Copia di unità d'talia .... i centocinquant'anni... classe v a di trivio
1. Modello A1
TITOLO DEL PROGETTO
Unità d’Italia… i centocinquant’anni….
Proponente
Docente D’Arco Agnese
referente
…………………………………………..
Gruppo dei docenti …………………………………………..
coinvolti …………………………………………..
…………………………………………..
…………………………………………..
…………………………………………..
…………………………………………..
…………………………………………...
Consiglio Scuola Primaria
d’interclasse di
Trivio
Classe VA di Trivio
2. BISOGNI FORMATIVI RILEVATI
Contrastare la globalizzazione e l’omologazione dei comportamenti che
portano ad una riduzione delle differenze culturali e sociali
Combattere gli atteggiamenti d’ntolleranza e di campanilismo
Sviluppare il senso sociale
Tutelare e consolidare l’identità individuale, familiare,sociale e
valorizzare le peculiarità legate alla propria storia, alle proprie radici
DESTINATARI
PLESSI SEZIONI/CLASSI GRUPPI DI ALUNNI
Trivio VA Tutti gli alunni
frequentanti la
Quinta A di Trivio
Numero complessivo degli alunni coinvolti 16
Numero complessivo dei docenti coinvolti 1
Numero delle ore complessive richieste per il progetto 50
Numero dei collaboratori scolastici richiesti durante 1
le ore del progetto
Indicare se il progetto è seguito anche da un alunno
diversamente abile
3. o No
OBIETTIVI FORMATIVI
OBIETTIVI COGNITIVI • conoscere, pensare criticamente,
concetturalizzare, esprimere giudizi
personali
• Conoscere e/o approfondire il concetto di
cittadinanza attiva e i principi fondanti della
Costituzione.
• Conoscere i simboli e la relativa storia
dell’identità nazionale (la bandiera, l’Inno
nazionale, le istituzioni), locale, provinciale,
regionale e europea.
• Conoscere le radici storiche delle
problematiche attuali relative alla
violazione dei diritti umani.
• Riflettere e diventare consapevoli di come
possiamo oggi essere cittadini e di come
possiamo migliorare il mondo in cui
viviamo con atteggiamenti responsabili e
positivi, per evitare che emergano
comportamenti devianti.
• Il mestiere dello storico: la storia
attraverso le fonti
•
OBIETTIVI • approccio ai problemi in qualità di
membri della società italiana
COMPORTAMENTALI • assunzione di responsabilità;
• comprensione e apprezzamento delle
differenze culturali;
• sviluppo del pensiero critico;
• disponibilità alla soluzione non violenta
dei conflitti;
• sviluppo della sensibilità verso la difesa
dei diritti umani;
• partecipazione politica a livello locale,
nazionale e internazionale
4. OBIETTIVI SOCIO- • provare, fare esperienza, valutare, essere
capaci di decentramento e di empatia
AFFETTIVI • sviluppare il senso di coesione sociale
• sviluppare il senso di appartenenza al
territorio locale e nazionale
• educare alla pari dignità delle persone
•
ARTICOLAZIONE E CONTENUTI DELLE ATTIVITA’
Dal 01-11-2010 Al 31-05-2011
TEMPI DI ATTUAZIONE
Scuola Primaria Scuola Primaria di
SPAZI di Trivio Trivio
Prima fase Seconda fase
TEMI,CONTENUTI,ARGOMENTI I concetti di libertà, I principi fondamentali
indipendenza,di della Costituzione
• Lettura in chiave storica di alcuni articoli democrazia, di italiana.
della Costituzione per individuarne: giustizia sociale, inni
- Le radici e i principi ispiratori e canti del
- I mutamenti e le permanenze Risorgimento d’Italia
- Gli elementi utili per la lettura della
contemporaneità
• Si propone la lettura di uno o più articoli
tra i seguenti:
Art. 1: l’Italia dei LAVORATORI
La fine del privilegio nobiliare ed ecclesiastico, la
dignità del lavoro, Costituzione e società di massa,
la Costituzione e lo Statuto dei lavoratori, il
problema del lavoro oggi, la sovranità popolare, la
teoria del potere dal basso, il governo della
maggioranza e i diritti delle minoranze.
Art.3 Eguaglianza e welfare state
Eguaglianza giuridico-politica, pari dignità sociale
senza alcuna distinzione, eguali opportunità. Dallo
stato liberale allo stato sociale nella storia d’Italia.
Art. 5: Stato unitario ed autonomie locali
Il dibattito risorgimentale sulla forma di governo e
le proposte federaliste. Il pensiero federalista in
epoca risorgimentale. L’uso pubblico e politico
5. del concetto di federalismo.
Art. 21: La libertà di pensiero e di stampa
Diritto alla libertà d’espressione, diritto
all’informazione per una corretta partecipazione
alla vita democratica. La conquista della libertà di
pensiero nella storia dell’Occidente e nella storia
d’Italia.
Art. 48: Il suffragio universale ed il
diritto/dovere di partecipazione
Il suffragio nella storia italiana dall’unità ai nostri
giorni. Democrazia “partecipante”/ democrazia “di
routine”. La democrazia in Italia oggi
Art. 101 I giudici sono soggetti soltanto alla
legge
Divisione e autonomia dei singoli poteri:
legislativo, giudiziario, esecutivo. I regimi
autoritari e l’indivisione dei poteri.
Dall’assolutismo monarchico allo stato liberal-
democratico nella storia europea
Art.134 La Corte Costituzionale: istituzione di
controllo democr.
• Il giudizio di costituzionalità delle leggi.
Conflitti di attribuzione tra i poteri dello
Stato
• INNI E CANTI DEL
RISORGIMENTO D'ITALIA
Prima fase Seconda fase
Il progetto si Brain storming
METODOLOGIE articolerà partendo relativamente ai termini
• Attraverso la lettura e l’analisi di alcuni ad attività utilizzati
articoli della Costituzione si procederà ad programmate che
una riflessione con gli alunni inizialmente Circle time sul piano
relativamente alla costruzione prevedano delle relazioni
dell’identità nazionale. l’acquisizione di un
linguaggio specifico Discussione guidata sulla
e alla conoscenza del formulazione dei
significato e concetti
dell’importanza del
risorgimento in Attività di
Italia, utilizzando la drammatizzazione
letteratura come
fonte
Libri di storia Verbalizzazioni di letture
Testi di letteratura Produzione di testi
STRUMENTI E TECNOLOGIE quaderni per la soggettivi ed oggettivi
registrazione delle fasi Attività di teatro
di lavoro
6. MODALITA’ DI VERIFICA E VALUTAZIONE
Prima fase Seconda fase
In itinere In itinere ed alla fine del
progetto
TEMPI E FASI DELLA
VERIFICA
Prima fase Seconda fase
Prove orali individuali e I momenti di discussione
STRUMENTI DI collettive e di preparazione del
Prove scritte lavoro
VERIFICA
Prima fase Seconda fase
MODALITA’ Risultati delle prove orali Rilevazione della
e scritte capacità di ciascun
D’INTERPRETAZIONE- alunno di stare con gli
VALUTAZIONE DEI altri costruendo un clima
positivo di lavoro e
RISULTATI DELLA condivisione
VERIFICA
DOCUMENTAZIONE Prima fase Seconda fase
Raccolta di testi sul Drammatizzazione
Risorgimento teatrale : testi-balli e
canti
7. PREVENTIVO DI SPESA
ELENCO DEI COSTO UNITARIO COSTO
MATERIALI COMPLESSIVO
SI ALLEGA:
• ………………………………………………………………
• ………………………………………………………………
• ………………………………………………………………
• ………………………………………………………………
• ………………………………………………………………
• ………………………………………………………………
FIRMA DEL DOCENTE RESPONSABILE
CASTEL SAN GIORGIO,__/__/___
FIRMA DEI DOCENTI PARTECIPANTI
8. Il Congresso di Vienna fu convocato il 22
settembre del 1814 dalle potenze (Austria,
Gran Bretagna, Prussia e Russia)
che sconfissero Napoleone Bonaparte con
l’obiettivo di ripristinare l’assetto politico
europeo presente prima delle campagne
napoleoniche. A questo congresso
parteciparono ben 216 delegazioni provenienti
da tutta Europa, tra le quali anche la
Francia con il ministro Talleyrand in veste di
9. osservatore. Dominatore indiscusso del
congresso fu il primo ministro asburgico
Metternich. Il congresso si prefiggeva anche
l’obiettivo di dare all’Europa un assetto stabile
per impedire le mire espansionistiche della
Francia. Vi era un solo modo per garantire la
pace duratura in Europa: limitare il potere di
ciascuna potenza in modo che nessuna di esse
risultasse troppo rafforzata rispetto alle altre.
