTI DELLA RISPOSTA
EMOTIVA
INSORGENZA RAPIDA E SPONTANEA
BREVE DURATA
ASSENZA DI VALUTAZIONE COGNITIVA O VALUTAZIONE
COGNITIVA AUTOMATICA E INCONSAPEVOLE
30. Programma delle espressioni facciali delle emozioni
Le configurazioni espressive facciali per manifestare
le emozioni sono:
gestalt unitarie
universalmente condivise
sostanzialmente fisse
di natura categoriale
specifiche per ogni emozione
controllate da specifici e distinti programmi
neuromotori innati
Invariabilità culturale delle
espressioni facciali delle
emozioni e universalità della loro
produzione e riconoscimento
31. La teoria neuro-culturale di Ekman
Ogni emozione attiva uno specifico programma
facciale, attraverso una serie di “istruzioni” codificate
dal sistema nervoso e da quello endocrino, che la dota
di invariabilità ed universalità.
L’espressione delle emozioni, tuttavia, è regolata da
una serie di display rules (regole d’espressione),
apprese nel corso dello sviluppo individuale e
specifiche dei diversi contesti culturali:
- Accentuazione (per intensificare l’espressione)
- Attenuazione (per rendere meno intensa
l’espressione)
- Neutralizzazione (per inibire l’espressione)
- Simulazione (per nascondere un’emozione si assume
l’espressione che ne caratterizza un’altra)
33. Facial Action Coding
System (FACS): analisi di
singoli movimenti
muscolari facciali definiti
unità di azione.
Ogni unità d’azione è
definita da un numero e
un nome (es. “movimento
che gonfia le guance”,
“movimento che genera
fossette”).
Da sole o in
combinazione, le unità
d’azione consentono di
coprire tutte le
espressioni facciali visibili
http://www.cs.cmu.edu/afs
/cs/project/face/www/facs.
htm
36. Ricerche recenti mostrano che:
il grado di riconoscimento è maggiore quando
attore (colui che esprime le emozioni) e decoder
(colui che deve riconoscere le emozioni espresse)
appartengono alla stessa cultura - Dialect Theory
il grado di riconoscimento diminuisce
notevolmente quando, al posto di espressioni
prototipiche, si utilizzano immagini tratte da
situazioni quotidiane, nelle quali si riscontrano
spesso pattern espressivi incompleti
37. Scoprire le espressioni ingannevoli
- Morfologia: alcuni muscoli sono scarsamente
controllabili dalla persona
- Simmetria: le espressioni sincere sono più
simmetriche di quelle insincere
- Durata: più lunga o più breve nelle espressioni false
di quella caratteristica delle espressioni sincere (da 1
a 5 secondi)
- Pattern temporale: più fluido e graduale nelle
espressioni sincere.
METT (Micro Expression Training Tool): strumento
sviluppato da Ekman (2003) per valutare ed
incrementare la capacità di identificare le
espressioni facciali delle emozioni di base
38. Ipotesi del feedback facciale
Sono le espressioni a causare le
emozioni (e non viceversa), in virtù di
solide connessioni fra le componenti
emotive dovute a programmi neuromotori
innati per le emozioni di base
Nella sua versione più debole tale ipotesi
sostiene che il feedback facciale possa
amplificare (vs. attenuare) l’intensità
dell’emozione, se viene esagerata
l’espressività in senso compatibile (vs.
