1. AGGREGARE LA BASSA FRIULANA
per darle una identità
per internazionalizzarla
per valorizzare le sue risorse
Udine
17 ottobre 2013
Fulvio MATTIONI, economista
2. Perchè aggregare? I tanti tasselli del puzzle Bassa Friulana
Lasciata a se stessa, la Bassa Friulana – dal punto di vista della governance istituzionale locale si presenta così:
* 3 Associazioni intercomunali (per un totale di 27 Comuni: 7, 9 e 11);
* 3 Unioni di Comuni (per un totale di 7 Comuni: 2, 2 e 3);
* 1 Comune fuso (da 2 Comuni).
N.B. Ci sono alcuni doppioni perché qualche Comune fa parte sia di Unioni che di Aster
N.B. Alla governance locale và aggiunta quella dello Stato per costosissimi e inefficaci interventi emergenziali e la
valorizzazione di Aquileia; quella della Provincia di Udine e della Regione FVG per il marketing industriale
Dal versante territoriale abbiamo 2 sub-aree principali, vale a dire:
• il Cervignanese (17 Comuni),
• il Latisanese (14 Comuni).
In una Area di 113 mila abitanti, le sub-aree si richiamano ai 2 Comuni con insediamento abitativo maggiore, cioè
Latisana (14 mila residenti) e Cervignano (13.700) ma al loro interno non mancano le subsub-aree evidenziate dalle
scelte aggregative dei Comuni stimolate dalla l.r. 1/2006 (il Palmarino, il centro economico bassa friulana, ecc.)
Una Area vasta che, mettendo assieme tutti i vari tasselli che la compongono, cioè unita, rappresenta:
1. il 20,9% della popolazione della provincia di Udine e il 9,1% del FVG;
2. il 19,0% del valore aggiunto della provincia di Udine e l’8,3% del FVG;
3. il 19,2% degli occupati della provincia di Udine e l’8,5% del FVG;
4. il 45,5%% del turismo complessivo del FVG e il 72,2% di quello marino;
5. un polo nautico di livello nazionale (da tutelare);
6. un polo chimico di interesse nazionale (ma ancora da arricchire e completare);
7. una zona industriale da riempire (per motivi industriali, senz’altro, ma anche per valorizzare i 50 milioni di mutui
contratti per l’acquisto di terreni da parte del Consorzio Aussa Corno e dare uno scopo ai loro oneri finanziari);
8. un polo industriale del freddo;
9. una zona archeologica di interesse internazionale;
10. un sistema agroalimentare da stimolare in funzione dei flussi turistici;
11. una serie di risorse da collegare ai vari “turismi” (zona lagunare, darsene, percorsi eno-gastronomici, ecc.)
3. Qualche numero delle principali economie comunali della Bassa Friulana
Classifica
peso
Economia
Primi 10
Comuni
Peso
dell’Economia
(in % dell’Area)
Peso
comunale
cumulato %
Vocazione
Intensità
(in %)
V.A. pro-capite
(in euro)
Classifica
V.A. pro-capite
1°
Lignano S.
11,1%
11,1%
terziaria
93,4%
43.524
1°
2°
Cervignano
10,4%
21,5%
terziaria
80,7%
20.533
18°
3°
Latisana
10,3%
31,8%
terziaria
74,9%
19.737
19°
4°
S.Giorgio di N.
9,3%
41,1%
industriale
42,1%
32.349
8°
5°
Palmanova
8,4%
49,5%
terziaria
90,2%
41.669
3°
6°
Torviscosa
4,6%
54,1%
industriale
67,5%
42.054
2°
7°
Rivignano
4,0%
58,1%
industriale
50,1%
24.129
13°
8°
Gonars
3,3%
61,4%
terziaria
69,2%
18.713
21°
9°
Aiello
2,9%
64,3%
terziaria
76,8%
34.333
5°
10°
Marano L.
2,9%
67,2%
primaria
30,8%
38.955
4°
Area totale
100,0%
100,0%
terziaria
68,8%
23.855
L’economia del comune di
Lignano è la prima economia
dell’Area con l’11,1% del
totale (300 milioni di euro,
2009). Quelle di Cervignano,
Latisana, San Giorgio di N. e
Palmanova, tuttavia, sono di
dimensione piuttosto simile
Fonte: ISTAT, Asia, 2010
Le prime cinque economie
comunali viste rappresentano
la
metà
dell’economia
dell’Area a 31 Comuni.
Le prime dieci economie,
invece, i 2/3 del totale
Vocazioni diversificate:
iper-terziarie a Lignano e
Palmanova);
iper-industriali
aTorviscosa e Rivignano.
