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[Mire se vini ne Kosove]

Diario del V Viaggio di Solidarietà
11 – 20 agosto 2012

di CORRADO SIRAGUSA




beloverevolution.org
Sommario
Introduzione........................................................................................................................ 3
Da Palermo al Kosovo ....................................................................................................... 4
In viaggio, dai libri e lo studio, alle persone e i territori
   Aeroporto di Palermo, 9 agosto 2012
Ti con nu, nu con Ti ........................................................................................................... 5
Montenegro: Perasto e Cattaro
 12 agosto 2012
Mire se vini ne Kosove ...................................................................................................... 7
Peć - Goradzevac
  13 agosto 2012
Nelle Enclavi ....................................................................................................................... 9
Dečani – Villaggio Italia – Velika Hoca
  14 agosto 2012
Mondi balcanici ................................................................................................................ 12
Velika Hoca – Prizren
  15 agosto 2012
Jelika, coraggio e umanità oltre ogni limite .................................................................. 15
Prizren – Silovo
   16 agosto 2012
Da qui non si torna indietro ............................................................................................ 17
Cucine popolari – Grazanica – Mitrovica
  17 agosto 2012
Belgrado............................................................................................................................ 20
Settimo giorno
  18 agosto 2012
“Kosovo, una storia balcanica” che affronta la
                                                        storia della regione dall’etimologia del nome fino
Introduzione
                                                        ai fatti di violenza degli ultimi anni.

Già la quinta edizione.                                 La sua esperienza e le sue emozioni li restituisce

Da una necessità pratica – quella di portare a          in questo diario di viaggio.

destinazione gli aiuti raccolti – i Viaggi di           È un pensiero personale la cui condivisione

Solidarietà sono tramutati, nel corso del tempo, in     riteniamo importante, non solo per il racconto in

uno degli aspetti essenziali per il sostegno e lo       sé, ma anche per lo slancio che può dare ad altre

sviluppo delle stesse azioni di solidarietà.            persone a voler intraprendere una strada di ricerca

Sotto il profilo umano e di percorso personale          personale e di aiuto verso gli altri.

garantiscono un’esperienza unica, a poche ore di        A lui va il nostro ringraziamento per avere

auto da casa, dove poter ricollocare le proprie         trasferito su carta i pensieri e le emozioni,

priorità in fatto di valori e di cose veramente         permettendoci di poterli quindi condividere con

importanti;                                             tutti.

l’aspetto sociale garantisce invece il fiorire di       Cogliamo l’occasione per rivolgere un sincero

nuove amicizie, anche – e soprattutto – tra             ringraziamento a Giorgio De Rocchis, instancabile

persone con diversi retroterra culturali, visioni del   e prezioso nella creazione di relazioni e la raccolta

mondo e atteggiamenti, che ‘a casa’ avrebbero           di materiali e aiuti; a Davide, Guido, Muppet,

avuto difficilmente l’occasione di confrontarsi,        Elisa (fotografa eccezionale), Massimo, Simone,

soprattutto con quel pathos e sincerità che si          José, Carlo, Michael, Matteo e Chiara, Jacopo,

creano naturalmente durante la visita e                 Marcello, Daniele, Stefano e Benedetta per la

l’esperienza di contesti difficili, di povertà e di     compagnia, la pazienza e il pensiero che

violenza;                                               giornalmente dedicano alle famiglie delle enclavi.

l’aspetto solidaristico è quello che, più di tutti,
rende il viaggio, non il semplice macinare 3.500        BeLoveRevolution

km in poco più di una settimana, ma una meta
metafisica e simbolica che altro non è che il
trovare sé stessi, centrarsi, una metafora che riesce
a coniugare l’essere utili a qualcuno che ne a                        “L’essenziale è invisibile agli occhi”
                                                                                              Il Piccolo Principe
bisogno con l’essere utili a sé stessi.                                                Antoine De Saint-Exupéry
Niente di nuovo, comunque: io ho quel che ho
donato, recita il motto dannunziano.
Corrado è uno dei ragazzi che da deciso di
mettersi in discussione in un viaggio di otto giorni
tra esperienze nuove, con compagni di viaggio
sconosciuti, in una terra che aveva studiata grazie
al suo percorso di studi, culminando in una tesi


                                                                                                               3
“donazioni” dei poveri, costretti a questo dalla
                                                        fame, ma che in un passato abbastanza recente ha
                                                        visto coinvolti centinaia di serbi e dissidenti del
                                                        famigerato Uck (comandato da chi oggi siede
                                                        sulla poltrona di Premier - il “serpente” Thaci - e
                                                        di capo dell’opposizione, Haradjnai), rapiti,
                                                        seviziati e, infine, sezionati.
                                                        Il viaggio che mi accingo a intraprendere ha inizio
                                                        circa sei mesi addietro, quando, preso da
                                                        confusione e dubbi, ho scelto di imboccare una
Da Palermo al Kosovo
                                                        nuova e tortuosa strada.
In viaggio. Dai libri e lo studio, alle                 Del Kosovo sapevo poco. Una piccola regione dei
persone e i territori
                                                        Balcani tormentata da guerre e violenze, così
Aeroporto di Palermo, 9 agosto 2012                     come quasi tutte le terre di quella zona, la
                                                        polveriera d'Europa per antonomasia.
Sono circa le venti e sono in procinto di
                                                        Non mi vergogno a dire che la mia curiosità e il
imbarcarmi per Venezia, destinazione Sacile,
                                                        mio interesse avevano avuto inizio dopo aver
bellissima cittadina friulana già appartenente alla
                                                        visto le “gesta” poco gentili di un hooligan serbo
Serenissima.
                                                        in Italia. Azioni che venivano condannate ma che
Lì mi aspetta “nonno” Fabio Franceschini, di
                                                        non venivano spiegate a fondo. Una bandiera
LOVE, un’associazione che da un po’ di tempo a
                                                        albanese in fiamme, tanti striscioni inneggianti
questa parte ha preso a cuore la drammatica
                                                        alla ‘serbità’ del Kosovo, il saluto a tre dita dei
situazione in cui versano i serbi che abitano le
                                                        calciatori serbi verso gli ultras, interpretato come
piccole enclavi del Kosovo, regione serba a
                                                        monito a un'eventuale sconfitta a tavolino.
maggioranza albanese autoproclamatasi
                                                        Ho iniziato a documentarmi e a parlarne con un
indipendente quattro anni fa, sotto il bene placito
                                                        mio professore albanese, con il quale è sorto un
degli Stati Uniti e buona parte dell’Unione
                                                        piacevole scambio di opinioni e libri, culminato
Europea.
                                                        con una bella tesi di laurea e con un altrettanto
Nonostante la presenza delle forze di “pace” della
                                                        soddisfacente voto finale.
Nato, dell’Onu e della stessa Unione Europea, il
                                                        Ma non mi è bastato: quello che sapevo e che ho
Kosovo è ancora oggi una zona molto instabile.
                                                        riportato nel mio lavoro era comunque qualcosa di
La disoccupazione è altissima e l’economia ruota
                                                        “seconda mano”, non vissuto con la mia pelle né
quasi del tutto intorno agli affari illeciti:
                                                        visto coi miei occhi.
prostituzione, traffico di armi e di sostanze
                                                        Questo viaggio ha rappresentato dunque il
stupefacenti.
                                                        culmine di questo lavoro, diciamo, intellettuale, e
La cosa più orribile rimane, però, un altro traffico:
                                                        perché no, il punto di partenza di un nuovo
quello di organi umani, adesso ristretto solo alle
                                                        percorso individuale.


4
Perasto


                                                                                             Il paesaggio che osserviamo risalendo lungo i
                                                                                             fiordi della scogliera montenegrina lascia senza
Ti con nu, nu con Ti
                                                                                             fiato. Boschi, verde e mare si mischiano, casette
Montenegro: Perasto e Cattaro                                                                di campagna e piccole chiese sorgono a ridosso di
12 agosto 2012                                                                               queste piccole foreste quasi a strapiombo sul mare.
                                                                                             Grosse e pacchiane costruzioni a ridosso della
Dopo diciotto ore di traghetto è la dogana                                                   costa ed enormi scheletri di cemento lungo la via
montenegrina a darci il benvenuto tenendoci                                                  fanno per un attimo ritornare bruscamente a quella
impalati un'ora al porto di Bar. Risaliti sul                                                che da noi è la normalità, sebbene in scala minore.
pulmino, prendiamo la strada che porta a Perasto,                                            Ma, si sa, è il progresso.
importante città appartenente alla repubblica della                                          Perasto è un piccolo borgo veneziano affacciato
Serenissima e l'ultima ad ammainare il gonfalone                                             su un golfo circondato da ettari di bosco. A circa
con la bandiera di San Marco all'indomani del                                                cinquecento metri dalla spiaggia sorgono due
tradimento di Napoleone e conseguente avanzata                                               isolette con due piccole chiese. Un gioiello,
                                                                  1
in zona delle truppe austro-ungariche .                                                      soprattutto al tramonto.

1 Da cui la famosa allocuzione del Conte Giuseppe Viscovich, Capitano di Perasto,

tenuta il 23 agosto 1797:                                                                    sigilemo la nostra gloriosa carriera corsa sotto el Serenissimo Veneto Governo,
In sto amaro momento, che lacera el nostro cor; in sto ultimo sfogo de amor, de fede al      rivolzemose verso sta Insegna che lo rappresenta e su ela sfoghemo el nostro dolor.
Veneto Serenissimo Dominio, el Gonfalon de la Serenissima Repubblica ne sia de               Per trecentosettantasette anni la nostra fede, el nostro valor l'ha sempre custodìa per
conforto, o Cittadini, che la nostra condotta passada che quela de sti ultimi tempi, rende   tera e par mar, per tutto dove né ha ciamà i so nemici, che xe stai pur queli de la
non solo più giusto sto atto fatal, ma virtuoso, ma doveroso per nu.                         Religion.
Savarà da nu i nostri fioi, e la storia del zorno farà saver a tutta l'Europa, che Perasto   Per trecentosettantasette anni le nostre sostanze, el nostro sangue, le nostre vite le xe
ha degnamente sostenudo fino all'ultimo l'onor del Veneto Gonfalon, onorandolo co' sto       stae sempre per Ti, o San Marco; e felicissimi sempre se semo reputà Ti con nu, nu
In sto amaro momento, che bagnà del nostro universal amarissimo pianto.
atto solenne e deponendolo lacera el nostro cor; in sto ultimo sfogo de amor, de fede al     con Ti; e sempre con Ti sul mar nu semo stai illustri e vittoriosi.
Veneto Serenissimo Dominio, el Gonfalon de la Serenissima Repubblicacoi quaide
Sfoghemose, cittadini, sfoghemose pur; ma in sti nostri ultimi sentimenti ne sia             Nissun con Ti n'ha visto scampar nissun con Ti n'ha visto vinti o spaurosi!
conforto, o Cittadini, che la nostra condotta passada che quela de sti ultimi tempi, rende   Se i tempi presenti, infeicissimi per imprevidensa, per dissension, per arbitrii illegai, per
non solo più giusto sto atto fatal, ma virtuoso, ma doveroso per nu.                         vizi offendenti la natura e el gius de le zenti, no Te avesse tolto dall'Italia, per Ti in
Savarà da nu i nostri fioi, e la storia del zorno farà saver a tutta l'Europa, che Perasto   perpetuo sarave stae le nostre sostanze, el sangue, la nostra vita, e piutosto che
ha degnamente sostenudo fino all'ultimo l'onor del Veneto Gonfalon, onorandolo co' sto       vederTe vinto e desonorà dai Toi, el coraggio nostro, la nostra fede se avarave sepelio
atto solenne e deponendolo bagnà del nostro universal amarissimo pianto.                     soto de Ti!Ma za che altro no resta da far per Ti, el nostro cor sia l'onoratissima To
Sfoghemose, cittadini, sfoghemose pur; ma in sti nostri ultimi sentimenti coi quai           tomba e el più puro e el più grande elogio, Tò elogio, le nostre lagreme.
Nonostante l'abbondante presenza di turisti, pace e        Oltrepassiamo il gruppo e ci troviamo davanti le
tranquillità circondano il tutto, facendoci godere         mura dell'antica città e una porta ad arco , che
pranzo e passeggiata digerente, conclusa con la            anticamente portava sul frontone lo stemma del
salita sul campanile del duomo, dove il buon               leone veneziano, sostituito nel 1942 da una poco
Fabio, impersonando per un attimo il suo                   discreta stella comunista.
celeberrimo avo Giuseppe Viscovich, fa                     Entrati all'interno, rimango quasi senza parole alla
sventolare – mi piace pensare – per la prima volta         vista che mi si presenta davanti: una bellissima e
dopo duecento anni la bandiera del leone “tibi             grande piazza lastricata in marmo e una
pax”.                                                      moltitudine di case antiche che si affacciano su di
                                                           essa, quasi a far perdere ogni concezione di tempo
                                                           e luogo.
                                                           Proseguendo tra viuzze e vicoli, lo spettacolo che
                                                           si fa avanti è sempre più bello e affascinante:
                                                           chiese, cappelle votive, negozi artigianali, locali
                                                           vari, tutti all'interno di questa suggestiva cornice.
                                                           Solo i maxi-schermi dei bar che trasmettono le
                                                           Olimpiadi rompono un po' l'atmosfera, ma si può
                                                           benissimo chiudere un occhio e far finta di niente.
                                    le bocche di Cattaro
                                                           La serata termina con l'ennesima bevuta e la
                                                           miliardesima battuta sulla bravura delle ragazze
Concludiamo il pomeriggio con la consueta birra
                                                           autoctone. È l'una e siamo quasi tutti a letto.
in un simpatico locale sul molo, pieno di serbi e
                                                           Domani la sveglia è prevista alle 5.
montenegrini che ci guardano e sorridono,
                                                           Ci aspettano circa sei ore di viaggio, oltrepassare
incuranti del nostro frastuono ed entusiamo.
                                                           la frontiera e giungere in Kosovo.
A cena ci spostiamo nella città di Cattaro,
                                                           Dove, quasi certamente, voglia di stare allegri ce
distante poco meno di venti minuti da Perasto. Sul
                                                           n'è ben poca,
lungo mare svettano gli yatch pluripiano degli
sceicchi dell'est, i russi, abili a far propria questa
splendida zona dell'Adriatico. Di fronte, in una
piazzetta, un gruppo folk inscena un balletto
intonando un canto popolare balcanico, dalle
melodie simili a quelli delle feste nuziali di Grecia.