incompatibile) con l’emozione stessa
40. Secondo alcuni siamo più sensibili e responsivi alle
emozioni negative (e alle esperienze negative più in
generale) perché esse hanno un maggiore valore adattivo
Secondo altri la maggiore attenzione attribuita alle
emozioni (e alle esperienze) negative e alle loro
conseguenze ha fatto sì che esse assumessero una
maggiore rilevanza
Un esame dei più importanti articoli scientifici a carattere
psicologico scritti dal 1887 al 2000, ha evidenziato che
8072 articoli avevano come tema la rabbia, 57700 articoli
l’ansia e 70856 articoli la depressione; solo 852 lavori
menzionavano la gioia, 2958 la felicità e 5701 la
soddisfazione di vita. Gli articoli che trattavano di
emozioni negative erano 14 volte superiori a quelli che
parlavano di emozioni positive
41. La teoria dell’ampliamento (broaden) e
della costruzione (build) di Barbara
Fredrickson
Le emozioni positive ampliano il
repertorio momentaneo di pensiero ed
azione e contribuiscono alla
costruzione di risorse personali stabili
42. Evidenze sperimentali
La sperimentazione di emozioni positive amplifica
il focus dell’attenzione (es. Basso et al., 1996) e
stimola strategie di pensiero creative, diversificate
e flessibili (es. Isen et al., 1985; 1987; Estrada et
al., 1997)
L’induzione di stati emotivi positivi favorisce un
più rapido apprendimento e una migliore
prestazione intellettiva (es. Bryan et al., 1996)
Le emozioni positive contrastano l’effetto di
“riduzione” causato dalle emozioni negative,
contribuendo a ristabilire determinati parametri
fisiologici, come l’attività cardiovascolare (es.
Fredrickson et al., 1998)
43. Un’interessante legame biologico
Numerose evidenze empiriche hanno dimostrato
come il rilascio di DOPAMINA caratterizzi vari tipi
di prestazione cognitiva (maggiore flessibilità,
creatività, ecc.) e sia implicata nei processi di
apprendimento “tramite premio”
L’esperienza di un’elevata affettività positiva si
associa al rilascio di dopamina nel sistema mesocortico-limbico e nigrostriatale in vario modo
connessi all’attività cognitiva
L’influenza dell’affetto positivo sulla performance
cognitiva potrebbe verosimilmente essere mediato
dal rilascio di dopamina (Ashby, Isen e Turken,
1999)
45. Fisiologia delle emozioni
METODI DI INDAGINE e INDICATORI
Resoconti verbali o autovalutazioni dello stato
emotivo soggettivo (percezione che i soggetti
hanno delle modificazioni corporee connesse
alle emozioni)
Indici comportamentali, come espressioni
facciali e posturali
Biosegnali relativi ai cambiamenti fisiologici
indotti dal sistema nervoso e dal sistema
endocrino
47. Sebbene la ricerca abbia dato contributi
importanti, manca ancora una chiara
delineazione dei pattern fisiologici distintivi
delle diverse emozioni
Es. l’aumento della frequenza cardiaca è
presente sia nel caso di emozioni negative
(come la rabbia e la paura), sia in emozioni
positive come la gioia. Esso, inoltre, si
associa anche ad uno stato generico di
eccitazione, così come alla preparazione ad
un evento che richiede un grande sforzo.
Di per sé non può essere considerato un
segnale distintivo di alcuna emozione.
48. I PRIMI MODELLI – I PERIFERALISTI
(Lange e James, 1922)
evento emotigeno (a)
emozione (b)
reazione fisiologica (c)
a
morte di una persona cara
Secondo i periferalisti,
prima si ha la reazione
fisiologica, specifica per
emozione, e poi
l’emozione
b
tristezza
a
c
piangiamo
c
b
49. “Il senso comune dice che ci accade qualcosa di brutto,
siamo dispiaciuti e singhiozziamo (…). [La mia ipotesi] è
che ci sentiamo dispiaciuti perché piangiamo, arrabbiati
perché ci accaloriamo, impauriti perché tremiamo”
