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Radici per crescere ali per volare
La cultura è una mappa mentale e fisica che ci guida nell'esplorazione del mondo
“ La cultura non è soltanto una serie concreta di comportamenti ma anche un programma che noi usiamo nella nostra vita usando le regole” “ La regola principale è la diffusione non l’isolamento” (  G. Mantovani, “L’elefante invisibile”)
Antropologia culturale disciplina che fornisce gli strumenti teorici e metodologici “ L’antropologia è la sola disciplina che offre uno schema concettuale dell’intero contesto dell’esperienza umana.”
Dimensione Culturale Pesa in ogni società e ci forgia in    diverse maniere Cultura Personalità Famiglia Religione
Religione Analisi degli elementi fondamentali nelle grandi religioni attraverso il : METODO STORICO: METODO  COMPARATIVO : Osserva i fenomeni nel loro ordine cronologico Osserva i fenomeni estraendoli dalle condizioni di tempo e di luogo.
Il metodo  comparativo  può essere viziato da un atteggiamento etnocentrico che misura ciò che si osserva in chiave evoluzionista: attribuendo maggiore o minore sviluppo e perfezione a quelle religioni (culture, società) che più si avvicinano al modello della civiltà occidentale. Al pregiudizio etnocentrico non si sottraggono i primi studiosi di antropologia. Tra questi  James Fraezer  che, nel suo libro “Il ramo d’oro”, esprime una teoria dell’evoluzione del pensiero viziata da questa prospettiva.
Nell’analizzare il sentimento religioso Fraezer applica  uno schema che procede  per tre tappe: MAGIA   L’uomo ritiene che la natura segua un  ordine invariato su cui egli può intervenire  mediante l’uso della magia. RELIGIONE L’uomo si sente deluso nelle sue  aspettative rispetto alla possibilità di  operare sulla natura e si scopre impotente.  Non crede più nella giustizia dell’ordine  naturale e si sente dipendente da una divinità  che per volontà o per capriccio determina lo  svolgimento della realtà. SCIENZA L’uomo ritorna a considerare la natura come  retta iuxta propria principia e inaugura un  nuovo rapporto con la natura che non è di  accordo né di sottomissione ma di  dominio.
si deve applicare, prima il metodo storico, per rintracciare i rapporti che collegano un fatto sociale a una serie di fatti anteriori, e successivamente si fanno emergere gli elementi comuni a una serie di fatti. Van Gennep Per   l’antropologo
L’analisi dei riti di passaggio è frutto di una ricerca comparativa estesa . Lo studio di Van Gennep è una descrizione ampia ed estesa dei riti di passaggio. Per alcuni studiosi egli si è limitato ad accumulare materiale senza ricercare il significato essenziale dei riti. Per altri è proprio questa caratteristica del suo studio a fornire informazioni generiche aperte a sempre ulteriori interpretazioni. La società è vista come una casa con stanze che comunicano con l’interno e l’esterno. Il rito serve a definire i confini e a conferire coesione interna e continuità alla comunità.
“  Per sopravvivere ogni società deve soddisfare due requisiti:  coesione interna e continuità temporale  del gruppo; la classificazione è uno dei modi principali con cui si cerca di dare coesione e continuità” I riti di passaggio sanciscono i cambiamenti individuali e li controllano. “ I riti di passaggio sono i meccanismi cerimoniali che guidano, controllano e regolamentano i mutamenti di ogni tipo degli individui e dei gruppi ”
Riti di margine  rallentamento del passaggio.   Cercano di imporre un ritmo  naturale  ad eventi sociali. “ Naturalizzazione della società umana e socializzazione della natura sono effetti convergenti dei riti di passaggio” Es. adolescenza conquista della pubertà (evento naturale) che diventa conquista di un ruolo sociale. La ritualizzazione è la creazione di eventi sociali
Famiglia
“ Quando si vogliono scoprire le concordanze, le permanenze, le leggi sociali, culturali, letterarie, non v’è altro metodo che la comparazione, la più estesa possibile”
Seguendo il metodo comparativo abbiamo esaminato  diverse forme di riproduzione , organizzazione della vita domestica, diversi modi di accudire la prole e diversi modi di stabilire rapporti di parentela.
Riproduzione : studio delle pratiche culturalmente   determinate che producono un aumento   o diminuzione dell’indice di crescita   demografica Famiglia :  modi di organizzazione della vita  domestica determinati dalla cultura  di un gruppo Parentela :  regole che determinano i rapporti  parentali e stabiliscono il tipo di  residenza o la discendenza
Personalità Comprendere i meccanismi interni ed esterni che agiscono nella formazione di  un individuo FATTORI INNATI CULTURALI  AMBIENTALI Come si forma un individuo?
Psicologia  Biologia Società Cultura
Cultura -Recuperare la memoria della nostra cultura attraverso gli anziani: custodi, spesso dimenticati, delle nostre tradizioni.  -Comprendere il meccanismo della trasmissione culturale nella nostra e nelle altre culture L’ascolto delle storie di vita dei nostri anziani - raccolte nel dossier titolato “Il segreto della coperta” - ci ha permesso di
 
“ La cultura è  una mappa che racconta una storia, un susseguirsi  di atmosfere che sono presenti in ognuno di noi.  Il  “segreto della coperta”   è la carezza del vecchio padre  che dà al figlio…
[object Object],Cosi viene descritto dall’antropologo Firth “ Un capo, anche se può dare parte del suo sapere al figlio mentre è ancora giovane e forte, tiene sempre qualche segreto fino al momento in cui non può più camminare. Allora chiama il figlio e questi viene e appoggia la testa sul braccio del padre come su un cuscino. Il capo allora copre il braccio e la testa con una coperta e finalmente gli dice tutte le formule sacre ”. Ciò che viene trasmesso dal padre e ricevuto dal figlio passa attraverso una relazione intima ed esclusiva.