Due furono i principi alla base del lavoro del
Congresso:
1. Il principio di equilibrio, volto ad
impedire che uno Stato potesse imporsi sugli
altri;
2. Il principio di legittimità con il quale si
restaurarono sui troni le dinastie regnanti
prima delle campagne napoleoniche.
La tendenza del Congresso fu quella di
rafforzare l’assolutismo monarchico e di
impedire la diffusione delle idee francesi. Lo
spirito della restaurazione fu perciò
10. antiliberale e volto alla negazione del
principio di nazionalità (popolo sovrano).
Dopo aver riorganizzato l’assetto politico
europeo bisognava preservarlo il più a lungo
possibile. Nel settembre 1815, su iniziativa
dello zar Alessandro I, Russia. Prussia ed
Austria firmarono il documento istitutivo della
Santa Alleanza, patto questo che non
vincolava i contraenti ad alcun obbligo preciso
e concreto. Il testo affermava che i sovrani si
sarebbero prestato aiuto e soccorso in ogni
luogo e in ogni occasione. In un secondo
tempo aderirono alla Santa Alleanza anche
altre potenze europee, tra le quali la Francia.
11. Nel novembre del 1815, su iniziativa
britannica, fu stipulata la Quadruplice
Alleanza tra Gran Bretagna, Russia, Prussia ed
Austria, volta ad impedire che l’assetto e
l’ordine delineati dal Congresso potessero
essere rotti. La Francia venne posta a
sorveglianza speciale da parte dell’Alleanza e
inizialmente rimase esclusa dal “concerto
europeo”.
Nel 1818 il Congresso di Aquisgrana
riconobbe la Francia come una potenza e le
concesse di far parte del concerto. Nacque
così la Pentarchia.
La risposta alla politica antiliberale del
Congresso non si fece attendere I gruppi
liberali, che chiedevano l’instaurazione di
governi costituzionali, erano una minoranza
politica e sociale che faceva capo
principalmente ad esponenti intellettuali e
della borghesia imprenditoriale. Questi gruppi
non potendo operare alla luce del sole si
organizzarono in società segrete con attività
cospirativa clandestina. In Italia la società
segreta più famosa era la Carboneria che
aveva filiali in tutta la penisola.
Negli anni 1820-1821, in Spagna, in
Portogallo e in Italia scoppiarono dei moti
insurrezionali promossi da gruppi liberali i
quali, però, non ottennero l’appoggio delle
masse popolari. Nella penisola iberica questi
moti costrinsero i regnanti a promulgare delle
Costituzioni. In Italia il 1 luglio 1820
scoppiarono dei moti insurrezionali che
interessarono il Regno delle Due Sicilie. I
moti furono promossi da Michele Morelli e
Giuseppe Silvati, due ufficiali carbonari, e ben
presto dilagarono in tutto il napoletano. Alla
12. rivolta si unì anche Guglielmo Pepe, ex
ufficiale napoleonico, assumendone il
comando. Il re Ferdinando I fu costretto a
concedere la Costituzione. Il 15 luglio 1820 la
rivolta esplose anche in Sicilia dove il moto
assunse, oltre al carattere costituzionale,
soprattutto quello separatista. Il governo di
Napoli inviò Florestano Pepe il quale, per
reprimere il moto, cercò di trattare con i
rivoltosi, ma invano. Fu inviato quindi Pietro
Colletta il quale sedò la rivolta nel sangue
(settembre 1820). Animati dagli eventi
accaduti in Spagna e nell’Italia meridionale, le
società segrete lombarde e quelle del regno di
Sardegna intensificarono la propria attività
cospirativa, ma nell’ottobre del 1820 la polizia
austriaca arrestò alcuni carbonari tra i quali
Pietro Maroncelli e Silvio Pellico.
FedericoConfalonieri, capo della setta segreta
dei federati di Lombardia, decise di passare
all’azione pensando di poter contare
sull’appoggio di Carlo Alberto, principe di
Carignano, il quale nutriva simpatie per i
gruppi liberali. Il moto piemontese fu guidato
dal conte Santorre di Santarosa. In Piemonte
la guarnigione militare dei rivoltosi raggiunse
Torino il 12 marzo. Vittorio Emanuele I
abdicò in favore di Carlo Felice il quale,
trovandosi a Modena, affidò la reggenza a
Carlo Alberto. Questi concesse la Costituzione
che sarebbe entrata in vigore a seguito
dell’approvazione di Carlo Felice. Il re
sconfessò l’iniziativa di Carlo Alberto e
minacciò di unirsi alle truppe di Novara, fedeli
alla Corona. In Lombardia, invece, i piani
di Confalonieri furono scoperti dalla polizia
austriaca e l’insurrezione saltò. In aprile Carlo
13. Alberto al capo di un esercito piemontese e
austriaco sconfisse i rivoltosi di Santorre di
Santarosa a Novara; così si concludero i moti
rivoluzionari del 1820-21.
L’Austria che era la più interessata, a
reprimere i moti fece convocare
a Troppau un congresso dove Austria, Russia
e Prussia proclamarono il principio
d’intervento. In un Congresso a Lubiana fu
deciso l’intervento armato nel napoletano. Il
23 marzo 1821 le truppe austriache
abbatterono il regime costituzionale
napoletano.
Con il Congresso di Verona fu dato mandato
alla Francia di reprimere il regime
costituzionale spagnolo che, nonostante
l’accanita resistenza dei gruppi liberali, cadde
nell’ottobre del 1823. In Portogallo, invece, il
regime costituzionale fu soppresso dalle forze
assolutiste interne, riorganizzatesi nel
frattempo.
Nel 1830 scoppiarono in Europa nuove rivolte
che determinarono in Francia e in Belgio una
prima rottura negli assetti stabiliti dal
Congresso di Vienna. In Francia scoppiò una
rivolta popolare contro Carlo X il quale era
intenzionato a ripristinare totalmente l’antico
regime. La “rivoluzione di luglio” portò sul
trono francese il conte Luigi Filippo
d’Orleans. La Francia divenne così una
monarchia costituzionale. In Belgio il 23
agosto 1830 a Bruxelles la popolazione
insorse chiedendo l’indipendenza dall’Olanda.
L’intervento dell’Alleanza a difesa del re
Guglielmo I fu impedito da Luigi Filippo
d’Orleans il quale affermò che per garantire la
pace in Europa era necessario non intervenire.
14. Il Belgio divenne così uno Stato indipendente
e poté dotarsi di una Costituzione liberale. In
Italia l’attività cospirativa della carboneria
non si era arrestata, ma era rimasta vitale
soprattutto nell’Italia centrale.
Gli eventi parigini spronarono i gruppi liberali
all’azione. La carboneria, grazie ad Enrico
Misley aveva preso contatti con Francesco IV
duca di Modena il quale era intenzionato a
costruire uno Stato nell’Italia centro-
settentrionale sfruttando i moti liberali. Nella
rivolta diretta da Ciro Menotti furono
coinvolte l’Emilia, la Romagna e le Marche.
L’improvviso cambiamento
dell’atteggiamento di Francesco IV portò,
però, all’arresto di Ciro Menotti ma non
impedì lo scoppio della rivolta. Grazie a questi
moti, nei ducati di Parma e Toscana e in
alcuni territori pontifici furono instaurati dei
governi provvisori; l’esercito dei
rivoluzionari, però, non riuscì a resistere alla
reazione austriaca. Nell’Italia centrale furono
così ristabiliti i sovrani preesistenti. Le cause
principali dell’insuccesso di questi moti
furono il mancato appoggio sia delle masse
popolari che di una grande potenza.
15. L’insuccesso dei moti carbonari fu dovuto da
una parte al metodo di lotta e dall’altra al
mancato appoggio popolare . Uno dei
protagonisti del movimento nazionale italiano
fu Giuseppe Mazzini, membro della
carboneria, il quale puntava alla costituzione
di un’Italia “una, libera, indipendente e
repubblicana”.
