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Monitor dei Distretti
Servizio Studi e Ricerche
Dicembre 2012
Executive Summary 2 
1. L’export dei distretti industriali nel terzo trimestre del 2012 4 
1.1 Un primo bilancio 4 
1.2 L’evoluzione per sbocco commerciale 6 
1.3 L’evoluzione per regione 9 
1.4 Gli ammortizzatori sociali e l’avanzo commerciale 11 
2. La geografia dei distretti industriali 12 
2.1 La mappa delle performance dell’export 12
2.2 Il planisfero delle esportazioni 19
3. La CIG nei distretti industriali tradizionali 20 
4. I 20 poli tecnologici 24 
4.1 L’evoluzione delle esportazioni nel terzo trimestre 2012 24
4.2 La Cassa Integrazione Guadagni 25
4.3 La geografia dei poli tecnologici 27
5. Approfondimenti 30 
Il mobile imbottito di Forlì nell’attuale contesto competitivo 30
Abbigliamento abruzzese e napoletano 35
6. Il Cruscotto dei distretti “tradizionali” 41 
Appendice Metodologica 48 
 
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
Nota trimestrale n. 40
Intesa Sanpaolo
Servizio Studi e Ricerche
Industry and Banking
De Michele Cristina
Economista
Giovanni Foresti
Economista
Serena Fumagalli
Economista
Caterina Riontino
Economista
Ilaria Sangalli
Economista
Stefania Trenti
Economista
Database management
Angelo Palumbo
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
2 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche
Executive Summary
Il terzo trimestre del 2012 si è chiuso con una nuova crescita delle esportazioni dei distretti
industriali: si tratta del decimo risultato utile consecutivo per i 143 distretti tradizionali mappati e
monitorati da Intesa Sanpaolo. Nel periodo luglio-settembre, infatti, l’export distrettuale ha
messo a segno un aumento tendenziale dell’1,3%.
Pur rallentando, hanno continuato a crescere anche i 20 poli tecnologici, trainati dai settori
aeronautico e farmaceutico. Ha, invece, accusato un calo l’export dei settori dell’ICT e del
biomedicale, negativamente condizionato dal crollo delle esportazioni del polo di Mirandola,
drammaticamente colpito dai forti sismi di fine maggio.
Sono questi in estrema sintesi i principali risultati del 40° numero del Monitor dei distretti.
Tra i distretti tradizionali, in evidenza, soprattutto, il settore agro-alimentare in progresso del
7,5%. Dodici dei trenta distretti a più alta crescita nel terzo trimestre del 2012 appartengono a
questa filiera. In evidenza soprattutto i dolci di Alba e Cuneo, l’alimentare di Parma, l’ortofrutta
romagnola, il lattiero-caseario lombardo, le mele dell’Alto Adige, il caffè e la pasta napoletana, il
prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, i dolci e la pasta veronesi, le conserve di Nocera, il caffè,
le confetterie e il cioccolato torinese, i vini del Chianti, le carni e i salumi di Cremona e Mantova.
In tutti questi distretti è evidente il traino offerto dai mercati maturi, ma anche il peso contenuto
ma crescente dei nuovi mercati.
Nel terzo trimestre del 2012 hanno mostrato segnali positivi le produzioni del sistema casa: i
distretti specializzati in prodotti e materiali da costruzione, infatti, hanno registrato un aumento
tendenziale delle vendite estere del 5,1% grazie al traino del marmo di Carrara e delle piastrelle
di Sassuolo. E’ stata poi positiva l’evoluzione delle esportazioni distrettuali di elettrodomestici
(+2,1%). Hanno chiuso il terzo trimestre del 2012 in crescita anche le vendite estere di mobili,
grazie soprattutto ai buoni risultati ottenuti dalla Brianza che si è affacciata con successo in Cina
e Arabia Saudita. Tra i distretti del mobile segnali di recupero sono evidenti anche per le cucine
di Pesaro che hanno ripreso a correre in Russia. Pertanto, dopo anni caratterizzati da un contesto
competitivo sempre più acceso e da condizioni di domanda sfavorevoli su alcuni mercati avanzati
colpiti dalla crisi del settore immobiliare, alcuni distretti del sistema casa iniziano a mostrare
primi segnali positivi. E’ ancora presto però per dire se il peggio sia stato superato. Negli altri
principali distretti del settore, infatti, la situazione congiunturale è rimasta molto critica.
La variabilità dei risultati resta alta anche nelle altre più importanti filiere distrettuali: il sistema
moda e la meccanica. Nel sistema moda alle buone performance dell’oreficeria di Arezzo,
dell’occhialeria di Belluno, della pelletteria e delle calzature di Arezzo e di Firenze, della concia e
le calzature di Santa Croce sull’Arno si contrappongono le difficoltà incontrate da Biella e Prato.
Analogamente nella meccanica si sono messi in evidenza i distretti delle macchine per
l’imballaggio di Bologna, i ciclomotori di Bologna e le macchine utensili di Piacenza, ma hanno
sofferto cali di export la componentistica e termoelettromeccanica friulana e la meccanica
strumentale del Bresciano.
In questo contesto altamente differenziato, hanno mostrato una sostanziale stabilità le
esportazioni distrettuali verso i mercati maturi. A pesare su questo risultato sono stati gli
arretramenti subiti in alcuni importanti mercati di sbocco (Germania, Spagna e Grecia su tutti),
quasi del tutto compensati però dalle buone performance conseguite negli Stati Uniti (+15,6%),
in Giappone (+25,2%) e nel Regno Unito (+5,5%).
Se in Spagna e Grecia la crisi della domanda interna ha causato un calo quasi generalizzato delle
esportazioni distrettuali, in Germania l’evoluzione dei distretti industriali è stata molto
differenziata: quasi la metà delle aree italiane ad alta specializzazione distrettuale ha, infatti,
continuato a crescere su questo mercato.
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 3
Nel terzo trimestre del 2012 hanno proseguito la loro corsa le esportazioni italiane dirette verso
il Giappone e gli Stati Uniti, confermando quanto di buono è stato fatto nel recente passato. Da
un paio d’anni, infatti, si sono riaccesi questi due tradizionali motori della crescita distrettuale
italiana. In particolare, negli Stati Uniti si è assistito al decimo trimestre consecutivo di crescita a
doppia cifra delle esportazioni dei distretti.
Sul piano competitivo i risultati conseguiti negli Stati Uniti sono molto importanti e danno
un’idea di quanto siano reattivi i distretti italiani nello sfruttare le occasioni di crescita che si
presentano sui mercati internazionali. Nel terzo trimestre del 2012 sul mercato americano sono
cresciuti gran parte dei distretti italiani. Per performance di crescita si sono messi in evidenza
alcuni distretti della metalmeccanica, del sistema casa, del sistema moda e dell’agro-alimentare.
Sembra dunque che le imprese distrettuali italiane stiano cogliendo le opportunità offerte da
questo mercato, che si sta caratterizzando anche per una ripresa della domanda di beni
strumentali e intermedi, segnale forse di un processo di re-industrializzazione che potrà
contribuire a ridisegnare le rotte degli scambi internazionali nel prossimo futuro.
In Giappone sono cresciuti e molto i distretti del sistema moda: il lusso italiano continua dunque
a fare la differenza anche su un mercato che negli ultimi mesi ha conosciuto un calo dei
consumi. Nel terzo trimestre del 2012 le esportazioni dei distretti sono cresciute a ritmi sostenuti
anche in alcuni mercati emergenti. Dopo Stati Uniti e Giappone, infatti, i paesi che hanno
contribuito maggiormente alla crescita delle esportazioni distrettuali sono stati Emirati Arabi
Uniti, Libia, Algeria, Russia, Messico e Tailandia. Grazie al traino di questi paesi, le vendite estere
dei distretti nei nuovi mercati hanno registrato un aumento tendenziale del 4%.
E’ rimasto apparentemente fermo il motore cinese, dove ha pesato il rallentamento di alcuni
importanti distretti della metalmeccanica dopo la corsa degli scorsi anni. Sono, invece, cresciuti a
tassi sostenuti i distretti specializzati in beni di consumo, con in testa la moda, seguita dall’agro-
alimentare e dal sistema casa. Sembra, pertanto, che le imprese italiane siano in grado di
sfruttare la transizione di questa economia verso un modello di sviluppo più basato sui consumi.
Dalla lettura dei dati di commercio estero emerge pertanto un quadro a luci e ombre, con
distretti ancora in salute e distretti in difficoltà, penalizzati dal difficile momento congiunturale e,
in alcuni casi, da debolezze/criticità strutturali che da alcuni anni hanno innescato profondi
processi di ristrutturazione produttiva.
Che il momento congiunturale non sia dei più facili è evidente anche dai dati sugli
ammortizzatori sociali. Nei primi undici mesi del 2012 il numero di ore autorizzate di cassa
integrazione guadagni si è mantenuto su livelli storicamente elevati, soprattutto per la
componente straordinaria, attivata per situazioni di crisi strutturale delle imprese, e per quella in
deroga, utilizzata dalle piccole e piccolissime imprese non coperte dalla CIG ordinaria. Il
deterioramento e l’incertezza del quadro congiunturale esterno hanno poi portato a un nuovo
aumento della CIG ordinaria, richiesta dalle imprese nelle fasi di ripiegamento ciclico.
Al contempo, però, i distretti italiani hanno mostrato incoraggianti segnali di competitività,
riuscendo a superare le difficoltà incontrate in alcuni mercati con i progressi fatti segnare in altri
mercati, più o meno nuovi. Grazie a questi risultati e al contemporaneo forte calo delle
importazioni, l’avanzo commerciale dei distretti industriali è tornato ad ampliarsi, portandosi sui
39,7 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2012 (+3 miliardi rispetto al corrispondente periodo
dell’anno del 2011), un livello solo di poco inferiore al massimo storico toccato tra gennaio e
settembre del 2008.
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
4 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche
1. L’export dei distretti industriali nel terzo trimestre del 2012
1.1 Un primo bilancio
Il terzo trimestre del 2012 si è chiuso con una nuova crescita delle esportazioni dei distretti
industriali: si tratta del decimo risultato utile consecutivo per i 143 distretti mappati e monitorati
da Intesa Sanpaolo. Nel periodo luglio-settembre, infatti, l’export distrettuale ha messo a segno
un aumento tendenziale dell’1,3% (Fig. 1.1).
Fig. 1.1 – Evoluzione dell’export dei distretti (variazione % tendenziale)
Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat
Nel periodo luglio-settembre è, inoltre, tornato a salire il numero dei distretti in crescita
tendenziale sui mercati esteri, portandosi a quota 86 (Fig. 1.2). Siamo lontani dai picchi toccati
tra il 2010 e il 2011, ma quella era una fase di rimbalzo dopo il crollo del 2009.
Fig. 1.2 – Numero di distretti in crescita tendenziale sui mercati esteri
Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat
In evidenza, soprattutto, il settore agro-alimentare in progresso del 7,5%. Dodici dei trenta
distretti a più alta crescita nel terzo trimestre del 2012 appartengono a questa filiera (Tab. 1.1).
Tra questi i dolci di Alba e Cuneo in forte espansione in Cina e Russia, nonché in molti altri
mercati emergenti, come Emirati Arabi Uniti, Singapore, Turchia, Corea del Sud e Messico, e
negli Stati Uniti. Bene anche l’alimentare di Parma (Germania, Francia e Giappone su tutti),
l’ortofrutta romagnola (Germania, Regno Unito, Polonia), il lattiero-caseario lombardo (Stati
Uniti), le mele dell’Alto Adige (nuovamente in forte crescita in Germania), il caffè e la pasta
napoletana (Stati Uniti, Giappone, Germania), il prosecco di Conegliano-Valdobbiadene
(Germania, Austria, Regno Unito, Stati Uniti, Canada), i dolci e la pasta veronesi (Germania,
Regno Unito), le conserve di Nocera (Regno Unito, Ghana), il caffè, le confetterie e il cioccolato
torinese (Svizzera, Regno Unito, Germania, Francia, Stati Uniti, Canada), i vini del Chianti
2,0 1,4
-1,6
3,1
10,0
6,9 8,3
14,4
10,8
8,8 8,5
1,1 2,6
0,9
-1,2
-7,0
-21,4
-23,7
-20,9
-16,9
0,0
12,4
15,1
18,9
16,6
12,9
8,3
4,7
2,4 1,9 1,3
-30
-20
-10
0
10
20
I
05
II
05
III
05
IV
05
I
06
II
06
III
06
IV
06
I
07
II
07
III
07
IV
07
I
08
II
08
III
08
IV
08
I
09
II
09
III
09
IV
09
I
10
II
10
III
10
IV
10
I
11
II
11
III
11
IV
11
I
12
II
12
III
12
73 69
76
84
100
83
99
117
109106102
89 88
81
62
41
11 10
22
27
76
115 118
128
119115
107
89
84 83 86
0
25
50
75
100
125
150
I
05
II
05
III
05
IV
05
I
06
II
06
III
06
IV
06
I
07
II
07
III
07
IV
07
I
08
II
08
III
08
IV
08
I
09
II
09
III
09
IV
09
I
10
II
10
III
10
IV
10
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11
II
11
III
11
IV
11
I
12
II
12
III
12
A cura di Giovanni Foresti
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 5
(Canada, Svizzera, Giappone, Stati Uniti, Cina), le carni e i salumi di Cremona e Mantova
(Francia, Belgio, Stati Uniti, Russia). In tutti questi distretti è evidente il traino offerto dai mercati
maturi, ma anche il peso contenuto ma crescente dei nuovi mercati.
Tab. 1.1 – I 30 distretti con la crescita delle esportazioni più elevata (in milioni di euro) nel terzo trimestre del 2012
Milioni di euro Var. % tendenziali
3° trim. 2011 3° trim. 2012
Differenza tra
3° trim. 2012 e
3° trim . 2011
3° trim. 2012 gen-set 2012
Totale, di cui: 19.375,1 19.626,9 251,9 1,3 1,8
Macchine per l'imballaggio di Bologna 450,3 538,4 88,1 19,6 9,8
Oreficeria di Arezzo 352,2 412,9 60,7 17,2 14,1
Occhialeria di Belluno 377,0 434,4 57,3 15,2 13,0
Legno e arredamento della Brianza 335,8 369,7 33,9 10,1 6,6
Dolci di Alba e Cuneo 260,3 290,4 30,2 11,6 11,3
Pelletteria e calzature di Arezzo 86,2 114,3 28,1 32,6 35,6
Pelletteria e calzature di Firenze 563,6 591,3 27,7 4,9 9,9
Marmo di Carrara 125,6 151,1 25,5 20,3 10,6
Oreficeria di Vicenza 325,2 346,7 21,5 6,6 6,1
Alimentare di Parma 126,4 147,3 20,8 16,5 10,5
Piastrelle di Sassuolo 591,6 611,3 19,7 3,3 3,3
Ortofrutta romagnola 158,1 176,5 18,4 11,7 6,8
Ciclomotori di Bologna 80,3 97,0 16,7 20,8 24,4
Concia e calzature di Santa Croce sull'Arno 222,9 239,6 16,7 7,5 4,6
Elettrodomestici di Inox valley 254,5 270,9 16,4 6,5 7,3
Meccanica strumentale di Vicenza 282,4 298,8 16,4 5,8 0,6
Lattiero-caseario lombardo 183,7 198,6 14,9 8,1 6,2
Mele dell'Alto Adige 87,3 101,9 14,6 16,7 -1,2
Concia di Arzignano 369,6 383,7 14,1 3,8 2,7
Caffè e pasta napoletana 65,7 79,1 13,4 20,4 14,1
Oreficeria di Valenza 186,3 199,4 13,1 7,0 -3,7
Vino prosecco di Conegliano-Valdobbiadene 89,2 102,1 12,9 14,4 10,8
Dolci e pasta veronesi 75,2 87,6 12,4 16,4 17,1
Conserve di Nocera 180,8 192,9 12,1 6,7 9,5
Caffè, confetterie e cioccolato torinese 63,5 74,5 11,0 17,2 19,9
Vini del Chianti 111,2 121,7 10,5 9,5 7,3
Carni e salumi di Cremona e Mantova 36,8 46,6 9,8 26,6 24,5
Macchine utensili di Piacenza 20,6 29,7 9,1 44,2 29,0
Macchine tessili e per mat. plastiche di Bergamo 155,8 163,6 7,8 5,0 2,3
Metalmeccanico del basso mantovano 163,7 171,5 7,8 4,8 4,9
Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat
Nel terzo trimestre del 2012 hanno mostrato segnali positivi le produzioni del sistema casa: i
distretti specializzati in prodotti e materiali da costruzione, infatti, hanno registrato un aumento
tendenziale delle vendite estere del 5,1% grazie al traino del marmo di Carrara (balzo dell’export
di pietre lavorate negli Stati Uniti e in Arabia Saudita, e di pietre grezze e anche lavorate in Cina)
e delle piastrelle di Sassuolo (molto bene Stati Uniti e Russia). E’ stata poi positiva l’evoluzione
delle esportazioni distrettuali di elettrodomestici (+2,1%): la crescita dell’Inox Valley (Germania,
Regno Unito, Polonia), infatti, ha più che compensato il nuovo arretramento delle cappe
aspiranti e degli elettrodomestici di Fabriano. Hanno chiuso il terzo trimestre del 2012 in crescita
anche le vendite estere di mobili, grazie soprattutto ai buoni risultati ottenuti dalla Brianza
(+10,1%). Oltre al balzo delle esportazioni negli Stati Uniti, in Svizzera e nel Regno Unito, è
proseguita l’espansione in Cina e nell’Arabia Saudita. In questi ultimi due mercati nel periodo
luglio-settembre del 2012 l’export delle imprese del legno-arredo della Brianza ha
rispettivamente toccato la cifra record di 15,6 milioni di euro e di 12 milioni di euro,
consentendo a questi due paesi di scalare rapidamente la classifica dei principali sbocchi
commerciali del distretto (sono ora al settimo e al nono posto). Al contempo le imprese della
Brianza dimostrano di avere un’eccezionale capacità di sfruttare le occasioni di crescita che si
presentano di volta in volta sui mercati internazionali, evidenziando, ad esempio, repentine
accelerazioni delle vendite in Qatar, Nigeria e Brasile e in molti altri mercati emergenti. Tra i
distretti del mobile segnali di recupero sono evidenti anche per le cucine di Pesaro (+9,4% nel
periodo luglio-settembre 2012) che hanno ripreso a correre in Russia e hanno registrato un
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
6 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche
balzo in Libia tra aprile e settembre del 2012. Pertanto, dopo anni molto difficili e contraddistinti
da un contesto competitivo sempre più acceso e da condizioni di domanda sfavorevoli su alcuni
mercati avanzati colpiti dalla crisi del settore immobiliare, alcuni distretti del sistema casa iniziano
a mostrare primi segnali positivi. E’ ancora presto però per dire se il peggio sia stato superato.
Nel settore, infatti, è in atto un profondo processo di selezione e ristrutturazione. Anche i
distretti più dinamici sono lontani dal pieno recupero di quanto perso negli anni passati. Inoltre,
negli altri principali distretti del settore la situazione congiunturale è rimasta molto critica, con
l’imbottito della Murgia e le sedie e tavoli di Manzano nuovamente in significativo calo.
La variabilità dei risultati resta alta anche nelle altre più importanti filiere distrettuali: il sistema
moda e la meccanica. A livello complessivo i distretti specializzati in beni di consumo del sistema
moda hanno chiuso il terzo trimestre del 2012 solo in lieve progresso (+0,7% la variazione
tendenziale) e quelli che producono beni intermedi della moda (-2,9%) e prodotti della
meccanica (-0,8%) hanno addirittura accusato una riduzione delle vendite estere. Tuttavia,
all’interno di questi settori coesistono distretti in forte progresso e distretti in evidente difficoltà.
Nel sistema moda, ad esempio, oltre al balzo dell’oreficeria di Arezzo sostenuto anche dalla
salita dei prezzi dell’oro, si è messa in evidenza l’occhialeria di Belluno (Tab. 1.1), che è andata
molto bene negli Stati Uniti, in Francia, nel Regno Unito e in Germania e, soprattutto, in alcuni
nuovi mercati dove sta conoscendo un crescente successo: in evidenza in particolare la Cina, il
Brasile e gli Emirati Arabi Uniti. Bene anche i poli del lusso della pelletteria e delle calzature di
Arezzo e di Firenze che hanno conseguito ottimi risultati negli Stati Uniti, in Francia, in Cina, nel
Regno Unito (cui si aggiunge il Giappone per il polo fiorentino). Hanno maturato buoni risultati
anche i distretti a monte della filiera della pelle, con in testa la concia e le calzature di Santa
Croce sull’Arno (Francia e Hong Kong per la concia, Regno Unito e Stati Uniti per le calzature),
seguita dalla concia di Arzignano (Portogallo, Svizzera, Stati Uniti, Vietnam). Più in difficoltà,
invece, i distretti del tessile-abbigliamento: se, infatti, il serico di Como e il tessile e
abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno hanno chiuso il terzo trimestre in territorio lievemente
positivo, Biella e Prato hanno registrato un calo dei valori esportati intorno al 10%.
Anche nella meccanica (che nel complesso dei distretti ha chiuso il terzo trimestre del 2012 con
un dato medio leggermente negativo; -0,8%) molti distretti hanno messo a segno progressi
significativi sui mercati esteri. Tra questi spiccano per intensità della crescita le macchine per
l’imballaggio di Bologna che hanno addirittura mostrato segnali di accelerazione(+19,6% la
variazione tendenziale nel periodo luglio-settembre 2012), posizionandosi al primissimo posto
per contributo alla crescita dei distretti industriali italiani (Tab. 1.1), con buone performance in
Germania, Indonesia, Brasile, Turchia, Giappone, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Messico.
Hanno confermato gli ottimi risultati della prima parte dell’anno anche i ciclomotori di Bologna
che hanno registrato un balzo dell’export in Giappone, Brasile e Regno Unito. In forte crescita
anche le macchine utensili di Piacenza (soprattutto Cina e Germania). Al contempo, però, vanno
segnalati gli arretramenti sperimentati dalla componentistica e termoelettromeccanica friulana e
dalla meccanica strumentale del Bresciano.
E’ pertanto un quadro a luci e ombre quello che emerge dalla lettura settoriale dell’andamento
dei distretti industriali. Con l’eccezione della filiera agro-alimentare, tutte le produzioni
distrettuali sono caratterizzate dalla presenza di distretti in buona salute sui mercati esteri e aree
ad alta specializzazione in difficoltà.
1.2 L’evoluzione per sbocco commerciale
In questo contesto altamente differenziato, hanno mostrato una sostanziale stabilità le
esportazioni distrettuali verso i mercati maturi (-0,1% la variazione tendenziale nel terzo del
2012; Fig. 1.3). A pesare su questo risultato sono stati gli arretramenti subiti in alcuni importanti
mercati di sbocco (Germania, Spagna e Grecia su tutti; Tab. 1.3), quasi del tutto compensati
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 7
però dalle buone performance conseguite negli Stati Uniti (+15,6%; Tab. 1.2), in Giappone
(+25,2%) e nel Regno Unito (+5,5%).
Fig. 1.3 – Export dei distretti verso mercati nuovi e maturi a confronto (var. % tendenziale)
Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat
Tab. 1.2 – I 10 mercati dove la crescita delle esportazioni dei distretti è stata più elevata (in milioni
di euro) nel terzo trimestre del 2012
Milioni di euro Var. % tendenziale
3° trim. 2011 3° trim. 2012
Differenza tra
3° trim. 2012 e
3° trim. 2011
3° trim. 2012 gen-set 2012
Totale, di cui: 19.375,1 19.626,9 251,9 1,3 1,8
Stati Uniti 1.309,0 1.513,3 204,3 15,6 15,3
Giappone 308,2 386,0 77,7 25,2 20,6
Emirati Arabi Uniti 304,2 374,5 70,2 23,1 19,6
Regno Unito 1.076,4 1.135,3 58,8 5,5 4,0
Libia 8,9 58,3 49,4 556,2 180,6
Algeria 108,3 139,1 30,8 28,5 55,2
Russia 812,0 837,9 25,9 3,2 5,7
Messico 112,9 136,3 23,5 20,8 20,7
Tailandia 56,8 78,7 21,9 38,6 18,8
Canada 227,5 248,6 21,1 9,3 7,2
Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat
Tab. 1.3 – I 10 mercati dove il calo delle esportazioni dei distretti è stato più pronunciato (in
milioni di euro) nel terzo trimestre del 2012
Milioni di euro Var. % tendenziale
3° trim. 2011 3° trim. 2012
Differenza tra
3° trim. 2012 e
3° trim. 2011
3° trim. 2012 gen-set 2012
Germania 2.836,5 2.699,3 -137,3 -4,8 -1,2
Spagna 820,9 722,9 -97,9 -11,9 -10,6
Grecia 212,1 153,1 -58,9 -27,8 -25,3
Romania 329,2 286,9 -42,3 -12,8 -9,5
Francia 2.291,7 2.255,2 -36,5 -1,6 -0,5
Iran 70,2 42,5 -27,7 -39,5 -26,6
Portogallo 187,1 166,5 -20,6 -11,0 -13,3
Belgio 497,8 477,8 -20,1 -4,0 -2,0
Lituania 67,5 49,7 -17,8 -26,4 -14,5
Croazia 97,0 79,8 -17,2 -17,7 -14,6
Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat
Se in Spagna e Grecia la crisi della domanda interna ha causato un calo quasi generalizzato delle
esportazioni distrettuali, in Germania l’evoluzione dei distretti industriali è stata molto
differenziata: quasi la metà delle aree italiane ad alta specializzazione distrettuale ha, infatti,
continuato a crescere su questo mercato. Gli ottimi risultati conseguiti da alcuni distretti della
filiera metalmeccanica (macchine per l’imballaggio di Bologna, metalmeccanica del basso
mantovano, macchine tessili e per materie plastiche di Bergamo, macchine utensili e per il legno
di Pesaro), dell’agro-alimentare (mele dell’Alto Adige, alimentare di Parma, prosecco di
Conegliano-Valdobbiadene, ortofrutta romagnola, salumi del modenese, carni di Verona, dolci e
-0,1
4,0
-30
-20
-10
0
10
20
30
I 09 II 09 III 09 IV 09 I 10 II 10 III 10 IV 10 I 11 II 11 III 11 IV 11 I 12 II 12 III 12
Mercati maturi
Mercati emergenti
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
8 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche
pasta veronesi), del sistema casa (Inox Valley e legno-arredo della Brianza), del sistema moda
(oreficeria di Valenza, occhialeria di Belluno, serico di Como) sono stati più che controbilanciati
dagli arretramenti accusati da distretti con le stesse specializzazioni produttive (metalmeccanica
di Lecco, metalli di Brescia, componentistica e termoelettromeccanica friulana, lavorazione dei
metalli della Valle dell’Arno per la metalmeccanica, mobili del Livenza e Quartier del Piave,
rubinetteria, valvolame e pentolame di Lumezzane, sedie e tavoli di Manzano per il sistema casa,
calzature di Fermo, tessile e abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno e di Prato, tessile di Biella,
oreficeria di Vicenza e calzatura sportiva di Montebelluna per il sistema moda, ortofrutta del
barese, vini di Langhe, Roero e Monferrato, lattiero-caseario lombardo per l’agro-alimentare).