“ La nostra è una società poco propensa a fare i conti con il passato e l’unico passato a cui talvolta ci si appresta è quello nozionistico dei libri di storia. La nostra società non ha sufficiente memoria degli avvenimenti che hanno afflitto il passato, c’è una tendenza a dimenticare tutto in fretta, forse per cercare di guardare ad un futuro migliore” “ Una società che non ha in considerazione l’importanza degli anziani rimuove l’unica fonte di storia autentica e la ricchezza delle esperienze di vita”
Dopo aver costruito  un archivio fotografico   antropologico con le foto degli avi  (recuperate a casa dei nonni) e avere ricavato dall’iconografia alcune notizie sulle famiglie siciliane di inizio secolo scorso, abbiamo intervistato parenti o conoscenti più anziani, trascrivendo le storie di vita.
Inserisci un commento di un parente che abbia mai conosciuto i soggetti ritratti o che abbia ascoltato racconti di altri parenti riguardo alla fotografia proposta. Mio padre mi racconta: “Quel giorno eravamo stati invitati a pranzo da parenti e dopo pranzo siamo usciti nel loro cortile a giocare con la macchina che ci avevano regalato” E i tuoi genitori? Si Hai mai conosciuto i soggetti ritratti? Si Relazione di parentela (o altro) con i soggetti ritratti: Fratelli Luogo di ritrovamento dell’immagine: In un album di vecchie foto Eventuale testo a tergo o didascalia: Nessuna didascalia Individua la relazione tra il soggetto ed il luogo: Si trovavano li perché erano stati invitati a pranzo Data e luogo dello scatto: 1962 nel cortile della casa di parenti Soggetto/i della fotografia: Mio padre e mio zio Classe e sezione: II A Nome e cognome alunno/a:  Graziella Restivo
La trasmissione della cultura contadina, delle memorie di guerra o di usanze ormai dimenticate, ci ha condotto a riflettere  sul ruolo degli anziani nella nostra società permettendoci di avere una nuova consapevolezza del loro/nostro passato.
“ Nel giorno di S. Giorgio raccontava la  mia  bisnonna a mia nonna, si faceva la novena per vedere se i mariti partiti per la guerra tornavano a casa sani e salvi.” “ La novena veniva fatta a mezzanotte e, una volta recitata si aspettava l'arrivo di S. Giorgio e si dice che qualcuno riusciva a vederlo nel buio della notte. Se S. Giorgio arrivava a cavallo il marito stava bene, se tornava solo il cavallo, il marito era morto, se invece tornava S. Giorgio senza cavallo, voleva dire che per il ritorno del marito ci voleva ancora tempo. Questa novena veniva recitata nel giorno di S. Giorgio cavaliere, addirittura pare che si dovesse mettere in mezzo alla strada un tavolo, una sedia, un foglio e un calamaio, in modo che S. Giorgio scrivesse in latino, dando risposte a ciò che le donne chiedevano, in seguito la maggior parte delle donne portava il foglio ad un parroco per tradurre la risposta del santo (per via dell'analfabetismo)”
“ La nonna matriarca di casa nelle sere autunnali mi affascina con i suoi racconti, vecchi ricordi della sua gioventù che arricchiscono la mia mente e la rendono partecipe di usi e costumi antichi. Seduta accanto a lei sul soffice divano, ascolto estasiata la sua voce che comincia con una vecchia filastrocca…”
Stage Esterno
La scuola di un quartiere considerato “a rischio” e una scuola del centro cittadino sono stati i luoghi in cui le alunne/i hanno proposto diverse attività creative: per attirare la curiosità dei bambini sulle origini della cultura e scoprire se, e quanto, sono partecipi della storia culturale in cui si è immersi sin dalla nascita.
Terza elementare: La trasmissione culturale Con una tenda al centro dell’aula, le finestre oscurate, candele disposte in cerchio, e un sottofondo di canti indiani, le alunne hanno ricreato l’atmosfera di un accampamento indiano. Ponendosi in cerchio, mentre alcune dipingevano i volti dei bambini e offrivano copricapi con piume, altre interpretavano il ruolo dei saggi raccontando alcune storie apprese dagli anziani. I bambini sono stati poi invitati a esporre oralmente  i  segreti  che hanno ascoltato dai loro nonni o  anziani vicini .
“ La  prima impressione è stata un po’ negativa, i bambini sembravano un po’ sbandati e i professori poco disponibili, il loro lavoro sembrava più un lavoro di assemblaggio quasi automatico nel rimproverare e gestire la classe…” “ Durante la mattinata i bambini sembravano interessati e attivi, siamo riusciti a coinvolgerli!...” “ I segreti della coperta non gli interessavano, sembravano più presi dalla cornice che si era creata che dal senso reale dei segreti della coperta. Ho notato che i bambini sono osservatori straordinari, giudici obiettivi di qualsiasi azione o commento. E’ stata un’ esperienza interessante per riuscire a capire quali sono i limiti di un confronto fra due mondi.” Parisi Fabio, scuola “La Pira”, classe 3 “ Lo scopo principale è stato quello di fargli imparare giocando e di imparare a nostra volta qualcosa da loro.” Cantale  Debora,  scuola “T. Cannizzaro”, classe 3
“ Abbiamo cominciato a chiedergli un po’ cosa pensassero dei nonni, cosa facevano con loro e cosa gli raccontavano. Nel mio gruppo alcuni bambini vedevano i nonni giornalmente, anche per mangiare e fare i compiti, altri non li vedevano quasi mai, tranne qualche Domenica e le festività. Insieme giocano a carte e a tris, inoltre gli fanno fare sempre le preghiere e gli raccontano di quando ai loro tempi non c’erano i telefonini, televisione e macchine. Ogni bambino ha fatto poi un disegno di lui con la nonna o il nonno , o la loro casa” Tribulato Chiara, scuola”La Pira”, classe 3 “  Per me è stata un’ esperienza molto buona e anche un ritorno al passato; in alcuni bambini mi rivedevo quando ero alla loro età.” Scalzo Filippo, scuola “T. Cannizzaro”, classe 5 “ Eravamo spaventate e tremavamo. Quando si è aperta la porta dell’aula dove avremmo dovuto passare le prossime tre ore, siamo riuscite a  vedere i bambini con i quali dovevamo lavorare”  Grosso Mariapia,  scuola “La Pira” , classe 4
 
Quarta elementare : Conosciamo le nostre radici Il racconto sull’origine di una città immaginaria, scritto dalle alunne, ha permesso di presentare, in chiave fantastica, gli elementi fondamentali per lo studio di un territorio:  miti e le leggende, attività produttive e istituzioni politiche. Un semplice questionario ha poi spostato l’attenzione sulla città di Messina, chiedendo ai bambini di ritrovare gli stessi elementi della fiaba nel contesto reale.