Mazzini rifiutava l’idea di un’Italia federale;
era convinto che uno Stato centralizzato
avrebbe meglio rappresentato l’unità
nazionale. Secondo Mazzini il popolo aveva
come missione quella di portare a termine
l’unità nazionale che non doveva essere
16. realizzata da un sovrano italiano né con l’aiuto
di una potenza straniera ma attraverso
un’insurrezione popolare.
Nel 1831 Mazzini fondò la Giovine Italia,
un’organizzazione clandestina nazionale che
doveva incitare alla lotta popolare. La visione
mazziniana, però, andava di là dei confini
nazionali: da ciò la nascita della Giovine
Europa che fu fondata dallo stesso Mazzini
nel 1838.
Il metodo scelto da Mazzini per la lotta fu
quello del ricorso ai moti insurrezionali che
avrebbero innescato poi una sollevazione delle
masse popolari preparate all’azione per mezzo
della propaganda. I tentativi insurrezionali
promossi dai mazziniani si trasformarono tutti
in pesanti sconfitte. I motivi di tali insuccessi
vanno principalmente ricercati nella
propaganda di obiettivi che le masse popolari
non recepivano come propri e nell’incapacità
di “convincere” le masse.
Gli obiettivi indicati da Mazzini non
coinvolgevano la stragrande maggioranza
della popolazione costituita da contadini
(Mazzini, ad esempio, non affrontava il
problema della terra per loro fondamentale).
Tra i tentativi insurrezionali falliti vi è quello
dei fratelli Bandiera che, non avendo ottenuto
l’appoggio dei contadini calabresi, furono
catturati e fucilati dai Borboni.
In Italia, mentre i mazziniani “perdevano
colpi” anche a causa del fallimento dei moti
insurrezionali, si andavano affermando,
guadagnando consensi, i liberali moderati la
cui visione prevedeva un processo
d’unificazione lento e senza spargimento di
17. sangue: tale processo si sarebbe concluso con
la nascita di uno Stato federale.
Nel 1848 l’Europa fu nuovamente investita da
un’ondata di moti insurrezionali. In Francia la
situazione politica ed economica era
estremamente precaria a causa
dell’atteggiamento di stampo conservatore
assunto da Luigi Filippo d’Orleans. Gli
oppositori del sovrano diedero vita alla
“campagna dei banchetti”, chiamata così
perchè i comizi politici venivano camuffati
con banchetti offerti da esponenti
antigovernativi. Il tentativo da parte del
ministro Guizot di impedire uno di questi
banchetti sfociò in una rivolta popolare che
portò alla nascita della repubblica. Fu
proclamato il diritto al lavoro e furono creati
gli opifici nazionali volti ad eliminare la
disoccupazione. Fu anche introdotto il
suffragio universale maschile. Gli opifici
nazionali, improduttivi e troppo costosi,
furono ben presto chiusi dalla borghesia
moderata, salita al potere, dopo aver fatto
sedare nel sangue dalla guardia nazionale una
rivolta operaia.
Fu così varata una Costituzione moderata e la
Francia divenne una Repubblica
Presidenziale. Come primo presidente della
Repubblica fu nominato Luigi Napoleone.
I moti insurrezionali interessarono anche
l’impero asburgico dove, promossa da studenti
e insegnanti, scoppiò nel 1848 una rivolta che
da Vienna si diffuse in tutto l’impero per il
passaggio all’offensiva dei vari movimenti
democratici. Tale offensiva ebbe come
conseguenza l’abbandono di Vienna da parte
di Metternich prima e di Ferdinando I dopo e
18. la costituzione di governi provvisori a
Budapest e a Praga.
Insurrezioni scoppiarono nel 1848 anche in
Germania dove si sollevò una rivolta che da
Berlino si diffuse nelle altre città tedesche. Fu
quindi convocata un’assemblea costituente di
Francoforte con lo scopo di scrivere la
Costituzione per la Germania unificata.
In Italia la rivolta scoppiò inizialmente a
Venezia e a Milano che si ribellarono alla
dominazione asburgica.
Anche l’Italia meridionale fu investita da moti
insurrezionali. A Palermo scoppiò una rivolta
che costrinse Ferdinando II a concedere la
Costituzione. La rivolta si propagò anche in
altre città italiane costringendo i sovrani a
concedere anch’essi la Costituzione.
A Venezia, la rivolta fu guidata da Daniele
Manin e Nicolò Tommaseo e portò alla
proclamazione della Repubblica di San Marco
(17-03-1848).
La rivolta milanese (conosciuta anche come le
cinque giornate di Milano) fu guidata da Carlo
Cattaneo e portò all’instaurazione di un
governo provvisorio costituto dagli insorti.
La vittoria milanese spinse Carlo Alberto (sul
trono dal 1831) a dichiarare guerra all’Austria.
A lui si unirono anche Pio IX, Leopoldo II e
Ferdinando II; la guerra contro l’Austria
divenne quindi una guerra nazionale (I Guerra
d’Indipendenza 1848-1849). Per i personali
interessi di Carlo Alberto l’intesa si ruppe
presto. Il regno sabaudo, dopo qualche
successo contro l’Austria, fu costretto a
firmare l’armistizio con gli austriaci.
19. Nel 1849 nell’impero asburgico, grazie
all’esercito fedele alla corona, fu restaurata la
vecchia monarchia.
In Germania Federico Guglielmo IV rifiutò la
corona offertagli dall’assemblea di
Francoforte e ripristinò con le armi la
monarchia abbattuta dagli insorti.
In Italia la fine della “guerra regia" diede
inizio alla guerra del popolo. Purtroppo la
guerra dei democratici ebbe dimensioni di
gran lunga inferiori a quelle sperate da
Mazzini.
Nel regno delle due Sicilie i borboni
liquidarono la Costituzione prima concessa.
Nello Stato pontificio, a seguito della
mobilitazione dei democratici e dei liberali,
sorse nel 1849 la Repubblica Romana
governata da un triunvirato: Mazzini, Saffi ed
Armellini, che intraprese una politica di
laicizzazione dell’ex Stato pontificio.
In Toscana, i democratici costrinsero
Leopoldo II a fuggire a Gaeta dove già si era
rifugiato Pio IX. Anche la Toscana fu
governata da un triunvirato:
Guerrazzi, Montanellie Mazzoni.
Mazzini, a seguito della situazione favorevole
determinatasi, voleva accelerare il processo di
unificazione, ma trovò l’opposizione di
Guerrazzi.
Carlo Alberto, timoroso per la caduta di
prestigio della monarchia sabauda, piuttosto
che sottostare alle pesanti condizioni
austriache imposte con la pace, decise di
continuare la guerra. Una nuova sconfitta lo
portò ad abdicare a favore di Vittorio
Emanuele II.
20. Intanto l’esercito austriaco occupò la Toscana
consentendo a Leopoldo II di riprendere il
potere.
La repubblica Romana cadde per l’intervento
di Luigi Napoleone erettosi a difensore dei
cattolici per accappararsene l’appoggio.
L’ultima a cadere, dopo una lunga resistenza
all’assedio degli austriaci, fu la Repubblica di
Venezia.
L’unico stato italiano che non subì moti
rivoluzionari fu lo Stato sabaudo. Alla guida
del governo sabaudo vi era Camillo Benzo di
Cavour, per il quale il regno di Sardegna,
stringendo alleanze con potenze straniere,
doveva cacciare l’Austria dalla penisola per
poter costituire un vasto regno dell’Italia
Settentrionale. Tale convinzione portò Cavour
ad inviare in Crimea un contingente sardo; ciò
consentì al regno sabaudo di partecipare al
Congresso di Parigi dove Cavour sollevò la
questione italiana.
Di fronte all’ennesimo insuccesso dei
mazziniani nella spedizione di Sapri, Cavour,
nell’incontro segreto di Plombiers, decise di
allearsi con la Francia. Secondo gli accordi
stipulati, Napoleone III (Luigi Napoleone
diviene imperatore nel 1852 con tale nome)
sarebbe entrato in guerra a fianco del regno
sabaudo solo se quest’ultimo fosse stato
attaccato dall’Austria. In cambio la Francia
avrebbe ricevuto Nizza e la Savoia. Cavour,
per provocare l’Austria, fece disporre truppe
sabaude lungo il confine con i territori
austriaci.
