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LA FORESTA PLANIZIALE
LA DISTRIBUZIONE DELLA VEGETAZIONE DELLA FORESTA PLANIZIALE IN
                            ITALIA
Cos’è il bosco planiziale?
È una foresta mista con prevalenza di querce e con specie rustiche indigene:
Olmo campestre, acero campestre, frassino maggiore, pioppo bianco, pioppo nero,
ontano, salice, ecc.
Vicende storiche della vegetazione
nella pianura padana
• Il paesaggio padano attuale è il
risultato di un’intensa, continua e
capillare azione dell’uomo, che è
intervenuto sin dalla preistoria sulla
vegetazione originaria, apportandovi
modifiche sempre più radicali (sfidando
anche le condizioni naturali del clima e
del suolo) fino ad ottenere la attuale
situazione di ambiente antropizzato,
cioè di ambiente prodotto dall’uomo.
• La concomitanza dei
fattori legati al suolo ed al clima che è
caratterizzato da inverni rigidi, estati
calde, forte umidità, determinerebbe la
comparsa di formazioni vegetali
corrispondenti all’antica foresta
planiziale (cioè di pianura).
Prove archeologiche e testi storici antichi (Polibio, storico greco vissuto nel II
secolo a.C., descrive le “silvae glondariae” cioè i boschi di querce)
testimoniano la presenza, nella Pianura Padana, di una foresta di latifoglie
decidue cioè di specie arboree che perdono le foglie all’approssimarsi della
stagione avversa. Tale foresta era qua e là interrotta da paludi e da chiazze
cespugliate o prative. Nella Bassa Pianura, gli alberi che dominavano con la
loro massiccia presenza la foresta planiziale nelle aree interfluviali erano la
Farnia, il Frassino e il Carpino Bianco.
•I primitivi colonizzatori della foresta
  padana, Etruschi, Greci, Celti e Liguri, non
  intervennero in modo significativo sulla
  struttura vegetazionale originaria della
  Padania. L’inizio del disboscamento risale
  all’epoca romana (1 sec. a.C.).
  Le opere di dissodamento e di bonifica,
  lasciavano tuttavia ancora ampio spazio agli
  antichi boschi, spesso tutelati in quanto
  sacri (sedi di templi e sepolcri).
•   Con la caduta dell’impero Romano
    (476 d.C.) e le prime invasioni
    barbariche, la popolazione, diminuita
    fortemente di numero e non più
    organizzata, abbandonò in gran parte
    le coltivazioni per dedicarsi alla
    pastorizia e alla caccia. Dove c’erano
    campi coltivati, quindi, si andarono
    insediando forme di vegetazione
    erbacea, arbustiva ed arborea e, di
    nuovo, i boschi conquistarono zone
    sempre più rilevanti di territorio.
    L’espansione delle foreste continuò
    in tutto l’Alto Medioevo (fino al sec.
    X)
•   Dopo il 1000, con l’aumento
    demografico, la rinascita delle città
    e la ripresa dell’agricoltura, cominciò
    il dissodamento e la distruzione delle
    foreste, cui seguì la bonifica
    massiccia dei territori.
•   Le foreste più colpite furono quelle
    di farnia poiché questa pianta
    predilige terreni profondi e freschi
    (gli stessi più adatti all’agricoltura) e
    ha un legno particolarmente adatto
    all’impiego in falegnameria e
    nell’edilizia.
•   In epoca moderna, i boschi rimasti
    cominciarono a perdere la loro
    caratteristica composizione perché
    si insediavano, accanto alla primitiva
    vegetazione, specie alloctone
    (originarie di aree bio-geografiche
    lontane) come per esempio la Robinia,
    importate in seguito alle grandi
    scoperte geografiche.
•    L’agricoltura, ancora nel 1200-1300,
    stenta ad affermarsi in maniera
    sistematica e diffusa. L’origine del
    tipico paesaggio agrario della Pianura
    Padana risale al periodo tra il XV
    secolo e la prima metà del XVI
    secolo, quando furono portate a
    termine le grandi opere di
    canalizzazione per l’irrigazione dei
    campi.
Nel nostro territorio, in particolare, assunse rilievo fondamentale, per lo sviluppo
agricolo di tutto il lodigiano, il canale Muzza (scavato tra l’XI e il XII secolo) che,
con la sua fitta rete di rogge, consentì una grande diffusione delle colture irrigue.
Tra il XVI ed il XIX secolo, in un contesto di profonde trasformazioni in senso
capitalistico, si formarono le cascine, grandi aziende condotte da fittabili-
imprenditori, che ancora oggi caratterizzano il paesaggio agrario della Bassa Pianura.
Il paesaggio della pianura padana
Il paesaggio naturale non è certo una prerogativa della pianura padana. Esistono rari
boschi salvaguardati, stimati e venerati cui si possono aggiungere i “giardini boscati”
delle grandi ville padronali. La siepe risulta indispensabile anello di congiunzione tra il
paesaggio agrario e quello naturale. Oggi la sua scomparsa rompe definitivamente un
equilibrio che li legava.
I BOSCHI PLANIZIALI NELLA PIANURA PADANA DEI NOSTRI GIORNI

