1. LA PRESTAMPA
DIGITALE
LE IMMAGINI
Classificazione
Caratteristiche di input ed output
Davide Terreni 1
2. LE IMMAGINI
Uno degli elementi che costituiscono, dal
punto di vista grafico uno stampato è
L’IMMAGINE
L’immagine può essere analizzata sotto diversi
aspetti:
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3. LE IMMAGINI
LA CLASSIFICAZIONE
Le immagine possono essere classificate in
2 famiglie:
1. DIGITALI:
1 DIGITALI
Fotografie digitali e Immagini digitalizzate.
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4. LE IMMAGINI
LA CLASSIFICAZIONE
2. ANALOGICHE:
Toni continui: (diapositive, fotografie,
fotocolor).
f t l )
Tratti (priva di mezzitoni).
(p )
Mezzetinte (tono discontinuo-retinato).
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5. LE IMMAGINI
IL PROCESSO DI DIGITALIZZAZIONE
Il processo di digitalizzazione di un’immagine
p
prevede l’utilizzo della luce che viene catturata
attraverso un sistema ottico, quale lo scanner
(p
(piano o a tamburo) o la macchina fotografica
) g
digitale e trasformarla in flussi elettrici
p p
proporzionali alla qualità della luce.
q
Una volta acquisita l’immagine può essere
elaborata in tutti i suoi aspetti tramite un
software professionale (photoshop .psd).
Davide Terreni 5
6. LE IMMAGINI
DIGITALI
Le immagini digitali sono costituite da una
g g
“griglia”di quadratini o mappa di punti, questi
elementi dell’immagine sono i PIXEL.
dell immagine
Tali immagini sono dette RASTER o BITMAP
S
Davide Terreni 6
7. LE IMMAGINI
DIGITALI RASTER
Il dato grafico è costituito da un insieme di
elementi denominati pixel a ciascuno dei quali è
pixel,
associata un’informazione colore. Ad ogni
immagine raster è associata una risoluzione
g
misurata in punti per pollice (dpi=dot per inch)
che indica quanti elementi di immagine si
possono contare nell’unità di misura lineare
(pollice=2.54 cm).
Gli esempi di questo formato: TIFF; JPEG; BMP
Davide Terreni 7
8. LE IMMAGINI
DIGITALI (le 5 caratteristiche)
Ogni immagine digitale è caratterizzata da 5
elementi fondamentali:
1. RISOLUZIONE
2. DIMENSIONI
3. PROFONDITA’ DI BIT
4. METODO DI COLORE
5. FORMATI DI SALVATAGGIO
Davide Terreni 8
9. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA RISOLUZIONE
La risoluzione è il valore espresso in
punti/pollice (dpi in uscita) pixel/pollice (ppi in
entrata) della definizione dell’immagine
stessa.
stessa Le dimensioni fisiche dei pixel o punti
cambiano a seconda della risoluzione scelta.
Maggiore è il numero dei pixel minore è la
loro dimensione, conseguentemente migliore
sarà la qualità della definizione
dell’immagine.
Davide Terreni 9
10. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA RISOLUZIONE
E’ corretto distinguere:
1. RISOLUZIONE DI INPUT
2. RISOLUZIONE DI OUTPUT
3. RISOLUZIONE INTERPOLATA
4. RISOLUZIONE DEL MONITOR
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11. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA RISOLUZIONE
Risoluzione di Input
È l’indice della qualità dell’immagine e della quantità
l indice dell immagine
delle informazioni in essa contenute. A risoluzioni
più alte corrisponde maggior qualità Nel caso
qualità.
dell’acquisizione via scanner (piano o a tamburo) la
risoluzione viene misurata in dpi e in alcuni casi
viene utilizzata anche la forma equivalente ppi (pixel
p
per inch). Nel caso di scatti digitali la risoluzione
) g
viene misurata in pixel base x altezza.
Davide Terreni 11
12. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA RISOLUZIONE
Risoluzione di Stampa
Questo tipo di risoluzione è legata al
dispositivo di riproduzione che si utilizza
(stampate laser, getto, fotounità, ctp, ctp) e si
misura in dpi Per un ottima qualità di stampa
dpi.
va tenuta in considerazione anche la
frequenza di lineatura il tipo di retino e la sua
lineatura,
forma. *pag62/63
Davide Terreni 12
13. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA RISOLUZIONE
Risoluzione di Output
Indica la i l i
I di l risoluzione necessaria e sufficiente
i ffi i t
che l’immagine deve avere per ottenere
risultati di stampa adeguati Come già detto
adeguati.
nella risoluzione di stampa, anche la
determinazione della risoluzione di output
ottimale dipende da un insieme di fattori e
dalla relazione che essi hanno (rapporto tra
risoluzione e frequenza della lineatura).
Davide Terreni 13
14. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA RISOLUZIONE
Risoluzione Interpolata
Esiste la possibilità di aumentare “artificialmente” la
artificialmente
risoluzione di un’immagine. Questo viene realizzato
tramite dei software che possono agire a livello di
p g
scansione come pure di fotoritocco.