“ A primo impatto non so se fossimo più preoccupati noi o loro, poiché non sapevamo che tipo d approccio avremmo avuto con la classe …” “ Mi piacerebbe rivivere ancora quest’ esperienza per vivere ancora le emozioni che un’ insegnante vive ogni giorno e perché un bambino comunica delle emozioni che un grande non riesce più a dare.”  Restivo Graziella,    scuola “La  Pira”, classe 4 “ Avevo una grande paura, paura di fare brutte impressioni ai bimbi, ma quando abbiamo incominciato ad ambientarci, ci siamo divertiti…” “ Mentre leggevo la mia leggenda tremavo dalla paura di sbagliare, ma quando osservavo quei bambini attenti alla mia voce non mi interessava più se sbagliavo, ma a condurli sempre a capire quello che dicevo ed ero molto soddisfatta. Io, forse, ero la più insicura fra tutte, ma con i bambini non si deve essere così, ma si deve essere sempre felici di conoscere cose nuove.” Cannistraci Mariarita,  scuola “T. Cannizzaro”, classe4
“ Arrivati alla scuola, ero abbastanza in ansia, credevo di non essere all’altezza, il mio carattere mi portava a pensare che non sarei riuscita a dire nulla. Entrata in classe  e vedendo quei bambini seduti davanti a noi, in attesa di sentirci parlare, mi fece uno strano effetto, loro si aspettavano qualcosa da noi  e noi dovevamo trasmettergliela per  poterli soddisfare. Io amo molto i bambini e quando mi ritrovo a contatto con loro mi sento bene e a mio agio, perché so che loro non ti giudicano e che ogni novità, anche semplice, li rende felici. Volevo dare il meglio di me stessa …” “ Quest’ esperienza mi ha aiutata a capire che non importa se sbagli o meno, la sola cosa che conta è riuscire a trasmettere qualcosa anche solo con un sorriso, e vedere negli occhi di quei bambini la gioia mi ha reso felice…” “ La mattinata è trascorsa velocemente, non mi sono neanche accorta del tempo che passava, la dolcezza di quei bambini mi ha incantata, la tristezza di alcuni mi ha portata a rassicurarli, la vivacità di altri mi ha fatto ricordare che i bambini non possono essere domati, loro fanno o dicono quello che si sentono in qualsiasi momento. Credo proprio che oltre ad aver trasmesso qualcosa ai bambini anche io ho ricevuto tanto da loro, riuscendo ad affrontare quest’ esperienza con serenità. Uscita da li ho sentito in me qualcosa di diverso, loro anche se piccoli mi hanno aiutata a crescere interiormente.” Ricca Marina,  scuola “T. Cannizzaro”, classe 4
“ La porta si apre… vedo davanti a me 24 bambini seduti a braccia conserte in un cerchio che la maestra aveva accuratamente disposto. Nei loro occhi c’era tanta voglia di fare, di ascoltare, e di conoscerci. Comincia  la storia e comincia l’ imbarazzo che loro con la loro innocenza e la loro semplicità hanno subito rotto. Mentre raccontavo loro interagivano, ridevano e soprattutto mi ascoltavano. Finita la storia l’emozione più forte è stata sentirmi chiamare con 24 vocine bianche diverse, è stata forse l’esperienza migliore che abbia mai fatto. La meraviglia nei loro occhi è stata fantastica…” “ Forse è spuntata la fanciullezza che avevo perso con i miei 18 anni…” Giunta Stefania scuola”T. Cannizzaro”, classe 4 “ Quando abbiamo chiesto ai bambini di disegnare ciò che secondo loro manca nella loro città, solo alcuni di loro hanno apertola loro fantasia, altri si sono limitati a copiare il disegno dal loro compagno di banco e quando abbiamo chiesto invece cosa volessero eliminare non hanno esitato a rispondere, e la risposta era sempre la stessa : la scuola! Solo una bambina, Francesca ha risposto che quest’ ultima è utile per imparare.” Barone  Eliana,    scuola “La  Pira”, classe 4
 
conosci la tua città ? ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Osservazioni conclusive classi quarte “ La Pira” e “T. Cannizzaro” Al primo quesito posto alla classe,  “Una leggenda racconta che Messina è stata fondata da una coppia di innamorati, conosci i loro nomi?” , quasi tutti hanno dato una risposta: 7 hanno dato una risposta corretta; 7 non hanno saputo rispondere ed 1 ha dato una risposta sbagliata . Abbiamo preso in considerazione quest’ultima perché il bambino ha identificato la figura degli innamorati con i classici Romeo e Giulietta, sicuramente più famosi, dei quali si sente parlare più  spesso.  Al secondo quesito,  “Quale forma ricorda il territorio di Messina?” ,   risulta una parità tra risposte corrette, risposte sbagliate e quelle lasciate in bianco. Da queste risposte risulta che molti dei bambini non conoscono la posizione geografica della città o la identificano con il territorio regionale o l’intero territorio nazionale. Altri hanno scritto che la città sorge su un territorio a forma di mezza luna, ma lo abbiamo considerato corretto in quanto il termine “falce” e molto più complicato e meno conosciuto da bambini delle elementari.
