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PERIODICO A CURA DEI DELEGATI FIOM G.D FONDATO NEL 2009
                           2° NUMERO
                          Giugno 2009




     In primo piano: Violazione monumento ai caduti
                     e alle vittime del 2 agosto (pag. 3)



INDICE:
Pag.2   Piattaforma nazionale separata (di Sandra Sandrolini)
Pag.3   Violazione monumento ai caduti
        e alle vittime del 2 agosto (di Valeria Frascari)
Pag.4   Per la rubrica “una finestra sul mondo”:
        Siamo tutti migranti (di Andrea Felisatti)
Pag.5   L’informativa industriale in G.D: alcune riflessioni
                                             (di Fabrizio Torri)
Pag.9   Officine G.D: una risorsa (di Davide Zini)



                                                                   1
ACCORDO SEPARATO SUL MODELLO CONTRATTUALE
                  .......... E LA CONTRATTAZIONE G.D?
    In questo momento, in cui il nostro paese sta attraversando una profonda crisi, ci troviamo di fronte
    a misure che vanno a ridisegnare tutto il panorama sociale, istituzionale e giuridico …. E “la crisi”
    viene utilizzata quando il sindacato è più debole con una logica neoautoritaria dove il lavoro e le
    questioni sociali non sono al centro, ma si segue una linea di destrutturazione del lavoro , con il
    risultato di una frantumazione dell’ universalità dei diritti. In questo contesto ci troviamo di fronte ad
    un accordo firmato da Confindustria CISL UIL e UGL che fissa le nuove regole su Contratto
    Nazionale e contrattazioni di secondo livello. La negazione del diritto democratico delle lavoratrici
    e dei lavoratori di potersi pronunciare in modo vincolante sulla validità di tale accordo rappresenta
    un’ attacco alla libertà, alla costituzione materiale del nostro paese. Con tale scelta Confindustria
    conferma la volontà di definire un sistema di regole incompatibili con una reale autonomia
    contrattuale nei luoghi di lavoro, indebolisce il Contratto Nazionale, svilisce e svuota il ruolo delle
    RSU, estende senza alcun           limite forme di bilateralità che si andranno a sostituire alla
    contrattazione collettiva. Questo accordo, concordato solo con alcuni senza la CGIL,                verrà
    applicato nei prossimi rinnovi contrattuali, si apriranno scenari a cui non siamo abituati,
    meccanismi che prevedono una strutturazione diversa dei rapporti sindacali. Il prossimo 30 giugno
    la segreteria nazionale della FIOM, i suoi gruppi dirigenti e centinaia di delegati si ritroveranno per
    discutere in riferimento alla scadenza del CCNL, di come concludere il ciclo negoziale tutt’ora
    aperto, con la presentazione della piattaforma per il rinnovo del biennio economico 2010-2011.
    Anche alcuni dei delegati FIOM G.D saranno presenti a quell’appuntamento molto importante, che
    ci porterà sicuramente a confrontarci con tutti i lavoratori al più presto. Ma apriamo ora un’ altro
    scenario che ci riguarda molto da vicino, dopo le posizioni prese da CISL e UIL firmando la riforma
    sulla contrattazione, in attesa di sapere che posizione terranno sul rinnovo del biennio economico,
    che scenario si aprirà in G.D? Sicuramente la prossima vertenza aziendale sarà uno spartiacque
    tra il passato ed il futuro tra ciò che è stato, e ciò che sarà. La nostra è una storia lunga, quasi 40
    anni di contrattazione aziendale, grazie alla capacità di tanti delegati sindacali che negli anni si
    sono succeduti, grazie alla loro capacità di ascoltare i lavoratori, di avere il coraggio e la fantasia
    di osare e di non accontentarsi mai, hanno lasciato ai lavoratori G.D un grande patrimonio in fatto
    di: Salario, Diritti Individuali, Formazione Politica Industriale…(che potete trovare sul sito della
    FIOM G.D). Ciò che ha caratterizzato l’attività dei delegati sindacali G.D fino ad oggi è un modo di
    fare sindacato che ritiene, sì fondamentali le rivendicazioni salariali, ma che ha saputo leggere i
    bisogni delle persone, conquistando tanti Diritti che arricchendo quelli ottenuti dalla Contrattazione
    Nazionale, hanno fatto la differenza di come si vive nel luogo di lavoro. Se la riforma dei contratti
    venisse rigorosamente applicata, quella pratica contrattuale potrebbe esserci sottratta.
    Il senso di responsabilità ci porterà sempre ad ascoltare i bisogni delle persone, la fiducia che ci
    avete dato nel rinnovo della RSU, e gli impegni che abbiamo preso con i lavoratori nei vari accordi
    per noi sono vincolanti nelle nostre pratiche quotidiane di delegati FIOM. Sappiamo però che di
    fronte a queste riforme l’impegno e la serietà         potrebbero non bastare, dovremo aspettarci
    piattaforme povere? E non solo economicamente! Ma può un sindacato, accettare un ruolo così
    passivo annullando quella identità creata in 107 anni della FIOM? Identità fondata su grandi
2   battaglie …. Grandi conquiste!
                                                                                      Sandra Sandrolini
“Attenti al giorno in cui
               non avrete niente di cui lamentarvi”
                                          Legge di Kranske
Settimane fa, alcuni monumenti di Bologna in memoria dei caduti della seconda guerra
mondiale e il monumento alle vittime della strage del 2 agosto 1980, sono stati imbrattati con
scritte inneggianti il duce, Gelli e la loggia P2. Come delegati della FIOM G.D, condanniamo
questo gesto gravissimo. Vogliamo esprimere la nostra solidarietà al Presidente dell’ANPI e
concordiamo con il comunicato da lui scritto in merito a questo deplorevole atto. Alcuni
delegati FIOM sono tesserati ANPI, perché crediamo che associazioni come questa
debbano continuare ad esistere, soprattutto in un momento storico come questo nel quale la
coscienza generale pare stia regredendo. Come la moda che ha un suo ciclo e poi riprende,
anche la storia pare debba seguire la stessa sorte. Non riusciamo intelligentemente a capire
che gli errori del passato devono servire unicamente come esperienza da non ripetersi. Chi
commette questi atti, spesso e volentieri, sono ragazzi che non arrivano nemmeno ai 20
anni e lo fanno perché votare un partito come “forza nuova” è diventato ormai uno stile, una
moda o perché si sentono forti, una forza che spesso nasce dal gruppo o “branco”. A volte
non sanno nemmeno cosa stanno scrivendo, mi chiedo, un ragazzo di 17 anni riuscirebbe a
parlarmi della loggia P2 o di Licio Gelli? Il problema è che sono strumentalizzati da persone
che sanno invece molto bene cosa stanno facendo, di cosa si sta parlando e trovano terreno
fertile nelle nuove generazioni (spesso fra i più deboli e condizionabili), per non parlare dei
nostalgici che in questi ultimi tempi si stanno facendo forza, visto il momento storico europeo
che stiamo vivendo, per uscire allo scoperto e riconfermare le loro ideologie xenofobe e
fasciste. A livello europeo si sta espandendo a macchia d’olio questa VECCHIA ideologia. In
Olanda, Belgio ….. hanno vinto gruppi di estrema destra. In Italia stanno cercando di
legalizzare queste “camicie grigie”, gruppi di esaltati vigilantes. Vi invito ad informarvi su
quali erano i compiti, all’inizio, delle SA in Germania o delle camicie nere qui in Italia.