Co
Con l’interpolazione vengono aggiunti dei pixel di
te po a o e e go o agg u t de p e d
informazione tramite algoritmi matematici in grado di
g
generare valori tonali sulla base di pixel adiacenti.
p
Esasperando l’intervento la qualità degenera.
Davide Terreni 14
15. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA RISOLUZIONE
Risoluzione del Monitor
In genere indica il numero massimo di pixel
che possono essere visualizzati
orizzontalmente e verticalmente sul monitor.
Più è alto il numero di pixel più sarà
dettagliata la visualizzazione dell’immagine a
monitor.
monitor
Davide Terreni 15
16. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA RISOLUZIONE
Il valore della risoluzione va definito al
momento dell’acquisizione dell’immagine un
dell acquisizione dell immagine
base ai seguenti criteri:
1. DIMENSIONE DELL’IMMAGINE
2. RISULTATO FINALE
3. TIPO DI STAMPA (OFFSET-ROTO-FLEXO)
4. UTILIZZO FINALE
Davide Terreni 16
17. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA RISOLUZIONE
Calcolo del valore di risoluzione.
ll calcolo è dato dal valore di risoluzione
ideale per la stampa, ad esempio offset, di
300 dpi moltiplicata per il fattore di
p p p
ingrandimento o riduzione.
Un immagine che sarà impaginata al 200%
dovrà essere scansita a 600 dpi.
300 dpi x 2,0 FI = 600 dpi
Davide Terreni 17
19. LE IMMAGINI
LA RISOLUZIONE
Immagini a tono continuo destinate
alla stampa offset.
Da minimo 210 a 300 dpi
300 dpi indica la risoluzione ideale.
(circa 30% di t ll
( i tolleranza)
)
Davide Terreni 19
21. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA DIMENSIONE
Le dimensioni di un file immagine vengono
indicate generalmente in pixel, anche se
possono essere espresse sia in pollici sia in
centimetri/millimetri.
centimetri/millimetri
Per ottenere le dimensioni fisiche di
un’immagine raster basta dividere il n. dei
pixel in altezza e in larghezza per la
risoluzione dell’immagine stessa.
g
Davide Terreni 21
22. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA DIMENSIONE
Calcolo della dimensione:
ESEMPIO: IMMAGINE DI 800X600 PIXEL CON
RISOLUZIONE 200 DPI
800 pixel : 200 = 4 (pollici) = 4x2.54 = 10.16 cm
600 pixel : 200 = 3 (pollici) = 3x2.54 = 7.62 cm
La stessa immagine stampata a una larghezza di 25 cm
risulterà…..
800 pixel : 25 cm = 32 pixel/cm = in pollici 32x2.54 = 81.28 dpi
Davide Terreni 22
23. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA PROFONDITA’ DI BIT
La profondità di bit definisce quanti toni o colori
può avere ciascun pixel in un file raster.
Se l’immagine h una profondità di un bit potrà
S l’i i ha f dità tà
essere solo bianco e nero.
Se l’immagine ha una profondità di 8 bit avrà
256 toni di grigio ad esempio (28) bianco e
nero compresi.
Davide Terreni 23
24. LE IMMAGINI
DIGITALI
METODO DI COLORE
RGB
Acronimo di R d G
A i Red, Green and Bl
d Blu.
Photoshop usa il modello RGB, assegnando un valore d'intensità ad ogni
d intensità
pixel compreso fra 0 (nero) e 255 (bianco) per ognuna delle componenti
RGB di un'immagine a colori.
Ad esempio, un colore rosso luminoso può avere un valore R di 246, un
valore G di 20 e un valore B di 50 Quando i valori di tutte le tre componenti
50.
sono uguali, si ottiene una sfumatura di grigio. Quando il valore di tutte le
componenti è 255, si ottiene il bianco puro, mentre quando il valore di tutte
le componenti è 0, si ottiene il nero puro.
Le immagini RGB usano t colori per riprodurre fi a 16 7 milioni di colori
L i i i tre l i i d fino 16,7 ili i l i
sullo schermo; sono immagini a tre canali, per cui contengono 24 (8 x 3) bit
per pixel. RGB è il metodo predefinito per le nuove immagini Photoshop.
Davide Terreni 24
25. LE IMMAGINI
DIGITALI
METODO DI COLORE
1.
1 SINTESI ADDITIVA
2. SPAZIO COLORE RGB e CMYK.
3. HEXACHROME
Davide Terreni 25
26. LE IMMAGINI
DIGITALI
METODO DI COLORE
CMYK
E’ l’acronimo di Cyan, Magenta, Yellow,
BlacK.
Bl K
E’, e deve essere il metodo di colore per poter stampare
immagini in quadricromia in stampa offset.