21. Dopo un ultimatum austriaco respinto da
Vittorio Emanuele II, l’Austria attaccò il
regno di Sardegna (II Guerra d’Indipendenza).
Come da patti la Francia si schierò con
Vittorio Emanuele II. Dopo una serie di
vittorie delle truppe sardo-francesi, Napoleone
III propose all’Austria un armistizio in quanto
nell’Italia centrale esponenti filopiemontesi,
saliti al potere, chiedevano l’annessione al
regno sabaudo. Il 12 luglio 1859 a Villafranca
fu siglata la pace tra Francia ed Austria. La
pace prevedeva la cessione della Lombardia
da parte dell’Austria alla Francia, la quale
successivamente la consegnò all’Italia, e la
restaurazione dell’ordine nell’Italia centrale.
Nel 1860 nell’Italia centrale si tennero dei
plebisciti con esito favorevole all’annessione
al regno sabaudo. Terminava così la prima
fase dell’unificazione pensata da Cavour.
A questo punto entrarono in scena i
mazziniani con l’organizzazione di una
spedizione di mille volontari guidati da
Giuseppe Garibaldi, avente lo scopo di fare
insorgere le masse popolari meridionali. La
spedizione partì da Quarto il 5 maggio 1860.
Garibaldi, sbarcato in Sicilia, piegò subito la
resistenza delle male armate truppe
borboniche e, in nome di Vittorio Emanuele
II, vi proclamò la dittatura. Dopo aver sedato
nel sangue un moto contadino contro i
22. proprietari terrieri iniziò la risalita verso
Napoli. Garibaldi sbarcò in Calabria in
località Rumbolo di Melito di Porto Salvo (19
agosto 1860) che costituisce la parte più a sud
dell’Italia continentale. Nelle acque del mar
Ionio, antistanti la dimora che scelse per le
proprie truppe (oggi denominata Casina dei
mille e che al tempo apparteneva ai marchesi
Ramirez), era visibile sino a poco tempo fa la
nave garibaldina “Torino” arenatasi durante lo
sbarco frettoloso delle truppe, avvenuto sotto
il fuoco nemico delle navi borboniche e la
resistenza di uno sparuto gruppo di fedeli ai
borboni prontamente messo a tacere. Nella
Casina dei mille Garibaldi dimorò un paio di
giorni per far riprendere fiato alle sue truppe,
sopportando anche l’attacco delle navi
borboniche che non ebbe però alcun esito. Di
tale attacco è testimonianza una palla di
cannone ancora oggi visibile sul muro di un
balcone della casina, mentre lo sbarco di
Rumbolo è ricordato da una stele eretta nel
punto esatto dello sbarco.
Da Melito di Porto Salvo i mille risalirono
attraverso l’Aspromonte sino a Napoli dove
entrarono il 7 settembre 1860.
Intanto, per paura che Garibaldi potesse
giungere a Roma, Cavour inviò truppe
piemontesi in Umbria e nelle Marche,
occupandole. Le truppe quindi si misero in
marcia verso Napoli pronte a scontrarsi con
Garibaldi il quale però non era interessato a
23. combattere contro di esse. Questi preferì
attendere l’arrivo del re.
Nel frattempo nell’Italia meridionale si
tennero dei plebisciti per l’annessione al regno
sabaudo, che ebbero esito favorevole.
Il 26 ottobre 1860, con lo storico incontro di
Teano, Garibaldi consegnò a Vittorio
Emanuele II tutti i territori da lui liberati. In
epoca immediatamente successiva anche le
Marche e l’Umbria furono annesse al regno
sabaudo per mezzo di plebisciti.
L’unificazione nazionale prendeva così corpo,
anche se essa non era ancora completa perché
il Lazio rimaneva territorio papale e il Veneto
era in mano austriaca. Il 17 marzo 1861
Vittorio Emanuele II era proclamato re
d’Italia.
Con lo scoppio della guerra austro-prussiana
del 1866, l’Italia si schierò con la Prussia con
il premeditato intento di sottrarre il Veneto
all’Austria (III Guerra d’Indipendenza). La
guerra ebbe esito negativo per l’Italia, ma,
24. grazie alle vittorie prussiane e alla pace di
Vienna, il Veneto fu annesso al regno d’Italia.
Per il completamento del processo
d’unificazione mancava soltanto l’annessione
dello Stato pontificio, operazione questa di
difficile attuazione in quanto Pio IX non era in
alcun modo intenzionato a rinunciare al potere
temporale. Di fronte a questo rifiuto del papa,
Garibaldi e i suoi volontari tentarono per due
volte di occupare Roma ma Napoleone III,
protettore dello Stato pontificio, glielo impedì.
Con la caduta di Napoleone III a seguito della
guerra franco-prussiana, truppe italiane
guidate dal generale Cadorna entrarono a
Roma dopo essersi aperti un varco presso
Porta Pia (20 settembre 1870), ponendo fine al
potere temporale del papa. Nel luglio 1871
Roma divenne la capitale del regno d’Italia.
L’unità d’Italia si era finalmente realizzata.
“Fatta l’Italia bisogna fare gli italiani”
Questa frase, coniata da Ferdinando Martini
nel 1896 per sintetizzare un concetto di
Massimo D’Azeglio (predecessore di Cavour
alla guida del governo sabaudo), intendeva
mettere in evidenza l’importante e difficile
compito che spettava al nuovo governo del
Regno d’Italia. L’Italia unita era un paese di
22 milioni di abitanti ed era molto arretrata sia
socialmente che economicamente. L’80%
della popolazione era analfabeta, l’economia
si basava ancora sull’agricoltura e vi era un
enorme divario tra Nord e Sud che originò la
questione meridionale. Il nuovo governo,
quindi, oltre a risolvere i problemi economici
25. dell’Italia, doveva anche cementare
un’identità nazionale ancora inesistente.
Questa assenza di identità nazionale si
manifestò nell’Italia meridionale con il
brigantaggio e con rivolte popolari per la
mancata distribuzione delle terre ancora nelle
mani dei latifondisti. A questi problemi vanno
aggiunti la maggiore pressione fiscale del
nuovo governi italiano rispetto al precedente
borbonico e l’introduzione della leva
obbligatoria sconosciuta nell’Italia
meridionale.
26. INNI E CANTI DEL RISORGIMENTO D'ITALIA
LA RONDA
SU LOMBARDI ALL'ARMI ALL'ARMI
CORO DEL NABUCCO
CORO DEI CROCIATI E PELLEGRINI
INNO DELLA REPUBBLICA PARTENOPEA
VERSIONE DEGLI INSORGENTI?
CHI PER LA PATRIA MUOR...
INNO NAZIONALE
INNO DEGLI STUDENTI DEL 1848
INNO DEL '48
LA STELLA DEI SOLDATI
LA BANDIERA TRICOLORE
I TRE COLORI
INNO A GARIBALDI
INNO A GARIBALDI (versione più tarda)
SUONI LA TROMBA
IO VORREI CHE A METTERNICCHE
AI MORTI PER LA PATRIA
LA BELLA GIGOGIN
L'ADDIO DEL VOLONTARIO TOSCANO
A TONINA MARINELLO
ALL'ARMI! ALL'ARMI !
LA CARABINA DEL BERSAGLIERE
O GIOVANI ARDENTI
INNO DI MAMELI
A FERRO FREDDO
SUONA LA TROMBA...
DELLE SPADE IL FIERO LAMPO
CAMICIA ROSSA
LA RONDINELLA DI MENTANA
INNO DI OBERDAN
A TRIPOLI
L'ADDIO DEL BERSAGLIER
27. LA RONDA
O giovani ardenti d'italico ardore
serbate il valore pel dì del pugnar!
Viva l'Italia indipendente,
viva l'unione, la libertà!
Stringiamoci assieme di trombe allo squillo,
giuriam sul vessillo, vittoria o morir!
Viva l'Italia indipendente,
viva l'unione, la libertà!
Stringiamoci assieme, ci unisca un sol patto,
del dì del riscatto l'aurora spirò!
Viva l'Italia indipendente,
viva l'unione, la libertà!
Zitti, silenzio, passa la ronda.
Zitti, silenzio, chi va là?
Plan rataplan rataplan plan plan
Plan rataplan rataplan plan plan
Plan rataplan rataplan plan plan
Chi va là?
Viva l'unione, la libertà!