Nel terzo trimestre del 2012 hanno continuato a correre le esportazioni italiane dirette verso il
Giappone e gli Stati Uniti, confermando quanto di buono è stato fatto nel recente passato. Da
un paio d’anni, infatti, si sono riaccesi questi due tradizionali motori della crescita distrettuale
italiana. In particolare, negli Stati Uniti si è assistito al decimo trimestre consecutivo di crescita a
doppia cifra delle esportazioni dei distretti (Fig. 1.4). Qualcosa di analogo sarebbe probabilmente
avvenuto anche in Giappone senza il terremoto e il successivo tsunami che ha colpito questo
paese nel marzo del 2011. Peraltro, l’export dei distretti verso il mercato giapponese, dopo il
rallentamento accusato nel secondo trimestre del 2011, ha mostrato segnali di accelerazione
successivamente, toccando punte del 27/25% nel corso del secondo e del terzo trimestre del
2012.
Fig. 1.4 – Evoluzione delle esportazioni dei distretti industriali in Giappone e negli Stati Uniti
(variazioni % tendenziali)
Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat
Sul piano competitivo i risultati conseguiti negli Stati Uniti sono molto importanti e danno
un’idea di quanto siano reattivi i distretti italiani nello sfruttare le occasioni di crescita che si
presentano sui mercati internazionali. Nel terzo trimestre del 2012 sul mercato americano sono
cresciuti gran parte dei distretti italiani. Per performance di crescita si sono messi in particolare
evidenza alcuni distretti della metalmeccanica (componentistica e termoelettromeccanica
friulana, meccanica strumentale di Vicenza, metalli di Brescia, metalmeccanica del basso
mantovano), del sistema casa (piastrelle di Sassuolo, marmo di carrara, rubinetti, valvole e
pentolame di Lumezzane, rubinetteria e valvolame di Cusio-Valsesia, mobile del Livenza e
Quartier del Piave, legno-arredo della Brianza), del sistema moda (pelletteria e calzature di
Firenze e di Arezzo, tessile e abbigliamento di Arezzo, calzature di Fermo, abbigliamento del
napoletano, concia di Arzignano, tessile e abbigliamento di Schio, Thiene e Valdagno, maglieria
e abbigliamento di Perugia, concia e calzature di Santa Croce sull’Arno, serico di Como) e
dell’agro-alimentare (lattiero-caseario lombardo, vini di Langhe, Roero e Monferrato, olio di
Firenze e di Lucca, caffè e pasta napoletana, vini di Franciacorta). Sembra dunque che le imprese
distrettuali italiane stiano cogliendo le opportunità offerte da questo mercato, che si sta
caratterizzando anche per una ripresa della domanda di beni strumentali e intermedi, segnale
-3,5
18,3 17,0
25,3
22,3
10,1 10,5
15,7
13,5
16,7
15,6
-13,3
2,5
4,6
16,9
19,4
8,4
10,3 11,0 10,1
26,9
25,2
-20
-15
-10
-5
0
5
10
15
20
25
30
I 10 II 10 III 10 IV 10 I 11 II 11 III 11 IV 11 I 12 II 12 III 12
Stati Uniti Giappone
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 9
forse di un processo di re-industrializzazione che potrà contribuire a ridisegnare le rotte degli
scambi internazionali nel prossimo futuro.
In Giappone sono cresciuti molto i distretti del sistema moda più o meno presenti storicamente
su questo mercato (pelletteria e calzature di Firenze, serico di Como, maglieria e abbigliamento
di Carpi, abbigliamento di Empoli, concia e calzature di Santa Croce sull’Arno, oreficeria di
Valenza, abbigliamento del napoletano, pelletteria del Tolentino, calzatura sportiva di
Montebelluna, calzature di San Mauro Pascoli) insieme ad alcuni distretti della metalmeccanica
(macchine per l’imballaggio di Bologna, ciclomotori di Bologna, macchine agricole di Modena e
Reggio Emilia), dell’agro-alimentare (caffè e pasta napoletana, alimentare di Parma, olio e pasta
del barese, conserve di Nocera, vini del Chianti) e del sistema casa (piastrelle di Sassuolo, mobile
del Livenza e Quartier del Piave).
Nel terzo trimestre del 2012 le esportazioni dei distretti sono cresciute a ritmi sostenuti anche in
alcuni mercati emergenti. Dopo Stati Uniti e Giappone, infatti, i paesi che hanno contribuito
maggiormente alla crescita delle esportazioni distrettuali sono stati Emirati Arabi Uniti, Libia,
Algeria, Russia, Messico e Tailandia (Tab. 1.2). Grazie al traino di questi paesi, le vendite estere
dei distretti nei nuovi mercati hanno registrato un aumento tendenziale del 4% (Fig. 1.3).
Molto bene l’export in Libia e Algeria, dove è stato recuperato quanto perso nel corso della
Primavera Araba. In Libia hanno brillato l’oreficeria di Arezzo e le cucine di Pesaro, mentre in
Algeria si sono messi in evidenza soprattutto i distretti della metalmeccanica (macchine per la
concia e la pelle di Vigevano, macchine per l’imballaggio di Bologna, metalli di Brescia,
componentistica e termoelettromeccanica friulana, meccanica strumentale di Varese,
metalmeccanico di Lecco, macchine tessili e per materie plastiche di Bergamo).
In forte crescita anche le esportazioni negli Emirati Arabi Uniti e in Messico. Negli Emirati Arabi
Uniti hanno ripreso a correre le esportazioni dell’oreficeria di Arezzo. Da segnalare, inoltre,
l’ingresso (e il successo) in questo mercato di alcuni distretti della metalmeccanica (macchine per
l’imballaggio di Bologna e metalmeccanica di Lecco), dell’agro-alimentare (dolci di Alba e
Cuneo) e, soprattutto, della moda (occhialeria di Belluno, calzature di Fermo, pelletteria e
calzature di Firenze). In Messico la crescita è stata guidata dai distretti della meccanica
(meccanica strumentale del Bresciano, macchine per l’imballaggio di Bologna, metalli di Brescia),
seguiti dai dolci di Alba e Cuneo e dalle piastrelle di Sassuolo.
Infine, è rimasto apparentemente fermo il motore cinese (-2,7% la variazione tendenziale delle
esportazioni distrettuali nel terzo trimestre del 2012), dove però 78 distretti hanno registrato
performance positive. Senza il fisiologico rallentamento di alcuni importanti distretti della
metalmeccanica dopo la corsa degli scorsi anni (macchine per materie plastiche di Bergamo,
meccanica strumentale del Bresciano, macchine per l’imballaggio di Bologna, componentistica e
termoelettromeccanica friulana), l’evoluzione dei distretti italiani sul mercato cinese sarebbe
stata di gran lunga migliore evidenziando una crescita addirittura pari al 16,2% tendenziale.
Vanno segnalati, in particolare, gli straordinari risultati conseguiti dai distretti specializzati in beni
di consumo, con in testa la moda (occhialeria di Belluno, pelletteria e calzature di Firenze e di
Arezzo, tessile e abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno, calzature di Fermo, tessile e
abbigliamento di Arezzo, abbigliamento di Empoli, calzature del Brenta), seguita dall’agro-
alimentare (soprattutto dolci di Alba e Cuneo), e dal sistema casa (legno-arredo della Brianza,
marmo di Carrara). Sembra, pertanto, che gli imprenditori italiani stiano sfruttando al meglio la
transizione dell’economia cinese verso un modello di sviluppo più incentrato sui consumi,
realizzando guadagni di quote sull’import cinese di questa tipologia di beni.
1.3 L’evoluzione per regione
A livello regionale hanno mediamente registrato buone performance i distretti dell’Umbria (+7%
la variazione tendenziale nel terzo trimestre del 2012), dell’Emilia Romagna (+6,3%) e della
Toscana (+5,3%; Tab. 1.4) e del Trentino Alto Adige (+10,8%). Come si è avuto modo di
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
10 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche
osservare in queste regioni si sono messi in evidenza distretti della meccanica (le macchine per
l’imballaggio di Bologna in Emilia Romagna), della moda (l’oreficeria di Arezzo, la pelletteria e le
calzature di Arezzo e di Firenze in Toscana), del sistema casa (il marmo di Carrara), dell’agro-
alimentare (l’olio umbro in Umbria; l’alimentare di Parma e l’ortofrutta romagnola in Emilia
Romagna; i vini del Chianti in Toscana; le mele dell’Alto Adige e i vini rossi e le bollicine di
Trento in Trentino Alto Adige).
Hanno chiuso il terzo trimestre in territorio lievemente positivo il Piemonte, il Veneto, la
Campania e le Marche. In queste regioni il buon andamento di alcuni distretti è stato
accompagnato dal ripiegamento di altri. In Piemonte, ad esempio, hanno registrato buoni tassi
di crescita le esportazioni di dolci di Alba e Cuneo e delle macchine tessili di Biella, mentre ha
sofferto cali di export il tessile di Biella. In Veneto ha brillato l’occhialeria di Belluno e, al
contempo, hanno sofferto la calzatura sportiva di Montebelluna e il tessile e l’abbigliamento di
Treviso. In Campania hanno sperimentato buoni ritmi di crescita il caffè e della pasta napoletana
e le conserve di Nocera, mentre, dopo un primo semestre in positivo, ha subito un calo
l’abbigliamento del napoletano. Nelle Marche, infine, le cucine di Pesaro hanno mantenuto una
buona dinamica (+9,4% la variazione tendenziale nel terzo trimestre del 2012), mentre le cappe
aspiranti e gli elettrodomestici di Fabriano hanno nuovamente chiuso in territorio negativo.
Tab. 1.4 – Le esportazioni distrettuali nelle regioni italiane nel 3° trimestre del 2012
Milioni di euro Var. % tendenziale
3° trim.
2011
3° trim.
2012
Differenza tra
3° trim. 2012 e
3° trim. 2011
3° trim.
2012
gen-set
2012
Nord-Ovest, di cui: 6.088,3 6.039,2 -49,1 -0,8 0,4
Piemonte 1.484,1 1.506,2 22,1 1,5 0,8
Lombardia 4.598,7 4.528,4 -70,3 -1,5 0,5
Nord-Est 8.396,5 8.573,8 177,4 2,1 1,8
Emilia-Romagna 2.562,0 2.724,6 162,6 6,3 5,9
Veneto 4.429,8 4.538,0 108,2 2,4 2,6
Trentino-Alto Adige 262,2 290,4 28,3 10,8 0,1
Friuli-Venezia Giulia 1.142,5 1.020,8 -121,7 -10,7 -8,9
Centro, di cui: 3.715,2 3.861,4 146,2 3,9 5,4
Toscana 2.588,5 2.725,9 137,4 5,3 6,3
Umbria 141,0 150,8 9,9 7,0 5,7
Marche 966,8 968,3 1,5 0,2 3,3
Sud, di cui: 1.175,1 1.152,5 -22,5 -1,9 -1,3
Campania 497,7 514,5 16,8 3,4 6,5
Sicilia 64,0 69,8 5,9 9,2 -4,1
Abruzzo 163,5 144,0 -19,5 -11,9 -3,9
Puglia 425,5 395,7 -29,8 -7,0 -10,0
Totale 19.375,1 19.626,9 251,9 1,3 1,8
Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat
Più critica la situazione nelle alte regioni ad alta intensità distrettuale, con punte negative in Friuli
Venezia Giulia, che risente principalmente della riduzione delle vendite estere della
componentistica e termoelettromeccanica friulana, e in Abruzzo, dove ha subito un forte calo
l’export dell’abbigliamento del sud abruzzese. Soffrono anche alcuni importanti distretti della
Puglia, con in testa l’imbottito della Murgia, l’ortofrutta del barese e le calzature di Casarano. Da
segnalare, infine, dopo le brillanti performance del biennio 2010-2011, il lieve ripiegamento per
il secondo trimestre consecutivo delle esportazioni dei distretti della Lombardia, causato dalla
dinamica leggermente negativa di tre importanti aree della filiera metalmeccanica: i metalli di
Brescia (-3,1% sul terzo trimestre 2011), i rubinetti, valvole e pentolame di Lumezzane (-4,7%),
la metalmeccanica di Lecco (-2,3%). Nella regione, però, vanno segnalate le brillanti
performance di alcuni distretti agro-alimentari (le carni e salumi di Cremona e Mantova e i vini di
Franciacorta), del legno-arredo della Brianza, delle macchine per la concia della pelle di
Vigevano.
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 11
1.4 Gli ammortizzatori sociali e l’avanzo commerciale
Dalla lettura dei dati di commercio estero emerge pertanto un quadro a luci e ombre, con
distretti ancora in salute e distretti in difficoltà1
, penalizzati dal difficile momento congiunturale
e, in alcuni casi, da debolezze/criticità strutturali che hanno innescato profondi processi di
ristrutturazione produttiva.
Che il momento congiunturale non sia dei più facili è evidente anche dai dati sugli
ammortizzatori sociali (Fig. 1.5). Nei primi undici mesi del 2012 il numero di ore autorizzate di
cassa integrazione guadagni si è mantenuto su livelli storicamente elevati, soprattutto per la
componente straordinaria, attivata per situazioni di crisi strutturale delle imprese, e per quella in
deroga, utilizzata dalle piccole e piccolissime imprese non coperte dalla CIG ordinaria. Il
deterioramento e l’incertezza del quadro congiunturale esterno ha poi portato a un nuovo
aumento della CIG ordinaria, richiesta dalle imprese nelle fasi di ripiegamento ciclico.
Fig. 1.5 – Monte ore autorizzate di cassa integrazione guadagni nei distretti industriali
(milioni di ore autorizzate)
Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Inps
Al contempo, però, sono evidenti anche segnali positivi soprattutto tra quei distretti che sono
riusciti a superare le difficoltà incontrate in alcuni mercati, con i progressi fatti segnare in altri,
più o meno nuovi. Grazie a questi risultati e al contemporaneo forte calo delle importazioni,
l’avanzo commerciale dei distretti industriali è tornato ad ampliarsi (Fig. 1.6), portandosi sui 39,7
miliardi di euro nei primi nove mesi del 2012 (+3 miliardi rispetto al corrispondente periodo
dell’anno del 2011), un livello solo di poco inferiore al massimo storico toccato tra gennaio e
settembre del 2008.
Fig. 1.6 – Export, import e avanzo commerciale dei distretti industriali (miliardi di euro)
Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat
1
In questo capitolo sono stati particolarmente enfatizzati i risultati positivi di alcuni distretti. Tuttavia, un
buon numero di distretti ha chiuso il terzo trimestre in territorio negativo (56 su un totale di 143).
131
46
24
73
102
71
40
85
48
65
70
42
0
20
40
60
80
100
120
140
Ordinaria Straordinaria In deroga
11 mesi 2009 11 mesi 2010
11 mesi 2011 11 mesi 2012
19,3 20,8 20,2
15,7
18,8
21,4 19,4
55,1
60,3 60,7
47,4
51,6
58,1 59,2
35,8
39,5 40,5
31,7 32,8
36,7
39,7
0
20
40
60
80
gen-set 2006 gen-set 2007 gen-set 2008 gen-set 2009 gen-set 2010 gen-set 2011 gen-set 2012
Import Export Avanzo commerciale
Monitor dei Distretti
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12 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche
2. La geografia dei distretti industriali
2.1 La mappa delle performance dell’export
In questo paragrafo si vuole fornire un’indicazione visiva dell’andamento dei distretti industriali
italiani nei mercati esteri. Sulla cartina geografica dell’Italia sono rappresentati (attraverso dei
cerchi) i distretti industriali analizzati nel Monitor dei Distretti.
La dimensione del cerchio indica l’importanza di ogni distretto in termini di fatturato (anno
2008) e di numero di imprese appartenenti al distretto stesso.
Il colore dei cerchi fornisce, invece, indicazioni circa l’andamento delle esportazioni dei distretti
nel trimestre indicato, rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.
 In verde i distretti che hanno registrato un aumento delle esportazioni superiore al 5%;
 In rosso i distretti che hanno subito un calo delle esportazioni non inferiore al -5%;
 In bianco i distretti che hanno maturato una variazione delle esportazioni compresa tra il -5%
e il +5%.
Nella prima cartina geografica è illustrato l’andamento di tutti i distretti nel terzo trimestre 2012.
Nelle cartine successive è invece rappresentata l’evoluzione dei distretti per filiera produttiva
(Metalmeccanica, Sistema casa e Sistema moda).
Nella tavola che segue sono indicati i distretti “tradizionali” rappresentati nelle cartine
geografiche dell’Italia.
Angelo Palumbo
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 13
Label Distretto Label Distretto
1 Abbigliamento del barese 72 Maglieria e abbigliamento di Perugia
2 Abbigliamento del napoletano 73 Marmo di Carrara
3 Abbigliamento di Empoli 74 Marmo e granito di Valpolicella
4 Abbigliamento di Rimini 75 Materie plastiche di Treviso, Vicenza, Padova
5 Abbigliamento e calzature della Bassa Bresciana 76 Meccanica strumentale di Varese
6 Abbigliamento nord abruzzese 77 Meccanica strumentale di Vicenza
7 Abbigliamento sud abruzzese 78 Mele del Trentino
8 Abbigliamento-tessile gallaratese 79 Mele dell'Alto Adige
9 Alimentare di Parma 80 Metalli di Brescia
10 Articoli in gomma e materie plastiche di Varese 81 Metalmeccanica di Lecco
11 Caffè e pasta napoletana 82 Metalmeccanico del basso mantovano
12 Caffè, confetterie e cioccolato torinese 83 Mobile d'arte del bassanese
13 Calzatura sportiva di Montebelluna 84 Mobile del Livenza e Quartiere del Piave
14 Calzatura veronese 85 Mobile dell'Alta Valle del Tevere
15 Calzature del Brenta 86 Mobile imbottito della Murgia
16 Calzature del nord barese 87 Mobile imbottito di Quarrata
17 Calzature di Casarano 88 Mobili di Poggibonsi-Sinalunga
18 Calzature di Fermo 89 Mobili imbottiti di Forlì
19 Calzature di Fusignano-Bagnacavallo 90 Mobili in stile di Bovolone
20 Calzature di Lamporecchio 91 Mobilio abruzzese
21 Calzature di Lucca 92 Mozzarella di bufala campana
22 Calzature di San Mauro Pascoli 93 Nocciola e frutta piemontese
23 Calzature di Vigevano 94 Occhialeria di Belluno
24 Calzature napoletane 95 Olio di Firenze
25 Calzetteria di Castel Goffredo 96 Olio di Lucca
26 Calzetteria-abbigliamento del Salento 97 Olio e pasta del barese
27 Cappe aspiranti ed elettrodomestici di Fabriano 98 Olio umbro
28 Carni di Verona 99 Oreficeria di Arezzo
29 Carni e salumi di Cremona e Mantova 100 Oreficeria di Valenza
30 Cartario di Capannori 101 Oreficeria di Vicenza
31 Casalinghi di Omegna 102 Ortofrutta del barese
32 Ceramica artistica di Bassano del Grappa 103 Ortofrutta del foggiano
33 Ceramica di Civita Castellana 104 Ortofrutta di Catania
34 Ceramica di Sesto Fiorentino 105 Ortofrutta romagnola
35 Ciclomotori di Bologna 106 Pasta di Fara
36 Coltelli, forbici di Maniago 107 Pelletteria del Tolentino
37 Componentistica e termoelettromeccanica friulana 108 Pelletteria e calzature di Arezzo
38 Concia di Arzignano 109 Pelletteria e calzature di Firenze
39 Concia di Solofra 110 Piastrelle di Sassuolo
40 Concia e calzature di Santa Croce sull'Arno 111 Pomodoro di Pachino
41 Conserve di Nocera 112 Porfido di Val di Cembra
42 Cucine di Pesaro 113 Prosciutto San Daniele
43 Dolci di Alba e Cuneo 114 Riso di Pavia
44 Dolci e pasta veronesi 115 Riso di Vercelli
45 Elettrodomestici di Inox valley 116 Rubinetteria e valvolame Cusio-Valsesia
46 Florovivaistico del ponente ligure 117 Rubinetti, valvole e pentolame di Lumezzane
47 Florovivaistico di Lucca e Pistoia 118 Salumi del modenese
48 Food machinery di Parma 119 Salumi di Parma
49 Frigoriferi industriali di Casale Monferrato 120 Salumi di Reggio Emilia
50 Gomma del Sebino Bergamasco 121 Sedie e tavoli di Manzano
51 Grafico veronese 122 Seta-tessile di Como
52 Jeans valley di Montefeltro 123 Strumenti musicali di Castelfidardo
53 Lattiero-caseario del sassarese 124 Sughero di Calangianus
54 Lattiero-caseario di Reggio Emilia 125 Termomeccanica scaligera
55 Lattiero-caseario lombardo 126 Tessile di Biella
56 Lattiero-caseario Parmense 127 Tessile e abbigliamento della Val Seriana
57 Lavorazione ardesia di Val Fontanabuona 128 Tessile e abbigliamento di Arezzo
58 Lavorazione metalli Valle dell'Arno 129 Tessile e abbigliamento di Prato
59 Legno di Casalasco-Viadanese 130 Tessile e abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno
60 Legno e arredamento della Brianza 131 Tessile e abbigliamento di Treviso
61 Legno e arredamento dell'Alto Adige 132 Vetro artistico di Murano
62 Macchine agricole di Reggio Emilia e Modena 133 Vini bianchi di Bolzano
63 Macchine concia della pelle di Vigevano 134 Vini del Chianti
64 Macchine legno di Rimini 135 Vini del Friuli
65 Macchine per l'imballaggio di Bologna 136 Vini del Montepulciano d'Abruzzo
66 Macchine tessili di Biella 137 Vini del veronese
67 Macchine tessili e per materie plastiche di Bergamo 138 Vini di Franciacorta
68 Meccanica strumentale del Bresciano 139 Vini di Langhe, Roero e Monferrato
69 Macchine utensili di Piacenza 140 Vini e liquori della Sicilia occidentale
70 Macchine utensili e per il legno di Pesaro 141 Vini rossi e bollicine di Trento
71 Maglieria e abbigliamento di Carpi 142 Vino prosecco di Conegliano-Valdobbiadene
M
D
1
2
Fo
Monitor dei D
Dicembre 201
4
2.1.1 - Evoluzio
onte: elaborazioni In
Distretti
2
one delle esport
tesa Sanpaolo su da
tazioni dei dist
ati Istat
tretti nel 3° trimmestre 2012
Inteesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche
In
2
Fo
ntesa Sanpao
2.1.2 - Evoluzio
onte: elaborazioni In
lo – Servizio
one delle esport
tesa Sanpaolo su da
Studi e Ricerc
tazioni dei dist
ati Istat
che
tretti nel 3° trimmestre 2012: MMETALMECCANICA
Monitor
D
r dei Distrett
icembre 201
15
ti
2
5
M
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1
2
Fo
Monitor dei D
Dicembre 201
6
2.1.3 - Evoluzio
onte: elaborazioni In
Distretti
2
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tesa Sanpaolo su da
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ati Istat
tretti nel 3° trimmestre 2012: SI
Inte
ISTEMA CASA
esa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche
In
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2.1.4 - Evoluzio
onte: elaborazioni In
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Studi e Ricerc
tazioni dei dist
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che
tretti nel 3° trimmestre 2012: SIISTEMA MODAA
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17
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8
2.1.5 - Evoluzio
onte: elaborazioni In
Distretti
2
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ati Istat
tretti nel 3° trimmestre 2012: A
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esa Sanpaolo
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– Servizio Studi e Ricerche
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2.2 Il planis
n questo plani
ove i distretti
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5% sono illust
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Fig. 2.2.1 - Evol
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Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
20 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche
3. La CIG nei distretti industriali tradizionali
In questo paragrafo sono presentati i dati di Cassa integrazione guadagni (monte ore
autorizzate) per i distretti tradizionali italiani. In particolare, nelle tavole che seguono sono
riportati i primi 50 distretti per numero di ore autorizzate di CIG nel periodo gennaio-novembre.
Mancano i dati relativi ai distretti agro-alimentari, dal momento che il dettaglio settoriale fornito
dalla banca dati INPS in termini di specializzazione produttiva (Ateco 2002 a due digit) non
consente di individuare correttamente il fenomeno.
I dati CIG dei distretti sono ottenuti incrociando i dati provinciali con le categorie merceologiche
Ateco 2002 a due digit. Poiché i settori di specializzazione a due digit risultano talvolta più ampi
degli effettivi settori di specializzazione distrettuali, il calcolo del monte ore potrebbe risultare
sovrastimato. Quando la sovrastima che si ottiene è eccessiva, come nel caso dei distretti agro-
alimentari, si è preferito omettere il risultato.
La classificazione Ateco 2002 a due digit
A.01: Agricoltura, caccia e relativi servizi
A.02: Silvicoltura e utilizzazione di aree forestali e servizi connessi
B.05: Pesca, piscicoltura e servizi connessi
CA.10: Estrazione di carbon fossile, lignite, torba
CA.11: Estrazione di petrolio greggio e di gas naturale e servizi connessi, esclusa la prospezione
CA.12: Estrazione di minerali di uranio e di torio
CB.13: Estrazione di minerali metalliferi
CB.14: Altre industrie estrattive
DA.15: Industrie alimentari e delle bevande
DA.16: Industria del tabacco
DB.17: Industrie tessili
DB.18: Confezione di articoli di abbigliamento; preparazione, tintura e confezione di pellicce
DC.19: Preparazione e concia del cuoio; fabbricazione di articoli da viaggio, borse, marocchineria, selleria e calzature
DD.20: Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero esclusi i mobili; fabbricazione di articoli in materiali da intreccio
DE.21: Fabbricazione della pasta-carta, della carta e del cartone e dei prodotti di carta
DE.22: Editoria, stampa e riproduzione di supporti registrati
DF.23: Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento dei combustibili nucleari
DG.24: Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali
DH.25: Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche
DI.26: Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi
DJ.27: Metallurgia
DJ.28: Fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti
DK.29: Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici
DL.30: Fabbricazione di macchine per ufficio, di elaboratori e sistemi informatici
DL.31: Fabbricazione di macchine ed apparecchi elettrici n.c.a.
DL.32: Fabbricazione di apparecchi radiotelevisivi e di apparecchiature per le comunicazioni
DL.33: Fabbricazione di apparecchi medicali, di apparecchi di precisione, di strumenti ottici, di orologi
DM.34: Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi
DM.35: Fabbricazione di altri mezzi di trasporto
DN.36: Fabbricazione di mobili; altre industrie manifatturiere
K.72: Informatica e attività connesse
Fonte: osservatorio statistico CIG, INPS
Per ogni distretto sono presentati i dati relativi al numero, alla composizione e all’evoluzione
delle ore autorizzate di CIG ordinaria (CIGO), in deroga (CIGD) e straordinaria (CIGS).
La CIGO è rivolta alle aziende industriali non edili e alle aziende industriali ed artigiane
dell’edilizia e del settore lapideo che sospendono o riducono l’attività aziendale a causa di eventi
temporanei e transitori quali ad es. la mancanza di commesse, le avversità atmosferiche. Può
essere concessa per 13 settimane, più eventuali proroghe fino a 12 mesi; in determinate aree
territoriali il limite è elevato a 24 mesi.
