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! ! ! 20 FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005
PERCORSI
e è vero che i metodi di recupero del ferro, provenienti dal
settore del restauro, sono in genere inapplicabili per gli alti
costi da sopportare, soprattutto quando non si trattano fer-
ri artistici o di particolare pregio, è altrettanto vero che non
deve nemmeno essere consentito l'uso indiscriminato di
qualsiasi procedimento di pulitura o di sverniciatura con il rischio
di effetti deleteri, sia dal punto di vista estetico che della conser-
vazione dell'originarietà dell'opera.
L'esigenza di minimizzare il danno sul materiale ferroso (ad esem-
pio con pericolose saldature) e di impedire semplici riverniciature
mal eseguite di ringhiere, balaustre e inferriate delle facciate li-
berty, ci impongono di sensibilizzare tutti gli operatori e commit-
tenti per diffondere una metodologia d'intervento adeguata per
raggiungere i migliori risultati e salvaguardare opere non più ri-
petibili. Analogamente a tutti gli altri elementi metallici presenti
in facciata si eseguono le tre operazioni principali, che sono la pu-
SUI FERRI ARTISTICI
OCCORRE ADOTTARE
LO STESSO APPROCCIO
CONSERVATIVO SCELTO
PER LA FACCIATA:
DIAGNOSI, PULIZIA,
CONSOLIDAMENTO
E PROTEZIONE
in FACCIATA
I FERRI BATTUTI
S
FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005 21 ! ! !
litura e sverniciatura, il trattamento di
protezione antiruggine e la verniciatura
finale di protezione.
CONSOLIDAMENTO E PULIZIA
Quando i ferri sono degradati seriamente
può risultare necessario intervenire, pre-
cedentemente alla pulitura, con alcune
operazioni che possiamo definire di con-
solidamento, anche se in realtà si tratta
quasi sempre di ricostruzione di parti
mancanti o addirittura di sostituzioni di
porzioni troppo danneggiate, nuove sal-
dature di giunzioni o di elementi che si
separano, interventi sugli ancoraggi o al-
tro. Quando si affrontano situazioni di
questo tipo, che presuppongono quindi
l'intervento del fabbro, e non si trattano
ferri vincolati artisticamente per i quali è
necessario il controllo delle Soprinten-
denze, tutto viene lasciato alla serietà,
sensibilità e bravura di chi decide sul da
farsi, siano essi imprese, architetti, ammi-
nistratori ed artigiani. Naturalmente la
scelta del metodo e delle modalità del-
l'intervento più adatto è condizionata
dalle caratteristiche tecniche del manu-
fatto in ferro e dalle sue condizioni di de-
grado.
Con la pulizia si rimuovono tutte quelle
parti che alterano l'aspetto originale del
manufatto , che possono rappresentare
una causa di degrado, e si preparano le
superfici ai successivi trattamenti. Con il
consolidamento si cercherà di conferire
una maggior coesione al materiale me-
diante saldature, rivette, chiodi ribattu-
ti o altri interventi del genere. L'ulti-
ma irrinunciabile operazione è quel-
la della protezione, che consiste
nell'applicazione sulle superfici
del manufatto di prodotti che
contribuiscono a diminuire l'inci-
denza delle aggressioni esterne.
DIAGNOSI PRELIMINARE
Come fase preliminare di qualsiasi
intervento occorre predisporre tut-
te le operazioni che ci possono fornire
un quadro diagnostico
di Fabio Carria
" NELLA PAGINA A
FIANCO, INFERRIATA
ALLA FINESTRA DI UN
PALAZZO MILANESE
" IN QUESTA PAGINA,
A SINISTRA, I FERRI
DEI BALCONI DELLA
FACCIATA IN VIA
SPADARI A MILANO;
A DESTRA,
LAVORAZIONE DEI
FERRI BATTUTI TIPICA
DEL PERIODO
LIBERTY segue a pag. 24
! ! ! 22 FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005
La corrosione dei metalli esposti all’aria
e l’intervento di protezione
C
on “corrosione atmosferica” si intende definire
la reazione del metallo alle azioni prodotte dal-
l’ambiente esterno o, più precisamente, quel
processo di decadimento fisico delle caratteristiche tec-
nologiche a cui sono sottoposti i metalli esposti all’aria,
per l’azione chimica combinata dell’ossigeno e dell’umi-
dità, che produce l’effetto visibile della diminuzione di
sezione.
È ormai assodato che l’umidità presente nell’atmosfera
costituisce il fattore determinante dell’entità del pro-
cesso corrosivo, perché regola la formazione della rug-
gine sulle superfici dei materiali metallici, per cui quan-
do si superano determinati valori critici (generalmente il
60% di umidità relativa) ci potranno essere condizioni di
durabilità differenti a seconda delle condizioni climati-
che, del grado di riparazione del materiale dagli agenti
degradanti, nonché della presenza importante di agen-
ti contaminanti aggressivi, spesso presenti nelle atmo-
sfere urbane e industriali, quali i derivati solforati (l’ani-
dride solforosa e l’idrogeno solforato).
Purtroppo, però, l’umidità relativa non rappresenta il
solo elemento determinante dell’attacco corrosivo dei
metalli. Ci sono altri importanti fattori come la tempe-
ratura, le proprietà fisiche del materiale metallico, la na-
tura dei prodotti di corrosione superficiale, la possibili-
tà di attacco galvanico, che influenzano im modo deci-
sivo l’entità di ogni processo corrosivo. Raramente i fe-
nomeni della corrosione si diffondono in maniera omo-
genea e con spessore di attacco costanti, anzi molto
spesso l’effetto si concentra nelle zone di attacco senza
allargarsi troppo in superficie, ma entrando in profondi-
tà con distruzione del reticolo cristallino e producendo
cavità che determinano una fragilità progressiva alla
corrosione.
