2. Che cos’è?
• La pirateria marittima consiste nell’ assedio di una nave con
l’obiettivo di commettere un furto o altro crimine usando ogni
mezzo.
• Negli ultimi decenni gli attacchi dei pirati si sono concentrati
in importanti vie di comunicazione marittima:
• Stretto di Malacca
• Sud est asiatico
• Somalia
• Africa occidentale
• Centro e Sud America
• La motivazione va ricercata nell’ aumento del commercio
internazionale legato alla globalizzazione. Ci sono sempre più
navi che circolano nei mari con carichi di ogni tipo (merci e
risorse).
3. Profilo dei pirati
• Esistono due tipologie di pirateria:
Criminale Terroristica
•Condotta da gruppi più o meno •Motivata da ideologie politiche.
organizzati.
•Deve creare imbarazzo per i
•Non è mossa da ideologie Governi.
politiche.
•Deve attirare i mass-media.
•Occasionale e piccolo
•Esercita violenza fisica.
cabotaggio
•Una quota dei riscatti va a
finanziare i successivi attacchi.
• Spesso c’è una connessione tra la pirateria criminale e quella
mossa da organizzazioni politico-terroristiche, la quale si
serve di piccoli gruppi di pirati non organizzati per finanziare il
proprio movimento.
• Ogni organizzazione (criminale o terroristica) ha una base a
terra che si occupa del reclutamento e negozia il riscatto
(armi, soldi e protezione dei militanti).
4. La pirateria somala
• La pirateria somala nasce come reazione nei confronti di
pescatori e mercantili nelle acque territoriali per
l’approvvigionamento di beni e risorse.
• Evoluzione:
Azione di protesta di Attacco nei confronti dei Costituzione di gruppi
gruppi non organizzati pescatori somali semi-organizzati, ciclicità
degli eventi, la richiesta
di riscatto per beni e
persone
• Dal 1991 ad oggi la crescita del fenomeno è la risultante di
numerosi fattori. L’aumento degli attacchi a largo della costa
somala ha reso quelle vie marittime le più pericolose al
mondo.
• Il successo degli attacchi è dovuto:
• alla mancanza di politiche di sviluppo
• alla posizione geografica
• inadeguatezza di politiche internazionali
5. Mancanza di politiche di
sviluppo
• Instabilità politica nel Corno d’ Africa - disintegrazione dello
Stato e collasso economico
2000 – 2002 attacchi nella regione a sud est del Mar
Rosso, nella zona di Djibouti
2002 – 2004 gli attacchi aumentano e si spostano nel
Golfo di Aden a causa della militarizzazione di
Djibouti
2004 – 2006 gli attacchi, ora concentrati nell’ Oceano
Indiano, diminuiscono a causa dell’ invasione dell’
Eritrea, l’ istituzione della Corte Islamica e lo
Tsunami
2006 – 2008 gli attacchi sono concentrati in due aree
geografiche: a) nel Golfo di Aden, vicino lo Yemen;
b) nell’ Oceano Indiano di fronte Mogadiscio. La
frequenza e l’ intensità degli attacchi aumenta
notevolmente. A causa dei conflitti interni ed esterni
al Paese solo nel 2008 c’è stato un incremento del
200% rispetto al 2007. Alle navi viene raccomandato
di mantenere una distanza di 200 miglia nautiche
dalle coste somale
6. Posizione geografica
• Il Golfo di Aden è una zona importante, infatti attraverso il
canale di Suez passano gran parte delle navi che trasportano
merci a livello internazionale.
• Nel Corno d’Africa si delineano anche
altre dinamiche legate alle rotte delle
materie prime iraniane e merci asiatiche.
• Con 3.025 km di costa, le insenature e le
scogliere fungono da base ai pirati.
• Le città con la più alta concentrazione di
pirati sono Eyl(porto) e Harardhere (a 20
km circa dal mare)
• Altre basi operative e logistiche si
trovano nello stretto di Bab al-Mandab
(32 km), costituto da un piccolo
arcipelago di 300 isole.
7. Inadeguatezza di politiche
internazionali
• La pirateria è un fenomeno storico, presente sin dai tempi dei
Romani. Le soluzioni per contrastarlo hanno sempre riguardato
azioni di natura politico-militare: pressione politica nei confronti degli
Stati che ospitano i pirati, e intervento militare per debellarne le
basi.