A cura di Ilaria Sangalli
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 21
Sono definiti “in deroga” i trattamenti straordinari di integrazione salariale (CIGD) destinati ai
lavoratori di imprese escluse dalla CIGS, quindi aziende artigiane e industriali con meno di 15
dipendenti o industriali con oltre 15 dipendenti che non possono usufruire dei trattamenti
straordinari. La CIGD è stata oggetto di rifinanziamento durante tutto il 2011, attraverso fondi
gestiti a livello regionale.
L’intervento di CIGS può essere richiesto per ristrutturazione, riorganizzazione e riconversione
aziendale, per crisi aziendale di particolare rilevanza sociale e in caso di procedure concorsuali,
quali fallimento, liquidazione coatta amministrativa, ecc. La CIGS è destinata ad aziende con in
media più di 15 dipendenti nel semestre precedente la richiesta di intervento.
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
22 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche
Tab. 3.1 – La CIG nei distretti (primi 50): cumulato delle ore autorizzate, composizione percentuale per tipologia di Cassa (Ordinaria ORD, Straordinaria STR e Deroga DER) e variazioni tendenziali
Monte ore CIG
Composizione CIG nel periodo
Gen-nov 2012
Var.%
Gen-ago
2011 su
corrisp.
periodo
2010
Var% Gen-nov 2012 su
corrispondente periodo 2011
Gen-nov
2009
2009
Gen-nov
2010
2010
Gen-nov
2011
2011
Gen-nov
2012
ORD STR DER
Totale
CIG
ORD STR DER
Metalli di Brescia e Lumezzane:
rubinetti, valvole e pentolame
19.590.844 21.412.947 21.622.117 22.537.541 14.847.718 15.639.058 15.469.003 41,5% 45,3% 13,2% -30,6% 4,2% 103,4% -25,5% -10,6%
Abbigliamento-tessile gallaratese 8.998.666 9.508.458 8.458.200 9.053.035 7.063.916 7.241.506 8.271.075 61,4% 26,1% 12,5% -20,0% 17,1% 43,9% -19,6% 21,2%
Seta-tessile di Como 8.964.951 10.854.533 10.392.636 11.922.358 8.950.016 9.305.686 6.724.799 58,9% 27,5% 13,5% -21,9% -24,9% 45,8% -65,2% 0,2%
Tessile e abbigliamento della Val
Seriana
4.718.239 5.492.016 7.136.835 7.468.153 6.139.792 6.480.137 6.603.514 31,6% 37,9% 30,4% -13,2% 7,6% 108,3% -34,1% 50,5%
Meccanica strumentale del
Bresciano
7.752.796 8.428.783 7.428.190 8.041.787 6.513.759 6.831.359 5.840.421 29,5% 59,4% 11,1% -15,1% -10,3% 101,0% -19,6% -51,5%
Metalmeccanica di Lecco 10.462.077 12.123.659 10.475.915 10.754.754 5.685.045 6.191.999 5.409.874 57,3% 29,9% 12,8% -42,4% -4,8% 84,5% -51,1% -0,2%
Abbigliamento e calzature della
bassa bresciana
4.139.601 4.637.398 5.554.139 6.265.406 5.601.325 6.102.585 5.353.089 36,3% 43,6% 20,1% -2,6% -4,4% 57,7% -34,4% 32,8%
Articoli in gomma e materie
plastiche di Varese
7.671.133 7.927.154 4.364.931 5.606.096 2.289.824 2.553.115 4.438.909 89,9% 6,9% 3,3% -54,5% 93,9% 117,0% -16,7% 67,2%
Mobile del Livenza e Quartiere del
Piave
2.300.626 2.546.293 3.548.208 3.893.696 4.292.133 4.941.842 4.349.844 46,1% 31,4% 22,5% 26,9% 1,3% 53,2% -38,7% 29,7%
Componentistica e
termoelettromeccanica friulana e
Coltelli, forbici di Maniago
3.106.781 3.502.366 5.314.606 5.728.151 3.475.325 4.066.782 3.913.343 26,7% 70,0% 3,4% -29,0% 12,6% 174,5% -7,9% 8,4%
Macchine agricole di Reggio Emilia e
Modena
4.970.005 5.582.026 6.024.951 6.657.982 3.069.846 3.363.327 3.858.713 23,1% 53,3% 23,6% -49,5% 25,7% 91,4% 32,4% -13,3%
Mobile imbottito della Murgia 2.488.282 2.993.026 5.869.402 6.049.240 4.935.841 5.143.274 3.672.479 32,4% 52,0% 15,6% -15,0% -25,6% 97,1% -44,6% -35,4%
Legno e arredamento della Brianza 2.466.286 3.181.658 3.989.099 4.149.328 3.455.133 3.689.102 3.665.109 41,5% 33,7% 24,8% -11,1% 6,1% 40,3% -16,8% 2,4%
Piastrelle di Sassuolo 3.374.389 3.626.440 5.839.737 6.150.336 3.930.205 4.154.708 3.627.721 17,3% 58,4% 24,2% -32,4% -7,7% 89,7% -15,4% -19,5%
Rubinetteria e valvolame Cusio-
Valsesia
3.639.935 3.875.089 2.598.214 2.764.838 2.374.082 2.539.164 3.566.030 53,1% 36,6% 10,3% -8,2% 50,2% 81,5% 43,8% -13,3%
Tessile di Biella 6.656.210 7.325.736 5.481.350 5.878.317 3.197.044 3.524.844 3.538.392 31,8% 35,7% 32,5% -40,0% 10,7% 74,4% -5,5% -5,4%
Lavorazione metalli Valle dell'Arno 8.648.929 9.331.201 10.039.232 10.315.527 4.642.433 4.805.333 3.457.030 64,3% 26,1% 9,6% -53,4% -25,5% 20,3% -50,2% -66,2%
Meccanica strumentale di Varese 6.599.625 6.953.438 6.060.297 6.480.901 2.348.564 2.386.852 3.311.296 51,7% 45,0% 3,3% -63,2% 41,0% 23,9% 89,8% -40,5%
Cappe aspiranti ed elettrodomestici
di Fabriano
3.663.731 3.939.922 3.378.074 3.610.458 2.704.907 2.903.191 3.228.622 21,1% 73,6% 5,3% -19,6% 19,4% 119,3% 4,2% 49,6%
Macchine tessili e per materie
plastiche di Bergamo
3.149.781 3.999.460 5.149.952 5.403.974 1.939.319 2.214.578 2.916.775 47,5% 44,3% 8,2% -59,0% 50,4% 111,9% 23,9% -1,4%
Ceramica di Civita Castellana 2.746.461 2.857.083 2.857.067 3.093.560 2.489.234 2.839.372 2.851.597 40,5% 43,1% 16,4% -8,2% 14,6% 9,3% 34,9% -10,3%
Calzature di Casarano 3.264.251 3.331.369 2.132.229 2.341.263 2.571.656 3.413.562 2.811.092 4,9% 30,5% 64,7% 45,8% 9,3% -0,2% 5,7% 11,9%
Elettrodomestici di Inox valley 3.694.339 3.919.592 4.344.723 4.943.482 3.220.454 3.366.192 2.774.894 11,3% 78,6% 10,1% -31,9% -13,8% 30,6% -19,4% 2,7%
Nota: ordinamento sulla base del monte ore cumulato novembre 2012. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS, osservatorio statistico CIG
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 23
Tab. 3.2 – La CIG nei distretti (primi 50): cumulato delle ore autorizzate, composizione percentuale per tipologia di Cassa (Ordinaria ORD, Straordinaria STR e Deroga DER) e variazioni tendenziali
Monte ore CIG
Composizione CIG nel periodo
Gen-nov 2012
Var.%
Gen-ago
2011 su
corrisp.
periodo
2010
Var% Gen-nov 2012 su
corrispondente periodo 2011
Gen-nov
2009
2009
Gen-nov
2010
2010
Gen-nov
2011
2011
Gen-nov
2012
ORD STR DER
Totale
CIG
ORD STR DER
Termomeccanica scaligera 1.928.018 2.185.640 4.927.917 5.001.268 1.672.989 1.734.562 2.732.763 23,0% 59,6% 17,4% -65,3% 63,3% 0,4% 117,5% 59,3%
Calzature di Fermo e Pelletteria del
Tolentino
2.887.871 3.310.182 6.009.015 6.302.203 3.154.757 3.352.015 2.590.826 27,6% 22,2% 50,2% -46,8% -17,9% 40,8% -27,6% -29,8%
Abbigliamento del barese 1.490.441 1.621.612 3.202.969 3.317.208 2.325.037 2.623.771 2.502.781 34,5% 31,0% 34,6% -20,9% 7,6% 17,1% 85,0% -26,0%
Maglieria e abbigliamento di Perugia 950.340 1.046.301 2.365.001 2.464.429 1.896.683 1.995.357 2.261.810 24,7% 5,0% 70,3% -19,0% 19,3% 95,8% -41,6% 12,1%
Tessile e abbigliamento di Prato 1.817.810 2.042.503 4.060.884 4.269.762 2.484.281 2.580.150 2.177.738 16,4% 19,7% 63,9% -39,6% -12,3% 104,3% -43,2% -10,5%
Cucine di Pesaro 804.138 964.859 1.926.420 2.059.079 1.313.997 1.430.361 2.128.740 15,6% 64,2% 20,2% -30,5% 62,0% 75,0% 99,8% -2,3%
Mobile d'arte del bassanese e
Oreficeria di Vicenza
1.495.094 1.753.434 3.019.684 3.113.934 2.074.731 2.308.791 2.088.566 12,8% 31,3% 56,0% -25,9% 0,7% -4,3% 30,6% -9,8%
Abbigliamento di Rimini 97.990 111.555 705.273 754.275 1.590.807 1.628.560 2.043.053 0,9% 70,7% 28,4% 115,9% 28,4% -56,8% 443,1% -54,7%
Tessile-abbigliamnento di Schio-
Thiene-Valdagno
2.338.616 2.751.909 4.317.578 4.494.805 2.424.451 2.569.060 1.914.374 20,4% 38,6% 41,0% -42,8% -21,0% 85,9% -41,4% -17,6%
Oreficeria di Valenza 3.329.632 3.619.225 3.344.183 3.503.443 2.625.636 2.695.991 1.679.388 30,4% 9,0% 60,6% -23,0% -36,0% 64,8% -78,3% -37,2%
Tessile e abbigliamento di Treviso 1.190.223 1.514.420 3.272.305 3.642.896 2.108.958 2.266.759 1.659.857 20,5% 30,3% 49,2% -37,8% -21,3% 40,3% -52,8% 2,2%
Gomma del Sebino Bergamasco 1.531.719 1.832.468 1.792.357 1.842.623 755.278 797.859 1.638.237 44,5% 44,0% 11,5% -56,7% 116,9% 196,3% 170,1% -22,3%
Materie plastiche di Treviso, Vicenza,
Padova
1.718.696 1.908.725 1.947.455 2.102.182 1.113.943 1.208.335 1.610.642 43,6% 17,8% 38,5% -42,5% 44,6% 175,6% -28,4% 35,6%
Maglieria e abbigliamento di Carpi 354.217 495.987 2.426.638 2.597.417 1.474.755 1.577.002 1.578.641 13,4% 22,2% 64,4% -39,3% 7,0% 238,3% 101,0% -17,9%
Oreficeria di Arezzo 918.350 1.044.833 1.463.804 1.553.545 2.105.068 2.207.325 1.570.931 18,3% 22,3% 59,4% 42,1% -25,4% -19,0% -30,0% -25,4%
Sedie e tavoli di Manzano 951.498 1.264.957 719.814 868.408 1.252.920 1.279.969 1.490.386 10,0% 86,8% 3,2% 47,4% 19,0% 8,1% 21,7% -8,7%
Mobilio abruzzese 791.580 872.852 1.181.230 1.190.332 962.843 984.504 1.453.891 14,3% 79,8% 5,9% -17,3% 51,0% -70,1% 408,6% 122,0%
Meccanica strumentale di Vicenza 2.535.984 2.907.347 2.697.819 2.799.087 1.834.422 1.869.579 1.345.691 20,0% 51,7% 28,3% -33,2% -26,6% 60,1% -38,2% -29,6%
Abbigliamento nord abruzzese 467.880 544.850 933.897 986.659 946.256 963.734 1.337.490 24,0% 56,4% 19,6% -2,3% 41,3% 1,4% 46,5% 128,1%
Strumenti musicali di Castelfidardo 488.571 538.677 811.681 859.802 754.899 808.133 1.233.789 29,3% 40,0% 30,7% -6,0% 63,4% 129,6% 68,2% 24,7%
Abbigliamento sud abruzzese 1.415.856 1.477.440 1.544.527 1.609.394 1.716.910 1.732.107 1.207.109 36,9% 57,3% 5,8% 7,6% -29,7% 16,3% -9,1% -87,9%
Frigoriferi industriali di Casale
Monferrato
1.769.562 1.947.747 1.399.893 1.740.406 1.734.318 1.800.042 1.195.977 24,5% 74,3% 1,2% 3,4% -31,0% 42,6% 2,0% -97,8%
Macchine per l'imballaggio di
Bologna
3.098.662 3.635.560 3.035.265 3.228.327 1.379.507 1.443.097 1.161.533 43,6% 30,9% 25,5% -55,3% -15,8% 141,9% -46,8% -40,2%
Prodotti in vetro di Venezia 414.774 449.745 590.635 622.334 891.999 929.377 1.131.640 45,9% 25,4% 28,6% 49,3% 26,9% 99,7% -25,8% 33,0%
Macchine legno di Rimini 1.056.505 1.086.641 1.231.171 1.344.081 1.044.332 1.160.858 1.084.581 10,8% 79,2% 10,0% -13,6% 3,9% 168,2% 42,3% -72,6%
Calzetteria-abbigliamento del
Salento
1.233.389 1.319.306 1.093.027 1.629.752 749.660 812.379 1.060.732 41,5% 5,4% 53,1% -50,2% 41,5% 124,3% -76,0% 78,2%
Tessile e abbigliamento di Arezzo 832.470 921.527 1.333.873 1.502.860 1.029.482 1.110.042 1.004.360 13,1% 45,6% 41,3% -26,1% -2,4% 23,0% 15,1% -20,9%
Nota: ordinamento sulla base del monte ore cumulato novembre 2012. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS, osservatorio statistico CIG
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2
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Dicembre 201
24
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4.1 L’evoluz
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Fig. 4.1- Evoluz
poli tecnologici
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Tab. 4.1 –L’expo
otale Poli Tecnol
Totale Poli Farma
Polo farmaceut
Polo farmaceut
Polo farmaceut
Polo farmaceut
Totale Poli ICT
Polo ICT di Mila
Polo ICT roman
Polo ICT di Tori
Polo ICT veneto
Polo ICT di Bolo
Polo ICT di Cat
Polo ICT dell'Aq
Polo ICT di Trie
Polo ICT di Gen
Totale Poli Aeron
Polo aeronautic
Polo aeronautic
Polo aeronautic
Polo aeronautic
Polo aeronautic
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Biomedicale di M
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9.370,4
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2.806,8
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731,0
7.530,1
4.056,4
838,1
791,5
595,2
423,0
323,4
250,2
134,1
118,2
3.944,7
.298,8
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A cura di Sere
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6,7
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7,8
5,5
6,9
3,4
7,1
1,1
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 25
Tra i cinque poli dell’aeronautica solo il polo del Lazio ha riportato un calo delle esportazioni.
Nella farmaceutica si sono registrati andamenti molto differenziati con poli che si sono
confermati in territorio negativo (Napoli e Toscana) e aree in crescita. Ancora una volta si è
messo in evidenza il polo farmaceutico del Lazio (+19,4% la variazione tendenziale nel terzo
trimestre del 2012) che ha continuato a crescere a ritmi sostenuti in Francia (+19,6%) e
Germania (+19,1%), primo e terzo mercato di sbocco. Bene le vendite anche verso Belgio, Paesi
Bassi e Regno Unito. Da segnalare inoltre l’intensa accelerazione delle vendite verso gli Stati
Uniti, in recupero dopo il calo del 2011.
La divaricazione dei risultati è stata molto elevata anche nei nove poli ICT: alle cinque aree che
hanno chiuso il terzo trimestre del 2012 con una riduzione delle vendite estere (ICT di Milano,
ICT di Torino, ICT veneto, ICT dell’Aquila, ICT di Genova) si sono contrapposte quattro aree che
hanno registrato una crescita dell’export (ICT romano, ICT di Bologna e Modena, ICT di Catania,
ICT di Trieste).
Infine, chiude in territorio negativo l’export dei 2 poli del biomedicale (-34,9%), negativamente
condizionato dal crollo delle esportazioni del polo biomedicale di Mirandola, drammaticamente
e pesantemente colpito dai forti sismi di fine maggio. Le esportazioni hanno registrato cali a due
cifre su tutti i principali sbocchi commerciali, con punte del -70% nei primi due mercati di
riferimento, Germania e Francia.
4.2 La Cassa Integrazione Guadagni
Nei primi 11 mesi del 2012 si è assistito a un ridimensionamento delle ore di cassa integrazione
guadagni autorizzate nei poli tecnologici del 5,3%. Tale risultato è la sintesi di due tendenze
contrapposte, l’incremento della componente ordinaria2
(che si è più che raddoppiata) e il calo
di quella in deroga3
(-13,5%) e di quella straordinaria4
(-20,4%). Nel complesso il monte ore si
attesta sui 26 milioni circa (rispetto ai 27,5 milioni di ore dello stesso periodo del 2011).
Il quadro complessivo risulta, nonostante un ridimensionamento delle ore di cassa autorizzate,
ancora estremamente difficile e fragile. Le ore autorizzate di CIG straordinaria, infatti,
nonostante i segnali di inversione di tendenza emersi nel corso del 2012, si sono mantenute su
livelli storicamente elevati, a conferma delle difficoltà in cui si trovano ancora molte imprese
anche dei settori hi-tech. Il balzo della componente ordinaria, inoltre, segnala la presenza di
condizioni di domanda che sono tornate a deteriorarsi soprattutto sul mercato interno, portando
molte imprese a ricorrere agli ammortizzatori sociali per far fronte a un quadro congiunturale
sfavorevole.
2
La CIGO è rivolta alle aziende industriali non edili e alle aziende industriali ed artigiane dell’edilizia e del
settore lapideo che sospendono o riducono l’attività aziendale a causa di eventi temporanei e transitori quali
ad es. la mancanza di commesse, le avversità atmosferiche. Può essere concessa per 13 settimane, più
eventuali proroghe fino a 12 mesi; in determinate aree territoriali il limite è elevato a 24 mesi.
3
Sono definiti “in deroga” i trattamenti straordinari di integrazione salariale (CIGD) destinati ai lavoratori di
imprese escluse dalla CIGS, quindi aziende artigiane e industriali con meno di 15 dipendenti o industriali con
oltre 15 dipendenti che non possono usufruire dei trattamenti straordinari. La CIGD è stata oggetto di
rifinanziamento durante tutto il 2011, attraverso fondi gestiti a livello regionale.
4
L’intervento di CIGS può essere richiesto per ristrutturazione, riorganizzazione e riconversione aziendale,
per crisi aziendale di particolare rilevanza sociale e in caso di procedure concorsuali, quali fallimento,
liquidazione coatta amministrativa, ecc. La CIGS è destinata ad aziende con in media più di 15 dipendenti
nel semestre precedente la richiesta di intervento.
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
26 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche
Fig. 4.3 – Monte ore di CIG autorizzate nei 20 poli tecnologici (milioni di ore)
Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS
11,5
8,8
2,0
22,2
8,2
15,0
7,9
31,2
3,0
19,3
5,2
27,5
6,2
15,4
4,5
26,1
0
5
10
15
20
25
30
35
Cig ordinaria Cig straordinaria Cig in deroga Cig totale
gennaio-novembre 2009 gennaio-novembre 2010
gennaio-novembre 2011 gennaio-novembre 2012
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 27
4.3 La geografia dei poli tecnologici
4.3.1 La mappa delle performance dell’export dei poli
In questo paragrafo si offre un‘indicazione visiva dell’andamento dei poli tecnologici italiani nei
mercati esteri. La mappa distribuisce sul territorio i 20 poli tecnologici oggetto dell’analisi in
questo capitolo. Così com’è stato fatto per i distretti “tradizionali”, ciascun polo è rappresentato
sulla mappa da un cerchio.
La dimensione del cerchio indica l’importanza del distretto in termini di fatturato (2008) e di
numero di imprese appartenenti al distretto stesso.
Il colore dei cerchi fornisce, invece, indicazioni circa l’andamento delle esportazioni dei poli
tecnologici nel terzo trimestre 2012.
 In verde i distretti che hanno registrato un aumento delle esportazioni superiore al 5;
 In rosso i distretti che hanno subito un calo delle esportazioni non inferiore al -5;
 In bianco i distretti che hanno maturato una variazione delle esportazioni compresa tra il -5 e il
+5.
I 20 poli tecnologici
Label Nome polo
1 Biomedicale di Mirandola
2 Biomedicale di Padova
3 Polo ICT dell'Aquila
4 Polo ICT di Bologna e Modena
5 Polo ICT di Catania
6 Polo ICT di Genova
7 Polo ICT di Milano
8 Polo ICT di Torino
9 Polo ICT romano
10 Polo ICT veneto
11 Polo aeronautico di Napoli
12 Polo aeronautico di Torino
13 Polo aeronautico di Varese
14 Polo aeronautico pugliese
15 Polo aeronautico romano
16 Polo farmaceutico del Lazio
17 Polo farmaceutico di Napoli
18 Polo farmaceutico di Milano
19 Polo farmaceutico toscano
20 Polo ICT di Trieste
A cura di Angelo Palumbo
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D
2
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Monitor dei D
Dicembre 201
28
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Fig. 4.4 - Evoluz
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9
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 30
5. Approfondimenti
Il mobile imbottito di Forlì nell’attuale contesto competitivo5
Il distretto del mobile imbottito di Forlì si colloca nel territorio del comune di Forlì e in misura
minore anche in alcuni comuni adiacenti, quali Castrocaro, Meldola, Predappio, Bertinoro,
Forlimpopoli, e nel comune di Cesena.
Nel forlivese vengono prodotti mobili imbottiti destinati per lo più a una fascia prezzo-qualità
media e medio-alta, costruiti con cura artigianale utilizzando pellami, e, più di recente, anche
stoffe o microfibre, come l’alcantara. Si produce una vasta gamma di modelli di divani, poltrone
e pouf, componibili, letti imbottiti.
Forlì, insieme ai distretti della Murgia e di Pistoia, è una delle aree italiane a più alta
specializzazione nel mobile imbottito. Nel 2011 l’export del distretto è stato pari a 172 milioni di
euro, il 2,1% del totale italiano (Tab. 1) e il 33% circa del fatturato distrettuale.
Tab. 1 - I principali distretti in termini di export nell’industria italiana del mobile, 2011
Milioni di euro In % Italia
Export Import Saldo
commerc.
Export Import Saldo
commerc.
Italia di cui: 8.061 1.789 6.271 100,0 100,0 100,0
Livenza e Quartiere del Piave 2.076 81 1.995 25,8 4,5 31,8
Brianza 1.504 257 1.247 18,7 14,4 19,9
Udine 462 68 393 5,7 3,8 6,3
Pesaro 311 27 284 3,9 1,5 4,5
Murgia 421 77 344 5,2 4,3 5,5
Vicenza 307 35 273 3,8 1,9 4,3
Padova 225 27 198 2,8 1,5 3,2
Forlì 172 8 164 2,1 0,4 2,6
Pistoia 140 10 130 1,7 0,6 2,1
Verona 98 39 59 1,2 2,2 0,9
Perugia 55 7 48 0,7 0,4 0,8
Fonte: elaborazioni su dati Istat
Nel biennio 2010-11 il distretto di Forlì ha evidenziato un buon andamento del fatturato. Gli altri
principali distretti italiani del mobile, al contrario, hanno accusato pesanti perdite di fatturato e
sono ben lontani dal giro d’affari del 2008. Soffrono, in particolare, gli altri due poli ad alta
specializzazione nell’imbottito, la Murgia e Pistoia, tra i più in ritardo insieme a Pesaro.
La buona evoluzione recente di Forlì è spiegata dalla crescita delle vendite all’estero: nel biennio
2010-2011, infatti, il distretto ha registrato la migliore performance tra i poli italiani specializzati
nell’industria del mobile (Fig. 1). In particolare, Francia e Cina sono i mercati dove le esportazioni
distrettuali sono aumentate di più, toccando nel 2011 i 91,1 milioni di euro nel primo paese
(uguagliando il massimo storico del 2001) e gli 8,6 milioni di euro nel secondo paese. La crescita
delle imprese del distretto sui mercati internazionali è stata quasi generalizzata, evidenziando sia
progressi da parte dei soggetti con una presenza consolidata all’estero, sia la rapida
affermazione di aziende capaci di spostare in pochi anni una quota significativa delle proprie
vendite dal mercato interno a quello estero.
5
Estratto da “Il mobile imbottito di Forlì nell’attuale contesto competitivo”, Studi sui distretti industriali,
Servizio Studi e Ricerche, Intesa Sanpaolo, novembre 2012.
A cura di Giovanni Foresti
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 31
Fig. 1 – Export dei principali distretti italiani del mobile a confronto (variazioni % medie annue)
Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat
Meno positiva è, invece, la lettura che emerge dal confronto delle condizioni reddituali, che vede le
imprese di Forlì agli ultimissimi posti per EBITDA margin, lontane dai livelli mediani registrati nella
Brianza, di gran lunga il miglior distretto italiano per marginalità (premiato, molto verosimilmente,
da un buon posizionamento in termini di qualità e design), e poco al di sopra di Manzano e Pistoia.
Tra i distretti più in difficoltà vi è anche la Murgia.
Forlì, inoltre, insieme a Pistoia è il distretto che tra il 2008 e il 2011 ha accusato il più pronunciato
ridimensionamento dell’EBITDA margin. Su questo risultato hanno pesato le difficoltà incontrate
dalle imprese di piccole e piccolissime dimensioni. Le microimprese, infatti, nel tentativo di
mantenere inalterato il loro giro d’affari (che tra il 2008 e il 2011 è aumentato seppur di poco; Fig.
2), hanno subito una pesante perdita di margini (Fig. 3). Meglio sono andate le imprese di medio-
grandi dimensioni, che, grazie anche a un buon progresso del fatturato sui mercati esteri, hanno
rafforzato il proprio EBITDA margin, portandolo al 6,7% (dal 4,3% del 2008), un livello
significativamente superiore a quello delle imprese più piccole che prima della crisi del 2009
presentavano condizioni reddituali migliori. Anche tra le imprese di dimensioni maggiori, tuttavia,
ve ne sono alcune che hanno patito un deterioramento della redditività.
Fig. 2 – Mobile di Forlì: evoluzione del fatturato
(var. % a prezzi correnti; mediane)
Fig. 3 – Mobile di Forlì: EBITDA margin
(margine operativo lordo in % fatturato; mediane)
49 Micro imprese: meno di 2 milioni di euro di fatturato nel 2008; 33 Piccole imprese:
fatturato del 2008 compreso tra 2 milioni di euro e 10 milioni di euro; 10 imprese
Medio-grandi: almeno 10 milioni di euro di fatturato nel 2008.
