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Convergenza e neotelevisione Analisi dei nuovi modelli di fruizione della televisione Tesina di Sociologia della radio e della televisione di: Lorenzo Muro e Francesco Piccolo
L’età della convergenza “ Benvenuti nella cultura della convergenza, dove vecchi e nuovi media si incontrano, dove forme mediali generate dal basso e dall’alto si incrociano, dove il potere della produzione mediale e quello del consumo interagiscono in modi imprevedibili” (Jenkins, H.,  Convergence culture, where Old and New media collide,  New York University Press, 2006)
L’età della convergenza ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
L’età della convergenza La prima definizione di convergenza ci è stata data da De Sola Pool, che scrisse già in era pre-digitale: “ Un processo chiamato  convergenza delle forme di comunicazione  sta offuscando le linee di demarcazione tra i media, nonché quelle tra le comunicazioni interpersonali (come la posta, il telefono, il telegrafo) e le comunicazioni di massa (come la stampa, la radio e la televisione). Un solo mezzo fisico – fili, cavi o onde radio – può farsi canale di trasmissione di messaggi che in passato erano forniti per vie distinte. Così  il rapporto biunivoco che esisteva un tempo tra le diverse forme di comunicazione (i diversi media) e i diversi canali di trasmissione si sta logorando : è quanto si intende quando si parla di convergenza di forme di comunicazione.” (De Sola Pool, I.,  Tecnologie di libertà: informazione e democrazia nell’era elettronica , UTET, torino 1995)
Televisione: alla ricerca dell’interattività
Il digitale terrestre ,[object Object],[object Object],[object Object]
Il digitale terrestre “ L’affermarsi della nuova tecnologia digitale, quindi, modifica i presupposti stessi per la regolamentazione della trasmissione televisiva terrestre:  grazie al digitale lo spettro elettromagnetico, sebbene invariato,  potrà veicolare un numero maggiore di canali , ridimensionando la  scarsità di frequenze  posta alla base della legittimazione dei monopoli pubblici radiotelevisivi prima, e alla disciplina  antitrust  di settore in seguito. Ancora, le nuove tecnologie di trasmissione e ricezione mettono a disposizione nuove opportunità di offerta e spianano la strada a inedite modalità di fruizione:  i nuovi operatori si discostano notevolmente dall’impostazione generalista della televisione tradizionale per offrire servizi sempre più personalizzati  ( pay-tv ,  pay-per-view tv .  Video on-demand ), mirando ad una progressiva interazione con l’utente finale.” ( Gardini, G , “ Aspettando il digitale: l’eterna transitorietà ”,  In  Le regole dell’informazione,  Bruno mondadori, Milano, 2009. pp. 147-150)
Il digitale terrestre Dalle parole di Gardini si nota meglio come anche il mondo della televisione si sta avviando verso un’offerta pluralista, più frammentata e meno generalista. Inoltre, in futuro il digitale ci permetterà un minimo d'interazione con il flusso televisivo, consistente nella maggior parte dei casi con delle pratiche di televoto  (probabilmente tramite i quattro tastini colorati del telecomando digitale). 
Il ruolo del servizio pubblico ,[object Object]
L’istituzionalità del mezzo Tra gli aspetti del poliedrico mezzo televisivo è di fondamentale importanza quello istituzionale. Oltre che instaurare un preciso tipo di rapporto con il pubblico, durante la loro storia i media (e i loro medium) diventano tramiti tra i cittadini e le istituzioni. Alcuni network infatti hanno la responsabilità di rappresentare il versante istituzionale di un paese.  Lo sapeva bene il primo  direttore generale della BBC, John Reith,  il quale affermò che: “ Bisogna  dare al pubblico ciò di cui ha bisogno , e non ciò che desidera. Ma non solo, il servizio pubblico ha la responsabilità di portare nel numero più ampio possibile di case il meglio di ciò che è stato formulato in ogni area della conoscenza umana. C’è necessità di  educare informare, intrattenere ” L’ importanza e l’imprescindibilità di una guida istituzionale sembra dunque essere, almeno  per quanto riguarda i network d’informazione statali,  un’esigenza che non si può negare, anche perché è inevitabile che  nell’ampissima sfera dell’audience vi siano persone che non sappiano gestire l’enorme quantità di contenuti, sia statici che in flusso.
