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Collana “Voci della scuola”
Tecnodid 2010
Voce “edilizia scolastica”
Autore: Giuseppe Campagnoli
Architettura o edilizia?
Si usa correntemente il termine edilizia anche quando si tratti di edifici per la scuola.
L’edilizia scolastica è stata sovente una risposta tecnica ad un bisogno di “collocare” in qualche
modo il servizio dell’istruzione nella città o meglio,da un po’ di tempo, ai margini della città.
Per edilizia scolastica si suole intendere pure tutto l’insieme di tipologie strutturali e di norme
urbanistiche, tecniche, di sicurezza, amministrative e, raramente, pedagogiche che dovrebbero
informare la progettazione, la costruzione, la gestione e la fruizione di spazi scolastici da parte di
diversi attori: lo Stato, le amministrazioni locali, i tecnici progettisti, le istituzioni scolastiche
autonome rappresentate dal dirigente scolastico, il personale della scuola,gli studenti e le famiglie.
L’architettura della scuola invece propone risposte integrate tra pedagogia, urbanistica e
composizione architettonica per la progettazione di spazi per l’insegnamento, l’apprendimento,la
ricerca. Si spera solo che, per essere veramente utile ed autonoma, l’edilizia scolastica si identifichi
con l’ architettura.
Il termine edilizia infatti,come per la residenza rimanda spesso alle brutte costruzioni,private o
pubbliche che siano.
Giovanni Papini in tempi in cui l’architettura e lo stile c’erano ancora, accomunava in queste righe
la desolazione degli edifici pubblici collettivi:
“Diffidiamo de’ casamenti di grande superficie, dove molti uomini si rinchiudono o vengon
rinchiusi. Prigioni, chiese ,ospedali, parlamenti, caserme, manicomi, scuole, ministeri, conventi.
Codeste pubbliche architetture son di malaugurio; segni irrecusabili di malattie generali”
Il luogo comune delle costruzioni di degenza si perpetua nei comportamenti, negli spazi, negli
arredi! Letti, banchi e cattedre, corsie e corridoi, sale d’attesa, uffici e sportelli, ambulatori e
deambulatori! I ritmi scanditi dalle aule e dalle camerate, dai corridoi e dai gabinetti !
Di fronte a molti edifici scolastici,mutatis mutandis ci troviamo a fare la medesima riflessione
anche oggi.
La progettazione di una scuola dovrebbe fornire una risposta formale e di mediazione tra ciò che
chiede la città, l’ambiente, l’educazione, l’istruzione, in una idea di scuola che superi il contingente,
che sia autonoma e attraversi la società e le sue istanze e possa diventare anche oggetto d’arte come,
nella storia, una chiesa, un castello,un’abbazia, un palazzo municipale
Una storia breve
A parte le pianificazioni d’emergenza, celebrative e propagandistiche dei tempi dell’unificazione
italiana e del fascismo ,sono pochi i momenti in cui si è affrontata la questione delle scuole
(parafrasando la famosa “ questione delle abitazioni”!) in modo organico, urbanisticamente e
architettonicamente rilevante,funzionalmente ineccepibile e stilisticamente significativo.
Come accadde anche in tutta Europa,in forme non molto diverse, agli esordi della rivoluzione
industriale e a causa della emancipazione dei territori agricoli attraverso le bonifiche e la
modernizzazione,la prima massiccia esigenza fu quella di distribuire le scuole nel territorio italiano,
soprattutto quello rurale ,visto che nei centri urbani c’erano già stati parziali interventi conseguenti
all’impianto dell’istruzione pubblica dovuto alla legge Casati (regio decreto legislativo 13
novembre 1859, n. 3725 del Regno di Sardegna)
La diffusione della scolarizzazione si scontrava con la situazione edilizia: si pensi che intorno al
2. 1870 c’erano circa 1200 comuni con locali adatti ad ospitare una scuola e quasi 7000 comuni con
locali non idonei.Si doveva intervenire presto e diffusamente.