L’immigrato è la forza scatenante di questo dilagare di intolleranza e il fiorire di gruppi come
questi. Ma siamo sicuri che sia a lui che dobbiamo attribuire tutte le colpe? O le dobbiamo
attribuire ai Governi che NON applicano le leggi che già abbiamo per chi delinque o NON ne
creano di nuove per evitare che persone che hanno in tasca già 3 fogli di via continuino a
commettere reati nel nostro paese? Leggi che non servono solo all’extracomunitario, perché
il delinquere è un problema di ogni razza ed etnia. L’unica cosa che dovrebbe rimanere è
che il delinquere è un reato e va punito. E come mai non si va ad agire sulla criminalità
organizzata come camorra e mafia, che imperano nel nostro paese da anni e anni
indisturbati? Pensiamoci veramente, pensiamo ad uno scenario governato da partiti del
genere, partiti come forza nuova e vorrei si facesse uno sforzo nel capire che oggi è
l’immigrato, domani non basterà più. Domani ci saranno altri a cui dare addosso. La storia,
non è solo un libro da imparare a memoria a scuola, la storia è ciò che è accaduto e che
purtroppo potrebbe risuccedere in ogni momento. Un esempio: dopo la seconda guerra
mondiale si disse “mai più lager”. Ma se rivediamo le immagini dei campi di concentramento
serbi durante la guerra in Bosnia, sembra di guardare immagini di repertorio di Auschwitz
Viviamo in un paese governato da boss mafiosi e camorristi e non abbiamo mai fatto niente
per debellare questo “cancro”. E’ allora sempre colpa di altri???? Lo sappiamo chi sono i
politici immanicati con queste famiglie malavitose, ma li eleggiamo e arrivano addirittura a
fare i capi del Governo e quindi torno a chiedere, è sempre colpa di altri????? Penso, che
imbrattare anche il monumento delle vittime del 2 agosto, sia un atto oltre che spregevole, di
sconfitta della nostra città a tutti i livelli, per ogni appartenenza politica. Perché quella lapide
è una ferita che di anno in anno viene ricordata sempre meno ma che non potremo mai
cancellare e NON dobbiamo cancellare. E’ una cicatrice che porteremo sempre. E i
mandanti non sono scesi da un gommone, ma siedono al senato indisturbati e decidono
anche oggi sulle nostre vite. I delegati FIOM G.D non dimenticano il 2 agosto e saranno
come ogni anno, in stazione quel giorno per ricordare.
In ultimo, vorrei dare due suggerimenti: uno è di vedere il film “IL DIVO” se ancora non vi è
capitato e per secondo, vi consiglio la lettura di “1984” di G. Orwell, se non vi piace leggere
potete sempre vedere il film tratto dal libro.

                                                                             Valeria Frascari          3
UNA FINESTRA SUL MONDO

                             SIAMO TUTTI MIGRANTI



    Ho avuto l'occasione di visionare il film documentario della Comencini "In Fabbrica",durante il
    racconto la regista si sofferma sulle condizioni di vita dei migranti che dalle campagne del sud
    si spostano nelle fabbriche del nord, più precisamente a Torino,dove in quel periodo (a
    cavallo tra gli anni 60/70), la FIAT attirava migliaia di lavoratori concedendogli il miraggio di
    un lavoro sicuro e di una vita migliore!!
    Le condizioni di vita dei migranti dell'epoca non erano diverse di quelli di oggi. Stessi discorsi
    (le case ai torinesi-italiani), le stesse immagini (cantine e soffitte affollate, le condizioni
    igieniche carenti ecc.ecc.), ma sopratutto le stesse problematiche odierne!! Come e' possibile
    che in cinquant'anni l'unica differenza è data dagli individui? Ieri i migranti provenienti dal sud
    del paese, oggi i migranti di origine straniera, di qui la maggioranza proveniente dal così detto
    sud del mondo.
    Ma come, noi che siamo un popolo di migranti non riusciamo a gestire un fenomeno vecchio
    come la storia del mondo, ossia quello riferito all' immigrazione?? Allora bisogna andare a
    vedere cosa la politica ha fatto in questi ultimi anni per affrontare la questione e si scopre
    come l'immigrazione non venga percepita come una risorsa ma bensì come un grosso
    problema. Difficilmente sento parlare di integrazione, il più delle volte l'immigrato viene
    descritto da una consistente parte politica, come “portatore di problematiche” a tal punto che
    ad ogni tornata elettorale (politiche, amministrative ed europee), si scatena la solita
    propaganda contro il diverso, incutendo paura e diffidenza verso queste persone. Cosa fa il
    governo per gestire questa situazione, per calmarla? Nulla, anzi soffia sul fuoco, introducendo
    a colpi di maggioranza leggi e leggine che vanno nel senso opposto al sogno di integrazione.
    Esempi ce ne sono per tutti i gusti:1) la bossi fini 2) il reato di clandestinità 3) medici delatori
    4) insegnanti delatori 5) aumento da 60 a 180 giorni di detenzione nei CEI(ex CPT) 6) classi
    separate 7) respingimenti in mare 8) impronte digitali nei campi rom 9) caccia al lavavetri 10)
    accordi bilaterali con la Libia (paese che non riconosce le convenzioni sui diritti umani), un bel
    decalogo non c’è che dire!! Altro che integrazione.........la parola giusta diventa
    segregazione!!!! Perchè tutto ciò? A quale scopo? Lo scopo e' sempre lo stesso, "dividi et
    impera". Si mettono in competizione le persone più deboli tra loro, su diritti basilari, CASA,
    LAVORO, SANITA' ed istruzione, giocando sull'ignoranza e sul martellamento dei mass-
    madia. Ma non esiste solo questo: il migrante va bene se è sottopagato, quando raccoglie i
    prodotti della terra nel sud, quando lavora nelle concerie del nord, quando accudisce i nostri
    anziani, appena però alza la testa e reclama uno straccio di diritto, viene rispedito al
    mittente.....zitto lavora e non fare domande!! Certo se il migrante sul territorio ha
    comportamenti che vanno contro la legge, è normale che ne paghi le conseguenze a livello
    personale però, non che di tutta l'erba se ne faccia un FASCIO!! Invece purtroppo cosi non
    è........ e anche se l'ISTAT pubblica documenti dove il lavoro dei migranti contribuisce con il
    10% al PIL nazionale (lavoratori che pagano tasse e contributi allo stato), in un paese in cui le
    nascite stagnano, i migranti danno nuova linfa allo sviluppo dello stesso. In un mondo
    globalizzato, l'immigrazione ha un ruolo molto importante, essa deve essere gestita per il
    bene dell'individuo ma anche della collettività. Bisognerebbe ridisegnare il percorso tracciato
    fino a qui dai nostri governanti, facendo leva sul buon senso e soprattutto su una buona dose
    di umanità e di rispetto reciproco, che di queste "regole" non ha bisogno, anzi il “metticciato”
    e' la forma di cultura più universale esistente. Altro che flussi, quote o visti, siamo tutti su
    questa barca e consapevoli del fatto che prima o poi le barriere alzate in maniera artificiosa
    dall'uomo cadranno travolte dalla pressione di migliaia di persone che legittimamente
    andranno in cerca di un futuro più degno. Di questo bisogna esserne consapevoli, perché che
4   ci piaccia o no siamo tutti figli della stessa TERRA!!!!!
