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LA COMUNICAZIONE
EFFICACE

1
Sulla comunicazione si è scritto e si scrive molto,
a proposito o a sproposito, ma cos’è la comunicazione?
DEFINIZIONE:

”la comunicazione è la capacità di trasmettere un
messaggio in modo tale che chi lo riceve si comporti nel
modo che desideriamo".
Esaminiamo attentamente questa definizione, perché
l’esatta comprensione di questo meccanismo ci
permetterà di migliorare enormemente le nostre capacità
in questo campo.
2
1. Il fine della comunicazione è quello di produrre un
comportamento.
2. La messa in atto di questo comportamento è quello che ci dirà se
la nostra comunicazione è andata a buon fine o meno.
Già questa consapevolezza risolve una quantità enorme di
situazioni. (Quante volte abbiamo cominciato a parlare
senza sapere non tanto quello che volevamo dire, ma quello che
volevamo ottenere?)

pertanto
E’ FONDAMENTALE CHE IL COMPORTAMENTO CHE
VOGLIAMO OTTENERE CI SIA NOTO PRIMA DI DARE
INIZIO AL NOSTRO MESSAGGIO.

3
Perché un messaggio venga compreso e porti al risultato
desiderato, abbiamo bisogno di conoscere le reazioni
mentali che esso produrrà nella mente di chi lo riceve
(quante volte ci siamo lamentati del fatto che le nostre
parole venivano intese diversamente da come pensavamo
e portavano a tutt’altro risultato?)
INFINE
La comunicazione non si limita alle sole parole:
il tono, i gesti, l’abbigliamento, le azioni, tutte comunicano
qualcosa al nostro interlocutore e possono essere
utilizzate per i nostri scopi.

4
LA PRAGMATICA DELLA
COMUNICAZIONE UMANA
(schemi interpretativi degli eventi
comunicativi quotidiani).

PAUL WATZLAWICK
5
1. OGNI COMPORTAMENTO
E’ COMUNICAZIONE
Qualunque cosa facciate o diciate (o NON diciate o NON
facciate), essa avrà un qualche effetto sull'interlocutore,
ed è da considerarsi comunicazione.
Pertanto, non solo parole o gesti, ma ogni nostra azione
comunicherà sempre qualcosa.

6
2. NON SI PUO’ NON COMUNICARE
E’ evidente che se ogni comportamento è comunicazione,
è impossibile impedire di lanciare continuamente messaggi,
e questo anche quando crediamo di non comunicare nulla.
(Per esempio, se siamo sul treno in uno scompartimento
affollato e ci mettiamo a leggere il giornale, stiamo
comunicando che le persone presenti non ci interessano
e che non vogliamo essere disturbati).

7
3. IL SIGNIFICATO DELLA
COMUNICAZIONE STA NELLA RISPOSTA
DELL’INTERLOCUTORE
Se l’obiettivo di una comunicazione è un comportamento,
il risultato sarà l’unico giudice della maggiore o minore
efficacia del nostro messaggio.
Non ha alcuna importanza quello che noi crediamo di
aver comunicato. Esiste un solo significato nella nostra
comunicazione, ed è quello che il nostro interlocutore ha
ricevuto.
Sta a noi, sulla base dei risultati ottenuti, modificare il
nostro messaggio in modo tale da ottenere la risposta
desiderata.
8
4. NOI SIAMO RESPONSABILI DEI
RISULTATI DELLA NOSTRA
COMUNICAZIONE
Questo, per molte persone, può essere difficile da
accettare, ma è la pura verità.
Se i risultati che otteniamo non corrispondono alle
nostre aspettative, sta a noi trovare il linguaggio
corretto per farlo. So che è molto più comodo dare la
colpa a chi ci ascolta, ma questo non corrisponde a
verità: cosa pensereste di un cinese che volesse
qualcosa da voi e ve lo chiedesse...in cinese? E magari
si arrabbiasse perché non lo capite?
E allo stesso modo, quante volte noi ci comportiamo
così?
9
• Ogni volta che comunichiamo, modifichiamo il modo in
cui il nostro ascoltatore ci considera.
• Mentre noi non possiamo non comunicare, il nostro
interlocutore non può non essere condizionato dal
nostro messaggio, che attiverà forzatamente
immagini, sentimenti, giudizi ed impressioni contenuti
nella memoria a lungo termine.
• Questi, richiamati alla coscienza, modificheranno
necessariamente lo stato d'animo di chi ci ascolta.