L’immagine raster sarà scomposta nei 4 colori
(separazione) e ciascuno di essi avrà una precisa
( i ) i i à i
inclinazione di retino.
Davide Terreni 26
27. LE IMMAGINI
DIGITALI
METODO DI COLORE – COLORI SPOT
I colori SPOT sono colori che vengono
stampati in ulteriori separazioni (in stampa
offset in separazione di colore con pellicole
e/o lastre) con un inchiostro speciale poiché
non rientra nel gamut dei colori di
quadricromia o esacromia utilizzati su una
di i i tili ti
determinata macchina.
Davide Terreni 27
28. LE IMMAGINI
DIGITALI
METODO DI COLORE – COLORI SPOT
Per stampare un colore SPOT è necessario
avere:
1. Una pellicola e/o lastra a parte
2.
2 Un inchiostro preparato appositamente
Davide Terreni 28
29. LE IMMAGINI
DIGITALI
METODO DI COLORE
Nella retinatura più classica gli angoli dei
colori vengono impostati con le inclinazioni:
g p
C 15°- M 75°- Y 90°- K 45°
Davide Terreni 29
30. LE IMMAGINI
DIGITALI
FORMATI DI SALVATAGGIO
Formati di salvataggio.
TIFF (Tagged Image File Format)
PRO:
E’ il formato più adatto per le immagini
p
puramente fotografiche. Supporta
g pp
correttamente le informazioni CMYK.
E
E’ più unico che raro che generi errori in fase
di stampa (ctp-ctf).
Davide Terreni 30
31. LE IMMAGINI
DIGITALI
FORMATI DI SALVATAGGIO
TIFF
CONTRO
Non consente l’elaborazione dei tracciati di
ritaglio.
g
Registra in un unico file le informazioni di
CMYK
Davide Terreni 31
32. LE IMMAGINI
DIGITALI
FORMATI DI SALVATAGGIO
EPS (ENCAPSULATED POST-SCRIPT)
PRO
E’ tra i formati più completi per la memorizzazione
delle immagini in ambito professionale.
Integra nello stesso documento informazioni di tipo
raster e vettoriale.
L’uso del linguaggio post-script permette il controllo
completo delle caratteristiche dell’immagine in fase
dell immagine
di stampa.
Davide Terreni 32
33. LE IMMAGINI
DIGITALI
FORMATI DI SALVATAGGIO
EPS (ENCAPSULATED POST-SCRIPT)
CONTRO
Files di dimensioni maggiori rispetto a qualsiasi altro
formato con il conseguente rallentamento nelle
f t t ll t t ll
operazioni di stampa.
A volte può generare errori in fase di stampa
stampa.
Utilizzando la modalità DCS (desktop color
separation) dove per ogni ink viene creato un file
separato, potrebbe essere diffi il gestire l quantità
t t bb difficile ti la tità
dei files generati.
Davide Terreni 33
34. LE IMMAGINI
DIGITALI
FORMATI DI SALVATAGGIO
JPEG-JPG
PRO
Caratterizzato da un eccezionale rapporto di
compressione (fino al 90%)
90%).
Perfetto per archiviare le immagini, trasferirle
via rete o visualizzarle su monitor
monitor.
Utilizzato per le immagini fotografiche sul
World Wide Web (www) a 72dpi72dpi.
Davide Terreni 34
35. LE IMMAGINI
DIGITALI
FORMATI DI SALVATAGGIO
JPEG-JPG
CONTRO
Alto rischio di perdita di qualità (dettaglio e
colore) per le compressioni elevate.
)p p
NON adatto per le immagini da stampare
stampare.
Davide Terreni 35
36. LE IMMAGINI
DIGITALI
FORMATI DI SALVATAGGIO
GIF
PRO
Ottimo rapporto di compressione, permette di
registrare i un unico fil più f t
i t in i file iù fotogrammi (
i (es.
gif amimate),.
Utilizzato per le immagini NON fotografiche
sul web.
Davide Terreni 36
37. LE IMMAGINI
DIGITALI
FORMATI DI SALVATAGGIO
GIF
CONTRO
Visualizza solo 256 colori
contemporaneamente.
p
Chiaramente NON adatto per la stampa.
Davide Terreni 37
38. LE IMMAGINI
DIGITALI
FORMATI DI SALVATAGGIO
BMP
E’ il formato standard per sistemi Windows, è
p ,
utilizzato per gli sfondi dello schermo e non è adatto
alla stampa.
PCT
E’ il formato standard per sistemi Macintosh, è
utilizzato per gli sfondi dello schermo e non è adatto
alla stampa. Può contenere informazioni sia raster
sia vettoriali. Solo 72 dpi.
p
Davide Terreni 38
39. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA COMPRESSIONE
Comprimere un file significa ridurre lo spazio in
termini di memoria (byte). La compressione
offre un metodo per raggiungere alcuni
importanti obiettivi:
1. Occupare meno spazio sulle memorie di
massa.
2. Trasmettere più velocemente via rete le
informazioni digitali.