(James, 1890)
“Cambiamenti corporei seguono direttamente la
percezione del fatto stimolante (…) e la sensazione dei
cambiamenti stessi mentre si verificano è l’emozione”
(James, 1884)
STATO
FISIOLOGICO
SPECIFICO
ESPERIENZA
DI
PAURA
50. I PRIMI MODELLI – I CENTRALISTI
(Cannon (1927) e successivamente da Bard (1934)
Critiche ai periferalisti:
il SNA reagisce troppo lentamente per spiegare la rapida
comparsa delle emozioni (es. ci si può sentire imbarazzati
ben prima che compaia il tipico rossore sulle guance)
alcuni cambiamenti del SNA (es. la secrezione gastrica che
diminuisce nella paura) sono difficili da rilevare
introspettivamente
alcuni stimoli non emotigeni (es. una corsa nel parco)
possono provocare lo stesso pattern di attivazione fisiologica
tipico di alcune emozioni, in assenza del relativo vissuto
soggettivo
non sono stati riscontrati tanti pattern di attivazione
fisiologica quante sono le emozioni che possiamo
sperimentare
51. Lo stimolo scatena simultaneamente l’attività
del sistema nervoso autonomo e quella del SNC
(prima sottocorticale poi corticale), dove ha
luogo l’esperienza emozionale (che ha appunto
sede nel cervello)
SNC
STATO
FISIOLOGICO
SPECIFICO
ESPERIENZA
DI
PAURA
52. LA TEORIA DI CANNON
Stimolo
Talamo
Emozione
Attivazione fisiologica e modificazioni somatiche
LA TEORIA DI BARD
Stimolo
Ipotalamo
Emozione
Centro per la regolazione omeostatica
53. MODELLI PIU’ COMPLESSI
Il CIRCUITO DI PAPEZ (1937): da un unico centro
sottocorticale a un circuito sottocorticale
Conoscere
Neocorteccia
Cingolo
Talamo
N. ant. talamo
Ippocampo
Ipotalamo
Stimolo
Sentire
54. MODELLI PIU’ COMPLESSI
Il CERVELLO UNO E TRINO DI MCLEAN (1970)
Neocortecciarazionale
Rettiliano primitivo
Limbico emotivo
55. DA UN UNICO CIRCUITO A PIU’ CIRCUITI
CEREBRALI – indagini sulla diversificazione
neurofisiologica delle emozioni
La teoria di Panksepp (1998) - assunti fondamentali:
• i processi emotivi umani sono simili a quelli di altri
mammiferi
• distinti processi emotivi riflettono l’attività di specifici
circuiti cerebrali
• tali circuiti sono in numero limitato
e corrispondono alle
emozioni primarie
• la loro combinazione, in associazione ai processi di
apprendimento sociale, dà origine alle emozioni più
complesse
56. Panksepp ipotizza l’esistenza di quattro circuiti cerebrali,
caratterizzati da sei attributi fondamentali:
hanno base genetica e assolvono la funzione di
rispondere a stimoli connessi a situazioni che
rappresentano delle sfide per la sopravvivenza
attivano o inibiscono risposte comportamentali e
fisiologiche che nella storia della specie si sono dimostrate
utili a fronteggiare le situazioni di sfida
possono apprendere dall’esperienza, regolando
soprattutto la sensibilità agli stimoli emotigeni
la loro attività può perdurare anche oltre le circostanze
che li hanno attivati
57. la loro attività può essere condizionata a rispondere a
stimoli originariamente neutri (è dunque sensibile
all’apprendimento)
la loro attività interagisce con i meccanismi
responsabili della cognizione, consentendo una
selezione più raffinata delle reazioni emozionali.
Le risposte emotive, infatti, non sono uniche e fisse,
ma ogni circuito ha a disposizione un insieme di
risposte possibili, tra le quali di volta in volta si sceglie
in base alle circostanze, ai processi di apprendimento
e dai feed-back ricevuti in precedenti occasioni
58. I quattro circuiti cerebrali o “sistemi di comando delle
emozioni”:
1) sistema dell’aspettativa (nell’ipotalamo laterale), viene
attivato da situazioni di rottura dell’equilibrio omeostatico del
corpo a causa di presenza o assenza di incentivi ambientali.
