Lorenzo D'Emidio- Lavoro sulla Bioarchittetura.pptx
Il comportamento collettivo in situazioni di emergenza
1. FRANCESCO SANTOIANNI La sicurezza nei grandi eventi La gestione della folla www.disastermanagement.it Scuola Regionale Protezione Civile “ E. Calcara” Corso: Operatori di emergenza per eventi e manifestazioni Dispensa della Lezione del 8 ottobre 2008
4. Atipicità del luogo dove si svolge il “grande evento” Da un punto di vista della sicurezza, un “grande evento” può essere definito come l’affollarsi di un gran numero di persone in un’area solitamente non deputata ad ospitarle. Da questo punto di vista, uno stadio pieno di tifosi, Piazza san Pietro piena di fedeli o Piazza san Giovanni a Roma gremita di manifestanti... non dovrebbero essere considerati “grandi eventi” in quanto accadimenti “normali” i quali, tra l’altro, riproponendosi, con una certa frequenza in quel luogo vedono solitamente un’organizzazione perfettamente “rodata” ad affrontarli. Va da sé che la presenza di una grande folla in una struttura deputata ad ospitarla e dotata di una pur efficiente organizzazione per contenerla non scongiura il verificarsi di gravissimi incidenti, come quelli verificatosi a La Mecca (Arabia Saudita) il 2 luglio 1990 (1.426 morti) o il 13 gennaio 2006 (362 morti).
5. Atipicità della folla Oltre al luogo, comunque, anche la composizione della folla può contrassegnare l’eccezionalità dell’evento e determinare, quindi, significativi rischi. Un esempio può essere dato dai festeggiamenti per la vittoria del campionato di calcio che, il 24 giugno 2001, ha visto concentrarsi al Circo Massimo a Roma più di un milione di tifosi romanisti. La particolarità dell’evento del giugno 2001, infatti, non era certo dato dal numero di persone; il Circo Massimo, infatti, aveva ospitato affollatissime manifestazioni sindacali e politiche ma queste erano composte prevalentemente da “militanti” sindacali e di partito; persone, cioè, perfettamente abili e che, essendo arrivate sul posto tramite le strutture periferiche dell’organizzazione nazionale che organizzava l’evento, avevano in queste un preciso punto di riferimento. Situazione completamente diversa nella festa per la vittoria della Roma che vide, a fianco di bande di ultrà alticci per la troppa birra, famiglie intere, (dalle nonne ai nipotini), innumerevoli ragazzi accampati lì dalla notte prima con ghiacciaie e ombrelloni per ripararsi dal sole, semplici cittadini che mai si erano interessati prima di calcio e che erano lì per pura curiosità...
8. Una ricerca sul comportamento collettivo in caso di emergenza è stata presentata nel gennaio 2007 da Dirk Helbing e Anders Johansson dell’Università di Dresda (Germania). Lo studio fu commissionato dalle autorità dell’Arabia Saudita dopo un tragico pisodio del gennaio 2006 quando durante il tradizionale pellegrinaggio alla Mecca persero la vita più di 300 pellegrini presso il ponte Jamarat, calpestate dalla folla o morte per asfissia. Le registrazioni video della strage dei pellegrini hanno permesso agli studiosi di costruire un algoritmo che ha determinato posizione e velocità dei soggetti presenti nel luogo del disastro. L’analisi ha portato così a individuare le tre fasi successive che hanno scandito la tragedia: Folla e incidenti: La Mecca
9. Prima la folla si è mossa in un flusso "laminare": si avvicinava al ponte sempre più lentamente, ma in modo lineare. Il movimento è analogo a quello di un fluido denso che scorre; Poi si è passati a un movimento "stop and go": come le onde del mare, i fedeli si spostavano verso la destinazione alternando fasi di avanzamento lineare e fasi di blocco. Un po’ come avviene nelle code in autostrada quando si avanza di un metro per volta. La densità della folla, intanto, cresceva; infine la fase del movimento turbolento: sempre più soggetti, in preda al panico, hanno iniziato a muoversi in ogni direzione, casualmente, spintonando e diffondendo la sensazione del pericolo a chi li circondava. Il risultato sono state centinaia di vittime morte calpestate. Folla e incidenti: La Mecca
12. Situazioni di stress Il comportamento durante una emergenza Riflessioni: Tucidide, Galiani, Manzoni… Tecniche di manipolazione Studi: Seconda guerra mondiale Che cosa è una “folla”? Analisi della vulnerabilità sociale Folla: Ognuno adegua il suo comportamento a quello degli altri
13.