Alcuni documenti raccolgono descrizioni e illustrazioni di molte opere pubbliche realizzate nel
periodo successivo al 1920 comprese le scuole mentre si puo’ trovare una eccellente manualistica
otto-novecentesca con istruzioni e grafici su come e dove dovessero essere progettati questi edifici
che ancora erano considerati monumentali.
La storia successiva degli edifici per la scuola pubblica non è una vera storia di architettura ma,
prevalentemente, una storia di norme e di burocrazia, di riforme e contro riforme, di censimenti e
ricognizioni finalizzati ai più disparati scopi che hanno caratterizzato l’estrema lentezza
nell’evoluzione degli spazi scolastici ed il panorama di degrado attuale.
Negli anni sessanta e settanta entra l’uso della prefabbricazione per accelerare i tempi di
costruzione e limitare i costi, compromettendo, forse involontariamente, il valore stilistico di una
tipologia architettonica fino ad allora identificabile per forma e qualità stilistica.
Negli ultimi decenni le mode nell’architettura hanno investito anche la progettazione e la
costruzione delle scuole che abbandonano lo stile riconoscibile fino agli anni ‘40 e ‘50
mantenendo inalterata fino ad oggi la sola tipologia rigida delle aule e dei corridoi, degli spazi fissi
e funzionalmente determinati seppure ,a volte,mascherati di modernità e di flessibilità.
Se fino ai primi del novecento la scuola era il riflesso di un’idea dell’educazione e dell’istruzione,
coerente nell’architettura,nello stile e nella collocazione urbana, successivamente,come anche in
altri edifici pubblici, non c’è stata una trasformazione per adattarsi all’evoluzione dei contenuti ma
neppure i nuovi edifici hanno mostrato un’idea di spazio adeguata alle innovazioni nel modo di
fare scuola.
La pedagogia, le teorie fondate sulla psicologia,sulla sociologia e le metodologie didattiche,spesso
di importazione, hanno permeato il mondo della scuola mentre gli edifici si sono caratterizzati a
volte per indifferenza, per esperimenti di innovazione isolati, molto più spesso per l’arte di
arrangiarsi di chi dirigeva le scuole “riadattate” e delle amministrazioni locali competenti per legge
ma incapaci di scelte urbanistiche e progettuali di qualità o per l’incompetenza di troppo eclettici
progettisti .Ci sono comunque alcune eccezioni che costituiscono buone pratiche.
Le scuole Montessori progettate e gestite seguendone il noto metodo pedagogico costituiscono un
esempio che ha travalicato, certamente con maggior fortuna, i confini italiani.
Se negli edifici italiani infatti si tratta di adattamenti di spazi preesistenti, in varie situazioni in
Europa sono state progettate ed edificate scuole montessoriane ad hoc come quella emblematica
progettata dall’architetto Herman Hertzberger studente presso scuole montessori dall’infanzia al
liceo,costruita a Delft in Olanda nel 1966 e completata con ampliamenti ed integrazioni nel 1981.
Queste scuole sembrano essere le poche in cui forma e funzione sono indistinte, meritano il termine
di “architettura” e sono citate da ricercatori, riviste autorevoli di architettura e di scuola e
configurano la traduzione ideale di un modo di fare scuola in spazi architettonici.
Alcune scuole dell’infanzia ed elementari in alcune regioni d’Italia costituiscono altre eccezioni,
così come qualche istituto secondario che ha goduto della rara sintesi tra amministratori
d’avanguardia e progettisti competenti.
Una svolta nella storia degli insediamenti per la cultura e l’istruzione,dopo quella tecnologica della
prefabbricazione, si ha dagli anni ‘70 con la moda di importazione anglosassone dei “campus
scolastici” che, se nei paesi d’origine hanno funzionato ed ancora funzionano (con la residenza per
studenti e docenti,servizi culturali,legame con il quartiere e la città) in Italia si caratterizzano solo
per assecondare le espansioni nelle periferie, espellere man mano gli edifici scolastici dai centri
storici senza creare al contempo significati e contesti di qualità ma sostanzialmente ghettizzando ed
emarginando intere parti di città insieme alle scuole. Questa tipologia di aggregazione dei servizi
scolastici è stata sostanzialmente un fallimento che si sta reiterando nelle pianificazioni
urbanistiche attuali e si ritrova in molti bandi di concorso per la progettazione di scuole in Italia.