6
sul Passo di Kula, tra Montenegro e Kosovo




                                                     nostri mezzi cercando di venderci qualcosa.
                                                     Immediatamente, i pochi spiccioli raccolti,
Mire se vini ne Kosove
                                                     finiscono nelle mani del loro capo, un ragazzino
Peć - Goradzevac                                     di dodici anni seduto a bere e a fumare all'ombra
13 agosto 2012                                       di un albero.
                                                     Riprendiamo il tragitto e arriviamo dopo qualche
La levataccia all’alba ci fa mettere subito in
                                                     minuto a Peć, città sede del Patriarcato di Serbia.
marcia per il Kosovo. Percorrendo le montagne
                                                     Anche qui la prima impressione non è delle
del Montenegro i panorami che si susseguono
                                                     migliori: bandiere americane e albanesi un po'
sono sempre più suggestivi e affascinanti: boschi,
                                                     ovunque, monumeti all'Uck e cimiteri nei giardini
colline, scogliere ed enormi foreste, su fino al
                                                     di casa, decine e decine di autolavaggi e pompe di
confine kosovaro.
                                                     benzina.
Circa otto ore di pulmino ci fanno arrivare
                                                     Pranziamo e ci mettiamo in cammino per visitare
finalmente a destinazione, dopo un percorso
                                                     il bellissimo monastero, già patrimonio
montanaro a dir poco ardito. Giungiamo alla
                                                     dell'Unesco.
dogana e un cartello scritto in albanese,
                                                     Ad attenderci all'ingresso una pattuglia di soldati
accompagnato dalla bandiera blu a sei stelle (che
                                                     sloveni della KFOR2, un blindato e diversi metri
raramente incontreremo nel nostro soggiorno) ci
dà il benvenuto in Kosovo. Al posto di frontiera     2 La forza di intervento che a seguito della campagna aerea è entrata e si è dislocata in

                                                     Kosovo è denominata Kosovo FORce (KFOR). L'Italia partecipa alla Forza sotto
abbiamo modo di assistere ad una scena               comando NATO con una Multinazional Task Force - West (MNTF-W) insieme a Spagna,
                                                     Ungheria, Slovenia e Romania. L'area di responsabilità affidata alla MNTF - W è il
emblematica: un gruppo di bambini che vendono        settore Ovest del Kosovo. La Missione Internazionale a guida NATO è stata
                                                     autorizzata dalla Risoluzione n. 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 10
                                                     giugno 1999. La forza della Missione è di circa 16.000 uomini suddivisi fra le seguenti
bibite in lattine ormai scolorite, accerchiano i     nazioni: Estonia, Ungheria, Olanda, Norvegia, Portogallo e Regno Unito nell'ambito del
di cavallo di frisia. Anche questo luogo di culto,                                               L'atmosfera in questa enclave è surreale, come del
come tanti altri sparsi in Kosovo, ha subito le                                                  resto lo sarà in tutte le altre che avremo modo di
violenze degli scontri recenti, costringendo le                                                  visitare. La sera, dopo aver cenato nella locanda
monache a far costruire un enorme muro di cinta a                                                del grande Berti, ex-nazionale jugoslavo di sci ed
protezione.                                                                                      irriducibile compagno comunista, ci spostiamo in
                                                                                                 quattro verso il centro di Goradzevac. I primi
                                                                                                 sguardi a metà tra curiosità e diffidenza degli
                                                                                                 abitanti del luogo, si sciolgono brevemente in una
                                                                                                 bevuta rilassata e goliardica. Ci dicono di essere
                                                                                                 tifosi della Stella Rossa. Li conquistiamo parlando
                                                                                                 di calcio, è ovvio, e del nostro viaggio. Dusan,
                                                                                                 uno dei ragazzi presenti, parla un buon italiano.
                                                                                                 Mi racconta delle difficoltà a vivere in un luogo
                      tra le mura affrescate della chiesa del Patriarcato
                                                                                                 che non offre nulla a un giovane, costretto solo a

La serenità e la pace respirate all'interno si                                                   scappare da lì. Lui ha 22 anni, così come Darko, il

scontrano brutalmente con quello che la città di                                                 proprietario del minuscolo chioschetto di plastica

Peć ci offre fuori: sporcizia, fogne a cielo aperto,                                             e lamiera che sorge su Piazza Italia. Ci parlano

povertà e macchinoni targati Germania o Svizzera.                                                benissimo degli italiani della Kfor, che qui han

Ci fermiamo a pranzare per poi ripartire                                                         fatto un ottimo lavoro di protezione e che, da poco,

immediatamente alla volta di Goradzevac, la                                                      riescono a garantire qualche posto di lavoro anche
                                                                                                 ai serbi, su a Villaggio Italia. Vedo un sacco di
seconda meta del nostro viaggio odierno. Qui il 13
                                                                                                 giovani guardarci e alzare la voce per farsi notare.
agosto del 2003 un commando di terroristi
                                                                                                 Dusan mi spiega come per loro sia impossibile
albanesi fece fuoco su un gruppo di persone che
                                                                                                 andare a Peć o semplicemente allontanarsi dal
facevano il bagno nel vicino torrente3. Il bilancio
fu atroce: due ragazzini uccisi e diversi feriti.                                                villaggio. Hanno amici albanesi, ma il vederli
                                                                                                 assieme causerebbe parecchie rogne a tutti.
Comando Kfor a Pristina; Repubblica Ceca, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Slovacchia e
Svezia nell'ambito della MNTF - C; Francia, Belgio, Danimarca, Grecia, Luxemburgo,               Facciamo una foto insieme mentre sullo sfondo
Marocco, Estonia nell'ambito della MNTF - N; Germania, Austria, Azerbaijan, Bulgaria,
Georgia, Svizzera e Turchia nell'ambito della MNTF - S; Italia, Ungheria, Romania,
Slovenia, e Spagna nell'ambito della MNTF - W; Stati Uniti d'America, Armenia, Grecia,
                                                                                                 gli altri ragazzi ci salutano in italiano.
Lituania, Polonia, Romania e Ucraina nell'ambito della MNTF - E. Un totale di 34
Nazioni. Il Comando della MNTF - W, a guida italiana, è dislocato a Belo Polje                   So che questa serata sarà per loro motivo di
(PEC). Iniziata il 12 giugno 1999 la missione è tutt'ora in corso.
3 Per un gruppo di ragazzi serbi, l’unica speranza di trovare qualche ora di refrigerio e
                                                                                                 conversazione per tanto e tanto tempo ancora.
di divertimento (si fa per dire, siamo in Kosovo…) è quella di prendere le biciclette,
percorrere pochi metri ( anche se il rischio è alto, altissimo, quando si varcano i “confini”    So che questa serata sarà un'esperienza che non
di quella “riserva indiana” che è l’enclave) e bagnarsi nel fiume, il Bistric, che passa
appena fuori la piccola enclave di Goradzevac, unico abitato serbo (circa 800 persone)
nella parte occidentale del Kosovo, ormai territorio quasi completamente monoetnico              scorderemo più.
albanese, dopo la “fine” della guerra e l’intervento “umanitario” della NATO.
Una corsa in bicicletta, una nuotata nel fiume … un’idea “normale”: ma in Kosovo per i
Serbi non c’è niente di “normale”, non c’è alcun dirittto, alcuna garanzia, neanche quella
elementare, per dei ragazzi, di fare il bagno in un fiume in un caldo giorno
d’estate. Così “l’imprudenza” di ragazzi innocenti ha come immediato risultato la
pronuncia (forse decisa da ragazzi come loro, della stessa età) di una condanna a
morte collettiva: estremisti albanesi fanno fuoco contro i ragazzi, dalla riva opposta del
fiumicciatolo. Due ragazzi serbi, uno di 11 anni, Pantelja Dakic, e uno di 19, Ivan
Jovovic, muoiono subito, altri tre sono feriti gravemente; uno, Bogdan Bukumiric, di 15
anni, è in coma. Gli ospedali gestiti da medici albanesi si rifiutano di accoglierli; i feriti
sono trasportati all’ospedale militare di Belgrado, mentre ai monaci di Decani e alle
suore di Pec viene impedito di raggiungere il luogo dell’eccidio. Una strage senza
precedenti, dalla cosiddetta “fine” della guerra a oggi. (Maria Lina Veca, Tibereide,
agosto 2003)

8
il Monastero di Visoki Dečani




                                                           dell'ortodossia. Ha un carisma e un'arte oratoria
                                                           talmente forte che è difficile non rimanere
Nelle Enclavi
                                                           ipnotizzati dalle sue spiegazioni.
Dečani – Villaggio Italia – Velika                         Spesso si reca a Dečani, dove vive con i monaci
Hoca
                                                           del monastero. È membro e attivissimo
14 agosto 2012                                             organizzatore di eventi dell’associazione “Amici
                                                           di Dečani” di cui fan parte, tra gli altri, anche il
Salutato Berti e il suo amico a quattro zampe
                                                           filosofo Massimo Cacciari e Vittorio Sgarbi.
Fidel, ripartiamo col pulmino alla volta di Dečani.
                                                           Oggi ci ha fatto da guida, spiegandoci passo passo
Alla denominazione ufficiale di Kosovo si associa
                                                           e per più di un'ora la magnifica storia di questo
il secondo nome di Metochia, terra dei monasteri.
                                                           luogo quasi incantato e immune al passare del
È proprio qui, a Dečani, che sorge forse il
                                                           tempo.
monastero più importante della Serbia e per i serbi.
                                                           La chiesa custodisce uno dei pezzi di storia ai
Da qui è nata la storia di questo popolo e di questa
                                                           quali i serbi sono legati a doppio filo, la battaglia
terra, è qui che si respirano arte, storia e tradizione.
                                                           di Kosovo Polje4.
Ed è qui che anche il più ateo al mondo corre il
serio rischio di fare alcuni passi indietro.               4 La battaglia della Piana dei Merli, venne combattuta il 15 giugno 1389 (il giorno di

                                                           San Vito) dall'esercito serbo contro l'esercito ottomano, nella "Piana dei Merli", (odierna
Francesco ci accompagna. È siciliano come me,              Kosovo Polje a nord di Pristina.
                                                           L'esercito cristiano, guidato dal principe serbo Lazar Hrebeljanović, contava circa
ha circa cinquant’anni, una moglie e figli e da            25.000 uomini ben armati. L'esercito ottomano era guidato dal sultano Murad I e
                                                           contava circa 50.000 uomini. La battaglia iniziò favorevolmente per i serbi, ma gli
qualche tempo ha deciso di intraprendere la via            Ottomani furono raggiunti da cospicui rinforzi e la situazione ribaltò.
                                                           Pressoché tutta la nobiltà serba si fece uccidere sul posto insieme al Knez Lazar.
Nel 1392, la regina Milica, moglie del principe                                                 appurare che – effettivamente – il cibo dei militari
Lazar, alla morte del proprio amato e dei suoi due                                              non è come quello di casa.
figli in battaglia, fece raccogliere tutte le armi dei                                          L’incontro è cordiale e istruttivo e, dopo un caffè,
guerrieri serbi sparse nella piana dei merli, le fece                                           salutiamo e ringraziamo per l’ospitalità.
fondere e col ferro ottenuto fece costruire un                                                  Usciamo dalla base e, attraversando nuovamente
grandissimo lampadario circolare, sul quale                                                     Peć, ci dirigiamo verso un'altra enclave serba,
campeggiano le quattro “S” simbolo di Serbia e i                                                quella di Osojane, mentre un altro gruppo riprende
nomi dei più illustri guerrieri caduti in quella                                                la strada del monastero per andare a visitare gli
battaglia.                                                                                      eremi affrescati.




                                                                                                                             in cammino verso gli eremi


                                                                                                A Osojane e Zac Visitiamo tre famiglie che ci
                                                                                                accolgono come fossimo vecchi amici. Nella
                                                                                                prima troviamo tre splendide bambine di quattro e
                                                  l’incontro con il col. Longo                  due anni e una appena nata.
                                                                                                Al padre hanno bruciato il garage, ma lui è fiero
Il tempo passato in compagnia di Francesco nel
                                                                                                di mostrarmi il suo raccolto e il suo trattore, e non
monastero vola inesorabile, diamo l'arrivederci ai
                                                                                                bada di certo a quelle chiazze annerite sul soffitto
monaci per la cena e ripartiamo alla volta di
                                                                                                e ai muri. Ci sorride, ci abbraccia e ci versa della
Villaggio Italia, la base militare dei nostri soldati
                                                                                                rakija, naturalmente.
in Kosovo.
                                                                                                Attraversiamo il marciapiede e ci troviamo ospiti
Colonnello, capo missione e cappellano ci
                                                                                                di un'altra famiglia, quattro bambini dai sette ai
attendono all'ingresso, salutandoci molto
                                                                                                quindici anni e il padre che ci saluta snocciolando
calorosamente.
                                                                                                due parole in italiano e offrendoci l'ennesima
Parlare davanti al cibo è sempre la cosa migliore,
                                                                                                rakija, naturalmente.
si sa, e così andiamo con loro nella mensa, ad
                                                                                                A Nikola, il secondo uomo di casa, il nostro
                                                                                                Michael regala la maglia della squadra di rugby di
                                                                                                cui lui è l'orgoglioso e vulcanico presidente.
In seguito gli ottomani annetterono il resto del Regno di Serbia, completandone la
conquista nel 1459. La fine dell'indipendenza serba fu l'evento che diede la possibilità        La terza e ultima famiglia ci aspetta qualche
all'esercito ottomano di arrivare fino alle porte di Vienna.
La battaglia della Piana dei Merli è considerata dai Serbi uno degli eventi più importanti
della loro storia, fonte di gran parte del loro sentimento nazionale. La battaglia e la sorte   centinaio di metri più avanti. Bimbi sorridenti ci
dei cavalieri cristiani divennero il soggetto di molta poesia epica medievale serba, parte
della quale composta presso la corte della vedova di Lazar, Milica. Il principe Lazar           corrono incontro insieme ai loro cani, i genitori ci
venne canonizzato dalla Chiesa ortodossa serba.