Fonte: ISID (Intesa Sanpaolo Integrated Database)
49 Micro imprese: meno di 2 milioni di euro di fatturato nel 2008; 33 Piccole imprese:
fatturato del 2008 compreso tra 2 milioni di euro e 10 milioni di euro; 10 imprese
Medio-grandi: almeno 10 milioni di euro di fatturato nel 2008.
Fonte: ISID (Intesa Sanpaolo Integrated Database)
Le piccole e piccolissime imprese hanno tentato di contenere la riduzione dei margini cercando di
tenere sotto controllo il costo del lavoro, anche attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali,
-0,5
5,5
-3,4
5,2
2,4
-0,2
0,5
-5,2
-9,6
2,1
-7,1
-10,6
-20,1
-9,3
-10,7
-19,3
-12,8
-16,6
-19,0
-16,7
11,1
9,4
7,1 6,6 6,3 6,1 5,2
-1,1 -2,9
-5,4
-25
-20
-15
-10
-5
0
5
10
15
Forlì Perugia Pesaro Livenza e
Quartier
del Piave
Brianza Vicenza Totale
italiano
Udine Murgia Pistoia
2002-2007 2008-2009 2010-2011
-15
-10
-5
0
5
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15
20
2009 2010 2011 tra 2008 e
2011
Totale Medio-grandi Piccole Micro
6,3
4,3
5,3
7,3
4,8
6,7
4,0
5,2
0
3
6
9
Totale Medio-grandi Piccole Micro
2008 2009 2010 2011
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
32 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche
come è evidente dal balzo delle ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni in deroga, che può
essere attivata prevalentemente dai subfornitori e terzisti. L’attenzione al costo del lavoro non è
stata però sufficiente per evitare l’erosione dei margini, che, molto verosimilmente, è la
conseguenza della concorrenza di prezzo esercitata dai produttori cinesi locali e del tentativo da
parte delle imprese capofila distrettuali di contenere i costi di esternalizzazione della produzione,
spinte in questo dalle forti pressioni sui prezzi da parte della distribuzione.
Il distretto vive oggi una fase di trasformazione: per reggere alla concorrenza le risposte attuate
dalle imprese sono diverse, in relazione al prodotto trattato. In particolare, le imprese produttrici
di prodotti propri di fascia medio-bassa tendono sempre più a esternalizzare la produzione a
minor valore aggiunto all’imprenditoria cinese presente in loco. A partire dal biennio 2003-04,
infatti, il distretto dell’imbottito di Forlì si è progressivamente internazionalizzato al proprio
interno. Nel terzo trimestre 2012 nelle imprese individuali del distretto il 23,4% delle persone
con cariche sociali era di etnia cinese (Tab. 2). La metà di queste imprese produce poltrone e
divani, mentre l’altra metà è specializzata in taglio, cucitura, montaggio e tappezzeria di mobili
imbottiti. Negli altri distretti italiani il fenomeno è meno diffuso. A Forlì, inoltre, si è assistito a un
impiego crescente di maestranze straniere (il 18% del totale) soprattutto cinesi. La diffusione di
questi fenomeni si spiega in parte con il calo di attrattività del settore per le giovani generazioni
locali.
Tab. 2 – Numero di cariche (persone) nelle imprese attive del mobile della provincia di Forlì-Cesena
Persone con nazionalità extra-UE Persone con nazionalità cinese
3° trim. 2009 3° trim. 2012 3° trim. 2009 3° trim. 2012
Numero
Totale, di cui: 38 53 28 39
Imprese individuali 23 41 18 32
Società di persone 10 7 8 4
Società di capitale 4 5 2 3
In % persone con cariche sociali nell'industria del mobile della provincia di Forlì
Totale, di cui: 5,3 8,2 3,9 6,0
Imprese individuali 17,0 29,9 13,3 23,4
Società di persone 2,8 2,5 2,2 1,4
Società di capitale 1,9 2,2 0,9 1,3
In % persone extra-comunitarie con cariche
sociali nell’industria del mobile in Italia
In % persone cinesi con cariche sociali
nell’industria del mobile in Italia
Totale, di cui: 3,6 5,1 13,1 18,5
Imprese individuali 5,3 9,2 10,9 18,1
Società di persone 3,4 2,8 29,6 50,0
Società di capitale 1,2 1,5 9,5 13,0
Nota: i dati si riferiscono al settore Ateco 2007:31. Fonte: elaborazioni ufficio statistica e studi della Camera di Commercio di Forlì-
Cesena su dati Infocamere Stockview
Il distretto di Forlì, inoltre, negli anni risulta essersi concentrato prevalentemente sulla
produzione, mentre evidenzia difficoltà nel presidiare la parte iniziale della catena del valore –
l’innovazione, l’ideazione e la progettazione del prodotto – e, soprattutto, la parte finale della
catena del valore, ovvero la commercializzazione dei propri prodotti fino al consumatore finale.
In particolare, dai risultati di un’indagine condotta nei mesi estivi del 2012 su un campione
rappresentativo delle imprese del distretto emerge che sono soprattutto le aziende che non
esportano quelle più in ritardo nell’adozione di politiche di branding, design e innovazione.
Tuttavia, anche tra le imprese con una buona propensione a esportare sono poche quelle
altamente innovative.
Innovare significa investire in ricerca e sviluppo e in collaborazione con designer, centri di ricerca
e università, e, soprattutto, introdurre in azienda la cultura dell’innovazione, abituando
l’organizzazione e il personale tutto, anche attraverso l’utilizzo di incentivi, a proporre
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Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 33
continuamente novità tecnologiche e produttive che, molto spesso, si possono tradurre in
innovazione informale e incrementale.
In prospettiva, pertanto, i salottifici e poltronifici del distretto per mantenere alta la competitività
e contrastare con successo l’avanzata commerciale e la leadership mondiale nel comparto
dell’imbottito dei produttori cinesi, ma anche la concorrenza nelle fasce alte di mercato della
Germania, dovranno operare costanti investimenti nell’innovazione di prodotto, per differenziare
la propria offerta, puntando su design, ricerca di nuovi materiali, comodità, funzionalità, qualità
ed eco-compatibilità del prodotto. Le imprese finali, inoltre, dovranno cercare di accrescere la
propria visibilità sul mercato, attraverso investimenti in politiche di marchio e distributive. Questo
può essere attuato attraverso strategie di integrazione a valle con il retail, per la ricerca di un
maggiore controllo della catena del valore, la comunicazione ai consumatori del valore del brand
e il monitoraggio dei gusti dei consumatori.
Solo così potranno essere colte pienamente le opportunità che vengono dai mercati esteri e
potrà essere ridotta l’elevata dipendenza del distretto da un solo mercato, la Francia, che
assorbe il 50% dell’export di Forlì. L’analisi evidenzia come per il comparto italiano dell’imbottito
il maggiore potenziale di crescita sia offerto dalla Francia, ma anche dagli Stati Uniti, dalla
Germania, dal Regno Unito, da alcuni “nuovi mercati” come la Russia, la Cina e il Medio
Oriente. Sul mercato americano i produttori italiani dovranno cercare di trovare spazio nel
comparto dell’imbottito di alta qualità, dopo la rapida affermazione negli anni Novanta nelle
produzioni di qualità medio-bassa e l’altrettanto veloce crollo nel decennio successivo. La sfida è
difficile anche nei nuovi mercati e, in particolare, in Cina, dove una più capillare presenza
richiede la costruzione di network distributivi attraverso mirati processi di internazionalizzazione
commerciale, con l’apertura di filiali che consentono di stabilire un contatto diretto con la
clientela.
Anche le imprese di subfornitura dovranno investire per rafforzare il proprio posizionamento
competitivo. In particolare, dovranno puntare sulla modernizzazione, organizzazione e
razionalizzazione dei processi produttivi, attraverso ad esempio l’automazione della produzione,
la ristrutturazione logistica, aprendo l’azienda a processi di crescita dimensionale e di
collaborazione strategica verticale lungo la filiera. Le imprese di fase, inoltre, dovranno divenire
anche più proattive in termini di innovazione di prodotto e prestare attenzione a ridurre il
proprio grado di dipendenza da poche aziende committenti locali, con l’individuazione di nuovi
mercati geografici di sbocco. Nel distretto esistono casi di successo che dimostrano come questa
strada sia percorribile.
Il rilancio del distretto passa anche attraverso strategie collettive tanto auspicate da alcuni attori
del distretto. Finora, però, la crisi che sta investendo il settore italiano del mobile è stata
affrontata dalle imprese del distretto con risposte disorganizzate e spesso conflittuali. Così,
proporzionalmente allo sgretolarsi del sistema di relazioni, si riducono le possibilità di rilanciare il
settore attraverso la creazione di reti in grado di internalizzare il valore aggiunto che il sistema
locale fa fatica a trattenere. In prospettiva, la grande sfida per il distretto di Forlì e, più in
generale, per l’industria del mobile italiana è quella di dare finalmente vita a uno o più attori
(anche attraverso la costruzione di reti di impresa) di rilevanza mondiale nella distribuzione di
prodotti del sistema casa.
Un ruolo di primo piano potrebbe essere assunto dalle istituzioni, locali e non, che devono porsi
l’obiettivo di risolvere le criticità che le imprese incontrano nella ricerca di capitale umano
qualificato, dagli operai specializzati (modellisti, tappezzieri, cucitrici con esperienza,…) alle
figure professionali impegnate nella progettazione tecnica e nello sviluppo di nuovi prodotti.
Tuttavia, almeno secondo i giudizi espressi dagli imprenditori, nel territorio mancano adeguate
scuole di formazione, centri di design e di ricerca. Si tratta di criticità serie e gravi che vanno
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
34 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche
assolutamente superate, eventualmente attivando collaborazioni e/o partnership istituzionali con
centri di ricerca e di design presenti in altri distretti italiani del mobile, più o meno vicini. Vanno,
inoltre, adottate misure idonee a superare i problemi di concorrenza sleale che rischiano di
rompere gli equilibri competitivi all’interno del distretto (costringendo a uscire dal mercato i
fornitori e i terzisti di qualità), e che nel medio lungo termine rappresentano una minaccia alla
tenuta sociale interna e alla competitività dell’area.
Le istituzioni locali, insieme agli attori imprenditoriali, dovranno, inoltre, seguire l’esperienza del
“marchio italiano di qualità ambientale” che è partito in via sperimentale nel distretto del mobile
del Livenza nel luglio del 2012. Il successo di questa iniziativa dipenderà molto dalla capacità
delle istituzioni e delle imprese di trasmettere ai consumatori finali, in Italia e all’estero, i “valori
ambientali” del marchio in termini di ricadute positive sull’ambiente ma anche di garanzia sulla
sicurezza nei luoghi di lavoro e sulla salute delle persone.
Un sostegno importante alle imprese del distretto e dell’industria italiana del mobile potrà venire
anche dal rilancio della proposta di regolamento europeo sul Made in per la tracciabilità delle
merci di provenienza extracomunitaria. Sarebbe, ad esempio, un risultato già positivo riuscire a
introdurre un regolamento che impedisce di apporre la dicitura “made in Italy” a chi realizza
prodotti finiti per i quali le fasi di lavorazione non hanno avuto luogo prevalentemente nel
territorio nazionale. Le ricadute positive in termini di riconoscibilità del prodotto non sarebbero
trascurabili e si potrebbero davvero costruire politiche di marketing di sistema dirette a
comunicare ai consumatori finali italiani e internazionali la garanzia di qualità italiana offerta dai
prodotti che utilizzano il marchio “made in Italy”.
Monitor dei Distretti
Dicembre 2012
Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 35
Abbigliamento abruzzese e napoletano6
In questo approfondimento sono analizzate tre distretti del Sistema Moda del Mezzogiorno: le
aree del sud e nord abruzzese e del napoletano. Le aree del sud abruzzese e del napoletano, pur
con un diverso posizionamento competitivo, si sono sviluppate nel tempo avvalendosi di alcuni
asset strategici che le hanno contraddistinte nel panorama del Sistema Moda meridionale:
presenza di subfornitura di qualità e competenze artigianali nella lavorazione dei capi, alto
standard qualitativo delle produzioni, produzioni sartoriali, sviluppo della rete distributiva. In
queste aree sono emersi alcuni leader distrettuali con rinomati brand a livello nazionale e
internazionale. Il nord abruzzese ha basato invece inizialmente il proprio vantaggio competitivo
sulla flessibilità produttiva e su una gamma di prodotti molto ampia ma di media qualità che, nel
tempo, ha manifestato i propri limiti a causa della forte pressione competitiva esercitata dalla
concorrenza estera anche all’interno del distretto (forte presenza di imprenditoria cinese). Alcune
aziende del distretto hanno puntato sul riposizionamento qualitativo della loro offerta adottando
anche mirate strategie di marchio.
Il distretto dell’Abbigliamento sud abruzzese si caratterizza per avere al proprio interno imprese di
medie e grandi dimensioni e una popolazione di piccole imprese di subfornitura. Negli ultimi
anni le imprese distrettuali hanno accusato forti flessioni di fatturato, ma sono riuscite a
mantenere discrete condizioni reddituali (Fig. 1).
Fig. 1 - Abbigliamento sud abruzzese: EBIT Margin ed evoluzione del fatturato tra il 2008 e il 2010
Nota: 26 aziende con 662 milioni di fatturato. La dimensione dei cerchi indica l’importanza dell’impresa in termini di fatturato nel
2008. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su bilanci aziendali
In particolare l’internazionalizzazione produttiva prima e la crisi poi di una grande impresa locale
hanno avuto pesanti ricadute sui subfornitori distrettuali. Nell’area le imprese finali medio-
piccole hanno conseguito risultati migliori.
Il sistema locale sud abruzzese manifesta un’elevata propensione all’export e l’andamento delle
esportazioni ha seguito una dinamica positiva dalla fine degli anni Novanta (pur con qualche
rallentamento) fino al 2007. Dopo il picco di export registrato nel 2007, il distretto ha subito un
crollo delle esportazioni che, nel 2011, risultano quasi dimezzate rispetto al 2007 (passando da
6
Estratto da “Abbigliamento abruzzese e napoletano”, Studi sui distretti industriali, Servizio Studi e
Ricerche, Intesa Sanpaolo, novembre 2012.
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MON%fatturato08-10
A cura di Cristina De Michele
Il distretto dell’Abbigliamento
sud abruzzese
Monitor dei Distretti
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36 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche
451,5 milioni di euro nel 2007 a 244,4 nel 2011) a causa dei forti cali subiti sui principali mercati
di riferimento europei (Germania in primis; Tab. 1).
Negli ultimi anni, dopo i pesanti arretramenti subiti sui principali mercati di riferimento europei,
alcune imprese hanno messo in atto una politica di ricerca di nuovi mercati di sbocco,
indirizzandosi in particolare verso l’Est europeo e i Paesi asiatici.
Tab. 1 – Evoluzione delle esportazioni dell’Abbigliamento sud abruzzese (milioni di euro)
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Totale, di cui: 352,1 378,9 374,4 354,9 393,5 451,5 406,8 297,1 265,1 244,4
Russia 8,0 9,6 11,7 19,1 22,6 33,1 36,1 25,6 20,6 28,2
Germania 96,8 85,0 79,1 53,3 50,1 54,1 41,5 34,5 30,4 24,7
Stati Uniti 31,8 39,0 44,5 42,0 44,3 42,2 38,3 23,8 21,3 21,8
Francia 40,3 46,9 42,3 40,1 46,1 41,5 35,4 24,1 23,9 20,2
Regno Unito 46,2 56,1 48,6 39,4 38,2 43,6 36,6 25,7 21,7 20,0
Spagna 26,6 29,7 33,4 36,6 46,9 54,0 43,0 33,4 28,3 19,6
Svizzera 9,2 11,8 13,5 13,2 12,2 11,8 11,0 9,4 11,9 12,1
Cina 0,3 0,2 0,1 0,4 0,8 4,8 7,4 6,5 7,6 9,0
Grecia 8,0 10,0 10,7 10,4 12,5 18,1 17,8 15,8 11,7 7,6
Hong Kong 1,4 1,3 1,2 1,8 2,1 5,0 5,9 4,4 4,9 6,7
Portogallo 3,7 2,8 4,8 4,6 6,7 9,3 8,1 7,5 7,2 6,5
Belgio 13,1 12,9 13,8 12,1 14,7 14,0 11,4 9,0 7,0 5,0
Ucraina 1,5 2,3 2,7 3,6 4,3 7,9 7,0 4,5 3,2 4,7
Giappone 3,5 5,8 6,2 5,0 6,8 7,5 6,6 4,2 4,6 3,8
Paesi Bassi 12,5 12,8 11,8 9,2 9,1 9,4 10,7 7,0 5,0 3,6
Emirati Arabi Uniti 1,6 2,6 1,4 2,3 4,3 4,9 5,0 4,5 2,5 3,4
Canada 1,6 5,0 3,3 4,4 4,6 5,2 5,8 4,4 6,0 3,3
Turchia 0,4 0,9 1,1 1,9 2,8 5,4 4,5 2,8 2,1 3,1
Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat
Il distretto, inoltre, presenta alcune criticità tra cui una forte dipendenza delle imprese
subfornitrici alle esigenze delle aziende committenti. La filiera distrettuale non è completamente
strutturata, in quanto mancano alcuni attori fondamentali, quali le imprese della meccanica
strumentale o i fornitori di servizi per il distretto. Un altro punto di debolezza del distretto è la
carenza di attori istituzionali in grado di guidare in modo strategico il polo produttivo
supportando le imprese attraverso l’erogazione di servizi (come quelli ad esempio di sostegno
all’internazionalizzazione). Nell’area si avverte la necessità di servizi adeguati per la formazione di
nuove figure professionali soprattutto per quanto riguarda alcune funzioni strategiche
(marketing, logistica, ideazione di prodotti, internazionalizzazione commerciale e produttiva).
La genesi del distretto dell’Abbigliamento nord abruzzese è in parte simile a quella del distretto
sud abruzzese (presenza di grandi imprese nell’area, diffusione di laboratori di subfornitura,
incentivi pubblici, dotazione di infrastrutture). L’offerta produttiva è ampia, tuttavia tendono a
prevalere prodotti standardizzati di qualità media, in particolare jeans, destinati soprattutto al
mercato nazionale. Nel distretto non si sono affermate grandi imprese leader con marchi
rinomati e il tessuto produttivo locale è costituito prevalentemente da imprese di piccola
dimensione e alcune (poche) imprese di medio-grandi dimensioni. Nell’area sono presenti alcuni
terzisti che lavorano per griffe rinomate extra-distrettuali (come Liu-Jo, Armani, Dolce e
Gabbana, Hugo Boss).
L’area nord abruzzese ha sperimentato un sostenuto calo del fatturato nel 2009 non
pienamente recuperato negli anni successivi. Tuttavia, alcune imprese medio-piccole più
dinamiche sono riuscite a conseguire buone performance nonostante la crisi del 2009 (Fig. 2).
Il distretto dell’Abbigliamento
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Monitor dei Distretti
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38 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche
Il distretto dell’Abbigliamento del napoletano si compone di due aree, l’area di Grumo Nevano e
l’area di San Giuseppe Vesuviano, e si caratterizza per una molteplicità di prodotti confezionati:
abito classico da uomo di alta sartoria, abito da donna e da uomo di qualità alta, produzioni di
fascia media di prêt-à-porter (Grumo Nevano), capi di abbigliamento casual in genere, jeans e
prodotti tessili del segmento del “pronto moda”, produzioni di fascia prezzo-qualità medio-
bassa (San Giuseppe Vesuviano). La filiera distrettuale del napoletano si è maggiormente
sviluppata rispetto alle aree distrettuali abruzzesi e comprende fornitori di materie prime,
imprese subfornitrici, lavoranti a domicilio, produttori di accessori, imprese di servizi
(autotrasporti, pubblicità, packaging, ecc.).
L’Abbigliamento del napoletano presenta delle realtà imprenditoriali con alti tassi di
esportazione, anche se tradizionalmente i clienti del distretto sono localizzati in prevalenza in
Italia. Nell’ultimo decennio il distretto ha sperimentato un progressivo rafforzamento dell’export
che ha raggiunto i valori massimi nel 2011 (Tab. 3).
Tab. 3 – Evoluzione delle esportazioni dell’Abbigliamento del napoletano (milioni di euro)
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Totale di cui: 260,7 250,6 233,6 263,0 279,8 294,4 305,7 257,9 305,8 320,1
Stati Uniti 39,8 49,9 43,9 45,0 38,4 32,0 28,6 22,5 28,4 38,3
Spagna 21,3 5,6 5,8 9,7 10,7 17,3 18,5 21,1 30,0 32,2
Russia 17,5 18,6 20,0 31,5 33,7 39,1 37,4 19,3 15,8 19,1
Francia 28,0 32,6 15,2 12,6 14,0 13,5 17,1 15,1 17,3 19,0
Germania 17,2 14,5 18,6 16,0 15,1 15,5 19,6 16,1 15,6 16,8
Hong Kong 2,2 1,3 1,3 2,6 4,0 4,8 4,9 4,5 6,9 11,9
Grecia 10,1 7,8 10,8 14,1 13,2 13,3 15,4 14,7 13,5 11,8
Paesi Bassi 3,1 3,4 4,4 4,3 5,7 5,1 6,3 9,1 11,4 11,3
Albania 9,7 10,5 9,8 11,2 10,7 11,2 10,9 9,4 9,8 10,5
Giappone 10,9 11,4 10,8 15,3 13,5 12,4 10,1 8,1 9,8 10,3
Svizzera 5,0 4,5 5,8 7,1 5,5 4,2 4,6 5,8 8,0 9,0
Belgio 3,5 2,9 2,8 3,1 3,1 3,0 3,5 5,4 8,4 7,9
Tunisia 6,6 5,5 5,7 7,7 8,3 9,5 9,7 13,1 11,6 7,4
Regno Unito 7,0 5,6 5,7 5,3 3,8 3,7 4,4 3,7 5,6 5,8
Ucraina 1,4 2,8 3,4 3,5 7,4 16,4 11,9 4,2 3,8 5,7
Portogallo 1,3 1,5 1,4 1,7 2,6 3,1 3,4 4,0 5,0 4,0
Niger 1,5 0,8 1,9 0,8 1,1 3,1 2,8 2,0 5,6 4,0
Cina 0,2 0,1 0,3 0,7 0,9 0,7 1,2 1,4 1,9 3,8
Guinea 4,7 2,6 1,2 0,7 0,4 0,7 1,3 1,4 2,6 3,7
Nigeria 3,8 6,3 6,7 5,3 1,4 1,5 1,5 1,5 2,2 3,5
Austria 2,9 2,3 3,0 2,0 1,6 2,9 2,7 2,0 3,3 3,4
India 0,3 0,4 0,7 0,7 1,0 0,7 1,0 1,6 2,1 3,2
Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat
Il mercato asiatico è considerato strategico e alcune griffe distrettuali hanno potenziato la
propria rete distributiva effettuando aperture di nuovi punti vendita in quest’area.
Il tessuto produttivo locale è costituito prevalentemente da imprese di piccolissima e piccola
dimensione, alcune imprese medie e una grande impresa (Imap Export). L’Abbigliamento del
napoletano si posiziona nel 2010 ai primissimi posti tra i distretti italiani del sistema moda per
margini unitari. Le imprese più competitive e più attive in termini di qualità, innovazione e
politiche commerciali nella crisi hanno mediamente mostrato una migliore tenuta del fatturato e
buoni livelli di redditività.
Il distretto dell’abbigliamento
del napoletano
Monitor dei distretti italiani   2012
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  • 1. Monitor dei Distretti Servizio Studi e Ricerche Dicembre 2012
  • 2. Executive Summary 2  1. L’export dei distretti industriali nel terzo trimestre del 2012 4  1.1 Un primo bilancio 4  1.2 L’evoluzione per sbocco commerciale 6  1.3 L’evoluzione per regione 9  1.4 Gli ammortizzatori sociali e l’avanzo commerciale 11  2. La geografia dei distretti industriali 12  2.1 La mappa delle performance dell’export 12 2.2 Il planisfero delle esportazioni 19 3. La CIG nei distretti industriali tradizionali 20  4. I 20 poli tecnologici 24  4.1 L’evoluzione delle esportazioni nel terzo trimestre 2012 24 4.2 La Cassa Integrazione Guadagni 25 4.3 La geografia dei poli tecnologici 27 5. Approfondimenti 30  Il mobile imbottito di Forlì nell’attuale contesto competitivo 30 Abbigliamento abruzzese e napoletano 35 6. Il Cruscotto dei distretti “tradizionali” 41  Appendice Metodologica 48    Monitor dei Distretti Dicembre 2012 Nota trimestrale n. 40 Intesa Sanpaolo Servizio Studi e Ricerche Industry and Banking De Michele Cristina Economista Giovanni Foresti Economista Serena Fumagalli Economista Caterina Riontino Economista Ilaria Sangalli Economista Stefania Trenti Economista Database management Angelo Palumbo
  • 3. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 2 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche Executive Summary Il terzo trimestre del 2012 si è chiuso con una nuova crescita delle esportazioni dei distretti industriali: si tratta del decimo risultato utile consecutivo per i 143 distretti tradizionali mappati e monitorati da Intesa Sanpaolo. Nel periodo luglio-settembre, infatti, l’export distrettuale ha messo a segno un aumento tendenziale dell’1,3%. Pur rallentando, hanno continuato a crescere anche i 20 poli tecnologici, trainati dai settori aeronautico e farmaceutico. Ha, invece, accusato un calo l’export dei settori dell’ICT e del biomedicale, negativamente condizionato dal crollo delle esportazioni del polo di Mirandola, drammaticamente colpito dai forti sismi di fine maggio. Sono questi in estrema sintesi i principali risultati del 40° numero del Monitor dei distretti. Tra i distretti tradizionali, in evidenza, soprattutto, il settore agro-alimentare in progresso del 7,5%. Dodici dei trenta distretti a più alta crescita nel terzo trimestre del 2012 appartengono a questa filiera. In evidenza soprattutto i dolci di Alba e Cuneo, l’alimentare di Parma, l’ortofrutta romagnola, il lattiero-caseario lombardo, le mele dell’Alto Adige, il caffè e la pasta napoletana, il prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, i dolci e la pasta veronesi, le conserve di Nocera, il caffè, le confetterie e il cioccolato torinese, i vini del Chianti, le carni e i salumi di Cremona e Mantova. In tutti questi distretti è evidente il traino offerto dai mercati maturi, ma anche il peso contenuto ma crescente dei nuovi mercati. Nel terzo trimestre del 2012 hanno mostrato segnali positivi le produzioni del sistema casa: i distretti specializzati in prodotti e materiali da costruzione, infatti, hanno registrato un aumento tendenziale delle vendite estere del 5,1% grazie al traino del marmo di Carrara e delle piastrelle di Sassuolo. E’ stata poi positiva l’evoluzione delle esportazioni distrettuali di elettrodomestici (+2,1%). Hanno chiuso il terzo trimestre del 2012 in crescita anche le vendite estere di mobili, grazie soprattutto ai buoni risultati ottenuti dalla Brianza che si è affacciata con successo in Cina e Arabia Saudita. Tra i distretti del mobile segnali di recupero sono evidenti anche per le cucine di Pesaro che hanno ripreso a correre in Russia. Pertanto, dopo anni caratterizzati da un contesto competitivo sempre più acceso e da condizioni di domanda sfavorevoli su alcuni mercati avanzati colpiti dalla crisi del settore immobiliare, alcuni distretti del sistema casa iniziano a mostrare primi segnali positivi. E’ ancora presto però per dire se il peggio sia stato superato. Negli altri principali distretti del settore, infatti, la situazione congiunturale è rimasta molto critica. La variabilità dei risultati resta alta anche nelle altre più importanti filiere distrettuali: il sistema moda e la meccanica. Nel sistema moda alle buone performance dell’oreficeria di Arezzo, dell’occhialeria di Belluno, della pelletteria e delle calzature di Arezzo e di Firenze, della concia e le calzature di Santa Croce sull’Arno si contrappongono le difficoltà incontrate da Biella e Prato. Analogamente nella meccanica si sono messi in evidenza i distretti delle macchine per l’imballaggio di Bologna, i ciclomotori di Bologna e le macchine utensili di Piacenza, ma hanno sofferto cali di export la componentistica e termoelettromeccanica friulana e la meccanica strumentale del Bresciano. In questo contesto altamente differenziato, hanno mostrato una sostanziale stabilità le esportazioni distrettuali verso i mercati maturi. A pesare su questo risultato sono stati gli arretramenti subiti in alcuni importanti mercati di sbocco (Germania, Spagna e Grecia su tutti), quasi del tutto compensati però dalle buone performance conseguite negli Stati Uniti (+15,6%), in Giappone (+25,2%) e nel Regno Unito (+5,5%). Se in Spagna e Grecia la crisi della domanda interna ha causato un calo quasi generalizzato delle esportazioni distrettuali, in Germania l’evoluzione dei distretti industriali è stata molto differenziata: quasi la metà delle aree italiane ad alta specializzazione distrettuale ha, infatti, continuato a crescere su questo mercato.