Sono dunque sporadici gli esempi di vera ricerca e le sperimentazioni di valore in campo di edilizia
scolastica e sono rari anche gli ambiti di dibattito sul problema.
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3. La meritoria ma poco frequentata sezione sull’edilizia scolastica dell’Ansas di Firenze (ex BDP ed
ex INDIRE) raccoglie esempi da considerare buone pratiche, mentre pone l’accento sulla necessità
di ricerca e di dibattito sul problema degli spazi per l’apprendimento e l’insegnamento e offre un
archivio bibliografico certamente utile sull’argomento oltre a spazi per contributi e proposte.
Le scuole altrove
A livello Europeo ed Internazionale la situazione dell’edilizia scolastica appare migliore ma non
troppo: non si evidenzia un’attenzione normativa globale e il problema viene sostanzialmente
lasciato in mano agli Stati che generalmente delegano la materia alle amministrazioni locali, salvo
contribuire qualche volta con finanziamenti integrativi o piani di investimenti straordinari,
soprattutto nelle emergenze.I termini di paragone con il nostro paese, escludendo le situazioni
particolari dei paesi del Nord Europa (privilegiati soprattutto per le situazioni demografiche ed il
particolare welfare state) e quelli di recente ingresso (rimasti sostanzialmente agli anni ’50)
possono essere le nazioni dell’Europa continentale e mediterranea come la Gran Bretagna,la
Francia, la Germania, la Spagna.
In gran parte di queste nazioni,la progettazione e il finanziamento è spesso competenza di enti locali
che seguono una normativa-guida nazionale, sorretta da ricorrenti Programmi di investimenti dei
governi nazionali diversamente caratterizzati e da un dibattito più vivace che nel nostro paese. Si
puo’ citare a titolo di esempio il Programma “Building Schools for the future” del Governo inglese
avviato nel 2007 con un investimento triennale di 1,9 miliardi di sterline (pari a quasi tre miliardi di
euro) per 675 progetti di cui solo 10 di recupero,17 di adeguamento alle ICT e il resto tutte nuove
costruzioni in corso di realizzazione anche con il concorso degli enti locali. Sull’attuazione del
piano è stato stilato un rapporto nel Febbraio 2010. In molti programmi europei si lamenta
comunque la carenza di partecipazione delle amministrazioni,delle comunità scolastiche e locali e
delle famiglie nel processo di progettazione delle scuole. Una ricognizione dei bandi di concorsi di
idee o d’appalto europei o internazionali per la progettazione di scuole fornisce,meglio di qualsiasi
altro dato,informazioni sulle prospettive , evidenziando la crescente attenzione per le innovazioni
negli spazi, per le nuove tecnologie e, soprattutto, per l’ecosostenibilità.
A livello internazionale ed Europeo,da qualche anno, organismi pubblici e privati si stanno
occupando degli spazi della scuola in varie forme e ne hanno percepito l’importanza strategica,
specialmente nel terzo mondo e nei paesi in via di sviluppo.
L’Unesco (Organismo dell’O.N.U. dedicato alla Cultura ed all’Educazione) si sta impegnando nel
campo della ricerca, della pianificazione, della progettazione, della costruzione e della gestione
degli edifici scolastici e dei loro arredi ed allestimenti per tutti i gradi dell’istruzione così come l’
Ocse (Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo sviluppo) con il suo organismo CELE
(Centro per la ricerca sull’efficacia degli ambienti pedagogici) invita i governi, le amministrazioni,i
progettisti a dedicarsi alla ricerca ed alla introduzione di innovazioni nel campo della progettazione
delle scuole. L’inchiesta del CELE presso i paesi membri dell’OCSE ha evidenziato una certa
uniformità tra i paesi membri nell’utilizzazione di programmi di settore nell’architettura pubblica.