La protezione degli elementi metallici esposti all’aria è
sempre necessaria, perché impedisce la formazione del-
l’ossido di ferro (ruggine) e l’innesco dei fenomeni cor-
rosivi dovuti all’azione dell’ossigeno e dell’umidità. Na-
turalmente questa protezione sarà garantita nel tempo
se le opere metalliche possiedono caratteristiche di ma-
nutenibilità elevate, in particolare se accoppiati ad altri
materiali come il vetro o le plastiche e di forma tale da
impedire la perfetta pulizia dei depositi di ruggine. Per-
tanto l’intervento sugli elementi ferrosi consiste in:
! preparazione delle superfici mediante lavatura sgras-
sante con detergenti o solventi (elementi nuovi),
brossatura e raschiatura tramite spazzole metalliche
per eliminare, asportando, residui di ferro ossidato
(ruggine), precedenti pitturazioni in fase di distacco
1
2
PERCORSI
FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005 23 ! ! !
(elementi già verniciati), residui di polvere e di spor-
co e una leggera carteggiatura finale. Se l’operazione
manuale non dovesse essere sufficiente si adoperano
anche leggere sabbiature, naturalmente attentamen-
te valutate in caso si tratti di manufatti storici;
! applicazione a pennello di prodotto antiruggine oleo-
fenolico al minio di piombo o ai fosfati di zinco;
! applicazione a pennello di trattamento protettivo con
pittura oleoalchidica data in ragione di almeno due
mani.
Il trattamento protettivo alla ruggine dei materiali fer-
rosi esterni trova soluzione nei composti derivati da al-
tri materiali come il piombo, oggi non più utilizzabile
perché nocivo in fase di produzione, e lo zinco. In effet-
ti lo zinco resiste bene all’azione dell’ossigeno rico-
prendosi di uno strato di carbonato basico di zinco per
cui, mancando i prodotti al minio di piombo con cui si
potevano dare facilmente maggiori spessori, la prote-
zione antiruggine viene eseguita con prodotti a base di
fosfati o cromati di zinco in più mani per gli strati sotti-
li che formano.
Il minio è un antiruggine ottimo anche come mano di
fondo per ferro e acciaio anche se recentemente viene
spesso sostituito con vernici di fondo al cromato di
piombo, che ha un effetto plastificante, aumenta l’ade-
sione ed evita le screpolature. È stato dimostrato che il
trattamento antiruggine è il solo responsabile dell’im-
pedimento della formazione della ruggine mentre una
verniciatura finale con buoni prodotti, l’accurata prepa-
razione dei supporti e l’abilità nell’applicazione sono,
tutti insieme, responsabili della durabilità del sistema .
Lo strato finale di protezione può essere eseguito con
pitture sintetiche a base alchilica, ma volendo si posso-
no ancora utilizzare prodotti ispirati alla tradizione, al-
l’olio di lino pigmentato con ossidi di ferro o con ferro-
micaceo. Sistemi più complessi di protezione superfi-
ciale, come quelli con prodotti poliuretanici o epossidi-
ci, che richiedono applicazioni più attente, sono impie-
gati per lo più in contesti industriali.
3
4 5
" FOTO 1-2
SITUAZIONE DI UN
CANCELLO DI FERRO
BATTUTO PRECEDENTE
ALL’INTERVENTO
DI PROTEZIONE
" FOTO 3-4
PARTICOLARI DELLA
PREPARAZIONE
DELLE SUPERFICI
" FOTO 5
SITUAZIONE FINALE,
DOPO L’INTERVENTO
! ! ! 24 FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005
PERCORSI
completo dello stato
di conservazione del manufatto in gene-
rale e dei suoi componenti in particolare,
individuando il degrado, i processi di alte-
razione e quei meccanismi che possono
provocarne il deperimento al fine d'inter-
venire su di essi con i rimedi più efficienti.
Alcune indagini permettono di compren-
dere le caratteristiche delle superfici
esposte (porosità, ecc.) e di individuare al-
cuni tipi di lavorazione degli elementi (fu-
sioni, giunti, ancoraggi, giunzioni, ecc).
L'analisi stratigrafica permette di risalire al
tipo e allo spessore delle precedenti pit-
turazioni individuando il colore dello smal-
to originale. Pertanto la scelta del meto-
do più idoneo da impiegarsi deve essere
basata sulle analisi della natura delle so-
stanze da asportare, sulla loro qualità e
quantità, sul tipo di superficie da pulire e
sulla sua estensione, sul suo stato di con-
servazione e, infine, sulle caratteristiche
del manufatto.
I PRODOTTI SVERNICIANTI
Se occorrerà affrontareuna pulitura radi-
cale dovrà essere condotta con prodotti
svernicianti, debolmente aggressivi, sol-
tanto dove effettivamente necessario. È
importante ricordare che la rapidità di
azione di un prodotto sverniciante è dire t-
tamente proporzionale alla sua aggressivi-
tà. Per questo motivo è opportuno utiliz-
zare prodotti e sistemi di pulitura ad azio-
ne lenta, eventualmente ripetendo l’ope-
razione più volte. Assolutamente da evita-
re la sabbiatura a forti pressioni, perché
aggressiva e rapidamente distruttiva, così
come pericolosa può risultare la svernicia-
tura a fiamma, perché comporta fenome-
ni di dilatazione soprattutto nei punti di
connessione con la muratura. È invece uti-
lizzabile, in alternativa, la microsabbiatura
di precisione, permessa anche dalle auto-
rità di controllo sui manufatti artistici per-
ché rientra nei metodi consentiti.
Nella categoria dei prodotti svernicianti
presenti sul nostro mercato si possono di-
stinguere due tipi principali: i prodotti a
base di solventi clorurati e quelli conte-
nenti solventi non nocivi, cioè a base ac-
quosa. Questi ultimi contengono anch’es-
si dei solventi, ma non nocivi, in percen-
tuale minore, completamente biodegra-
dabili e di tossicità molto bassa. Natural-
mente gli svernicianti a base d’acqua ne-
cessitano di un tempo di applicazione e di
riposo del prodotto, sulla superficie da
decappare, maggiore rispetto ai prodotti
tradizionali a causa della minore aggressi-
vità verso gli strati di supporto. Ricapito-
lando, quindi, un corretto intervento de-
ve prevedere dapprima una raschiatura e
lavaggio allo scopo di eliminare le parti
degradate e marciscenti o i residui di rug-
gine accumulati. Si procede poi alla sal-
segue da pag. 21
FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005 25 ! ! !
datura e stuccatura delle fessu-
re o dei giunti, dopo di che si ap-
plica un adeguato ciclo di pittura-
zione comprendente sia il trattamento
anticorrosivo che il film protettivo finale.