Perché considerare il digitale terrestre  quasi come un “new media” ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Web 2.0: dalla 56k allo streaming
Le prime interconnessioni di internet e tv Dalla seconda metà degli anni '90 sino ai primi anni del nuovo millennio, il mondo di internet è stato utilizzato come un‘ ”ancora” per la televisione.  Il flusso di contenuti, pregio e allo stesso tempo difetto della tv, veniva reso statico in una pagina web. Si pensava ad internet come estensione della "realtà mediatica", un luogo di approfondimento dei contenuti specialistici, sfruttato soprattutto in ambito pubblicitario e per alcuni format ben definiti (come ad esempio il "Grande Fratello").
La tv via web La pagina internet di Rai nel suo primo periodo d’uscita, settembre 1996
Il Web 2.0 Dall'inizio del 2000 si diffonde la banda larga, meglio nota come ADSL, che permette una rapida velocità di trasferimento dati e dunque un maggior potenziale del medium computer.  Si delinea quello che verrà chiamato  Web 2.0  e si inizia a pensare ad internet non più come piattaforma supplementare, ma come strumento autonomo o semi-autonomo, anche per la trasmissione di filmati.
Nel febbraio 2005 nasce Youtube (letteralmente tradotto come "Il tuo canale", che presenta il motto "Broadcast Yourself"). Si tratta di un servizio attraverso il quale è possibile caricare dei video autoprodotti per condividerli con chiunque abbia accesso alla rete. Il servizio permette anche di caricare dei video registrati dalla televisione. La semplice possibilità di fare l'upload di video prodotti con normali webcam e di essere "visti" da altri utenti ha reso youtube un sito quotato miliardi e in seguito comprato dal colosso google. Il sito è stato al centro di molte vicende sia legali che etiche, fra le quali possiamo certamente citare  la causa milionaria Youtube - Mediaset . L'azienda televisiva chiese una somma esorbitante come risarcimento per i diritti d'autore violati dagli utenti di youtube. Da qui possiamo vedere come la televisione si sia in breve interessata a internet; in questo caso si accusava il sito di rubare audience alla televisione.
Altre piattaforme di broadcasting Ciò che era solo teoria negli anni 90, l'epoca dei primi software di condivisione peer to peer, diventa realtà grazie ad un medium finalmente costituito (e nel corso degli anni testato). Altre società sviluppano piattaforme simili, ed i più famosi oltre al già citato canale sono "MySpaceMusic", per la condivisione e diffusione di musica autoprodotta e "Megavideo", per la diffusione in streaming di pellicole cinematografiche e programmi trasmessi in tv (a volte anche protetti dal copyright e al limite della legalità).
Difficoltà di definizione del pubblico da parte dei network ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
L’interesse della tv al web La visione di contenuti tramite il web rappresenta ancora un prodotto destinato ad una, seppur cospicua, minoranza, poichè il medium presenta forti barriere all'accesso (l'alto costo dei pc, la connessione non ancora disponibie in tutta italia, la difficoltà nell'uso del computer e dei browser di internet). Essa rappresenta però una quota di mercato in forte ascesa e vanta di una considerazione sempre maggiore da parte dei produttori televisivi. Sempre di più la televisione abbandona la propria autoreferenzialità per trattare anche di Internet. Basti pensare che tra il 2005 ed il 2006 Rai, Odeon e La7 hanno acquistato un canale ufficiale per la trasmissione dei propri contenuti su Youtube. Essa rappresenta però una quota di mercato in forte ascesa e vanta di una considerazione sempre maggiore da parte dei produttori televisivi.  Sempre di più la televisione abbandona la propria autoreferenzialità per trattare anche di (e su) Internet.
L’interesse della tv al web I Canali ufficiali di Youtube (Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/YouTube)
La mobile-tv: un prodotto prematuro?
Il fenomeno (limitato) della mobile-tv Precisamente tra il 2006 e il 2009 uno dei maggiori provider di telefonia mobile italiana (la 3hg Italia) ha proposto ed immesso sul mercato una variante innovativa del telefono cellulare, il  Tv-fonino , che oltre alle consuete caratteristiche del dispositivo mobile permette di vedere anche la televisione (pagando un piccolo  canone). Esistono poi dei minitelevisori che permettono la visione della tv anche in auto o fuori casa, ma sono evitati per via del loro alto costo.