                                                                                Andrea Felisatti
L’INFORMATIVA INDUSTRIALE IN G.D:
                            ALCUNE RIFLESSIONI
Il senso di questo scritto, è quello di focalizzare meglio alcuni aspetti, a mio avviso
estremamente rilevanti, che sono emersi durante l’Informativa Industriale tenuta dalla
Delegazione Aziendale alla R.S.U e alle Organizzazioni Sindacali Territoriali il 5/6/2009. In
quella occasione, oltre ad avere un quadro complessivo sulla situazione corrente e di
prospettiva di G.D, c’era la forte necessità, almeno per la FIOM–CGIL, di provare ad
introdurre degli elementi di novità rispetto ad un evento che negli ultimi anni sta
progressivamente diventando, nella migliore delle ipotesi una sorta di conferenza stampa
a beneficio del Sindacato e nella peggiore uno spot pubblicitario aziendale, dove alla fine
si finge sia di ascoltare che di intavolare una qualsiasi forma di contraddittorio. In
ambedue i casi, i risultati sono davvero poco significativi. Rompere uno schema quindi, o
almeno tentare di farlo nella consapevolezza che in quel momento non si è ad un tavolo di
trattativa, non si va li per fare accordi, però è senz’altro un’occasione importante in cui si
deve segnalare la necessità di avviare successivamente dei confronti, se questi si
dovessero rendere necessari. Questo è lo spirito con cui la FIOM ha ritenuto opportuno
approcciare l’Informativa Industriale e di seguito cercherò di sintetizzare quello che è
avvenuto. Abbiamo ascoltato con attenzione i dati forniti dall’Amministratore Delegato
sullo stato di salute di G.D, compresa la sua dichiarazione che una possibile situazione di
crisi in G.D, non è attualmente all’ordine del giorno, ma qui voglio fare un inciso:
tutt’attorno a    noi c’è un vero e proprio disastro industriale, che sta toccando
pesantemente anche i fornitori della filiera di G.D. Parlo di Aziende che stanno
richiedendo in maniera massiccia l’utilizzo della Cassa Integrazione, parlo di Aziende che
hanno già dichiarato (o stanno per farlo) il fallimento. Da questo punto di vista la FIOM non
ha condiviso in alcun modo la posizione dell’Amministratore Delegato, nella quale si
afferma che nel mercato deve vigere una sorta di legge Darwiniana, cioè sopravvive il più
forte. Credo che ogni commento a questa posizione sia assolutamente superfluo,
soprattutto se pensiamo che stiamo comunque parlando di Lavoratori come noi, che
hanno famiglie come molti di noi e a cui va invece data una risposta che miri a non
disperdere le loro professionalità, che sono comunque un tassello importante del tessuto
produttivo Bolognese presente e futuro. Da questo punto di vista la FIOM ha sollecitato in
più di un’occasione G.D affinchè si aprisse un confronto che portasse a condividere delle
soluzioni, ma non ci pare di aver recepito particolari sensibilità su questo problema.
Riguardo invece alla realtà G.D, abbiamo iniziato la discussione con una
            premessa e cioè che le problematiche che avremmo posto, ed alcune azioni
            che ritenevamo necessarie e da attuare in tempi rapidi, miravano da una parte
a dare un contributo come Sindacato rispetto ad una serie di situazioni in cui l’Azienda ci
sembra francamente in difficoltà, e dall’altro tentare di predisporre gli anticorpi necessari
nel malaugurato caso che questa crisi toccasse anche G.D.
I principali problemi che abbiamo evidenziato sono i seguenti:
G.D-3/G.D-6: rileviamo come da svariati anni l’Amministratore Delegato non manchi di
evidenziare, in ogni occasione pubblica, il fatto che la Serie 1000 è la principale priorità
per G.D. Noi riconosciamo che questo è un progetto dalla valenza strategica per gli
sviluppi complessivi futuri di G.D, di più, riteniamo fondamentale l’esperienza che i
Lavoratori di quelle realtà hanno fatto in questi anni e continuano a fare, collaborando ad
un progetto innovativo e crediamo che tale esperienza vada condivisa col resto di G.D.
Notiamo però che il forte accentramento di un progetto così articolato e complesso
sull’area Ricerca e Sviluppo di G.D-3, ulteriormente accentuatosi in quest’ultimo periodo,
produca una assoluta mancanza di chiarezza sul confine che deve separare l’esperienza
ciò che è Ricerca e Sviluppo dall’aspetto produttivo (riconducibile a G.D-6, per intenderci)
del progetto, e come ciò generi ulteriori ed inevitabili rallentamenti sulla conclusione di del
progetto stesso, ormai aperto da circa dodici anni. La proposta concreta che abbiamo
formulato riguarda l’apertura di un confronto sul progetto della Serie 1000, che porti ad un
accordo tra Azienda e Sindacato su almeno quattro punti fondamentali:
1. Quali le possibili deleghe progettuali su parti di esso a cominciare dalla H1000 che di
    fatto, ci risulta, potrebbe tranquillamente essere affidata ad un gruppo autonomo da
    G.D-3
2. Ripotenziamento della struttura di GD-6 (al di la di un suo possibile ricollocamento
    fisico), quale luogo per operare sulle deleghe concordate ed in reale autonomia.
3. Quali e quante risorse per garantire l’efficace funzionamento di GD-3 e GD-6
4. Ristabilire confini e competenze precise di tutto ciò che è Ricerca e Sviluppo, rispetto a
    quello che attiene l’aspetto produttivo del progetto stesso.
Iniziare una discussione del genere permetterebbe al Sindacato e all’Azienda di definire
l’inizio di un percorso che porti a fare chiarezza anche su problematiche legate ad altre
situazioni G.D. Citando alcuni esempi:
G.D-1: al di là delle dichiarazioni “di forma”, quanto l’Amministratore Delegato crede
realmente nel progetto della macchina flessibile e sul conseguente sviluppo produttivo
della stessa?


!
Che fine hanno fatto gli impegni assunti contrattualmente con la RSU durante
           l’ultima Vertenza Aziendale, rispetto agli investimenti su una macchina per la
           media velocità concettualmente innovativa?.