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attendono pronti ad abbracciarci. Anche qui il                                                Nota le mie spalle e mi chiede se faccio
lavoro svolto dalle associazioni LOVE, Comunità                                               sollevamento pesi. Gli mostro alcuni miei video di
Giovanile e Amici di Dečani è ben visibile. Grazie                                            allenamento e si gasa, raccontandomi di alcuni
a un nuovo progetto pronto a partire le nuove case,                                           suoi forti amici sollevatori.
ricostruite dopo gli atti terroristici perpetrati dagli                                       Gli racconto della mia tesi, della mia passione per
estremisti albanesi, saranno finalmente dotate di                                             i canti popolari dei Balcani e di quanto mi piaccia
un cappotto e colorate; anche la scuola può                                                   la loro storia. Mentre faccio per salutarlo e andare
contare sul fondamentale aiuto del generatore di                                              via, mi invita a prendere un cd da uno scaffale, me
corrente, donato per sopperire costantemente ai                                               lo regala e mi dice: “portaci sempre nel cuore”.
frequenti black out di energia elettrica, e di                                                Impossibile descrivere l'emozione a quelle parole.
un’aula computer per gli studenti.                                                            Ripartiamo per Velika Hoca, il posto in cui
                                                                                              passeremo la notte.
                                                                                              Anche Velika è un'enclave di circa cinquecento
                                                                                              serbi e la strada per raggiungerla è buia e spesso
                                                                                              deserta.
                                                                                              Incontriamo solo Djiacovica sul nostro percorso,
                                                                                              una cittadina buia illuminata dalle insegne dei
                                                                                              seicento autolavaggi e dei bar eternamente pieni.
                                                                                              Dečani

                                                             in visita a Osojane


Salutiamo quest'ultima famiglia, non prima di
aver dato fondo all'ultimo bicchiere di rakija5,
naturalmente.
Ritornati al monastero, abbiamo l'onore di poter
cenare nel refettorio dei monaci.
Cena tutta a “km 0”, come direbbero i nuovi
esperti di marketing e turismo.
Tutto straordinariamente semplice e squisito.
Prima di andare via mi fermo due minuti a parlare
con Padre Damaskin, l'addetto allo shop del
monastero. Acquisto un paio di splendide icone
fatte a mano e iniziamo a chiacchierare alla cassa.


5 La rakija è un superalcolico simile alla grappa, creato per distillazione o fermentazione

di frutta, molto popolare nei Balcani. Il suo contenuto alcolico è normalmente del 40%,
ma nella rakija fatta in casa può essere superiore, tipicamente dal 50 al 60%. È rakija è
considerata la bevanda nazionale della Serbia. Nella forma più comune, Šljivovica, è
prodotta con la prugna. Altri frutti comuni sono l'uva, le pesche, albicocche, le mele, i
fichi e le amarene. La rakija fatta con le prugne e quella con l'uva possono essere
mischiate dopo la distillazione con altri aromi, come erbe, miele, mele acerbe e noci. Il
70% delle prugne raccolte in Serbia vanno a finire nella produzione della Sljivovica.

                                                                                                                                                11
foto di gruppo davanti alla scuola di Velika Hoca, in prima fila Jovanka e il piccolo Jovan




                                                                   altre zone vissute. Perfino migliore – per certi
                                                                   tratti – della nostra quotidianità.
Mondi balcanici
                                                                   Il bello di questi posti credo sia il sorriso e la
Velika Hoca – Prizren                                              vivacità dei bambini. Non hanno niente, ma
15 agosto 2012                                                     possiedono uno sguardo che ti conquista e che ti
                                                                   fa riflettere. Anche gli adulti mi hanno colpito. Al
Sono da poco passate le due e passeggio da solo                    di là di ogni romantico slogan, di terra, patria e
nell'enclave di Velika Hoca dopo aver bevuto e                     nazione, i serbi che ho incontrato finora hanno un
chiacchierato tutta la sera con Giorgio, Braz e gli                carattere orgoglioso sì, ma spesso goliardico e
altri ragazzi del gruppo. La serata è piacevole, il                molto autoironico. Tutto il contrario della cupezza
cielo è solo stelle ma il buio della strada dà                     e dell'aggressività incontrate spesso in altre zone
sempre quella sensazione di smarrimento e                          dei Balcani. Che, tuttavia, mi affascinano
sconforto.                                                         ugualmente.
Trovare una strada illuminata in Kosovo è un                       Stamattina, dopo aver affrontato e battuto la
fenomeno quasi paranormale, figuriamoci nelle                      colazione offerta da Padre Marko, abbiamo
enclavi dimenticate ed emarginate. Eppure qui si                   incontrato il preside e i bambini della piccola
respira un'aria più umana e più vera di tutte le                   scuola di Velika. Tanto è stato fatto e tanto ancora
                                                                   verrà realizzato da Love, da Comunità Giovanile,


12
Amici di Dečani e tutte le altre realtà e persone      È quasi ora di pranzo e ci rechiamo presso il
che hanno a cuore questo lembo di terra, per           monastero dei Santi Arcangeli, dove ci aspetta
questo piccolo istituto, così come per tanti altri     impaziente il monumentale Padre Mihaijlo. Ci
sparsi qui in Kosovo. Tanti bambini sono venuti a      mostra la parte nuova dell'edificio, appena
salutarci e a “saccheggiare” lo scatolone pieno di     ricostruito dopo che un terribile incendio lo aveva
giocattoli raccolti per loro in Italia. In cambio      distrutto quasi del tutto.
sorrisi belli e grandi come il sole e tante foto       È incredibile come fede e forza d'animo riescano a
scattate insieme.                                      trionfare sull'odio e sulla violenza più becera.
                                                       Terminato il piccolo tour, ci accomodiamo sotto
                                                       un bellissimo gazebo di legno di fresca fattura.
                                                       Dopo la benedizione, ci viene servito uno dei più
                                                       strani ma straordinari pranzi di ferragosto che
                                                       abbia mai mangiato. Zuppa di fagioli e olive,
                                                       formaggi, insalate varie e trote affumicate.
                                                       Il tutto ovviamente preceduto dalla quarta rakija
                                                       della giornata e annaffiato sapientemente con
                                                       ottimo vino prodotto in luogo.
Lasciamo temporaneamente Velika e ci
                                                       Anche questo monastero ha una storia terribile da
incamminiamo per Prizren. A metà tragitto Fabio
                                                       ricordare. Uno dei suoi ultimi abati, Padre
e Francesco ci fanno scendere a osservare tre
                                                       Ariton Lukic, durante una delle recenti feroci
grosse case, apparentemente in costruzione (come
                                                       ondate di violenza antiserba, venne rapito mentre
appaiono realmente quasi tutte quelle abitate del
                                                       faceva la spesa e il suo corpo fu ritrovato
Kosovo albanese, totalmente prive di intonaco e
                                                       decapitato solo qualche giorno dopo.
parapetti esterni), ma che invece nascondono un
                                                       La Serbia lo volle fortemente Santo, perché qui il
lugubre mistero. Sul terreno dove sono state
                                                       popolo può decidere chi amare e pregare, senza il
edificate sorgeva un cimitero serbo. Dal momento
                                                       passaggio burocratico-lucroso di tribunali e
in cui sono ripresi gli scontri etnici e i serbi
                                                       sPećialisti vari.
cacciati via, qualcuno ha pensato bene di
                                                       La grossa mano di Padre Mihaijlo ci stringe la
appropriarsi di quel lotto di terreno, profanare e
                                                       mano e ci augura buona fortuna per il futuro.
buttare sul ciglio della strada vicina i cadaveri e
                                                       Dopo pochi minuti raggiungiamo Prizren, la più
alzare queste tre case. Due di esse sono state
                                                       bella città del Kosovo. Importante tanto per gli
abitate per un paio di mesi, la terza è rimasta
                                                       albanesi, che qui nel 1878 posero le basi della
incompleta. Si dice che rumori, urla, oggetti che si
                                                       costruzione di una Grande Albania, tanto per i
spostavano, porte che si aprivano e altri fenomeni
                                                       serbi, che qui mandano i loro giovani a studiare
simpatici, abbiano indotto i poveri inquilini a far
                                                       nel seminario più importante della nazione.
le valigie e scappare. Mai sottovalutare i serbi,
                                                       Anche in questo caso ci troviamo davanti
neppure da morti.
                                                       un'immagine impietosa. Francesco ci mostra la
Un po' sconvolti riprendiamo la via per Prizren.

                                                                                                          13
parte nuova del seminario, ove attualmente                      Una cosa che mi ha colpito del Kosovo è
studiano sedici ragazzi. Costruzione nuova ed                   l'assoluta differenza di cultura di due popoli che
accogliente, aule di studio e di informatica,                   comunque han convissuto insieme a lungo, senza
palestre e campi sportivi in costruzione, pronti ad             amarsi ma senza neppure odiarsi così tanto,
accogliere nuovi iscritti. Ma proprio di fronte a               almeno fino al recente passato.
questa struttura sorge il vecchio seminario,                    Ho notato i cimiteri: sparsi qua e là, spesso anche
interamente distrutto nel marzo del 2004 all'inizio             nei giardini di casa, quelli kosovari; abbandonati
dei pogrom antiserbi. Prizren venne praticamente                per ovvie ragioni ma comunque più ordinati,
devastata, diverse migliaia di serbi furono costretti           quelli serbi.
a lasciare di notte e di corsa le proprie case che              Ho osservato le case. Paradossalmente, quelle
andavano in fiamme.                                             albanesi sembrano essere parte di tante enclavi a
                                                                sé, protette da mura enormi e da cancelli quasi
                                                                blindati, dove all'interno abitano almeno venti
                                                                persone che sembrano non voler avere nulla a che
                                                                fare con ciò che succede all'esterno.
                                                                Differentemente, le case serbe sono molto più
                                                                piccole e più vicine all'idea occidentale di
                                                                abitazione, con un giardinetto, un piccolo steccato
                                                                e un pezzo d’orto.
                                                                Due mondi, due culture, due civiltà opposte.
            tra le rovine della Bogorodica Ljeviska a Prizren
                                                                Riassumendo: Balcani.

La cattedrale fu devastata, insieme alla chiesa
della Bogorodica Ljeviska, altro patrimonio
dell'umanità. Andiamo via in silenzio, ma i
commenti di rabbia vengon fuori da soli.
Sederci in un bar vicino non aiuta tanto a rilassare
l'atmosfera. La maglia del nostro gruppo, recante
la scritta “KOSOVO E METOCHIA” urta
particolarmente un tipo vestito anni '70, e con
capelli di trent'anni prima, seduto al tavolo
accanto a noi.
Ci dice che la Metochia non esiste, che questa è
Repubblica del Kosovo.
Inutile quanto insensato cercar di dare una
risposta. Riprendiamo con le battute di sempre e
ritorniamo a Velika.



14
la dottoressa Jelica




                                                       Ritorniamo a Prizren, stavolta dall'altra parte, se
                                                       vogliamo, della barricata. Portiamo dei giocattoli
Jelica, coraggio e umanità
                                                       in un asilo gestito da suore cattoliche, nel cuore
oltre ogni limite
                                                       della città. Sembrerebbe un'oasi di pace, a sentire
Prizren – Silovo                                       le parole della superiora, che ci spiega come qui
16 agosto 2012                                         bimbi musulmani e cattolici convivano in gioia e
                                                       allegria, rispettandosi l'uno con l'altro. C'è
La vita in enclave sembra ferma, irreale, quasi        un'unica nota stonate: all'interno dell'edificio non
incantata. Al nostro risveglio troviamo solo padre     compare nessun segno religioso cattolico, nessuna
Marko e uno sparuto gruppo di anziani a                statua di Gesù o della Madonna. Ancora più
presidiare la minuscola piazzetta di questa            sbalorditivo vedere le suore non portare alcun
comunità. Dopo la solita colazione, salutiamo          crocifisso al collo. Chiedo proprio alla superiora il
Marko e le poche persone che intanto han preso         perché. Mi risponde che è solo una questione di
posto sulle panchine e riprendiamo il nostro           rispetto verso i membri dell'altra religione che,
cammino. Uscendo da Velika salutiamo in                altrimenti, si sentirebbero infastiditi alla vista di
silenzio il monumento agli scomparsi tra il '98 e il   taluni simboli sacri “avversi”. Superfluo dire che
'99, circa sessanta persone, molti giovanissimi. Si    mi sia sentito preso dai turchi proprio in una città
pensa morti in guerra. Si dice squartati vivi e i      turca. Foto di gruppo, salutiamo e andiamo via.
loro organi spediti chissà dove.                       Prizren regala un centro storico ricco di arte e
                                                       cultura. Fino a prima della guerra era considerata

                                                                                                                   15
la Sarajevo dei bassi Balcani, crocevia di ben                     Inoltre, dal primo giugno, le sono state revocate le
quattro religioni, luogo dove i popoli vivevano se                 targhe dell'automobile, senza una spiegazione
non in pace, almeno in reciproca indifferenza.                     valida. A lei poco importa, un'auto viaggia lo
                                                                   stesso, anche senza targa. Ci racconta tutti i
                                                                   particolari di quella vita in trincea, di come sia
                                                                   difficile aiutare tutti e lottare contro un mostro a
                                                                   cento teste che non dà tregua. Ci dice pure che
                                                                   quei kosovari che la aggrediscono sono gli stessi
                                                                   che si affidano alle sue cure o a quelle di Belgrado,
                                                                   quando tumori e leucemie bussano inesorabili alle
                                                                   loro porte. Ma c'è un giuramento da onorare, e
               durante la visita dell’asilo cattolico di Prizren
                                                                   un'umanità e una forza che vanno oltre ogni limite
                                                                   immaginabile.
Prima di far sosta obbligata al solito bar, mi fermo
– spinto dalla curiosità e attratto dalla valchiria
sull'uscio – in un negozio d’integratori alimentari.
Scambiamo due parole e le dico che vorrei vedere
altra roba. Ovvio, non il suo bicipite tre volte il
mio, né il suo sedere striato. Mi fa l'occhiolino e
mi porta dietro il bancone, dove con una
naturalezza disarmante tira fuori un paio di flaconi
contenenti diversi tipi di anabolizzanti. Le faccio
simpatia e mi spara il prezzo “buono”. Con                              gli aiuti per Silovo, grazie al prezioso aiuto dei Carabinieri

altrettanta simpatia le dico che non mi interessa la
                                                                   A tarda serata salutiamo Jelica e la comunità di
roba e che comunque, sollevando pesi, degli
                                                                   Silovo. Ad attenderci ci sono i monaci del
anabolizzanti gonfia vacche non avrei comunque
                                                                   monastero di Draganac, pronti per farci gustare
che farmene. Ci salutiamo cordialmente e mi dice
                                                                   un'altra ottima cena.
di passare ancora. Magari troverò novità…
Bevuto il caffè, montiamo di nuovo sulla LOVE-
machine, recante il logo dell'associazione
pensionati “San Francesco”, e raggiungiamo
Jelica, un medico-coraggio alla Gino Strada, che
rispetto Emergency mi sembra avere un universo
in più di coraggio, lealtà e apertura mentale.
Lavora nell'ospedale di Silovo, altra enclave serba.
I problemi che deve fronteggiare ogni giorno sono
davvero tanti. Mancanza di luce e farmaci,
ambulanze insufficienti, carenza di personale.