Al terzo quesito,  “Quali miti si raccontano sullo stretto di Messina?” , pochi hanno dimostrato di saper rispondere correttamente, molti hanno lasciato il foglio in bianco e alcuni hanno dimostrato di conoscere i miti ma non ricordano i nomi dei personaggi, per esempio: “due mostri che litigano tra loro” oppure “un personaggio che tiene lo stretto” sono alcune delle risposte date dai bambini  Al quarto quesito,  “Quali attività si svolgono nella nostra città?” ,  tutti hanno risposto eccetto una sola persona. Dalle risposte che i bambini hanno dato possiamo comprendere che i mestieri più conosciuti sono quelli legati al loro quartiere, e che vi è scarsa conoscenza dei vari settori dell’economia. Al quinto quesito,  “Quale monumento, piazza o strada ti piace di più?” ,tutti hanno dato una risposta tranne un bambino che ha lasciato il foglio in bianco e un altro che ha risposto “niente”. Molti identificano il luogo che gli piace di più con la strada vicino casa o comunque con piazze o strade del proprio paese, identificano la città con il proprio quartiere.
Al sesto quesito,  “Conosci il nome dell’attuale sindaco?” ,pochi hanno risposto correttamente, 4 hanno dato una risposta sbagliata e 5 hanno lasciato il foglio in bianco. Alcuni hanno risposto “Romano Prodi” probabilmente perché associano la figura del sindaco alla figura politica di cui si sente parlare più spesso in Tv. Al settimo quesito,  “Se avessi una gomma magica, cosa vorresti cancellare dalla nostra città o dal tuo quartiere?” ,  tutti hanno risposto. Alcuni bambini hanno avuto il coraggio di denunciare ciò che accade di negativo nel loro quartiere, per esempio una risposta significativa è stata: “Tutti i traffici di droga e alcuni bambini del mio quartiere che mi danno botte”. Altri si sono limitati a nominare lo sporco e l’inquinamento. All’ottavo quesito,  “Immagina di raccontare la tua città ad un amico straniero, come la descriveresti?” ,  tutti i bambini hanno risposto tranne due che hanno lasciato il foglio in bianco. Molti cominciano a descrivere la città partendo da ciò che sentono più vicino ovvero il proprio quartiere, con il quale spesso identificano l’intera città.
Quinta elementare: Progettiamo il nostro quartiere Ancora una volta la centralità dell’intervento era affidata al racconto di una città che si trasforma. Le alunne/i hanno mostrato la mappa di una città  vuota  e chiesto ai bambini di riempirla con ciò che ritenevano più importante per renderla adatta ai loro bisogni. Si è poi chiesto di spiegare i motivi dell’inserimento di alcuni elementi come se si dovesse presentare la città ideale a degli esseri provenienti da altri pianeti.
“ Già dal mattino quando mi sono alzata mi sentivo felice e carica come una bomba che tra qualche minuto sarebbe esplosa pronta per dare tutto a questi bambini, i bambini che un domani diventeranno ragazzi e genitori, è per questo che mi sembrava giusto far capire quello che era importante fare in una città,  fargli comprendere che sono loro i cittadini del domani…” “ Mi sono sentita subito parte della classe, una bambina cresciutella, dopo qualche minuto avevo imparato subito i nomi che ripetevo insieme a loro, anche con qualche gaf e qualche risata. Per loro era importante sentirsi chiamare col loro nome da una  persona che conoscevano solo da qualche minuto, questo li faceva sentire più importanti.” Morabito Roberta scuola “T. Cannizzaro, classe 5 “  Così facendo abbiamo scoperto cose così originali che penso che non si sono  mai trovate né nelle fiabe, né in nessun altro testo. Ad esempio qualcuno ha chiesto delle panchine capaci di sopportare qualsiasi peso e quindi indistruttibili, altri hanno chiesto che le strade fossero fatte di gomma affinché più nessuno, cadendo, si possa sbucciare le ginocchia” Morsillo Nicoletta,    scuola “La Pira”, classe 5
 
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Osservazioni conclusive classi quinte “ La Pira” e “T. Cannizzaro” In entrambe le scuole gli operatori scolastici, quali bidelli e maestre, erano sempre attenti alle esigenze dei bambini e vigilavano in modo adeguato chi entrava e chi usciva. La “T. Cannizzaro” presentava al suo interno un luogo davvero ospitale e adeguato agli alunni in quanto i corridoi erano pieni di decorazioni. La scuola elementare “G. La Pira” invece, raffigurava le sue aule e i suoi corridoi come ambienti piu’ seri, ma comunque anch’essa era gradita dai bambini  in quanto nel giardino scolastico c’erano altalene e scivoli. I maggiori problemi che abbiamo rilevato fra gli alunni della “T. Cannizzaro” erano legati a fattori di timidezza, mentre alla “G. La Pira” vi erano piccole emarginazioni nei confronti di un bambino di colore. Per quanto riguarda la loro partecipazione al nostro progetto, i bambini erano abbastanza disponibili, e pronti a collaborare con noi. I disegni rappresentanti ciò che desideravano avere in città, erano tantissimi e si differenziavano parecchio fra una scuola e l’altra. Alla “G. La Pira” i disegni erano piu’ semplici e riguardanti cose comuni e facilmente realizzabili, come ad esempio campi da calcio e da rugby. Alla “T. Cannizzaro” invece, i bambini proponevano, tramite i loro  disegni, la presenza in città di cose piu’ tecnologiche e avanzate.