Le ragioni del flop della mobile-tv ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Le ragioni del flop della mobile-tv “ I primi servizi sperimentali di news sul cellulare arrivano in Italia nel 1999. Partono l’Ansa, tra le agenzie e la Poligrafici editori tra i quotidiani. Il servizio della Poligrafici Editoriale, nella sua fase sperimentale, è limitato all’area di Bologna. […] Gli utenti iscritti al servizio sperimentale gratuito sono 3200 […[ in una seconda fase il servizio viene esteso agli altri due quotidiani del gruppo: “La Nazione” ed “Il Giorno”. Il servizio, nella forma gratuita, raggiunge in breve 120000 utenti. Persone a cui ogni giorno le notizie arrivavano in tasca. Un primo tentativo di trasformare la fase sperimentale gratuita in un servizio per abbonati a pagamento avviene tra il maggio ed il giugno 2000. […] L’iniziativa non incontrò però il facore del pubblico. E’ un’emorraggia: pochissimi abbonati acquistano la news card in edicola. Gli altri preferiscono disattivarsi” (Pratellesi, M.,  New Journalism , Bruno Mondadori, Milano, 2004)
Possibili visioni del futuro: il Panopticon Lo svolgimento culturale e quello mediatico, attuati in maniera simbiotica e complementare durante questi ultimissimi anni, hanno contribuito a trasformare le tecnologie, modificando la cultura in funzione delle ampissime possibilità che abbiamo di interagire con la realtà che ci circonda. L'universo mediatico a nostra disposizione ci permette infatti di (avere la sensazione di) controllare tutti gli aspetti della nostra realtà da un'unico punto focale della nostra casa. I sociologi della convergenza hanno assunto come metafora il  Panopticon   (letteralmente, “colui che osserva il tutto”) ,  il carcere ideale  Ideato da Jeremy Bentham nel 1791: una struttura ideata in modo che un solo guardiano potesse controllare tutti i prigionieri.
Il panopticon Ecco dunque i medium di comunicazione di massa del futuro, dei veri e propri Panopticon grazie ai quali potremmo tenere d'occhio qualsiasi cosa ci interessi dell'universo tanto frammentato e specializzato della futura realtà mediatica. Speriamo solo che non siano dei macchinari mostruosi ed inquietanti come questo.
Problematiche di fondo Il panorama mediatico che abbiamo delineato, esaltando il valore della convergenza, ci pone di fronte a degli interrogativi che meriterebbero un ampio approfondimento;
Convergenza o divergenza? “ Un paradigma della convergenza deve, perciò, considerare che,  a differenza delle previsioni essa significa pluralizzazione , divergenza, complessificazione sul piano delle modalità distributive e fruitive.” (Scaglioni M., Sfardini A.,  Multi Tv. L'esperienza televisiva nell'età della convergenza , Carocci, 2008, p.45)
Moltiplicazione dell’offerta e specializzazione dei contenuti La convergenza contribuisce allo sviluppo della teoria del paradosso, che si sviluppa in due direttrici opposte:  ha come conseguenza, per l’appunto, la convergenza di tutti i mezzi tecnologici in un unico medium, ma d’altra parte vengono prodotti contenuti sempre più diversificati, frammentati e specialistici.
L’utente e la multi-Tv ,[object Object]
Come orientarsi nell’oceano di contenuti: la scelta Il futuro panorama mediatico sembra dunque nascondere un grande paradosso.  L'offerta si moltiplicherà esponenzialmente  all'aumentare della disponibilità, e dunque aumenterà di molto anche il numero di reti e di programmi mandati in onda attraverso i vari medium.  Diversificando l’offerta,  i vari network alimenteranno la via della frammentazione o specializzazione dei contenuti,  e di fatto sarà impossibile per l’utente seguire tutti i contenuti senza rinunciare a nulla.  Anche se ci sarà una maggiore offerta,  il tempo a disposizione del singolo utente rimarrà sempre lo stesso , e dovrà quindi  scegliere quali canali seguire , e quali porre in secondo piano.