10
MODALITA’
COMUNICATIVE

11
LA COMUNICAZIONE
• VERBALE: utilizza le parole.
• NON VERBALE: espressione del volto,
gesti, tono della voce.
• SIMBOLICA: il nostro modo di vestire,
gli oggetti di cui ci circondiamo.
12
LA COMUNICAZIONE VERBALE
La comunicazione verbale utilizza il linguaggio
orale o scritto ed è la più usata nel mondo
occidentale, dove tende ad essere uno
strumento preferenziale nella
comunicazione.
Tutto ciò che esula dal linguaggio verbale, e
quindi la gestualità, la mimica, la postura
etc. viene definito non verbale.
13
LA COMUNICAZIONE NON VERBALE
La comunicazione non verbale è
considerata un linguaggio di relazione, un
mezzo che sostiene, completa o
contraddice la comunicazione verbale
fungendo da canale di dispersione, in
quanto, essendo meno facile da
controllare rispetto alla comunicazione
verbale, lascia filtrare contenuti
profondi, parlando come il linguaggio non
sa parlare.
14
Nonostante sia spesso sottovalutata la
comunicazione non verbale, essendo più
primitiva e diretta, è quella più carica di
efficacia.
Quando parliamo, per esempio, solo il 20%
di quanto comunichiamo è veicolato dalle
parole. Il resto viene trasmesso con il
linguaggio del corpo.
15
Mentre non esiste una comunicazione
verbale isolata, poiché essa è sempre
accompagnata dalla comunicazione non
verbale, la comunicazione non verbale
può esistere senza la comunicazione
verbale. Anche le assenze o i silenzi, in
alcuni contesti, possono trasmettere
messaggi altamente significativi per
l’altro.
16
La comunicazione non verbale riguarda:
• I linguaggi silenziosi: come il linguaggio dei segni (che
include tutte le forme di codificazione in cui le parole
sono state sostituite dai gesti);
• il linguaggio dell’azione: che comprende tutti i
movimenti che non sono usati esclusivamente come
segnali;
• il linguaggio degli oggetti: composto da tutte quelle
esibizioni intenzionali e non di cose materiali o del
corpo umano.
17
Il linguaggio silenzioso
I linguaggi silenziosi vengono inviati più o
meno consapevolmente dall’emittente
della comunicazione e allo stesso modo il
ricevente con o senza consapevolezza li
investe di significato.

18
Alcuni esempi di linguaggio silenzioso:
1. APPARENZA FISICA: la bellezza sembra essere un
potente fattore nella facilitazione dei rapporti sociali;
2. ABBIGLIAMENTO: l’importanza comunicativa
dell’abbigliamento dipende dalla sua visibilità, dal
fatto che gli abiti possano essere letti a distanza
maggiore di quella che serve per percepire altri
segnali inviati dal corpo e perché i messaggi che
l’abbigliamento ci invia riguardo a sesso, status
sociale, etc. ci mettono in condizione di adattare il
comportamento molto prima di quanto non potrebbero
permettercelo ad esempio l’analisi dell’espressione del
viso o del modo di parlare;
19
3. POSTURA:il modo in cui le persone si
atteggiano sia quando sono in piedi che
quando camminano. Tramite l’atteggiamento
posturale gli individui possono anche
manifestare il diverso grado di accessibilità
consentito all’altro.
4. ORIENTAMENTO SPAZIALE: il modo in cui
le persone si situano rispettivamente nello
spazio è indice di atteggiamenti
interpersonali.
20
5. MIMICA FACCIALE E SGUARDO: la funzione
essenziale delle espressioni facciali è quella di
rinforzare ciò che viene detto e fornire dei
feedback quando sono gli altri a parlare.
In alcune occasioni la discrepanza tra il messaggio
verbale e non verbale viene utilizzato per forme di
comunicazioni specifiche come l’ironia o il sarcasmo.
6. DISTANZA INTERPERSONALE: 4 diverse
distanze: Intima (0,35 cm), personale-causale (35100 cm), sociale (1-3 mt), pubblica (dai 3 mt in su).