Su questo aspetto è opportuno ricordare un inciso di carattere generale che è stato
proposto all’Amministratore Delegato: il punto di valore per la FIOM sono i progetti in
quanto tali, non chi li concepisce o dove li si concepisce, dal momento che per noi G.D
continua ad essere un’unica Azienda. Altra cosa è invece stabilire con estrema chiarezza
che la gestione della produzione, piena ed autonoma, degli stessi deve essere affidata
unicamente alle strutture produttive. Insomma, è il quadro di sviluppo occupazionale e
produttivo di G.D quello che ci interessa, e che crediamo dovrebbe interessare
l’Amministratore Delegato se davvero il suo obiettivo è valorizzare questa Azienda. In
quest’ottica lo abbiamo invitato a non sottovalutare le diatribe interne o i veti incrociati che,
dalla creazione delle B.U., caratterizzano in maniera sempre più preoccupante il
management G.D.
G.D-5: Come si giustifica il fatto che questa struttura è monitorata rigidamente sulla voce
costi anche rispetto a progetti strategici quali sono, come dice l’Amministratore Delegato
stesso, quelli legati alla macchina per i filtri o alla maker a 20.000 sig/min, mentre
contemporaneamente la Ricerca e Sviluppo di G.D-3 ha avuto negli anni carta bianca sui
costi di un progetto altrettanto strategico? Quindi perché in G.D-5 non si sta investendo
con decisione in termini di incremento delle risorse progettuali e produttive interne? In
definitiva, perché due pesi e due misure? Ed ancora: com’è possibile che in un sito
produttivo così importante, non si sia ancora definita la figura di un Direttore Tecnico, che
dal nostro punto di vista significa non voler pianificare uno sviluppo futuro per quella
realtà?
OFFICINE, MONTAGGI, MAGAZZINI: un elemento che accomuna professionalità così
diverse tra loro, è il fatto che negli anni continuano a verificarsi processi di
esternalizzazione di lavorazioni, e attività. Questo sta cominciando a produrre fenomeni di
de-professionalizzazione dei Lavoratori G.D, segnalati in particolar modo e con sempre
maggiore frequenza da quelli che operano nelle varie aree dei Montaggi, con un tasso
crescente di malumore tra gli stessi. Forti preoccupazioni sul proprio futuro lavorativo
vengono invece segnalati tra i Lavoratori delle Officine e dei Magazzini. Non è forse
opportuno aprire una discussione che affronti questi temi? Noi riteniamo di si.
Da questa analisi è quindi scaturita una richiesta molto precisa che abbiamo fatto
all’Amministratore Delegato: è necessario riaprire un tavolo di confronto sul tema
della Politica Industriale in G.D.


!
La risposta complessiva dell’Amministratore Delegato è stata uno sconcertante
            “No, Grazie!”, nel senso che di questi temi se ne occupa lui e basta, che la
            Politica Industriale e affar suo e non oggetto di condivisione col Sindacato.
A questo punto siamo sicuramente arrivati ad un bivio: o tutti noi pensiamo che sulla
Politica Industriale non possiamo/dobbiamo avere nessuna voce in capitolo, oppure
riteniamo che, se da un lato è certamente vero che non sono i Lavoratori e la RSU che li
rappresenta che devono assumersi il cosiddetto “rischio di impresa” e le conseguenti
scelte strategiche che esso comporta, dall’altro abbiamo però il titolo per discutere sui
metodi con cui vengono messe in atto queste scelte compreso il fatto di poter concordare,
quando necessario, gli opportuni correttivi alle scelte stesse, altro non fosse perché ne va
il nostro futuro lavorativo. Io credo che dobbiamo assolutamente scegliere questa seconda
strada. Dobbiamo riaprire una stagione di documenti concepiti da RSU e Lavoratori che
analizzino area dopo area, le problematiche locali al fine di costruire un quadro
complessivo e rivendicativo sia legato alle inevitabili particolarità delle varie B.U. che alla
G.D nel suo complesso. Tematiche concrete, che a partire da quelle proposte
all’Informativa Industriale e che ho cercato di evidenziare in questo scritto, ci permettano
di ottenere i tavoli di confronto, perché sostenute con convinzione dai Lavoratori stessi.
Per quello che mi riguarda dico: i Delegati a cui riferirvi li conoscete, la discussione tra noi
è aperta.


Fabrizio Torri




!
Officine G.D: una risorsa
Con le mie 23 primavere di militanza dentro G.D, ho potuto constatare che negli anni
passati, le officine G.D, erano un cardine importante di questa azienda. Si aprì un grosso
stabilimento ad Anzola oltre la storica officina di via Battindarno. Ma con l’avvento della
nuova gestione, si caratterizzò fin da subito, l’ idea ben precisa che i costi erano troppo
alti, tanto che appena ci fu una flessione di mercato, ci fu una sfoltita di personale proprio
nelle officine. Anche a livello sindacale le officine sono state da sempre il motore trainante
di tutte le iniziative più importanti: a livello aziendale per contratti interni e altre
problematiche e a livello nazionale per difendere i nostri diritti e come solidarietà ad altre
categorie bisognose di sostegno e solidarietà. Purtroppo negli anni questo”amore”per il
sindacato si è un pò interrotto, certamente anche grazie alle problematiche che di anno in
anno ci venivano poste dall’azienda. Quella che ha maggiormente ha contribuito ad
incrinare i rapporti fra lavoratori e RSU, è stata la richiesta da parte dell’Azienda, di un
cambio di turnazione e dei sabati programmati, per favorire l’uso delle macchine utensili
per più ore possibili, con l’intento di abbassasse il costo dell’officina e renderci competitivi
con l’ esterno. Sono serviti 15 mesi di sofferta contrattazione, con l’ansia sempre presente,
di vedere con gli anni l’officina spostata in un paese con bassi costi lavorativi, diminuendo
sempre più gli investimenti fino a portarla in pochi anni ad essere obsoleta. Questo tipo di
turnazione fa si che i lavoratori siano sottoposti ad orari che creano dei problemi famigliari
e a volte lavorativi inquanto non permettono lo scambio di consegne con il collega del
turno opposto. Noi delegati della RSU G.D, abbiamo creduto di firmare un accordo, che sì
purtroppo può creare problemi, ma di fatto, salva le officine, perché l’azienda ha investito
sia su G.D1 che su G.D2 comprando macchine utensili di nuova generazione, tutelandole
da un pericolo comunque presente, di uno spostamento della produzione (vedi officine
avviate in Malesia che restando una preoccupazione sia della RSU che dei lavoratori
perchè avviate da ex capi e ex dipendenti in pensione contattati dall’ azienda per
insegnare l’ABC della meccanica al personale presente la). In questo periodo di crisi
internazionale, che ha messo e continua a mettere in ginocchio diverse aziende, mi sento
di dire che l’accordo sulle officine, pur avendo commesso qualche errore, sta aiutando noi
lavoratori (sperando senza problemi per il futuro), a superare questa fase molto brutta di
contrazione dei mercati. Vorrei dire un’ultima cosa: non dimenticate mai che se il
sindacato viene chiamato dall’ azienda, è quasi sempre per proporci situazioni a discapito
dei lavoratori. E’ importante quindi che continuiate a supportarci, così che l’azienda non
vada ad incrinare quel buon rapporto di collaborazione e fiducia che i lavoratori hanno con
la RSU con l’intento comune di migliorare sempre.