Nome                Provincia   Metri slm   ha     Descrizione

Bosco della         MN          25          228    Foresta planiziale
fontana
Bosco Siro Negri    PV          65          12     Foresta planiziale

Bosco Negri         PV          62          44     Foresta planiziale

Garzaia di Cusago   MI          130         150    Foresta planiziale

La Boschina         MN          15          100    Isola del Po

Boschi di           MI          86          900    Boschi golenali
Abbiategrasso
Boschi di           TV          15          5      Foresta planiziale
Basalghella
Bosco di Cessalto   VE          10          30     Querceto e
                                                   Farnia
Bosco di Lison      VE          5           20     Querco-
                                                   Carpineto
Foresta             FE          10          81     Bosco golenale
Demaniale
Panfilia
Bosco Lucedio       TO          160         1000   Foresta planiziale
ECCO ALCUNI ESEMPI DEI BOSCHI PLANIZIALI PRESENTI NELLA PIANURA
                              PADANA
Bosco della fontana
                                  Esteso su un'area di 233 ettari, è
                                  ora di proprietà del Demanio
                                  Forestale e dal 1976 è una Riserva
                                  Naturale Orientata Biogenetica.




                                  La gestione e la sorveglianza sono
                                  affidate al Corpo Forestale dello Stato.
Bosco Siro Negri                                  Bosco Negri
                                                  Nel 1968 il bosco fu lasciato in
                                                  eredità al comune di Pavia da
                                                  Giuseppe Negri, e nel 1991 la
                                                  gestione venne affidata alla LIPU.
                                                  Quest'antica foresta planiziale,
                                                  situata alle porte della città,
                                                  accoglie molte specie vegetali ed
                                                  animali.




Complesso boscato di limitata estensione, sulla
sponda destra del fiume Ticino, in una zona
caratterizzata dalla presenza di canali. La
riserva fa parte del Parco Regionale Valle del
Ticino.