16
con Padre Ilarion, durante le visita alle cucine popolari




                                                        e le colline e consegnare il pasto caldo del
                                                        mezzogiorno a bordo di furgoncini che percorrono
Da qui non si torna indietro
                                                        al giorno circa cento chilometri, in posti non
Cucine popolari – Grazanica –                           proprio tranquilli. Seguiamo anche noi uno di
Mitrovica
                                                        questi mezzi, assistendo a scene che nel 2012 mai
17 agosto 2012                                          avrei potuto immaginare. Gente che dai boschi e
                                                        dalle povere case si riversa in strada all'ora esatta,
La giornata più intensa è appena terminata.
                                                        come fa un cane affezionato al proprio padrone,
L'ultimo giorno di viaggio in Kosovo regala al
                                                        portando con sé i secchi vuoti contenenti un
gruppo delle emozioni discordanti. La sveglia,
                                                        tempo vernice da riempire di minestra calda.
suonata dai monaci del monastero di Draganc,
                                                        Tra di noi cala il silenzio, passa la voglia di ridere
dove abbiamo trascorso la notte in camerette con
                                                        e scherzare. Salutiamo questa gente che, come dal
le brande militari e con doccia fatta a pezzi nella
                                                        primo giorno a Goradzevac, ci saluta e ci benedice.
sorgente sacra, è un po' frastornante. Padre
                                                        Al ritorno, facciamo sosta nuovamente al
Ilarion, un monaco sulla quarantina di una
                                                        capannone per aspettare l'altro gruppo. Una
simpatia unica, ci porta a visitare le cucine
                                                        signora molto anziana mi fa segno di avvicinarmi,
popolari, un grosso capannone di un'enclave
                                                        mi chiede da dove vengo, mi saluta e mi mostra la
vicina molto simile a una mensa per poveri nelle
                                                        sua casa.
nostre città. A differenza di queste, però, le cucine
                                                        A occhio, credo che lo scantinato dove io mi
non prevedono una sala dove accogliere i
                                                        alleno sia più grande e, di sicuro, più confortevole.
bisognosi; tocca agli operai girare tra le campagne

                                                                                                                            17
Mi mostra il suo armadio ormai distrutto e mi                           trecento metri – il mausoleo che ospita il corpo
chiede se al prossimo viaggio posso fargliene                           del sultano Murad I, anch'egli caduto in questa
avere uno di più nuovo.                                                 battaglia tra le fila ottomane.
                                                                        Scattate le foto è tempo di ripartire. A mezz'ora ci
                                                                        aspetta la città che ogni romantico d'Europa
                                                                        vorrebbe abitare, se non fosse che oltre alla
                                                                        facciata, di romantico c'è ben poco.
                                                                        Entriamo a Mitrovica da sud, lato albanese.
                                                                        Sporcizia, autolavaggi e cimiteri ovunque, come
                                                                        in ogni altra parte del Kosovo. Ci addentriamo e ci
                                                                        accorgiamo che l'atmosfera va gradualmente
                                                        Lui è Milos.    cambiando. Improvvisamente ci ritroviamo a nord,
  Ha perso il figlio nella guerra del '99 e sua moglie nel 2003 per
   un tumore probabilmente dovuto all'uranio impoverito per poi         a costeggiare il fiume Ibar. Scendiamo dai mezzi
    subire le sevizie nell'anno successivo dovute ai pogrom anti-
                                                               serbi.   e facciamo un giro sul ponte dove sorge la più
     Vive da solo in una stalla che gli sta cadendo in testa, senza
 acqua, servizi sanitari, luce, gas, medicinali, cibo (le pecore che    grossa barricata della città.
 possedeva gli sono state rubate con le cattive, con tanto di mitra
usato per spaventarlo). Milos tiene dei sacchetti di plastica in un
angolo perchè gli hanno detto che se li mette in testa può morire,
                                                                        Poliziotti kosovari, insospettiti da tale movimento,
      quando ci ha visti portargli un pezzo di pane è scoppiato in
      lacrime e noi con lui. Alla domanda del perché non volesse
                                                                        ci fermano chiedendoci cosa facciamo lì.
                            abbandonare la sua "casa" ha risposto:
   Abito qui da sempre, mio padre abitava qui, il mio cognome è         Trasecolano appena si risponde “per turismo”,
                      qui da 700 anni ed è tutto ciò che mi rimane.
                                                                        quasi vorrebbero ammanettarci, ma capiscono che
                                                                        di loro ce ne frega ben poco e che l'unico motivo
Vorrebbe offrirci qualcosa, ma per fortuna Padre
                                                                        per cui attraversiamo il ponte verso sud è per
Ilarion ci toglie da quella situazione che per noi è
                                                                        portare un saluto ai Carabinieri che presidiano la
a metà tra imbarazzo e strazio.
                                                                        zona.
Ripartiamo, ancora in silenzio e divorati da sensi
di colpa che in questi momenti ti assalgono come
leoni su gazzelle indifese.
Ritroviamo un po' di vitalità passando per Pristina
e osservano l'orribile statua di Clinton, tributata al
presidente liberatore dal popolo kosovaro, che
sorge proprio in Bill Clinton boulevard.
Iniziamo a respirare un po' appena fuori la
capitale, andando a visitare la piana dei merli e il
monumento edificato qui poco più di venti anni                                              Kosovoska Mitrovica, il pnote sull’Ibar

addietro da Milosevic in ricordo della storica
                                                                        Quattro chiacchiere, due occhiate e ti rendi conto
battaglia di Kosovo Polje del 1389.
                                                                        che nel palazzo di fronte vi è una postazione di
Salendo su questa torre, sulla cui base è incisa la
                                                                        cecchini. Gianluca, che ci accompagna, ci
maledizione del principe Lazar ai traditori del
                                                                        richiama a un comportamento composto.
popolo serbo, è possibile notare – a poco più di
                                                                        Mi ha sempre affascinato Mitrovica.

18
Ne ho parlato nella mia tesi, descrivendola come        Immediatamente ci si avvicina un tizio. Ci chiede,
la Belfast dei Balcani. E lo è, almeno in parte.        in italiano, se siamo italiani. Poi la butta lì e mi
Nell'aria respiri tensione, le scritte contro Nato ed   chiede se siamo ventidue e cosa facciamo.
Eulex sono praticamente su ogni muro, un                Rispondo che siamo in otto e che vogliamo
bellissimo murales recita in cirillico che “Da qui      prendere una birra. Ci si presenta, si chiacchiera,
non c'è ritorno”.                                       ma la diffidenza rimane alta. Ed è comprensibile.
Rimango folgorato, le bandiere serbe sventolano         Scambiate due chiacchiere ritorniamo in albergo.
alte, la gente ci guarda stupita ma sorride appena      Mentre scrivo, sento i ragazzi intonare alcune
sente che siamo italiani, che conosciamo Krasic e       canzoni, accompagnate dalla chitarra di Chiara.
Milanovic.                                              Mitrovica sullo sfondo è pura bellezza.
Facciamo un giro dopo aver preso il caffè e
cerchiamo l'altra grossa barricata. Con enorme
stupore troviamo la strada libera ma la grossa
croce fissa tra il cemento e i legni che bloccavano
l'accesso alla parte nord adesso è un monumento
circondato da aiuole che formano un piccolo
spartitraffico. La Nato, evidentemente, ha trovato
pane per i suoi denti.
Ci sistemiamo in un grazioso albergo a pochi km
dal centro della città. Cena, risate, commenti,
pareri sul viaggio. E nuovo giro in città. Beviamo
la prima birra, la gente ci guarda incuriosita ma
diffidente. Vediamo passare davanti a noi
centinaia di ragazze, una più bella dell'altra. Le
donne slave hanno un non so che di magnetico,
non legato esclusivamente alla bellezza. Sono
forti, fiere. Dolci ma, allo stesso tempo, dure
come roccia.
Questa serata ha un qualcosa di magico. Siamo
seduti a bere birra a poco più di duecento metri da
una barricata che separa un mondo dall'altro. Un
mondo identitario, orgoglioso, tradizionale, e un
altro mondo che non sa neppure a quale bandiera
votarsi, e se lo fa, è solo per poter sopravvivere
nella convinzione di essere libero.
Il secondo giro per la movida mitrovizese ci porta
in un bar dove suonano musica live.


                                                                                                               19
in viaggio verso Belgrado, con sosta presso probabilmente l’unico ristorante serbo messicano del pianeta




                                                                      Ci fermiamo a pranzare nell'unico ristorante
                                                                      serbo-messicano del pianeta, un locale tanto
Belgrado
                                                                      enorme quanto orribile, ma dal cibo discretamente
Settimo giorno                                                        commestibile.
18 agosto 2012                                                        Arriviamo a Belgrado intorno alle 16,
                                                                      incontrando un po’ traffico per le strade del centro.
È già tempo di far ritorno verso casa. Salutiamo                      Doccia veloce e subito in giro, a goderci una delle
Mitrovica, alla quale lasciamo tutti un pezzo di                      città più belle d'Europa. Misto di slavità, di austro
cuore e la promessa di ritornare presto.                              e ungarico, di turco. Trovare una ragazza brutta è
Percorriamo la strada che verso nord porta al                         un'impresa, anche le meno appariscenti hanno un
confine serbo, avendo modo di passare per                             qualcosa di misterioso che ti ipnotizza e non ti fa
l'ultima barricata, presidiata – anche questa –                       abbassare lo sguardo.
costantemente da gruppi di serbi che ormai da                         Dopo un paio di discese per Knez Mihailova, la
anni e contro ogni intemperia climatica, e                            strada dello shopping non invasa ancora dai
americana, sono lì a difendere ogni centimetro di                     marchi e dalle griffe da centinaia di euro, incontro
terra e di serbità.                                                   Marija, mia ex-collega di studi all'università di
                                                                      Atene.


20
Marija ha una storia particolare alle spalle. Serba          blindate posteggiate davanti al cancelletto. E'
della Croazia, insieme alla famiglia è scampata              l'umile dimora della Tigre Arkan, al secolo Zelico
per un pelo alla pulizia etnica messa in corso dai           Raznatovic, il capo delle famigerate Tigri, gruppo
croati in quelle zone nella guerra di Jugoslavia dei         paramilitare che operò durante la guerra di Bosnia
primi anni '90. Trasferita a Belgrado, ha avuto              e Kosovo.
anche modo di vedersi cadere addosso le bombe                Prendiamo la strada del ritorno rigorosamente a
del '99, quando la Nato decise che la capitale               piedi, godendoci il freschetto della sera e le luci
serba doveva essere distrutta e che uno stato                della città bianca. Arrivati al Kalemegdan, ex
mafioso doveva nascere dove le pietre, ancora                fortezza turca, divenuto adesso un luogo di ritrovo
oggi, parlano serbo.                                         e di osservazione, mi porta davanti al punto in cui
La trovo diversa, ma sono felice di rivederla dopo           è possibile osservare l'incontro tra i grandi fiumi
sei anni. Mi fa da guida e mi fa scoprire le                 di Serbia, il Sava e il Danubio, con gli enormi
bellezze di Belgrado.                                        barconi, che accolgono ristoranti e discoteche, a
La basilica di San Sava è un capolavoro che ti               fare la spola da una riva all'altra carichi di giovani
lascia davvero senza parole. Grandissima, si erge            e turisti.
poco fuori il centro della città, su parco                   Giungono altri suoi amici, simpatici e molto
Karadjiorde. È un continuo via vai di turisti da             accoglienti. A essere sincero non ho trovato fino
tutta la Serbia e dai vicini paesi ortodossi, un             ad oggi un serbo scortese.
punto di riferimento per l'arte, la cultura e la             Prima di bere l'ultima birra della serata, mi
religione slava qui nel centro dei Balcani.                  portano davanti ad un enorme edificio bombardato.
                                                             Era la sede della televisione di stato, non a caso
                                                             rasa quasi al suolo dagli esportatori di democrazia
                                                             in quei terribili settantotto giorni di
                                                             bombardamenti del 1999. E tra quegli infami
                                                             attacchi, purtroppo, c'erano anche i nostri piloti.
                                                             Trascorriamo un'oretta tutti insieme,
                                                             chiacchierando un po' in greco, tanto in inglese e
                                                             provando – invano – a pronunciare qualche parola
                                                             in serbo. E ovviamente tanta rakija, chè oggi è il
                                                             mio compleanno e non posso far altro che
                        il Maracàna, lo stadio di Belgrado
                                                             festeggiare alla serba l'evento.

Dal sacro al profano, prendiamo un vecchio tram              Un'ultima passeggiata per le vie del centro, ci

e arriviamo al Maracàna, il tempio della Stella              salutiamo e ci diamo l'arrivederci a presto.