Convergenza:  processo in corso e non un punto di arrivo Lo scenario odierno si presenta in fondo come  un insieme variegato e diversificato , che presenta un futuro complesso ed imprevedibile per alcuni aspetti. L’approccio profetico e spesso catastrofista di alcuni autori nell’affrontare la questione non ha uno sguardo sufficientemente ampio per comprendere l’intero fenomeno. Bisogna concentrarsi invece sugli aspetti salienti e visibili di questa tendenza ancora in atto, ovvero:  la sempre maggiore ibridazione delle forme mediali e la moltiplicazione dei contenuti . Questo processo non esclude però le classiche occasioni di interazione  ormai naturalizzate da tempo. “ Un processo congiuntivo piuttosto che sostitutivo” , ovvero segnato dalla sovrapposizione di forme televisive plurali. L’aspetto saliente non sta tanto nell’affiancarsi di queste forme e modalità, quanto nella loro sempre più marcata fluidità.” Tuttavia è impossibile tracciare un quadro completo senza considerare il contesto storico-geografico. (Scaglioni M., Sfardini A.,  Multi Tv. L'esperienza televisiva nell'età della convergenza , Carocci, 2008 p.39)
Riflessione etica sulla fruizione dei media Premettendo che la tutela del pubblico rimane un argomento di materia, oltre che deontologica ed etica, anche legislativa, e che  ogni network ha assoluta capacità di gestione e controllo dei contenuti che circolano su di esso , dobbiamo considerare che nell’età della convergenza, dove ogni fruitore è un potenziale produttore e i confini si fanno più indistinti, ogni spettatore dovrebbe essere autonomo, oltre che attivo. Ogni spettatore dovrebbe  porsi a tutela di sé stesso e dei membri del proprio nucleo abitativo.  Questo diventa un assunto di base quando, in contesti come le web tv, lo spettatore è estremamente attivo, e  dovrebbe interrogarsi sull’utilità delle sue modalità di consumo.
Una valida alternativa: Essere “cittadini bene informati” Alfred Schütz (1899 – 1959) delinea, in un suo saggio del 1943, una semplice ma efficace tipologia di “esseri sociali”: ,[object Object],[object Object],[object Object]
“ Vengono presentati l'uomo della strada, il cittadino e l'esperto come tre classi di attori competenti. L'uomo della strada possiede una conoscenza pratica di molti settori di vita quotidiana, che affronta utilizzando manuali, libretti d'istruzioni, ricettari, ed un sapere memorizzato personale ("ti preparo una torta come faceva la nonna"), ha insomma uno stock di conoscenze pratiche sufficienti ad un'azione che non richiede particolari studi o esperienze (anche di lavoro). L'esperto ha una conoscenza ristretta ad un settore particolare, specifico, un sapere approfondito e specialistico: si fonda su asserzioni verificate, su testi autorevoli, su ricerche considerate valide, "scientifiche" dalla comunità degli esperti (appunto) alla quale, almeno per un settore, può dire di fare parte. Il cittadino ben informato si colloca in una posizione intermedia: sa praticare una conoscenza per ricette o manuali, ma possiede un insieme cognitivo più articolato che combina il sapere pratico ("si fa così") con riflessioni ed esperienze personali, non possiede una conoscenza "esperta" ma vuole pervenire a opinioni ragionevolmente fondate, giustificabili razionalmente - e in caso di necessità, conoscendo appunto i propri limiti, ricorre all'esperto.” (Citazione da Protti, M.,  Studi tedeschi: la sociologia da Weber a Schütz , Mimesis, 2008)
Il nuovo cittadino Nelle ormai già lontane parole di Schütz vi è una risposta alla frammentazione della neotelevisione.  Non essere più telespettatori passivi, uomini della strada, nè fruire unicamente e totalmente di contenuti specialistici: essere esperti è utile solo nella propria ristretta cerchia di esperti. Ma essere cittadini ben informati. Saper essere versatili per porsi tra globalizzazione e glocalizzazione,  per informarsi con spirito critico sugli eventi lontani che la televisione ci porta nel nostro appartamento, per riflettere anche sulla realtà locale. Se la maggior parte del nuovo pubblico cercherà di porsi nell'enorme quantità di contenuti che ci aspetta con lo spirito del cittadino ben informato,  la frammentazione dei contenuti non sarà un problema insormontabile, ma diverrà un'enorme opportunità per l'audience.