Davide Terreni 39
40. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA COMPRESSIONE
ALGORITMI LOSSLESS E LOSSY PER
DATI GRAFICI
Gli algoritmi di compressione dei dati grafici
(
(immagine) si possono classificare il due
g ) p
grandi categorie:
LOSSLESS (senza perdita di dati).
LOSSY (con perdita di dati).
Davide Terreni 40
41. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA COMPRESSIONE
LOSSLESS
Gli algoritmi di questo tipo sono i grado di
restituire un’immagine d
tit i ’i i decompressa id ti identica
all’originale ovvero dotata di tutte le
informazioni colore e i valori tonali di origine.
Davide Terreni 41
42. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA COMPRESSIONE
LOSSY
Questi tipi di algoritmo eliminano
permanentemente l i f
t t le informazioni t
i i tonali, per
li
questo motivo una volta decompressa non
potrò presentare i valori tonali che aveva in
origine.
Davide Terreni 42
43. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA COMPRESSIONE
Sono molte le tecniche di compressione
possibili, le più utilizzate sono le seguenti:
LZW:
LZW algoritmo veloce sia i
l it l i in ffase di
compressione che decompressione, si
applica a immagini a colori e in scala di grigi.
ZIP: questo algoritmo e molto similare a LZW
ma ha il vantaggio della gratuità.
Davide Terreni 43
44. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA COMPRESSIONE
JPEG: acronimo di joint photographic Experts Group,
organizzazione internazionale, rappresenta uno dei
metodi di compressione più popolari e utilizzati oggi
t di i iù l i tili ti i
al mondo. La forza del JPEG sta nella capacità di
comprimere,
comprimere con ottimi tassi immagini a migliaia di
tassi,
colori e in scala di grigio. JPEG è un algoritmo con
perdita di dati (lossy), ma implementa un criterio
particolare: quello di eliminare solo le informazioni
che l’occhio umano non può facilmente percepire.
Inoltre l’utente finale può controllare la qualità della
l utente
compressione a cui è legata la dimensione del file,
mediante l’impostazione di un parametro specifico.
p p p
Davide Terreni 44
45. LE IMMAGINI
DIGITALI
LA COMPRESSIONE
JPEG2000
E
E’ nato come aggiornamento alla tecnologia
JPEG, la compressione può operare in
modalità LOSSY o LOSSLESS ovvero senza
LOSSLESS,
perdita di informazioni. E’ l’utente a scegliere
la
l modalità più adatta ai propri scopi. Q
d lità iù d tt i i i Questo
t
metodo di compressione è nuovo e stenta a
trovare applicazione. Tra i software che ne
fanno uso ricordiamo Adobe Acrobat 6.0.
Davide Terreni 45
46. REGOLE DA SEGUIRE PER LA
STAMPA DIGITALE E POSTSCRIPT
Tipo di file F.to del nome + est.
Adobe Illustrator nomefile.ai
nomefile ai
Adobe Photoshop nomefile.psd
Adobe InDesign nomefile.indd
Quark XP
Q k XPress nomefile.qxp
fil
Macromedia FreeHand nome file.fh
Adobe Acrobat nome file.pdf
Corel Draw nome file.cdr
Attenzione: In ogni caso è sempre meglio aggiungere l’estensione
g p g gg g
che ci permette il riconoscimento del tipo di documento. I PC
necessitano dell’estensione per poter riconoscere l’applicazione che
ha generato il documento.
Davide Terreni 46
47. REGOLE DA SEGUIRE PER LA
STAMPA DIGITALE E POSTSCRIPT
Controllare che il formato (dimensioni della
pagina) corrisponda a quello d id
i ) i d ll desiderato, che
h
la sequenza delle pagine sia quella corretta e
che non esistano pagine vuote i f d
h i t i t in fondo
all’applicazione.
Controllare che non vi siano oggetti
posizionati fuori dalla pagina che potrebbero
rallentare il processo di stampa oppure
ll t t
impedirlo (errore PostScript).
Davide Terreni 47
48. REGOLE DA SEGUIRE PER LA
STAMPA DIGITALE E POSTSCRIPT
I COLORI generati all’interno dell’applicazione
all interno dell applicazione
devono essere necessariamente convertiti in
CMYK, altrimenti,
CMYK altrimenti in fase di stampa non è
stampa,
garantita la minima somiglianza con il colore
desiderato (sono pertanto vietati colori con
metodo colore RGB).
Davide Terreni 48
49. REGOLE DA SEGUIRE PER LA
STAMPA DIGITALE E POSTSCRIPT
Le TINTE PIATTE O COLORI SPOT , (colori
(27*)
Pantone ecc.) devono essere segnalati
) g
esplicitamente e tenute sotto controllo
accuratamente, perché nel caso della
preparazione per la stampa Offset generano
pellicole e lastre aggiuntive e nel caso della
maggior parte d ll macchine di i li d
i della hi digitali da
stampa vengono automaticamente convertite
in CMYK con una resa cromatica
i ti
probabilmente diversa da quella creata.