21
Raramente siamo consapevoli della nostra
comunicazione non verbale. Tuttavia, essa
colpisce prima il nostro interlocutore.
All’interno del linguaggio non verbale:
NON VOCALE

VOCALE
•
•
•
•
•

Tono,
Ritmo,
Pause,
Enfasi
Volume della voce

•
•
•
•
•
•
•
•
•

Apparenza fisica,
Abbigliamento,
Gestualità,
Postura,
Contatto fisico,
Contatto visivo,
Mimica facciale,
Orientamento spaziale,
Distanza interpersonale.
22
CONSIGLI PER UNA
GESTIONE COSCIENTE
DELLA COMUNICAZIONE

23
Per sfruttare coscientemente le possibilità
offerte dalla comunicazione, è sempre
necessario definire con esattezza:
• 1. A chi ci rivolgiamo: chi sono i soggetti con
i quali devo entrare in relazione?
• 2. L'obiettivo: cosa vogliamo che facciano,
pensino, abbiano presente, al termine della
comunicazione?
24
Attraverso la risposta a queste domande, è
possibile decidere:
• 1. Che cosa comunicare: quali sono i punti
fondamentali che devo comunicare per
ottenere l'effetto voluto e creare la
relazione?
• 2. Come comunicarlo: quali sono gli “strumenti
di comunicazione” più adatti a ottenere
l'effetto voluto? Scritto, orale, ecc..
25
MOMENTI FONDAMENTALI
• Appena arriva una comunicazione tutti
noi decidiamo in modo estremamente
veloce se ci interessa o meno, se la
ascolteremo o meno.
• Avete poco tempo per dividere il mondo
in due: chi sarà interessato al vostro
messaggio e continuerà a prestare
attenzione, e chi no.
26
• Dite in modo chiaro il concetto
fondamentale
e
ricordatevi
che
solamente se riuscite a creare una
"relazione" la lettura andrà avanti.
• Scegliete il "focus", il concetto
fondamentale che dovete comunicare
(quello che vi permette di raggiungere il
vostro scopo comunicativo).
27
• Il focus è, solitamente, il concetto base
esposto dal punto di vista del ricevente
(comunicazione come relazione).
• Mettetelo in risalto e fate in modo che
sia immediatamente riconoscibile come il
messaggio più importante, il principale,
all'interno della comunicazione.
28
LE STRATEGIE DELLA
COMUNICAZIONE PROBLEMATICA

29
L’interlocutore ha tre possibilità per
“stare al gioco comunicativo”:
• La validazione, quando accetta l’immagine di sé
che il parlante gli propone perché è d’accordo
con lui.
• La disconferma, quando l’altro ritiene che il
parlante non sia più un interlocutore degno di
stima e quindi come tale “non esista”.
• L’opposizione, quando egli ritiene che il
parlante abbia fatto una valutazione erronea e
quindi abbia torto.
30
LA COMUNICAZIONE
ASSERTIVA

31
L’ASSERTIVITA’
Competenza relazionale che permette di riconoscere le
proprie emozioni e i propri bisogni e di comunicarli agli
altri nel rispetto reciproco.
Va considerata un modo di essere, il prodotto di un
equilibrio che nasce dall’armonia tra le abilità sociali,
le competenze emotive e il pensiero razionale

32
Esprimersi in modo assertivo significa
che la persona è capace:
1. di esplicitare e difendere il proprio
punto di vista in modo autentico, in
condizioni di calma e pacatezza che la
fanno sentire “emotivamente
adeguata”;
2. di suscitare e recepire l’espressione
delle posizioni altrui.

33
OPERATIVAMENTE:
1. Iniziare gli scambi con frasi come:
“ Dal mio punto di vista penso che...”;
“Se ho capito bene...”,
“ Se guardo le cose alla luce delle mie informazioni
attuali...”.
2. Aiutare gli interlocutori ad esprimere il loro
punto di vista (non farlo al posto loro!!!):
“Ho notato questo o quel comportamento...,
come devo interpretarlo?”
3. Importante saper aspettare in SILENZIO la
risposta
34
Nel caso di scambi comunicativi fortemente
marcati da emozioni negative, concedersi
uno stop per calmarsi:

“Sento che la cosa mi innervosisce molto e
temo di perdere la lucidità e la calma. Ti
spiace se riprendiamo tutto domani?”