Rossa. Un paio di foto ai murales e siamo di                 Resto solo a godermi una Belgrado ormai quasi

nuovo fuori. Marija mi indica una casa, proprio di           deserta. Mi fanno compagnia i venditori

fronte all'ingresso principale dello stadio. È               ambulanti di mais e qualche gruppetto di ragazze

grande, su più piani, con un paio di macchine nere


                                                                                                                   21
che commentano, vocianti, le vetrine di un
negozio di scarpe italiane.
Passeggiando lentamente torno nel vicino hotel.
Alzo ancora una volta la testa e rivedo da lontano
uno scorcio dell’edificio bombardato.
Mi viene in mente una canzone spagnola:


        Has visto las bombas caer a millares
        Jóvenes armados Correr por las calles
        El fuego avanzar, jamás te rendiste
        Voy a morir hoy en belgrado,
        Pero mi patria vivirá
        No es fácil morir con veinte años,
        Yugoslavia triunfará”



Belgrado.




                                       il ritorno verso casa




22
Cosa puoi fare tu?

  √    contribuire a raccogliere materiale scolastico (quaderni, penne, colori, blocchi, gomme, pastelli,
       ecc. …) per le scuole di Velika Hoča, Osojane, ecc…
  √    contribuire a raccogliere cibo senza polifosfati o comunque per celiaci per Jovanka, la giovane
       mamma di Orahovac;
  √    contribuire a raccogliere abiti nuovi e usati in buono stato, di qualsiasi genere e per qualsiasi età;
  √    aiutarci a entrare in contatto con qualche supermercato o grande distribuzione che si vuole
       impegnare con costanza nel sostegno delle cucine popolari di Svetlana;
  √    aiutarci a entrare in contatto con qualcuno che vuole donare o vendere – con una mano sul cuore –
       un “caravan caldo” per la distribuzione dei pasti delle cucine popolari;
  √    contribuire a raccogliere materiale medico, ospedaliero e medicine per l’ospedale di Osojane (in
       particolare: soluzione fisiologica, deflussori, lacci emostatici, aghi a farfalla G21 e G23; ceftriexone
       e analgesici);
  √    contribuire all’acquisto di un ecografo color doppler con 3 sonde (tiroidea, addominale e cardiaca)
       per l’ospedale di Osojane; oppure aiutarci a entrare in contatto con qualche struttura in Italia che lo
       sta dismettendo;
  √    destinare il 5x1000 a LOVE, non costa nulla, è sufficiente indicare il codice: 93020010224
  √    effettuare una donazione una tantum, o un bonifico permanente di almeno 5€ mensili (così da poter
       permettere una migliore programmazione delle attività), a LOVE sul cc n.°
       IT23X0316501600000011715133   intestato a LOVE. La donazione è deducibile dal reddito




  INFORMAZIONI E CONTATTI:
  W.           beloverevolution.org
  M.           beloverevolution@gmail.com
  T.           +39.335.7022607




                                                                                                             23

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Viaggio di Solidarietà - V Edizione (Diario di Viaggio)