Davide Terreni 49
50. REGOLE DA SEGUIRE PER LA
STAMPA DIGITALE E POSTSCRIPT
Controllare che i files di immagine importati
siano esclusivamente TIFF o EPS, in metodo
CMYK e che la risoluzione finale sia
compresa tra 210 (è concesso il 30% di
tolleranza sulla risoluzione id l ) e 300
t ll ll i l i ideale)
pixel/pollice per la stampa offset e 400 pixel/
pollice per la stampa digitale.
Davide Terreni 50
51. REGOLE DA SEGUIRE PER LA
STAMPA DIGITALE E POSTSCRIPT
Le immagini in EPS con tracciato di ritaglio non devono
essere assolutamente ridimensionate, distorte o ruotate
all interno
all’interno del programma di impaginazione
(xpress/indesign), devono pertanto essere preparate
direttamente nelle dimensioni e posizione finale.
E’ opportuno che i tagli, ridimensionamenti, distorsioni e
rotazioni di immagini TIFF o EPS vengano effettuati con un
programma di elaborazione immagini precedentemente
all’importazione nel programma di impaginazione.
P.S. Anche se con i RIP PostScript level 2 o 3 tale problema è
stato ridimensionato, è sempre meglio attenersi alla regola
suddetta.
Davide Terreni 51
52. IL FILE POST SCRIPT
PostScript è un linguaggio specializzato per la computer grafica. Appartiene
alla categoria dei linguaggi di programmazione e non a quella dei linguaggi di
descrizione. Per esempio sono linguaggi di programmazione:
Java (specializzato per il web)
JavaScript (limitato, per il web)
Fortran (specializzato per calcoli scientifici)
Cobol (specializzato per calcoli commerciali)
Basic (generale, didattico)
C (specializzato per Unix)
Pascal (generale, didattico)
mentre non lo sono:
t l
HTML (descrizione di pagine web)
SGML
XML
RTF (Rich Text Format, usato da Word)
Davide Terreni 52
53. IL FILE POST SCRIPT
La stampante PostScript
Le stampanti che accettano istruzioni in linguaggio PostScript sono
composte di due parti: il Rip (Raster Image Processor) e la stampante vera
e propria (la parte meccanica).
Il Rip PostScript è un programma che può risiedere nell'hardware della
nell hardware
stampante (cioè in ROM) oppure in un software separato. Se è hardware è
un vero e proprio computer con processore e memoria (separato o
congiunto con la stampante vera e propria). Se è software è installato su un
computer con processore e memoria
memoria.
Il RIP ha il compito di:
eseguire le istruzioni PostScript mediante un interprete;
calcolarne il risultato che è una lista di oggetti grafici detta display list;
risultato,
rasterizzare questi oggetti grafici (rendering);
retinare il raster (screening);
passare il tutto alla parte meccanica per la stampa vera e propria (imaging
(imaging,
con inchiostro su carta, pellicola oppure lastra psp).
Davide Terreni 53
54. IL FILE POST SCRIPT
La stampante PostScript
Tutte le operazioni del Rip (interpretazione, rasterizzazione, retinatura)
avvengono in memoria, fino alla costruzione di ogni singolo pixel da spedire
alla stampante.
Il primo componente del RIP l‘Interprete interpreta appunto il linguaggio
RIP, l Interprete,
PostScript, esegue una ad una le istruzioni e memorizza i risultati nella
cosiddetta display list. Nella display list sono dunque contenuti tutti gli
oggetti grafici di ogni pagina in un formato uniforme.
Il secondo componente, l parte di R d i
d t la t Rendering, converte gli oggetti d ll
t li tti della
display list in singoli pixel (mappa di byte) alla risoluzione richiesta, che
vengono memorizzati.
Il terzo componente, la parte di Screening, retina le immagini a colori e a
grigi e memorizza il risultato (mappa di bit) nella memoria del RIP.
Riassumendo: le istruzioni PostScript vengono presentate al RIP.
L'interprete PostScript interpreta queste istruzioni e ne ricava una display
list,
list cioè una descrizione dettagliata e ordinata delle pagine con i singolo
oggetti grafici. Gli elementi della display list vengono resi in memoria e
quindi retinati. Infine il risultato, la mappa di bit, viene trasferito alla
stampante che fa la cosiddetta imaging, cioè stampa l'immagine.
Davide Terreni 54
55. IL FILE POST SCRIPT
Stampa PostScript su Macintosh
Su MacOS la stampa da una applicazione (per esempio Photoshop) ad una stampante PostScript
avviene attraverso il driver PostScript.
Il driver è un piccolo programma residente nel computer (nel Macintosh sta nella cartella Estensioni, e si
vede nella finestra Scelta Risorse) che gestisce il flusso di dati provenienti dall'applicazione e li trasmette
alla stampante.