Un punto in comune tra i paesi aderenti,nel progettare e costruire spazi scolastici è che la priorità
resta sempre quella economica e non quella educativa dove comunque viene vengono implementati
l’innovazione, la sicurezza, le performances ambientali ed energetiche.
Una conferenza internazionale sull’”ambiente di apprendimento del domani” è stata organizzata
nell’Aprile del 2006 in Finlandia, il paese ai primi posti nelle classifiche PISA per risultati
scolastici,che ha mostrato ed illustrato anche le sue buone pratiche nel campo dell’architettura
scolastica come la scuola dell’infanzia ecologica,flessibile e polifunzionale Hosmarinpuisto, la
scuola primaria di Arabianranta e quella secondaria di Jarvenpaa.
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4. Un grande concorso internazionale intitolato: “Open Architecture Challenge: Classroom”,
promosso da Open Architecture Network (una comunità open source dedicata all’architettura
innovativa e sostenibile per contribuire alla lotta alle povertà ed alle sperequazioni tra le condizioni
di vita nel mondo) nel 2009 ha prodotto risultati interessanti e ci propone un archivio di idee e
progetti provenienti da tutto il mondo segnalando qual è l’attuale tendenza nella progettazione di
spazi per la scuola.
La saggistica e la ricerca internazionale sono in movimento spesso sorreggendo le mode
prorompenti e non sempre ben fondate della nuove tecnologie e della bioarchitettura.
Lo stato dell’arte in Italia nei numeri
Un quadro veramente preoccupante emerge dalla interpolazione di una serie di dati ufficiali-da
considerare statici,visti i pochissimi interventi- sulla situazione degli edifici scolastici recenti di
fonte ministeriale e sindacale.
Gli edifici utilizzati come scuole ( compresi quelli progettati ad hoc) sono circa 42.000, a fronte di
circa 11.000 sedi scolastiche, per circa 8.000.000 di studenti. Utilizzando gli standard di sicurezza
dovrebbero essere fruite almeno 320.000 aule.
Gran parte delle scuole (il 48,97%) sono state costruite prima del 1965; mentre solo il 5,11% dal
1993 ad oggi.
La destinazione d’uso originaria delle scuole era un’altra: 4536 edifici erano abitazioni: in genere
strutture in affitto adibite impropriamente ad uso scolastico, piene di amianto, di altri materiali
tossici e prive di qualsiasi requisito per un edificio pubblico destinato all’istruzione.
Secondo le medesime fonti ministeriali:
r 23.557 edifici (il 57%) non hanno il certificato di agibilità statica (Sardegna 84,47%,
Calabria 76,51%, Umbria 76,27%, 68,99% Lazio,68,67% Liguria, 66,32% Abruzzo);
r 23.702 edifici (il 57,35%) degli edifici scolastici sono privi del certificato di agibilità
sanitaria (Sardegna 81,55%, Umbria 74,58%,Calabria 74,43%, Lazio 74,35%, Puglia 65,49%);
r 14.919 edifici (il 36,10%) non hanno gli impianti elettrici a norma (Molise 56,98%,Sardegna
56,80%, Abruzz o, 46,05%, Lazio 45,45%, Calabria 43,87%);
r 29.066 edifici (il 70,33%) presentano barriere architettoniche (Molise 80,23%, Basilicata
78,40%, Calabria 77,13%, Umbria 75,14%, Sardegna 75,24%) ;
In tutta Italia 13.688 edifici (il 33,12%) hanno bisogno urgente di manutenzione ordinaria e
straordinaria.
Le ubicazioni delle scuole presentano una impressionante compresenza di pericoli (rischio
sismico, idrogeologico, vulcanico,elettromagnetico) :
• 13.932 edifici scolastici (33,71%) sono a rischio sismico;
• 6.497 edifici scolastici (15,72%) prossimi alle antenne emittenti radio televisive;
• 5.331 edifici scolastici (12,90%) vicine ad aree di industrie pesanti;
• 2.500 edifici scolastici (6,05%) vicino ad elettrodotti ad alta tensione e bassa tensione;
• 1.773 edifici scolastici (4,29%) sono nel mezzo di aree ad alto inquinamento acustico;
• 756 edifici scolastici (1,83%) confinano con strutture militari;
• 500 edifici scolastici (1,21%) sono accanto o ad aeroporti.