Viva l'unione, la libertà!
********
SU LOMBARDI ALL'ARMI ALL'ARMI
Su Lombardi all'armi all'armi
Su Lombardi all'armi all'armi
della gloria è sorto il dì
Su Lombardi all'armi all'armi
Su Lombardi all'armi all'armi
della gloria è sorto il dì
........la patria natìa
28. ...........petti con l'armi
come spèinti da.....
nella pugna il nemico a fugar
...................desìo.......
Su Lombardi all'armi all'armi
Su Lombardi all'armi all'armi
della gloria è sorto il dì
Su Lombardi all'armi all'armi
Su Lombardi all'armi all'armi
della gloria è sorto il dì
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CORO DEL NABUCCO
Va, pensiero, sull'ali dorate,
va, ti posa sui clivi, sui colli,
ove olezzano tepide e molli
l'aure dolci del suolo natal!
Del Giordano le rive saluta,
di Sionne le torri atterrate.
O mia Patria sì bella e perduta,
o membranza sì cara e fatal!
Arpa d'or dei fatidici vati
perchè muta dai salici pendi?
le memorie nel petto riaccendi,
ci favella del tempo che fu!
O simile di Solima ai fati
traggi un suono di cupo lamento
oh t'ispiri il Signore, un concento
che ne infonda al patire virtù,
che ne infonda al patire virtù,
al patire virtù!
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29. CORO DEI CROCIATI E PELLEGRINI
Oh Signore, dal tetto natìo,
ci chiamasti con santa promessa;
noi siam corsi all'invito di un pio
giubilando per, l'aspro sentier.
Ma la fronte avvilita e dimessa
hanno i servi già baldi e valenti
deh! non far che ludibrio alle genti
siano Cristo, i tuoi figli guerrieri
Oh fresche aure. volanti sui vaghi
ruscelletti dei prati lombardi !
Fonti eterne ! Purissimi laghi!
Oh vigneti indorati di sole
Dono infausto, crudele è la mente
che vi pinge sì veri agli sguardi
ed al labbro più dura e cocente
fa la sabbia di un arido suol!
Fa la sabbia - fa la sabbia di un arido suol!
D'un arido suol - d'un arido suol!
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INNO DELLA REPUBBLICA PARTENOPEA
(1799)
Bell’Italia, ormai ti desta!
Italiani, all'armi! all'armi!
Altra sorte a noi non resta
Che di vincere o morir I
Dalla terra dei delitti
mosse il passo il fuoco audace
e nel sen di nostra pace
venne l'empio ad infierir.
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30. VERSIONE DEGLI INSORGENTI? IN REALTA' ESISTE UNA VERSIONE
-PROBABILMENTE L'ORIGINARIA- PIU' COMPLETA CHE SEMBRA
AMBIENTARSI NELLO STESSO PERIODO E NELLO STESSO LUOGO -NAPOLI-
MA CHE SEMBRA ESSERE UN INNO DEGLI ANTIFRANCESI (Quelli del
Cardinale Ruffo?)
Bell'Italia, ormai ti desta;
Italiani, all'armi! all'armi;
Altra sorte a noi non resta
Che di vincere o morir.
Dalla terra dei delitti
mosse il passo il Franco audace;
e nel sen di nostra pace
venne l'empio ad infierir.
Non ha fede non ha leggi,
Non ha tempio non ha nume;
Di rapine di saccheggi
Pasce l'empio infame cor.
Coi diritti dei ladroni
Scuote i troni e spoglia il tempio,
E tranquilla in tanto scempio
Non ti desti, Italia,ancor?
Già Fernando in campo affretta
Mille schiere in sua difesa:
Che più tardi? Alla vendetta
desta, Italia , il tuo valor.
Nella terra dei delitti
Si respinga il Franco audace;
Speri tregua, speri pace
Da si barbaro oppressor?
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CHI PER LA PATRIA MUOR...
Aspra del militar
benchè la vita,
al lampo dell'acciar
gioia l'invita.
31. Chi per la patria muor
vissuto è assai;
la fronda dell'allor
non muore mai.
Piuttosto che languir
per lunghi affanni,
è meglio di morir
sul fior degli anni.
Chi muore e dar non sa
di gloria un segno
alle future età,
di fama è indegno.
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INNO NAZIONALE
(1847)
Cittadini, accorrete, accorrete,
le compatte falangi formate,
ed al mondo alla fine mostrate
ch'oggi Italia ha il suo canto guerrier.
Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !
Sarà Italia indipendente.
Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !
Od estinti si cadrà.
Del toscano Leopoldo secondo
fu l'agir sublimissimo e sano,
poi re Alberto, guerriero italiano,
colla forza la forza ci diè.
Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !
Per Pio nono e Carlo Alberto !
Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !
Per Leopoldo Tosco Re !
Con tre simili intrepidi cuori,
se chi opprime impedisse il pensiero
32. del riscatto di un popolo intiero,
crudo scempio di lui si farà.
Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !
Sarà Italia indipendente.
Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !
Od estinti si cadrà.
Cittadini, accorrete, accorrete,
le compatte falangi formate,
ed al mondo alla fine mostrate
ch'oggi Italia ha il suo canto guerrier.
Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !
Per Pio nono e Carlo Alberto !
Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !
Per Leopoldo Tosco Re !
Fra noi gli odi di parte cessaro;
giusta, sacra ed immensa è la speme,
che ci stringe, ci agglòmera insiene,
che di tante una vita ne fa.
Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !
Sarà Italia indipendente.
Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !
Od estinti si cadrà.
Non più esigli, nè morti, nè pianti,
tale è il sacro volere di Dio.
Fu il fortissimo agire di Pio
che i destini d'Italia mutò!
Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !
Per Pio nono e Carlo Alberto !
Giuriam ! Giuriam ! Giuriam !
Per Leopoldo Tosco Re !
Ei diè esempio umanissimo ai Regi,
Ei dischiúseci libero il varco,
e due Regi s'assunser l'incarco
d'esser pronti coi figli a pugnar.
Giuriami Giuriam! Giuriami
33. Sarà Italia indipendente.
Giuriam! Giuriam! Giuriam!
Od estinti si cadrà.
********
INNO DEGLI STUDENTI DEL 1848
Quanta schiera di gagliardi,
quanto riso ne' sembianti,
quanta gioia negli sguardi
vedi in tutti scintillar!
D'impugnar moschetto e spada,
primi a offrire il nostro petto,
di salvar questa contrada
giuriam tutti nel Signor.
********
INNO DEL '48
Di canti di gioia, di canti d'amore
risuoni la vita, ma, spenta nel core,
non cada per essi la nostra virtù.
Dai lacci sciogliemmo l'avvinto pensiero
ch'or libero spazia nei campi del vero;
e sparsa la luce sui popoli fu.
Ribelli ai tiranni di sangue bagnammo
le zolle d'Italia fra l'armi sposammo
in sacro connubio la patria al saper.
Ed essa faremo co' petti, co' carmi
34. superba nell'arti, temuta nell'armi,
regina nell'opre del divo pensier.
Ed essa faremo col core e con l'armi
l'Italia dei padri sognata ne' carmi
l'Italia redenta dal giogo stranier.
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LA STELLA DEI SOLDATI
Bella bambina,
capricciosa garibaldina,
tu sei la stella,
tu sei la bella di noi soldà.
Tu sei bambina,
bella bionda garibaldina,
tu sei la bella,
tu sei la stella di noi soldà.
********
LA BANDIERA TRICOLORE
E la bandiera di tre colori
sempre è stata la più bella:
noi vogliamo sempre quella,
noi vogliam la libertà!
E la bandiera gialla e nera
qui ha finito di regnare,
la bandiera gialla e nera
qui ha finito di regnare
Tutti uniti in un sol patto,
stretti intorno alla bandiera,
griderem mattina e sera:
viva, viva i tre color!
35. ********
I TRE COLORI
E lo mio amore sé n'è ito a Siena,
portommi il brigidin di due colori:
il càndido è la fè che c'incatena,
il rosso è l'allegria de' nostri cuori.
Ci metterò una foglia di verbena
ch'io stessa alimentai di freschi umori.
E gli dirò che il verde, il rosso e il bianco
gli stanno ben con una spada al fianco,
e gli dirò che il bianco, il verde e il rosso
vuol dir che Italia il giogo suo l'ha scosso,
e gli dirò che il rosso, il bianco e il verde
gli è un terno che si gioca e non si perde.