  • 4. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 3 Nel terzo trimestre del 2012 hanno proseguito la loro corsa le esportazioni italiane dirette verso il Giappone e gli Stati Uniti, confermando quanto di buono è stato fatto nel recente passato. Da un paio d’anni, infatti, si sono riaccesi questi due tradizionali motori della crescita distrettuale italiana. In particolare, negli Stati Uniti si è assistito al decimo trimestre consecutivo di crescita a doppia cifra delle esportazioni dei distretti. Sul piano competitivo i risultati conseguiti negli Stati Uniti sono molto importanti e danno un’idea di quanto siano reattivi i distretti italiani nello sfruttare le occasioni di crescita che si presentano sui mercati internazionali. Nel terzo trimestre del 2012 sul mercato americano sono cresciuti gran parte dei distretti italiani. Per performance di crescita si sono messi in evidenza alcuni distretti della metalmeccanica, del sistema casa, del sistema moda e dell’agro-alimentare. Sembra dunque che le imprese distrettuali italiane stiano cogliendo le opportunità offerte da questo mercato, che si sta caratterizzando anche per una ripresa della domanda di beni strumentali e intermedi, segnale forse di un processo di re-industrializzazione che potrà contribuire a ridisegnare le rotte degli scambi internazionali nel prossimo futuro. In Giappone sono cresciuti e molto i distretti del sistema moda: il lusso italiano continua dunque a fare la differenza anche su un mercato che negli ultimi mesi ha conosciuto un calo dei consumi. Nel terzo trimestre del 2012 le esportazioni dei distretti sono cresciute a ritmi sostenuti anche in alcuni mercati emergenti. Dopo Stati Uniti e Giappone, infatti, i paesi che hanno contribuito maggiormente alla crescita delle esportazioni distrettuali sono stati Emirati Arabi Uniti, Libia, Algeria, Russia, Messico e Tailandia. Grazie al traino di questi paesi, le vendite estere dei distretti nei nuovi mercati hanno registrato un aumento tendenziale del 4%. E’ rimasto apparentemente fermo il motore cinese, dove ha pesato il rallentamento di alcuni importanti distretti della metalmeccanica dopo la corsa degli scorsi anni. Sono, invece, cresciuti a tassi sostenuti i distretti specializzati in beni di consumo, con in testa la moda, seguita dall’agro- alimentare e dal sistema casa. Sembra, pertanto, che le imprese italiane siano in grado di sfruttare la transizione di questa economia verso un modello di sviluppo più basato sui consumi. Dalla lettura dei dati di commercio estero emerge pertanto un quadro a luci e ombre, con distretti ancora in salute e distretti in difficoltà, penalizzati dal difficile momento congiunturale e, in alcuni casi, da debolezze/criticità strutturali che da alcuni anni hanno innescato profondi processi di ristrutturazione produttiva. Che il momento congiunturale non sia dei più facili è evidente anche dai dati sugli ammortizzatori sociali. Nei primi undici mesi del 2012 il numero di ore autorizzate di cassa integrazione guadagni si è mantenuto su livelli storicamente elevati, soprattutto per la componente straordinaria, attivata per situazioni di crisi strutturale delle imprese, e per quella in deroga, utilizzata dalle piccole e piccolissime imprese non coperte dalla CIG ordinaria. Il deterioramento e l’incertezza del quadro congiunturale esterno hanno poi portato a un nuovo aumento della CIG ordinaria, richiesta dalle imprese nelle fasi di ripiegamento ciclico. Al contempo, però, i distretti italiani hanno mostrato incoraggianti segnali di competitività, riuscendo a superare le difficoltà incontrate in alcuni mercati con i progressi fatti segnare in altri mercati, più o meno nuovi. Grazie a questi risultati e al contemporaneo forte calo delle importazioni, l’avanzo commerciale dei distretti industriali è tornato ad ampliarsi, portandosi sui 39,7 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2012 (+3 miliardi rispetto al corrispondente periodo dell’anno del 2011), un livello solo di poco inferiore al massimo storico toccato tra gennaio e settembre del 2008.
  • 5. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 4 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 1. L’export dei distretti industriali nel terzo trimestre del 2012 1.1 Un primo bilancio Il terzo trimestre del 2012 si è chiuso con una nuova crescita delle esportazioni dei distretti industriali: si tratta del decimo risultato utile consecutivo per i 143 distretti mappati e monitorati da Intesa Sanpaolo. Nel periodo luglio-settembre, infatti, l’export distrettuale ha messo a segno un aumento tendenziale dell’1,3% (Fig. 1.1). Fig. 1.1 – Evoluzione dell’export dei distretti (variazione % tendenziale) Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat Nel periodo luglio-settembre è, inoltre, tornato a salire il numero dei distretti in crescita tendenziale sui mercati esteri, portandosi a quota 86 (Fig. 1.2). Siamo lontani dai picchi toccati tra il 2010 e il 2011, ma quella era una fase di rimbalzo dopo il crollo del 2009. Fig. 1.2 – Numero di distretti in crescita tendenziale sui mercati esteri Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat In evidenza, soprattutto, il settore agro-alimentare in progresso del 7,5%. Dodici dei trenta distretti a più alta crescita nel terzo trimestre del 2012 appartengono a questa filiera (Tab. 1.1). Tra questi i dolci di Alba e Cuneo in forte espansione in Cina e Russia, nonché in molti altri mercati emergenti, come Emirati Arabi Uniti, Singapore, Turchia, Corea del Sud e Messico, e negli Stati Uniti. Bene anche l’alimentare di Parma (Germania, Francia e Giappone su tutti), l’ortofrutta romagnola (Germania, Regno Unito, Polonia), il lattiero-caseario lombardo (Stati Uniti), le mele dell’Alto Adige (nuovamente in forte crescita in Germania), il caffè e la pasta napoletana (Stati Uniti, Giappone, Germania), il prosecco di Conegliano-Valdobbiadene (Germania, Austria, Regno Unito, Stati Uniti, Canada), i dolci e la pasta veronesi (Germania, Regno Unito), le conserve di Nocera (Regno Unito, Ghana), il caffè, le confetterie e il cioccolato torinese (Svizzera, Regno Unito, Germania, Francia, Stati Uniti, Canada), i vini del Chianti 2,0 1,4 -1,6 3,1 10,0 6,9 8,3 14,4 10,8 8,8 8,5 1,1 2,6 0,9 -1,2 -7,0 -21,4 -23,7 -20,9 -16,9 0,0 12,4 15,1 18,9 16,6 12,9 8,3 4,7 2,4 1,9 1,3 -30 -20 -10 0 10 20 I 05 II 05 III 05 IV 05 I 06 II 06 III 06 IV 06 I 07 II 07 III 07 IV 07 I 08 II 08 III 08 IV 08 I 09 II 09 III 09 IV 09 I 10 II 10 III 10 IV 10 I 11 II 11 III 11 IV 11 I 12 II 12 III 12 73 69 76 84 100 83 99 117 109106102 89 88 81 62 41 11 10 22 27 76 115 118 128 119115 107 89 84 83 86 0 25 50 75 100 125 150 I 05 II 05 III 05 IV 05 I 06 II 06 III 06 IV 06 I 07 II 07 III 07 IV 07 I 08 II 08 III 08 IV 08 I 09 II 09 III 09 IV 09 I 10 II 10 III 10 IV 10 I 11 II 11 III 11 IV 11 I 12 II 12 III 12 A cura di Giovanni Foresti
  • 6. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 5 (Canada, Svizzera, Giappone, Stati Uniti, Cina), le carni e i salumi di Cremona e Mantova (Francia, Belgio, Stati Uniti, Russia). In tutti questi distretti è evidente il traino offerto dai mercati maturi, ma anche il peso contenuto ma crescente dei nuovi mercati. Tab. 1.1 – I 30 distretti con la crescita delle esportazioni più elevata (in milioni di euro) nel terzo trimestre del 2012 Milioni di euro Var. % tendenziali 3° trim. 2011 3° trim. 2012 Differenza tra 3° trim. 2012 e 3° trim . 2011 3° trim. 2012 gen-set 2012 Totale, di cui: 19.375,1 19.626,9 251,9 1,3 1,8 Macchine per l'imballaggio di Bologna 450,3 538,4 88,1 19,6 9,8 Oreficeria di Arezzo 352,2 412,9 60,7 17,2 14,1 Occhialeria di Belluno 377,0 434,4 57,3 15,2 13,0 Legno e arredamento della Brianza 335,8 369,7 33,9 10,1 6,6 Dolci di Alba e Cuneo 260,3 290,4 30,2 11,6 11,3 Pelletteria e calzature di Arezzo 86,2 114,3 28,1 32,6 35,6 Pelletteria e calzature di Firenze 563,6 591,3 27,7 4,9 9,9 Marmo di Carrara 125,6 151,1 25,5 20,3 10,6 Oreficeria di Vicenza 325,2 346,7 21,5 6,6 6,1 Alimentare di Parma 126,4 147,3 20,8 16,5 10,5 Piastrelle di Sassuolo 591,6 611,3 19,7 3,3 3,3 Ortofrutta romagnola 158,1 176,5 18,4 11,7 6,8 Ciclomotori di Bologna 80,3 97,0 16,7 20,8 24,4 Concia e calzature di Santa Croce sull'Arno 222,9 239,6 16,7 7,5 4,6 Elettrodomestici di Inox valley 254,5 270,9 16,4 6,5 7,3 Meccanica strumentale di Vicenza 282,4 298,8 16,4 5,8 0,6 Lattiero-caseario lombardo 183,7 198,6 14,9 8,1 6,2 Mele dell'Alto Adige 87,3 101,9 14,6 16,7 -1,2 Concia di Arzignano 369,6 383,7 14,1 3,8 2,7 Caffè e pasta napoletana 65,7 79,1 13,4 20,4 14,1 Oreficeria di Valenza 186,3 199,4 13,1 7,0 -3,7 Vino prosecco di Conegliano-Valdobbiadene 89,2 102,1 12,9 14,4 10,8 Dolci e pasta veronesi 75,2 87,6 12,4 16,4 17,1 Conserve di Nocera 180,8 192,9 12,1 6,7 9,5 Caffè, confetterie e cioccolato torinese 63,5 74,5 11,0 17,2 19,9 Vini del Chianti 111,2 121,7 10,5 9,5 7,3 Carni e salumi di Cremona e Mantova 36,8 46,6 9,8 26,6 24,5 Macchine utensili di Piacenza 20,6 29,7 9,1 44,2 29,0 Macchine tessili e per mat. plastiche di Bergamo 155,8 163,6 7,8 5,0 2,3 Metalmeccanico del basso mantovano 163,7 171,5 7,8 4,8 4,9 Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat Nel terzo trimestre del 2012 hanno mostrato segnali positivi le produzioni del sistema casa: i distretti specializzati in prodotti e materiali da costruzione, infatti, hanno registrato un aumento tendenziale delle vendite estere del 5,1% grazie al traino del marmo di Carrara (balzo dell’export di pietre lavorate negli Stati Uniti e in Arabia Saudita, e di pietre grezze e anche lavorate in Cina) e delle piastrelle di Sassuolo (molto bene Stati Uniti e Russia). E’ stata poi positiva l’evoluzione delle esportazioni distrettuali di elettrodomestici (+2,1%): la crescita dell’Inox Valley (Germania, Regno Unito, Polonia), infatti, ha più che compensato il nuovo arretramento delle cappe aspiranti e degli elettrodomestici di Fabriano. Hanno chiuso il terzo trimestre del 2012 in crescita anche le vendite estere di mobili, grazie soprattutto ai buoni risultati ottenuti dalla Brianza (+10,1%). Oltre al balzo delle esportazioni negli Stati Uniti, in Svizzera e nel Regno Unito, è proseguita l’espansione in Cina e nell’Arabia Saudita. In questi ultimi due mercati nel periodo luglio-settembre del 2012 l’export delle imprese del legno-arredo della Brianza ha rispettivamente toccato la cifra record di 15,6 milioni di euro e di 12 milioni di euro, consentendo a questi due paesi di scalare rapidamente la classifica dei principali sbocchi commerciali del distretto (sono ora al settimo e al nono posto). Al contempo le imprese della Brianza dimostrano di avere un’eccezionale capacità di sfruttare le occasioni di crescita che si presentano di volta in volta sui mercati internazionali, evidenziando, ad esempio, repentine accelerazioni delle vendite in Qatar, Nigeria e Brasile e in molti altri mercati emergenti. Tra i distretti del mobile segnali di recupero sono evidenti anche per le cucine di Pesaro (+9,4% nel periodo luglio-settembre 2012) che hanno ripreso a correre in Russia e hanno registrato un
  • 7. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 6 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche balzo in Libia tra aprile e settembre del 2012. Pertanto, dopo anni molto difficili e contraddistinti da un contesto competitivo sempre più acceso e da condizioni di domanda sfavorevoli su alcuni mercati avanzati colpiti dalla crisi del settore immobiliare, alcuni distretti del sistema casa iniziano a mostrare primi segnali positivi. E’ ancora presto però per dire se il peggio sia stato superato. Nel settore, infatti, è in atto un profondo processo di selezione e ristrutturazione. Anche i distretti più dinamici sono lontani dal pieno recupero di quanto perso negli anni passati. Inoltre, negli altri principali distretti del settore la situazione congiunturale è rimasta molto critica, con l’imbottito della Murgia e le sedie e tavoli di Manzano nuovamente in significativo calo. La variabilità dei risultati resta alta anche nelle altre più importanti filiere distrettuali: il sistema moda e la meccanica. A livello complessivo i distretti specializzati in beni di consumo del sistema moda hanno chiuso il terzo trimestre del 2012 solo in lieve progresso (+0,7% la variazione tendenziale) e quelli che producono beni intermedi della moda (-2,9%) e prodotti della meccanica (-0,8%) hanno addirittura accusato una riduzione delle vendite estere. Tuttavia, all’interno di questi settori coesistono distretti in forte progresso e distretti in evidente difficoltà. Nel sistema moda, ad esempio, oltre al balzo dell’oreficeria di Arezzo sostenuto anche dalla salita dei prezzi dell’oro, si è messa in evidenza l’occhialeria di Belluno (Tab. 1.1), che è andata molto bene negli Stati Uniti, in Francia, nel Regno Unito e in Germania e, soprattutto, in alcuni nuovi mercati dove sta conoscendo un crescente successo: in evidenza in particolare la Cina, il Brasile e gli Emirati Arabi Uniti. Bene anche i poli del lusso della pelletteria e delle calzature di Arezzo e di Firenze che hanno conseguito ottimi risultati negli Stati Uniti, in Francia, in Cina, nel Regno Unito (cui si aggiunge il Giappone per il polo fiorentino). Hanno maturato buoni risultati anche i distretti a monte della filiera della pelle, con in testa la concia e le calzature di Santa Croce sull’Arno (Francia e Hong Kong per la concia, Regno Unito e Stati Uniti per le calzature), seguita dalla concia di Arzignano (Portogallo, Svizzera, Stati Uniti, Vietnam). Più in difficoltà, invece, i distretti del tessile-abbigliamento: se, infatti, il serico di Como e il tessile e abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno hanno chiuso il terzo trimestre in territorio lievemente positivo, Biella e Prato hanno registrato un calo dei valori esportati intorno al 10%. Anche nella meccanica (che nel complesso dei distretti ha chiuso il terzo trimestre del 2012 con un dato medio leggermente negativo; -0,8%) molti distretti hanno messo a segno progressi significativi sui mercati esteri. Tra questi spiccano per intensità della crescita le macchine per l’imballaggio di Bologna che hanno addirittura mostrato segnali di accelerazione(+19,6% la variazione tendenziale nel periodo luglio-settembre 2012), posizionandosi al primissimo posto per contributo alla crescita dei distretti industriali italiani (Tab. 1.1), con buone performance in Germania, Indonesia, Brasile, Turchia, Giappone, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Messico. Hanno confermato gli ottimi risultati della prima parte dell’anno anche i ciclomotori di Bologna che hanno registrato un balzo dell’export in Giappone, Brasile e Regno Unito. In forte crescita anche le macchine utensili di Piacenza (soprattutto Cina e Germania). Al contempo, però, vanno segnalati gli arretramenti sperimentati dalla componentistica e termoelettromeccanica friulana e dalla meccanica strumentale del Bresciano. E’ pertanto un quadro a luci e ombre quello che emerge dalla lettura settoriale dell’andamento dei distretti industriali. Con l’eccezione della filiera agro-alimentare, tutte le produzioni distrettuali sono caratterizzate dalla presenza di distretti in buona salute sui mercati esteri e aree ad alta specializzazione in difficoltà. 1.2 L’evoluzione per sbocco commerciale In questo contesto altamente differenziato, hanno mostrato una sostanziale stabilità le esportazioni distrettuali verso i mercati maturi (-0,1% la variazione tendenziale nel terzo del 2012; Fig. 1.3). A pesare su questo risultato sono stati gli arretramenti subiti in alcuni importanti mercati di sbocco (Germania, Spagna e Grecia su tutti; Tab. 1.3), quasi del tutto compensati
  • 8. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 7 però dalle buone performance conseguite negli Stati Uniti (+15,6%; Tab. 1.2), in Giappone (+25,2%) e nel Regno Unito (+5,5%). Fig. 1.3 – Export dei distretti verso mercati nuovi e maturi a confronto (var. % tendenziale) Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat Tab. 1.2 – I 10 mercati dove la crescita delle esportazioni dei distretti è stata più elevata (in milioni di euro) nel terzo trimestre del 2012 Milioni di euro Var. % tendenziale 3° trim. 2011 3° trim. 2012 Differenza tra 3° trim. 2012 e 3° trim. 2011 3° trim. 2012 gen-set 2012 Totale, di cui: 19.375,1 19.626,9 251,9 1,3 1,8 Stati Uniti 1.309,0 1.513,3 204,3 15,6 15,3 Giappone 308,2 386,0 77,7 25,2 20,6 Emirati Arabi Uniti 304,2 374,5 70,2 23,1 19,6 Regno Unito 1.076,4 1.135,3 58,8 5,5 4,0 Libia 8,9 58,3 49,4 556,2 180,6 Algeria 108,3 139,1 30,8 28,5 55,2 Russia 812,0 837,9 25,9 3,2 5,7 Messico 112,9 136,3 23,5 20,8 20,7 Tailandia 56,8 78,7 21,9 38,6 18,8 Canada 227,5 248,6 21,1 9,3 7,2 Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat Tab. 1.3 – I 10 mercati dove il calo delle esportazioni dei distretti è stato più pronunciato (in milioni di euro) nel terzo trimestre del 2012 Milioni di euro Var. % tendenziale 3° trim. 2011 3° trim. 2012 Differenza tra 3° trim. 2012 e 3° trim. 2011 3° trim. 2012 gen-set 2012 Germania 2.836,5 2.699,3 -137,3 -4,8 -1,2 Spagna 820,9 722,9 -97,9 -11,9 -10,6 Grecia 212,1 153,1 -58,9 -27,8 -25,3 Romania 329,2 286,9 -42,3 -12,8 -9,5 Francia 2.291,7 2.255,2 -36,5 -1,6 -0,5 Iran 70,2 42,5 -27,7 -39,5 -26,6 Portogallo 187,1 166,5 -20,6 -11,0 -13,3 Belgio 497,8 477,8 -20,1 -4,0 -2,0 Lituania 67,5 49,7 -17,8 -26,4 -14,5 Croazia 97,0 79,8 -17,2 -17,7 -14,6 Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat Se in Spagna e Grecia la crisi della domanda interna ha causato un calo quasi generalizzato delle esportazioni distrettuali, in Germania l’evoluzione dei distretti industriali è stata molto differenziata: quasi la metà delle aree italiane ad alta specializzazione distrettuale ha, infatti, continuato a crescere su questo mercato. Gli ottimi risultati conseguiti da alcuni distretti della filiera metalmeccanica (macchine per l’imballaggio di Bologna, metalmeccanica del basso mantovano, macchine tessili e per materie plastiche di Bergamo, macchine utensili e per il legno di Pesaro), dell’agro-alimentare (mele dell’Alto Adige, alimentare di Parma, prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, ortofrutta romagnola, salumi del modenese, carni di Verona, dolci e -0,1 4,0 -30 -20 -10 0 10 20 30 I 09 II 09 III 09 IV 09 I 10 II 10 III 10 IV 10 I 11 II 11 III 11 IV 11 I 12 II 12 III 12 Mercati maturi Mercati emergenti
  • 9. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 8 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche pasta veronesi), del sistema casa (Inox Valley e legno-arredo della Brianza), del sistema moda (oreficeria di Valenza, occhialeria di Belluno, serico di Como) sono stati più che controbilanciati dagli arretramenti accusati da distretti con le stesse specializzazioni produttive (metalmeccanica di Lecco, metalli di Brescia, componentistica e termoelettromeccanica friulana, lavorazione dei metalli della Valle dell’Arno per la metalmeccanica, mobili del Livenza e Quartier del Piave, rubinetteria, valvolame e pentolame di Lumezzane, sedie e tavoli di Manzano per il sistema casa, calzature di Fermo, tessile e abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno e di Prato, tessile di Biella, oreficeria di Vicenza e calzatura sportiva di Montebelluna per il sistema moda, ortofrutta del barese, vini di Langhe, Roero e Monferrato, lattiero-caseario lombardo per l’agro-alimentare). Nel terzo trimestre del 2012 hanno continuato a correre le esportazioni italiane dirette verso il Giappone e gli Stati Uniti, confermando quanto di buono è stato fatto nel recente passato. Da un paio d’anni, infatti, si sono riaccesi questi due tradizionali motori della crescita distrettuale italiana. In particolare, negli Stati Uniti si è assistito al decimo trimestre consecutivo di crescita a doppia cifra delle esportazioni dei distretti (Fig. 1.4). Qualcosa di analogo sarebbe probabilmente avvenuto anche in Giappone senza il terremoto e il successivo tsunami che ha colpito questo paese nel marzo del 2011. Peraltro, l’export dei distretti verso il mercato giapponese, dopo il rallentamento accusato nel secondo trimestre del 2011, ha mostrato segnali di accelerazione successivamente, toccando punte del 27/25% nel corso del secondo e del terzo trimestre del 2012. Fig. 1.4 – Evoluzione delle esportazioni dei distretti industriali in Giappone e negli Stati Uniti (variazioni % tendenziali) Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat Sul piano competitivo i risultati conseguiti negli Stati Uniti sono molto importanti e danno un’idea di quanto siano reattivi i distretti italiani nello sfruttare le occasioni di crescita che si presentano sui mercati internazionali. Nel terzo trimestre del 2012 sul mercato americano sono cresciuti gran parte dei distretti italiani. Per performance di crescita si sono messi in particolare evidenza alcuni distretti della metalmeccanica (componentistica e termoelettromeccanica friulana, meccanica strumentale di Vicenza, metalli di Brescia, metalmeccanica del basso mantovano), del sistema casa (piastrelle di Sassuolo, marmo di carrara, rubinetti, valvole e pentolame di Lumezzane, rubinetteria e valvolame di Cusio-Valsesia, mobile del Livenza e Quartier del Piave, legno-arredo della Brianza), del sistema moda (pelletteria e calzature di Firenze e di Arezzo, tessile e abbigliamento di Arezzo, calzature di Fermo, abbigliamento del napoletano, concia di Arzignano, tessile e abbigliamento di Schio, Thiene e Valdagno, maglieria e abbigliamento di Perugia, concia e calzature di Santa Croce sull’Arno, serico di Como) e dell’agro-alimentare (lattiero-caseario lombardo, vini di Langhe, Roero e Monferrato, olio di Firenze e di Lucca, caffè e pasta napoletana, vini di Franciacorta). Sembra dunque che le imprese distrettuali italiane stiano cogliendo le opportunità offerte da questo mercato, che si sta caratterizzando anche per una ripresa della domanda di beni strumentali e intermedi, segnale -3,5 18,3 17,0 25,3 22,3 10,1 10,5 15,7 13,5 16,7 15,6 -13,3 2,5 4,6 16,9 19,4 8,4 10,3 11,0 10,1 26,9 25,2 -20 -15 -10 -5 0 5 10 15 20 25 30 I 10 II 10 III 10 IV 10 I 11 II 11 III 11 IV 11 I 12 II 12 III 12 Stati Uniti Giappone
  • 10. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 9 forse di un processo di re-industrializzazione che potrà contribuire a ridisegnare le rotte degli scambi internazionali nel prossimo futuro. In Giappone sono cresciuti molto i distretti del sistema moda più o meno presenti storicamente su questo mercato (pelletteria e calzature di Firenze, serico di Como, maglieria e abbigliamento di Carpi, abbigliamento di Empoli, concia e calzature di Santa Croce sull’Arno, oreficeria di Valenza, abbigliamento del napoletano, pelletteria del Tolentino, calzatura sportiva di Montebelluna, calzature di San Mauro Pascoli) insieme ad alcuni distretti della metalmeccanica (macchine per l’imballaggio di Bologna, ciclomotori di Bologna, macchine agricole di Modena e Reggio Emilia), dell’agro-alimentare (caffè e pasta napoletana, alimentare di Parma, olio e pasta del barese, conserve di Nocera, vini del Chianti) e del sistema casa (piastrelle di Sassuolo, mobile del Livenza e Quartier del Piave). Nel terzo trimestre del 2012 le esportazioni dei distretti sono cresciute a ritmi sostenuti anche in alcuni mercati emergenti. Dopo Stati Uniti e Giappone, infatti, i paesi che hanno contribuito maggiormente alla crescita delle esportazioni distrettuali sono stati Emirati Arabi Uniti, Libia, Algeria, Russia, Messico e Tailandia (Tab. 1.2). Grazie al traino di questi paesi, le vendite estere dei distretti nei nuovi mercati hanno registrato un aumento tendenziale del 4% (Fig. 1.3). Molto bene l’export in Libia e Algeria, dove è stato recuperato quanto perso nel corso della Primavera Araba. In Libia hanno brillato l’oreficeria di Arezzo e le cucine di Pesaro, mentre in Algeria si sono messi in evidenza soprattutto i distretti della metalmeccanica (macchine per la concia e la pelle di Vigevano, macchine per l’imballaggio di Bologna, metalli di Brescia, componentistica e termoelettromeccanica friulana, meccanica strumentale di Varese, metalmeccanico di Lecco, macchine tessili e per materie plastiche di Bergamo). In forte crescita anche le esportazioni negli Emirati Arabi Uniti e in Messico. Negli Emirati Arabi Uniti hanno ripreso a correre le esportazioni dell’oreficeria di Arezzo. Da segnalare, inoltre, l’ingresso (e il successo) in questo mercato di alcuni distretti della metalmeccanica (macchine per l’imballaggio di Bologna e metalmeccanica di Lecco), dell’agro-alimentare (dolci di Alba e Cuneo) e, soprattutto, della moda (occhialeria di Belluno, calzature di Fermo, pelletteria e calzature di Firenze). In Messico la crescita è stata guidata dai distretti della meccanica (meccanica strumentale del Bresciano, macchine per l’imballaggio di Bologna, metalli di Brescia), seguiti dai dolci di Alba e Cuneo e dalle piastrelle di Sassuolo. Infine, è rimasto apparentemente fermo il motore cinese (-2,7% la variazione tendenziale delle esportazioni distrettuali nel terzo trimestre del 2012), dove però 78 distretti hanno registrato performance positive. Senza il fisiologico rallentamento di alcuni importanti distretti della metalmeccanica dopo la corsa degli scorsi anni (macchine per materie plastiche di Bergamo, meccanica strumentale del Bresciano, macchine per l’imballaggio di Bologna, componentistica e termoelettromeccanica friulana), l’evoluzione dei distretti italiani sul mercato cinese sarebbe stata di gran lunga migliore evidenziando una crescita addirittura pari al 16,2% tendenziale. Vanno segnalati, in particolare, gli straordinari risultati conseguiti dai distretti specializzati in beni di consumo, con in testa la moda (occhialeria di Belluno, pelletteria e calzature di Firenze e di Arezzo, tessile e abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno, calzature di Fermo, tessile e abbigliamento di Arezzo, abbigliamento di Empoli, calzature del Brenta), seguita dall’agro- alimentare (soprattutto dolci di Alba e Cuneo), e dal sistema casa (legno-arredo della Brianza, marmo di Carrara). Sembra, pertanto, che gli imprenditori italiani stiano sfruttando al meglio la transizione dell’economia cinese verso un modello di sviluppo più incentrato sui consumi, realizzando guadagni di quote sull’import cinese di questa tipologia di beni. 1.3 L’evoluzione per regione A livello regionale hanno mediamente registrato buone performance i distretti dell’Umbria (+7% la variazione tendenziale nel terzo trimestre del 2012), dell’Emilia Romagna (+6,3%) e della Toscana (+5,3%; Tab. 1.4) e del Trentino Alto Adige (+10,8%). Come si è avuto modo di
  • 11. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 10 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche osservare in queste regioni si sono messi in evidenza distretti della meccanica (le macchine per l’imballaggio di Bologna in Emilia Romagna), della moda (l’oreficeria di Arezzo, la pelletteria e le calzature di Arezzo e di Firenze in Toscana), del sistema casa (il marmo di Carrara), dell’agro- alimentare (l’olio umbro in Umbria; l’alimentare di Parma e l’ortofrutta romagnola in Emilia Romagna; i vini del Chianti in Toscana; le mele dell’Alto Adige e i vini rossi e le bollicine di Trento in Trentino Alto Adige). Hanno chiuso il terzo trimestre in territorio lievemente positivo il Piemonte, il Veneto, la Campania e le Marche. In queste regioni il buon andamento di alcuni distretti è stato accompagnato dal ripiegamento di altri. In Piemonte, ad esempio, hanno registrato buoni tassi di crescita le esportazioni di dolci di Alba e Cuneo e delle macchine tessili di Biella, mentre ha sofferto cali di export il tessile di Biella. In Veneto ha brillato l’occhialeria di Belluno e, al contempo, hanno sofferto la calzatura sportiva di Montebelluna e il tessile e l’abbigliamento di Treviso. In Campania hanno sperimentato buoni ritmi di crescita il caffè e della pasta napoletana e le conserve di Nocera, mentre, dopo un primo semestre in positivo, ha subito un calo l’abbigliamento del napoletano. Nelle Marche, infine, le cucine di Pesaro hanno mantenuto una buona dinamica (+9,4% la variazione tendenziale nel terzo trimestre del 2012), mentre le cappe aspiranti e gli elettrodomestici di Fabriano hanno nuovamente chiuso in territorio negativo. Tab. 1.4 – Le esportazioni distrettuali nelle regioni italiane nel 3° trimestre del 2012 Milioni di euro Var. % tendenziale 3° trim. 2011 3° trim. 2012 Differenza tra 3° trim. 2012 e 3° trim. 2011 3° trim. 2012 gen-set 2012 Nord-Ovest, di cui: 6.088,3 6.039,2 -49,1 -0,8 0,4 Piemonte 1.484,1 1.506,2 22,1 1,5 0,8 Lombardia 4.598,7 4.528,4 -70,3 -1,5 0,5 Nord-Est 8.396,5 8.573,8 177,4 2,1 1,8 Emilia-Romagna 2.562,0 2.724,6 162,6 6,3 5,9 Veneto 4.429,8 4.538,0 108,2 2,4 2,6 Trentino-Alto Adige 262,2 290,4 28,3 10,8 0,1 Friuli-Venezia Giulia 1.142,5 1.020,8 -121,7 -10,7 -8,9 Centro, di cui: 3.715,2 3.861,4 146,2 3,9 5,4 Toscana 2.588,5 2.725,9 137,4 5,3 6,3 Umbria 141,0 150,8 9,9 7,0 5,7 Marche 966,8 968,3 1,5 0,2 3,3 Sud, di cui: 1.175,1 1.152,5 -22,5 -1,9 -1,3 Campania 497,7 514,5 16,8 3,4 6,5 Sicilia 64,0 69,8 5,9 9,2 -4,1 Abruzzo 163,5 144,0 -19,5 -11,9 -3,9 Puglia 425,5 395,7 -29,8 -7,0 -10,0 Totale 19.375,1 19.626,9 251,9 1,3 1,8 Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat Più critica la situazione nelle alte regioni ad alta intensità distrettuale, con punte negative in Friuli Venezia Giulia, che risente principalmente della riduzione delle vendite estere della componentistica e termoelettromeccanica friulana, e in Abruzzo, dove ha subito un forte calo l’export dell’abbigliamento del sud abruzzese. Soffrono anche alcuni importanti distretti della Puglia, con in testa l’imbottito della Murgia, l’ortofrutta del barese e le calzature di Casarano. Da segnalare, infine, dopo le brillanti performance del biennio 2010-2011, il lieve ripiegamento per il secondo trimestre consecutivo delle esportazioni dei distretti della Lombardia, causato dalla dinamica leggermente negativa di tre importanti aree della filiera metalmeccanica: i metalli di Brescia (-3,1% sul terzo trimestre 2011), i rubinetti, valvole e pentolame di Lumezzane (-4,7%), la metalmeccanica di Lecco (-2,3%). Nella regione, però, vanno segnalate le brillanti performance di alcuni distretti agro-alimentari (le carni e salumi di Cremona e Mantova e i vini di Franciacorta), del legno-arredo della Brianza, delle macchine per la concia della pelle di Vigevano.
