5. BOLLA DI NOMINA
DI S. E. MONS. TOMMASO VALENTINETTI
Arcivescovo Metropolita di Pescara-Penne
Benedetto Vescovo, Servo dei Servi di Dio, al Venerabile fratello Tommaso Valentinetti,
finora Vescovo di Termoli-Larino trasferito all’Archidiocesi di Pescara-Penne, salute e Apostolica
Benedizione.
Da poco posti sulla Cattedra del Beato Pietro Ci adoperiamo per curare il benessere spirituale di
tutto il gregge del Signore.
Dovendosi, appunto, provvedere alla Sede Metropolitana di Pescara-Penne, vacante per la rinunzia
dell’Eccellentissimo Monsignore Francesco Cuccarese, Noi riteniamo di operare in modo ottimo se
l’affidiamo a Te, venerabile fratello, donato di comprovate virtù ed esperto di attività pastorali.
Pertanto, accogliamo il parere della Congregazione per i Vescovi, in forza della massima autorità
Apostolica, sciolto dal vincolo con la summenzionata Diocesi di Termoili-Larino, Ti nominiamo
Arcivescovo Metropolita di Pescara-Penne, con tutti i diritti e i doveri.
Diposniamo, inoltre, che questa lettera sia resa nota al clero e al popolo della medsima Sede, che
esortiamo ad accoglierTi con gioia e a restare in comunione con Te.
Per Te, infine, Venerabile Fratello, invochiamo i doni dello Spirito Paraclito, affinchè da Lui
sostenuto, Tu possa condurre i fedeli affidati alla Tua cura, con le parole e soprattutto con l’esempio,
a perseguire la Santità della vita, assidui alla Mensa del Pane eucaristico e della Parola di Dio: Parola
non vuota e vana, ma viva ed efficace perchè realizza ciò che dice e contiene la stessa forza di Dio.
La grazia di Dio, per l’intercessione della Vergine Maria sia sempre con Te e con la comunità
Diocesana di Pescara-Penne, a Noi carissima.
Dato in Roma, presso San Pietro, il giorno quattro del mese di Novembre, Memoria di San Carlo
Borromeo Vescovo, nell’Anno del Signore duemila e cinque, Primo del Nostro Pontificato.
BENEDETTO PP. XVI
8. MESSAGGIO PER LA QUARESIMA 2006
Carissimi fratelli e sorelle!
La Quaresima è il tempo privilegiato del pellegrinaggio interiore verso
Colui che è la fonte della misericordia. È un pellegrinaggio in cui Lui stesso
ci accompagna attraverso il deserto della nostra povertà, sostenendoci nel
cammino verso la gioia intensa della Pasqua. Anche nella “valle oscura” di
cui parla il Salmista (Sal 23,4), mentre il tentatore ci suggerisce di disperar-
ci o di riporre una speranza illusoria nell’opera delle nostre mani, Dio ci cu-
stodisce e ci sostiene. Sì, anche oggi il Signore ascolta il grido delle molti-
tudini affamate di gioia, di pace, di amore. Come in ogni epoca, esse si sen-
tono abbandonate. Eppure, anche nella desolazione della miseria, della soli-
tudine, della violenza e della fame, che colpiscono senza distinzione anzia-
ni, adulti e bambini, Dio non permette che il buio dell’orrore spadroneggi.
Come infatti ha scritto il mio amato Predecessore Giovanni Paolo II, c’è un
“limite divino imposto al male”, ed è la misericordia (Memoria e identità,
29 ss). È in questa prospettiva che ho voluto porre all’inizio di questo Mes-
saggio l’annotazione evangelica secondo cui “Gesù, vedendo le folle, ne
sentì compassione” (Mt 9,36). In questa luce vorrei soffermarmi a riflettere
su di una questione molto dibattuta tra i nostri contemporanei: la questione
dello sviluppo. Anche oggi lo “sguardo” commosso di Cristo non cessa di
posarsi sugli uomini e sui popoli. Egli li guarda sapendo che il “progetto”
divino ne prevede la chiamata alla salvezza. Gesù conosce le insidie che si
oppongono a tale progetto e si commuove per le folle: decide di difenderle
dai lupi anche a prezzo della sua vita. Con quello sguardo Gesù abbraccia i
singoli e le moltitudini e tutti consegna al Padre, offrendo se stesso in sacri-
ficio di espiazione.