                                                                         Davide Zini
                                                                                                   9
FIOM G.D

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Il rosso n2

  • 1. PERIODICO A CURA DEI DELEGATI FIOM G.D FONDATO NEL 2009 2° NUMERO Giugno 2009 In primo piano: Violazione monumento ai caduti e alle vittime del 2 agosto (pag. 3) INDICE: Pag.2 Piattaforma nazionale separata (di Sandra Sandrolini) Pag.3 Violazione monumento ai caduti e alle vittime del 2 agosto (di Valeria Frascari) Pag.4 Per la rubrica “una finestra sul mondo”: Siamo tutti migranti (di Andrea Felisatti) Pag.5 L’informativa industriale in G.D: alcune riflessioni (di Fabrizio Torri) Pag.9 Officine G.D: una risorsa (di Davide Zini) 1
  • 2. ACCORDO SEPARATO SUL MODELLO CONTRATTUALE .......... E LA CONTRATTAZIONE G.D? In questo momento, in cui il nostro paese sta attraversando una profonda crisi, ci troviamo di fronte a misure che vanno a ridisegnare tutto il panorama sociale, istituzionale e giuridico …. E “la crisi” viene utilizzata quando il sindacato è più debole con una logica neoautoritaria dove il lavoro e le questioni sociali non sono al centro, ma si segue una linea di destrutturazione del lavoro , con il risultato di una frantumazione dell’ universalità dei diritti. In questo contesto ci troviamo di fronte ad un accordo firmato da Confindustria CISL UIL e UGL che fissa le nuove regole su Contratto Nazionale e contrattazioni di secondo livello. La negazione del diritto democratico delle lavoratrici e dei lavoratori di potersi pronunciare in modo vincolante sulla validità di tale accordo rappresenta un’ attacco alla libertà, alla costituzione materiale del nostro paese. Con tale scelta Confindustria conferma la volontà di definire un sistema di regole incompatibili con una reale autonomia contrattuale nei luoghi di lavoro, indebolisce il Contratto Nazionale, svilisce e svuota il ruolo delle RSU, estende senza alcun limite forme di bilateralità che si andranno a sostituire alla contrattazione collettiva. Questo accordo, concordato solo con alcuni senza la CGIL, verrà applicato nei prossimi rinnovi contrattuali, si apriranno scenari a cui non siamo abituati, meccanismi che prevedono una strutturazione diversa dei rapporti sindacali. Il prossimo 30 giugno la segreteria nazionale della FIOM, i suoi gruppi dirigenti e centinaia di delegati si ritroveranno per discutere in riferimento alla scadenza del CCNL, di come concludere il ciclo negoziale tutt’ora aperto, con la presentazione della piattaforma per il rinnovo del biennio economico 2010-2011. Anche alcuni dei delegati FIOM G.D saranno presenti a quell’appuntamento molto importante, che ci porterà sicuramente a confrontarci con tutti i lavoratori al più presto. Ma apriamo ora un’ altro scenario che ci riguarda molto da vicino, dopo le posizioni prese da CISL e UIL firmando la riforma sulla contrattazione, in attesa di sapere che posizione terranno sul rinnovo del biennio economico, che scenario si aprirà in G.D? Sicuramente la prossima vertenza aziendale sarà uno spartiacque tra il passato ed il futuro tra ciò che è stato, e ciò che sarà. La nostra è una storia lunga, quasi 40 anni di contrattazione aziendale, grazie alla capacità di tanti delegati sindacali che negli anni si sono succeduti, grazie alla loro capacità di ascoltare i lavoratori, di avere il coraggio e la fantasia di osare e di non accontentarsi mai, hanno lasciato ai lavoratori G.D un grande patrimonio in fatto di: Salario, Diritti Individuali, Formazione Politica Industriale…(che potete trovare sul sito della FIOM G.D). Ciò che ha caratterizzato l’attività dei delegati sindacali G.D fino ad oggi è un modo di fare sindacato che ritiene, sì fondamentali le rivendicazioni salariali, ma che ha saputo leggere i bisogni delle persone, conquistando tanti Diritti che arricchendo quelli ottenuti dalla Contrattazione Nazionale, hanno fatto la differenza di come si vive nel luogo di lavoro. Se la riforma dei contratti venisse rigorosamente applicata, quella pratica contrattuale potrebbe esserci sottratta. Il senso di responsabilità ci porterà sempre ad ascoltare i bisogni delle persone, la fiducia che ci avete dato nel rinnovo della RSU, e gli impegni che abbiamo preso con i lavoratori nei vari accordi per noi sono vincolanti nelle nostre pratiche quotidiane di delegati FIOM. Sappiamo però che di fronte a queste riforme l’impegno e la serietà potrebbero non bastare, dovremo aspettarci piattaforme povere? E non solo economicamente! Ma può un sindacato, accettare un ruolo così passivo annullando quella identità creata in 107 anni della FIOM? Identità fondata su grandi 2 battaglie …. Grandi conquiste! Sandra Sandrolini
  • 3. “Attenti al giorno in cui non avrete niente di cui lamentarvi” Legge di Kranske Settimane fa, alcuni monumenti di Bologna in memoria dei caduti della seconda guerra mondiale e il monumento alle vittime della strage del 2 agosto 1980, sono stati imbrattati con scritte inneggianti il duce, Gelli e la loggia P2. Come delegati della FIOM G.D, condanniamo questo gesto gravissimo. Vogliamo esprimere la nostra solidarietà al Presidente dell’ANPI e concordiamo con il comunicato da lui scritto in merito a questo deplorevole atto. Alcuni delegati FIOM sono tesserati ANPI, perché crediamo che associazioni come questa debbano continuare ad esistere, soprattutto in un momento storico come questo nel quale la coscienza generale pare stia regredendo. Come la moda che ha un suo ciclo e poi riprende, anche la storia pare debba seguire la stessa sorte. Non riusciamo intelligentemente a capire che gli errori del passato devono servire unicamente come esperienza da non ripetersi. Chi commette questi atti, spesso e volentieri, sono ragazzi che non arrivano nemmeno ai 20 anni e lo fanno perché votare un partito come “forza nuova” è diventato ormai uno stile, una moda o perché si sentono forti, una forza che spesso nasce dal gruppo o “branco”. A volte non sanno nemmeno cosa stanno scrivendo, mi chiedo, un ragazzo di 17 anni riuscirebbe a parlarmi della loggia P2 o di Licio Gelli? Il problema è che sono strumentalizzati da persone che sanno invece molto bene cosa stanno facendo, di cosa si sta parlando e trovano terreno fertile nelle nuove generazioni (spesso fra i più deboli e condizionabili), per non parlare dei nostalgici che in questi ultimi