Questo panorama, che non induce a perseverare in interventi di riparazione o riadattamento inutili
quanto effimeri e forse più costosi rispetto ad una pianificazione ex novo, segnala la necessità di un
censimento serio e finalizzato alla costruzione di una banca dati dinamica del patrimonio
immobiliare scolastico, di una innovazione normativa radicale e di una pianificazione straordinaria
in un assetto federalista della organizzazione della scuola.
La ripresa del censimento anagrafico avviato a partire dal 2006 dal Ministero dell’Istruzione in
collaborazione con le Regioni, dieci anni dopo le indicazioni della Legge 23/96 è in fase di
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5. attuazione con qualche difficoltà di coordinamento ed affianca analoghe iniziative doppione di
regioni,province,comuni, attivate nel tempo senza dialogo le une con le altre.
Le norme, la politica, la pedagogia
L’edilizia scolastica in Italia è raccontata da leggi e regolamenti che ne hanno improntato, in parte,
la fisionomia. La norme fondamentali dell’attuale modo, spesso solo tecnico ed economico,di
progettare e costruire scuole sono ancora quelle degli anni ’70, in particolare il Decreto del 18/12/
1975 n°18 che, per la prima volta, ha fissato i parametri dimensionali e le regole per la
localizzazione e la progettazione “tecnica” delle scuole di ogni ordine e grado con qualche implicita
impronta pedagogica e molte rigidezze.
Per ogni tipologia scolastica vi sono descritti i parametri urbanistici, dimensionali e di comfort da
rispettare e vi sono indicazioni e suggerimenti utili alla progettazione: un manuale tecnico vero e
proprio contenuto in una norma che non sempre è tuttora pienamente attuata anche se,in
parte,superata.
I progettisti si attengono ancora a quelle indicazioni per avviare la loro attività di progettazione,
passando poi per tutta la teoria di norme successive, soprattutto specialistiche e riguardanti in
particolare, la sicurezza, il contenimento energetico, il confort ambientale,il superamento delle
barriere architettoniche.
Gli interventi normativi strategici sono stati rarissimi e di solito non sono stati seguiti dai
provvedimenti indicati nei tempi previsti.
Ulteriore Legge che poteva essere una “cornice” dentro la quale aggiornare le indicazioni tecniche
del Decreto del 1975 e fornire indicazioni rigorose sulle competenze è stata la Legge n° 23 del
1996 la cosiddetta Legge Masini , che nonostante i suoi difetti ( come la conservazione della
divisione di competenze tra enti locali e la mancanza di direttive pianificatore e progettuali)
costituiva l’avvio di una ricognizione seria e di una programmazione degli interventi nel territorio
prefigurando una nuova normativa progettuale e tecnica nazionale fondata sulla capacità di
adattamento degli edifici alle innovazioni pedagogiche e didattiche e sulla partecipazione reale ma
non demagogica del mondo della scuola nelle fasi della progettazione.
Tutte le disposizioni successive hanno riguardato adeguamenti alle Direttive europee sulla sicurezza
ed al contenimento energetico e la determinazione di allocazione di esigue risorse economiche in
genere legate a queste norme ed ai tentativi di superamento di situazioni di emergenza.
La pedagogia e le innovazioni didattiche e tecnologiche in campo educativo sono state scarsamente
protagoniste nelle azioni dei vari governi nel campo dell’edilizia scolastica mentre hanno ispirato
la ricerca e il dibattito (anch’essi per la verità scarsi) sul valore degli spazi dell’apprendere e sulla
loro incidenza sulla qualità del servizio scolastico.
La politica, le risorse e gli investimenti
La costruzione di scuole o la loro trasformazione seguono troppo spesso le sole esigenze di crescita
demografica o di adeguamento alle norme sulla sicurezza. Dopo ogni azione di ricognizione
ministeriale sullo stato del patrimonio edilizio scolastico (censimenti o le anagrafi si sono
susseguite dagli anni ’90 in poi) non è mai seguito un adeguato intervento di investimenti per la
progettazione o la riqualificazione architettonica. Si sono messe in campo sporadiche azioni
palliative e di tamponamento soprattutto delle emergenze tecnologiche e, purtroppo, dopo qualche
fatto di cronaca drammatico che ha coinvolto le scuole in ordine a problemi di sicurezza.