Illuminata da questa verità pasquale, la Chiesa sa che, per promuovere
un pieno sviluppo, è necessario che il nostro “sguardo” sull’uomo si misuri
su quello di Cristo. Infatti, in nessun modo è possibile separare la risposta ai
bisogni materiali e sociali degli uomini dal soddisfacimento delle profonde
necessità del loro cuore. Questo si deve sottolineare tanto maggiormente in
questa nostra epoca di grandi trasformazioni, nella quale percepiamo in ma-
niera sempre più viva e urgente la nostra responsabilità verso i poveri del
mondo. Già il mio venerato Predecessore, il Papa Paolo VI, identificava con
5
9. precisione i guasti del sottosviluppo come una sottrazione di umanità. In
questo senso nell’Enciclica Populorum progressio egli denunciava “le ca-
renze materiali di coloro che sono privati del minimo vitale, e le carenze
morali di coloro che sono mutilati dall’egoismo… le strutture oppressive,
sia che provengano dagli abusi del possesso che da quelli del potere, sia
dallo sfruttamento dei lavoratori che dall’ingiustizia delle transazioni” (n.
21). Come antidoto a tali mali Paolo VI suggeriva non soltanto “l’accresciu-
ta considerazione della dignità degli altri, l’orientarsi verso lo spirito di po-
vertà, la cooperazione al bene comune, la volontà di pace”, ma anche “il ri-
conoscimento da parte dell’uomo dei valori supremi e di Dio, che ne è la
sorgente e il termine” (ibid.). In questa linea il Papa non esitava a proporre
“soprattutto la fede, dono di Dio accolto dalla buona volontà dell’uomo, e
l’unità nella carità di Cristo” (ibid.). Dunque, lo “sguardo” di Cristo sulla
folla, ci impone di affermare i veri contenuti di quell’«umanesimo plenario»
che, ancora secondo Paolo VI, consiste nello “sviluppo di tutto l’uomo e di
tutti gli uomini” (ibid., n. 42). Per questo il primo contributo che la Chiesa
offre allo sviluppo dell’uomo e dei popoli non si sostanzia in mezzi materia-
li o in soluzioni tecniche, ma nell’annuncio della verità di Cristo che educa
le coscienze e insegna l’autentica dignità della persona e del lavoro, pro-
muovendo la formazione di una cultura che risponda veramente a tutte le
domande dell’uomo.
Dinanzi alle terribili sfide della povertà di tanta parte dell’umanità, l’in-
differenza e la chiusura nel proprio egoismo si pongono in un contrasto in-
tollerabile con lo “sguardo” di Cristo. Il digiuno e l’elemosina, che, insieme
con la preghiera, la Chiesa propone in modo speciale nel periodo della Qua-
resima, sono occasione propizia per conformarci a quello “sguardo”. Gli
esempi dei santi e le molte esperienze missionarie che caratterizzano la sto-
ria della Chiesa costituiscono indicazioni preziose sul modo migliore di so-
stenere lo sviluppo. Anche oggi, nel tempo della interdipendenza globale, si
può constatare che nessun progetto economico, sociale o politico sostituisce
quel dono di sé all’altro nel quale si esprime la carità. Chi opera secondo
questa logica evangelica vive la fede come amicizia con il Dio incarnato e,
come Lui, si fa carico dei bisogni materiali e spirituali del prossimo. Lo
guarda come incommensurabile mistero, degno di infinita cura ed attenzio-
ne. Sa che chi non dà Dio dà troppo poco, come diceva la beata Teresa di
Calcutta: “La prima povertà dei popoli è di non conoscere Cristo”. Perciò
6
10. occorre far trovare Dio nel volto misericordioso di Cristo: senza questa pro-
spettiva, una civiltà non si costruisce su basi solide.