tempi si stanno facendo forza, visto il momento storico europeo che stiamo vivendo, per uscire allo scoperto e riconfermare le loro ideologie xenofobe e fasciste. A livello europeo si sta espandendo a macchia d’olio questa VECCHIA ideologia. In Olanda, Belgio ….. hanno vinto gruppi di estrema destra. In Italia stanno cercando di legalizzare queste “camicie grigie”, gruppi di esaltati vigilantes. Vi invito ad informarvi su quali erano i compiti, all’inizio, delle SA in Germania o delle camicie nere qui in Italia. L’immigrato è la forza scatenante di questo dilagare di intolleranza e il fiorire di gruppi come questi. Ma siamo sicuri che sia a lui che dobbiamo attribuire tutte le colpe? O le dobbiamo attribuire ai Governi che NON applicano le leggi che già abbiamo per chi delinque o NON ne creano di nuove per evitare che persone che hanno in tasca già 3 fogli di via continuino a commettere reati nel nostro paese? Leggi che non servono solo all’extracomunitario, perché il delinquere è un problema di ogni razza ed etnia. L’unica cosa che dovrebbe rimanere è che il delinquere è un reato e va punito. E come mai non si va ad agire sulla criminalità organizzata come camorra e mafia, che imperano nel nostro paese da anni e anni indisturbati? Pensiamoci veramente, pensiamo ad uno scenario governato da partiti del genere, partiti come forza nuova e vorrei si facesse uno sforzo nel capire che oggi è l’immigrato, domani non basterà più. Domani ci saranno altri a cui dare addosso. La storia, non è solo un libro da imparare a memoria a scuola, la storia è ciò che è accaduto e che purtroppo potrebbe risuccedere in ogni momento. Un esempio: dopo la seconda guerra mondiale si disse “mai più lager”. Ma se rivediamo le immagini dei campi di concentramento serbi durante la guerra in Bosnia, sembra di guardare immagini di repertorio di Auschwitz Viviamo in un paese governato da boss mafiosi e camorristi e non abbiamo mai fatto niente per debellare questo “cancro”. E’ allora sempre colpa di altri???? Lo sappiamo chi sono i politici immanicati con queste famiglie malavitose, ma li eleggiamo e arrivano addirittura a fare i capi del Governo e quindi torno a chiedere, è sempre colpa di altri????? Penso, che imbrattare anche il monumento delle vittime del 2 agosto, sia un atto oltre che spregevole, di sconfitta della nostra città a tutti i livelli, per ogni appartenenza politica. Perché quella lapide è una ferita che di anno in anno viene ricordata sempre meno ma che non potremo mai cancellare e NON dobbiamo cancellare. E’ una cicatrice che porteremo sempre. E i mandanti non sono scesi da un gommone, ma siedono al senato indisturbati e decidono anche oggi sulle nostre vite. I delegati FIOM G.D non dimenticano il 2 agosto e saranno come ogni anno, in stazione quel giorno per ricordare. In ultimo, vorrei dare due suggerimenti: uno è di vedere il film “IL DIVO” se ancora non vi è capitato e per secondo, vi consiglio la lettura di “1984” di G. Orwell, se non vi piace leggere potete sempre vedere il film tratto dal libro. Valeria Frascari 3
  • 4. UNA FINESTRA SUL MONDO SIAMO TUTTI MIGRANTI Ho avuto l'occasione di visionare il film documentario della Comencini "In Fabbrica",durante il racconto la regista si sofferma sulle condizioni di vita dei migranti che dalle campagne del sud si spostano nelle fabbriche del nord, più precisamente a Torino,dove in quel periodo (a cavallo tra gli anni 60/70), la FIAT attirava migliaia di lavoratori concedendogli il miraggio di un lavoro sicuro e di una vita migliore!! Le condizioni di vita dei migranti dell'epoca non erano diverse di quelli di oggi. Stessi discorsi (le case ai torinesi-italiani), le stesse immagini (cantine e soffitte affollate, le condizioni igieniche carenti ecc.ecc.), ma sopratutto le stesse problematiche odierne!! Come e' possibile che in cinquant'anni l'unica differenza è data dagli individui? Ieri i migranti provenienti dal sud del paese, oggi i migranti di origine straniera, di qui la maggioranza proveniente dal così detto sud del mondo. Ma come, noi che siamo un popolo di migranti non riusciamo a gestire un fenomeno vecchio come la storia del mondo, ossia quello riferito all' immigrazione?? Allora bisogna andare a vedere cosa la politica ha fatto in questi ultimi anni per affrontare la questione e si scopre come l'immigrazione non venga percepita come una risorsa ma bensì come un grosso problema. Difficilmente sento parlare di integrazione, il più delle volte l'immigrato viene descritto da una consistente parte politica, come “portatore di problematiche” a tal punto che ad ogni tornata elettorale (politiche, amministrative ed europee), si scatena la solita propaganda contro il diverso, incutendo paura e diffidenza verso queste persone. Cosa fa il governo per gestire questa situazione, per calmarla? Nulla, anzi soffia sul fuoco, introducendo a colpi di maggioranza leggi e leggine che vanno nel senso opposto al sogno di integrazione. Esempi ce ne sono per tutti i gusti:1) la bossi fini 2) il reato di clandestinità 3) medici delatori 4) insegnanti delatori 5) aumento da 60 a 180 giorni di detenzione nei CEI(ex CPT) 6) classi separate 7) respingimenti in mare 8) impronte digitali nei campi rom 9) caccia al lavavetri 10) accordi bilaterali con la Libia (paese che non riconosce le convenzioni sui diritti umani), un bel decalogo non c’è che dire!! Altro che integrazione.........la parola giusta diventa segregazione!!!! Perchè tutto ciò? A quale scopo? Lo scopo e' sempre lo stesso, "dividi et impera". Si mettono in competizione le persone più deboli tra loro, su diritti basilari, CASA, LAVORO, SANITA' ed istruzione, giocando sull'ignoranza e sul martellamento dei mass- madia. Ma non esiste solo questo: il migrante va bene se è sottopagato, quando raccoglie i prodotti della terra nel sud, quando lavora nelle concerie del nord, quando accudisce i nostri anziani, appena però alza la testa e reclama uno straccio di diritto, viene rispedito al mittente.....zitto lavora e non fare domande!! Certo se il migrante sul territorio ha comportamenti che vanno contro la legge, è normale che ne paghi le conseguenze a livello personale però, non che di tutta l'erba se ne faccia un FASCIO!! Invece purtroppo cosi non è........ e anche se l'ISTAT pubblica documenti dove il lavoro dei migranti contribuisce con il 10% al PIL nazionale (lavoratori che pagano tasse e contributi allo stato), in un paese in cui le nascite stagnano, i migranti danno nuova linfa allo sviluppo dello stesso. In un mondo globalizzato, l'immigrazione ha un ruolo molto importante, essa deve essere gestita per il bene dell'individuo ma anche della collettività. Bisognerebbe ridisegnare il percorso tracciato fino a qui dai nostri governanti, facendo leva sul buon senso e soprattutto su una buona dose di umanità e di rispetto reciproco, che di queste "regole" non ha bisogno, anzi il “metticciato” e' la forma di cultura più universale esistente. Altro che flussi, quote o visti, siamo tutti su questa barca e consapevoli del fatto che prima o poi le barriere alzate in maniera artificiosa dall'uomo cadranno travolte dalla pressione di migliaia di persone che legittimamente andranno in cerca di un futuro più degno. Di questo bisogna esserne consapevoli, perché che 4 ci piaccia o no siamo tutti figli della stessa TERRA!!!!! Andrea Felisatti