E c’è anche la pesca di Marano
Lagunare
Il benessere economico (V.A. procapite) non è legato a filo doppio
né alla dimensione dell’economia
né alla sua vocazione prevalente.
Solo 11 dei 31 Comuni hanno un
livello di benessere economico
superiore a quello medio della
provincia di UD e del FVG
(26.200).
Quello medio dell’Area è più
basso del 10% (23.855); quello del
Cervignanese del 18%, quello del
Latisanese è in linea con FVG e
provincia di UD
4. Le presenze turistiche di FVG e VENETO e di Bibione e Lignano, 2000-2012 (indice 2000=100)
120,0
115,0
110,0
Nella media del triennio 2000-2002, il Veneto contava
55,7 milioni di presenze turistiche totali e il FVG 9,3.
Nella media del 2010-2012 diventano, rispettivamente,
62,2 e 8,8 milioni.
Sia il FVG che il Veneto, hanno subito la crisi dei primi
anni 2000 ma, poi, i destini divergono. Diametralmente.
Lo chiarisce il confronto tra il triennio iniziale e quello
finale del periodo: +6,46 milioni di presenze (e +11,6%
per il Veneto); -528 mila per il FVG (e -5,7%)
105,0
100,0
99,3
100,0
118,1
115,9
116,1
90,0
85,0
114,2
111,0
NO. Due gli elementi che penalizzano il FVG:
1) un turismo anni ’60 e troppo CARO;
2) un modello promozionale tutto pubblico
costoso ed inefficace perché promuove un
modello obsoleto, troppo caro e fortemente
incentrato sulla speculazione edilizia
98,8
96,4
98,4
95,0
115,9
Le presenze di Bibione
salgono da 5,24 milioni a
6,01 milioni (+14,7%).
Quelle di Lignano giù da
3,86 milioni a 3,75 (-2,8%).
+770 mila e -109 mila:
sortilegio dovuto al solo
Tagliamento, fiume che li
separa?
96,2
97,2
95,5
95,6
93,0
Serve, invece, una industria turistica.
Una imprenditoria accogliente, che
concorra alla promozione turistica
con proprie strategie settoriali e che
investa nei diversi “turismi” del FVG
86,6
Fonte: Regione Veneto, Turismo Fvg
80,0
2000
2001
2002
2003
Turismo FVG
2004
2005
Turismo Veneto
2006
2007
2008
Turismo Lignano
2009
2010
Turismo Bibione
2011
2012
5. La bassa Friulana oggi e quella dei prossimi 20 anni: quasi quasi una miniagenda
Vedo ora una BASSA FRIULANA con tanti talenti di diverso tipo:
* quelli invisibili (Aquileia);
* quelli sottoutilizzati (la zona industriale dell’Aussa Corno, il polo chimico);
* quelli tradizionali a rischio obsolescenza (polo marino);
* quelli in pericolo (il polo nautico);
* quelli virtuali (l’agroalimentare); ecc.
Vedo – da tempo, 20 anni? - una Bassa Friulana gravata da due gravi handicap:
1) la mancanza di una propria identità di Area che non le consente di offrire una immagine forte e spendibile
a livello internazionale, necessaria per richiamare turisti ed investitori;
2) la mancanza di una governance istituzionale capace di confezionare un Piano di valorizzazione e di gestirlo
Cosa fare per l’Area Vasta Bassa Friulana dei prossimi 20 anni? Con tre mosse strategiche (A,B e C) bisogna:
A. Identificare le sue filiere strategiche chiamando ad investire su di esse i privati oltre al pubblico.
1. credo si possano legare tra di loro molti talenti – grandi e piccoli, vecchi e nuovi, reali e virtuali – con una
filiera denominabile del “Mito romano-cristiano e del sole” (Aquileia, mare, darsene, nautica, agroalimentare,
percorsi eno-gastronomici, pesca, ecc.);
2. una filiera chimica; 3. una filiera metallurgico-meccanica nell’Aussa Corno; 4. altro? (specificare: ...………..)
B. Darle una governance istituzionale adeguata al compito. Come?
Istituendo l’Area vasta della Bassa Friulana, la quarta per dimensione di popolazione, delle undici nelle quali
articolare il territorio regionale (quarta dopo le aree vaste urbane di Trieste, Udine e Pordenone).
E conferendole – come a tutte le altre - funzioni di gestione di più servizi pubblici (di migliori servizi pubblici
ancorché con risorse calanti) e di politiche di sviluppo (turismo, industria, agricoltura, tpl, assistenza, ecc.).
C. Produrre una legge sul turismo regionale che ribalti il modello “tuttopubblico” e “tuttogratis” capace anche
di invertire l’”approccio speculativo al turismo” (ad es. con una attenta politica ai piani regolatori comunali)
Un sogno? NO, basta non dormirci sopra!