Grazie a uomini e donne obbedienti allo Spirito Santo, nella Chiesa sono
sorte molte opere di carità, volte a promuovere lo sviluppo: ospedali, uni-
versità, scuole di formazione professionale, micro-imprese. Sono iniziative
che, molto prima di altre espressioni della società civile, hanno dato prova
della sincera preoccupazione per l’uomo da parte di persone mosse dal mes-
saggio evangelico. Queste opere indicano una strada per guidare ancora og-
gi il mondo verso una globalizzazione che abbia al suo centro il vero bene
dell’uomo e così conduca alla pace autentica. Con la stessa compassione di
Gesù per le folle, la Chiesa sente anche oggi come proprio compito quello
di chiedere a chi ha responsabilità politiche ed ha tra le mani le leve del po-
tere economico e finanziario di promuovere uno sviluppo basato sul rispetto
della dignità di ogni uomo. Un’importante verifica di questo sforzo sarà
l’effettiva libertà religiosa, non intesa semplicemente come possibilità di
annunciare e celebrare Cristo, ma anche di contribuire alla edificazione di
un mondo animato dalla carità. In questo sforzo si iscrive pure l’effettiva
considerazione del ruolo centrale che gli autentici valori religiosi svolgono
nella vita dell’uomo, quale risposta ai suoi più profondi interrogativi e quale
motivazione etica rispetto alle sue responsabilità personali e sociali. Sono
questi i criteri in base ai quali i cristiani dovranno imparare anche a valutare
con sapienza i programmi di chi li governa.
Non possiamo nasconderci che errori sono stati compiuti nel corso della
storia da molti che si professavano discepoli di Gesù. Non di rado, di fronte
all’incombenza di problemi gravi, essi hanno pensato che si dovesse prima
migliorare la terra e poi pensare al cielo. La tentazione è stata di ritenere
che dinanzi ad urgenze pressanti si dovesse in primo luogo provvedere a
cambiare le strutture esterne. Questo ebbe per alcuni come conseguenza la
trasformazione del cristianesimo in un moralismo, la sostituzione del crede-
re con il fare. A ragione, perciò, il mio Predecessore di venerata memoria,
Giovanni Paolo II, osservava: “La tentazione oggi è di ridurre il cristianesi-
mo ad una sapienza meramente umana, quasi a una scienza del buon vivere.
In un mondo fortemente secolarizzato è avvenuta una graduale secolarizza-
zione della salvezza, per cui ci si batte sì per l’uomo, ma per un uomo di-
mezzato. Noi invece sappiamo che Gesù è venuto a portare la salvezza inte-
grale” (Enc. Redemptoris missio, 11).
7
11. È proprio a questa salvezza integrale che la Quaresima ci vuole condurre
in vista della vittoria di Cristo su ogni male che opprime l’uomo. Nel vol-
gerci al divino Maestro, nel convertirci a Lui, nello sperimentare la sua mi-
sericordia grazie al sacramento della Riconciliazione, scopriremo uno
“sguardo” che ci scruta nel profondo e può rianimare le folle e ciascuno di
noi. Esso restituisce la fiducia a quanti non si chiudono nello scetticismo,
aprendo di fronte a loro la prospettiva dell’eternità beata. Già nella storia,
dunque, il Signore, anche quando l’odio sembra dominare, non fa mai man-
care la testimonianza luminosa del suo amore. A Maria, “di speranza fonta-
na vivace” (Dante Alighieri, Paradiso, XXXIII, 12) affido il nostro cammi-
no quaresimale, perché ci conduca al suo Figlio. A Lei affido in particolare
le moltitudini che ancora oggi, provate dalla povertà, invocano aiuto, soste-
gno, comprensione. Con questi sentimenti a tutti imparto di cuore una spe-
ciale Benedizione Apostolica.
29 Settembre 2005
MESSAGGIO PER LA GIORNATA DELLA GIOVENTÙ
«Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino» (Sal 118[119], 105)
Cari giovani!
Nel rivolgermi con gioia a voi che state preparandovi alla XXI Giornata
Mondiale della Gioventù, rivivo nel mio animo il ricordo delle arricchenti
esperienze fatte nell’agosto dello scorso anno in Germania. La Giornata di
quest’anno verrà celebrata nelle diverse Chiese locali e sarà un’occasione
opportuna per ravvivare la fiamma di entusiasmo accesa a Colonia e che
molti di voi hanno portato nelle proprie famiglie, parrocchie, associazioni e
movimenti. Sarà al tempo stesso un momento privilegiato per coinvolgere
tanti vostri amici nel pellegrinaggio spirituale delle nuove generazioni verso
Cristo.