  • 1. [Mire se vini ne Kosove] Diario del V Viaggio di Solidarietà 11 – 20 agosto 2012 di CORRADO SIRAGUSA beloverevolution.org
  • 2. Sommario Introduzione........................................................................................................................ 3 Da Palermo al Kosovo ....................................................................................................... 4 In viaggio, dai libri e lo studio, alle persone e i territori Aeroporto di Palermo, 9 agosto 2012 Ti con nu, nu con Ti ........................................................................................................... 5 Montenegro: Perasto e Cattaro 12 agosto 2012 Mire se vini ne Kosove ...................................................................................................... 7 Peć - Goradzevac 13 agosto 2012 Nelle Enclavi ....................................................................................................................... 9 Dečani – Villaggio Italia – Velika Hoca 14 agosto 2012 Mondi balcanici ................................................................................................................ 12 Velika Hoca – Prizren 15 agosto 2012 Jelika, coraggio e umanità oltre ogni limite .................................................................. 15 Prizren – Silovo 16 agosto 2012 Da qui non si torna indietro ............................................................................................ 17 Cucine popolari – Grazanica – Mitrovica 17 agosto 2012 Belgrado............................................................................................................................ 20 Settimo giorno 18 agosto 2012
  • 3. “Kosovo, una storia balcanica” che affronta la storia della regione dall’etimologia del nome fino Introduzione ai fatti di violenza degli ultimi anni. Già la quinta edizione. La sua esperienza e le sue emozioni li restituisce Da una necessità pratica – quella di portare a in questo diario di viaggio. destinazione gli aiuti raccolti – i Viaggi di È un pensiero personale la cui condivisione Solidarietà sono tramutati, nel corso del tempo, in riteniamo importante, non solo per il racconto in uno degli aspetti essenziali per il sostegno e lo sé, ma anche per lo slancio che può dare ad altre sviluppo delle stesse azioni di solidarietà. persone a voler intraprendere una strada di ricerca Sotto il profilo umano e di percorso personale personale e di aiuto verso gli altri. garantiscono un’esperienza unica, a poche ore di A lui va il nostro ringraziamento per avere auto da casa, dove poter ricollocare le proprie trasferito su carta i pensieri e le emozioni, priorità in fatto di valori e di cose veramente permettendoci di poterli quindi condividere con importanti; tutti. l’aspetto sociale garantisce invece il fiorire di Cogliamo l’occasione per rivolgere un sincero nuove amicizie, anche – e soprattutto – tra ringraziamento a Giorgio De Rocchis, instancabile persone con diversi retroterra culturali, visioni del e prezioso nella creazione di relazioni e la raccolta mondo e atteggiamenti, che ‘a casa’ avrebbero di materiali e aiuti; a Davide, Guido, Muppet, avuto difficilmente l’occasione di confrontarsi, Elisa (fotografa eccezionale), Massimo, Simone, soprattutto con quel pathos e sincerità che si José, Carlo, Michael, Matteo e Chiara, Jacopo, creano naturalmente durante la visita e Marcello, Daniele, Stefano e Benedetta per la l’esperienza di contesti difficili, di povertà e di compagnia, la pazienza e il pensiero che violenza; giornalmente dedicano alle famiglie delle enclavi. l’aspetto solidaristico è quello che, più di tutti, rende il viaggio, non il semplice macinare 3.500 BeLoveRevolution km in poco più di una settimana, ma una meta metafisica e simbolica che altro non è che il trovare sé stessi, centrarsi, una metafora che riesce a coniugare l’essere utili a qualcuno che ne a “L’essenziale è invisibile agli occhi” Il Piccolo Principe bisogno con l’essere utili a sé stessi. Antoine De Saint-Exupéry Niente di nuovo, comunque: io ho quel che ho donato, recita il motto dannunziano. Corrado è uno dei ragazzi che da deciso di mettersi in discussione in un viaggio di otto giorni tra esperienze nuove, con compagni di viaggio sconosciuti, in una terra che aveva studiata grazie al suo percorso di studi, culminando in una tesi 3
  • 4. “donazioni” dei poveri, costretti a questo dalla fame, ma che in un passato abbastanza recente ha visto coinvolti centinaia di serbi e dissidenti del famigerato Uck (comandato da chi oggi siede sulla poltrona di Premier - il “serpente” Thaci - e di capo dell’opposizione, Haradjnai), rapiti, seviziati e, infine, sezionati. Il viaggio che mi accingo a intraprendere ha inizio circa sei mesi addietro, quando, preso da confusione e dubbi, ho scelto di imboccare una Da Palermo al Kosovo nuova e tortuosa strada. In viaggio. Dai libri e lo studio, alle Del Kosovo sapevo poco. Una piccola regione dei persone e i territori Balcani tormentata da guerre e violenze, così Aeroporto di Palermo, 9 agosto 2012 come quasi tutte le terre di quella zona, la polveriera d'Europa per antonomasia. Sono circa le venti e sono in procinto di Non mi vergogno a dire che la mia curiosità e il imbarcarmi per Venezia, destinazione Sacile, mio interesse avevano avuto inizio dopo aver bellissima cittadina friulana già appartenente alla visto le “gesta” poco gentili di un hooligan serbo Serenissima. in Italia. Azioni che venivano condannate ma che Lì mi aspetta “nonno” Fabio Franceschini, di non venivano spiegate a fondo. Una bandiera LOVE, un’associazione che da un po’ di tempo a albanese in fiamme, tanti striscioni inneggianti questa parte ha preso a cuore la drammatica alla ‘serbità’ del Kosovo, il saluto a tre dita dei situazione in cui versano i serbi che abitano le calciatori serbi verso gli ultras, interpretato come piccole enclavi del Kosovo, regione serba a monito a un'eventuale sconfitta a tavolino. maggioranza albanese autoproclamatasi Ho iniziato a documentarmi e a parlarne con un indipendente quattro anni fa, sotto il bene placito mio professore albanese, con il quale è sorto un degli Stati Uniti e buona parte dell’Unione piacevole scambio di opinioni e libri, culminato Europea. con una bella tesi di laurea e con un altrettanto Nonostante la presenza delle forze di “pace” della soddisfacente voto finale. Nato, dell’Onu e della stessa Unione Europea, il Ma non mi è bastato: quello che sapevo e che ho Kosovo è ancora oggi una zona molto instabile. riportato nel mio lavoro era comunque qualcosa di La disoccupazione è altissima e l’economia ruota “seconda mano”, non vissuto con la mia pelle né quasi del tutto intorno agli affari illeciti: visto coi miei occhi. prostituzione, traffico di armi e di sostanze Questo viaggio ha rappresentato dunque il stupefacenti. culmine di questo lavoro, diciamo, intellettuale, e La cosa più orribile rimane, però, un altro traffico: perché no, il punto di partenza di un nuovo quello di organi umani, adesso ristretto solo alle percorso individuale. 4
  • 5. Perasto Il paesaggio che osserviamo risalendo lungo i fiordi della scogliera montenegrina lascia senza Ti con nu, nu con Ti fiato. Boschi, verde e mare si mischiano, casette Montenegro: Perasto e Cattaro di campagna e piccole chiese sorgono a ridosso di 12 agosto 2012 queste piccole foreste quasi a strapiombo sul mare. Grosse e pacchiane costruzioni a ridosso della Dopo diciotto ore di traghetto è la dogana costa ed enormi scheletri di cemento lungo la via montenegrina a darci il benvenuto tenendoci fanno per un attimo ritornare bruscamente a quella impalati un'ora al porto di Bar. Risaliti sul che da noi è la normalità, sebbene in scala minore. pulmino, prendiamo la strada che porta a Perasto, Ma, si sa, è il progresso. importante città appartenente alla repubblica della Perasto è un piccolo borgo veneziano affacciato Serenissima e l'ultima ad ammainare il gonfalone su un golfo circondato da ettari di bosco. A circa con la bandiera di San Marco all'indomani del cinquecento metri dalla spiaggia sorgono due tradimento di Napoleone e conseguente avanzata isolette con due piccole chiese. Un gioiello, 1 in zona delle truppe austro-ungariche . soprattutto al tramonto. 1 Da cui la famosa allocuzione del Conte Giuseppe Viscovich, Capitano di Perasto, tenuta il 23 agosto 1797: sigilemo la nostra gloriosa carriera corsa sotto el Serenissimo Veneto Governo, In sto amaro momento, che lacera el nostro cor; in sto ultimo sfogo de amor, de fede al rivolzemose verso sta Insegna che lo rappresenta e su ela sfoghemo el nostro dolor. Veneto Serenissimo Dominio, el Gonfalon de la Serenissima Repubblica ne sia de Per trecentosettantasette anni la nostra fede, el nostro valor l'ha sempre custodìa per conforto, o Cittadini, che la nostra condotta passada che quela de sti ultimi tempi, rende tera e par mar, per tutto dove né ha ciamà i so nemici, che xe stai pur queli de la non solo più giusto sto atto fatal, ma virtuoso, ma doveroso per nu. Religion. Savarà da nu i nostri fioi, e la storia del zorno farà saver a tutta l'Europa, che Perasto Per trecentosettantasette anni le nostre sostanze, el nostro sangue, le nostre vite le xe ha degnamente sostenudo fino all'ultimo l'onor del Veneto Gonfalon, onorandolo co' sto stae sempre per Ti, o San Marco; e felicissimi sempre se semo reputà Ti con nu, nu In sto amaro momento, che bagnà del nostro universal amarissimo pianto. atto solenne e deponendolo lacera el nostro cor; in sto ultimo sfogo de amor, de fede al con Ti; e sempre con Ti sul mar nu semo stai illustri e vittoriosi. Veneto Serenissimo Dominio, el Gonfalon de la Serenissima Repubblicacoi quaide Sfoghemose, cittadini, sfoghemose pur; ma in sti nostri ultimi sentimenti ne sia Nissun con Ti n'ha visto scampar nissun con Ti n'ha visto vinti o spaurosi! conforto, o Cittadini, che la nostra condotta passada che quela de sti ultimi tempi, rende Se i tempi presenti, infeicissimi per imprevidensa, per dissension, per arbitrii illegai, per non solo più giusto sto atto fatal, ma virtuoso, ma doveroso per nu. vizi offendenti la natura e el gius de le zenti, no Te avesse tolto dall'Italia, per Ti in Savarà da nu i nostri fioi, e la storia del zorno farà saver a tutta l'Europa, che Perasto perpetuo sarave stae le nostre sostanze, el sangue, la nostra vita, e piutosto che ha degnamente sostenudo fino all'ultimo l'onor del Veneto Gonfalon, onorandolo co' sto vederTe vinto e desonorà dai Toi, el coraggio nostro, la nostra fede se avarave sepelio atto solenne e deponendolo bagnà del nostro universal amarissimo pianto. soto de Ti!Ma za che altro no resta da far per Ti, el nostro cor sia l'onoratissima To Sfoghemose, cittadini, sfoghemose pur; ma in sti nostri ultimi sentimenti coi quai tomba e el più puro e el più grande elogio, Tò elogio, le nostre lagreme.
  • 6. Nonostante l'abbondante presenza di turisti, pace e Oltrepassiamo il gruppo e ci troviamo davanti le tranquillità circondano il tutto, facendoci godere mura dell'antica città e una porta ad arco , che pranzo e passeggiata digerente, conclusa con la anticamente portava sul frontone lo stemma del salita sul campanile del duomo, dove il buon leone veneziano, sostituito nel 1942 da una poco Fabio, impersonando per un attimo il suo discreta stella comunista. celeberrimo avo Giuseppe Viscovich, fa Entrati all'interno, rimango quasi senza parole alla sventolare – mi piace pensare – per la prima volta vista che mi si presenta davanti: una bellissima e dopo duecento anni la bandiera del leone “tibi grande piazza lastricata in marmo e una pax”. moltitudine di case antiche che si affacciano su di essa, quasi a far perdere ogni concezione di tempo e luogo. Proseguendo tra viuzze e vicoli, lo spettacolo che si fa avanti è sempre più bello e affascinante: chiese, cappelle votive, negozi artigianali, locali vari, tutti all'interno di questa suggestiva cornice. Solo i maxi-schermi dei bar che trasmettono le Olimpiadi rompono un po' l'atmosfera, ma si può benissimo chiudere un occhio e far finta di niente. le bocche di Cattaro La serata termina con l'ennesima bevuta e la miliardesima battuta sulla bravura delle ragazze Concludiamo il pomeriggio con la consueta birra autoctone. È l'una e siamo quasi tutti a letto. in un simpatico locale sul molo, pieno di serbi e Domani la sveglia è prevista alle 5. montenegrini che ci guardano e sorridono, Ci aspettano circa sei ore di viaggio, oltrepassare incuranti del nostro frastuono ed entusiamo. la frontiera e giungere in Kosovo. A cena ci spostiamo nella città di Cattaro, Dove, quasi certamente, voglia di stare allegri ce distante poco meno di venti minuti da Perasto. Sul n'è ben poca, lungo mare svettano gli yatch pluripiano degli sceicchi dell'est, i russi, abili a far propria questa splendida zona dell'Adriatico. Di fronte, in una piazzetta, un gruppo folk inscena un balletto intonando un canto popolare balcanico, dalle melodie simili a quelli delle feste nuziali di Grecia. 6
  • 7. sul Passo di Kula, tra Montenegro e Kosovo nostri mezzi cercando di venderci qualcosa. Immediatamente, i pochi spiccioli raccolti, Mire se vini ne Kosove finiscono nelle mani del loro capo, un ragazzino Peć - Goradzevac di dodici anni seduto a bere e a fumare all'ombra 13 agosto 2012 di un albero. Riprendiamo il tragitto e arriviamo dopo qualche La levataccia all’alba ci fa mettere subito in minuto a Peć, città sede del Patriarcato di Serbia. marcia per il Kosovo. Percorrendo le montagne Anche qui la prima impressione non è delle del Montenegro i panorami che si susseguono migliori: bandiere americane e albanesi un po' sono sempre più suggestivi e affascinanti: boschi, ovunque, monumeti all'Uck e cimiteri nei giardini colline, scogliere ed enormi foreste, su fino al di casa, decine e decine di autolavaggi e pompe di confine kosovaro. benzina. Circa otto ore di pulmino ci fanno arrivare Pranziamo e ci mettiamo in cammino per visitare finalmente a destinazione, dopo un percorso il bellissimo monastero, già patrimonio montanaro a dir poco ardito. Giungiamo alla dell'Unesco. dogana e un cartello scritto in albanese, Ad attenderci all'ingresso una pattuglia di soldati accompagnato dalla bandiera blu a sei stelle (che sloveni della KFOR2, un blindato e diversi metri raramente incontreremo nel nostro soggiorno) ci dà il benvenuto in Kosovo. Al posto di frontiera 2 La forza di intervento che a seguito della campagna aerea è entrata e si è dislocata in Kosovo è denominata Kosovo FORce (KFOR). L'Italia partecipa alla Forza sotto abbiamo modo di assistere ad una scena comando NATO con una Multinazional Task Force - West (MNTF-W) insieme a Spagna, Ungheria, Slovenia e Romania. L'area di responsabilità affidata alla MNTF - W è il emblematica: un gruppo di bambini che vendono settore Ovest del Kosovo. La Missione Internazionale a guida NATO è stata autorizzata dalla Risoluzione n. 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 10 giugno 1999. La forza della Missione è di circa 16.000 uomini suddivisi fra le seguenti bibite in lattine ormai scolorite, accerchiano i nazioni: Estonia, Ungheria, Olanda, Norvegia, Portogallo e Regno Unito nell'ambito del