  • 5. L’INFORMATIVA INDUSTRIALE IN G.D: ALCUNE RIFLESSIONI Il senso di questo scritto, è quello di focalizzare meglio alcuni aspetti, a mio avviso estremamente rilevanti, che sono emersi durante l’Informativa Industriale tenuta dalla Delegazione Aziendale alla R.S.U e alle Organizzazioni Sindacali Territoriali il 5/6/2009. In quella occasione, oltre ad avere un quadro complessivo sulla situazione corrente e di prospettiva di G.D, c’era la forte necessità, almeno per la FIOM–CGIL, di provare ad introdurre degli elementi di novità rispetto ad un evento che negli ultimi anni sta progressivamente diventando, nella migliore delle ipotesi una sorta di conferenza stampa a beneficio del Sindacato e nella peggiore uno spot pubblicitario aziendale, dove alla fine si finge sia di ascoltare che di intavolare una qualsiasi forma di contraddittorio. In ambedue i casi, i risultati sono davvero poco significativi. Rompere uno schema quindi, o almeno tentare di farlo nella consapevolezza che in quel momento non si è ad un tavolo di trattativa, non si va li per fare accordi, però è senz’altro un’occasione importante in cui si deve segnalare la necessità di avviare successivamente dei confronti, se questi si dovessero rendere necessari. Questo è lo spirito con cui la FIOM ha ritenuto opportuno approcciare l’Informativa Industriale e di seguito cercherò di sintetizzare quello che è avvenuto. Abbiamo ascoltato con attenzione i dati forniti dall’Amministratore Delegato sullo stato di salute di G.D, compresa la sua dichiarazione che una possibile situazione di crisi in G.D, non è attualmente all’ordine del giorno, ma qui voglio fare un inciso: tutt’attorno a noi c’è un vero e proprio disastro industriale, che sta toccando pesantemente anche i fornitori della filiera di G.D. Parlo di Aziende che stanno richiedendo in maniera massiccia l’utilizzo della Cassa Integrazione, parlo di Aziende che hanno già dichiarato (o stanno per farlo) il fallimento. Da questo punto di vista la FIOM non ha condiviso in alcun modo la posizione dell’Amministratore Delegato, nella quale si afferma che nel mercato deve vigere una sorta di legge Darwiniana, cioè sopravvive il più forte. Credo che ogni commento a questa posizione sia assolutamente superfluo, soprattutto se pensiamo che stiamo comunque parlando di Lavoratori come noi, che hanno famiglie come molti di noi e a cui va invece data una risposta che miri a non disperdere le loro professionalità, che sono comunque un tassello importante del tessuto produttivo Bolognese presente e futuro. Da questo punto di vista la FIOM ha sollecitato in più di un’occasione G.D affinchè si aprisse un confronto che portasse a condividere delle soluzioni, ma non ci pare di aver recepito particolari sensibilità su questo problema.
  • 6. Riguardo invece alla realtà G.D, abbiamo iniziato la discussione con una premessa e cioè che le problematiche che avremmo posto, ed alcune azioni che ritenevamo necessarie e da attuare in tempi rapidi, miravano da una parte a dare un contributo come Sindacato rispetto ad una serie di situazioni in cui l’Azienda ci sembra francamente in difficoltà, e dall’altro tentare di predisporre gli anticorpi necessari nel malaugurato caso che questa crisi toccasse anche G.D. I principali problemi che abbiamo evidenziato sono i seguenti: G.D-3/G.D-6: rileviamo come da svariati anni l’Amministratore Delegato non manchi di evidenziare, in ogni occasione pubblica, il fatto che la Serie 1000 è la principale priorità per G.D. Noi riconosciamo che questo è un progetto dalla valenza strategica per gli sviluppi complessivi futuri di G.D, di più, riteniamo fondamentale l’esperienza che i Lavoratori di quelle realtà hanno fatto in questi anni e continuano a fare, collaborando ad un progetto innovativo e crediamo che tale esperienza vada condivisa col resto di G.D. Notiamo però che il forte accentramento di un progetto così articolato e complesso sull’area Ricerca e Sviluppo di G.D-3, ulteriormente accentuatosi in quest’ultimo periodo, produca una assoluta mancanza di chiarezza sul confine che deve separare l’esperienza ciò che è Ricerca e Sviluppo dall’aspetto produttivo (riconducibile a G.D-6, per intenderci) del progetto, e come ciò generi ulteriori ed inevitabili rallentamenti sulla conclusione di del progetto stesso, ormai aperto da circa dodici anni. La proposta concreta che abbiamo formulato riguarda l’apertura di un confronto sul progetto della Serie 1000, che porti ad un accordo tra Azienda e Sindacato su almeno quattro punti fondamentali: 1. Quali le possibili deleghe progettuali su parti di esso a cominciare dalla H1000 che di fatto, ci risulta, potrebbe tranquillamente essere affidata ad un gruppo autonomo da G.D-3 2. Ripotenziamento della struttura di GD-6 (al di la di un suo possibile ricollocamento fisico), quale luogo per operare sulle deleghe concordate ed in reale autonomia. 3. Quali e quante risorse per garantire l’efficace funzionamento di GD-3 e GD-6 4. Ristabilire confini e competenze precise di tutto ciò che è Ricerca e Sviluppo, rispetto a quello che attiene l’aspetto produttivo del progetto stesso. Iniziare una discussione del genere permetterebbe al Sindacato e all’Azienda di definire l’inizio di un percorso che porti a fare chiarezza anche su problematiche legate ad altre situazioni G.D. Citando alcuni esempi: G.D-1: al di là delle dichiarazioni “di forma”, quanto l’Amministratore Delegato crede realmente nel progetto della macchina flessibile e sul conseguente sviluppo produttivo della stessa? !