Ogni tipo di pittura ha funzioni decorati-
ve e protettive.
PROTEZIONE DEI FERRI BATTUTI
In passato, i ferri battuti si proteggevano
con olio di lino e biacca (carbonato basi-
co di piombo), mescolati a nerofumo op-
pure a coloranti neri derivati dalla com-
bustione di ossa e dai residui di vinifica-
zione. Un altro sistema consisteva nell’im-
mergere gli elementi in ferro battuto di-
rettamente in un bagno di olio di lino al
termine della fucinatura, quando ancora
erano caldi, in modo da ricoprirli con una
patina scura ed oleosa, resa dura e ade-
rente alle superfici dalla cottura provoca-
ta dal calore. In altri casi si usava un siste-
ma di protezione a base di catrame, deri-
vato dalla distillazione secca dei combu-
stibili solidi, dato a caldo e miscelato con
nerofumo o con carbone di legna tritato
finemente. Questo sistema non era adat-
to per elementi soggetti a movimento o
sfregamento da cui il catrame poteva ve-
nire asportato. Poiché le pellicole realiz-
zate con l’olio di lino non erano abba-
stanza lucide e dure si doveva aggiunge-
re resine naturali (fossili come l’ambra e
vegetali come elemi, dammar, mastice e
colofonia) tipiche della produzione indu-
striale di vernici fino ai primi anni del se-
colo scorso. La resina più utilizzata era la
colofonia, un prodotto derivato dalla di-
stillazione dell’acqua ragia. Ma la necessi-
tà di ottenere una maggiore rapidità di
essicazione e di esecuzione ha porta-
to alla progressiva sostituzione dei
leganti tradizionali con i moder-
ni prodotti sintetici che pur-
troppo, nonostante si propon-
gano come resistenti all’azio-
ne aggressiva degli agenti
degradanti, se analizzati nel
lungo periodo, presentano
delle caratteristiche presta-
zionali di gran lunga inferiori ai
corrispondenti prodotti tradi-
zionali, anche nei nostri ambienti
urbani fortemente inquinati. Seb-
bene richiedano un periodo di essica-
zione più breve (circa metà tempo) e ab-
biano una maggior brillantezza, i prodot-
ti recenti oleoalchidici producono una
pellicola di minore elasticità, spessore,
adesività rispetto ai prodotti costituiti
dalle miscele tradizionali all’olio di lino.
Nel settore degli antiruggine si sono ri-
scontrate proprietà maggiori a livello pro-
tettivo nei prodotti con minio di piombo,
che, reagendo con l’olio di lino, forma
una pellicola dalla massima impermeabili-
tà. Tuttavia i prodotti formulati con minio
di piombo non sono più utilizzati per la lo-
ro tossicità in fase di produzione, esono
stati sostituiti dai prodotti a base di zinco.
In conclusione, i prodotti all’olio di lino
per la pitturazione e protezione delle
opere metalliche costituiscono una real-
tà superiore, a condizione che si rispetti-
no tempi e modi richiesti, facilmente
raggiungibile dai prodotti più moderni,
sebbene un compromesso importante,
soprattutto per gli aspetti figurativi, è
stato indicato nei prodotti con ossidi di
ferro naturale come le pitture di tipo mi-
caceo. !
" NELLA PAGINA
A FIANCO, IN ALTO,
DECORAZIONI
DEL PORTONE
DI UN PALAZZO
" IN BASSO,
DETTAGLIO CURIOSO
IN UN’INFERRIATA A
FIRENZE
" QUI SOPRA, LA
RICCHEZZA DELLA
LAVORAZIONE DEI
FERRI BATTUTI DEL
MAZZUCCOTELLI
! ! ! 28 FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005
TECNOLOGIE & MATERIALI
l crescente lavoro di recupero degli edifi-
ci storici e prestigiosi ha aumentato in
questi ultimi anni l’attenzione anche nei
confronti degli elementi in ferro battuto
presenti sulle facciate. Di conseguenza
sono state elaborate tecniche specifiche
per il loro restauro. Oggi finalmente ci si è
resi conto dei danni provocati dai grossola-
ni interventi del passato, per cui si procede
anche per questi manufatti alle indagini pre-
liminari per stabilire le cause del loro degra-
do, indicando poi il procedimento più adat-
to per bloccare l’ossidazione, restaurare il
manufatto e proteggerlo nella maniera più
idonea.
Un interessante esempio di ricostruzione
delle parti mancanti di alcuni elementi de-
corativi in ferro battuto è presente in un in-
L’INTERVENTO DI RECUPERO SU UN PORTALE
MONUMENTALE DI EPOCA BAROCCA
HA PERMESSO DI RICOSTRUIRE PARTI
MANCANTI SENZA OPERARE FALSI STORICI
Ricostruire
i ferri battuti
con le RESINE
I
FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005 29 ! ! !
tervento di restauro conservativo, effettua-
to a Milano di alcuni anni fa. Si tratta di un
generale intervento di pulitura di tutte le
superfici lapidee del portale barocco del
Seminario Arcivescovile in Corso Venezia 5,
a pochi passi dalla centralissima piazza San
Babila.
In merito al ferro battuto del Seicento oc-
corre dire che anche in Italia, come in tutti
gli altri stati europei, si accentuò in quel pe-
riodo una produzione di elementi d’orna-
mento fortemente elaborati, grazie all’a-
vanzato progresso tecnico e alla ecceziona-
le malleabilità raggiunta con questo mate-
riale, che da solo oppure unito al bronzo ve-
niva spesso appoggiato al marmo o alla pie-
tra in grandiose composizioni che ornavano
i monasteri, le chiese , i palazzi e le ville. Il
largo uso del ferro battuto al-
l’esterno degli edifici deriva dal
fatto che grazie alla sua duttili-
tà con questo materiale si possono forgiare
forme curve, riccioli, motivi floreali. Un ge-
nere di decorazioni strettamente legato al-
lo stile architettonico del periodo barocco.
Le applicazioni in ferro battuto contribui-
scono in maniera determinante a caratteriz-
zare l’immagine complessiva degli edifici di
questo periodo aggiungendovi sempre ele-
ganza ed esclusività.