  • 12. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 11 1.4 Gli ammortizzatori sociali e l’avanzo commerciale Dalla lettura dei dati di commercio estero emerge pertanto un quadro a luci e ombre, con distretti ancora in salute e distretti in difficoltà1 , penalizzati dal difficile momento congiunturale e, in alcuni casi, da debolezze/criticità strutturali che hanno innescato profondi processi di ristrutturazione produttiva. Che il momento congiunturale non sia dei più facili è evidente anche dai dati sugli ammortizzatori sociali (Fig. 1.5). Nei primi undici mesi del 2012 il numero di ore autorizzate di cassa integrazione guadagni si è mantenuto su livelli storicamente elevati, soprattutto per la componente straordinaria, attivata per situazioni di crisi strutturale delle imprese, e per quella in deroga, utilizzata dalle piccole e piccolissime imprese non coperte dalla CIG ordinaria. Il deterioramento e l’incertezza del quadro congiunturale esterno ha poi portato a un nuovo aumento della CIG ordinaria, richiesta dalle imprese nelle fasi di ripiegamento ciclico. Fig. 1.5 – Monte ore autorizzate di cassa integrazione guadagni nei distretti industriali (milioni di ore autorizzate) Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Inps Al contempo, però, sono evidenti anche segnali positivi soprattutto tra quei distretti che sono riusciti a superare le difficoltà incontrate in alcuni mercati, con i progressi fatti segnare in altri, più o meno nuovi. Grazie a questi risultati e al contemporaneo forte calo delle importazioni, l’avanzo commerciale dei distretti industriali è tornato ad ampliarsi (Fig. 1.6), portandosi sui 39,7 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2012 (+3 miliardi rispetto al corrispondente periodo dell’anno del 2011), un livello solo di poco inferiore al massimo storico toccato tra gennaio e settembre del 2008. Fig. 1.6 – Export, import e avanzo commerciale dei distretti industriali (miliardi di euro) Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat 1 In questo capitolo sono stati particolarmente enfatizzati i risultati positivi di alcuni distretti. Tuttavia, un buon numero di distretti ha chiuso il terzo trimestre in territorio negativo (56 su un totale di 143). 131 46 24 73 102 71 40 85 48 65 70 42 0 20 40 60 80 100 120 140 Ordinaria Straordinaria In deroga 11 mesi 2009 11 mesi 2010 11 mesi 2011 11 mesi 2012 19,3 20,8 20,2 15,7 18,8 21,4 19,4 55,1 60,3 60,7 47,4 51,6 58,1 59,2 35,8 39,5 40,5 31,7 32,8 36,7 39,7 0 20 40 60 80 gen-set 2006 gen-set 2007 gen-set 2008 gen-set 2009 gen-set 2010 gen-set 2011 gen-set 2012 Import Export Avanzo commerciale
  • 13. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 12 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 2. La geografia dei distretti industriali 2.1 La mappa delle performance dell’export In questo paragrafo si vuole fornire un’indicazione visiva dell’andamento dei distretti industriali italiani nei mercati esteri. Sulla cartina geografica dell’Italia sono rappresentati (attraverso dei cerchi) i distretti industriali analizzati nel Monitor dei Distretti. La dimensione del cerchio indica l’importanza di ogni distretto in termini di fatturato (anno 2008) e di numero di imprese appartenenti al distretto stesso. Il colore dei cerchi fornisce, invece, indicazioni circa l’andamento delle esportazioni dei distretti nel trimestre indicato, rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.  In verde i distretti che hanno registrato un aumento delle esportazioni superiore al 5%;  In rosso i distretti che hanno subito un calo delle esportazioni non inferiore al -5%;  In bianco i distretti che hanno maturato una variazione delle esportazioni compresa tra il -5% e il +5%. Nella prima cartina geografica è illustrato l’andamento di tutti i distretti nel terzo trimestre 2012. Nelle cartine successive è invece rappresentata l’evoluzione dei distretti per filiera produttiva (Metalmeccanica, Sistema casa e Sistema moda). Nella tavola che segue sono indicati i distretti “tradizionali” rappresentati nelle cartine geografiche dell’Italia. Angelo Palumbo
  • 14. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 13 Label Distretto Label Distretto 1 Abbigliamento del barese 72 Maglieria e abbigliamento di Perugia 2 Abbigliamento del napoletano 73 Marmo di Carrara 3 Abbigliamento di Empoli 74 Marmo e granito di Valpolicella 4 Abbigliamento di Rimini 75 Materie plastiche di Treviso, Vicenza, Padova 5 Abbigliamento e calzature della Bassa Bresciana 76 Meccanica strumentale di Varese 6 Abbigliamento nord abruzzese 77 Meccanica strumentale di Vicenza 7 Abbigliamento sud abruzzese 78 Mele del Trentino 8 Abbigliamento-tessile gallaratese 79 Mele dell'Alto Adige 9 Alimentare di Parma 80 Metalli di Brescia 10 Articoli in gomma e materie plastiche di Varese 81 Metalmeccanica di Lecco 11 Caffè e pasta napoletana 82 Metalmeccanico del basso mantovano 12 Caffè, confetterie e cioccolato torinese 83 Mobile d'arte del bassanese 13 Calzatura sportiva di Montebelluna 84 Mobile del Livenza e Quartiere del Piave 14 Calzatura veronese 85 Mobile dell'Alta Valle del Tevere 15 Calzature del Brenta 86 Mobile imbottito della Murgia 16 Calzature del nord barese 87 Mobile imbottito di Quarrata 17 Calzature di Casarano 88 Mobili di Poggibonsi-Sinalunga 18 Calzature di Fermo 89 Mobili imbottiti di Forlì 19 Calzature di Fusignano-Bagnacavallo 90 Mobili in stile di Bovolone 20 Calzature di Lamporecchio 91 Mobilio abruzzese 21 Calzature di Lucca 92 Mozzarella di bufala campana 22 Calzature di San Mauro Pascoli 93 Nocciola e frutta piemontese 23 Calzature di Vigevano 94 Occhialeria di Belluno 24 Calzature napoletane 95 Olio di Firenze 25 Calzetteria di Castel Goffredo 96 Olio di Lucca 26 Calzetteria-abbigliamento del Salento 97 Olio e pasta del barese 27 Cappe aspiranti ed elettrodomestici di Fabriano 98 Olio umbro 28 Carni di Verona 99 Oreficeria di Arezzo 29 Carni e salumi di Cremona e Mantova 100 Oreficeria di Valenza 30 Cartario di Capannori 101 Oreficeria di Vicenza 31 Casalinghi di Omegna 102 Ortofrutta del barese 32 Ceramica artistica di Bassano del Grappa 103 Ortofrutta del foggiano 33 Ceramica di Civita Castellana 104 Ortofrutta di Catania 34 Ceramica di Sesto Fiorentino 105 Ortofrutta romagnola 35 Ciclomotori di Bologna 106 Pasta di Fara 36 Coltelli, forbici di Maniago 107 Pelletteria del Tolentino 37 Componentistica e termoelettromeccanica friulana 108 Pelletteria e calzature di Arezzo 38 Concia di Arzignano 109 Pelletteria e calzature di Firenze 39 Concia di Solofra 110 Piastrelle di Sassuolo 40 Concia e calzature di Santa Croce sull'Arno 111 Pomodoro di Pachino 41 Conserve di Nocera 112 Porfido di Val di Cembra 42 Cucine di Pesaro 113 Prosciutto San Daniele 43 Dolci di Alba e Cuneo 114 Riso di Pavia 44 Dolci e pasta veronesi 115 Riso di Vercelli 45 Elettrodomestici di Inox valley 116 Rubinetteria e valvolame Cusio-Valsesia 46 Florovivaistico del ponente ligure 117 Rubinetti, valvole e pentolame di Lumezzane 47 Florovivaistico di Lucca e Pistoia 118 Salumi del modenese 48 Food machinery di Parma 119 Salumi di Parma 49 Frigoriferi industriali di Casale Monferrato 120 Salumi di Reggio Emilia 50 Gomma del Sebino Bergamasco 121 Sedie e tavoli di Manzano 51 Grafico veronese 122 Seta-tessile di Como 52 Jeans valley di Montefeltro 123 Strumenti musicali di Castelfidardo 53 Lattiero-caseario del sassarese 124 Sughero di Calangianus 54 Lattiero-caseario di Reggio Emilia 125 Termomeccanica scaligera 55 Lattiero-caseario lombardo 126 Tessile di Biella 56 Lattiero-caseario Parmense 127 Tessile e abbigliamento della Val Seriana 57 Lavorazione ardesia di Val Fontanabuona 128 Tessile e abbigliamento di Arezzo 58 Lavorazione metalli Valle dell'Arno 129 Tessile e abbigliamento di Prato 59 Legno di Casalasco-Viadanese 130 Tessile e abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno 60 Legno e arredamento della Brianza 131 Tessile e abbigliamento di Treviso 61 Legno e arredamento dell'Alto Adige 132 Vetro artistico di Murano 62 Macchine agricole di Reggio Emilia e Modena 133 Vini bianchi di Bolzano 63 Macchine concia della pelle di Vigevano 134 Vini del Chianti 64 Macchine legno di Rimini 135 Vini del Friuli 65 Macchine per l'imballaggio di Bologna 136 Vini del Montepulciano d'Abruzzo 66 Macchine tessili di Biella 137 Vini del veronese 67 Macchine tessili e per materie plastiche di Bergamo 138 Vini di Franciacorta 68 Meccanica strumentale del Bresciano 139 Vini di Langhe, Roero e Monferrato 69 Macchine utensili di Piacenza 140 Vini e liquori della Sicilia occidentale 70 Macchine utensili e per il legno di Pesaro 141 Vini rossi e bollicine di Trento 71 Maglieria e abbigliamento di Carpi 142 Vino prosecco di Conegliano-Valdobbiadene
  • 15. M D 1 2 Fo Monitor dei D Dicembre 201 4 2.1.1 - Evoluzio onte: elaborazioni In Distretti 2 one delle esport tesa Sanpaolo su da tazioni dei dist ati Istat tretti nel 3° trimmestre 2012 Inteesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche
  • 16. In 2 Fo ntesa Sanpao 2.1.2 - Evoluzio onte: elaborazioni In lo – Servizio one delle esport tesa Sanpaolo su da Studi e Ricerc tazioni dei dist ati Istat che tretti nel 3° trimmestre 2012: MMETALMECCANICA Monitor D r dei Distrett icembre 201 15 ti 2 5
  • 17. M D 1 2 Fo Monitor dei D Dicembre 201 6 2.1.3 - Evoluzio onte: elaborazioni In Distretti 2 one delle esport tesa Sanpaolo su da tazioni dei dist ati Istat tretti nel 3° trimmestre 2012: SI Inte ISTEMA CASA esa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche
  • 18. In 2 Fo ntesa Sanpao 2.1.4 - Evoluzio onte: elaborazioni In lo – Servizio one delle esport tesa Sanpaolo su da Studi e Ricerc tazioni dei dist ati Istat che tretti nel 3° trimmestre 2012: SIISTEMA MODAA Monitor D r dei Distrett icembre 201 17 ti 2 7
  • 19. M D 1 2 Fo Monitor dei D Dicembre 201 8 2.1.5 - Evoluzio onte: elaborazioni In Distretti 2 one delle esport tesa Sanpaolo su da tazioni dei dist ati Istat tretti nel 3° trimmestre 2012: A Inte AGRO-ALIMENT esa Sanpaolo ARE – Servizio Studi e Ricerche
  • 20. In 2 In do So a su -5 va F Fo ntesa Sanpao 2.2 Il planis n questo plani ove i distretti ono ombreggi 5 milioni. I pa uperiore al 5% 5% sono illust ariazione delle Fig. 2.2.1 - Evol onte: elaborazioni In lo – Servizio sfero delle sfero è illustra nel 2010 han ati i paesi dove aesi dove i dis % sono di color trati in rosso. vendite estere uzione delle es ntesa Sanpaolo su d Studi e Ricerc esportazio ato l’andamen no esportato b e i distretti nel stretti hanno r e verde. I mer Gli sbocchi co e compresa tra sportazioni dei ati Istat che oni nto delle espo beni per un va 2010 hanno r registrato un a rcati dove l’exp ommerciali in il -5% e il +5% i distretti nel 3° ortazioni nei 1 alore non infe registrato un v aumento tende port distrettua cui i distretti % sono dipint ° trimestre 201 38 sbocchi co riore a 5 milio valore dell’expo enziale delle e le si è ridotto d hanno sperim i in bianco. 12 ommerciali, oni di euro. ort inferiore esportazioni di almeno il entato una Monitor D r dei Distrett icembre 201 19 ti 2 9
  • 21. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 20 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 3. La CIG nei distretti industriali tradizionali In questo paragrafo sono presentati i dati di Cassa integrazione guadagni (monte ore autorizzate) per i distretti tradizionali italiani. In particolare, nelle tavole che seguono sono riportati i primi 50 distretti per numero di ore autorizzate di CIG nel periodo gennaio-novembre. Mancano i dati relativi ai distretti agro-alimentari, dal momento che il dettaglio settoriale fornito dalla banca dati INPS in termini di specializzazione produttiva (Ateco 2002 a due digit) non consente di individuare correttamente il fenomeno. I dati CIG dei distretti sono ottenuti incrociando i dati provinciali con le categorie merceologiche Ateco 2002 a due digit. Poiché i settori di specializzazione a due digit risultano talvolta più ampi degli effettivi settori di specializzazione distrettuali, il calcolo del monte ore potrebbe risultare sovrastimato. Quando la sovrastima che si ottiene è eccessiva, come nel caso dei distretti agro- alimentari, si è preferito omettere il risultato. La classificazione Ateco 2002 a due digit A.01: Agricoltura, caccia e relativi servizi A.02: Silvicoltura e utilizzazione di aree forestali e servizi connessi B.05: Pesca, piscicoltura e servizi connessi CA.10: Estrazione di carbon fossile, lignite, torba CA.11: Estrazione di petrolio greggio e di gas naturale e servizi connessi, esclusa la prospezione CA.12: Estrazione di minerali di uranio e di torio CB.13: Estrazione di minerali metalliferi CB.14: Altre industrie estrattive DA.15: Industrie alimentari e delle bevande DA.16: Industria del tabacco DB.17: Industrie tessili DB.18: Confezione di articoli di abbigliamento; preparazione, tintura e confezione di pellicce DC.19: Preparazione e concia del cuoio; fabbricazione di articoli da viaggio, borse, marocchineria, selleria e calzature DD.20: Industria del legno e dei prodotti in legno e sughero esclusi i mobili; fabbricazione di articoli in materiali da intreccio DE.21: Fabbricazione della pasta-carta, della carta e del cartone e dei prodotti di carta DE.22: Editoria, stampa e riproduzione di supporti registrati DF.23: Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento dei combustibili nucleari DG.24: Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali DH.25: Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche DI.26: Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi DJ.27: Metallurgia DJ.28: Fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti DK.29: Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici DL.30: Fabbricazione di macchine per ufficio, di elaboratori e sistemi informatici DL.31: Fabbricazione di macchine ed apparecchi elettrici n.c.a. DL.32: Fabbricazione di apparecchi radiotelevisivi e di apparecchiature per le comunicazioni DL.33: Fabbricazione di apparecchi medicali, di apparecchi di precisione, di strumenti ottici, di orologi DM.34: Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi DM.35: Fabbricazione di altri mezzi di trasporto DN.36: Fabbricazione di mobili; altre industrie manifatturiere K.72: Informatica e attività connesse Fonte: osservatorio statistico CIG, INPS Per ogni distretto sono presentati i dati relativi al numero, alla composizione e all’evoluzione delle ore autorizzate di CIG ordinaria (CIGO), in deroga (CIGD) e straordinaria (CIGS). La CIGO è rivolta alle aziende industriali non edili e alle aziende industriali ed artigiane dell’edilizia e del settore lapideo che sospendono o riducono l’attività aziendale a causa di eventi temporanei e transitori quali ad es. la mancanza di commesse, le avversità atmosferiche. Può essere concessa per 13 settimane, più eventuali proroghe fino a 12 mesi; in determinate aree territoriali il limite è elevato a 24 mesi. A cura di Ilaria Sangalli
  • 22. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 21 Sono definiti “in deroga” i trattamenti straordinari di integrazione salariale (CIGD) destinati ai lavoratori di imprese escluse dalla CIGS, quindi aziende artigiane e industriali con meno di 15 dipendenti o industriali con oltre 15 dipendenti che non possono usufruire dei trattamenti straordinari. La CIGD è stata oggetto di rifinanziamento durante tutto il 2011, attraverso fondi gestiti a livello regionale. L’intervento di CIGS può essere richiesto per ristrutturazione, riorganizzazione e riconversione aziendale, per crisi aziendale di particolare rilevanza sociale e in caso di procedure concorsuali, quali fallimento, liquidazione coatta amministrativa, ecc. La CIGS è destinata ad aziende con in media più di 15 dipendenti nel semestre precedente la richiesta di intervento.