35
…IL BRAVO COMUNICATORE…
Stimola la cooperazione e riduce
l’asimmetria

Stimola la cooperazione attraverso il rispetto
delle massime della conversazione (qualità,
quantità, modo e relazione);
Riduce l’asimmetria adattando il proprio
codice a quello dell’interlocutore;
36

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  • 2. Sulla comunicazione si è scritto e si scrive molto, a proposito o a sproposito, ma cos’è la comunicazione? DEFINIZIONE: ”la comunicazione è la capacità di trasmettere un messaggio in modo tale che chi lo riceve si comporti nel modo che desideriamo". Esaminiamo attentamente questa definizione, perché l’esatta comprensione di questo meccanismo ci permetterà di migliorare enormemente le nostre capacità in questo campo. 2
  • 3. 1. Il fine della comunicazione è quello di produrre un comportamento. 2. La messa in atto di questo comportamento è quello che ci dirà se la nostra comunicazione è andata a buon fine o meno. Già questa consapevolezza risolve una quantità enorme di situazioni. (Quante volte abbiamo cominciato a parlare senza sapere non tanto quello che volevamo dire, ma quello che volevamo ottenere?) pertanto E’ FONDAMENTALE CHE IL COMPORTAMENTO CHE VOGLIAMO OTTENERE CI SIA NOTO PRIMA DI DARE INIZIO AL NOSTRO MESSAGGIO. 3
  • 4. Perché un messaggio venga compreso e porti al risultato desiderato, abbiamo bisogno di conoscere le reazioni mentali che esso produrrà nella mente di chi lo riceve (quante volte ci siamo lamentati del fatto che le nostre parole venivano intese diversamente da come pensavamo e portavano a tutt’altro risultato?) INFINE La comunicazione non si limita alle sole parole: il tono, i gesti, l’abbigliamento, le azioni, tutte comunicano qualcosa al nostro interlocutore e possono essere utilizzate per i nostri scopi. 4
  • 5. LA PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA (schemi interpretativi degli eventi comunicativi quotidiani). PAUL WATZLAWICK 5
  • 6. 1. OGNI COMPORTAMENTO E’ COMUNICAZIONE Qualunque cosa facciate o diciate (o NON diciate o NON facciate), essa avrà un qualche effetto sull'interlocutore, ed è da considerarsi comunicazione. Pertanto, non solo parole o gesti, ma ogni nostra azione comunicherà sempre qualcosa. 6
  • 7. 2. NON SI PUO’ NON COMUNICARE E’ evidente che se ogni comportamento è comunicazione, è impossibile impedire di lanciare continuamente messaggi, e questo anche quando crediamo di non comunicare nulla. (Per esempio, se siamo sul treno in uno scompartimento affollato e ci mettiamo a leggere il giornale, stiamo comunicando che le persone presenti non ci interessano e che non vogliamo essere disturbati). 7
  • 8. 3. IL SIGNIFICATO DELLA COMUNICAZIONE STA NELLA RISPOSTA DELL’INTERLOCUTORE Se l’obiettivo di una comunicazione è un comportamento, il risultato sarà l’unico giudice della maggiore o minore efficacia del nostro messaggio. Non ha alcuna importanza quello che noi crediamo di aver comunicato. Esiste un solo significato nella nostra comunicazione, ed è quello che il nostro interlocutore ha ricevuto. Sta a noi, sulla base dei risultati ottenuti, modificare il nostro messaggio in modo tale da ottenere la risposta desiderata. 8
  • 9. 4. NOI SIAMO RESPONSABILI DEI RISULTATI DELLA NOSTRA COMUNICAZIONE Questo, per molte persone, può essere difficile da accettare, ma è la pura verità. Se i risultati che otteniamo non corrispondono alle nostre aspettative, sta a noi trovare il linguaggio corretto per farlo. So che è molto più comodo dare la colpa a chi ci ascolta, ma questo non corrisponde a verità: cosa pensereste di un cinese che volesse qualcosa da voi e ve lo chiedesse...in cinese? E magari si arrabbiasse perché non lo capite? E allo stesso modo, quante volte noi ci comportiamo così? 9