Nel caso degli edifici religiosi la simbologia
dell’ornamento richiama i temi classici di
questo tipo d’iconografia, non disdegnan-
do variazioni artistiche anche molto raffina-
te. La fantasia e la tecnica dei fabbri artigia-
ni e il desiderio dei committenti hanno dato
di Cesare Portosa
Il portale che orna l’ingresso al Seminario Arcivescovile
di Corso Venezia a Milano è opera del Richini. Realizza-
to nel 1630 è caratterizzato da due erme colossali, che
raffigurano la Pietà, oppure la Carità (o la Teologia) e la
Speranza, oppure la Sapienza (o la Filosofia). Le erme
furono scolpite in ceppo gentile e sono sormontate da
due mascheroni d’aspetto grottesco, conformi al gusto
dell’epoca in cui si ricercava spesso il sensazionale. So-
pra l’elegante timpano del portale con la scritta “Semi-
narium” due putti in pietra reggono rispettivamente la
croce e il pastorale. Tra i putti è collocato uno scudo
sormontato da una corona e un cappello cardinalizio in
bronzo; dentro lo scudo compare la parola “humilitas”,
anch’essa in bronzo, che era il motto di San Carlo Bor-
romeo. Le opere di restauro eseguite sul materiale lapi-
deo esistente hanno compreso:
! il preconsolidamento delle superfici più se-
riamente degradate e fragili con materiali
reversibili in soluzioni di etilsilicato;
! la pulitura differenziata secondo il degrado
del materiale lapideo e della consistenza
dello sporco con tecniche miste, dall’acqua
nebulizzata su tutte le parti di bugnato e
del timpano superiore, alla fotoablazione
con apparecchiatura laser sulle due cariati-
di, alla microsabbiatura sui putti in pietra in
sommità al portale, impacchi sulle cornici
orizzontali e sui mascheroni superiori;
! il consolidamento superficiale delle parti
decoese evidenziatesi dopo la pulitura con
soluzioni di etilsilicato dato a più mani e la
protezione generale con prodotti delle dit-
te Wacher-Chemie e Rhone-Poulenc.
Un antico portale barocco
ricco di simboli
COMMITTENTE SEMINARIO ARCIVESCOVILE
DI MILANO
PROGETTO E D.L. ARCH. FABIO CARRIA
IMPRESA TRIVELLA SPA
RESPONSABILE RESTAURO CESARE PORTOSA
Scheda dei lavori ANNO 1999
! ! ! 30 FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005
TECNOLOGIE & MATERIALI
vita ad un’infinità di elementi decorativi in
ferro, che hanno arricchito le croci e le cam-
pane presenti sui tetti e le cupole delle co-
struzioni.
Per quanto riguarda, in particolare, il palaz-
zo milanese, sulla sommità del portale sono
posti due putti che reggono lo stemma or-
nato coi simboli pastorali e una serie di nap-
pe in ferro battuto, che si trovavano in gra-
vi condizioni di degrado, come si vede dal-
le foto scattate prima dell’intervento (vedi
pag. 29). L’ancoraggio alla struttura di so-
stegno di alcune nappe era totalmente de-
gradato, per cui si era verificata la caduta di
alcune di esse. Inoltre su quelle rimaste an-
cora attaccate la sezione dell’anello di ag-
gancio era così esigua da far supporre un
prossimo distacco entro breve tempo. Il
corpo della nappa, nella maggioranza dei
casi, era pressochè mancante di consistenti
porzioni di materiale originario e la ruggine
ricopriva totalmente le parti rimaste.
Lo stato di degrado delle campanelle era ta-
le per cui non si poteva ipotizzare la rico-
struzione con altre parti metalliche, perché
tale intervento non poteva garantire un
buon risultato finale a causa delle condizioni
del materiale originario, così compromesse
da non assicurare l’ottimale saldatura o fis-
saggio. Pertanto rimaneva una sola soluzio-
ne: la sostituzione completa con manufatti
nuovi, prodotti in laboratorio, simili a quelli
esistenti, ma che di fatto avrebbe prodotto
un falso storico. Di fronte a questa grave si-
tuazione si è optato verso una ricostruzione
completa di tutte le parti mancanti, nel se-
guente modo: desumendo le misure ed i
profili originali dall’unica rimasta intatta, è
stata ricostruita la zona mancante con resina
poliestere “armata” di microfibre. È eviden-
te che il coefficiente di dilatazione della resi-
na è ben diverso da quello del metallo fer-
roso e la funzione delle microfibre è quella di
garantire l’assorbimento di eventuali dilata-
zioni del ferro, evitando fessurazioni o dis-
tacchi proprio nei punti di sigillatura tra i due
materiali. Una volta pitturato l’intero manu-
fatto con una vernice di tipo micaceo non si
distingue più la parte aggiunta da quella ori-
ginale, come si può facilmente vedere dalle
foto scattate dopo l’intervento (vedi pag.
31). Occorre tener presente che i tempi di
reazione della resina sono molto brevi, nel-
l’ordine di 15-20 minuti, per cui bisogna pre-
parare tutto il necessario, rispettare le misu-
re e studiare bene la forma da ottenere in
maniera molto accurata, preliminarmente al
lavoro manuale. È importante avere molta
cura nel trattamento di pulitura e di passiva-
zione delle superfici da trattare.
È bene precisare che tale intervento nei
modi in cui è stato effettuato, per le condi-
zioni limite in cui sono stati trovati i manu-
fatti in ferro battuto, può essere considera-
to come “sperimentale”, in quanto nei
prossimi anni si verificheranno le reali con-
dizioni di conservazione del corpo delle
nappe, valutando proprio come la resina e
le microfibre abbiano sopportato le dilata-
zioni termiche tipiche del ferro. Anche l’an-
coraggio delle nappe al drappeggio è stato
ricostruito con la medesima tecnica e mes-
so in sicurezza con fili di nylon trasparente,
in modo da scongiurare un’eventuale cadu-
ta del manufatto in caso di deterioramento
della ricostruzione, proprio per le circostan-
ze sopra espresse. !