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INNO A GARIBALDI
AUDIO IN http://digilander.libero.it/modo1/Pagina%2022%2000.html
All'armi! All'Armi!
1. Si scopron le tombe, si levano i morti
i martiri nostri son tutti risorti!
Le spade nel pugno, gli allori alle chiome,
la fiamma ed il nome d'Italia nel cor:
corriamo, corriamo! Sù, o giovani schiere,
sù al vento per tutto le nostre bandiere
Sù tutti col ferro, sù tutti col foco,
sù tutti col nome d'Italia nel cor.
Va' fuori d'Italia,
va' fuori ch'è l'ora!
Va' fuori d'Italia,
va' fuori o stranier!
36. 2. La terra dei fiori, dei suoni e dei carmi
ritorni qual'era la terra dell'armi!
Di cento catene le avvinser la mano,
ma ancor di Legnano sa i ferri brandir.
Bastone tedesco l'Italia non doma,
non crescono al giogo le stirpi di Roma:
più Italia non vuole stranieri e tiranni,
già troppi son gli anni che dura il servir.
Va' fuori d'Italia, etc...
3. Le case d'Italia son fatte per noi,
è là sul Danubio la casa de' tuoi;
tu i campi ci guasti, tu il pane c'involi,
i nostri figlioli per noi li vogliam.
Son l'Alpi e tre mari d'Italia i confini,
col carro di fuoco rompiam gli Appennini:
distrutto ogni segno di vecchia frontiera,
la nostra bandiera per tutto innalziam.
Va' fuori d'Italia, etc...
********
INNO A GARIBALDI
All'armi! All'Armi!
1. Si scopron le tombe, si levano i morti
i martiri nostri son tutti risorti!
Le spade nel pugno, gli allori alle chiome,
la fiamma ed il nome d'Italia nel cor:
corriamo, corriamo! Sù, o giovani schiere,
sù al vento per tutto le nostre bandiere
Sù tutti col ferro, sù tutti col foco,
sù tutti col nome d'Italia nel cor.
Va' fuori d'Italia,
va' fuori ch'è l'ora!
Va' fuori d'Italia,
va' fuori o stranier!
37. 2. La terra dei fiori, dei suoni e dei carmi
ritorni qual'era la terra dell'armi!
Di cento catene le avvinser la mano,
ma ancor di Legnano sa i ferri brandir.
Bastone tedesco l'Italia non doma,
non crescono al giogo le stirpi di Roma:
più Italia non vuole stranieri e tiranni,
già troppi son gli anni che dura il servir.
Va' fuori d'Italia, etc...
3. Se ancora dell'Alpi tentasser gli spaldi,
il grido d'allarmi darà Garibaldi,
e s'arma -allo squillo che vien da Caprera-
dei Mille la schiera che l'Etna assaltò.
E dietro alla rossa avanguardia dei bravi
si muovon d'Italia le tende e le navi:
già ratto sull'arma del fido guerriero,
l'ardito destriero Vittorio spronò.
Va' fuori d'Italia, etc...
4. Per sempre è caduto degli empi l'orgoglio
a dir: Viva l'Italia, va il Re in Campidoglio!
La Senna e il Tamigi saluta ed onora
l'antica signora che torna a regnar.
Contenta del regno, fra l'isole e i monti,
soltanto ai tiranni minaccia le fronti:
dovunque le genti percota un tiranno,
suoi figli usciranno per terra e per mar!
Va' fuori d'Italia, etc...
********
SUONI LA TROMBA
(Coro dell'Opera «I PURITANI»)
Suoni la tromba e intrepido
io pugnerò da forte:
bello è affrontar la morte
38. gridando libertà.
Amor di patria impavido
mieta i sanguigni allori,
poi terga i bei sudori
e i pianti la pietà.
All'armi!
Sia voce di terror
Patria, vittoria e onor!
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IO VORREI CHE A METTERNICCHE
(canto dei volontari toscani del 1848)
Io vorrei che a Metternicche
gli tagliasser le basette;
vorrei farne le spazzette
per le scarpe del su' re.
Io vorrei che a Metternicche
gli tagliasser le budelle;
vorrei farne le bretelle
per le brache del su’ re.
Io vorrei che a Metternicche
gli mozzassero la testa:
vorrei farne una gran festa
nel palazzo del su' re.
********
AI MORTI PER LA PATRIA
(Inno nazionale - 1848)
Per la Patria il sangue han dato
Esclamando: Italia e Pio!
L'alme pure han reso a Dio,
39. Benedetti nel morir.
Hanno vinto, e consumato
Il santissimo martir !
Di quei forti - per noi morti
Sacro è il grido e non morrà.
Noi per essi alfin redenti
Salutiamo i dì novelli;
Sovra il sangue dei fratelli
Noi giuriamo libertà
E sul capo dei potenti
L'alto giuro tuonerà.
Di quei forti - per noi morti
Sacro è il grido e non morrà.
Uno cadde, e sorser cento
Alla voce degli eroi:
Or si pugna alfin per noi,
Fugge insano l'oppressor;
E lo agghiaccia di spavento
La bandiera tricolor.
Di quei forti - per noi morti
Sacro è il grido e non morrà.
O Signor sul patrio altare
Noi t'offrimmo i nostri figli;
Scrivi in ciel, ne' tuoi consigli,
Dopo secoli, il gran dì:
Dall'Alpi insino al mare
Tutta Italia un giuro unì.
Di quei forti - per noi morti
Sacro è il grido e non morrà.
********
LA BELLA GIGOGIN
Rataplan! Tamburo io sento
40. che mi chiama alla bandiera.
Oh che gioia, oh che contento,
io vado a guerreggiar!
Rataplan! Non ho paura
delle bombe e dei cannoni,
io vado alla ventura,
sarà poi quel che sarà.
E la bela Gigogin
col tromilerilerela,
la va a spass col sò spincin,tromilerilerà.
D quindici anni facevo all'amore.
Daghela avanti un passo, delizia del mio core!
A sedici anni ho preso marito.
Daghela avanti un passo, delizia del mio core!
A diciasette mi sono spartita.
Daghela avanti un passo, delizia del mio core!
La ven, la ven, la ven alla finiestra.
l'è tutta, l'è tutta, l'è tutta insipriada.
la dis, la dis, la dis che l'è malada
per non, per non, per non mangiar polenta,
Bisogna, bisogna, bisogna avè pazienza,
lassala, lassala, lassala maridà.
Le baciai, le baciai il bel visetto.
Cium, cium, cium!
La mi disse, la mi disse: -Oh che diletto,
Cium, cium, cium!
Là più in basso, là più in basso in quel boschetto,
Cium, cium, cium!
andrem, andrem a riposar.
Ta-ra-ra-tà-tà.
********
Addio, mia bella, addio:
l'armata se ne va;
se non partissi anch'io
41. sarebbe una viltà!
Non pianger, mio tesoro:
forse ritornerò;
ma se in battaglia io moro
in ciel ti rivedrò.
La spada, le pistole,
lo schioppo li ho con me:
all'apparir del sole
mi partirò da te!
Il sacco preparato
sull'òmero mi sta;
son uomo e son soldato:
viva la libertà!
Non è fraterna guerra
la guerra ch'io farò;
dall'italiana terra
lo straniero caccerò.
L'antica tirannia
grava l'Italia ancor:
io vado in Lombardia
incontro all'oppressor.
Saran tremende l'ire,
grande il morir sarà!
Si muora: è un bel morire
morir per la libertà
Tra quanti moriranno
forse ancor io morrò:
non ti pigliare affanno,
da vile non cadrò.
Se più del tuo diletto
tu non udrai parlar,
perito di moschetto
per lui non sospirar.
Io non ti lascio sola,
ti resta un figlio ancor:
42. nel figlio ti consola,
nel figlio dell'amor!'
Squilla la tromba...Addio...
L'armata se ne va...
Un bacio al figlio mio!
Viva la libertà!
********
A TONINA MARINELLO
L'abbiam deposta la garibaldina
all'ombra della torre a San Miniato.
Con la faccia rivolta alla marina
perchè pensi a Venezia e al lido amato.
Era bella, era bionda, era piccina,
ma avea un cor di leone e da soldato
di leone e da soldato!