  • 23. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 22 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche Tab. 3.1 – La CIG nei distretti (primi 50): cumulato delle ore autorizzate, composizione percentuale per tipologia di Cassa (Ordinaria ORD, Straordinaria STR e Deroga DER) e variazioni tendenziali Monte ore CIG Composizione CIG nel periodo Gen-nov 2012 Var.% Gen-ago 2011 su corrisp. periodo 2010 Var% Gen-nov 2012 su corrispondente periodo 2011 Gen-nov 2009 2009 Gen-nov 2010 2010 Gen-nov 2011 2011 Gen-nov 2012 ORD STR DER Totale CIG ORD STR DER Metalli di Brescia e Lumezzane: rubinetti, valvole e pentolame 19.590.844 21.412.947 21.622.117 22.537.541 14.847.718 15.639.058 15.469.003 41,5% 45,3% 13,2% -30,6% 4,2% 103,4% -25,5% -10,6% Abbigliamento-tessile gallaratese 8.998.666 9.508.458 8.458.200 9.053.035 7.063.916 7.241.506 8.271.075 61,4% 26,1% 12,5% -20,0% 17,1% 43,9% -19,6% 21,2% Seta-tessile di Como 8.964.951 10.854.533 10.392.636 11.922.358 8.950.016 9.305.686 6.724.799 58,9% 27,5% 13,5% -21,9% -24,9% 45,8% -65,2% 0,2% Tessile e abbigliamento della Val Seriana 4.718.239 5.492.016 7.136.835 7.468.153 6.139.792 6.480.137 6.603.514 31,6% 37,9% 30,4% -13,2% 7,6% 108,3% -34,1% 50,5% Meccanica strumentale del Bresciano 7.752.796 8.428.783 7.428.190 8.041.787 6.513.759 6.831.359 5.840.421 29,5% 59,4% 11,1% -15,1% -10,3% 101,0% -19,6% -51,5% Metalmeccanica di Lecco 10.462.077 12.123.659 10.475.915 10.754.754 5.685.045 6.191.999 5.409.874 57,3% 29,9% 12,8% -42,4% -4,8% 84,5% -51,1% -0,2% Abbigliamento e calzature della bassa bresciana 4.139.601 4.637.398 5.554.139 6.265.406 5.601.325 6.102.585 5.353.089 36,3% 43,6% 20,1% -2,6% -4,4% 57,7% -34,4% 32,8% Articoli in gomma e materie plastiche di Varese 7.671.133 7.927.154 4.364.931 5.606.096 2.289.824 2.553.115 4.438.909 89,9% 6,9% 3,3% -54,5% 93,9% 117,0% -16,7% 67,2% Mobile del Livenza e Quartiere del Piave 2.300.626 2.546.293 3.548.208 3.893.696 4.292.133 4.941.842 4.349.844 46,1% 31,4% 22,5% 26,9% 1,3% 53,2% -38,7% 29,7% Componentistica e termoelettromeccanica friulana e Coltelli, forbici di Maniago 3.106.781 3.502.366 5.314.606 5.728.151 3.475.325 4.066.782 3.913.343 26,7% 70,0% 3,4% -29,0% 12,6% 174,5% -7,9% 8,4% Macchine agricole di Reggio Emilia e Modena 4.970.005 5.582.026 6.024.951 6.657.982 3.069.846 3.363.327 3.858.713 23,1% 53,3% 23,6% -49,5% 25,7% 91,4% 32,4% -13,3% Mobile imbottito della Murgia 2.488.282 2.993.026 5.869.402 6.049.240 4.935.841 5.143.274 3.672.479 32,4% 52,0% 15,6% -15,0% -25,6% 97,1% -44,6% -35,4% Legno e arredamento della Brianza 2.466.286 3.181.658 3.989.099 4.149.328 3.455.133 3.689.102 3.665.109 41,5% 33,7% 24,8% -11,1% 6,1% 40,3% -16,8% 2,4% Piastrelle di Sassuolo 3.374.389 3.626.440 5.839.737 6.150.336 3.930.205 4.154.708 3.627.721 17,3% 58,4% 24,2% -32,4% -7,7% 89,7% -15,4% -19,5% Rubinetteria e valvolame Cusio- Valsesia 3.639.935 3.875.089 2.598.214 2.764.838 2.374.082 2.539.164 3.566.030 53,1% 36,6% 10,3% -8,2% 50,2% 81,5% 43,8% -13,3% Tessile di Biella 6.656.210 7.325.736 5.481.350 5.878.317 3.197.044 3.524.844 3.538.392 31,8% 35,7% 32,5% -40,0% 10,7% 74,4% -5,5% -5,4% Lavorazione metalli Valle dell'Arno 8.648.929 9.331.201 10.039.232 10.315.527 4.642.433 4.805.333 3.457.030 64,3% 26,1% 9,6% -53,4% -25,5% 20,3% -50,2% -66,2% Meccanica strumentale di Varese 6.599.625 6.953.438 6.060.297 6.480.901 2.348.564 2.386.852 3.311.296 51,7% 45,0% 3,3% -63,2% 41,0% 23,9% 89,8% -40,5% Cappe aspiranti ed elettrodomestici di Fabriano 3.663.731 3.939.922 3.378.074 3.610.458 2.704.907 2.903.191 3.228.622 21,1% 73,6% 5,3% -19,6% 19,4% 119,3% 4,2% 49,6% Macchine tessili e per materie plastiche di Bergamo 3.149.781 3.999.460 5.149.952 5.403.974 1.939.319 2.214.578 2.916.775 47,5% 44,3% 8,2% -59,0% 50,4% 111,9% 23,9% -1,4% Ceramica di Civita Castellana 2.746.461 2.857.083 2.857.067 3.093.560 2.489.234 2.839.372 2.851.597 40,5% 43,1% 16,4% -8,2% 14,6% 9,3% 34,9% -10,3% Calzature di Casarano 3.264.251 3.331.369 2.132.229 2.341.263 2.571.656 3.413.562 2.811.092 4,9% 30,5% 64,7% 45,8% 9,3% -0,2% 5,7% 11,9% Elettrodomestici di Inox valley 3.694.339 3.919.592 4.344.723 4.943.482 3.220.454 3.366.192 2.774.894 11,3% 78,6% 10,1% -31,9% -13,8% 30,6% -19,4% 2,7% Nota: ordinamento sulla base del monte ore cumulato novembre 2012. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS, osservatorio statistico CIG
  • 24. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 23 Tab. 3.2 – La CIG nei distretti (primi 50): cumulato delle ore autorizzate, composizione percentuale per tipologia di Cassa (Ordinaria ORD, Straordinaria STR e Deroga DER) e variazioni tendenziali Monte ore CIG Composizione CIG nel periodo Gen-nov 2012 Var.% Gen-ago 2011 su corrisp. periodo 2010 Var% Gen-nov 2012 su corrispondente periodo 2011 Gen-nov 2009 2009 Gen-nov 2010 2010 Gen-nov 2011 2011 Gen-nov 2012 ORD STR DER Totale CIG ORD STR DER Termomeccanica scaligera 1.928.018 2.185.640 4.927.917 5.001.268 1.672.989 1.734.562 2.732.763 23,0% 59,6% 17,4% -65,3% 63,3% 0,4% 117,5% 59,3% Calzature di Fermo e Pelletteria del Tolentino 2.887.871 3.310.182 6.009.015 6.302.203 3.154.757 3.352.015 2.590.826 27,6% 22,2% 50,2% -46,8% -17,9% 40,8% -27,6% -29,8% Abbigliamento del barese 1.490.441 1.621.612 3.202.969 3.317.208 2.325.037 2.623.771 2.502.781 34,5% 31,0% 34,6% -20,9% 7,6% 17,1% 85,0% -26,0% Maglieria e abbigliamento di Perugia 950.340 1.046.301 2.365.001 2.464.429 1.896.683 1.995.357 2.261.810 24,7% 5,0% 70,3% -19,0% 19,3% 95,8% -41,6% 12,1% Tessile e abbigliamento di Prato 1.817.810 2.042.503 4.060.884 4.269.762 2.484.281 2.580.150 2.177.738 16,4% 19,7% 63,9% -39,6% -12,3% 104,3% -43,2% -10,5% Cucine di Pesaro 804.138 964.859 1.926.420 2.059.079 1.313.997 1.430.361 2.128.740 15,6% 64,2% 20,2% -30,5% 62,0% 75,0% 99,8% -2,3% Mobile d'arte del bassanese e Oreficeria di Vicenza 1.495.094 1.753.434 3.019.684 3.113.934 2.074.731 2.308.791 2.088.566 12,8% 31,3% 56,0% -25,9% 0,7% -4,3% 30,6% -9,8% Abbigliamento di Rimini 97.990 111.555 705.273 754.275 1.590.807 1.628.560 2.043.053 0,9% 70,7% 28,4% 115,9% 28,4% -56,8% 443,1% -54,7% Tessile-abbigliamnento di Schio- Thiene-Valdagno 2.338.616 2.751.909 4.317.578 4.494.805 2.424.451 2.569.060 1.914.374 20,4% 38,6% 41,0% -42,8% -21,0% 85,9% -41,4% -17,6% Oreficeria di Valenza 3.329.632 3.619.225 3.344.183 3.503.443 2.625.636 2.695.991 1.679.388 30,4% 9,0% 60,6% -23,0% -36,0% 64,8% -78,3% -37,2% Tessile e abbigliamento di Treviso 1.190.223 1.514.420 3.272.305 3.642.896 2.108.958 2.266.759 1.659.857 20,5% 30,3% 49,2% -37,8% -21,3% 40,3% -52,8% 2,2% Gomma del Sebino Bergamasco 1.531.719 1.832.468 1.792.357 1.842.623 755.278 797.859 1.638.237 44,5% 44,0% 11,5% -56,7% 116,9% 196,3% 170,1% -22,3% Materie plastiche di Treviso, Vicenza, Padova 1.718.696 1.908.725 1.947.455 2.102.182 1.113.943 1.208.335 1.610.642 43,6% 17,8% 38,5% -42,5% 44,6% 175,6% -28,4% 35,6% Maglieria e abbigliamento di Carpi 354.217 495.987 2.426.638 2.597.417 1.474.755 1.577.002 1.578.641 13,4% 22,2% 64,4% -39,3% 7,0% 238,3% 101,0% -17,9% Oreficeria di Arezzo 918.350 1.044.833 1.463.804 1.553.545 2.105.068 2.207.325 1.570.931 18,3% 22,3% 59,4% 42,1% -25,4% -19,0% -30,0% -25,4% Sedie e tavoli di Manzano 951.498 1.264.957 719.814 868.408 1.252.920 1.279.969 1.490.386 10,0% 86,8% 3,2% 47,4% 19,0% 8,1% 21,7% -8,7% Mobilio abruzzese 791.580 872.852 1.181.230 1.190.332 962.843 984.504 1.453.891 14,3% 79,8% 5,9% -17,3% 51,0% -70,1% 408,6% 122,0% Meccanica strumentale di Vicenza 2.535.984 2.907.347 2.697.819 2.799.087 1.834.422 1.869.579 1.345.691 20,0% 51,7% 28,3% -33,2% -26,6% 60,1% -38,2% -29,6% Abbigliamento nord abruzzese 467.880 544.850 933.897 986.659 946.256 963.734 1.337.490 24,0% 56,4% 19,6% -2,3% 41,3% 1,4% 46,5% 128,1% Strumenti musicali di Castelfidardo 488.571 538.677 811.681 859.802 754.899 808.133 1.233.789 29,3% 40,0% 30,7% -6,0% 63,4% 129,6% 68,2% 24,7% Abbigliamento sud abruzzese 1.415.856 1.477.440 1.544.527 1.609.394 1.716.910 1.732.107 1.207.109 36,9% 57,3% 5,8% 7,6% -29,7% 16,3% -9,1% -87,9% Frigoriferi industriali di Casale Monferrato 1.769.562 1.947.747 1.399.893 1.740.406 1.734.318 1.800.042 1.195.977 24,5% 74,3% 1,2% 3,4% -31,0% 42,6% 2,0% -97,8% Macchine per l'imballaggio di Bologna 3.098.662 3.635.560 3.035.265 3.228.327 1.379.507 1.443.097 1.161.533 43,6% 30,9% 25,5% -55,3% -15,8% 141,9% -46,8% -40,2% Prodotti in vetro di Venezia 414.774 449.745 590.635 622.334 891.999 929.377 1.131.640 45,9% 25,4% 28,6% 49,3% 26,9% 99,7% -25,8% 33,0% Macchine legno di Rimini 1.056.505 1.086.641 1.231.171 1.344.081 1.044.332 1.160.858 1.084.581 10,8% 79,2% 10,0% -13,6% 3,9% 168,2% 42,3% -72,6% Calzetteria-abbigliamento del Salento 1.233.389 1.319.306 1.093.027 1.629.752 749.660 812.379 1.060.732 41,5% 5,4% 53,1% -50,2% 41,5% 124,3% -76,0% 78,2% Tessile e abbigliamento di Arezzo 832.470 921.527 1.333.873 1.502.860 1.029.482 1.110.042 1.004.360 13,1% 45,6% 41,3% -26,1% -2,4% 23,0% 15,1% -20,9% Nota: ordinamento sulla base del monte ore cumulato novembre 2012. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS, osservatorio statistico CIG
  • 25. M D 2 4 4 N de tr fa da co fo F p Fo T To T T T T Fo Monitor dei D Dicembre 201 24 4. I 20 po 4.1 L’evoluz el terzo trimes el +2,3% (ten radizionali (+1 armaceutico (+ ati negativi os ondizionato da orti sismi di fine Fig. 4.1- Evoluz poli tecnologici onte: elaborazioni In Tab. 4.1 –L’expo otale Poli Tecnol Totale Poli Farma Polo farmaceut Polo farmaceut Polo farmaceut Polo farmaceut Totale Poli ICT Polo ICT di Mila Polo ICT roman Polo ICT di Tori Polo ICT veneto Polo ICT di Bolo Polo ICT di Cat Polo ICT dell'Aq Polo ICT di Trie Polo ICT di Gen Totale Poli Aeron Polo aeronautic Polo aeronautic Polo aeronautic Polo aeronautic Polo aeronautic Totale Poli Biom Biomedicale di P Biomedicale di M onte: elaborazioni In Distretti 2 oli tecnolo zione delle stre del 2012 ndenziale), seg 1,3%). A trai +7,1%). Il buon sservati nei se al crollo delle e maggio. ione dell’expo i e distretti trad ntesa Sanpaolo su d ort dei poli tec ogici Italia aceutica tico del Lazio tico milanese tico di Napoli tico toscano ano no ino o ogna e Modena tania quila este nova nautica co di Varese co di Torino co di Napoli co romano co pugliese edicale Padova Mirandola tesa Sanpaolo su da ogici e esportaz le esportazion guendo una d inare gli scam n andamento d ttori dell’ICT ( esportazioni d rt (var. % tend dizionali. ati Istat nologici Milioni di euro 21 9 4 2 1 7 4 3 1 1 ati Istat ioni nel te i dei poli tecn dinamica lieve mbi sono sta di questi è stat (-6,4%) e del del polo di Mi denziali):confro o 2011 Co .584,1 9.370,4 4.693,6 2.806,8 .139,0 731,0 7.530,1 4.056,4 838,1 791,5 595,2 423,0 323,4 250,2 134,1 118,2 3.944,7 .298,8 .053,7 750,2 553,7 288,3 738,9 405,7 333,2 erzo trimes ologici italiani mente superio ati i settori a to però quasi i biomedicale ( irandola, dram onto Fig. per Fonte omp. % 100,0 43,4 21,7 13,0 5,3 3,4 34,9 18,8 3,9 3,7 2,8 2,0 1,5 1,2 0,6 0,5 18,3 6,0 4,9 3,5 2,6 1,3 3,4 1,9 1,5 Inte stre 2012 hanno chiuso ore a quella d aeronautico (+ nteramente an (-34,9%), neg mmaticamente 4.2- Evoluzion settore econom : elaborazioni Intesa Var. % rispett 2011 II 6,6 7,8 9,8 2,5 18,6 1,3 8,9 4,8 13,2 43,7 12,0 4,1 12,2 -1,0 2,9 -16,3 -0,1 -18,3 3,7 -6,1 62,0 41,3 7,6 13,7 0,9 esa Sanpaolo o in crescita dei distretti +12,2%) e nnullato dai ativamente colpito dai e dell’export (v mico a Sanpaolo su dati Is o al corrisponde trim 2012 5,1 11,5 31,3 7,9 -36,6 -14,0 -9,2 -17,5 -2,3 -5,2 -4,6 8,4 25,1 4,9 -7,6 -3,9 26,6 22,1 28,2 33,9 7,8 43,0 -27,4 -17,5 -39,2 – Servizio St var. % tendenz stat ente periodo pre III trim 2012 2,3 7,1 19,4 5,0 -27,6 -9,5 -6,4 -14,0 6,0 -11,7 -9,9 10,5 56,4 -14,3 9,9 -36,1 12,2 9,9 14,3 28,5 -8,1 57,6 -34,9 -13,8 -56,8 A cura di Sere udi e Ricerch ziali):dettaglio ecedente Gen-set 20 5 12 27 8 -24 -5 -5 -14 6 -3 -0 6 42 -9 0 -8 16 21 14 27 -15 46 -23 -17 -31 ena Fumagalli e 12 5,6 2,8 7,9 8,7 4,6 5,9 5,8 4,4 6,0 3,9 0,6 6,7 2,7 9,1 0,0 8,3 6,5 1,3 4,9 7,8 5,5 6,9 3,4 7,1 1,1
  • 26. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 25 Tra i cinque poli dell’aeronautica solo il polo del Lazio ha riportato un calo delle esportazioni. Nella farmaceutica si sono registrati andamenti molto differenziati con poli che si sono confermati in territorio negativo (Napoli e Toscana) e aree in crescita. Ancora una volta si è messo in evidenza il polo farmaceutico del Lazio (+19,4% la variazione tendenziale nel terzo trimestre del 2012) che ha continuato a crescere a ritmi sostenuti in Francia (+19,6%) e Germania (+19,1%), primo e terzo mercato di sbocco. Bene le vendite anche verso Belgio, Paesi Bassi e Regno Unito. Da segnalare inoltre l’intensa accelerazione delle vendite verso gli Stati Uniti, in recupero dopo il calo del 2011. La divaricazione dei risultati è stata molto elevata anche nei nove poli ICT: alle cinque aree che hanno chiuso il terzo trimestre del 2012 con una riduzione delle vendite estere (ICT di Milano, ICT di Torino, ICT veneto, ICT dell’Aquila, ICT di Genova) si sono contrapposte quattro aree che hanno registrato una crescita dell’export (ICT romano, ICT di Bologna e Modena, ICT di Catania, ICT di Trieste). Infine, chiude in territorio negativo l’export dei 2 poli del biomedicale (-34,9%), negativamente condizionato dal crollo delle esportazioni del polo biomedicale di Mirandola, drammaticamente e pesantemente colpito dai forti sismi di fine maggio. Le esportazioni hanno registrato cali a due cifre su tutti i principali sbocchi commerciali, con punte del -70% nei primi due mercati di riferimento, Germania e Francia. 4.2 La Cassa Integrazione Guadagni Nei primi 11 mesi del 2012 si è assistito a un ridimensionamento delle ore di cassa integrazione guadagni autorizzate nei poli tecnologici del 5,3%. Tale risultato è la sintesi di due tendenze contrapposte, l’incremento della componente ordinaria2 (che si è più che raddoppiata) e il calo di quella in deroga3 (-13,5%) e di quella straordinaria4 (-20,4%). Nel complesso il monte ore si attesta sui 26 milioni circa (rispetto ai 27,5 milioni di ore dello stesso periodo del 2011). Il quadro complessivo risulta, nonostante un ridimensionamento delle ore di cassa autorizzate, ancora estremamente difficile e fragile. Le ore autorizzate di CIG straordinaria, infatti, nonostante i segnali di inversione di tendenza emersi nel corso del 2012, si sono mantenute su livelli storicamente elevati, a conferma delle difficoltà in cui si trovano ancora molte imprese anche dei settori hi-tech. Il balzo della componente ordinaria, inoltre, segnala la presenza di condizioni di domanda che sono tornate a deteriorarsi soprattutto sul mercato interno, portando molte imprese a ricorrere agli ammortizzatori sociali per far fronte a un quadro congiunturale sfavorevole. 2 La CIGO è rivolta alle aziende industriali non edili e alle aziende industriali ed artigiane dell’edilizia e del settore lapideo che sospendono o riducono l’attività aziendale a causa di eventi temporanei e transitori quali ad es. la mancanza di commesse, le avversità atmosferiche. Può essere concessa per 13 settimane, più eventuali proroghe fino a 12 mesi; in determinate aree territoriali il limite è elevato a 24 mesi. 3 Sono definiti “in deroga” i trattamenti straordinari di integrazione salariale (CIGD) destinati ai lavoratori di imprese escluse dalla CIGS, quindi aziende artigiane e industriali con meno di 15 dipendenti o industriali con oltre 15 dipendenti che non possono usufruire dei trattamenti straordinari. La CIGD è stata oggetto di rifinanziamento durante tutto il 2011, attraverso fondi gestiti a livello regionale. 4 L’intervento di CIGS può essere richiesto per ristrutturazione, riorganizzazione e riconversione aziendale, per crisi aziendale di particolare rilevanza sociale e in caso di procedure concorsuali, quali fallimento, liquidazione coatta amministrativa, ecc. La CIGS è destinata ad aziende con in media più di 15 dipendenti nel semestre precedente la richiesta di intervento.
  • 27. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 26 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche Fig. 4.3 – Monte ore di CIG autorizzate nei 20 poli tecnologici (milioni di ore) Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS 11,5 8,8 2,0 22,2 8,2 15,0 7,9 31,2 3,0 19,3 5,2 27,5 6,2 15,4 4,5 26,1 0 5 10 15 20 25 30 35 Cig ordinaria Cig straordinaria Cig in deroga Cig totale gennaio-novembre 2009 gennaio-novembre 2010 gennaio-novembre 2011 gennaio-novembre 2012
  • 28. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 27 4.3 La geografia dei poli tecnologici 4.3.1 La mappa delle performance dell’export dei poli In questo paragrafo si offre un‘indicazione visiva dell’andamento dei poli tecnologici italiani nei mercati esteri. La mappa distribuisce sul territorio i 20 poli tecnologici oggetto dell’analisi in questo capitolo. Così com’è stato fatto per i distretti “tradizionali”, ciascun polo è rappresentato sulla mappa da un cerchio. La dimensione del cerchio indica l’importanza del distretto in termini di fatturato (2008) e di numero di imprese appartenenti al distretto stesso. Il colore dei cerchi fornisce, invece, indicazioni circa l’andamento delle esportazioni dei poli tecnologici nel terzo trimestre 2012.  In verde i distretti che hanno registrato un aumento delle esportazioni superiore al 5;  In rosso i distretti che hanno subito un calo delle esportazioni non inferiore al -5;  In bianco i distretti che hanno maturato una variazione delle esportazioni compresa tra il -5 e il +5. I 20 poli tecnologici Label Nome polo 1 Biomedicale di Mirandola 2 Biomedicale di Padova 3 Polo ICT dell'Aquila 4 Polo ICT di Bologna e Modena 5 Polo ICT di Catania 6 Polo ICT di Genova 7 Polo ICT di Milano 8 Polo ICT di Torino 9 Polo ICT romano 10 Polo ICT veneto 11 Polo aeronautico di Napoli 12 Polo aeronautico di Torino 13 Polo aeronautico di Varese 14 Polo aeronautico pugliese 15 Polo aeronautico romano 16 Polo farmaceutico del Lazio 17 Polo farmaceutico di Napoli 18 Polo farmaceutico di Milano 19 Polo farmaceutico toscano 20 Polo ICT di Trieste A cura di Angelo Palumbo
  • 29. M D 2 Fo F Monitor dei D Dicembre 201 28 onte: elaborazion Fig. 4.4 - Evoluz Distretti 2 ne Intesa Sanpao zione delle esp olo su dati Istat portazioni dei ppoli tecnologici nel 3° trimestr Inte re 2012 esa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche
  • 30. In 4 In do do o su 5 va F Fo ntesa Sanpao .3.2 Il planisfero n questo plani ove i poli nel 2 ove i poli ne mbreggiati. I p uperiore al 5 so sono illustrat ariazione delle Fig. 4.5 - Evoluz onte: elaborazioni In lo – Servizio o delle esportaz sfero è illustra 2010 hanno es el 2010 hann paesi dove i di ono di colore v ti in rosso. G vendite estere zione delle esp ntesa Sanpaolo su d Studi e Ricerc zioni dei poli ato l’andamen sportato beni p no registrato stretti hanno verde. I merca Gli sbocchi com e compresa tra portazioni dei p ati Istat che nto delle espo per un valore n un valore de registrato un a ati dove l’expo mmerciali in c il -5 e il +5 so poli tecnologici ortazioni negli non inferiore a ell’export infe aumento tend ort distrettuale cui i distretti h ono dipinti in b nel 3° trimestr 88 sbocchi co a 5 milioni di e eriore a 5 m enziale delle e si è ridotto di hanno sperime bianco. re 2012 ommerciali, uro. I paesi ilioni sono esportazioni almeno il - entato una Monitor D r dei Distrett icembre 201 29 ti 2 9
  • 31. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 30 5. Approfondimenti Il mobile imbottito di Forlì nell’attuale contesto competitivo5 Il distretto del mobile imbottito di Forlì si colloca nel territorio del comune di Forlì e in misura minore anche in alcuni comuni adiacenti, quali Castrocaro, Meldola, Predappio, Bertinoro, Forlimpopoli, e nel comune di Cesena. Nel forlivese vengono prodotti mobili imbottiti destinati per lo più a una fascia prezzo-qualità media e medio-alta, costruiti con cura artigianale utilizzando pellami, e, più di recente, anche stoffe o microfibre, come l’alcantara. Si produce una vasta gamma di modelli di divani, poltrone e pouf, componibili, letti imbottiti. Forlì, insieme ai distretti della Murgia e di Pistoia, è una delle aree italiane a più alta specializzazione nel mobile imbottito. Nel 2011 l’export del distretto è stato pari a 172 milioni di euro, il 2,1% del totale italiano (Tab. 1) e il 33% circa del fatturato distrettuale. Tab. 1 - I principali distretti in termini di export nell’industria italiana del mobile, 2011 Milioni di euro In % Italia Export Import Saldo commerc. Export Import Saldo commerc. Italia di cui: 8.061 1.789 6.271 100,0 100,0 100,0 Livenza e Quartiere del Piave 2.076 81 1.995 25,8 4,5 31,8 Brianza 1.504 257 1.247 18,7 14,4 19,9 Udine 462 68 393 5,7 3,8 6,3 Pesaro 311 27 284 3,9 1,5 4,5 Murgia 421 77 344 5,2 4,3 5,5 Vicenza 307 35 273 3,8 1,9 4,3 Padova 225 27 198 2,8 1,5 3,2 Forlì 172 8 164 2,1 0,4 2,6 Pistoia 140 10 130 1,7 0,6 2,1 Verona 98 39 59 1,2 2,2 0,9 Perugia 55 7 48 0,7 0,4 0,8 Fonte: elaborazioni su dati Istat Nel biennio 2010-11 il distretto di Forlì ha evidenziato un buon andamento del fatturato. Gli altri principali distretti italiani del mobile, al contrario, hanno accusato pesanti perdite di fatturato e sono ben lontani dal giro d’affari del 2008. Soffrono, in particolare, gli altri due poli ad alta specializzazione nell’imbottito, la Murgia e Pistoia, tra i più in ritardo insieme a Pesaro. La buona evoluzione recente di Forlì è spiegata dalla crescita delle vendite all’estero: nel biennio 2010-2011, infatti, il distretto ha registrato la migliore performance tra i poli italiani specializzati nell’industria del mobile (Fig. 1). In particolare, Francia e Cina sono i mercati dove le esportazioni distrettuali sono aumentate di più, toccando nel 2011 i 91,1 milioni di euro nel primo paese (uguagliando il massimo storico del 2001) e gli 8,6 milioni di euro nel secondo paese. La crescita delle imprese del distretto sui mercati internazionali è stata quasi generalizzata, evidenziando sia progressi da parte dei soggetti con una presenza consolidata all’estero, sia la rapida affermazione di aziende capaci di spostare in pochi anni una quota significativa delle proprie vendite dal mercato interno a quello estero. 5 Estratto da “Il mobile imbottito di Forlì nell’attuale contesto competitivo”, Studi sui distretti industriali, Servizio Studi e Ricerche, Intesa Sanpaolo, novembre 2012. A cura di Giovanni Foresti
  • 32. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 31 Fig. 1 – Export dei principali distretti italiani del mobile a confronto (variazioni % medie annue) Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat Meno positiva è, invece, la lettura che emerge dal confronto delle condizioni reddituali, che vede le imprese di Forlì agli ultimissimi posti per EBITDA margin, lontane dai livelli mediani registrati nella Brianza, di gran lunga il miglior distretto italiano per marginalità (premiato, molto verosimilmente, da un buon posizionamento in termini di qualità e design), e poco al di sopra di Manzano e Pistoia. Tra i distretti più in difficoltà vi è anche la Murgia. Forlì, inoltre, insieme a Pistoia è il distretto che tra il 2008 e il 2011 ha accusato il più pronunciato ridimensionamento dell’EBITDA margin. Su questo risultato hanno pesato le difficoltà incontrate dalle imprese di piccole e piccolissime dimensioni. Le microimprese, infatti, nel tentativo di mantenere inalterato il loro giro d’affari (che tra il 2008 e il 2011 è aumentato seppur di poco; Fig. 2), hanno subito una pesante perdita di margini (Fig. 3). Meglio sono andate le imprese di medio- grandi dimensioni, che, grazie anche a un buon progresso del fatturato sui mercati esteri, hanno rafforzato il proprio EBITDA margin, portandolo al 6,7% (dal 4,3% del 2008), un livello significativamente superiore a quello delle imprese più piccole che prima della crisi del 2009 presentavano condizioni reddituali migliori. Anche tra le imprese di dimensioni maggiori, tuttavia, ve ne sono alcune che hanno patito un deterioramento della redditività. Fig. 2 – Mobile di Forlì: evoluzione del fatturato (var. % a prezzi correnti; mediane) Fig. 3 – Mobile di Forlì: EBITDA margin (margine operativo lordo in % fatturato; mediane) 49 Micro imprese: meno di 2 milioni di euro di fatturato nel 2008; 33 Piccole imprese: fatturato del 2008 compreso tra 2 milioni di euro e 10 milioni di euro; 10 imprese Medio-grandi: almeno 10 milioni di euro di fatturato nel 2008. Fonte: ISID (Intesa Sanpaolo Integrated Database) 49 Micro imprese: meno di 2 milioni di euro di fatturato nel 2008; 33 Piccole imprese: fatturato del 2008 compreso tra 2 milioni di euro e 10 milioni di euro; 10 imprese Medio-grandi: almeno 10 milioni di euro di fatturato nel 2008. Fonte: ISID (Intesa Sanpaolo Integrated Database) Le piccole e piccolissime imprese hanno tentato di contenere la riduzione dei margini cercando di tenere sotto controllo il costo del lavoro, anche attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali, -0,5 5,5 -3,4 5,2 2,4 -0,2 0,5 -5,2 -9,6 2,1 -7,1 -10,6 -20,1 -9,3 -10,7 -19,3 -12,8 -16,6 -19,0 -16,7 11,1 9,4 7,1 6,6 6,3 6,1 5,2 -1,1 -2,9 -5,4 -25 -20 -15 -10 -5 0 5 10 15 Forlì Perugia Pesaro Livenza e Quartier del Piave Brianza Vicenza Totale italiano Udine Murgia Pistoia 2002-2007 2008-2009 2010-2011 -15 -10 -5 0 5 10 15 20 2009 2010 2011 tra 2008 e 2011 Totale Medio-grandi Piccole Micro 6,3 4,3 5,3 7,3 4,8 6,7 4,0 5,2 0 3 6 9 Totale Medio-grandi Piccole Micro 2008 2009 2010 2011
