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Le schede di M.C.P. www.matteocervo.wordpress.com

            A cura di Serena Storaci e Elisa Masseroni

                                   IL CINGHIALE
                                     Sus scrofa



                    CINGHIALE                     DISTRIBUZIONE IN ITALIA




SUPERORDINE: Ungulati

ORDINE: Artiodattili

FAMIGLIA: Suidi

SOTTOFAMIGLIA: Suinae

GENERE: Sus

SPECIE: S. scrofa

SOTTOSPECIE: S. s. scrofa


Il Cinghiale è una specie caratterizzata, negli ultimi decenni, da un incremento
esplosivo su buona parte del territorio nazionale, in particolare nelle aree
montane delle regioni settentrionali.
E’ in grado di occupare un’ampia varietà di habitat, dalle aree coltivate della
pianura ai boschi delle aree montane, spingendosi fino alle praterie d’alta
quota. L’habitat più favorevole è costituito però da boschi caratterizzati da un
fitto sottobosco, che garantisce la presenza di siti adatti al rifugio, alternati a
prati-pascolo, e da una buona disponibilità di acqua, necessaria per le attività
di insoglio.
Dal punto di vista morfologico il Cinghiale è caratterizzato da una corporatura
massiccia; presenta una testa allungata, collo corto, la porzione anteriore del
corpo più sviluppata della posteriore ed una coda corta, terminante con un
ciuffo di setole. Le zampe sono relativamente corte rispetto alle proporzioni
caratteristiche degli altri Ungulati; le anteriori sono più lunghe delle posteriori
ed hanno quattro dita ciascuna.
Il Cinghiale viene definito “onnivoro”: nonostante la porzione principale della
sua dieta sia costituita da sostanze di origine vegetale (quali frutti, semi, radici
e tuberi), che nella nostra area geografica sono rappresentate perlopiù da
castagne e ghiande, vengono consumati anche elementi di origine animale
(lombrichi, lumache, larve di insetti) e si verificano talvolta predazioni su piccoli
di Cervidi, lepri e conigli, micromammiferi e uova e pulcini di uccelli che
nidificano a terra.

                                     STORIA
Il Cinghiale era originariamente diffuso in gran parte del territorio italiano; a
partire dalla fine del 1500 la sua presenza calò progressivamente, fino a
scomparire nella prima metà del 1800, in corrispondenza con il massimo
popolamento dei Comuni delle aree rurali collinari e montane. La sua
scomparsa va quindi imputata non solo ad una persecuzione diretta da parte
dell’uomo, ma soprattutto ad una marcata competizione con l’uomo, che
all’epoca utilizzava completamente le stesse risorse ambientali (boschi,
castagne e ghiande).
Nel 1919 alcuni soggetti provenienti dalla Francia colonizzarono Liguria e
Piemonte, e a partire dal secondo dopoguerra, grazie all’intrinseca capacità di
accrescimento demografico della specie, al rimboschimento spontaneo di zone
precedentemente utilizzate per l’agricoltura ed al contemporaneo
spopolamento di vaste aree di montagna, si verificò una nuova crescita delle
popolazioni, fino ad arrivare all’esplosione demografica che oggi conosciamo.
A questo proposito, altrettanto rilevante è stata in realtà la massiccia
introduzione, a partire dagli anni ’50, di cinghiali provenienti dall’estero, che si
è verificata in diverse regioni italiane, creando problemi di incrocio tra
sottospecie differenti e di ibridazione con le forme domestiche.




                   Evoluzione dell’areale del Cinghiale in Italia



                             RICONOSCIMENTO
IL MASCHIO

La lunghezza totale dei maschi adulti varia tra 63 e 30 cm, ed il massimo peso
raggiunto è mediamente di 80 – 100 kg; l’altezza al garrese è di circa 75 cm.
Maschio giovane: non sono ancora evidenti i tratti caratteristici del maschio adulto,
       ma la presenza del “pennello” non lascia dubbi sulla determinazione del sesso

Il maschio, rispetto alla femmina, è caratterizzato da una struttura corporea più
massiccia; è provvisto di denti canini più sviluppati (difese) ed ha un vistoso
ciuffo di pelo con cui termina la guaina del pene (pennello). La caratteristica
gibbosità sul dorso, presente in entrambi i sessi, nel maschio è provvista di una
cresta di peli che può essere eretta vistosamente.