Se una stampante non ha un driver per un determinato sistema operativo, è compito del programma
stesso gestire direttamente la stampante. In tal caso il programma deve essere in grado di gestire
direttamente un gran numero di singole stampanti. L'
di tt t i l t ti L'uso di un d i
driver consente ad una applicazione di
t d li i
stampare su diverse stampanti e viceversa ad una stampante di accettare dati da diverse applicazioni.
Esistono un paio di driver PostScript: LaserWriter della Apple e AdobePS di Adobe. Il driver ha due
funzioni: se richiesto, tradurre QuickDraw in PostScript e permettere il controllo di funzioni specifiche
della stampante.
Su Macintosh, per selezionare un d i
S M i h l i driver e una stampante P S i si apre S l Ri
PostScript i Scelta Risorse e si f clic a
i fa li
sinistra su uno dei due driver PostScript. Sulla destra appaiono le stampanti PostScript disponibili in rete.
Se ne sceglie una e si chiude Scelta Risorse.
La prima volta che si seleziona una stampante è necessario selezionare il relativo PPD (PostScript
Printer Description) con il bottone Setup. Il PPD descrive le caratteristiche specifiche della stampante,
cioè l risoluzioni che può supportare, l di
i è le i l i i h ò t le dimensioni di pagina, i retini, se supporta il colore e così via.
i i i ti i t l ì i
Inoltre contiene i comandi PostScript da utilizzare per il controllo della stampante (scelta del cassetto,
taglio della pellicola e così via).
Se il PPD è stato scelto correttamente, accanto al nome della stampante compare una piccola icona
colorata.
Davide Terreni 55
56. IL FILE POST SCRIPT
La schermata piattaforma Macintosh
Sistem 9 x
9.x
Davide Terreni 56
57. IL FILE POST SCRIPT
Scrittura del file
Può darsi che ci siano ancora programmatori PostScript in giro per il mondo, ma la
stragrande maggioranza dei programmi PostScript oggi viene scritta "automaticamente"
dall'applicazione: alcune (XPress, Photoshop, FreeHand, ecc.) generano (in fase di
stampa) le istruzioni PostScript che vengono passate al driver PostScript (LaserWriter,
AdobePS)
Ad b PS) il quale: l
le trasferisce come sono al rip (in un print stream) per la stampa, oppure
le salva su disco, in un file .ps che successivamente può essere caricato nel rip per
l'interpretazione e la stampa (oppure interpretato da Distiller creando un file .pdf);
dal driver P tS i t (L
d l di PostScript (LaserWriter, Ad b PS) nel caso i cui l'
W it AdobePS) l in i l'applicazione non sia i
li i i in
grado di generare autonomamente le istruzioni PostScript (per esempio Word, Excel,
FileMaker); in tal caso l'applicazione comunica gli ordini di stampa al driver PostScript, che
li traduce in istruzioni PostScript le quali vengono:
trasferite al rip (in un print stream) per la stampa oppure
stampa,
salvate su disco (in un file .ps);
dall'applicazione mediante salvataggio di un file Encapsulated PostScrip (.eps) che a sua
volta può essere:
caricato direttamente nel rip per l'interpretazione e la stampa;
l interpretazione
importato in un lavoro all'interno di una applicazione;
interpretato da Distiller per la creazione di un PDF;
Attenzione: Il file PDF apparentemente è un file di uso quotidiano ma per la
prestampa è necessario attenersi a precise regole regole.
Davide Terreni 57
58. IL FILE POST SCRIPT
Scrittura del file Post Script – Acrobat Distiller
Davide Terreni 58
59. IL FILE POST SCRIPT
Post Script & Color Management.
PostScript Color Management
Da Level 2, PostScript contiene un proprio sistema di descrizione del colore e da
Level 3 (più precisamente dalla versione 2016 del Level 2) ha un proprio sistema di
g
gestione del colore completo di profili, intenti di rendering e motore di colore. Questo
p p , g
sistema, detto PostScript Color Management (PCM), agisce come è intuibile solo in
fase di stampa, precisamente all'interno di un rip PostScript.
La conversione di colore in PCM può essere effettuata solo se sono presenti un
profilo di origine e uno di destinazione. Il profilo di origine (che converte da coordinate
di periferica a coordinate colorimetriche) è specificato nel programma P S i che
if i di l i i h ) ifi l PostScript h
viene caricato nel rip; il profilo di destinazione (che converte da coordinate
colorimetriche a coordinate di periferica) è il profilo della stampante, che risiede nel
rip della stampante.
In
I PCM d dunque, t profilo di origine e profilo di d ti
tra fil i i fil destinazione vi è una naturale
i i t l
separazione: il primo sta nel programma PostScript, il secondo sta nel rip stesso. Per
questo motivo il profilo PCM è unidirezionale:
il profilo di origine, che sta nel programma PostScript e converte da coordinate di
periferica a coordinate colorimetriche è detto color space array CSA;
colorimetriche, array,
il profilo di destinazione, che sta nel rip e converte da coordinate colorimetriche a
coordinate di periferica, è detto color rendering dictionary, CRD.