Non vi sono stati investimenti “a tutto campo” coordinati tra tutti gli enti in qualche modo
competenti. La Legge N° 23/96 determinò un riassetto delle competenze affidando alle
amministrazioni regionali la pianificazione degli interventi attraverso la elaborazione di piani
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6. triennali in cui individuare gli interventi identificando e ripartendo le risorse tra gli altri enti
competenti (comuni per le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado e province per
le secondarie di secondo grado) e lo Stato che interviene a livello perequativo.Ma le azioni sono
risultate scoordinate (anche per la parcellizzazione delle competenze nel territorio) insufficienti e
sempre più spesso determinate dall’emergenza.
Secondo una attendibile analisi, se un edificio scolastico nuovo di 12 aule, caratteristiche
tipologiche standard,progettato con criteri di economia e biocompatibilità, puo’ costare poco più di
3.000.000 di Euro, considerato che si può ragionevolmente ritenere irrecuperabile buona parte del
patrimonio edilizio disponibile perchè fatiscente, non adeguabile, tipologicamente inadatto,
collocato in zone a rischio o in locazione da privati, si puo’ ragionevolmente stimare, in base alla
popolazione scolastica globale ed agli standards di affollamento, un fabbisogno di almeno 150.000
aule per un costo di poco meno di 37 milardi di Euro.
Attraverso il coordinamento dei piani triennali regionali in una pianificazione nazionale
straordinaria e il concorso di tutte le istituzioni, si potrebbero raggiungere investimenti pari agli altri
paesi europei e,in poco più di un decennio, iniziare a rinnovare quasi tutto il patrimonio
architettonico scolastico tra nuove costruzioni, adeguamenti, ampliamenti e ristrutturazioni.
Solo nell’ultimo piano nazionale (dal CIPE),viste le emergenze relative alla sicurezza, il sisma in
Abruzzo e i ricorrenti fatti di cronaca d’emergenza, l’investimento, che di norma non superava i 500
milioni di euro in un triennio si potrà arrivare a quasi un miliardo di Euro per il triennio 2007-2010.
Si consideri che la stessa Protezione Civile ha stimato un fabbisogno di 13 miliardi di Euro per la
sola messa a norma di tutte le scuole.
Le prospettive: un’idea di scuola, una idea di architettura,la sostenibilità e le nuove tecnologie
Un’idea di scuola e di società che si evolvono continuamente richiede una idea di architettura
autonoma, capace di adeguarsi alle trasformazioni pedagogiche e nomative utilizzando la
flessibilità, uno stile durevole, le potenzialità delle nuove tecnologie costruttive insieme al
significato del recupero di materiali e forme tradizionali, l’integrazione con le tecnologie
dell’informazione e della comunicazione per estendere gli spazi al di là dei loro confini.
La scuola come palestra della ricerca in campo di sostenibilità ed ecologia, di sicurezza ed
innovazione didattica, di promozione della cultura in contatto con l’intorno sociale in cui insiste
e con l’intera città che la ospita è la scommessa per il futuro.
Si deve auspicare che la politica e l’amministrazione,insieme alle categorie dei progettisti e dei
costruttori ed alla comunità scolastica riescano a condividere una pianificazione nazionale di ampio
respiro che possa dettare linee guida improntate a principi urbanistici,architettonici e pedagogici,
con il dovuto grado di flessibilità e di adattabilità ai contesti storici e territoriali ed alle
trasformazioni ed innovazioni educative e didattiche. Si dovrebbe giungere a delegare ad un unico
ente locale (il comune o l’unione di più municipalità) la realizzazione di tutti gli edifici per le
scuole di ogni ordine e grado, superando così anche conflitti di competenze e sperequazioni tra
tipologie di scuole e di territori. Sarebbe altresì utile che a pianificare le reti dei servizi scolastici e
a progettare le scuole fosse individuato, a livello normativo, un team obbligatorio pluridisciplinare
di figure professionali che comprendano, insieme al tradizionale gruppo dell’ingegnere
dell’architetto e del geologo, anche l’urbanista, l’esperto di pedagogia e didattica, il dirigente
scolastico e il direttore amministrativo,lo specialista di architettura sostenibile e contenimento
energetico,l’esperto di tecnologie della comunicazione e dell’informazione.
