L'utilizzo e l'applicazione del rating esterno da parte delle banche. Attendibilità e credibilità dei modelli di rating e possibili evoluzioni alla luce di Basilea 3 - Intervento di Marco Nigra, Responsabile Rischi di Credito, Servizio Risk Management, Banco Popolare
Berto. From Italy with love - Annual Meeting CUOA 2014
L'utilizzo e l'applicazione del rating esterno da parte delle banche.
1. WORKSHOP DEL CENTRO STUDI RISK MANAGEMENT E VALORE
RATING E BASILEA 3
Attendibilità e credibilità dei modelli di rating e possibili evoluzioni alla luce di
Basilea 3
L’UTILIZZO E L’APPLICAZIONE DEL RATING
ESTERNO DA PARTE DELLE BANCHE
Intervento di Marco Nigra
Responsabile Rischi di Credito
Servizio Risk Management
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2. Premessa
La presente relazione tratta dell’utilizzo dei rating esterni con
particolare riferimento al rischio di credito e si sviluppa in due
sezioni.
La prima sezione è dedicata all’utilizzo e l’applicazione dei rating
esterni – con alcuni riferimenti all’esperienza del Banco Popolare -
principalmente per il calcolo dei requisiti di vigilanza a fronte del
rischio di credito, con un cenno all’utilizzo “gestionale” e a fini di
benchmarking dei modelli interni di rating.
La seconda parte si focalizza, prendendo spunto dalle proposte di
riforma della normativa prudenziale (note come Basilea III), sulle
modalità attraverso le quali confrontare la coerenza tra le valutazioni
espresse dai rating esterni rispetto a quelle dei rating sviluppati
internamente.
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4. Utilizzo ai fini prudenziali: principi generali
Le banche possono avvalersi, ai fini del calcolo del requisito patrimoniale a
fronte del rischio di credito - nell'ambito del metodo standardizzato e
nell'ambito del metodo IRB (limitatamente alle posizioni verso
cartolarizzazioni) - delle valutazioni del merito di credito forniti da una
agenzia di rating (ECAI-External Credit Assessment Institution) o da una ECA
(Export Credit Agency).
Le banche comunicano a Banca d’Italia (e aggiornano) l’elenco delle ECAI
(ECA) di cui intendono avvalersi.
Le valutazioni delle ECAI (ECA) vanno utilizzate in modo continuativo e per
tutte le esposizioni appartenenti alla classe (regolamentare) di riferimento.
In presenza di valutazioni da parte di due ECAI (ECA) viene scelta quella a cui
corrisponde il fattore di ponderazione più alto: se le valutazioni sono più di
due si selezionano le due abbinate ai fattori di ponderazione più bassi e si
applica il più alto dei due.
In presenza di valutazioni da parte di più ECAI di tipo solicited e unsolicited,
questi ultimi possono essere utilizzati solo in assenza dei primi.
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5. Utilizzo ai fini prudenziali: ponderazioni e mapping ECAI (1/2)
Per ciascuna classe regolamentare di esposizione, la normativa di vigilanza
prevede, nel caso vengano utilizzate valutazioni di ECAI, l’applicazione di
ponderazioni differenziate in base al rating relativo al merito di credito
della controparte.
A titolo di esempio si riporta la griglia di classi di merito/ponderazioni
riferita al portafoglio regolamentare delle esposizioni verso “imprese e
altri soggetti”:
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6. Utilizzo ai fini prudenziali: ponderazioni e mapping ECAI (2/2)
Il riconoscimento di una ECAI e la riconduzione dei rating ai coefficienti di
ponderazione (mapping) vengono effettuati dalla Banca d'Italia sulla base
dei criteri previsti dalla normativa di vigilanza.
Di seguito un esempio di mapping relativo ai rating di Cerved Group:
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7. Rating esterni: cambiamento del mapping
Banca d'Italia può aggiornare periodicamente il mapping relativo alle ECAI:
tale circostanza ha riguardato, di recente, i rating di Cerved Group per i
quali è prevista l’entrata vigore – da dicembre 2010 – di un nuovo mapping.
Classe di Nuovi Vecchi
Classe di rating Cerved
merito coefficienti di coefficienti di
Group
creditizio ponderazione ponderazione
1 n.a. 20%
2 da Aa1 a Aa3 50% 20%
2 da A4 a Baa7 50% 50%
3 Baa8 100% 50%
4 Baa9 100% 50%
4 da Ba10 a B13 100% 100%
5 da B14 a B15 150% 100%
6 B16 150% 100%
6 da C17 a C19 150% 150%
Il nuovo mapping porterà - a parità di altre condizioni - ad un
peggioramento della ponderazione media associata ai rating esterni: in casi
del genere, una tempestiva simulazione di impatto è indispensabile al fine
di individuare eventuali azioni correttive (es. coperture sulle principali
esposizioni) e per una corretta rappresentazione dei rischi al top
management (e, se del caso, al mercato).