Davide Terreni 59
60. IL FILE POST SCRIPT
Post Script & Color Management
CSA e CRD esistono solo come istruzioni del linguaggio PostScript, non come file, e
sono espressi in termini dello spazio colorimetrico XYZ CIE 1931. In PostScript, i
colori che fanno riferimento ad un profilo PostScript sono detti CIEBased (perché
sono basati sullo spazio CIE XYZ).
PostScript Color Management funziona così:
Le istruzioni PostScript vengono trasmesse al rip per l'interpretazione e la stampa
successiva, e nel flusso dei dati (printing stream) viene inserito anche il (o i) CSA che
contiene (o contengono) le informazioni per convertire i dati di colore (per esempio
RGB) d ll spazio di origine allo spazio XYZ
dallo i i i ll i XYZ.
Nel rip risiede il CRD, il profilo che contiene le informazioni per trasformare da
coordinate XYZ a percentuali di inchiostro di quella stampante.
Quando le istruzioni PostScript con il relativo CSA arrivano al rip, l'interprete
p p p
PostScript (che funziona come motore di colore) converte i dati di colore (per
esempio RGB) in XYZ e, sulla base del CRD, esegue la procedura di rendering
programmata, che converte i colori da XYZ in percentuali di inchiostri della
stampante.
Il modo i cui t l conversione viene effettuata è d fi it d l programmatore d l rip
d in i tale i i ff tt t definito dal t del i
usando quelle che in PostScript sono dette color rendering procedures. Un CRD può
contenere un unico intento di rendering.
Davide Terreni 60
61. I TIPI DI RETINATURA
AMPLITUDE E FREQUENCY MODULATION
Che cosa è AM (amplitude modulation) o retinatura
convenzionale?
I punti di retino sono generati in modo organizzato
Variazione della dimensione dei punti
I punti di retino sono posizionati su angoli
a seconda delle separazioni colore
Che cosa è FM (frequency modulation) o retinatura
stocastica?
I punti di retino sono generati in modo casuale
(modulazione frequenza)
(mod la ione di freq en a)
La dimensione dei punti è sempre la stessa
Posizionamenti “casuali” dei punti di retino
Dimensione d l punto misurata i Mi
Di i del t i t in Micron
Davide Terreni 61
62. Retinatura AM Retinatura FM
(
(Modulazione di Ampiezza)
p ) (
(Modulazione di Frequenza)
q )
Davide Terreni 62
63. LA LINEATURA
La lineatura in modulazione di ampiezza determina la definizione con cui è
stampata un’immagine, quindi più elevata è la lineatura maggiore è il dettaglio
raggiungibile.
gg g
24# scarsa definizione.
60# buona definizione limite minimo in cui il punto di stampa non
definizione,
risulta visibile all’occhio umano (maggiormente utilizzato).
80# Stampa di qualità.
100# Stampa d’arte
d arte.
120# Massima definizione ritenuta possibile.
Tuttavia i t
T tt i esistono delle aziende che h
d ll i d h hanno ottenuto valori di 180#
tt t l i 180#.
I valori di lineatura si intendono al centimetro (l/cm).
Davide Terreni 63
64. LA MISURA DEL PUNTO (FM)
La misura del punto consigliata varia da un minimo di 10 a 20 micron.
La dimensione del punto non cambierà mai a seconda della copertura,
che è determinata unicamente dalla concentrazione dei punti nella
stessa area.
Si possono utilizzare contemporaneamente varie misure di punto.
Il punto è “libero” di posizionarsi dove e come vuole.
Il retino stocastico crea dettagli eccellenti ma ha problemi nella
riproduzione di fondi o sfumature che degradano omogeneamente.
A differenza del retino tradizionale (AM) più il valore di retino è basso
migliore sarà la qualità.
Davide Terreni 64
65. RISOLUZIONE DI STAMPA
La scelta della Risoluzione di stampa della fotounità per il
film o per la lastra è fondamentale per l’ottenimento del
risultato desiderato:
1200 dpi per la stampa dei tratti
tratti.
2400/2540 dpi per la stampa della maggior parte dei
prodotti grafici con i
d tti fi i immagini e t t
i i testo.
3600 per la stampa di prodotti grafici aventi sfumature.
Davide Terreni 65
68. Retinatura AM –Heidelberg
Heidelberg
Alcune tra le soluzioni disponibili - forme di punto:
Forse troppe volte dato per scontato, ma di fondamentale importanza, è la
scelta della forma del punto. Le varie forme illustrate a seguire sono state
realizzate in seguito a studi condotti con Fogra per ottimizzarne i risultati in
fase di stampa.
Ellittico: stampa Offset –
(legatura)
Tondo-Quadro: (Euclideo)
stampa Offset classica
Davide Terreni 68
69. Retinatura AM –Heidelberg
g
FORME DI PUNTO
Le forme di punto più utilizzate nella stampa
offset sono:
Punto quadrato.