  • 33. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 32 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche come è evidente dal balzo delle ore autorizzate di Cassa Integrazione Guadagni in deroga, che può essere attivata prevalentemente dai subfornitori e terzisti. L’attenzione al costo del lavoro non è stata però sufficiente per evitare l’erosione dei margini, che, molto verosimilmente, è la conseguenza della concorrenza di prezzo esercitata dai produttori cinesi locali e del tentativo da parte delle imprese capofila distrettuali di contenere i costi di esternalizzazione della produzione, spinte in questo dalle forti pressioni sui prezzi da parte della distribuzione. Il distretto vive oggi una fase di trasformazione: per reggere alla concorrenza le risposte attuate dalle imprese sono diverse, in relazione al prodotto trattato. In particolare, le imprese produttrici di prodotti propri di fascia medio-bassa tendono sempre più a esternalizzare la produzione a minor valore aggiunto all’imprenditoria cinese presente in loco. A partire dal biennio 2003-04, infatti, il distretto dell’imbottito di Forlì si è progressivamente internazionalizzato al proprio interno. Nel terzo trimestre 2012 nelle imprese individuali del distretto il 23,4% delle persone con cariche sociali era di etnia cinese (Tab. 2). La metà di queste imprese produce poltrone e divani, mentre l’altra metà è specializzata in taglio, cucitura, montaggio e tappezzeria di mobili imbottiti. Negli altri distretti italiani il fenomeno è meno diffuso. A Forlì, inoltre, si è assistito a un impiego crescente di maestranze straniere (il 18% del totale) soprattutto cinesi. La diffusione di questi fenomeni si spiega in parte con il calo di attrattività del settore per le giovani generazioni locali. Tab. 2 – Numero di cariche (persone) nelle imprese attive del mobile della provincia di Forlì-Cesena Persone con nazionalità extra-UE Persone con nazionalità cinese 3° trim. 2009 3° trim. 2012 3° trim. 2009 3° trim. 2012 Numero Totale, di cui: 38 53 28 39 Imprese individuali 23 41 18 32 Società di persone 10 7 8 4 Società di capitale 4 5 2 3 In % persone con cariche sociali nell'industria del mobile della provincia di Forlì Totale, di cui: 5,3 8,2 3,9 6,0 Imprese individuali 17,0 29,9 13,3 23,4 Società di persone 2,8 2,5 2,2 1,4 Società di capitale 1,9 2,2 0,9 1,3 In % persone extra-comunitarie con cariche sociali nell’industria del mobile in Italia In % persone cinesi con cariche sociali nell’industria del mobile in Italia Totale, di cui: 3,6 5,1 13,1 18,5 Imprese individuali 5,3 9,2 10,9 18,1 Società di persone 3,4 2,8 29,6 50,0 Società di capitale 1,2 1,5 9,5 13,0 Nota: i dati si riferiscono al settore Ateco 2007:31. Fonte: elaborazioni ufficio statistica e studi della Camera di Commercio di Forlì- Cesena su dati Infocamere Stockview Il distretto di Forlì, inoltre, negli anni risulta essersi concentrato prevalentemente sulla produzione, mentre evidenzia difficoltà nel presidiare la parte iniziale della catena del valore – l’innovazione, l’ideazione e la progettazione del prodotto – e, soprattutto, la parte finale della catena del valore, ovvero la commercializzazione dei propri prodotti fino al consumatore finale. In particolare, dai risultati di un’indagine condotta nei mesi estivi del 2012 su un campione rappresentativo delle imprese del distretto emerge che sono soprattutto le aziende che non esportano quelle più in ritardo nell’adozione di politiche di branding, design e innovazione. Tuttavia, anche tra le imprese con una buona propensione a esportare sono poche quelle altamente innovative. Innovare significa investire in ricerca e sviluppo e in collaborazione con designer, centri di ricerca e università, e, soprattutto, introdurre in azienda la cultura dell’innovazione, abituando l’organizzazione e il personale tutto, anche attraverso l’utilizzo di incentivi, a proporre
  • 34. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 33 continuamente novità tecnologiche e produttive che, molto spesso, si possono tradurre in innovazione informale e incrementale. In prospettiva, pertanto, i salottifici e poltronifici del distretto per mantenere alta la competitività e contrastare con successo l’avanzata commerciale e la leadership mondiale nel comparto dell’imbottito dei produttori cinesi, ma anche la concorrenza nelle fasce alte di mercato della Germania, dovranno operare costanti investimenti nell’innovazione di prodotto, per differenziare la propria offerta, puntando su design, ricerca di nuovi materiali, comodità, funzionalità, qualità ed eco-compatibilità del prodotto. Le imprese finali, inoltre, dovranno cercare di accrescere la propria visibilità sul mercato, attraverso investimenti in politiche di marchio e distributive. Questo può essere attuato attraverso strategie di integrazione a valle con il retail, per la ricerca di un maggiore controllo della catena del valore, la comunicazione ai consumatori del valore del brand e il monitoraggio dei gusti dei consumatori. Solo così potranno essere colte pienamente le opportunità che vengono dai mercati esteri e potrà essere ridotta l’elevata dipendenza del distretto da un solo mercato, la Francia, che assorbe il 50% dell’export di Forlì. L’analisi evidenzia come per il comparto italiano dell’imbottito il maggiore potenziale di crescita sia offerto dalla Francia, ma anche dagli Stati Uniti, dalla Germania, dal Regno Unito, da alcuni “nuovi mercati” come la Russia, la Cina e il Medio Oriente. Sul mercato americano i produttori italiani dovranno cercare di trovare spazio nel comparto dell’imbottito di alta qualità, dopo la rapida affermazione negli anni Novanta nelle produzioni di qualità medio-bassa e l’altrettanto veloce crollo nel decennio successivo. La sfida è difficile anche nei nuovi mercati e, in particolare, in Cina, dove una più capillare presenza richiede la costruzione di network distributivi attraverso mirati processi di internazionalizzazione commerciale, con l’apertura di filiali che consentono di stabilire un contatto diretto con la clientela. Anche le imprese di subfornitura dovranno investire per rafforzare il proprio posizionamento competitivo. In particolare, dovranno puntare sulla modernizzazione, organizzazione e razionalizzazione dei processi produttivi, attraverso ad esempio l’automazione della produzione, la ristrutturazione logistica, aprendo l’azienda a processi di crescita dimensionale e di collaborazione strategica verticale lungo la filiera. Le imprese di fase, inoltre, dovranno divenire anche più proattive in termini di innovazione di prodotto e prestare attenzione a ridurre il proprio grado di dipendenza da poche aziende committenti locali, con l’individuazione di nuovi mercati geografici di sbocco. Nel distretto esistono casi di successo che dimostrano come questa strada sia percorribile. Il rilancio del distretto passa anche attraverso strategie collettive tanto auspicate da alcuni attori del distretto. Finora, però, la crisi che sta investendo il settore italiano del mobile è stata affrontata dalle imprese del distretto con risposte disorganizzate e spesso conflittuali. Così, proporzionalmente allo sgretolarsi del sistema di relazioni, si riducono le possibilità di rilanciare il settore attraverso la creazione di reti in grado di internalizzare il valore aggiunto che il sistema locale fa fatica a trattenere. In prospettiva, la grande sfida per il distretto di Forlì e, più in generale, per l’industria del mobile italiana è quella di dare finalmente vita a uno o più attori (anche attraverso la costruzione di reti di impresa) di rilevanza mondiale nella distribuzione di prodotti del sistema casa. Un ruolo di primo piano potrebbe essere assunto dalle istituzioni, locali e non, che devono porsi l’obiettivo di risolvere le criticità che le imprese incontrano nella ricerca di capitale umano qualificato, dagli operai specializzati (modellisti, tappezzieri, cucitrici con esperienza,…) alle figure professionali impegnate nella progettazione tecnica e nello sviluppo di nuovi prodotti. Tuttavia, almeno secondo i giudizi espressi dagli imprenditori, nel territorio mancano adeguate scuole di formazione, centri di design e di ricerca. Si tratta di criticità serie e gravi che vanno
  • 35. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 34 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche assolutamente superate, eventualmente attivando collaborazioni e/o partnership istituzionali con centri di ricerca e di design presenti in altri distretti italiani del mobile, più o meno vicini. Vanno, inoltre, adottate misure idonee a superare i problemi di concorrenza sleale che rischiano di rompere gli equilibri competitivi all’interno del distretto (costringendo a uscire dal mercato i fornitori e i terzisti di qualità), e che nel medio lungo termine rappresentano una minaccia alla tenuta sociale interna e alla competitività dell’area. Le istituzioni locali, insieme agli attori imprenditoriali, dovranno, inoltre, seguire l’esperienza del “marchio italiano di qualità ambientale” che è partito in via sperimentale nel distretto del mobile del Livenza nel luglio del 2012. Il successo di questa iniziativa dipenderà molto dalla capacità delle istituzioni e delle imprese di trasmettere ai consumatori finali, in Italia e all’estero, i “valori ambientali” del marchio in termini di ricadute positive sull’ambiente ma anche di garanzia sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e sulla salute delle persone. Un sostegno importante alle imprese del distretto e dell’industria italiana del mobile potrà venire anche dal rilancio della proposta di regolamento europeo sul Made in per la tracciabilità delle merci di provenienza extracomunitaria. Sarebbe, ad esempio, un risultato già positivo riuscire a introdurre un regolamento che impedisce di apporre la dicitura “made in Italy” a chi realizza prodotti finiti per i quali le fasi di lavorazione non hanno avuto luogo prevalentemente nel territorio nazionale. Le ricadute positive in termini di riconoscibilità del prodotto non sarebbero trascurabili e si potrebbero davvero costruire politiche di marketing di sistema dirette a comunicare ai consumatori finali italiani e internazionali la garanzia di qualità italiana offerta dai prodotti che utilizzano il marchio “made in Italy”.
  • 36. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 35 Abbigliamento abruzzese e napoletano6 In questo approfondimento sono analizzate tre distretti del Sistema Moda del Mezzogiorno: le aree del sud e nord abruzzese e del napoletano. Le aree del sud abruzzese e del napoletano, pur con un diverso posizionamento competitivo, si sono sviluppate nel tempo avvalendosi di alcuni asset strategici che le hanno contraddistinte nel panorama del Sistema Moda meridionale: presenza di subfornitura di qualità e competenze artigianali nella lavorazione dei capi, alto standard qualitativo delle produzioni, produzioni sartoriali, sviluppo della rete distributiva. In queste aree sono emersi alcuni leader distrettuali con rinomati brand a livello nazionale e internazionale. Il nord abruzzese ha basato invece inizialmente il proprio vantaggio competitivo sulla flessibilità produttiva e su una gamma di prodotti molto ampia ma di media qualità che, nel tempo, ha manifestato i propri limiti a causa della forte pressione competitiva esercitata dalla concorrenza estera anche all’interno del distretto (forte presenza di imprenditoria cinese). Alcune aziende del distretto hanno puntato sul riposizionamento qualitativo della loro offerta adottando anche mirate strategie di marchio. Il distretto dell’Abbigliamento sud abruzzese si caratterizza per avere al proprio interno imprese di medie e grandi dimensioni e una popolazione di piccole imprese di subfornitura. Negli ultimi anni le imprese distrettuali hanno accusato forti flessioni di fatturato, ma sono riuscite a mantenere discrete condizioni reddituali (Fig. 1). Fig. 1 - Abbigliamento sud abruzzese: EBIT Margin ed evoluzione del fatturato tra il 2008 e il 2010 Nota: 26 aziende con 662 milioni di fatturato. La dimensione dei cerchi indica l’importanza dell’impresa in termini di fatturato nel 2008. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su bilanci aziendali In particolare l’internazionalizzazione produttiva prima e la crisi poi di una grande impresa locale hanno avuto pesanti ricadute sui subfornitori distrettuali. Nell’area le imprese finali medio- piccole hanno conseguito risultati migliori. Il sistema locale sud abruzzese manifesta un’elevata propensione all’export e l’andamento delle esportazioni ha seguito una dinamica positiva dalla fine degli anni Novanta (pur con qualche rallentamento) fino al 2007. Dopo il picco di export registrato nel 2007, il distretto ha subito un crollo delle esportazioni che, nel 2011, risultano quasi dimezzate rispetto al 2007 (passando da 6 Estratto da “Abbigliamento abruzzese e napoletano”, Studi sui distretti industriali, Servizio Studi e Ricerche, Intesa Sanpaolo, novembre 2012. -30 -20 -10 0 10 20 30 -90 -80 -70 -60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 var % fatturato 08-10 MON%fatturato08-10 A cura di Cristina De Michele Il distretto dell’Abbigliamento sud abruzzese
  • 37. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 36 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 451,5 milioni di euro nel 2007 a 244,4 nel 2011) a causa dei forti cali subiti sui principali mercati di riferimento europei (Germania in primis; Tab. 1). Negli ultimi anni, dopo i pesanti arretramenti subiti sui principali mercati di riferimento europei, alcune imprese hanno messo in atto una politica di ricerca di nuovi mercati di sbocco, indirizzandosi in particolare verso l’Est europeo e i Paesi asiatici. Tab. 1 – Evoluzione delle esportazioni dell’Abbigliamento sud abruzzese (milioni di euro) 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Totale, di cui: 352,1 378,9 374,4 354,9 393,5 451,5 406,8 297,1 265,1 244,4 Russia 8,0 9,6 11,7 19,1 22,6 33,1 36,1 25,6 20,6 28,2 Germania 96,8 85,0 79,1 53,3 50,1 54,1 41,5 34,5 30,4 24,7 Stati Uniti 31,8 39,0 44,5 42,0 44,3 42,2 38,3 23,8 21,3 21,8 Francia 40,3 46,9 42,3 40,1 46,1 41,5 35,4 24,1 23,9 20,2 Regno Unito 46,2 56,1 48,6 39,4 38,2 43,6 36,6 25,7 21,7 20,0 Spagna 26,6 29,7 33,4 36,6 46,9 54,0 43,0 33,4 28,3 19,6 Svizzera 9,2 11,8 13,5 13,2 12,2 11,8 11,0 9,4 11,9 12,1 Cina 0,3 0,2 0,1 0,4 0,8 4,8 7,4 6,5 7,6 9,0 Grecia 8,0 10,0 10,7 10,4 12,5 18,1 17,8 15,8 11,7 7,6 Hong Kong 1,4 1,3 1,2 1,8 2,1 5,0 5,9 4,4 4,9 6,7 Portogallo 3,7 2,8 4,8 4,6 6,7 9,3 8,1 7,5 7,2 6,5 Belgio 13,1 12,9 13,8 12,1 14,7 14,0 11,4 9,0 7,0 5,0 Ucraina 1,5 2,3 2,7 3,6 4,3 7,9 7,0 4,5 3,2 4,7 Giappone 3,5 5,8 6,2 5,0 6,8 7,5 6,6 4,2 4,6 3,8 Paesi Bassi 12,5 12,8 11,8 9,2 9,1 9,4 10,7 7,0 5,0 3,6 Emirati Arabi Uniti 1,6 2,6 1,4 2,3 4,3 4,9 5,0 4,5 2,5 3,4 Canada 1,6 5,0 3,3 4,4 4,6 5,2 5,8 4,4 6,0 3,3 Turchia 0,4 0,9 1,1 1,9 2,8 5,4 4,5 2,8 2,1 3,1 Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat Il distretto, inoltre, presenta alcune criticità tra cui una forte dipendenza delle imprese subfornitrici alle esigenze delle aziende committenti. La filiera distrettuale non è completamente strutturata, in quanto mancano alcuni attori fondamentali, quali le imprese della meccanica strumentale o i fornitori di servizi per il distretto. Un altro punto di debolezza del distretto è la carenza di attori istituzionali in grado di guidare in modo strategico il polo produttivo supportando le imprese attraverso l’erogazione di servizi (come quelli ad esempio di sostegno all’internazionalizzazione). Nell’area si avverte la necessità di servizi adeguati per la formazione di nuove figure professionali soprattutto per quanto riguarda alcune funzioni strategiche (marketing, logistica, ideazione di prodotti, internazionalizzazione commerciale e produttiva). La genesi del distretto dell’Abbigliamento nord abruzzese è in parte simile a quella del distretto sud abruzzese (presenza di grandi imprese nell’area, diffusione di laboratori di subfornitura, incentivi pubblici, dotazione di infrastrutture). L’offerta produttiva è ampia, tuttavia tendono a prevalere prodotti standardizzati di qualità media, in particolare jeans, destinati soprattutto al mercato nazionale. Nel distretto non si sono affermate grandi imprese leader con marchi rinomati e il tessuto produttivo locale è costituito prevalentemente da imprese di piccola dimensione e alcune (poche) imprese di medio-grandi dimensioni. Nell’area sono presenti alcuni terzisti che lavorano per griffe rinomate extra-distrettuali (come Liu-Jo, Armani, Dolce e Gabbana, Hugo Boss). L’area nord abruzzese ha sperimentato un sostenuto calo del fatturato nel 2009 non pienamente recuperato negli anni successivi. Tuttavia, alcune imprese medio-piccole più dinamiche sono riuscite a conseguire buone performance nonostante la crisi del 2009 (Fig. 2). Il distretto dell’Abbigliamento nord abruzzese
  • 38. In F N 20 Il de m ne (p T To Be Sv Fr G Sp Ru A St Pa Tu Re Fo Il in ca d by p ntesa Sanpao Fig. 2 - Abbiglia ota: 45 aziende con 008. Fonte: elaboraz distretto trad ecennio le esp mercati di riferim egativa dal 20 passando da 13 Tab. 2 – Evoluz otale, di cui: elgio vizzera rancia ermania pagna ussia lbania tati Uniti aesi Bassi unisia egno Unito onte: elaborazioni In nord abruzzes nadeguato svilu arente nel sett istretto e spes by doing. Inoltr roficuo scamb lo – Servizio amento nord ab n 227 milioni di fattu zioni Intesa Sanpaolo dizionalmente portazioni dist mento, Germa 006 con una 39,6 milioni di ione delle espo 2002 157,4 14,3 13,4 7,6 27,5 7,1 1,9 4,7 14,4 18,8 3,7 5,1 ntesa Sanpaolo su d se mostra critic uppo di un in tore dei serviz so la formazio re, nel distrett io tra territorio Studi e Ricerc bruzzese: EBIT M urato. La dimension o su bilanci azienda non manifes rettuali hanno ania e Stati Uni quota di val euro del 2005 ortazioni dell’A 2003 137,7 6,2 15,9 9,3 18,0 7,3 2,0 4,9 13,2 21,5 1,8 5,0 ati Istat cità simili al di dotto industria zi alle imprese one viene effet to mancano q o e mondo pro che Margin ed evolu e dei cerchi indica l’ li sta una forte o subito un fo iti (Tab. 2). Il n ori esportati 5 a 63,8 del 20 Abbigliamento 2004 119,0 2,1 11,7 9,9 11,3 7,4 3,3 6,5 9,3 18,9 1,6 5,6 stretto sud ab ale di meccani e. Sono insuffi ttuata all’intern quegli attori is oduttivo e di gu uzione del fattu ’importanza dell’imp propensione orte calo sopra nord abruzzese nel 2011 dim 011). nord abruzzes 2005 20 139,6 8 2,6 9,9 13,8 11,8 11,5 3,6 8,2 9,2 17,0 1,0 11,2 bruzzese. Anch ica specialistica icienti le scuo no delle azien stituzionali in g uidare lo svilup urato tra il 2008 presa in termini di fa all’export e attutto nei du ha seguito un mezzata rispett e (milioni di eu 006 2007 9,6 75,4 1,1 1,5 9,8 11,1 6,4 4,7 6,1 4,6 6,5 5,0 2,7 5,2 8,4 8,3 4,9 4,7 7,5 2,8 0,4 0,4 5,9 3,7 he quest’area p a per il distret le di specializz de con modal grado di prom ppo distrettuale 8 e il 2010 atturato nel nell’ultimo e principali na dinamica to al 2005 uro) 2008 79,8 13,7 10,6 3,7 4,5 4,1 7,4 7,6 3,3 2,9 1,8 2,6 presenta un tto e risulta zazione nel ità learning muovere un e. Monitor D 2009 49,9 8,8 7,8 2,1 3,8 2,8 3,5 3,5 2,1 2,2 0,4 1,4 r dei Distrett icembre 201 37 2010 20 61,8 63 14,8 17 6,1 7 3,9 5 4,7 4 3,7 3 4,9 3 2,9 2 2,2 2 2,5 2 0,9 1 2,3 1 ti 2 7 11 3,8 7,6 7,0 5,0 4,8 3,3 3,0 2,6 2,5 2,0 1,4 1,3
  • 39. Monitor dei Distretti Dicembre 2012 38 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche Il distretto dell’Abbigliamento del napoletano si compone di due aree, l’area di Grumo Nevano e l’area di San Giuseppe Vesuviano, e si caratterizza per una molteplicità di prodotti confezionati: abito classico da uomo di alta sartoria, abito da donna e da uomo di qualità alta, produzioni di fascia media di prêt-à-porter (Grumo Nevano), capi di abbigliamento casual in genere, jeans e prodotti tessili del segmento del “pronto moda”, produzioni di fascia prezzo-qualità medio- bassa (San Giuseppe Vesuviano). La filiera distrettuale del napoletano si è maggiormente sviluppata rispetto alle aree distrettuali abruzzesi e comprende fornitori di materie prime, imprese subfornitrici, lavoranti a domicilio, produttori di accessori, imprese di servizi (autotrasporti, pubblicità, packaging, ecc.). L’Abbigliamento del napoletano presenta delle realtà imprenditoriali con alti tassi di esportazione, anche se tradizionalmente i clienti del distretto sono localizzati in prevalenza in Italia. Nell’ultimo decennio il distretto ha sperimentato un progressivo rafforzamento dell’export che ha raggiunto i valori massimi nel 2011 (Tab. 3). Tab. 3 – Evoluzione delle esportazioni dell’Abbigliamento del napoletano (milioni di euro) 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Totale di cui: 260,7 250,6 233,6 263,0 279,8 294,4 305,7 257,9 305,8 320,1 Stati Uniti 39,8 49,9 43,9 45,0 38,4 32,0 28,6 22,5 28,4 38,3 Spagna 21,3 5,6 5,8 9,7 10,7 17,3 18,5 21,1 30,0 32,2 Russia 17,5 18,6 20,0 31,5 33,7 39,1 37,4 19,3 15,8 19,1 Francia 28,0 32,6 15,2 12,6 14,0 13,5 17,1 15,1 17,3 19,0 Germania 17,2 14,5 18,6 16,0 15,1 15,5 19,6 16,1 15,6 16,8 Hong Kong 2,2 1,3 1,3 2,6 4,0 4,8 4,9 4,5 6,9 11,9 Grecia 10,1 7,8 10,8 14,1 13,2 13,3 15,4 14,7 13,5 11,8 Paesi Bassi 3,1 3,4 4,4 4,3 5,7 5,1 6,3 9,1 11,4 11,3 Albania 9,7 10,5 9,8 11,2 10,7 11,2 10,9 9,4 9,8 10,5 Giappone 10,9 11,4 10,8 15,3 13,5 12,4 10,1 8,1 9,8 10,3 Svizzera 5,0 4,5 5,8 7,1 5,5 4,2 4,6 5,8 8,0 9,0 Belgio 3,5 2,9 2,8 3,1 3,1 3,0 3,5 5,4 8,4 7,9 Tunisia 6,6 5,5 5,7 7,7 8,3 9,5 9,7 13,1 11,6 7,4 Regno Unito 7,0 5,6 5,7 5,3 3,8 3,7 4,4 3,7 5,6 5,8 Ucraina 1,4 2,8 3,4 3,5 7,4 16,4 11,9 4,2 3,8 5,7 Portogallo 1,3 1,5 1,4 1,7 2,6 3,1 3,4 4,0 5,0 4,0 Niger 1,5 0,8 1,9 0,8 1,1 3,1 2,8 2,0 5,6 4,0 Cina 0,2 0,1 0,3 0,7 0,9 0,7 1,2 1,4 1,9 3,8 Guinea 4,7 2,6 1,2 0,7 0,4 0,7 1,3 1,4 2,6 3,7 Nigeria 3,8 6,3 6,7 5,3 1,4 1,5 1,5 1,5 2,2 3,5 Austria 2,9 2,3 3,0 2,0 1,6 2,9 2,7 2,0 3,3 3,4 India 0,3 0,4 0,7 0,7 1,0 0,7 1,0 1,6 2,1 3,2 Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat Il mercato asiatico è considerato strategico e alcune griffe distrettuali hanno potenziato la propria rete distributiva effettuando aperture di nuovi punti vendita in quest’area. Il tessuto produttivo locale è costituito prevalentemente da imprese di piccolissima e piccola dimensione, alcune imprese medie e una grande impresa (Imap Export). L’Abbigliamento del napoletano si posiziona nel 2010 ai primissimi posti tra i distretti italiani del sistema moda per margini unitari. Le imprese più competitive e più attive in termini di qualità, innovazione e politiche commerciali nella crisi hanno mediamente mostrato una migliore tenuta del fatturato e buoni livelli di redditività. Il distretto dell’abbigliamento del napoletano