                   In questo panning è ben visibile la gibbosità sul dorso.
E’ possibile, per entrambi i sessi, distinguere lo stadio di sviluppo degli individui
mediante l’osservazione di alcuni elementi morfologici: alla nascita i piccoli
sono provvisti di un caratteristico mantello striato, che scompare attorno ai
5-6 mesi di vita, quando i piccoli sono ormai indipendenti, per lasciare il posto
ad un mantello rossiccio. Intorno ai 10-11 mesi i maschi, già sessualmente
maturi e provvisti di un mantello bruno, più simile a quello degli adulti,
vengono allontanati dal branco e pur non avendo ancora sviluppato
vistosamente i caratteri morfologici tipici del maschio adulto, sono ben
distinguibili dalle femmine per la presenza del “pennello”.


                                   FASI COMPORTAMENTALI
Il cinghiale è un animale sociale; durante l’intero corso dell’anno le femmine
vivono in branchi familiari matriarcali assieme ai piccoli ed ai giovani di
entrambi i sessi, utilizzando giacigli collettivi, mentre i maschi adulti vivono
apparentemente isolati dal branco (mantenendo però una comunicazione
basata su segnali olfattivi).
In relazione alla disponibilità alimentare si possono avere 1 o 2 parti all’anno;
nel caso di un singolo parto la fase degli amori, caratterizzata da notevoli
spostamenti effettuati dai maschi alla ricerca di scrofe in calore, avviene in
Novembre – Gennaio, e le nascite si verificano a Marzo – Maggio; nel caso dei
due parti, che si verificano negli anni di abbondanza di cibo, le fasi degli amori
si verificano nei mesi di Settembre e Aprile – Maggio, e le nascite avvengono a
Gennaio e Settembre.




  E’ facile incontrare interi gruppi familiari mentre grufolano in prossimità di letamaie o campi
                                               coltivati.




Bibliografia:
Monaco, B. Franzetti, L. Pedrotti e S. Toso, 2003. “Linee guida per la gestione del Cinghiale” Min. Politiche Agricole e 
Forestali – Ist. Naz. Fauna Selvatica, pp 116.
Marsan A., 1998. “Cinghiale” in “Principi e tecniche di gestione faunistico­venatoria”, a cura di A. M. Simonetta e F. 
Dessì­Fulgheri, Greentime.