Come dire,con il proverbio che il risultato è garantito sotto il profilo economico,funzionale ed
architettonico nella metodologia del “cento misure e un solo taglio”!
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7. Glossario minimo
Anagrafe dell’edilizia scolastica
Attività istituzionale del Ministero dell’Istruzione in collaborazione con gli Enti oocali e le
istituzioni scolastiche autonome, per il censimento e la costituzione di una banca dati da
aggiornare in tempo reale del patrimonio edilizio destinato alle scuole
Pianificazione territoriale
Scelta di politica urbanistica per la collocazione nella città e nel territorio dei delle aree
residenziali,produttive,delle infrastrutture e dei servizi pubblici come quello scolastico che si
concretizza attraverso strumenti quali piani regolatori,norme tecniche e piani di attuazione.
Standard urbanistico
Parametro dimensionale e formale minimo per garantire sicurezza e confort abitativo e le
condizioni ottimali d’uso per la funzione prevista dalla zona urbanistica o dal manufatto
architettonico.
Tipologia edilizia
Insieme di elementi architettonici che caratterizzano la forma e la funzione di un edificio
e ne determinano l’identità architettonica e d’uso.Nel caso delle scuole è l’insieme delle aule,del
tessuto connettivo(corridoi,atri) e dei servizi (bagni,uffici,volumi tecnici,biblioteche ,laboratori,
palestre,mense) che aggregandosi in modalità e forme diverse (in linea,a corte,a pianta centrale,a
moduli) determina i differenti “tipi” edilizi scolastici.
Aula
Unità spaziale funzionale all’insegnamento attrezzata con arredi e sussidi adeguati ad ospitare una
classe.La sua fisionomia teorica si è evoluta nel tempo per una concezione sempre più
polifunzionale in una accezione spaziale non più chiusa e definita geometricamente ma “aperta” e
“flessibile” e,negli ultimi anni, anche tecnologicamente avanzata. Questa concezione avanzata
dello spazio per l’apprendimento e l’educazione, non corrisponde alla realtà del patrimonio
scolastico italiano.
Classe (o sezione)
Unità convenzionale di un gruppo (tradizionale e normativamente assodato) di apprendimento che
coincide ancora con il parametro di dimensionamento architettonico di un edificio scolastico
( scuola materna a tre sezioni,scuola media di 12 classi..)