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8. Utilizzo dei rating unsolicited ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali
Nell’esperienza del Banco Popolare, l’utilizzo dei rating esterni (in
particolare unsolicited) ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali è
preceduto da una analisi di coerenza rispetto alle valutazioni, sulle
medesime controparti, calcolate dai modelli interni di rating.
A seguito di tale analisi viene selezionato, per ragioni prudenziali, un
sotto-insieme delle valutazioni esterne disponibili, escludendo i rating
esterni le cui probabilità di default associate presentino un forte
scostamento con le PD calcolate dai modelli interni.
Obiettivo della selezione è, pertanto, riallineare le PD associate ai rating
esterni con quelle interne.
Ciò porta ad una riduzione del beneficio riveniente dall’utilizzo dei rating
esterni (nel calcolo degli attivi ponderati) rispetto a quello massimo
teoricamente conseguibile.
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9. Utilizzo dei rating esterni a fini di gestionali: cenni
L’utilizzo gestionale dei rating, in termini generali, può riguardare (i) la
concessione del credito (livelli di facoltà per delibere e rinnovi), (ii) il
pricing (differenziabile per classe di rating), (iii) l’allocazione del capitale,
(iv) la misurazione e gestione dei rischi e (v) il governo societario, latu
sensu.
Nell’esperienza del Banco Popolare l’utilizzo gestionale è limitato ai rating
interni, anche tenuto conto dell’obiettivo di maturazione del requisito di
experience funzionale all’autorizzazione delle metodologie Irb per il calcolo
dei requisiti prudenziali.
L’eventuale utilizzo gestionale di rating esterni dovrebbe comunque
presupporre una preventiva analisi di coerenza rispetto ad evidenze di
tipo interno.
Può essere ipotizzato un utilizzo dei rating esterni, ad esempio, ai fini della
fissazione e del monitoraggio di obiettivi di ottimizzazione di RWA
(metodologia standard): le previsioni di Basilea III potranno tuttavia
influenzare la percorribilità di tale approccio.
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10. Utilizzo dei rating esterni a fini di benchmarking: cenni
I rating esterni - solicited e unsolicited – vengono utilizzati, tra l’altro, a fini
di benchmarking dagli intermediari che sviluppano modelli interni di
rating: il benchmarking è parte delle attività di convalida interna del
“sistema” di rating.
In altri termini, il rating esterno (modello benchmark) viene utilizzato per
effettuare valutazioni di confronto rispetto al rating interno (modello
target).
Il confronto riguarda sia la performance del modello di rating (i.e. capacità
di distinguere le controparti bonis vs quelle in default) sia la capacità
predittiva e di classificare correttamente le controparti creditizie.
Sono rilevanti, anche a fini di benchmarking, le differenze strutturali tra
modelli interni ed esterni, in particolare per quanto concerne la definizione
di default utilizzata: per effettuare un corretto esercizio occorre pertanto
ricondurre le due misure ad una “scala maestra” attraverso un
procedimento statistico (“ricalibrazione” delle PD del modello benchmark)
ovvero almeno judgemental (riconduzione sulla base del giudizio assegnato
dal rating esterno alle diverse classi, es. investment o speculative grade).
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12. Rating esterni ed interni: alcuni punti di attenzione da Basilea III (1/3)
[…] Credit risk: Banks should have methodologies that enable them to
assess the credit risk involved in exposures […] should also assess
exposures, regardless of whether they are rated or unrated, and determine
whether the risk weights applied to such exposures, under the
Standardised Approach, are appropriate for their inherent risk.
[…] where a bank determines that the inherent risk of such an exposure,
particularly if it is unrated, is significantly higher than that implied by the
risk weight to which it is assigned, the bank should consider the higher
degree of credit risk in the evaluation of its overall capital adequacy […]
BCBS, Strengthening the resilience of the banking sector, dicembre 2009
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13. Rating esterni ed interni: alcuni punti di attenzione da Basilea III (2/3)
[…] Banks must not mechanistically rely on CRA ratings for assessing the
creditworthiness of assets […] should have the capability to conduct their
own assessment of the creditworthiness of […] the financial instruments
they are exposed to and should satisfy supervisors of that capability […]
Banks using the standardised Basel II approach currently have minimum
capital requirements based on CRA credit ratings. As long as some banks
continue to have capital requirements based on CRA ratings, supervisory
processes should be put in place to check the understanding of the
appropriate uses and limitations of CRA ratings by these banks’ risk
managers […]
Financial Stability Board, Principles for Reducing Reliance on CRA Ratings, 27 ottobre 2010
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14. Rating esterni ed interni: alcuni punti di attenzione da Basilea III (3/3)
[…]
Should the use of standardized approaches based on external ratings be
limited to smaller/less sophisticated firms?
[…]
Do you agree that the requirement to use at least two external ratings for
calculating capital requirements could reduce the reliance on ratings and
would improve the accuracy of the regulatory capital calculation?