Bibliografia ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]

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  • 1. Convergenza e neotelevisione Analisi dei nuovi modelli di fruizione della televisione Tesina di Sociologia della radio e della televisione di: Lorenzo Muro e Francesco Piccolo
  • 2. L’età della convergenza “ Benvenuti nella cultura della convergenza, dove vecchi e nuovi media si incontrano, dove forme mediali generate dal basso e dall’alto si incrociano, dove il potere della produzione mediale e quello del consumo interagiscono in modi imprevedibili” (Jenkins, H., Convergence culture, where Old and New media collide, New York University Press, 2006)
  • 3.
  • 4. L’età della convergenza La prima definizione di convergenza ci è stata data da De Sola Pool, che scrisse già in era pre-digitale: “ Un processo chiamato convergenza delle forme di comunicazione sta offuscando le linee di demarcazione tra i media, nonché quelle tra le comunicazioni interpersonali (come la posta, il telefono, il telegrafo) e le comunicazioni di massa (come la stampa, la radio e la televisione). Un solo mezzo fisico – fili, cavi o onde radio – può farsi canale di trasmissione di messaggi che in passato erano forniti per vie distinte. Così il rapporto biunivoco che esisteva un tempo tra le diverse forme di comunicazione (i diversi media) e i diversi canali di trasmissione si sta logorando : è quanto si intende quando si parla di convergenza di forme di comunicazione.” (De Sola Pool, I., Tecnologie di libertà: informazione e democrazia nell’era elettronica , UTET, torino 1995)
  • 5. Televisione: alla ricerca dell’interattività
  • 6.
  • 7. Il digitale terrestre “ L’affermarsi della nuova tecnologia digitale, quindi, modifica i presupposti stessi per la regolamentazione della trasmissione televisiva terrestre: grazie al digitale lo spettro elettromagnetico, sebbene invariato, potrà veicolare un numero maggiore di canali , ridimensionando la scarsità di frequenze posta alla base della legittimazione dei monopoli pubblici radiotelevisivi prima, e alla disciplina antitrust di settore in seguito. Ancora, le nuove tecnologie di trasmissione e ricezione mettono a disposizione nuove opportunità di offerta e spianano la strada a inedite modalità di fruizione: i nuovi operatori si discostano notevolmente dall’impostazione generalista della televisione tradizionale per offrire servizi sempre più personalizzati ( pay-tv , pay-per-view tv . Video on-demand ), mirando ad una progressiva interazione con l’utente finale.” ( Gardini, G , “ Aspettando il digitale: l’eterna transitorietà ”, In Le regole dell’informazione, Bruno mondadori, Milano, 2009. pp. 147-150)
  • 8. Il digitale terrestre Dalle parole di Gardini si nota meglio come anche il mondo della televisione si sta avviando verso un’offerta pluralista, più frammentata e meno generalista. Inoltre, in futuro il digitale ci permetterà un minimo d'interazione con il flusso televisivo, consistente nella maggior parte dei casi con delle pratiche di televoto (probabilmente tramite i quattro tastini colorati del telecomando digitale). 
  • 9.
  • 10. L’istituzionalità del mezzo Tra gli aspetti del poliedrico mezzo televisivo è di fondamentale importanza quello istituzionale. Oltre che instaurare un preciso tipo di rapporto con il pubblico, durante la loro storia i media (e i loro medium) diventano tramiti tra i cittadini e le istituzioni. Alcuni network infatti hanno la responsabilità di rappresentare il versante istituzionale di un paese. Lo sapeva bene il primo direttore generale della BBC, John Reith, il quale affermò che: “ Bisogna dare al pubblico ciò di cui ha bisogno , e non ciò che desidera. Ma non solo, il servizio pubblico ha la responsabilità di portare nel numero più ampio possibile di case il meglio di ciò che è stato formulato in ogni area della conoscenza umana. C’è necessità di educare informare, intrattenere ” L’ importanza e l’imprescindibilità di una guida istituzionale sembra dunque essere, almeno per quanto riguarda i network d’informazione statali, un’esigenza che non si può negare, anche perché è inevitabile che nell’ampissima sfera dell’audience vi siano persone che non sappiano gestire l’enorme quantità di contenuti, sia statici che in flusso.