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12. Il tema che propongo alla vostra considerazione è un versetto del Salmo
118[119]: «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammi-
no» (v. 105). L’amato Giovanni Paolo II ha commentato così queste parole
del Salmo: «L’orante si effonde nella lode della Legge di Dio, che egli adot-
ta come lampada per i suoi passi nel cammino spesso oscuro della vita» (In-
segnamenti di Giovanni Paolo II, XXIV/2, 2001, p. 715). Dio si rivela nella
storia, parla agli uomini e la sua parola è creatrice. In effetti, il concetto
ebraico «dabar», abitualmente tradotto con il termine «parola», sta a signi-
ficare tanto parola che atto. Dio dice ciò che fa e fa ciò che dice. Nell’Anti-
co Testamento annuncia ai figli d’Israele la venuta del Messia e l’instaura-
zione di una «nuova» alleanza; nel Verbo fatto carne Egli compie le sue
promesse. Lo evidenzia bene anche il Catechismo della Chiesa Cattolica:
«Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola unica, perfetta e definitiva
del Padre, il quale in lui dice tutto, e non ci sarà altra parola che quella» (n.
65). Lo Spirito Santo, che ha guidato il popolo eletto ispirando gli autori
delle Sacre Scritture, apre il cuore dei credenti all’intelligenza di quanto è in
esse contenuto. Lo stesso Spirito è attivamente presente nella Celebrazione
Eucaristica quando il sacerdote, pronunciando «in persona Christi» le paro-
le della consacrazione, converte il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cri-
sto, perché siano nutrimento spirituale dei fedeli. Per avanzare nel pellegri-
naggio terreno verso la Patria celeste, abbiamo tutti bisogno di nutrirci della
parola e del pane di Vita eterna, inseparabili tra loro!
Gli Apostoli hanno accolto la parola di salvezza e l’hanno tramandata ai
loro successori come un gioiello prezioso custodito nel sicuro scrigno della
Chiesa: senza la Chiesa questa perla rischia di perdersi o di frantumarsi. Ca-
ri giovani, amate la parola di Dio e amate la Chiesa, che vi permette di ac-
cedere a un tesoro di così alto valore introducendovi ad apprezzarne la ric-
chezza. Amate e seguite la Chiesa, che ha ricevuto dal suo Fondatore la
missione di indicare agli uomini il cammino della vera felicità. Non è facile
riconoscere ed incontrare l’autentica felicità nel mondo in cui viviamo, in
cui l’uomo è spesso ostaggio di correnti di pensiero, che lo conducono, pur
credendosi «libero», a perdersi negli errori o nelle illusioni di ideologie
aberranti. È urgente «liberare la libertà» (cfr Enciclica Veritatis splendor,
86), rischiarare l’oscurità in cui l’umanità sta brancolando. Gesù ha indicato
come ciò possa avvenire: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davve-
ro miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,
9
13. 3132). Il Verbo incarnato, Parola di Verità, ci rende liberi e dirige la nostra
libertà verso il bene. Cari giovani, meditate spesso la parola di Dio, e lascia-
te che lo Spirito Santo sia il vostro maestro. Scoprirete allora che i pensieri
di Dio non sono quelli degli uomini; sarete portati a contemplare il vero Dio
e a leggere gli avvenimenti della storia con i suoi occhi; gusterete in pienez-
za la gioia che nasce dalla verità. Sul cammino della vita, non facile né pri-
vo di insidie, potrete incontrare difficoltà e sofferenze e a volte sarete tentati
di esclamare con il Salmista: «Sono stanco di soffrire» (Sal 118[119], v.
107). Non dimenticate di aggiungere insieme con lui: «Signore, dammi vita
secondo la tua parola... La mia vita è sempre in pericolo, ma non dimentico
la tua legge» (ibid., vv. 107.109). La presenza amorevole di Dio, attraverso
la sua parola, è lampada che dissipa le tenebre della paura e rischiara il
cammino anche nei momenti più difficili.