III A Istituto “E.Ainis” Anno 2005/2006.  Prof: Clemenza, Zavan, De Luca, Moraci e Costantino.  Grafica: Giunta Stefania

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Radici per crescere

  • 1. Radici per crescere ali per volare
  • 2. La cultura è una mappa mentale e fisica che ci guida nell'esplorazione del mondo
  • 3. “ La cultura non è soltanto una serie concreta di comportamenti ma anche un programma che noi usiamo nella nostra vita usando le regole” “ La regola principale è la diffusione non l’isolamento” ( G. Mantovani, “L’elefante invisibile”)
  • 4. Antropologia culturale disciplina che fornisce gli strumenti teorici e metodologici “ L’antropologia è la sola disciplina che offre uno schema concettuale dell’intero contesto dell’esperienza umana.”
  • 5. Dimensione Culturale Pesa in ogni società e ci forgia in diverse maniere Cultura Personalità Famiglia Religione
  • 6. Religione Analisi degli elementi fondamentali nelle grandi religioni attraverso il : METODO STORICO: METODO COMPARATIVO : Osserva i fenomeni nel loro ordine cronologico Osserva i fenomeni estraendoli dalle condizioni di tempo e di luogo.
  • 7. Il metodo comparativo può essere viziato da un atteggiamento etnocentrico che misura ciò che si osserva in chiave evoluzionista: attribuendo maggiore o minore sviluppo e perfezione a quelle religioni (culture, società) che più si avvicinano al modello della civiltà occidentale. Al pregiudizio etnocentrico non si sottraggono i primi studiosi di antropologia. Tra questi James Fraezer che, nel suo libro “Il ramo d’oro”, esprime una teoria dell’evoluzione del pensiero viziata da questa prospettiva.
  • 8. Nell’analizzare il sentimento religioso Fraezer applica uno schema che procede per tre tappe: MAGIA L’uomo ritiene che la natura segua un ordine invariato su cui egli può intervenire mediante l’uso della magia. RELIGIONE L’uomo si sente deluso nelle sue aspettative rispetto alla possibilità di operare sulla natura e si scopre impotente. Non crede più nella giustizia dell’ordine naturale e si sente dipendente da una divinità che per volontà o per capriccio determina lo svolgimento della realtà. SCIENZA L’uomo ritorna a considerare la natura come retta iuxta propria principia e inaugura un nuovo rapporto con la natura che non è di accordo né di sottomissione ma di dominio.
  • 9. si deve applicare, prima il metodo storico, per rintracciare i rapporti che collegano un fatto sociale a una serie di fatti anteriori, e successivamente si fanno emergere gli elementi comuni a una serie di fatti. Van Gennep Per l’antropologo
  • 10. L’analisi dei riti di passaggio è frutto di una ricerca comparativa estesa . Lo studio di Van Gennep è una descrizione ampia ed estesa dei riti di passaggio. Per alcuni studiosi egli si è limitato ad accumulare materiale senza ricercare il significato essenziale dei riti. Per altri è proprio questa caratteristica del suo studio a fornire informazioni generiche aperte a sempre ulteriori interpretazioni. La società è vista come una casa con stanze che comunicano con l’interno e l’esterno. Il rito serve a definire i confini e a conferire coesione interna e continuità alla comunità.
  • 11. “ Per sopravvivere ogni società deve soddisfare due requisiti: coesione interna e continuità temporale del gruppo; la classificazione è uno dei modi principali con cui si cerca di dare coesione e continuità” I riti di passaggio sanciscono i cambiamenti individuali e li controllano. “ I riti di passaggio sono i meccanismi cerimoniali che guidano, controllano e regolamentano i mutamenti di ogni tipo degli individui e dei gruppi ”
  • 12. Riti di margine rallentamento del passaggio. Cercano di imporre un ritmo naturale ad eventi sociali. “ Naturalizzazione della società umana e socializzazione della natura sono effetti convergenti dei riti di passaggio” Es. adolescenza conquista della pubertà (evento naturale) che diventa conquista di un ruolo sociale. La ritualizzazione è la creazione di eventi sociali
  • 14. “ Quando si vogliono scoprire le concordanze, le permanenze, le leggi sociali, culturali, letterarie, non v’è altro metodo che la comparazione, la più estesa possibile”
  • 15. Seguendo il metodo comparativo abbiamo esaminato diverse forme di riproduzione , organizzazione della vita domestica, diversi modi di accudire la prole e diversi modi di stabilire rapporti di parentela.
  • 16. Riproduzione : studio delle pratiche culturalmente determinate che producono un aumento o diminuzione dell’indice di crescita demografica Famiglia : modi di organizzazione della vita domestica determinati dalla cultura di un gruppo Parentela : regole che determinano i rapporti parentali e stabiliscono il tipo di residenza o la discendenza
  • 17. Personalità Comprendere i meccanismi interni ed esterni che agiscono nella formazione di un individuo FATTORI INNATI CULTURALI AMBIENTALI Come si forma un individuo?
  • 18. Psicologia Biologia Società Cultura
  • 19. Cultura -Recuperare la memoria della nostra cultura attraverso gli anziani: custodi, spesso dimenticati, delle nostre tradizioni. -Comprendere il meccanismo della trasmissione culturale nella nostra e nelle altre culture L’ascolto delle storie di vita dei nostri anziani - raccolte nel dossier titolato “Il segreto della coperta” - ci ha permesso di
  • 20.  
  • 21. “ La cultura è una mappa che racconta una storia, un susseguirsi di atmosfere che sono presenti in ognuno di noi. Il “segreto della coperta” è la carezza del vecchio padre che dà al figlio…
  • 22.