  • 11.
  • 12. Web 2.0: dalla 56k allo streaming
  • 13. Le prime interconnessioni di internet e tv Dalla seconda metà degli anni '90 sino ai primi anni del nuovo millennio, il mondo di internet è stato utilizzato come un‘ ”ancora” per la televisione. Il flusso di contenuti, pregio e allo stesso tempo difetto della tv, veniva reso statico in una pagina web. Si pensava ad internet come estensione della "realtà mediatica", un luogo di approfondimento dei contenuti specialistici, sfruttato soprattutto in ambito pubblicitario e per alcuni format ben definiti (come ad esempio il "Grande Fratello").
  • 14. La tv via web La pagina internet di Rai nel suo primo periodo d’uscita, settembre 1996
  • 15. Il Web 2.0 Dall'inizio del 2000 si diffonde la banda larga, meglio nota come ADSL, che permette una rapida velocità di trasferimento dati e dunque un maggior potenziale del medium computer. Si delinea quello che verrà chiamato Web 2.0 e si inizia a pensare ad internet non più come piattaforma supplementare, ma come strumento autonomo o semi-autonomo, anche per la trasmissione di filmati.
  • 16. Nel febbraio 2005 nasce Youtube (letteralmente tradotto come "Il tuo canale", che presenta il motto "Broadcast Yourself"). Si tratta di un servizio attraverso il quale è possibile caricare dei video autoprodotti per condividerli con chiunque abbia accesso alla rete. Il servizio permette anche di caricare dei video registrati dalla televisione. La semplice possibilità di fare l'upload di video prodotti con normali webcam e di essere "visti" da altri utenti ha reso youtube un sito quotato miliardi e in seguito comprato dal colosso google. Il sito è stato al centro di molte vicende sia legali che etiche, fra le quali possiamo certamente citare la causa milionaria Youtube - Mediaset . L'azienda televisiva chiese una somma esorbitante come risarcimento per i diritti d'autore violati dagli utenti di youtube. Da qui possiamo vedere come la televisione si sia in breve interessata a internet; in questo caso si accusava il sito di rubare audience alla televisione.
  • 17. Altre piattaforme di broadcasting Ciò che era solo teoria negli anni 90, l'epoca dei primi software di condivisione peer to peer, diventa realtà grazie ad un medium finalmente costituito (e nel corso degli anni testato). Altre società sviluppano piattaforme simili, ed i più famosi oltre al già citato canale sono "MySpaceMusic", per la condivisione e diffusione di musica autoprodotta e "Megavideo", per la diffusione in streaming di pellicole cinematografiche e programmi trasmessi in tv (a volte anche protetti dal copyright e al limite della legalità).
  • 18.
  • 19. L’interesse della tv al web La visione di contenuti tramite il web rappresenta ancora un prodotto destinato ad una, seppur cospicua, minoranza, poichè il medium presenta forti barriere all'accesso (l'alto costo dei pc, la connessione non ancora disponibie in tutta italia, la difficoltà nell'uso del computer e dei browser di internet). Essa rappresenta però una quota di mercato in forte ascesa e vanta di una considerazione sempre maggiore da parte dei produttori televisivi. Sempre di più la televisione abbandona la propria autoreferenzialità per trattare anche di Internet. Basti pensare che tra il 2005 ed il 2006 Rai, Odeon e La7 hanno acquistato un canale ufficiale per la trasmissione dei propri contenuti su Youtube. Essa rappresenta però una quota di mercato in forte ascesa e vanta di una considerazione sempre maggiore da parte dei produttori televisivi. Sempre di più la televisione abbandona la propria autoreferenzialità per trattare anche di (e su) Internet.
  • 20. L’interesse della tv al web I Canali ufficiali di Youtube (Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/YouTube)
  • 21. La mobile-tv: un prodotto prematuro?