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La foresta planiziale

  • 2. LA DISTRIBUZIONE DELLA VEGETAZIONE DELLA FORESTA PLANIZIALE IN ITALIA
  • 3. Cos’è il bosco planiziale? È una foresta mista con prevalenza di querce e con specie rustiche indigene: Olmo campestre, acero campestre, frassino maggiore, pioppo bianco, pioppo nero, ontano, salice, ecc.
  • 4. Vicende storiche della vegetazione nella pianura padana • Il paesaggio padano attuale è il risultato di un’intensa, continua e capillare azione dell’uomo, che è intervenuto sin dalla preistoria sulla vegetazione originaria, apportandovi modifiche sempre più radicali (sfidando anche le condizioni naturali del clima e del suolo) fino ad ottenere la attuale situazione di ambiente antropizzato, cioè di ambiente prodotto dall’uomo. • La concomitanza dei fattori legati al suolo ed al clima che è caratterizzato da inverni rigidi, estati calde, forte umidità, determinerebbe la comparsa di formazioni vegetali corrispondenti all’antica foresta planiziale (cioè di pianura).
  • 5. Prove archeologiche e testi storici antichi (Polibio, storico greco vissuto nel II secolo a.C., descrive le “silvae glondariae” cioè i boschi di querce) testimoniano la presenza, nella Pianura Padana, di una foresta di latifoglie decidue cioè di specie arboree che perdono le foglie all’approssimarsi della stagione avversa. Tale foresta era qua e là interrotta da paludi e da chiazze cespugliate o prative. Nella Bassa Pianura, gli alberi che dominavano con la loro massiccia presenza la foresta planiziale nelle aree interfluviali erano la Farnia, il Frassino e il Carpino Bianco.
  • 6. •I primitivi colonizzatori della foresta padana, Etruschi, Greci, Celti e Liguri, non intervennero in modo significativo sulla struttura vegetazionale originaria della Padania. L’inizio del disboscamento risale all’epoca romana (1 sec. a.C.). Le opere di dissodamento e di bonifica, lasciavano tuttavia ancora ampio spazio agli antichi boschi, spesso tutelati in quanto sacri (sedi di templi e sepolcri).
  • 7. Con la caduta dell’impero Romano (476 d.C.) e le prime invasioni barbariche, la popolazione, diminuita fortemente di numero e non più organizzata, abbandonò in gran parte le coltivazioni per dedicarsi alla pastorizia e alla caccia. Dove c’erano campi coltivati, quindi, si andarono insediando forme di vegetazione erbacea, arbustiva ed arborea e, di nuovo, i boschi conquistarono zone sempre più rilevanti di territorio. L’espansione delle foreste continuò in tutto l’Alto Medioevo (fino al sec. X) • Dopo il 1000, con l’aumento demografico, la rinascita delle città e la ripresa dell’agricoltura, cominciò il dissodamento e la distruzione delle foreste, cui seguì la bonifica massiccia dei territori.
  • 8. Le foreste più colpite furono quelle di farnia poiché questa pianta predilige terreni profondi e freschi (gli stessi più adatti all’agricoltura) e ha un legno particolarmente adatto all’impiego in falegnameria e nell’edilizia. • In epoca moderna, i boschi rimasti cominciarono a perdere la loro caratteristica composizione perché si insediavano, accanto alla primitiva vegetazione, specie alloctone (originarie di aree bio-geografiche lontane) come per esempio la Robinia, importate in seguito alle grandi scoperte geografiche. • L’agricoltura, ancora nel 1200-1300, stenta ad affermarsi in maniera sistematica e diffusa. L’origine del tipico paesaggio agrario della Pianura Padana risale al periodo tra il XV secolo e la prima metà del XVI secolo, quando furono portate a termine le grandi opere di canalizzazione per l’irrigazione dei campi.
  • 9. Nel nostro territorio, in particolare, assunse rilievo fondamentale, per lo sviluppo agricolo di tutto il lodigiano, il canale Muzza (scavato tra l’XI e il XII secolo) che, con la sua fitta rete di rogge, consentì una grande diffusione delle colture irrigue. Tra il XVI ed il XIX secolo, in un contesto di profonde trasformazioni in senso capitalistico, si formarono le cascine, grandi aziende condotte da fittabili- imprenditori, che ancora oggi caratterizzano il paesaggio agrario della Bassa Pianura.
  • 10. Il paesaggio della pianura padana Il paesaggio naturale non è certo una prerogativa della pianura padana. Esistono rari boschi salvaguardati, stimati e venerati cui si possono aggiungere i “giardini boscati” delle grandi ville padronali. La siepe risulta indispensabile anello di congiunzione tra il paesaggio agrario e quello naturale. Oggi la sua scomparsa rompe definitivamente un equilibrio che li legava.
  • 11. I BOSCHI PLANIZIALI NELLA PIANURA PADANA DEI NOSTRI GIORNI Nome Provincia Metri slm ha Descrizione Bosco della MN 25 228 Foresta planiziale fontana Bosco Siro Negri PV 65 12 Foresta planiziale Bosco Negri PV 62 44 Foresta planiziale Garzaia di Cusago MI 130 150 Foresta planiziale La Boschina MN 15 100 Isola del Po Boschi di MI 86 900 Boschi golenali Abbiategrasso Boschi di TV 15 5 Foresta planiziale Basalghella Bosco di Cessalto VE 10 30 Querceto e Farnia Bosco di Lison VE 5 20 Querco- Carpineto Foresta FE 10 81 Bosco golenale Demaniale Panfilia Bosco Lucedio TO 160 1000 Foresta planiziale
  • 12. ECCO ALCUNI ESEMPI DEI BOSCHI PLANIZIALI PRESENTI NELLA PIANURA PADANA Bosco della fontana Esteso su un'area di 233 ettari, è ora di proprietà del Demanio Forestale e dal 1976 è una Riserva Naturale Orientata Biogenetica. La gestione e la sorveglianza sono affidate al Corpo Forestale dello Stato.
  • 13. Bosco Siro Negri Bosco Negri Nel 1968 il bosco fu lasciato in eredità al comune di Pavia da Giuseppe Negri, e nel 1991 la gestione venne affidata alla LIPU. Quest'antica foresta planiziale, situata alle porte della città, accoglie molte specie vegetali ed animali. Complesso boscato di limitata estensione, sulla sponda destra del fiume Ticino, in una zona caratterizzata dalla presenza di canali. La riserva fa parte del Parco Regionale Valle del Ticino.