  • 23. “ La nostra è una società poco propensa a fare i conti con il passato e l’unico passato a cui talvolta ci si appresta è quello nozionistico dei libri di storia. La nostra società non ha sufficiente memoria degli avvenimenti che hanno afflitto il passato, c’è una tendenza a dimenticare tutto in fretta, forse per cercare di guardare ad un futuro migliore” “ Una società che non ha in considerazione l’importanza degli anziani rimuove l’unica fonte di storia autentica e la ricchezza delle esperienze di vita”
  • 24. Dopo aver costruito un archivio fotografico antropologico con le foto degli avi (recuperate a casa dei nonni) e avere ricavato dall’iconografia alcune notizie sulle famiglie siciliane di inizio secolo scorso, abbiamo intervistato parenti o conoscenti più anziani, trascrivendo le storie di vita.
  • 25. Inserisci un commento di un parente che abbia mai conosciuto i soggetti ritratti o che abbia ascoltato racconti di altri parenti riguardo alla fotografia proposta. Mio padre mi racconta: “Quel giorno eravamo stati invitati a pranzo da parenti e dopo pranzo siamo usciti nel loro cortile a giocare con la macchina che ci avevano regalato” E i tuoi genitori? Si Hai mai conosciuto i soggetti ritratti? Si Relazione di parentela (o altro) con i soggetti ritratti: Fratelli Luogo di ritrovamento dell’immagine: In un album di vecchie foto Eventuale testo a tergo o didascalia: Nessuna didascalia Individua la relazione tra il soggetto ed il luogo: Si trovavano li perché erano stati invitati a pranzo Data e luogo dello scatto: 1962 nel cortile della casa di parenti Soggetto/i della fotografia: Mio padre e mio zio Classe e sezione: II A Nome e cognome alunno/a: Graziella Restivo
  • 26. La trasmissione della cultura contadina, delle memorie di guerra o di usanze ormai dimenticate, ci ha condotto a riflettere sul ruolo degli anziani nella nostra società permettendoci di avere una nuova consapevolezza del loro/nostro passato.
  • 27. “ Nel giorno di S. Giorgio raccontava la mia bisnonna a mia nonna, si faceva la novena per vedere se i mariti partiti per la guerra tornavano a casa sani e salvi.” “ La novena veniva fatta a mezzanotte e, una volta recitata si aspettava l'arrivo di S. Giorgio e si dice che qualcuno riusciva a vederlo nel buio della notte. Se S. Giorgio arrivava a cavallo il marito stava bene, se tornava solo il cavallo, il marito era morto, se invece tornava S. Giorgio senza cavallo, voleva dire che per il ritorno del marito ci voleva ancora tempo. Questa novena veniva recitata nel giorno di S. Giorgio cavaliere, addirittura pare che si dovesse mettere in mezzo alla strada un tavolo, una sedia, un foglio e un calamaio, in modo che S. Giorgio scrivesse in latino, dando risposte a ciò che le donne chiedevano, in seguito la maggior parte delle donne portava il foglio ad un parroco per tradurre la risposta del santo (per via dell'analfabetismo)”
  • 28. “ La nonna matriarca di casa nelle sere autunnali mi affascina con i suoi racconti, vecchi ricordi della sua gioventù che arricchiscono la mia mente e la rendono partecipe di usi e costumi antichi. Seduta accanto a lei sul soffice divano, ascolto estasiata la sua voce che comincia con una vecchia filastrocca…”
  • 30. La scuola di un quartiere considerato “a rischio” e una scuola del centro cittadino sono stati i luoghi in cui le alunne/i hanno proposto diverse attività creative: per attirare la curiosità dei bambini sulle origini della cultura e scoprire se, e quanto, sono partecipi della storia culturale in cui si è immersi sin dalla nascita.
  • 31. Terza elementare: La trasmissione culturale Con una tenda al centro dell’aula, le finestre oscurate, candele disposte in cerchio, e un sottofondo di canti indiani, le alunne hanno ricreato l’atmosfera di un accampamento indiano. Ponendosi in cerchio, mentre alcune dipingevano i volti dei bambini e offrivano copricapi con piume, altre interpretavano il ruolo dei saggi raccontando alcune storie apprese dagli anziani. I bambini sono stati poi invitati a esporre oralmente i segreti che hanno ascoltato dai loro nonni o anziani vicini .
  • 32. “ La prima impressione è stata un po’ negativa, i bambini sembravano un po’ sbandati e i professori poco disponibili, il loro lavoro sembrava più un lavoro di assemblaggio quasi automatico nel rimproverare e gestire la classe…” “ Durante la mattinata i bambini sembravano interessati e attivi, siamo riusciti a coinvolgerli!...” “ I segreti della coperta non gli interessavano, sembravano più presi dalla cornice che si era creata che dal senso reale dei segreti della coperta. Ho notato che i bambini sono osservatori straordinari, giudici obiettivi di qualsiasi azione o commento. E’ stata un’ esperienza interessante per riuscire a capire quali sono i limiti di un confronto fra due mondi.” Parisi Fabio, scuola “La Pira”, classe 3 “ Lo scopo principale è stato quello di fargli imparare giocando e di imparare a nostra volta qualcosa da loro.” Cantale Debora, scuola “T. Cannizzaro”, classe 3
  • 33. “ Abbiamo cominciato a chiedergli un po’ cosa pensassero dei nonni, cosa facevano con loro e cosa gli raccontavano. Nel mio gruppo alcuni bambini vedevano i nonni giornalmente, anche per mangiare e fare i compiti, altri non li vedevano quasi mai, tranne qualche Domenica e le festività. Insieme giocano a carte e a tris, inoltre gli fanno fare sempre le preghiere e gli raccontano di quando ai loro tempi non c’erano i telefonini, televisione e macchine. Ogni bambino ha fatto poi un disegno di lui con la nonna o il nonno , o la loro casa” Tribulato Chiara, scuola”La Pira”, classe 3 “ Per me è stata un’ esperienza molto buona e anche un ritorno al passato; in alcuni bambini mi rivedevo quando ero alla loro età.” Scalzo Filippo, scuola “T. Cannizzaro”, classe 5 “ Eravamo spaventate e tremavamo. Quando si è aperta la porta dell’aula dove avremmo dovuto passare le prossime tre ore, siamo riuscite a vedere i bambini con i quali dovevamo lavorare” Grosso Mariapia, scuola “La Pira” , classe 4
  • 34.  