  • 7. Che fine hanno fatto gli impegni assunti contrattualmente con la RSU durante l’ultima Vertenza Aziendale, rispetto agli investimenti su una macchina per la media velocità concettualmente innovativa?. Su questo aspetto è opportuno ricordare un inciso di carattere generale che è stato proposto all’Amministratore Delegato: il punto di valore per la FIOM sono i progetti in quanto tali, non chi li concepisce o dove li si concepisce, dal momento che per noi G.D continua ad essere un’unica Azienda. Altra cosa è invece stabilire con estrema chiarezza che la gestione della produzione, piena ed autonoma, degli stessi deve essere affidata unicamente alle strutture produttive. Insomma, è il quadro di sviluppo occupazionale e produttivo di G.D quello che ci interessa, e che crediamo dovrebbe interessare l’Amministratore Delegato se davvero il suo obiettivo è valorizzare questa Azienda. In quest’ottica lo abbiamo invitato a non sottovalutare le diatribe interne o i veti incrociati che, dalla creazione delle B.U., caratterizzano in maniera sempre più preoccupante il management G.D. G.D-5: Come si giustifica il fatto che questa struttura è monitorata rigidamente sulla voce costi anche rispetto a progetti strategici quali sono, come dice l’Amministratore Delegato stesso, quelli legati alla macchina per i filtri o alla maker a 20.000 sig/min, mentre contemporaneamente la Ricerca e Sviluppo di G.D-3 ha avuto negli anni carta bianca sui costi di un progetto altrettanto strategico? Quindi perché in G.D-5 non si sta investendo con decisione in termini di incremento delle risorse progettuali e produttive interne? In definitiva, perché due pesi e due misure? Ed ancora: com’è possibile che in un sito produttivo così importante, non si sia ancora definita la figura di un Direttore Tecnico, che dal nostro punto di vista significa non voler pianificare uno sviluppo futuro per quella realtà? OFFICINE, MONTAGGI, MAGAZZINI: un elemento che accomuna professionalità così diverse tra loro, è il fatto che negli anni continuano a verificarsi processi di esternalizzazione di lavorazioni, e attività. Questo sta cominciando a produrre fenomeni di de-professionalizzazione dei Lavoratori G.D, segnalati in particolar modo e con sempre maggiore frequenza da quelli che operano nelle varie aree dei Montaggi, con un tasso crescente di malumore tra gli stessi. Forti preoccupazioni sul proprio futuro lavorativo vengono invece segnalati tra i Lavoratori delle Officine e dei Magazzini. Non è forse opportuno aprire una discussione che affronti questi temi? Noi riteniamo di si. Da questa analisi è quindi scaturita una richiesta molto precisa che abbiamo fatto all’Amministratore Delegato: è necessario riaprire un tavolo di confronto sul tema della Politica Industriale in G.D. !
  • 8. La risposta complessiva dell’Amministratore Delegato è stata uno sconcertante “No, Grazie!”, nel senso che di questi temi se ne occupa lui e basta, che la Politica Industriale e affar suo e non oggetto di condivisione col Sindacato. A questo punto siamo sicuramente arrivati ad un bivio: o tutti noi pensiamo che sulla Politica Industriale non possiamo/dobbiamo avere nessuna voce in capitolo, oppure riteniamo che, se da un lato è certamente vero che non sono i Lavoratori e la RSU che li rappresenta che devono assumersi il cosiddetto “rischio di impresa” e le conseguenti scelte strategiche che esso comporta, dall’altro abbiamo però il titolo per discutere sui metodi con cui vengono messe in atto queste scelte compreso il fatto di poter concordare, quando necessario, gli opportuni correttivi alle scelte stesse, altro non fosse perché ne va il nostro futuro lavorativo. Io credo che dobbiamo assolutamente scegliere questa seconda strada. Dobbiamo riaprire una stagione di documenti concepiti da RSU e Lavoratori che analizzino area dopo area, le problematiche locali al fine di costruire un quadro complessivo e rivendicativo sia legato alle inevitabili particolarità delle varie B.U. che alla G.D nel suo complesso. Tematiche concrete, che a partire da quelle proposte all’Informativa Industriale e che ho cercato di evidenziare in questo scritto, ci permettano di ottenere i tavoli di confronto, perché sostenute con convinzione dai Lavoratori stessi. Per quello che mi riguarda dico: i Delegati a cui riferirvi li conoscete, la discussione tra noi è aperta. Fabrizio Torri !
  • 9. Officine G.D: una risorsa Con le mie 23 primavere di militanza dentro G.D, ho potuto constatare che negli anni passati, le officine G.D, erano un cardine importante di questa azienda. Si aprì un grosso stabilimento ad Anzola oltre la storica officina di via Battindarno. Ma con l’avvento della nuova gestione, si caratterizzò fin da subito, l’ idea ben precisa che i costi erano troppo alti, tanto che appena ci fu una flessione di mercato, ci fu una sfoltita di personale proprio nelle officine. Anche a livello sindacale le officine sono state da sempre il motore trainante di tutte le iniziative più importanti: a livello aziendale per contratti interni e altre problematiche e a livello nazionale per difendere i nostri diritti e come solidarietà ad altre categorie bisognose di sostegno e solidarietà. Purtroppo negli anni questo”amore”per il sindacato si è un pò interrotto, certamente anche grazie alle problematiche che di anno in anno ci venivano poste dall’azienda. Quella che ha maggiormente ha contribuito ad incrinare i rapporti fra lavoratori e RSU, è stata la richiesta da parte dell’Azienda, di un cambio di turnazione e dei sabati programmati, per favorire l’uso delle macchine utensili per più ore possibili, con l’intento di abbassasse il costo dell’officina e renderci competitivi con l’ esterno. Sono serviti 15 mesi di sofferta contrattazione, con l’ansia sempre presente, di vedere con gli anni l’officina spostata in un paese con bassi costi lavorativi, diminuendo sempre più gli investimenti fino a portarla in pochi anni ad essere obsoleta. Questo tipo di turnazione fa si che i lavoratori siano sottoposti ad orari che creano dei problemi famigliari e a volte lavorativi inquanto non permettono lo scambio di consegne con il collega del turno opposto. Noi delegati della RSU G.D, abbiamo creduto di firmare un accordo, che sì purtroppo può creare problemi, ma di fatto, salva le officine, perché l’azienda ha investito sia su G.D1 che su G.D2 comprando macchine utensili di nuova generazione, tutelandole da un pericolo comunque presente, di uno spostamento della produzione (vedi officine avviate in Malesia che restando una preoccupazione sia della RSU che dei lavoratori perchè avviate da ex capi e ex dipendenti in pensione contattati dall’ azienda per insegnare l’ABC della meccanica al personale presente la). In questo periodo di crisi internazionale, che ha messo e continua a mettere in ginocchio diverse aziende, mi sento di dire che l’accordo sulle officine, pur avendo commesso qualche errore, sta aiutando noi lavoratori (sperando senza problemi per il futuro), a superare questa fase molto brutta di contrazione dei mercati. Vorrei dire un’ultima cosa: non dimenticate mai che se il sindacato viene chiamato dall’ azienda, è quasi sempre per proporci situazioni a discapito dei lavoratori. E’ importante quindi che continuiate a supportarci, così che l’azienda non vada ad incrinare quel buon rapporto di collaborazione e fiducia che i lavoratori hanno con la RSU con l’intento comune di migliorare sempre. Davide Zini 9