• … Ma di fronte ad un attacco, quale Stato ha l’ obbligo di intervento?
E può essere considerato responsabile per un eventuale danno
arrecato? La soluzione militare non risolve il delicato problema di
diritto internazionale su quale Stato è chiamato a intervenire dopo
un attacco, in quanto le navi hanno diverse nazionalità, le merci
sono destinate a più Stati e l’ equipaggio è spesso multietnico.
• Per ovviare a questo le Nazioni Unite hanno dato mandato ad alcuni
Stati l’obbligo di intervento, ma resta il fatto che nel diritto
internazionale non ci sono incentivi adeguati per promuovere una
lotta alla pirateria, ma solo norme che tutelano la navigazione
marittima:
• 1982 “United Nations Convention on the Law of the Sea”.
Sea”
La pirateria viene considerata un atto criminale
• 1988 “Convention for the Suppression of Unlawful Acts against the Safety of Maritime Navigation”.
Navigation”
viene ribadito che la pirateria va considerata come atto criminale
criminale
• 2008 “Risoluzioni ONU 1814, 1816, 1838, 1846, 1851”.
1851”
Si autorizzano interventi militari a protezione della navigazione
navigazione
8. Metodologia
• Le operazioni dei pirati somali mostrano un’ elevata
capacità tattica e operativa, sono in grado di
sfruttare l’effetto sorpresa e bloccare le navi in
tempi molto rapidi.
• E’ possibile suddividere l’ attacco in 4 fasi:
Monitoraggio
Selezione
Assalto
Riscatto e
Negoziazione
9. Monitoraggio
• I pirati monitorano le navi e le imbarcazioni nei
porti e in mare.
• Intercettano le comunicazioni via radio.
• Collezionano le informazioni sulle rotte, utilizzando
i siti web delle compagnie navali.
• Si affidano al network dell’ equipaggio per
collezionare informazioni aggiuntive sul cargo, orari
e rotte alternative.
10. Selezione
• La nave che deve essere assaltata viene selezionata sulla
base di alcuni parametri:
• Tipologia di imbarcazione (piccola – media – grande)
• Numero dell’ equipaggio
• Sistema di difesa predisposto dall’ armatore
• Presenza di forze navali militari nell’ area dell’ assalto
• Localizzazione, preferibile se < 200 miglia
• Ormeggiata – Ancorata – In movimento
• Target ad alto rischio: navi cargo, cisterna, turistiche.
• Target a rischio medio: imbarcazioni utilizzate per il
commercio.
• Target a basso rischio:yacht.
11. Assalto
• Le tecniche di assalto prevedono:
• l’effetto sorpresa;
• l’inganno, fingendosi imbarcazioni in difficoltà.
• Il gruppo dei pirati è costituito da 10–30
persone.
i pirati inseguono la nave da assalire utilizzando piccole imbarcazioni di
legno o motoscafi, catturano l’ attenzione dell’ equipaggio sparando
granate verso prua, con lo scopo di intimidire e rallentare la velocità dell’
imbarcazione se in movimento, bloccando successivamente la nave in un
punto morto. Un primo gruppo sale a bordo utilizzando corde/scale
consentendo poi agli altri un accesso rapido. Spesso sono scortati da
un’ imbarcazione madre, di difficile individuazione, che trasporta armi,
sistemi di comunicazione, carburanti e viveri.
• Le armi usate dai pirati: Kalašnikov AK-47 e
granate RPG
12. Negoziazione e riscatto
• Generalmente la negoziazione comprende l’appropriazione dei beni
e/o il pagamento di un riscatto richiesto.
• Spesso la negoziazione è complicata perché sono coinvolti più
attori: a)proprietario della nave, b)il proprietario del cargo, c)la
nazionalità della nave e dell’ equipaggio, d)le assicurazioni.
• Nel 2008 le somme richieste per il riscatto: 500.000 US$ - 15.000.000 US$
ed è in funzione: del valore della nave – valore del cargo – valore dell’
equipaggio.