14. Il comportamento individuale: la paura MODIFICHE SOMATICHE: 8% CATALESSI: 2% EVENTO DIRETTAMENTE PERCEBILE IPERATTIVITA’: 90%
15. FATE “QUALCOSA”! LEADERSHIP “ STATE CALMI” PERDITA CREDIBILITA’ OBIETTIVO UTILE “ Spalle al muro!” “ Sotto il banco!” Iperattività (90%): come utilizzarla
16. Il comportamento individuale: lo “stress” (“ angoscia ”) EVENTO NON DIRETTAMENTE PERCEBILE Epidemie Gravi reazioni psicosomatiche nell’individuo
19. Il panico: comportamento autodistruttivo Come si fa a prevedere il comportamento di una folla in una situazione di grave pericolo? Lo strumento più efficiente a disposizione degli ingegneri è rappresentato da modelli matematici che simulano il flusso di una folla in corsa. Il difetto più grave di tali modelli è che il movimento della massa viene assimilato più o meno a quello di un fluido omogeneo sotto pressione. L'esperienza insegna però che la realtà è assai diversa perché la folla è composta di persone che reagiscono diversamente allo stesso stimolo, e il loro comportamento collettivo è il risultato di interazioni complesse condizionate dalle emozioni e dall’istinto di sopravvivenza. A questo proposito, un team di ricercatori diretti da Dirk Helbing dell’Istituto di studi avanzati di Budapest ha effettuato uno studio approfondito del comportamento collettivo servendosi soprattutto di materiale filmato ed ha elaborato un nuovo modello matematico capace di considerare la reazione del singolo in una folla. La ricerca, che è stata pubblicata questa settimana da «Nature», potrebbe in futuro rappresentare un prezioso strumento per la progettazione di strutture più sicure. Dal lavoro di Helbing sono scaturite alcuni interessanti elementi che con il modello del fluido non sarebbero stati evidenziati. Ad esempio, se un locale invaso dal fumo è dotato di due uscite, la folla tende ad accalcarsi presso una soltanto delle due, e il flusso rallenta perché gli indidui corrono anziché camminare. Il modello del fluido prevederebbe invece, erroneamente, che un numero maggiore di porte corrisponda a una maggiore sicurezza. Questo comportamento potrebbe essere indotto da una tendenza irriflessa del singolo a seguire la massa. Data l’importanza della comprensione di questo e di altri fenomeni, i ricercatori puntano adesso a perfezionare il modello inserendo nuovi parametri, con l’obiettivo di elaborare una simulazione quanto più realistica che consenta la progettazione di strutture più sicure e migliori strategie di emergenza.
25. Veloce e progressiva chiusura dell'unica via di uscita “ Nello scatenarsi del panico ha molto peso la convinzione o il timore di un possibile intrappolamento. Nel racconto di chi ha partecipato ad un caso di panico questa considerazione viene ripetuta moltissime volte. Non è vero che gli individui colpiti da panico credano o avvertano di essere definitivamente intrappolati. In questi casi, infatti, non si produce panico. Questi si manifesta, invece, solo quando, nel pericolo si avverte l'imminente chiusura di una possibile via di uscita. " E. Quarantelli Chernobyl Fallout
26. Ansietà diffusa precedente al disastro In una folla il comportamento di un individuo è determinato da quello degli “altri”. N.J.Smelser, Theory of collective behaviour”