Punto rotondo.
Punto ellittico.
ellittico
Davide Terreni 69
70. Retinatura AM
FORME DI PUNTO
PUNTO QUADRATO è la forma geometrica più usata, infatti è
QUADRATO:
considerato standard.
La modellazione tonale, ciò la capacità di dare una scala dei
tonale
grigi morbida e progressiva è scadente, in quanto al 50%
presenta l’effetto scacchiera che comporta in fase di stampa un
salto di tonalità in quanto non appena l’inchiostro che si trova sui
tonalità, l inchiostro
vertici viene a contatto con quello dei punti accanto, per la
naturale forza di coesione si ha una “compenetrazione” tra i
punti: dal 49% si passa al 52-53%
52-53%.
La riproduzione dei dettagli dell’immagine è ottima; questa
caratteristica è legata alla presenza dei quattro spigoli, che gli
consentono di seguire meglio il di
t i li disegno d ll’ i i l
dell’originale;
La stampabilità è discreta, infatti questa caratteristica è tanto
migliore quanto più i punti rimangono separati gli uni dagli altri.
Davide Terreni 70
71. Retinatura AM
FORME DI PUNTO
PUNTO ROTONDO si presenta a forma circolare. Il punto di
ROTONDO:
contatto si presenta nell’area percentuale di 78,5% cioè sui ¾
della scala retinata generando problemi solo nella parte
retinata,
terminale della scala tonale.
La modellazione tonale è discreta.
La riproduzione del dettaglio è scadente
La stampabilità è ottima, particolarmente indicato per carte ruvide
o per macchine a rotativa.
Davide Terreni 71
72. Retinatura AM
FORME DI PUNTO
PUNTO ELLITTICO si presenta sotto forma di rombo, il contatto tra
ELLITTICO:
i singoli punti avviene in due aree percentuali diverse: al 33%
quando si ha il contatto tra le diagonali maggiori e al 66%
quando si toccano le diagonali minori.
La modellazione tonale è morbida particolarmente apprezzata per
passaggi tonali delicati e sfumature.
La riproduzione del dettaglio è buono.
La t
L stampabilità è diffi il in quanto può dare vita ad effetto moirè e
bilità difficile i t òd it d ff tt iè
ad ingrossamenti non facilmente controllabili in fase di stampa.
Davide Terreni 72
73. Perchè la Retinatura FM non ha avuto successo
al primo “annuncio“
annuncio
(1a Generazione di Retinatura FM )
Problemi nel workflow CtF e nella copiatura film/lastra
Si richiede un’estrema accuratezza nel controllo dell’intero processo di
lavorazione.
lavorazione
Non proporzionale e maggiore aumento del punto (dot gain)
Finezza della grana nelle immagini stampate
Solo il CtP apre la via al successo del nuovo FM
Difficoltà sui fondi pieni (effetto buccia d’arancia)
Punti deboli analizzati:
Dithering o finezza della grana nei mezzi toni, visibile specialmente
sulle superfici tecniche e nei toni d i visi.
ll fi i t i h i t i dei i i
Davide Terreni 73
74. Il Dithering
Dithering
Il "dithering" si riferisce a quel misto di matematica e magia riguardante
la resa di un'immagine con pochi colori facendo sembrare che ne
g p
abbia molti di più. Il dithering si ottiene in modi differenti a seconda
del programma e della periferica utilizzati. Un metodo
p
particolarmente efficace è il raggruppamento di punti colorati per
gg pp p p
simulare un altro colore. Questo metodo è efficace grazie ad una
caratteristica dell'occhio umano che tende a mescolare i colori in
presenza di strutture di colore complesse. Un effetto molto noto lo si
può osservare guardando la televisione o un giornale. Nella
distanza le immagini possono sembrare formate da molti colori o
sfumature ma osservando da vicino ci si accorge che non è così. La
televisione a colori usa solo t
t l i i l i l tre colori raggruppati e con varie
l i ti i
intensità. Un giornale in bianco e nero usa solo l'inchiostro nero
anche se le immagini sembrano sfumate in vari toni di grigio.
Davide Terreni 74
75. I BENEFICI DEL RETINO
STOCASTICO
Benefici pe l’utilizzatore
e e c per ut ato e
Eccellente morbidezza, specialmente nei mezzi toni
Sfumature senza problemi di “strappature”
Estrema nitidezza nei dettagli
(motivi di tessuti, dettagli tecnici)
Maggiore stabilità nel colore
Riproduzioni “fotografiche” in stampa
Libero da Moiré (specialmente per lavori
a 4c+ Spotcolor es. HexaChrome o HiFi color).
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76. I PROGRESSI DEL RETINO FM
FM 1a generazione (p.e. Diamond Screening 20µ)
g ( g )
FM 2a generazione (p.e. Satin Screening 20µ)
(p e
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