  • 8. di cavallo di frisia. Anche questo luogo di culto, L'atmosfera in questa enclave è surreale, come del come tanti altri sparsi in Kosovo, ha subito le resto lo sarà in tutte le altre che avremo modo di violenze degli scontri recenti, costringendo le visitare. La sera, dopo aver cenato nella locanda monache a far costruire un enorme muro di cinta a del grande Berti, ex-nazionale jugoslavo di sci ed protezione. irriducibile compagno comunista, ci spostiamo in quattro verso il centro di Goradzevac. I primi sguardi a metà tra curiosità e diffidenza degli abitanti del luogo, si sciolgono brevemente in una bevuta rilassata e goliardica. Ci dicono di essere tifosi della Stella Rossa. Li conquistiamo parlando di calcio, è ovvio, e del nostro viaggio. Dusan, uno dei ragazzi presenti, parla un buon italiano. Mi racconta delle difficoltà a vivere in un luogo tra le mura affrescate della chiesa del Patriarcato che non offre nulla a un giovane, costretto solo a La serenità e la pace respirate all'interno si scappare da lì. Lui ha 22 anni, così come Darko, il scontrano brutalmente con quello che la città di proprietario del minuscolo chioschetto di plastica Peć ci offre fuori: sporcizia, fogne a cielo aperto, e lamiera che sorge su Piazza Italia. Ci parlano povertà e macchinoni targati Germania o Svizzera. benissimo degli italiani della Kfor, che qui han Ci fermiamo a pranzare per poi ripartire fatto un ottimo lavoro di protezione e che, da poco, immediatamente alla volta di Goradzevac, la riescono a garantire qualche posto di lavoro anche ai serbi, su a Villaggio Italia. Vedo un sacco di seconda meta del nostro viaggio odierno. Qui il 13 giovani guardarci e alzare la voce per farsi notare. agosto del 2003 un commando di terroristi Dusan mi spiega come per loro sia impossibile albanesi fece fuoco su un gruppo di persone che andare a Peć o semplicemente allontanarsi dal facevano il bagno nel vicino torrente3. Il bilancio fu atroce: due ragazzini uccisi e diversi feriti. villaggio. Hanno amici albanesi, ma il vederli assieme causerebbe parecchie rogne a tutti. Comando Kfor a Pristina; Repubblica Ceca, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Slovacchia e Svezia nell'ambito della MNTF - C; Francia, Belgio, Danimarca, Grecia, Luxemburgo, Facciamo una foto insieme mentre sullo sfondo Marocco, Estonia nell'ambito della MNTF - N; Germania, Austria, Azerbaijan, Bulgaria, Georgia, Svizzera e Turchia nell'ambito della MNTF - S; Italia, Ungheria, Romania, Slovenia, e Spagna nell'ambito della MNTF - W; Stati Uniti d'America, Armenia, Grecia, gli altri ragazzi ci salutano in italiano. Lituania, Polonia, Romania e Ucraina nell'ambito della MNTF - E. Un totale di 34 Nazioni. Il Comando della MNTF - W, a guida italiana, è dislocato a Belo Polje So che questa serata sarà per loro motivo di (PEC). Iniziata il 12 giugno 1999 la missione è tutt'ora in corso. 3 Per un gruppo di ragazzi serbi, l’unica speranza di trovare qualche ora di refrigerio e conversazione per tanto e tanto tempo ancora. di divertimento (si fa per dire, siamo in Kosovo…) è quella di prendere le biciclette, percorrere pochi metri ( anche se il rischio è alto, altissimo, quando si varcano i “confini” So che questa serata sarà un'esperienza che non di quella “riserva indiana” che è l’enclave) e bagnarsi nel fiume, il Bistric, che passa appena fuori la piccola enclave di Goradzevac, unico abitato serbo (circa 800 persone) nella parte occidentale del Kosovo, ormai territorio quasi completamente monoetnico scorderemo più. albanese, dopo la “fine” della guerra e l’intervento “umanitario” della NATO. Una corsa in bicicletta, una nuotata nel fiume … un’idea “normale”: ma in Kosovo per i Serbi non c’è niente di “normale”, non c’è alcun dirittto, alcuna garanzia, neanche quella elementare, per dei ragazzi, di fare il bagno in un fiume in un caldo giorno d’estate. Così “l’imprudenza” di ragazzi innocenti ha come immediato risultato la pronuncia (forse decisa da ragazzi come loro, della stessa età) di una condanna a morte collettiva: estremisti albanesi fanno fuoco contro i ragazzi, dalla riva opposta del fiumicciatolo. Due ragazzi serbi, uno di 11 anni, Pantelja Dakic, e uno di 19, Ivan Jovovic, muoiono subito, altri tre sono feriti gravemente; uno, Bogdan Bukumiric, di 15 anni, è in coma. Gli ospedali gestiti da medici albanesi si rifiutano di accoglierli; i feriti sono trasportati all’ospedale militare di Belgrado, mentre ai monaci di Decani e alle suore di Pec viene impedito di raggiungere il luogo dell’eccidio. Una strage senza precedenti, dalla cosiddetta “fine” della guerra a oggi. (Maria Lina Veca, Tibereide, agosto 2003) 8
  • 9. il Monastero di Visoki Dečani dell'ortodossia. Ha un carisma e un'arte oratoria talmente forte che è difficile non rimanere Nelle Enclavi ipnotizzati dalle sue spiegazioni. Dečani – Villaggio Italia – Velika Spesso si reca a Dečani, dove vive con i monaci Hoca del monastero. È membro e attivissimo 14 agosto 2012 organizzatore di eventi dell’associazione “Amici di Dečani” di cui fan parte, tra gli altri, anche il Salutato Berti e il suo amico a quattro zampe filosofo Massimo Cacciari e Vittorio Sgarbi. Fidel, ripartiamo col pulmino alla volta di Dečani. Oggi ci ha fatto da guida, spiegandoci passo passo Alla denominazione ufficiale di Kosovo si associa e per più di un'ora la magnifica storia di questo il secondo nome di Metochia, terra dei monasteri. luogo quasi incantato e immune al passare del È proprio qui, a Dečani, che sorge forse il tempo. monastero più importante della Serbia e per i serbi. La chiesa custodisce uno dei pezzi di storia ai Da qui è nata la storia di questo popolo e di questa quali i serbi sono legati a doppio filo, la battaglia terra, è qui che si respirano arte, storia e tradizione. di Kosovo Polje4. Ed è qui che anche il più ateo al mondo corre il serio rischio di fare alcuni passi indietro. 4 La battaglia della Piana dei Merli, venne combattuta il 15 giugno 1389 (il giorno di San Vito) dall'esercito serbo contro l'esercito ottomano, nella "Piana dei Merli", (odierna Francesco ci accompagna. È siciliano come me, Kosovo Polje a nord di Pristina. L'esercito cristiano, guidato dal principe serbo Lazar Hrebeljanović, contava circa ha circa cinquant’anni, una moglie e figli e da 25.000 uomini ben armati. L'esercito ottomano era guidato dal sultano Murad I e contava circa 50.000 uomini. La battaglia iniziò favorevolmente per i serbi, ma gli qualche tempo ha deciso di intraprendere la via Ottomani furono raggiunti da cospicui rinforzi e la situazione ribaltò. Pressoché tutta la nobiltà serba si fece uccidere sul posto insieme al Knez Lazar.
  • 10. Nel 1392, la regina Milica, moglie del principe appurare che – effettivamente – il cibo dei militari Lazar, alla morte del proprio amato e dei suoi due non è come quello di casa. figli in battaglia, fece raccogliere tutte le armi dei L’incontro è cordiale e istruttivo e, dopo un caffè, guerrieri serbi sparse nella piana dei merli, le fece salutiamo e ringraziamo per l’ospitalità. fondere e col ferro ottenuto fece costruire un Usciamo dalla base e, attraversando nuovamente grandissimo lampadario circolare, sul quale Peć, ci dirigiamo verso un'altra enclave serba, campeggiano le quattro “S” simbolo di Serbia e i quella di Osojane, mentre un altro gruppo riprende nomi dei più illustri guerrieri caduti in quella la strada del monastero per andare a visitare gli battaglia. eremi affrescati. in cammino verso gli eremi A Osojane e Zac Visitiamo tre famiglie che ci accolgono come fossimo vecchi amici. Nella prima troviamo tre splendide bambine di quattro e l’incontro con il col. Longo due anni e una appena nata. Al padre hanno bruciato il garage, ma lui è fiero Il tempo passato in compagnia di Francesco nel di mostrarmi il suo raccolto e il suo trattore, e non monastero vola inesorabile, diamo l'arrivederci ai bada di certo a quelle chiazze annerite sul soffitto monaci per la cena e ripartiamo alla volta di e ai muri. Ci sorride, ci abbraccia e ci versa della Villaggio Italia, la base militare dei nostri soldati rakija, naturalmente. in Kosovo. Attraversiamo il marciapiede e ci troviamo ospiti Colonnello, capo missione e cappellano ci di un'altra famiglia, quattro bambini dai sette ai attendono all'ingresso, salutandoci molto quindici anni e il padre che ci saluta snocciolando calorosamente. due parole in italiano e offrendoci l'ennesima Parlare davanti al cibo è sempre la cosa migliore, rakija, naturalmente. si sa, e così andiamo con loro nella mensa, ad A Nikola, il secondo uomo di casa, il nostro Michael regala la maglia della squadra di rugby di cui lui è l'orgoglioso e vulcanico presidente. In seguito gli ottomani annetterono il resto del Regno di Serbia, completandone la conquista nel 1459. La fine dell'indipendenza serba fu l'evento che diede la possibilità La terza e ultima famiglia ci aspetta qualche all'esercito ottomano di arrivare fino alle porte di Vienna. La battaglia della Piana dei Merli è considerata dai Serbi uno degli eventi più importanti della loro storia, fonte di gran parte del loro sentimento nazionale. La battaglia e la sorte centinaio di metri più avanti. Bimbi sorridenti ci dei cavalieri cristiani divennero il soggetto di molta poesia epica medievale serba, parte della quale composta presso la corte della vedova di Lazar, Milica. Il principe Lazar corrono incontro insieme ai loro cani, i genitori ci venne canonizzato dalla Chiesa ortodossa serba. 10
  • 11. attendono pronti ad abbracciarci. Anche qui il Nota le mie spalle e mi chiede se faccio lavoro svolto dalle associazioni LOVE, Comunità sollevamento pesi. Gli mostro alcuni miei video di Giovanile e Amici di Dečani è ben visibile. Grazie allenamento e si gasa, raccontandomi di alcuni a un nuovo progetto pronto a partire le nuove case, suoi forti amici sollevatori. ricostruite dopo gli atti terroristici perpetrati dagli Gli racconto della mia tesi, della mia passione per estremisti albanesi, saranno finalmente dotate di i canti popolari dei Balcani e di quanto mi piaccia un cappotto e colorate; anche la scuola può la loro storia. Mentre faccio per salutarlo e andare contare sul fondamentale aiuto del generatore di via, mi invita a prendere un cd da uno scaffale, me corrente, donato per sopperire costantemente ai lo regala e mi dice: “portaci sempre nel cuore”. frequenti black out di energia elettrica, e di Impossibile descrivere l'emozione a quelle parole. un’aula computer per gli studenti. Ripartiamo per Velika Hoca, il posto in cui passeremo la notte. Anche Velika è un'enclave di circa cinquecento serbi e la strada per raggiungerla è buia e spesso deserta. Incontriamo solo Djiacovica sul nostro percorso, una cittadina buia illuminata dalle insegne dei seicento autolavaggi e dei bar eternamente pieni. Dečani in visita a Osojane Salutiamo quest'ultima famiglia, non prima di aver dato fondo all'ultimo bicchiere di rakija5, naturalmente. Ritornati al monastero, abbiamo l'onore di poter cenare nel refettorio dei monaci. Cena tutta a “km 0”, come direbbero i nuovi esperti di marketing e turismo. Tutto straordinariamente semplice e squisito. Prima di andare via mi fermo due minuti a parlare con Padre Damaskin, l'addetto allo shop del monastero. Acquisto un paio di splendide icone fatte a mano e iniziamo a chiacchierare alla cassa. 5 La rakija è un superalcolico simile alla grappa, creato per distillazione o fermentazione di frutta, molto popolare nei Balcani. Il suo contenuto alcolico è normalmente del 40%, ma nella rakija fatta in casa può essere superiore, tipicamente dal 50 al 60%. È rakija è considerata la bevanda nazionale della Serbia. Nella forma più comune, Šljivovica, è prodotta con la prugna. Altri frutti comuni sono l'uva, le pesche, albicocche, le mele, i fichi e le amarene. La rakija fatta con le prugne e quella con l'uva possono essere mischiate dopo la distillazione con altri aromi, come erbe, miele, mele acerbe e noci. Il 70% delle prugne raccolte in Serbia vanno a finire nella produzione della Sljivovica. 11
  • 12. foto di gruppo davanti alla scuola di Velika Hoca, in prima fila Jovanka e il piccolo Jovan altre zone vissute. Perfino migliore – per certi tratti – della nostra quotidianità. Mondi balcanici Il bello di questi posti credo sia il sorriso e la Velika Hoca – Prizren vivacità dei bambini. Non hanno niente, ma 15 agosto 2012 possiedono uno sguardo che ti conquista e che ti fa riflettere. Anche gli adulti mi hanno colpito. Al Sono da poco passate le due e passeggio da solo di là di ogni romantico slogan, di terra, patria e nell'enclave di Velika Hoca dopo aver bevuto e nazione, i serbi che ho incontrato finora hanno un chiacchierato tutta la sera con Giorgio, Braz e gli carattere orgoglioso sì, ma spesso goliardico e altri ragazzi del gruppo. La serata è piacevole, il molto autoironico. Tutto il contrario della cupezza cielo è solo stelle ma il buio della strada dà e dell'aggressività incontrate spesso in altre zone sempre quella sensazione di smarrimento e dei Balcani. Che, tuttavia, mi affascinano sconforto. ugualmente. Trovare una strada illuminata in Kosovo è un Stamattina, dopo aver affrontato e battuto la fenomeno quasi paranormale, figuriamoci nelle colazione offerta da Padre Marko, abbiamo enclavi dimenticate ed emarginate. Eppure qui si incontrato il preside e i bambini della piccola respira un'aria più umana e più vera di tutte le scuola di Velika. Tanto è stato fatto e tanto ancora verrà realizzato da Love, da Comunità Giovanile, 12
  • 13. Amici di Dečani e tutte le altre realtà e persone È quasi ora di pranzo e ci rechiamo presso il che hanno a cuore questo lembo di terra, per monastero dei Santi Arcangeli, dove ci aspetta questo piccolo istituto, così come per tanti altri impaziente il monumentale Padre Mihaijlo. Ci sparsi qui in Kosovo. Tanti bambini sono venuti a mostra la parte nuova dell'edificio, appena salutarci e a “saccheggiare” lo scatolone pieno di ricostruito dopo che un terribile incendio lo aveva giocattoli raccolti per loro in Italia. In cambio distrutto quasi del tutto. sorrisi belli e grandi come il sole e tante foto È incredibile come fede e forza d'animo riescano a scattate insieme. trionfare sull'odio e sulla violenza più becera. Terminato il piccolo tour, ci accomodiamo sotto un bellissimo gazebo di legno di fresca fattura. Dopo la benedizione, ci viene servito uno dei più strani ma straordinari pranzi di ferragosto che abbia mai mangiato. Zuppa di fagioli e olive, formaggi, insalate varie e trote affumicate. Il tutto ovviamente preceduto dalla quarta rakija della giornata e annaffiato sapientemente con ottimo vino prodotto in luogo. Lasciamo temporaneamente Velika e ci Anche questo monastero ha una storia terribile da incamminiamo per Prizren. A metà tragitto Fabio ricordare. Uno dei suoi ultimi abati, Padre e Francesco ci fanno scendere a osservare tre Ariton Lukic, durante una delle recenti feroci grosse case, apparentemente in costruzione (come ondate di violenza antiserba, venne rapito mentre appaiono realmente quasi tutte quelle abitate del faceva la spesa e il suo corpo fu ritrovato Kosovo albanese, totalmente prive di intonaco e decapitato solo qualche giorno dopo. parapetti esterni), ma che invece nascondono un La Serbia lo volle fortemente Santo, perché qui il lugubre mistero. Sul terreno dove sono state popolo può decidere chi amare e pregare, senza il edificate sorgeva un cimitero serbo. Dal momento passaggio burocratico-lucroso di tribunali e in cui sono ripresi gli scontri etnici e i serbi sPećialisti vari. cacciati via, qualcuno ha pensato bene di La grossa mano di Padre Mihaijlo ci stringe la appropriarsi di quel lotto di terreno, profanare e mano e ci augura buona fortuna per il futuro. buttare sul ciglio della strada vicina i cadaveri e Dopo pochi minuti raggiungiamo Prizren, la più alzare queste tre case. Due di esse sono state bella città del Kosovo. Importante tanto per gli abitate per un paio di mesi, la terza è rimasta albanesi, che qui nel 1878 posero le basi della incompleta. Si dice che rumori, urla, oggetti che si costruzione di una Grande Albania, tanto per i spostavano, porte che si aprivano e altri fenomeni serbi, che qui mandano i loro giovani a studiare simpatici, abbiano indotto i poveri inquilini a far nel seminario più importante della nazione. le valigie e scappare. Mai sottovalutare i serbi, Anche in questo caso ci troviamo davanti neppure da morti. un'immagine impietosa. Francesco ci mostra la Un po' sconvolti riprendiamo la via per Prizren. 13
  • 14. parte nuova del seminario, ove attualmente Una cosa che mi ha colpito del Kosovo è studiano sedici ragazzi. Costruzione nuova ed l'assoluta differenza di cultura di due popoli che accogliente, aule di studio e di informatica, comunque han convissuto insieme a lungo, senza palestre e campi sportivi in costruzione, pronti ad amarsi ma senza neppure odiarsi così tanto, accogliere nuovi iscritti. Ma proprio di fronte a almeno fino al recente passato. questa struttura sorge il vecchio seminario, Ho notato i cimiteri: sparsi qua e là, spesso anche interamente distrutto nel marzo del 2004 all'inizio nei giardini di casa, quelli kosovari; abbandonati dei pogrom antiserbi. Prizren venne praticamente per ovvie ragioni ma comunque più ordinati, devastata, diverse migliaia di serbi furono costretti quelli serbi. a lasciare di notte e di corsa le proprie case che Ho osservato le case. Paradossalmente, quelle andavano in fiamme. albanesi sembrano essere parte di tante enclavi a sé, protette da mura enormi e da cancelli quasi blindati, dove all'interno abitano almeno venti persone che sembrano non voler avere nulla a che fare con ciò che succede all'esterno. Differentemente, le case serbe sono molto più piccole e più vicine all'idea occidentale di abitazione, con un giardinetto, un piccolo steccato e un pezzo d’orto. Due mondi, due culture, due civiltà opposte. tra le rovine della Bogorodica Ljeviska a Prizren Riassumendo: Balcani. La cattedrale fu devastata, insieme alla chiesa della Bogorodica Ljeviska, altro patrimonio dell'umanità. Andiamo via in silenzio, ma i commenti di rabbia vengon fuori da soli. Sederci in un bar vicino non aiuta tanto a rilassare l'atmosfera. La maglia del nostro gruppo, recante la scritta “KOSOVO E METOCHIA” urta particolarmente un tipo vestito anni '70, e con capelli di trent'anni prima, seduto al tavolo accanto a noi. Ci dice che la Metochia non esiste, che questa è Repubblica del Kosovo. Inutile quanto insensato cercar di dare una risposta. Riprendiamo con le battute di sempre e ritorniamo a Velika. 14