  • 22. Il fenomeno (limitato) della mobile-tv Precisamente tra il 2006 e il 2009 uno dei maggiori provider di telefonia mobile italiana (la 3hg Italia) ha proposto ed immesso sul mercato una variante innovativa del telefono cellulare, il Tv-fonino , che oltre alle consuete caratteristiche del dispositivo mobile permette di vedere anche la televisione (pagando un piccolo canone). Esistono poi dei minitelevisori che permettono la visione della tv anche in auto o fuori casa, ma sono evitati per via del loro alto costo.
  • 23.
  • 24. Le ragioni del flop della mobile-tv “ I primi servizi sperimentali di news sul cellulare arrivano in Italia nel 1999. Partono l’Ansa, tra le agenzie e la Poligrafici editori tra i quotidiani. Il servizio della Poligrafici Editoriale, nella sua fase sperimentale, è limitato all’area di Bologna. […] Gli utenti iscritti al servizio sperimentale gratuito sono 3200 […[ in una seconda fase il servizio viene esteso agli altri due quotidiani del gruppo: “La Nazione” ed “Il Giorno”. Il servizio, nella forma gratuita, raggiunge in breve 120000 utenti. Persone a cui ogni giorno le notizie arrivavano in tasca. Un primo tentativo di trasformare la fase sperimentale gratuita in un servizio per abbonati a pagamento avviene tra il maggio ed il giugno 2000. […] L’iniziativa non incontrò però il facore del pubblico. E’ un’emorraggia: pochissimi abbonati acquistano la news card in edicola. Gli altri preferiscono disattivarsi” (Pratellesi, M., New Journalism , Bruno Mondadori, Milano, 2004)
  • 25. Possibili visioni del futuro: il Panopticon Lo svolgimento culturale e quello mediatico, attuati in maniera simbiotica e complementare durante questi ultimissimi anni, hanno contribuito a trasformare le tecnologie, modificando la cultura in funzione delle ampissime possibilità che abbiamo di interagire con la realtà che ci circonda. L'universo mediatico a nostra disposizione ci permette infatti di (avere la sensazione di) controllare tutti gli aspetti della nostra realtà da un'unico punto focale della nostra casa. I sociologi della convergenza hanno assunto come metafora il Panopticon (letteralmente, “colui che osserva il tutto”) , il carcere ideale Ideato da Jeremy Bentham nel 1791: una struttura ideata in modo che un solo guardiano potesse controllare tutti i prigionieri.
  • 26. Il panopticon Ecco dunque i medium di comunicazione di massa del futuro, dei veri e propri Panopticon grazie ai quali potremmo tenere d'occhio qualsiasi cosa ci interessi dell'universo tanto frammentato e specializzato della futura realtà mediatica. Speriamo solo che non siano dei macchinari mostruosi ed inquietanti come questo.
  • 27. Problematiche di fondo Il panorama mediatico che abbiamo delineato, esaltando il valore della convergenza, ci pone di fronte a degli interrogativi che meriterebbero un ampio approfondimento;
  • 28. Convergenza o divergenza? “ Un paradigma della convergenza deve, perciò, considerare che, a differenza delle previsioni essa significa pluralizzazione , divergenza, complessificazione sul piano delle modalità distributive e fruitive.” (Scaglioni M., Sfardini A., Multi Tv. L'esperienza televisiva nell'età della convergenza , Carocci, 2008, p.45)
  • 29. Moltiplicazione dell’offerta e specializzazione dei contenuti La convergenza contribuisce allo sviluppo della teoria del paradosso, che si sviluppa in due direttrici opposte: ha come conseguenza, per l’appunto, la convergenza di tutti i mezzi tecnologici in un unico medium, ma d’altra parte vengono prodotti contenuti sempre più diversificati, frammentati e specialistici.
  • 30.
  • 31. Come orientarsi nell’oceano di contenuti: la scelta Il futuro panorama mediatico sembra dunque nascondere un grande paradosso. L'offerta si moltiplicherà esponenzialmente all'aumentare della disponibilità, e dunque aumenterà di molto anche il numero di reti e di programmi mandati in onda attraverso i vari medium. Diversificando l’offerta, i vari network alimenteranno la via della frammentazione o specializzazione dei contenuti, e di fatto sarà impossibile per l’utente seguire tutti i contenuti senza rinunciare a nulla. Anche se ci sarà una maggiore offerta, il tempo a disposizione del singolo utente rimarrà sempre lo stesso , e dovrà quindi scegliere quali canali seguire , e quali porre in secondo piano.