Foto:
Matteo Cervo

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Cinghiale

  • 1. Le schede di M.C.P. www.matteocervo.wordpress.com A cura di Serena Storaci e Elisa Masseroni IL CINGHIALE Sus scrofa CINGHIALE DISTRIBUZIONE IN ITALIA SUPERORDINE: Ungulati ORDINE: Artiodattili FAMIGLIA: Suidi SOTTOFAMIGLIA: Suinae GENERE: Sus SPECIE: S. scrofa SOTTOSPECIE: S. s. scrofa Il Cinghiale è una specie caratterizzata, negli ultimi decenni, da un incremento esplosivo su buona parte del territorio nazionale, in particolare nelle aree montane delle regioni settentrionali. E’ in grado di occupare un’ampia varietà di habitat, dalle aree coltivate della pianura ai boschi delle aree montane, spingendosi fino alle praterie d’alta quota. L’habitat più favorevole è costituito però da boschi caratterizzati da un fitto sottobosco, che garantisce la presenza di siti adatti al rifugio, alternati a prati-pascolo, e da una buona disponibilità di acqua, necessaria per le attività di insoglio. Dal punto di vista morfologico il Cinghiale è caratterizzato da una corporatura massiccia; presenta una testa allungata, collo corto, la porzione anteriore del corpo più sviluppata della posteriore ed una coda corta, terminante con un ciuffo di setole. Le zampe sono relativamente corte rispetto alle proporzioni caratteristiche degli altri Ungulati; le anteriori sono più lunghe delle posteriori ed hanno quattro dita ciascuna. Il Cinghiale viene definito “onnivoro”: nonostante la porzione principale della sua dieta sia costituita da sostanze di origine vegetale (quali frutti, semi, radici
  • 2. e tuberi), che nella nostra area geografica sono rappresentate perlopiù da castagne e ghiande, vengono consumati anche elementi di origine animale (lombrichi, lumache, larve di insetti) e si verificano talvolta predazioni su piccoli di Cervidi, lepri e conigli, micromammiferi e uova e pulcini di uccelli che nidificano a terra. STORIA Il Cinghiale era originariamente diffuso in gran parte del territorio italiano; a partire dalla fine del 1500 la sua presenza calò progressivamente, fino a scomparire nella prima metà del 1800, in corrispondenza con il massimo popolamento dei Comuni delle aree rurali collinari e montane. La sua scomparsa va quindi imputata non solo ad una persecuzione diretta da parte dell’uomo, ma soprattutto ad una marcata competizione con l’uomo, che all’epoca utilizzava completamente le stesse risorse ambientali (boschi, castagne e ghiande). Nel 1919 alcuni soggetti provenienti dalla Francia colonizzarono Liguria e Piemonte, e a partire dal secondo dopoguerra, grazie all’intrinseca capacità di accrescimento demografico della specie, al rimboschimento spontaneo di zone precedentemente utilizzate per l’agricoltura ed al contemporaneo spopolamento di vaste aree di montagna, si verificò una nuova crescita delle popolazioni, fino ad arrivare all’esplosione demografica che oggi conosciamo. A questo proposito, altrettanto rilevante è stata in realtà la massiccia introduzione, a partire dagli anni ’50, di cinghiali provenienti dall’estero, che si è verificata in diverse regioni italiane, creando problemi di incrocio tra sottospecie differenti e di ibridazione con le forme domestiche. Evoluzione dell’areale del Cinghiale in Italia RICONOSCIMENTO IL MASCHIO La lunghezza totale dei maschi adulti varia tra 63 e 30 cm, ed il massimo peso raggiunto è mediamente di 80 – 100 kg; l’altezza al garrese è di circa 75 cm.
  • 3. Maschio giovane: non sono ancora evidenti i tratti caratteristici del maschio adulto, ma la presenza del “pennello” non lascia dubbi sulla determinazione del sesso Il maschio, rispetto alla femmina, è caratterizzato da una struttura corporea più massiccia; è provvisto di denti canini più sviluppati (difese) ed ha un vistoso ciuffo di pelo con cui termina la guaina del pene (pennello). La caratteristica gibbosità sul dorso, presente in entrambi i sessi, nel maschio è provvista di una cresta di peli che può essere eretta vistosamente. In questo panning è ben visibile la gibbosità sul dorso.
  • 4. E’ possibile, per entrambi i sessi, distinguere lo stadio di sviluppo degli individui mediante l’osservazione di alcuni elementi morfologici: alla nascita i piccoli sono provvisti di un caratteristico mantello striato, che scompare attorno ai 5-6 mesi di vita, quando i piccoli sono ormai indipendenti, per lasciare il posto ad un mantello rossiccio. Intorno ai 10-11 mesi i maschi, già sessualmente maturi e provvisti di un mantello bruno, più simile a quello degli adulti, vengono allontanati dal branco e pur non avendo ancora sviluppato vistosamente i caratteri morfologici tipici del maschio adulto, sono ben distinguibili dalle femmine per la presenza del “pennello”. FASI COMPORTAMENTALI Il cinghiale è un animale sociale; durante l’intero corso dell’anno le femmine vivono in branchi familiari matriarcali assieme ai piccoli ed ai giovani di entrambi i sessi, utilizzando giacigli collettivi, mentre i maschi adulti vivono apparentemente isolati dal branco (mantenendo però una comunicazione basata su segnali olfattivi). In relazione alla disponibilità alimentare si possono avere 1 o 2 parti all’anno; nel caso di un singolo parto la fase degli amori, caratterizzata da notevoli spostamenti effettuati dai maschi alla ricerca di scrofe in calore, avviene in Novembre – Gennaio, e le nascite si verificano a Marzo – Maggio; nel caso dei due parti, che si verificano negli anni di abbondanza di cibo, le fasi degli amori si verificano nei mesi di Settembre e Aprile – Maggio, e le nascite avvengono a Gennaio e Settembre. E’ facile incontrare interi gruppi familiari mentre grufolano in prossimità di letamaie o campi coltivati. Bibliografia: Monaco, B. Franzetti, L. Pedrotti e S. Toso, 2003. “Linee guida per la gestione del Cinghiale” Min. Politiche Agricole e  Forestali – Ist. Naz. Fauna Selvatica, pp 116.