  • 15. la dottoressa Jelica Ritorniamo a Prizren, stavolta dall'altra parte, se vogliamo, della barricata. Portiamo dei giocattoli Jelica, coraggio e umanità in un asilo gestito da suore cattoliche, nel cuore oltre ogni limite della città. Sembrerebbe un'oasi di pace, a sentire Prizren – Silovo le parole della superiora, che ci spiega come qui 16 agosto 2012 bimbi musulmani e cattolici convivano in gioia e allegria, rispettandosi l'uno con l'altro. C'è La vita in enclave sembra ferma, irreale, quasi un'unica nota stonate: all'interno dell'edificio non incantata. Al nostro risveglio troviamo solo padre compare nessun segno religioso cattolico, nessuna Marko e uno sparuto gruppo di anziani a statua di Gesù o della Madonna. Ancora più presidiare la minuscola piazzetta di questa sbalorditivo vedere le suore non portare alcun comunità. Dopo la solita colazione, salutiamo crocifisso al collo. Chiedo proprio alla superiora il Marko e le poche persone che intanto han preso perché. Mi risponde che è solo una questione di posto sulle panchine e riprendiamo il nostro rispetto verso i membri dell'altra religione che, cammino. Uscendo da Velika salutiamo in altrimenti, si sentirebbero infastiditi alla vista di silenzio il monumento agli scomparsi tra il '98 e il taluni simboli sacri “avversi”. Superfluo dire che '99, circa sessanta persone, molti giovanissimi. Si mi sia sentito preso dai turchi proprio in una città pensa morti in guerra. Si dice squartati vivi e i turca. Foto di gruppo, salutiamo e andiamo via. loro organi spediti chissà dove. Prizren regala un centro storico ricco di arte e cultura. Fino a prima della guerra era considerata 15
  • 16. la Sarajevo dei bassi Balcani, crocevia di ben Inoltre, dal primo giugno, le sono state revocate le quattro religioni, luogo dove i popoli vivevano se targhe dell'automobile, senza una spiegazione non in pace, almeno in reciproca indifferenza. valida. A lei poco importa, un'auto viaggia lo stesso, anche senza targa. Ci racconta tutti i particolari di quella vita in trincea, di come sia difficile aiutare tutti e lottare contro un mostro a cento teste che non dà tregua. Ci dice pure che quei kosovari che la aggrediscono sono gli stessi che si affidano alle sue cure o a quelle di Belgrado, quando tumori e leucemie bussano inesorabili alle loro porte. Ma c'è un giuramento da onorare, e durante la visita dell’asilo cattolico di Prizren un'umanità e una forza che vanno oltre ogni limite immaginabile. Prima di far sosta obbligata al solito bar, mi fermo – spinto dalla curiosità e attratto dalla valchiria sull'uscio – in un negozio d’integratori alimentari. Scambiamo due parole e le dico che vorrei vedere altra roba. Ovvio, non il suo bicipite tre volte il mio, né il suo sedere striato. Mi fa l'occhiolino e mi porta dietro il bancone, dove con una naturalezza disarmante tira fuori un paio di flaconi contenenti diversi tipi di anabolizzanti. Le faccio simpatia e mi spara il prezzo “buono”. Con gli aiuti per Silovo, grazie al prezioso aiuto dei Carabinieri altrettanta simpatia le dico che non mi interessa la A tarda serata salutiamo Jelica e la comunità di roba e che comunque, sollevando pesi, degli Silovo. Ad attenderci ci sono i monaci del anabolizzanti gonfia vacche non avrei comunque monastero di Draganac, pronti per farci gustare che farmene. Ci salutiamo cordialmente e mi dice un'altra ottima cena. di passare ancora. Magari troverò novità… Bevuto il caffè, montiamo di nuovo sulla LOVE- machine, recante il logo dell'associazione pensionati “San Francesco”, e raggiungiamo Jelica, un medico-coraggio alla Gino Strada, che rispetto Emergency mi sembra avere un universo in più di coraggio, lealtà e apertura mentale. Lavora nell'ospedale di Silovo, altra enclave serba. I problemi che deve fronteggiare ogni giorno sono davvero tanti. Mancanza di luce e farmaci, ambulanze insufficienti, carenza di personale. 16
  • 17. con Padre Ilarion, durante le visita alle cucine popolari e le colline e consegnare il pasto caldo del mezzogiorno a bordo di furgoncini che percorrono Da qui non si torna indietro al giorno circa cento chilometri, in posti non Cucine popolari – Grazanica – proprio tranquilli. Seguiamo anche noi uno di Mitrovica questi mezzi, assistendo a scene che nel 2012 mai 17 agosto 2012 avrei potuto immaginare. Gente che dai boschi e dalle povere case si riversa in strada all'ora esatta, La giornata più intensa è appena terminata. come fa un cane affezionato al proprio padrone, L'ultimo giorno di viaggio in Kosovo regala al portando con sé i secchi vuoti contenenti un gruppo delle emozioni discordanti. La sveglia, tempo vernice da riempire di minestra calda. suonata dai monaci del monastero di Draganc, Tra di noi cala il silenzio, passa la voglia di ridere dove abbiamo trascorso la notte in camerette con e scherzare. Salutiamo questa gente che, come dal le brande militari e con doccia fatta a pezzi nella primo giorno a Goradzevac, ci saluta e ci benedice. sorgente sacra, è un po' frastornante. Padre Al ritorno, facciamo sosta nuovamente al Ilarion, un monaco sulla quarantina di una capannone per aspettare l'altro gruppo. Una simpatia unica, ci porta a visitare le cucine signora molto anziana mi fa segno di avvicinarmi, popolari, un grosso capannone di un'enclave mi chiede da dove vengo, mi saluta e mi mostra la vicina molto simile a una mensa per poveri nelle sua casa. nostre città. A differenza di queste, però, le cucine A occhio, credo che lo scantinato dove io mi non prevedono una sala dove accogliere i alleno sia più grande e, di sicuro, più confortevole. bisognosi; tocca agli operai girare tra le campagne 17
  • 18. Mi mostra il suo armadio ormai distrutto e mi trecento metri – il mausoleo che ospita il corpo chiede se al prossimo viaggio posso fargliene del sultano Murad I, anch'egli caduto in questa avere uno di più nuovo. battaglia tra le fila ottomane. Scattate le foto è tempo di ripartire. A mezz'ora ci aspetta la città che ogni romantico d'Europa vorrebbe abitare, se non fosse che oltre alla facciata, di romantico c'è ben poco. Entriamo a Mitrovica da sud, lato albanese. Sporcizia, autolavaggi e cimiteri ovunque, come in ogni altra parte del Kosovo. Ci addentriamo e ci accorgiamo che l'atmosfera va gradualmente Lui è Milos. cambiando. Improvvisamente ci ritroviamo a nord, Ha perso il figlio nella guerra del '99 e sua moglie nel 2003 per un tumore probabilmente dovuto all'uranio impoverito per poi a costeggiare il fiume Ibar. Scendiamo dai mezzi subire le sevizie nell'anno successivo dovute ai pogrom anti- serbi. e facciamo un giro sul ponte dove sorge la più Vive da solo in una stalla che gli sta cadendo in testa, senza acqua, servizi sanitari, luce, gas, medicinali, cibo (le pecore che grossa barricata della città. possedeva gli sono state rubate con le cattive, con tanto di mitra usato per spaventarlo). Milos tiene dei sacchetti di plastica in un angolo perchè gli hanno detto che se li mette in testa può morire, Poliziotti kosovari, insospettiti da tale movimento, quando ci ha visti portargli un pezzo di pane è scoppiato in lacrime e noi con lui. Alla domanda del perché non volesse ci fermano chiedendoci cosa facciamo lì. abbandonare la sua "casa" ha risposto: Abito qui da sempre, mio padre abitava qui, il mio cognome è Trasecolano appena si risponde “per turismo”, qui da 700 anni ed è tutto ciò che mi rimane. quasi vorrebbero ammanettarci, ma capiscono che di loro ce ne frega ben poco e che l'unico motivo Vorrebbe offrirci qualcosa, ma per fortuna Padre per cui attraversiamo il ponte verso sud è per Ilarion ci toglie da quella situazione che per noi è portare un saluto ai Carabinieri che presidiano la a metà tra imbarazzo e strazio. zona. Ripartiamo, ancora in silenzio e divorati da sensi di colpa che in questi momenti ti assalgono come leoni su gazzelle indifese. Ritroviamo un po' di vitalità passando per Pristina e osservano l'orribile statua di Clinton, tributata al presidente liberatore dal popolo kosovaro, che sorge proprio in Bill Clinton boulevard. Iniziamo a respirare un po' appena fuori la capitale, andando a visitare la piana dei merli e il monumento edificato qui poco più di venti anni Kosovoska Mitrovica, il pnote sull’Ibar addietro da Milosevic in ricordo della storica Quattro chiacchiere, due occhiate e ti rendi conto battaglia di Kosovo Polje del 1389. che nel palazzo di fronte vi è una postazione di Salendo su questa torre, sulla cui base è incisa la cecchini. Gianluca, che ci accompagna, ci maledizione del principe Lazar ai traditori del richiama a un comportamento composto. popolo serbo, è possibile notare – a poco più di Mi ha sempre affascinato Mitrovica. 18
  • 19. Ne ho parlato nella mia tesi, descrivendola come Immediatamente ci si avvicina un tizio. Ci chiede, la Belfast dei Balcani. E lo è, almeno in parte. in italiano, se siamo italiani. Poi la butta lì e mi Nell'aria respiri tensione, le scritte contro Nato ed chiede se siamo ventidue e cosa facciamo. Eulex sono praticamente su ogni muro, un Rispondo che siamo in otto e che vogliamo bellissimo murales recita in cirillico che “Da qui prendere una birra. Ci si presenta, si chiacchiera, non c'è ritorno”. ma la diffidenza rimane alta. Ed è comprensibile. Rimango folgorato, le bandiere serbe sventolano Scambiate due chiacchiere ritorniamo in albergo. alte, la gente ci guarda stupita ma sorride appena Mentre scrivo, sento i ragazzi intonare alcune sente che siamo italiani, che conosciamo Krasic e canzoni, accompagnate dalla chitarra di Chiara. Milanovic. Mitrovica sullo sfondo è pura bellezza. Facciamo un giro dopo aver preso il caffè e cerchiamo l'altra grossa barricata. Con enorme stupore troviamo la strada libera ma la grossa croce fissa tra il cemento e i legni che bloccavano l'accesso alla parte nord adesso è un monumento circondato da aiuole che formano un piccolo spartitraffico. La Nato, evidentemente, ha trovato pane per i suoi denti. Ci sistemiamo in un grazioso albergo a pochi km dal centro della città. Cena, risate, commenti, pareri sul viaggio. E nuovo giro in città. Beviamo la prima birra, la gente ci guarda incuriosita ma diffidente. Vediamo passare davanti a noi centinaia di ragazze, una più bella dell'altra. Le donne slave hanno un non so che di magnetico, non legato esclusivamente alla bellezza. Sono forti, fiere. Dolci ma, allo stesso tempo, dure come roccia. Questa serata ha un qualcosa di magico. Siamo seduti a bere birra a poco più di duecento metri da una barricata che separa un mondo dall'altro. Un mondo identitario, orgoglioso, tradizionale, e un altro mondo che non sa neppure a quale bandiera votarsi, e se lo fa, è solo per poter sopravvivere nella convinzione di essere libero. Il secondo giro per la movida mitrovizese ci porta in un bar dove suonano musica live. 19
  • 20. in viaggio verso Belgrado, con sosta presso probabilmente l’unico ristorante serbo messicano del pianeta Ci fermiamo a pranzare nell'unico ristorante serbo-messicano del pianeta, un locale tanto Belgrado enorme quanto orribile, ma dal cibo discretamente Settimo giorno commestibile. 18 agosto 2012 Arriviamo a Belgrado intorno alle 16, incontrando un po’ traffico per le strade del centro. È già tempo di far ritorno verso casa. Salutiamo Doccia veloce e subito in giro, a goderci una delle Mitrovica, alla quale lasciamo tutti un pezzo di città più belle d'Europa. Misto di slavità, di austro cuore e la promessa di ritornare presto. e ungarico, di turco. Trovare una ragazza brutta è Percorriamo la strada che verso nord porta al un'impresa, anche le meno appariscenti hanno un confine serbo, avendo modo di passare per qualcosa di misterioso che ti ipnotizza e non ti fa l'ultima barricata, presidiata – anche questa – abbassare lo sguardo. costantemente da gruppi di serbi che ormai da Dopo un paio di discese per Knez Mihailova, la anni e contro ogni intemperia climatica, e strada dello shopping non invasa ancora dai americana, sono lì a difendere ogni centimetro di marchi e dalle griffe da centinaia di euro, incontro terra e di serbità. Marija, mia ex-collega di studi all'università di Atene. 20
  • 21. Marija ha una storia particolare alle spalle. Serba blindate posteggiate davanti al cancelletto. E' della Croazia, insieme alla famiglia è scampata l'umile dimora della Tigre Arkan, al secolo Zelico per un pelo alla pulizia etnica messa in corso dai Raznatovic, il capo delle famigerate Tigri, gruppo croati in quelle zone nella guerra di Jugoslavia dei paramilitare che operò durante la guerra di Bosnia primi anni '90. Trasferita a Belgrado, ha avuto e Kosovo. anche modo di vedersi cadere addosso le bombe Prendiamo la strada del ritorno rigorosamente a del '99, quando la Nato decise che la capitale piedi, godendoci il freschetto della sera e le luci serba doveva essere distrutta e che uno stato della città bianca. Arrivati al Kalemegdan, ex mafioso doveva nascere dove le pietre, ancora fortezza turca, divenuto adesso un luogo di ritrovo oggi, parlano serbo. e di osservazione, mi porta davanti al punto in cui La trovo diversa, ma sono felice di rivederla dopo è possibile osservare l'incontro tra i grandi fiumi sei anni. Mi fa da guida e mi fa scoprire le di Serbia, il Sava e il Danubio, con gli enormi bellezze di Belgrado. barconi, che accolgono ristoranti e discoteche, a La basilica di San Sava è un capolavoro che ti fare la spola da una riva all'altra carichi di giovani lascia davvero senza parole. Grandissima, si erge e turisti. poco fuori il centro della città, su parco Giungono altri suoi amici, simpatici e molto Karadjiorde. È un continuo via vai di turisti da accoglienti. A essere sincero non ho trovato fino tutta la Serbia e dai vicini paesi ortodossi, un ad oggi un serbo scortese. punto di riferimento per l'arte, la cultura e la Prima di bere l'ultima birra della serata, mi religione slava qui nel centro dei Balcani. portano davanti ad un enorme edificio bombardato. Era la sede della televisione di stato, non a caso rasa quasi al suolo dagli esportatori di democrazia in quei terribili settantotto giorni di bombardamenti del 1999. E tra quegli infami attacchi, purtroppo, c'erano anche i nostri piloti. Trascorriamo un'oretta tutti insieme, chiacchierando un po' in greco, tanto in inglese e provando – invano – a pronunciare qualche parola in serbo. E ovviamente tanta rakija, chè oggi è il mio compleanno e non posso far altro che il Maracàna, lo stadio di Belgrado festeggiare alla serba l'evento. Dal sacro al profano, prendiamo un vecchio tram Un'ultima passeggiata per le vie del centro, ci e arriviamo al Maracàna, il tempio della Stella salutiamo e ci diamo l'arrivederci a presto. Rossa. Un paio di foto ai murales e siamo di Resto solo a godermi una Belgrado ormai quasi nuovo fuori. Marija mi indica una casa, proprio di deserta. Mi fanno compagnia i venditori fronte all'ingresso principale dello stadio. È ambulanti di mais e qualche gruppetto di ragazze grande, su più piani, con un paio di macchine nere 21
  • 22. che commentano, vocianti, le vetrine di un negozio di scarpe italiane. Passeggiando lentamente torno nel vicino hotel. Alzo ancora una volta la testa e rivedo da lontano uno scorcio dell’edificio bombardato. Mi viene in mente una canzone spagnola: Has visto las bombas caer a millares Jóvenes armados Correr por las calles El fuego avanzar, jamás te rendiste Voy a morir hoy en belgrado, Pero mi patria vivirá No es fácil morir con veinte años, Yugoslavia triunfará” Belgrado. il ritorno verso casa 22
  • 23. Cosa puoi fare tu? √ contribuire a raccogliere materiale scolastico (quaderni, penne, colori, blocchi, gomme, pastelli, ecc. …) per le scuole di Velika Hoča, Osojane, ecc… √ contribuire a raccogliere cibo senza polifosfati o comunque per celiaci per Jovanka, la giovane mamma di Orahovac; √ contribuire a raccogliere abiti nuovi e usati in buono stato, di qualsiasi genere e per qualsiasi età; √ aiutarci a entrare in contatto con qualche supermercato o grande distribuzione che si vuole impegnare con costanza nel sostegno delle cucine popolari di Svetlana; √ aiutarci a entrare in contatto con qualcuno che vuole donare o vendere – con una mano sul cuore – un “caravan caldo” per la distribuzione dei pasti delle cucine popolari; √ contribuire a raccogliere materiale medico, ospedaliero e medicine per l’ospedale di Osojane (in particolare: soluzione fisiologica, deflussori, lacci emostatici, aghi a farfalla G21 e G23; ceftriexone e analgesici); √ contribuire all’acquisto di un ecografo color doppler con 3 sonde (tiroidea, addominale e cardiaca) per l’ospedale di Osojane; oppure aiutarci a entrare in contatto con qualche struttura in Italia che lo sta dismettendo; √ destinare il 5x1000 a LOVE, non costa nulla, è sufficiente indicare il codice: 93020010224 √ effettuare una donazione una tantum, o un bonifico permanente di almeno 5€ mensili (così da poter permettere una migliore programmazione delle attività), a LOVE sul cc n.° IT23X0316501600000011715133 intestato a LOVE. La donazione è deducibile dal reddito INFORMAZIONI E CONTATTI: W. beloverevolution.org M. beloverevolution@gmail.com T. +39.335.7022607 23