  • 35. Quarta elementare : Conosciamo le nostre radici Il racconto sull’origine di una città immaginaria, scritto dalle alunne, ha permesso di presentare, in chiave fantastica, gli elementi fondamentali per lo studio di un territorio: miti e le leggende, attività produttive e istituzioni politiche. Un semplice questionario ha poi spostato l’attenzione sulla città di Messina, chiedendo ai bambini di ritrovare gli stessi elementi della fiaba nel contesto reale.
  • 36. “ A primo impatto non so se fossimo più preoccupati noi o loro, poiché non sapevamo che tipo d approccio avremmo avuto con la classe …” “ Mi piacerebbe rivivere ancora quest’ esperienza per vivere ancora le emozioni che un’ insegnante vive ogni giorno e perché un bambino comunica delle emozioni che un grande non riesce più a dare.” Restivo Graziella, scuola “La Pira”, classe 4 “ Avevo una grande paura, paura di fare brutte impressioni ai bimbi, ma quando abbiamo incominciato ad ambientarci, ci siamo divertiti…” “ Mentre leggevo la mia leggenda tremavo dalla paura di sbagliare, ma quando osservavo quei bambini attenti alla mia voce non mi interessava più se sbagliavo, ma a condurli sempre a capire quello che dicevo ed ero molto soddisfatta. Io, forse, ero la più insicura fra tutte, ma con i bambini non si deve essere così, ma si deve essere sempre felici di conoscere cose nuove.” Cannistraci Mariarita, scuola “T. Cannizzaro”, classe4
  • 37. “ Arrivati alla scuola, ero abbastanza in ansia, credevo di non essere all’altezza, il mio carattere mi portava a pensare che non sarei riuscita a dire nulla. Entrata in classe e vedendo quei bambini seduti davanti a noi, in attesa di sentirci parlare, mi fece uno strano effetto, loro si aspettavano qualcosa da noi e noi dovevamo trasmettergliela per poterli soddisfare. Io amo molto i bambini e quando mi ritrovo a contatto con loro mi sento bene e a mio agio, perché so che loro non ti giudicano e che ogni novità, anche semplice, li rende felici. Volevo dare il meglio di me stessa …” “ Quest’ esperienza mi ha aiutata a capire che non importa se sbagli o meno, la sola cosa che conta è riuscire a trasmettere qualcosa anche solo con un sorriso, e vedere negli occhi di quei bambini la gioia mi ha reso felice…” “ La mattinata è trascorsa velocemente, non mi sono neanche accorta del tempo che passava, la dolcezza di quei bambini mi ha incantata, la tristezza di alcuni mi ha portata a rassicurarli, la vivacità di altri mi ha fatto ricordare che i bambini non possono essere domati, loro fanno o dicono quello che si sentono in qualsiasi momento. Credo proprio che oltre ad aver trasmesso qualcosa ai bambini anche io ho ricevuto tanto da loro, riuscendo ad affrontare quest’ esperienza con serenità. Uscita da li ho sentito in me qualcosa di diverso, loro anche se piccoli mi hanno aiutata a crescere interiormente.” Ricca Marina, scuola “T. Cannizzaro”, classe 4
  • 38. “ La porta si apre… vedo davanti a me 24 bambini seduti a braccia conserte in un cerchio che la maestra aveva accuratamente disposto. Nei loro occhi c’era tanta voglia di fare, di ascoltare, e di conoscerci. Comincia la storia e comincia l’ imbarazzo che loro con la loro innocenza e la loro semplicità hanno subito rotto. Mentre raccontavo loro interagivano, ridevano e soprattutto mi ascoltavano. Finita la storia l’emozione più forte è stata sentirmi chiamare con 24 vocine bianche diverse, è stata forse l’esperienza migliore che abbia mai fatto. La meraviglia nei loro occhi è stata fantastica…” “ Forse è spuntata la fanciullezza che avevo perso con i miei 18 anni…” Giunta Stefania scuola”T. Cannizzaro”, classe 4 “ Quando abbiamo chiesto ai bambini di disegnare ciò che secondo loro manca nella loro città, solo alcuni di loro hanno apertola loro fantasia, altri si sono limitati a copiare il disegno dal loro compagno di banco e quando abbiamo chiesto invece cosa volessero eliminare non hanno esitato a rispondere, e la risposta era sempre la stessa : la scuola! Solo una bambina, Francesca ha risposto che quest’ ultima è utile per imparare.” Barone Eliana, scuola “La Pira”, classe 4
  • 39.  
  • 40.
  • 41. Osservazioni conclusive classi quarte “ La Pira” e “T. Cannizzaro” Al primo quesito posto alla classe, “Una leggenda racconta che Messina è stata fondata da una coppia di innamorati, conosci i loro nomi?” , quasi tutti hanno dato una risposta: 7 hanno dato una risposta corretta; 7 non hanno saputo rispondere ed 1 ha dato una risposta sbagliata . Abbiamo preso in considerazione quest’ultima perché il bambino ha identificato la figura degli innamorati con i classici Romeo e Giulietta, sicuramente più famosi, dei quali si sente parlare più spesso. Al secondo quesito, “Quale forma ricorda il territorio di Messina?” , risulta una parità tra risposte corrette, risposte sbagliate e quelle lasciate in bianco. Da queste risposte risulta che molti dei bambini non conoscono la posizione geografica della città o la identificano con il territorio regionale o l’intero territorio nazionale. Altri hanno scritto che la città sorge su un territorio a forma di mezza luna, ma lo abbiamo considerato corretto in quanto il termine “falce” e molto più complicato e meno conosciuto da bambini delle elementari.