Siti utili
http://www.indire.it/aesse/
Sezione dell’ANSAS (Agenzia Nazionale per lo sviluppo dell’Autonomia Scolastica)
Dedicata all’edilizia scolastica
http://www.cisem.it/
Centro per l’Innovazione e la Sperimentazione Educativa Milano
http://www.oecd.org/department/0,3355,en_2649_35961311_1_1_1_1_1,00.html
O.C.S.E. C.E.L.E. “ Centro di ricerca sulll’efficacia degli ambienti d’apprendimento”
dell’ Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo
http://openarchitecturenetwork.org/competitions/challenge/2009
Open architecture Network U.S.A. Concorso internazionale per la progettazione di un’aula
scolastica 2009
http://ec.europa.eu/education
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8. Commissione Europea. Sito del Commissario all’Educazione e Formazione
http://www.unesco.org/education/educprog/erd/english/ear/text/index.html
UNESCO. Programma per la costruzione e l’allestimento di edifici per l’educazione
Indicazioni bibliografiche
Università “La Sapienza” Roma
“Una Nuova Idea di scuola”
Riferimenti bibliografici per una ricerca sull’architettura delle scuole
Roma 2009
Giuseppe Campagnoli
“L’architettura della scuola” Franco Angeli Milano 2007
Alan B. Ford
“Sustainable School” Images Publishing,Mulgrave 2007
Casabella
Monografia
AA.VV. “Scuole del Secondo Novecento”
Electa Milano Dicembre 2006
Riccardo Merlo,Falsetti Franchino
“L’edilizia scolastica”
La Nuova Italia Scientifica,Roma 1994
Fausto Ermanno Leschiutta
“Frammenti di scuola2
Edizioni Kappa Roma 1989
Renato Airoldi
“Manuale di Edilizia Scolastica”
Nuova Italia Scientifica 1982
Pasquale Carbonara
“Composizione degli edifici”
Sezione 7 “Gli edifici per l’istruzione e la cultura
Unione Tipografica Editrice Torinese 1975
Uberto Siola
“Tipologia e Architettura della Scuola”
Edizioni Scientifiche Italiane Napoli 1966
Aldo Rossi
“L’architettura della città”
Marsilio Editore Padova 1966
Alberto Sartoris
“Luci sulla scuola Moderna”
Emo Cavalleri,Como 1940
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9. 9
Riferimenti normativi essenziali
• D.M. 4/5/1925: Approvazione delle norme per la compilazione dei progetti di edifici
scolastici delle scuole secondarie
• D.P.R. 1/12/1956, n. 1988: Approvazione di nuove norme per la compilazione dei progetti
di edifici ad uso delle scuole elementari e materne.
• Circolare 10/2/1966 n. 2345: edilizia scolastica prefabbricata.
• Legge 28/7/1967 n. 641: nuove norme per l’edilizia scolastica e universitaria.
• D.L. 24/10/1969 n. 701: Norme integrative e modificative della legge 641/67 sull’edilizia
scolastica e universitaria
• D.M. 21/3/1970: Norme tecniche relative all’edilizia scolastica, ivi compresi gli indici
minimi di funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica, da osservarsi nella esecuzione di
edilizia scolastica.
• Legge 5/8/75 n. 412: Norme sull’edilizia scolastica
• D.M. 18/12/1975 n. 18: Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica, ivi
compresi gli indici minimi di funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica, da
osservarsi nella esecuzione di opere di edilizia scolastica.
• D.L. 5/9/1988 n. 390:Disposizioni urgenti per l’edilizia scolastica.
• Decreto del Ministero dell’Interno 26/8/1992: Norme di prevenzione incendi per l’edilizia
scolastica.
• Legge 11/1/1996 n. 23: norme per l’edilizia scolastica
• D.P.R. 24/7/1996 n. 503: Abbattimento delle barriere architettoniche. Regolamento recante
norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici.
• Legge 2/10/1997 n. 340: Norme in materia di organizzazione scolastica e di edilizia
scolastica.
• Legge 16/6/98 n. 191: Disposizioni in materia di edilizia scolastica.
• Decreto Ministero della Pubblica istruzione 29/9/1998 n. 382: Regolamento recante norme
per l’individuazione delle particolari esigenze negli istituti di istruzione ed educazione di
ogni ordine e grado, ai fini delle norme contenute nel D.L. 626/94 e successive integrazioni.
• Legge 3/8/1999 n. 265 (art. 15), in applicazione del D.L. 626/94: termini per gli interventi di
carattere strutturale finalizzati all’adeguamento e messa a norma degli edifici scolastici
all’interno delle “Disposizioni in materia di autonomia e ordinamento degli enti locali,
nonché modifiche alla legge 8/6790 n. 142.
• DM 30.10.03 (Sicurezza e Edilizia Scolastica)
• Legge 1/3/2005 n. 26, in applicazione del D.L. 626/94: Conversione in legge con
modificazioni del D.L. 30/12/2004, n. 314 (Adeguamento degli edifici scolastici)
• Deliberazione 02/12/2005 n. 157/05 (pubblicata sulla G.U. del 22/05/06 n. 117): I
programmi delle opere strategiche. Piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici
scolastici.
• D.M. 16 Luglio 2007.Sicurezza nelle scuole.