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Ferri battuti in facciata

  • 1. ! ! ! 20 FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005 PERCORSI e è vero che i metodi di recupero del ferro, provenienti dal settore del restauro, sono in genere inapplicabili per gli alti costi da sopportare, soprattutto quando non si trattano fer- ri artistici o di particolare pregio, è altrettanto vero che non deve nemmeno essere consentito l'uso indiscriminato di qualsiasi procedimento di pulitura o di sverniciatura con il rischio di effetti deleteri, sia dal punto di vista estetico che della conser- vazione dell'originarietà dell'opera. L'esigenza di minimizzare il danno sul materiale ferroso (ad esem- pio con pericolose saldature) e di impedire semplici riverniciature mal eseguite di ringhiere, balaustre e inferriate delle facciate li- berty, ci impongono di sensibilizzare tutti gli operatori e commit- tenti per diffondere una metodologia d'intervento adeguata per raggiungere i migliori risultati e salvaguardare opere non più ri- petibili. Analogamente a tutti gli altri elementi metallici presenti in facciata si eseguono le tre operazioni principali, che sono la pu- SUI FERRI ARTISTICI OCCORRE ADOTTARE LO STESSO APPROCCIO CONSERVATIVO SCELTO PER LA FACCIATA: DIAGNOSI, PULIZIA, CONSOLIDAMENTO E PROTEZIONE in FACCIATA I FERRI BATTUTI S
  • 2. FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005 21 ! ! ! litura e sverniciatura, il trattamento di protezione antiruggine e la verniciatura finale di protezione. CONSOLIDAMENTO E PULIZIA Quando i ferri sono degradati seriamente può risultare necessario intervenire, pre- cedentemente alla pulitura, con alcune operazioni che possiamo definire di con- solidamento, anche se in realtà si tratta quasi sempre di ricostruzione di parti mancanti o addirittura di sostituzioni di porzioni troppo danneggiate, nuove sal- dature di giunzioni o di elementi che si separano, interventi sugli ancoraggi o al- tro. Quando si affrontano situazioni di questo tipo, che presuppongono quindi l'intervento del fabbro, e non si trattano ferri vincolati artisticamente per i quali è necessario il controllo delle Soprinten- denze, tutto viene lasciato alla serietà, sensibilità e bravura di chi decide sul da farsi, siano essi imprese, architetti, ammi- nistratori ed artigiani. Naturalmente la scelta del metodo e delle modalità del- l'intervento più adatto è condizionata dalle caratteristiche tecniche del manu- fatto in ferro e dalle sue condizioni di de- grado. Con la pulizia si rimuovono tutte quelle parti che alterano l'aspetto originale del manufatto , che possono rappresentare una causa di degrado, e si preparano le superfici ai successivi trattamenti. Con il consolidamento si cercherà di conferire una maggior coesione al materiale me- diante saldature, rivette, chiodi ribattu- ti o altri interventi del genere. L'ulti- ma irrinunciabile operazione è quel- la della protezione, che consiste nell'applicazione sulle superfici del manufatto di prodotti che contribuiscono a diminuire l'inci- denza delle aggressioni esterne. DIAGNOSI PRELIMINARE Come fase preliminare di qualsiasi intervento occorre predisporre tut- te le operazioni che ci possono fornire un quadro diagnostico di Fabio Carria " NELLA PAGINA A FIANCO, INFERRIATA ALLA FINESTRA DI UN PALAZZO MILANESE " IN QUESTA PAGINA, A SINISTRA, I FERRI DEI BALCONI DELLA FACCIATA IN VIA SPADARI A MILANO; A DESTRA, LAVORAZIONE DEI FERRI BATTUTI TIPICA DEL PERIODO LIBERTY segue a pag. 24
  • 3. ! ! ! 22 FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005 La corrosione dei metalli esposti all’aria e l’intervento di protezione C on “corrosione atmosferica” si intende definire la reazione del metallo alle azioni prodotte dal- l’ambiente esterno o, più precisamente, quel processo di decadimento fisico delle caratteristiche tec- nologiche a cui sono sottoposti i metalli esposti all’aria, per l’azione chimica combinata dell’ossigeno e dell’umi- dità, che produce l’effetto visibile della diminuzione di sezione. È ormai assodato che l’umidità presente nell’atmosfera costituisce il fattore determinante dell’entità del pro- cesso corrosivo, perché regola la formazione della rug- gine sulle superfici dei materiali metallici, per cui quan- do si superano determinati valori critici (generalmente il 60% di umidità relativa) ci potranno essere condizioni di durabilità differenti a seconda delle condizioni climati- che, del grado di riparazione del materiale dagli agenti degradanti, nonché della presenza importante di agen- ti contaminanti aggressivi, spesso presenti nelle atmo- sfere urbane e industriali, quali i derivati solforati (l’ani- dride solforosa e l’idrogeno solforato). Purtroppo, però, l’umidità relativa non rappresenta il solo elemento determinante dell’attacco corrosivo dei metalli. Ci sono altri importanti fattori come la tempe- ratura, le proprietà fisiche del materiale metallico, la na- tura dei prodotti di corrosione superficiale, la possibili- tà di attacco galvanico, che influenzano im modo deci- sivo l’entità di ogni processo corrosivo. Raramente i fe- nomeni della corrosione si diffondono in maniera omo- genea e con spessore di attacco costanti, anzi molto spesso l’effetto si concentra nelle zone di attacco senza allargarsi troppo in superficie, ma entrando in profondi- tà con distruzione del reticolo cristallino e producendo cavità che determinano una fragilità progressiva alla corrosione. La protezione degli elementi metallici esposti all’aria è sempre necessaria, perché impedisce la formazione del- l’ossido di ferro (ruggine) e l’innesco dei fenomeni cor- rosivi dovuti all’azione dell’ossigeno e dell’umidità. Na- turalmente questa protezione sarà garantita nel tempo se le opere metalliche possiedono caratteristiche di ma- nutenibilità elevate, in particolare se accoppiati ad altri materiali come il vetro o le plastiche e di forma tale da impedire la perfetta pulizia dei depositi di ruggine. Per- tanto l’intervento sugli elementi ferrosi consiste in: ! preparazione delle superfici mediante lavatura sgras- sante con detergenti o solventi (elementi nuovi), brossatura e raschiatura tramite spazzole metalliche per eliminare, asportando, residui di ferro ossidato (ruggine), precedenti pitturazioni in fase di distacco 1 2 PERCORSI