L'abbiam deposta la garibaldina
all'ombra della torre a San Miniato.
E se non fosse ch'era nata donna
or sarìa scolpita sulla tomba
e poserebbe sul funereo letto
con la medaglia del valor sul petto
con la medaglia del valor sul petto
Ma che val ma che vale tutto il resto...
pugnò con Garibaldi...
pugnò con Garibaldi...
e basti questo...
e basti questo!
L'abbiam deposta la garibaldina
all'ombra della torre a San Miniato.
********
43. ALL'ARMI! ALL'ARMI !
Su, figli d'Italia! su, in armi! coraggio!
Il suolo qui è nostro: del nostro retaggio
il turpe mercato finisce pei re.
Un popoi diviso per sette destini,
in sette spezzato da sette confini,
si fonde in uno solo, più servo non è.
Su, Italia! su, in armi! Venuto è il tuo dì!
Dei re congiurati la tresca finì!
Dall'Alpi allo Stretto fratelli siam tutti!
Su i límiti schiusi, su i troni distrutti
piantiamo i comuni tre nostri color
il verde, la speme tant'anni pasciuta;
il rosso, la gioia d'averla compiuta;
il bianco, la fede fraterna d'amor.
Su, Italia! su, in armi! Venuto è il tuo dì!
Dei re congiurati la tresca finì!
Su, Italia novella! Su, libera ed una!
Mal abbia chi a vasta, secura fortuna
l'angustia prepone d'auguste città!
Sien tutte le fide d'un solo stendardo!
Su, tutti da tutte! Mal abbia il codardo,
l'inetto che sogna parzial libertà.
Su, Italia! su, in armi! Venuto è il tuo dì!
Dei re congiurati la tresca finì!
Voi chiusi nei borghi, voi sparsi alla villa,
udite le trombe, sentite la squilla
che all'armi vi chiama del vostro Comun!
Fratelli, a' fratelli correte in aiuto!
Gridate al Tedesco che guarda sparuto:
l'Italia è concorde, non serve a nessun!
Su, Italia! su, in armi! Venuto è il tuo dì!
Dei re congiurati la tresca finì!
44. ********
LA CARABINA DEL BERSAGLIERE
(1852)
Mia carabina, mia fidanzata,
di tutto punto tu se' parata;
dolce tripudio della mia mano,
amor dell'occhio con cui ti spiano,
io t'ho giurata la fede mia
sui vasti campi di Lombardia.
Giorno di nozze si ravvicina,
mia carabina.
Mia carabina. méttiti a festa;
nozze di sangue l'Adige appresta;
ti sarà data l'aurea medaglia,
vinta nel foco della battaglia;
altare, un colle preso d'assalto;
letto, la pietra d’un arduo spalto;
e tu d'ogni arma sarai regina,
mia carabina.
Mia carabina, tu sei fremente
come fanciulla pel damo assente.
Brami di guerra la danza orrenda
come fanciulla che il ballo attenda;
il fiero lampo che da te sorte
grida ai Tedeschi: Ruina o morte;
ed io rispondo: Morte e ruina,
mia carabina.
Mia carabina, talor s'appanna
il terso acciaro della tua canna;
e la tua bocca sussurra e noma:
Roma e Venezia, Venezia e Roma.
Ed io rispondo: che più ti resta?
Lupa ti scuoti; Leon, ti desta,
La via si calchi di Nabresina,
mia carabina.
Mia carabina, tu mai non dici
45. - troppi nel campo sono i nemici -
chiedi sol quanti per opra mia
mordon la terra nell'agonia.
E se ti metto la daga in testa,
sembri una sposa vestita a festa,
e meni orrenda carneficina,
mia carabina.
Mia carabina, questi stranieri
spuntare i nostri pennacchi neri
dell'Alpi in vetta presto vedranno,
e i vanti in gola ricacceranno.
Tra le due schiatte pose natura
codeste rocche, codeste mura.
A ripigliarle Dio ti destina,
mia carabina.
Mia carabina, nessun ci segua;
il bersagliere passa e dilegua,
corre al vento, col tigre balza,
lo credi a fronte, dietro t'incalza.
Qua si sparpaglia, là si raduna,
pare e dispare la penna bruna;
ma con te sempre, con te cammina,
mia carabina.
Mia carabina, le nostre pròde
coi due gran becchi l'Aquila rode:
ond’è che, a punta di baionetta,
ti scrissi in calcio: Morte o vendetta!
S'io cado, il guardo tanto mi regga
che lo straniero fuggire io vegga;
e ancor sotterra simi vicina,
mia carabina.
********
O GIOVANI ARDENTI
O giovani ardenti
d'italico ardore,
serbate il valore
46. pel dì del pugnar!
Viva l'Italia indipendente,
viva l'unione, la libertà!
Stringiamoci assieme
di trombe allo squillo:
giuriam sul vessillo
vittoria o morir!
Viva l'Italia indipendente,
viva l'unione, la libertà!
Stringiamoci assieme,
ci stringa un sol patto,
del dì del riscatto
l'aurora spuntò!
Viva l'Italia indipendente,
viva l'unione, la libertà!
Dall'Alpi a Sicilia
di nuovo ogni lido
echeggi al bel grido
che vuol libertà!
Viva l'Italia indipendente,
viva l'unione, la libertà!
Evviva l'Italia
S'impugnin le spade:
Le belle contrade
la patria salviam
Viva l'Italia indipendente,
viva l'unione, la libertà!
All'armi ne chiama
l'italica terra:
Evviva la guerra!
Vittoria o morir!
Viva l'Italia indipendente,
viva l'unione, la libertà!
********
47. Fratelli d’Italia
l’Italia s’è desta,
dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa.
Dov'è la vittoria?
Le porga la chioma
chè schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte
l'Italia chiamò.
Noi siamo da secoli
calpesti e derisi,
perchè non siam popolo,
perchè siam divisi,
raccolgaci un'unica
bandiera, una speme;
di fonderci insieme
già l'ora suonò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte
l'Italia chiamò.
Uniamoci, amiamoci
l'unione e l'amore
rivelano ai popoli
le vie del Signore.
Giuriamo, far libero
il suolo natìo;
uniti, per Dio!
Chi vincer ci può?
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte
l'Italia chiamò.
Dall'Alpe a Sicilia
ovunque è Legnano
48. ogn’uom di Ferruccio
ha il cuore e la mano.
I bimbi, d'Italia
si chiaman Balilla.
Il suon d'ogni squilla
i Vespri suonò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte
l'Italia chiamò.
Evviva l'Italia!
dal sonno s'è 'desta,
s'è cinta la testa.
Dov'è la vittoria?
Le porga la chioma
dell’elmo di Sciplo
che schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte
l'Italia chiamò.
Son giunchi che piegano
le spade vendute;
già l'aquila d'Austria
le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia
il sangue polacco
bevè col cosacco
ma il cor le bruciò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte
l'Italia chiamò.
********
A FERRO FREDDO
(La Garibaldina)
49. Il dardo è tratto, di terra in terra
suona l'allegro squillo di guerra;
l'Italia è sorta dall'Alpi al Faro,
e vuol col sangue che l'è più caro
segnar le tracce dei suoi confini.
Al nostro posto, Garibaldini!
Avanti, urrà!
L'Italia va!
Fuori, stranieri,
fuori di qua !
Una camicia di sangue intrisa
basta al valore per sua divisa;
a darsi un'arma che non si schianti
basta un anello dm' ceppi infranti!
ogni arma è buona con gli assassini.
A ferro freddo, Garibaldini !
Avanti, urrà! ecc.
Non dietro ai muri, non entro ai fossi,
ma in campo aperto, diavoli rossi;
chi vuol cannoni, vada e li prenda,
come torrente che d'alto scenda,
come valanga di gioghi alpini.
A ferro freddo, Garibaldini!
Avanti, urrà! ecc.
Pochi, ma buoni. L'Italia affronta
le avverse squadre, ma non le conta;
come i trecento devoti a morte,
che della Grecia mutar la sorte,
marciam compatti, feriam vicini.
A ferro freddo, Garibaldini!
Avanti, urrà! ecc.
Poveri e ricchi, dotti ed ignari,
dinanzi al fuoco, tutti siam pari.
Pari nel giorno del gran conflitto,
saremo pari dinanzi al dritto.
50. Siamo soldati, ma cittadini.
A ferro freddo, Garibaldini!