  • 10. • Ogni volta che comunichiamo, modifichiamo il modo in cui il nostro ascoltatore ci considera. • Mentre noi non possiamo non comunicare, il nostro interlocutore non può non essere condizionato dal nostro messaggio, che attiverà forzatamente immagini, sentimenti, giudizi ed impressioni contenuti nella memoria a lungo termine. • Questi, richiamati alla coscienza, modificheranno necessariamente lo stato d'animo di chi ci ascolta. 10
  • 12. LA COMUNICAZIONE • VERBALE: utilizza le parole. • NON VERBALE: espressione del volto, gesti, tono della voce. • SIMBOLICA: il nostro modo di vestire, gli oggetti di cui ci circondiamo. 12
  • 13. LA COMUNICAZIONE VERBALE La comunicazione verbale utilizza il linguaggio orale o scritto ed è la più usata nel mondo occidentale, dove tende ad essere uno strumento preferenziale nella comunicazione. Tutto ciò che esula dal linguaggio verbale, e quindi la gestualità, la mimica, la postura etc. viene definito non verbale. 13
  • 14. LA COMUNICAZIONE NON VERBALE La comunicazione non verbale è considerata un linguaggio di relazione, un mezzo che sostiene, completa o contraddice la comunicazione verbale fungendo da canale di dispersione, in quanto, essendo meno facile da controllare rispetto alla comunicazione verbale, lascia filtrare contenuti profondi, parlando come il linguaggio non sa parlare. 14
  • 15. Nonostante sia spesso sottovalutata la comunicazione non verbale, essendo più primitiva e diretta, è quella più carica di efficacia. Quando parliamo, per esempio, solo il 20% di quanto comunichiamo è veicolato dalle parole. Il resto viene trasmesso con il linguaggio del corpo. 15
  • 16. Mentre non esiste una comunicazione verbale isolata, poiché essa è sempre accompagnata dalla comunicazione non verbale, la comunicazione non verbale può esistere senza la comunicazione verbale. Anche le assenze o i silenzi, in alcuni contesti, possono trasmettere messaggi altamente significativi per l’altro. 16
  • 17. La comunicazione non verbale riguarda: • I linguaggi silenziosi: come il linguaggio dei segni (che include tutte le forme di codificazione in cui le parole sono state sostituite dai gesti); • il linguaggio dell’azione: che comprende tutti i movimenti che non sono usati esclusivamente come segnali; • il linguaggio degli oggetti: composto da tutte quelle esibizioni intenzionali e non di cose materiali o del corpo umano. 17
  • 18. Il linguaggio silenzioso I linguaggi silenziosi vengono inviati più o meno consapevolmente dall’emittente della comunicazione e allo stesso modo il ricevente con o senza consapevolezza li investe di significato. 18
  • 19. Alcuni esempi di linguaggio silenzioso: 1. APPARENZA FISICA: la bellezza sembra essere un potente fattore nella facilitazione dei rapporti sociali; 2. ABBIGLIAMENTO: l’importanza comunicativa dell’abbigliamento dipende dalla sua visibilità, dal fatto che gli abiti possano essere letti a distanza maggiore di quella che serve per percepire altri segnali inviati dal corpo e perché i messaggi che l’abbigliamento ci invia riguardo a sesso, status sociale, etc. ci mettono in condizione di adattare il comportamento molto prima di quanto non potrebbero permettercelo ad esempio l’analisi dell’espressione del viso o del modo di parlare; 19
  • 20. 3. POSTURA:il modo in cui le persone si atteggiano sia quando sono in piedi che quando camminano. Tramite l’atteggiamento posturale gli individui possono anche manifestare il diverso grado di accessibilità consentito all’altro. 4. ORIENTAMENTO SPAZIALE: il modo in cui le persone si situano rispettivamente nello spazio è indice di atteggiamenti interpersonali. 20
  • 21. 5. MIMICA FACCIALE E SGUARDO: la funzione essenziale delle espressioni facciali è quella di rinforzare ciò che viene detto e fornire dei feedback quando sono gli altri a parlare. In alcune occasioni la discrepanza tra il messaggio verbale e non verbale viene utilizzato per forme di comunicazioni specifiche come l’ironia o il sarcasmo. 6. DISTANZA INTERPERSONALE: 4 diverse distanze: Intima (0,35 cm), personale-causale (35100 cm), sociale (1-3 mt), pubblica (dai 3 mt in su). 21