[…]
What alternative measures of credit risk could be used in regulatory
capital frameworks? What are the pros and cons of market based risk
measures (such as bond prices, CDS spreads) compared to external credit
ratings? […]
EU Commission, Public Consultation on CRA Ratings, 5 novembre 2010
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15. Rating esterni ed interni: le previsioni di Banca d’Italia
[…] gli intermediari provvedono ad effettuare costantemente autonome
analisi sulla qualità dei singoli prenditori nonché, con periodicità almeno
annuale, una specifica valutazione della complessiva coerenza dei rating
delle ECAI con le valutazioni elaborate in autonomia.
I risultati dell’esame andranno formalizzati in un documento approvato
dall’organo con funzione di gestione e portato a conoscenza dell’organo di
controllo.
Ove dall’esame emergano frequenti e significativi disallineamenti fra
valutazioni interne ed esterne, copia della citata relazione andrà trasmessa
alla Banca d’Italia […]
Banca d’Italia, Comunicazione 30 dicembre 2008 (Valutazione del merito creditizio)
Bollettino di Vigilanza dicembre 2008
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16. Valutazione di coerenza: principali profili
La valutazione di coerenza, per gli intermediari che utilizzano - anche ai
soli fini gestionali – modelli di rating sviluppati internamente, può essere
condotta confrontando le valutazione espresse dai rating esterni con quelle
dei rating interni.
Il confronto deve, in via preliminare, tenere conto delle principali
differenze tra rating esterni – in particolare unsolicited – e rating interni che,
di norma, riguardano:
•informazioni utilizzate: i modelli sviluppati internamente utilizzano
informazioni di carattere “andamentale” (operatività tra le controparte
affidate e la banca) di norma non disponibili per una ECAI;
•definizione di default: il concetto di default utilizzato da una ECAI è, di
norma, riferito alle sole procedure concorsuali (idealmente assimilabile allo
stato di sofferenza) mentre quello sottostante ad un rating interno è più
ampio (includendo past due, incagli e ristrutturati, a meno del trattamento
dei cd “past-due tecnici”);
•caratteristiche “strutturali”dei modelli: point-in-time vs through the cycle.
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17. Valutazione di coerenza: articolazione (1/2)
La valutazione di coerenza tra rating interni ed esterni – in particolare
unsolicited -può essere articolata in tre step successivi.
Analisi andamentale.
Un primo ambito di analisi riguarda l’andamento degli RWA calcolati
sulla base dei rating esterni (i.e. andamento del coefficiente di
ponderazione medio): a questi fini occorre effettuare un esercizio di
statica comparata, vale a dire isolare un campione “chiuso” di
controparti per le quali siano disponibili rating esterni nel periodo di
analisi.
Successivamente possono essere confrontati gli andamenti relativi dei
rating medi interni ed esterni (per le controparti valutate da entrambi i
modelli) al fine di ottenere una prima elementare indicazione di
tendenza (periodo di inizio osservazione =100).
Un confronto, infine, tra (i) livelli e (ii) andamento delle probabilità di
default medie espresse da modelli interni ed esterni (su un campione di
controparti omogeneo) è utile per valutare, oltre che la coerenza delle
linee di tendenza, la “distanza” tra le valutazioni.
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18. Valutazione di coerenza: articolazione (2/2)
Analisi di coerenza.
Un ulteriore ambito di analisi riguarda la coerenza delle valutazioni
espresse dai rating esterni ed interni relativamente ad un campione di
controparti.
A questo fine occorre ricondurre i rating esterni ed interni ad una “scala
maestra” e distribuire le controparti all’interno di una matrice: quanto più
le controparti saranno distribuite all’interno (o in uno stretto intorno) della
diagonale principale (i.e. nella stessa “classe” di scala maestra), quanto più
le valutazioni potranno dirsi coerenti.
Analisi della capacità predittiva.
Il confronto tra la capacità predittiva dei rating esterni ed interni può
essere valutata mediante l’analisi dello scostamento medio tra il tasso di
default osservato e la PD media associata a ciascuna classe di rating interno
ed esterno.
A questi fini è importante tenere conto delle differenze in termini di
definizione di default utilizzata.
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19. Valutazione di coerenza: principali punti di attenzione
La valutazione di coerenza tra rating esterni ed interni deve tener conto
delle differenze strutturali – i cui effetti sono spesso ineliminabili – tra
modelli interni ed esterni: le eventuali incoerenze vanno pertanto
interpretate anche alla luce di queste disomogeneità.
Il confronto dovrebbe, tra l’altro, tener conto oltre che delle valutazioni
espresse dai rating esterni (classe attribuita alla controparte e relativa PD)
anche della ponderazione corrispondente (ai fini del calcolo degli RWA),
che può cambiare nel tempo.
L’assenza di modelli di rating sviluppati internamente - frequente negli
istituti di minori dimensioni - rende più complessa la valutazione di
coerenza e, in prospettiva, il rispetto delle indicazioni, per ora di carattere
generale, contenute nella proposta di riforma della normativa prudenziale.
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