  • 4. FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005 23 ! ! ! (elementi già verniciati), residui di polvere e di spor- co e una leggera carteggiatura finale. Se l’operazione manuale non dovesse essere sufficiente si adoperano anche leggere sabbiature, naturalmente attentamen- te valutate in caso si tratti di manufatti storici; ! applicazione a pennello di prodotto antiruggine oleo- fenolico al minio di piombo o ai fosfati di zinco; ! applicazione a pennello di trattamento protettivo con pittura oleoalchidica data in ragione di almeno due mani. Il trattamento protettivo alla ruggine dei materiali fer- rosi esterni trova soluzione nei composti derivati da al- tri materiali come il piombo, oggi non più utilizzabile perché nocivo in fase di produzione, e lo zinco. In effet- ti lo zinco resiste bene all’azione dell’ossigeno rico- prendosi di uno strato di carbonato basico di zinco per cui, mancando i prodotti al minio di piombo con cui si potevano dare facilmente maggiori spessori, la prote- zione antiruggine viene eseguita con prodotti a base di fosfati o cromati di zinco in più mani per gli strati sotti- li che formano. Il minio è un antiruggine ottimo anche come mano di fondo per ferro e acciaio anche se recentemente viene spesso sostituito con vernici di fondo al cromato di piombo, che ha un effetto plastificante, aumenta l’ade- sione ed evita le screpolature. È stato dimostrato che il trattamento antiruggine è il solo responsabile dell’im- pedimento della formazione della ruggine mentre una verniciatura finale con buoni prodotti, l’accurata prepa- razione dei supporti e l’abilità nell’applicazione sono, tutti insieme, responsabili della durabilità del sistema . Lo strato finale di protezione può essere eseguito con pitture sintetiche a base alchilica, ma volendo si posso- no ancora utilizzare prodotti ispirati alla tradizione, al- l’olio di lino pigmentato con ossidi di ferro o con ferro- micaceo. Sistemi più complessi di protezione superfi- ciale, come quelli con prodotti poliuretanici o epossidi- ci, che richiedono applicazioni più attente, sono impie- gati per lo più in contesti industriali. 3 4 5 " FOTO 1-2 SITUAZIONE DI UN CANCELLO DI FERRO BATTUTO PRECEDENTE ALL’INTERVENTO DI PROTEZIONE " FOTO 3-4 PARTICOLARI DELLA PREPARAZIONE DELLE SUPERFICI " FOTO 5 SITUAZIONE FINALE, DOPO L’INTERVENTO
  • 5. ! ! ! 24 FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005 PERCORSI completo dello stato di conservazione del manufatto in gene- rale e dei suoi componenti in particolare, individuando il degrado, i processi di alte- razione e quei meccanismi che possono provocarne il deperimento al fine d'inter- venire su di essi con i rimedi più efficienti. Alcune indagini permettono di compren- dere le caratteristiche delle superfici esposte (porosità, ecc.) e di individuare al- cuni tipi di lavorazione degli elementi (fu- sioni, giunti, ancoraggi, giunzioni, ecc). L'analisi stratigrafica permette di risalire al tipo e allo spessore delle precedenti pit- turazioni individuando il colore dello smal- to originale. Pertanto la scelta del meto- do più idoneo da impiegarsi deve essere basata sulle analisi della natura delle so- stanze da asportare, sulla loro qualità e quantità, sul tipo di superficie da pulire e sulla sua estensione, sul suo stato di con- servazione e, infine, sulle caratteristiche del manufatto. I PRODOTTI SVERNICIANTI Se occorrerà affrontareuna pulitura radi- cale dovrà essere condotta con prodotti svernicianti, debolmente aggressivi, sol- tanto dove effettivamente necessario. È importante ricordare che la rapidità di azione di un prodotto sverniciante è dire t- tamente proporzionale alla sua aggressivi- tà. Per questo motivo è opportuno utiliz- zare prodotti e sistemi di pulitura ad azio- ne lenta, eventualmente ripetendo l’ope- razione più volte. Assolutamente da evita- re la sabbiatura a forti pressioni, perché aggressiva e rapidamente distruttiva, così come pericolosa può risultare la svernicia- tura a fiamma, perché comporta fenome- ni di dilatazione soprattutto nei punti di connessione con la muratura. È invece uti- lizzabile, in alternativa, la microsabbiatura di precisione, permessa anche dalle auto- rità di controllo sui manufatti artistici per- ché rientra nei metodi consentiti. Nella categoria dei prodotti svernicianti presenti sul nostro mercato si possono di- stinguere due tipi principali: i prodotti a base di solventi clorurati e quelli conte- nenti solventi non nocivi, cioè a base ac- quosa. Questi ultimi contengono anch’es- si dei solventi, ma non nocivi, in percen- tuale minore, completamente biodegra- dabili e di tossicità molto bassa. Natural- mente gli svernicianti a base d’acqua ne- cessitano di un tempo di applicazione e di riposo del prodotto, sulla superficie da decappare, maggiore rispetto ai prodotti tradizionali a causa della minore aggressi- vità verso gli strati di supporto. Ricapito- lando, quindi, un corretto intervento de- ve prevedere dapprima una raschiatura e lavaggio allo scopo di eliminare le parti degradate e marciscenti o i residui di rug- gine accumulati. Si procede poi alla sal- segue da pag. 21