• La somma richiesta inizialmente è alta, tende poi a diminuire per i
tempi e gli attori coinvolti durante la negoziazione. Generalmente
viene trasferita elettronicamente presso un conto in Kenya o per
mezzo di contanti. Viene così ripartita:
20% al capo dell’ organizzazione
20% investito per nuove azioni
30% ai pirati
30% associazioni vicino all’ organizzazione
13. Impatto economico
• Ogni azione di pirateria ha un impatto economico complesso,
che deve tener conto di un:
• IMPATTO DIRETTO: che è la somma richiesta per il riscatto,
e la spesa per l’intervento militare.
• IMPATTO INDIRETTO: il rallentamento dei traffici marittimi
nella zona con il ritardo nella consegna delle merci, e
l’incremento delle polizze assicurative per le rotte a rischio*.
• IMPATTO AMBIENTALE: l’ eventuale danneggiamento della
nave con la fuoriuscita di idrocarburi e altre risorse
trasportate.
* Le compagnie assicurative hanno classificato il Golfo di Aden come una zona di guerra. I costi, al 2008, per un passaggio
nella regione sono passati da una media di US$ 900/giorno a US$ 9.000/giorno.
14. Attacchi
2007 2008 2009 – Q1
• Nel Golfo di Aden nel corso del 2008 ci sono stati:
111 attacchi, 42 sequestri, 2 morti, 815 ostaggi
15. Combined Task Force
e le altre forze
• Sono dispiegate circa 20 navi militari di vari Paesi che si incrociano al largo del
golfo di Aden. L’Unione Europea è presente da dicembre 2008 con una propria
flotta, per la missione Eunavfor-Atalanta, la prima operazione navale militare
dell’UE, che ha sostituito la Nato nella scorta alle navi cargo del World Food
Programme (Wfp). L’area del Corno d’ Africa era già presidiata dalla Combined
Task Force 150, impiegata alla lotta internazionale al terrorismo e sicurezza
marittima. Partecipano: Canada, Danimarca, Francia, Germania, Pakistan,
Gran Bretagna, Stati Uniti, Australia, Italia, Nuova Zelanda, Portogallo,
Spagna, Turchia. L’ attività è coordinata dalla US Navy’s Fifth Fleet.
• Dicembre 2008 la Cina si unisce alla lotta contro la pirateria somala con tre
navi DDG-171 Haikou, DDG-169 Wuhan, e la Weishanhu (per la Cina è
la prima missione in acque diverse dal Pacifico)
• Gennaio 2008 il Giappone partecipa alla lotta impegando due navi: Sazanami
e Samidare
• Marzo 2009 la Russia ha offerto il suo supporto inviando la Neustrashimy
Nonostante siano presenti nel Golfo di Aden le più forti marine militari mondiali,
•
queste forze da sole non sono sufficienti a pattugliare l’ area e garantire una
sorveglianza continua. Russia, Cina, India, Iran e, Giappone, hanno agito in via
essenzialmente autonoma, a tutela dei propri interessi commerciali e
geostrategici.
16. Scenari
• Difficilmente la pirateria verrà risolta, sarà sempre un problema da affrontare in
più parti del mondo.
• La pirateria, però ha assunto le caratteristiche di una minaccia globale e come
tale richiede una risposta altrettanto globale. Gli sforzi della comunità
internazionale si stanno concentrando verso una maggiore garanzia delle
zone a rischio con soluzioni cooperative e condivise, sia in campo militare che
legislativo.
• Per quanto concerne la Somalia, l’ aumento esponenziale del fenomeno è
dovuto principalmente all’ assenza di controllo nelle politiche di Governo.
E’ necessario pertanto risolvere prima il problema dell’ instabilità e tornare a
controllare totalmente il territorio. A tale scopo l’Unione Europea a fine aprile
2009 ha stanziato 138 milioni di euro per aiutare il Paese a lottare contro la
pirateria e a uscire da quasi un ventennio di caos. 60 milioni di euro, sono
destinati a sostenere le forze dell’ordine locali e la missione dell’Unione
Africana AMISOM.
• Nel breve periodo è comunque necessario continuare ad adottare misure di
deterrenza e contenimento, impiegando le forze di sicurezza militare e quella
di sicurezza privata impiegate a bordo.