  • 22. Raramente siamo consapevoli della nostra comunicazione non verbale. Tuttavia, essa colpisce prima il nostro interlocutore. All’interno del linguaggio non verbale: NON VOCALE VOCALE • • • • • Tono, Ritmo, Pause, Enfasi Volume della voce • • • • • • • • • Apparenza fisica, Abbigliamento, Gestualità, Postura, Contatto fisico, Contatto visivo, Mimica facciale, Orientamento spaziale, Distanza interpersonale. 22
  • 23. CONSIGLI PER UNA GESTIONE COSCIENTE DELLA COMUNICAZIONE 23
  • 24. Per sfruttare coscientemente le possibilità offerte dalla comunicazione, è sempre necessario definire con esattezza: • 1. A chi ci rivolgiamo: chi sono i soggetti con i quali devo entrare in relazione? • 2. L'obiettivo: cosa vogliamo che facciano, pensino, abbiano presente, al termine della comunicazione? 24
  • 25. Attraverso la risposta a queste domande, è possibile decidere: • 1. Che cosa comunicare: quali sono i punti fondamentali che devo comunicare per ottenere l'effetto voluto e creare la relazione? • 2. Come comunicarlo: quali sono gli “strumenti di comunicazione” più adatti a ottenere l'effetto voluto? Scritto, orale, ecc.. 25
  • 26. MOMENTI FONDAMENTALI • Appena arriva una comunicazione tutti noi decidiamo in modo estremamente veloce se ci interessa o meno, se la ascolteremo o meno. • Avete poco tempo per dividere il mondo in due: chi sarà interessato al vostro messaggio e continuerà a prestare attenzione, e chi no. 26
  • 27. • Dite in modo chiaro il concetto fondamentale e ricordatevi che solamente se riuscite a creare una "relazione" la lettura andrà avanti. • Scegliete il "focus", il concetto fondamentale che dovete comunicare (quello che vi permette di raggiungere il vostro scopo comunicativo). 27
  • 28. • Il focus è, solitamente, il concetto base esposto dal punto di vista del ricevente (comunicazione come relazione). • Mettetelo in risalto e fate in modo che sia immediatamente riconoscibile come il messaggio più importante, il principale, all'interno della comunicazione. 28
  • 30. L’interlocutore ha tre possibilità per “stare al gioco comunicativo”: • La validazione, quando accetta l’immagine di sé che il parlante gli propone perché è d’accordo con lui. • La disconferma, quando l’altro ritiene che il parlante non sia più un interlocutore degno di stima e quindi come tale “non esista”. • L’opposizione, quando egli ritiene che il parlante abbia fatto una valutazione erronea e quindi abbia torto. 30
  • 32. L’ASSERTIVITA’ Competenza relazionale che permette di riconoscere le proprie emozioni e i propri bisogni e di comunicarli agli altri nel rispetto reciproco. Va considerata un modo di essere, il prodotto di un equilibrio che nasce dall’armonia tra le abilità sociali, le competenze emotive e il pensiero razionale 32
  • 33. Esprimersi in modo assertivo significa che la persona è capace: 1. di esplicitare e difendere il proprio punto di vista in modo autentico, in condizioni di calma e pacatezza che la fanno sentire “emotivamente adeguata”; 2. di suscitare e recepire l’espressione delle posizioni altrui. 33
  • 34. OPERATIVAMENTE: 1. Iniziare gli scambi con frasi come: “ Dal mio punto di vista penso che...”; “Se ho capito bene...”, “ Se guardo le cose alla luce delle mie informazioni attuali...”. 2. Aiutare gli interlocutori ad esprimere il loro punto di vista (non farlo al posto loro!!!): “Ho notato questo o quel comportamento..., come devo interpretarlo?” 3. Importante saper aspettare in SILENZIO la risposta 34
  • 35. Nel caso di scambi comunicativi fortemente marcati da emozioni negative, concedersi uno stop per calmarsi: “Sento che la cosa mi innervosisce molto e temo di perdere la lucidità e la calma. Ti spiace se riprendiamo tutto domani?” 35
  • 36. …IL BRAVO COMUNICATORE… Stimola la cooperazione e riduce l’asimmetria Stimola la cooperazione attraverso il rispetto delle massime della conversazione (qualità, quantità, modo e relazione); Riduce l’asimmetria adattando il proprio codice a quello dell’interlocutore; 36