  • 6. FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005 25 ! ! ! datura e stuccatura delle fessu- re o dei giunti, dopo di che si ap- plica un adeguato ciclo di pittura- zione comprendente sia il trattamento anticorrosivo che il film protettivo finale. Ogni tipo di pittura ha funzioni decorati- ve e protettive. PROTEZIONE DEI FERRI BATTUTI In passato, i ferri battuti si proteggevano con olio di lino e biacca (carbonato basi- co di piombo), mescolati a nerofumo op- pure a coloranti neri derivati dalla com- bustione di ossa e dai residui di vinifica- zione. Un altro sistema consisteva nell’im- mergere gli elementi in ferro battuto di- rettamente in un bagno di olio di lino al termine della fucinatura, quando ancora erano caldi, in modo da ricoprirli con una patina scura ed oleosa, resa dura e ade- rente alle superfici dalla cottura provoca- ta dal calore. In altri casi si usava un siste- ma di protezione a base di catrame, deri- vato dalla distillazione secca dei combu- stibili solidi, dato a caldo e miscelato con nerofumo o con carbone di legna tritato finemente. Questo sistema non era adat- to per elementi soggetti a movimento o sfregamento da cui il catrame poteva ve- nire asportato. Poiché le pellicole realiz- zate con l’olio di lino non erano abba- stanza lucide e dure si doveva aggiunge- re resine naturali (fossili come l’ambra e vegetali come elemi, dammar, mastice e colofonia) tipiche della produzione indu- striale di vernici fino ai primi anni del se- colo scorso. La resina più utilizzata era la colofonia, un prodotto derivato dalla di- stillazione dell’acqua ragia. Ma la necessi- tà di ottenere una maggiore rapidità di essicazione e di esecuzione ha porta- to alla progressiva sostituzione dei leganti tradizionali con i moder- ni prodotti sintetici che pur- troppo, nonostante si propon- gano come resistenti all’azio- ne aggressiva degli agenti degradanti, se analizzati nel lungo periodo, presentano delle caratteristiche presta- zionali di gran lunga inferiori ai corrispondenti prodotti tradi- zionali, anche nei nostri ambienti urbani fortemente inquinati. Seb- bene richiedano un periodo di essica- zione più breve (circa metà tempo) e ab- biano una maggior brillantezza, i prodot- ti recenti oleoalchidici producono una pellicola di minore elasticità, spessore, adesività rispetto ai prodotti costituiti dalle miscele tradizionali all’olio di lino. Nel settore degli antiruggine si sono ri- scontrate proprietà maggiori a livello pro- tettivo nei prodotti con minio di piombo, che, reagendo con l’olio di lino, forma una pellicola dalla massima impermeabili- tà. Tuttavia i prodotti formulati con minio di piombo non sono più utilizzati per la lo- ro tossicità in fase di produzione, esono stati sostituiti dai prodotti a base di zinco. In conclusione, i prodotti all’olio di lino per la pitturazione e protezione delle opere metalliche costituiscono una real- tà superiore, a condizione che si rispetti- no tempi e modi richiesti, facilmente raggiungibile dai prodotti più moderni, sebbene un compromesso importante, soprattutto per gli aspetti figurativi, è stato indicato nei prodotti con ossidi di ferro naturale come le pitture di tipo mi- caceo. ! " NELLA PAGINA A FIANCO, IN ALTO, DECORAZIONI DEL PORTONE DI UN PALAZZO " IN BASSO, DETTAGLIO CURIOSO IN UN’INFERRIATA A FIRENZE " QUI SOPRA, LA RICCHEZZA DELLA LAVORAZIONE DEI FERRI BATTUTI DEL MAZZUCCOTELLI
  • 7. ! ! ! 28 FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005 TECNOLOGIE & MATERIALI l crescente lavoro di recupero degli edifi- ci storici e prestigiosi ha aumentato in questi ultimi anni l’attenzione anche nei confronti degli elementi in ferro battuto presenti sulle facciate. Di conseguenza sono state elaborate tecniche specifiche per il loro restauro. Oggi finalmente ci si è resi conto dei danni provocati dai grossola- ni interventi del passato, per cui si procede anche per questi manufatti alle indagini pre- liminari per stabilire le cause del loro degra- do, indicando poi il procedimento più adat- to per bloccare l’ossidazione, restaurare il manufatto e proteggerlo nella maniera più idonea. Un interessante esempio di ricostruzione delle parti mancanti di alcuni elementi de- corativi in ferro battuto è presente in un in- L’INTERVENTO DI RECUPERO SU UN PORTALE MONUMENTALE DI EPOCA BAROCCA HA PERMESSO DI RICOSTRUIRE PARTI MANCANTI SENZA OPERARE FALSI STORICI Ricostruire i ferri battuti con le RESINE I
  • 8. FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005 29 ! ! ! tervento di restauro conservativo, effettua- to a Milano di alcuni anni fa. Si tratta di un generale intervento di pulitura di tutte le superfici lapidee del portale barocco del Seminario Arcivescovile in Corso Venezia 5, a pochi passi dalla centralissima piazza San Babila. In merito al ferro battuto del Seicento oc- corre dire che anche in Italia, come in tutti gli altri stati europei, si accentuò in quel pe- riodo una produzione di elementi d’orna- mento fortemente elaborati, grazie all’a- vanzato progresso tecnico e alla ecceziona- le malleabilità raggiunta con questo mate- riale, che da solo oppure unito al bronzo ve- niva spesso appoggiato al marmo o alla pie- tra in grandiose composizioni che ornavano i monasteri, le chiese , i palazzi e le ville. Il largo uso del ferro battuto al- l’esterno degli edifici deriva dal fatto che grazie alla sua duttili- tà con questo materiale si possono forgiare forme curve, riccioli, motivi floreali. Un ge- nere di decorazioni strettamente legato al- lo stile architettonico del periodo barocco. Le applicazioni in ferro battuto contribui- scono in maniera determinante a caratteriz- zare l’immagine complessiva degli edifici di questo periodo aggiungendovi sempre ele- ganza ed esclusività. Nel caso degli edifici religiosi la simbologia dell’ornamento richiama i temi classici di questo tipo d’iconografia, non disdegnan- do variazioni artistiche anche molto raffina- te. La fantasia e la tecnica dei fabbri artigia- ni e il desiderio dei committenti hanno dato di Cesare Portosa Il portale che orna l’ingresso al Seminario Arcivescovile di Corso Venezia a Milano è opera del Richini. Realizza- to nel 1630 è caratterizzato da due erme colossali, che raffigurano la Pietà, oppure la Carità (o la Teologia) e la Speranza, oppure la Sapienza (o la Filosofia). Le erme furono scolpite in ceppo gentile e sono sormontate da due mascheroni d’aspetto grottesco, conformi al gusto dell’epoca in cui si ricercava spesso il sensazionale. So- pra l’elegante timpano del portale con la scritta “Semi- narium” due putti in pietra reggono rispettivamente la croce e il pastorale. Tra i putti è collocato uno scudo sormontato da una corona e un cappello cardinalizio in bronzo; dentro lo scudo compare la parola “humilitas”, anch’essa in bronzo, che era il motto di San Carlo Bor- romeo. Le opere di restauro eseguite sul materiale lapi- deo esistente hanno compreso: ! il preconsolidamento delle superfici più se- riamente degradate e fragili con materiali reversibili in soluzioni di etilsilicato; ! la pulitura differenziata secondo il degrado del materiale lapideo e della consistenza dello sporco con tecniche miste, dall’acqua nebulizzata su tutte le parti di bugnato e del timpano superiore, alla fotoablazione con apparecchiatura laser sulle due cariati- di, alla microsabbiatura sui putti in pietra in sommità al portale, impacchi sulle cornici orizzontali e sui mascheroni superiori; ! il consolidamento superficiale delle parti decoese evidenziatesi dopo la pulitura con soluzioni di etilsilicato dato a più mani e la protezione generale con prodotti delle dit- te Wacher-Chemie e Rhone-Poulenc. Un antico portale barocco ricco di simboli COMMITTENTE SEMINARIO ARCIVESCOVILE DI MILANO PROGETTO E D.L. ARCH. FABIO CARRIA IMPRESA TRIVELLA SPA RESPONSABILE RESTAURO CESARE PORTOSA Scheda dei lavori ANNO 1999