  • 42. Al terzo quesito, “Quali miti si raccontano sullo stretto di Messina?” , pochi hanno dimostrato di saper rispondere correttamente, molti hanno lasciato il foglio in bianco e alcuni hanno dimostrato di conoscere i miti ma non ricordano i nomi dei personaggi, per esempio: “due mostri che litigano tra loro” oppure “un personaggio che tiene lo stretto” sono alcune delle risposte date dai bambini Al quarto quesito, “Quali attività si svolgono nella nostra città?” , tutti hanno risposto eccetto una sola persona. Dalle risposte che i bambini hanno dato possiamo comprendere che i mestieri più conosciuti sono quelli legati al loro quartiere, e che vi è scarsa conoscenza dei vari settori dell’economia. Al quinto quesito, “Quale monumento, piazza o strada ti piace di più?” ,tutti hanno dato una risposta tranne un bambino che ha lasciato il foglio in bianco e un altro che ha risposto “niente”. Molti identificano il luogo che gli piace di più con la strada vicino casa o comunque con piazze o strade del proprio paese, identificano la città con il proprio quartiere.
  • 43. Al sesto quesito, “Conosci il nome dell’attuale sindaco?” ,pochi hanno risposto correttamente, 4 hanno dato una risposta sbagliata e 5 hanno lasciato il foglio in bianco. Alcuni hanno risposto “Romano Prodi” probabilmente perché associano la figura del sindaco alla figura politica di cui si sente parlare più spesso in Tv. Al settimo quesito, “Se avessi una gomma magica, cosa vorresti cancellare dalla nostra città o dal tuo quartiere?” , tutti hanno risposto. Alcuni bambini hanno avuto il coraggio di denunciare ciò che accade di negativo nel loro quartiere, per esempio una risposta significativa è stata: “Tutti i traffici di droga e alcuni bambini del mio quartiere che mi danno botte”. Altri si sono limitati a nominare lo sporco e l’inquinamento. All’ottavo quesito, “Immagina di raccontare la tua città ad un amico straniero, come la descriveresti?” , tutti i bambini hanno risposto tranne due che hanno lasciato il foglio in bianco. Molti cominciano a descrivere la città partendo da ciò che sentono più vicino ovvero il proprio quartiere, con il quale spesso identificano l’intera città.
  • 44. Quinta elementare: Progettiamo il nostro quartiere Ancora una volta la centralità dell’intervento era affidata al racconto di una città che si trasforma. Le alunne/i hanno mostrato la mappa di una città vuota e chiesto ai bambini di riempirla con ciò che ritenevano più importante per renderla adatta ai loro bisogni. Si è poi chiesto di spiegare i motivi dell’inserimento di alcuni elementi come se si dovesse presentare la città ideale a degli esseri provenienti da altri pianeti.
  • 45. “ Già dal mattino quando mi sono alzata mi sentivo felice e carica come una bomba che tra qualche minuto sarebbe esplosa pronta per dare tutto a questi bambini, i bambini che un domani diventeranno ragazzi e genitori, è per questo che mi sembrava giusto far capire quello che era importante fare in una città, fargli comprendere che sono loro i cittadini del domani…” “ Mi sono sentita subito parte della classe, una bambina cresciutella, dopo qualche minuto avevo imparato subito i nomi che ripetevo insieme a loro, anche con qualche gaf e qualche risata. Per loro era importante sentirsi chiamare col loro nome da una persona che conoscevano solo da qualche minuto, questo li faceva sentire più importanti.” Morabito Roberta scuola “T. Cannizzaro, classe 5 “ Così facendo abbiamo scoperto cose così originali che penso che non si sono mai trovate né nelle fiabe, né in nessun altro testo. Ad esempio qualcuno ha chiesto delle panchine capaci di sopportare qualsiasi peso e quindi indistruttibili, altri hanno chiesto che le strade fossero fatte di gomma affinché più nessuno, cadendo, si possa sbucciare le ginocchia” Morsillo Nicoletta, scuola “La Pira”, classe 5
  • 46.  
  • 47.
  • 48. Osservazioni conclusive classi quinte “ La Pira” e “T. Cannizzaro” In entrambe le scuole gli operatori scolastici, quali bidelli e maestre, erano sempre attenti alle esigenze dei bambini e vigilavano in modo adeguato chi entrava e chi usciva. La “T. Cannizzaro” presentava al suo interno un luogo davvero ospitale e adeguato agli alunni in quanto i corridoi erano pieni di decorazioni. La scuola elementare “G. La Pira” invece, raffigurava le sue aule e i suoi corridoi come ambienti piu’ seri, ma comunque anch’essa era gradita dai bambini in quanto nel giardino scolastico c’erano altalene e scivoli. I maggiori problemi che abbiamo rilevato fra gli alunni della “T. Cannizzaro” erano legati a fattori di timidezza, mentre alla “G. La Pira” vi erano piccole emarginazioni nei confronti di un bambino di colore. Per quanto riguarda la loro partecipazione al nostro progetto, i bambini erano abbastanza disponibili, e pronti a collaborare con noi. I disegni rappresentanti ciò che desideravano avere in città, erano tantissimi e si differenziavano parecchio fra una scuola e l’altra. Alla “G. La Pira” i disegni erano piu’ semplici e riguardanti cose comuni e facilmente realizzabili, come ad esempio campi da calcio e da rugby. Alla “T. Cannizzaro” invece, i bambini proponevano, tramite i loro disegni, la presenza in città di cose piu’ tecnologiche e avanzate.
  • 49. III A Istituto “E.Ainis” Anno 2005/2006. Prof: Clemenza, Zavan, De Luca, Moraci e Costantino. Grafica: Giunta Stefania