La sua funzione è quella di attivare risposte finalizzate a
reperire oggetti adeguati a soddisfare i bisogni
dell’organismo e quindi a ripristinare l’omeostasi. Le
emozioni associate a questo sistema, come la gioia e la
speranza, sono tutte positive dal momento che l’aspettativa,
nell’ipotesi di Panksepp, è sempre di qualcosa di buono e
vantaggioso per l’organismo
2) sistema della rabbia (nell’ipotalamo ventro-laterale e
ventro-mediale), genera comportamenti di attacco ed
aggressione fisica e verbale, associati ad emozioni negative
etichettabili come rabbia e collera
59. I quattro circuiti cerebrali o “sistemi di comando delle
emozioni”:
3) sistema della paura (nell’ipotalamo anteroventrale), la
cui attivazione dà luogo a emozioni di paura e ansia, media
i comportamenti di fuga di fronte a stimoli pericolosi
4) sistema del panico (in alcune aree nell’ipotalamo dorsomediale e nell’amigdala), che viene nettamente distinto
dalla paura e che corrisponde più precisamente alla
tristezza e al dolore scatenate da situazioni di separazione
e di isolamento sociale
60. Lateralizzazione emisferica
•Differenze individuali nell’asimmetria emisferica sono
associate a tendenze croniche a sperimentare affetti
positivi o negativi
Individui con dominanza dell’emisfero sinistro hanno
riportato più esperienze affettive positive (Tomarken
et al., 1992)
Nei neonati una maggiore attivazione frontale destra
predice uno stress maggiore in risposta alla
separazione dalla madre (Davidson, 1994)
61. Il ruolo dell’amigdala
Lesioni all’amigdala sono associate ad un
disturbo nel riconoscimento di espressioni
facciali impaurite e alla mancata attivazione
di indici fisiologici tipici della paura (aumento della pressione
sanguigna, freezing, variazione della frequenza cardiaca)
Studi su soggetti sani hanno confermato il ruolo dell’amigdala nella
valutazione di informazioni e nella regolazione di comportamenti
connessi alla paura:
-la stimolazione elettrica dell’amigdala elicita comportamenti tipici
della risposta ad uno stimolo spaventoso (es. il riflesso di
sobbalzo)
-l’esposizione rapida, anche inconsapevole, a volti che provano
paura aumenta l’attività dell’amigdala mostra un aumento di attività
Il compito di valutazione svolto dell’amigdala
avviene molto rapidamente e senza il bisogno di
molte informazioni
62. •L’amigdala è interconnessa con altre regioni del cervello
implicate nella risposta emozionale
La via rapida e la via lenta della paura
Corteccia sensoriale
VIA ALTA
Talamo
sensoriale
Amigdala
VIA BASSA
Stimolo
emozionale
Risposta
emozionale
Le afferenze
sensoriali ricevute dal
talamo sono elaborate
dall’amigdala in una
forma primitiva,
unicamente in
relazione alla loro
rilevanza emozionale,
positiva o negativa,
per il benessere
dell’individuo.
65. IL CONTRIBUTO DI DAMASIO - “L’Errore di Cartesio”, 1994
STIMOLO
L’emozione è un fenomeno mentale che
ha come “teatro” il corpo, dal momento
che ha origine dall’attività sinergica del
sistema integrato mente-cervello e corpo
CERVELLO
CORPO
-PRIMARIE: risposte innate dell’organismo a certe qualità degli
stimoli. Cinque gruppi: gioia, tristezza, rabbia, paura e disgusto
Sono sempre spontanee poiché dipendono dall’attività valutativa di
strutture neurali (tra cui l’amigdala) che attivano delle risposte
automatiche e adattive del corpo (la “via rapida”)
-SECONDARIE: risposte a stimoli complessi il cui valore emotigeno
non è intrinseco ma deriva dall’esperienza dell’individuo.
La valutazione avviene a livello della corteccia prefrontale che elabora
il valore emozionale dello stimolo (la “via lenta”) e lo trasmette ad
altre strutture (tra cui l’amigdala) che innescano un processo
emozionale simile a quello delle emozioni primarie
66. Emozioni - Ragionamento - Decisione
•Secondo Damasio il pensiero è costituito in gran
parte da immagini connotate emotivamente, la cui
funzione principale è quella di anticipare le
conseguenze degli eventi.
•Nel processo di decisione ha luogo una preliminare
selezione automatica che porta a scartare le
alternative connotate da emozioni negative.
•Tale processo è reso possibile dai marcatori
somatici, ovvero risposte somatiche prodotte
nell’organismo in risposta ad esperienze emotive
precedenti, che differenziano le opzioni in piacevoli
e spiacevoli.