  • 9. ! ! ! 30 FACCIATE M&T gennaio·aprile 2005 TECNOLOGIE & MATERIALI vita ad un’infinità di elementi decorativi in ferro, che hanno arricchito le croci e le cam- pane presenti sui tetti e le cupole delle co- struzioni. Per quanto riguarda, in particolare, il palaz- zo milanese, sulla sommità del portale sono posti due putti che reggono lo stemma or- nato coi simboli pastorali e una serie di nap- pe in ferro battuto, che si trovavano in gra- vi condizioni di degrado, come si vede dal- le foto scattate prima dell’intervento (vedi pag. 29). L’ancoraggio alla struttura di so- stegno di alcune nappe era totalmente de- gradato, per cui si era verificata la caduta di alcune di esse. Inoltre su quelle rimaste an- cora attaccate la sezione dell’anello di ag- gancio era così esigua da far supporre un prossimo distacco entro breve tempo. Il corpo della nappa, nella maggioranza dei casi, era pressochè mancante di consistenti porzioni di materiale originario e la ruggine ricopriva totalmente le parti rimaste. Lo stato di degrado delle campanelle era ta- le per cui non si poteva ipotizzare la rico- struzione con altre parti metalliche, perché tale intervento non poteva garantire un buon risultato finale a causa delle condizioni del materiale originario, così compromesse da non assicurare l’ottimale saldatura o fis- saggio. Pertanto rimaneva una sola soluzio- ne: la sostituzione completa con manufatti nuovi, prodotti in laboratorio, simili a quelli esistenti, ma che di fatto avrebbe prodotto un falso storico. Di fronte a questa grave si- tuazione si è optato verso una ricostruzione completa di tutte le parti mancanti, nel se- guente modo: desumendo le misure ed i profili originali dall’unica rimasta intatta, è stata ricostruita la zona mancante con resina poliestere “armata” di microfibre. È eviden- te che il coefficiente di dilatazione della resi- na è ben diverso da quello del metallo fer- roso e la funzione delle microfibre è quella di garantire l’assorbimento di eventuali dilata- zioni del ferro, evitando fessurazioni o dis- tacchi proprio nei punti di sigillatura tra i due materiali. Una volta pitturato l’intero manu- fatto con una vernice di tipo micaceo non si distingue più la parte aggiunta da quella ori- ginale, come si può facilmente vedere dalle foto scattate dopo l’intervento (vedi pag. 31). Occorre tener presente che i tempi di reazione della resina sono molto brevi, nel- l’ordine di 15-20 minuti, per cui bisogna pre- parare tutto il necessario, rispettare le misu- re e studiare bene la forma da ottenere in maniera molto accurata, preliminarmente al lavoro manuale. È importante avere molta cura nel trattamento di pulitura e di passiva- zione delle superfici da trattare. È bene precisare che tale intervento nei modi in cui è stato effettuato, per le condi- zioni limite in cui sono stati trovati i manu- fatti in ferro battuto, può essere considera- to come “sperimentale”, in quanto nei
  • 10. prossimi anni si verificheranno le reali con- dizioni di conservazione del corpo delle nappe, valutando proprio come la resina e le microfibre abbiano sopportato le dilata- zioni termiche tipiche del ferro. Anche l’an- coraggio delle nappe al drappeggio è stato ricostruito con la medesima tecnica e mes- so in sicurezza con fili di nylon trasparente, in modo da scongiurare un’eventuale cadu- ta del manufatto in caso di deterioramento della ricostruzione, proprio per le circostan- ze sopra espresse. ! Ritagliare e spedire a: Tecniche Nuove Spa – Divisione Libri Via Eritrea 21 - 20157 Milano Desidero acquistare n° copie del libro: La conservazione delle facciate alle condizioni riservate ai lettori di Facciate M&T(15% sul prezzo di copertina di ! 29,90) Modalità di pagamento Contrassegno + 6,00 ! spese di spedizione VISA CartaSI MasterCard N° scadenza / Nome e Cognome......................................................................................................................................... Indirizzo......................................................................................................................................................... Cap..............................Comune.................................................................................Prov............................ Tel......................................Fax..................................E-mail.......................................................................... Firma.....................................................................................................................Data ..................................................... Ai sensi del D.Lgs196/03 garantiamo che i dati forniti saranno da noi custoditi e trattati con assoluta riservatezza e utilizzati esclusivamente ai fini commerciali e promozionali della nostra attività. Il titolare del trattamento è: Tecniche Nuove – Vendite Libri – Via Eritrea 21 – 20157 Milano. Al titolare del trattamento Lei potrà rivolgersi, mediante il numero verde 800 122 798 per far valere i Suoi diritti di rettifica, cancellazione, opposizione a particolari trattamenti dei propri dati, esplicitati all’art. 7 D.Lgs196/03 E C C E Z I O N A L E O F F E R TA Solo per i lettori di FACCIATE M&T il volume di Fabio Carria con uno sconto del 15%