Avanti, urrà! ecc.
Oggi guerrieri, doman colòni,
senza Medaglie, senza galloni!
Giurammo a Italia la nostra fede;
la libertade ci fia mercede,
come agli antichi padri latini.
A ferro freddo Garibaldini.
Avanti, urrà! ecc.
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SUONA LA TROMBA...
Suona la tromba: ondeggiano
le insegne gialle e nere.
Fuoco! perdio, sui barbari,
sulle vendute schiere.
Già ferve la battaglia
al Dio dei forti, osanna!
le baionette in canna
è giunta l'ora di pugnar!
Non deporrem la spada
non deporrem la spada,
finchè sia schiavo un angolo
dell'itala contrada.
Non deporrem la spada
non deporrem la spada,
finchè non sia l'Italia
una dall'Alpi al mar.
Avanti.!... Viva Italia,
viva la gran risorta:
se mille forti muoiono,
dite, che è ciò? Che importa
se a mille a mille cadono
51. trafitti i suoi campioni?
Siam ventisei milioni
e tutti lo giurar:
Non deporrem la spada
etc...
Sarà l'Italia. Edìfica
su la vagante arena
Chi tenta opporsi, miseri,
sui sogni lor la piena
Dio verserà del popolo!
Curvate il capo o genti:
la speme dei redenti,
la nuova Roma appar.
Non deporrem la spada
etc...
Fin che rimanga un braccio
dispiegherassi altera,
segno ai redenti popoli,
la tricolor bandiera.
che, nata tra i patiboli,
terribile discende
fra le guerresche tende
dei prodi che giurar
di non depor la spada
etc...
Sarà l'Italia - e tremino
gli ignavi e gli oppressori
Suona la tromba e fervono
d'ardore i nostri cori:
Dio pugnerà col popolo
Curvate il capo, o genti,
la speme dei redenti,
la nuova Roma appar.
Non deporrem la spada
etc...
Noi lo giuriam pei martiri,
52. uccisi dai tiranni,
pei sacrosanti palpiti,
compressi in cor tant'anni,
e questo suol che sanguina
il sangue degli eroi,
al cielo, ai figli tuoi
ci sia solenne altar.
Non deporrem la spada
etc...
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DELLE SPADE IL FIERO LAMPO
(Inno del 1866)
Delle spade il fiero lampo
troni e popoli svegliò:
Italiani, al campo al campo!
E' la madre che chiamò.
Su corriamo in battaglioni
fra il rimbombo dei cannoni
l'elmo in testa, in man l'acciar!
Viva il Re dall'Alpi al mar!
Dall'Eridano al Ticino,
dal sicano al tosco suol,
sorgi o popolo latino,
sorgi e vinci: Iddio lo vuol!
Su corriamo in battaglioni
etc...
Delle pugne fra la gioia
ci precede col valor
il Baiardo di Savoia,
di Palestro il vincitor.
Su corriamo in battaglioni
etc...
53. Dagli spalti vigilati
Su corriamo in battaglioni
etc...
Nostre son quest'alme sponde,
Su corriamo in battaglioni
etc...
Gente ausonia a nobil fato
Su corriamo in battaglioni
etc...
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CAMICIA ROSSA
Quando la tromba sonava all'armi
con Garibaldi corsi a arruolarmi:
la man mi strinse con forte scossa
e mi diè questa camicia rossa!
E dall'istante che t'indossai,
le braccia d'oro ti ricamai!
Quando a Milazzo passai sergente,
Camicia rossa, camicia ardente!...
Porti l'impronta di mia ferita,
Sei tutta lacera, tutta scucita:
Per questo appunto mi sei più cara,
Camicia rossa, camicia rara!
Tu sei l'emblema dell'ardimento,
Il tuo colore mette spavento:
Fra poco uniti saremo a Roma,
Camicia rossa, camicia indoma!
Fida compagna del mio valore,
Par che tu intenda la mia favella,
S'io ti contemplo mi batte il core;
Camicia rossa, camicia bella.
Là sul Volturno, di te vestito,
54. tu sei la stessa che allor vestia,
camicia rossa, camicia mia.
Con te sul petto farò la guerra
ai prepotenti di questa terra
mentre l'Italia d’eroi si vanta,
camicia rossa, camicia santa
Ed all'appello di Garibaldi
e di quei mille suoi prodi e baldi,
daremo insieme fuoco alla mina,
camicia rossa garibaldina!
Se dei Tedeschi nei fieri scontri
vien che la morte da prode incontri,
chi sa qual sorte ti sia serbata,
camicia rossa, camicia amata!
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LA RONDINELLA DI MENTANA
D'infelice campagna racconta
i disastri, o gentil rondinella,
con l'accento di mesta favella,
che natura a te in dono compartì.
Quando solchi lo spazio infinito,
all'aprir della fredda stagione,
reca ovunque la triste canzone,
ch'è il lamento del prode che muor.
Vedi a rivi l'italico sangue,
che bruttò di Mentana il paese?
Lo versò l'orgoglioso francese
in difesa al Ponteficere.
Maledetto di Francia il signore,
vil monarca, spergiuro il più tristo,
che al volubil Vicario di Cristo
sta in difesa di trono e d'altar!
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55. INNO DI OBERDAN
Impugna le bombe d'Orsini,
prepara il pugnale alla mano,
a morte l'austriaco sovrano!
Noi vogliamo la libertà.
A morte Franz! Viva Oberdan!
Vogliamo spezzare per sempre
la dura servile catena;
a morte gli Ausburgo-Lorena!
Noi vogliamo la libertà.
A morte Franz! Viva Oberdan!
Vogliamo gridar: Viva Italia!
vogliamo al dolore uno sfogo!
Squassiamo l'austriaco giogo,
Noi vogliamo la libertà.
A morte Franz! Viva Oberdan!
Sul nodo che il collo ti serra
giuriamo "faremo vendetta"!,
fratelli, già l'ora s'affretta
in cui riavrem la libertà.
A morte Franz! Viva Oberdan!
Vogliamo schiacciar sotto il piede
l'odiata austriaca insegna;
già l'ora è vicina e segna
la degna fine di Franz Josèph!
A morte Franz! Viva Oberdan!
Già fiere, superbe, s'avanzano
impavide le itale squadre.
Invan non t'invocammo, o madre,
o Italia, noi torniamo a te!
A morte Franz! Viva Oberdan!
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56. A TRIPOLI
Sai dove s'annida più florido il suol?
Sai dove sorride più magico il sol?
Sul mar che ci lega coll'Africa d'or
La stella d'Italia ci addita un tesor.
Tripoli,
bel suol d'amore,
ti giunga dolce
questa mia canzon.
Sventoli
il tricolore
sulle tue torri
al rombo del cannon!
Naviga
o corazzata;
benigno è il vento
e dolce è la stagione.
Tripoli,
terra incantata,
sarà italiana
al rombo del cannon.
A te, marinaro, sia l'onda sentier;
sia guida Fortuna per te bersaglier.
Và e spera soldato, Vittoria è colà...
hai teco l'Italia che gridati: va!
Tripoli,
bel suol d'amore,
etc...
Al vento africano che Tripoli assal
già squillan le trombe
la marcia real.
A Tripoli i turchi non regnano più:
già il nostro vessillo issato è laggiù...
Tripoli,
bel suol d'amore,
57. etc...
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L'ADDIO DEL BERSAGLIER
"Addio, mia bella, addio"
io dissi nel partire al mio tesor:
"Ti lascio il cuore mio,
m'aspetta il Re sul campo dell'onor!"
Essa piangeva e sospirava,
mentre la bocca io le baciava.
Sul petto avevo il nastro tricolore
e dentro il core il sogno dell'amore!...
"Addio, mia bella, addio"
cantava nel partir la gioventù.
E nel partire anch'io,
"chi sa, pensavo, se ritorno più"
Ora son qui sulla frontiera,
ed il mio core aspetta e spera.
E guardo, sospirando, cielo e mare,
ma non so quando potrà ritornare.
"Addio, mia bella, addio"
le sussurrai stringendola al mio cuor:
"Non piangere, amor mio,
chi muore per la Patria, no, non muor!"
"Va pure, disse, ti salvi Iddio
ma se non torni al fianco mio
anch'io morrò, lo giuro sul mio onore
io morirò per te, mio dolce amore!"