  • 32. Convergenza: processo in corso e non un punto di arrivo Lo scenario odierno si presenta in fondo come un insieme variegato e diversificato , che presenta un futuro complesso ed imprevedibile per alcuni aspetti. L’approccio profetico e spesso catastrofista di alcuni autori nell’affrontare la questione non ha uno sguardo sufficientemente ampio per comprendere l’intero fenomeno. Bisogna concentrarsi invece sugli aspetti salienti e visibili di questa tendenza ancora in atto, ovvero: la sempre maggiore ibridazione delle forme mediali e la moltiplicazione dei contenuti . Questo processo non esclude però le classiche occasioni di interazione ormai naturalizzate da tempo. “ Un processo congiuntivo piuttosto che sostitutivo” , ovvero segnato dalla sovrapposizione di forme televisive plurali. L’aspetto saliente non sta tanto nell’affiancarsi di queste forme e modalità, quanto nella loro sempre più marcata fluidità.” Tuttavia è impossibile tracciare un quadro completo senza considerare il contesto storico-geografico. (Scaglioni M., Sfardini A., Multi Tv. L'esperienza televisiva nell'età della convergenza , Carocci, 2008 p.39)
  • 33. Riflessione etica sulla fruizione dei media Premettendo che la tutela del pubblico rimane un argomento di materia, oltre che deontologica ed etica, anche legislativa, e che ogni network ha assoluta capacità di gestione e controllo dei contenuti che circolano su di esso , dobbiamo considerare che nell’età della convergenza, dove ogni fruitore è un potenziale produttore e i confini si fanno più indistinti, ogni spettatore dovrebbe essere autonomo, oltre che attivo. Ogni spettatore dovrebbe porsi a tutela di sé stesso e dei membri del proprio nucleo abitativo. Questo diventa un assunto di base quando, in contesti come le web tv, lo spettatore è estremamente attivo, e dovrebbe interrogarsi sull’utilità delle sue modalità di consumo.
  • 34.
  • 35. “ Vengono presentati l'uomo della strada, il cittadino e l'esperto come tre classi di attori competenti. L'uomo della strada possiede una conoscenza pratica di molti settori di vita quotidiana, che affronta utilizzando manuali, libretti d'istruzioni, ricettari, ed un sapere memorizzato personale ("ti preparo una torta come faceva la nonna"), ha insomma uno stock di conoscenze pratiche sufficienti ad un'azione che non richiede particolari studi o esperienze (anche di lavoro). L'esperto ha una conoscenza ristretta ad un settore particolare, specifico, un sapere approfondito e specialistico: si fonda su asserzioni verificate, su testi autorevoli, su ricerche considerate valide, "scientifiche" dalla comunità degli esperti (appunto) alla quale, almeno per un settore, può dire di fare parte. Il cittadino ben informato si colloca in una posizione intermedia: sa praticare una conoscenza per ricette o manuali, ma possiede un insieme cognitivo più articolato che combina il sapere pratico ("si fa così") con riflessioni ed esperienze personali, non possiede una conoscenza "esperta" ma vuole pervenire a opinioni ragionevolmente fondate, giustificabili razionalmente - e in caso di necessità, conoscendo appunto i propri limiti, ricorre all'esperto.” (Citazione da Protti, M., Studi tedeschi: la sociologia da Weber a Schütz , Mimesis, 2008)
  • 36. Il nuovo cittadino Nelle ormai già lontane parole di Schütz vi è una risposta alla frammentazione della neotelevisione. Non essere più telespettatori passivi, uomini della strada, nè fruire unicamente e totalmente di contenuti specialistici: essere esperti è utile solo nella propria ristretta cerchia di esperti. Ma essere cittadini ben informati. Saper essere versatili per porsi tra globalizzazione e glocalizzazione, per informarsi con spirito critico sugli eventi lontani che la televisione ci porta nel nostro appartamento, per riflettere anche sulla realtà locale. Se la maggior parte del nuovo pubblico cercherà di porsi nell'enorme quantità di contenuti che ci aspetta con lo spirito del cittadino ben informato, la frammentazione dei contenuti non sarà un problema insormontabile, ma diverrà un'enorme opportunità per l'audience.
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