Scrive l’Autore della Lettera agli Ebrei: «La parola di Dio è viva, effica-
ce e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di
divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i
sentimenti e i pensieri del cuore» (4, 12). Occorre prendere sul serio l’esor-
tazione a considerare la parola di Dio come un’«arma» indispensabile nella
lotta spirituale; essa agisce efficacemente e porta frutto se impariamo ad
ascoltarla, per poi obbedire ad essa. Spiega il Catechismo della Chiesa Cat-
tolica: «Obbedire (ob-audire) nella fede è sottomettersi liberamente alla Pa-
rola ascoltata, perché la sua verità è garantita da Dio, il quale è la Verità
stessa» (n. 144). Se Abramo è il modello di questo ascolto che è obbedien-
za, Salomone si rivela a sua volta un ricercatore appassionato della sapienza
racchiusa nella Parola. Quando Dio gli propone: «Chiedimi ciò che io devo
concederti», il saggio re risponde: «Concedi al tuo servo un cuore docile»
(1 Re 3, 5.9). Il segreto per avere «un cuore docile» è di formarsi un cuore
capace di ascoltare. Ciò si ottiene meditando senza sosta la parola di Dio e
restandovi radicati, mediante l’impegno di conoscerla sempre meglio.
Cari giovani, vi esorto ad acquistare dimestichezza con la Bibbia, a te-
nerla a portata di mano, perché sia per voi come una bussola che indica la
strada da seguire. Leggendola, imparerete a conoscere Cristo. Osserva in
proposito San Girolamo: «L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo»
(PL 24, 17; cfr Dei Verbum, 25). Una via ben collaudata per approfondire e
gustare la parola di Dio è la lectio divina, che costituisce un vero e proprio
itinerario spirituale a tappe. Dalla lectio, che consiste nel leggere e rilegge-
10
14. re un passaggio della Sacra Scrittura cogliendone gli elementi principali, si
passa alla meditatio, che è come una sosta interiore, in cui l’anima si volge
a Dio cercando di capire quello che la sua parola dice oggi per la vita con-
creta. Segue poi l’oratio, che ci fa intrattenere con Dio nel colloquio diretto,
e si giunge infine alla contemplatio, che ci aiuta a mantenere il cuore attento
alla presenza di Cristo, la cui parola è «lampada che brilla in luogo oscuro,
finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori» (2
Pt 1, 19). La lettura, lo studio e la meditazione della Parola devono poi sfo-
ciare in una vita di coerente adesione a Cristo ed ai suoi insegnamenti.
Avverte San Giacomo: «Siate di quelli che mettono in pratica la Parola e
non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi. Perché se uno ascolta soltanto
e non mette in pratica la Parola, somiglia a un uomo che osserva il proprio
volto in uno specchio: appena s’è osservato, se ne va, e subito dimentica
com’era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della li-
bertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno
che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla» (1, 22-
25). Chi ascolta la parola di Dio e ad essa fa costante riferimento poggia la
propria esistenza su un saldo fondamento. «Chiunque ascolta queste mie pa-
role e le mette in pratica — dice Gesù — è simile a un uomo saggio che ha
costruito la sua casa sulla roccia» (Mt 7, 24): non cederà alle intemperie.
Costruire la vita su Cristo, accogliendone con gioia la parola e mettendo-
ne in pratica gli insegnamenti: ecco, giovani del terzo millennio, quale
dev’essere il vostro programma! È urgente che sorga una nuova generazio-
ne di apostoli radicati nella parola di Cristo, capaci di rispondere alle sfide
del nostro tempo e pronti a diffondere dappertutto il Vangelo. Questo vi
chiede il Signore, a questo vi invita la Chiesa, questo il mondo — anche
senza saperlo — attende da voi! E se Gesù vi chiama, non abbiate paura di
rispondergli con generosità, specialmente quando vi propone di seguirlo
nella vita consacrata o nella vita sacerdotale. Non abbiate paura; fidatevi di
Lui e non resterete delusi.
Cari amici, con la XXI Giornata Mondiale della Gioventù, che celebrere-
mo il prossimo 9 aprile, Domenica delle Palme, intraprenderemo un ideale
pellegrinaggio verso l’incontro mondiale dei giovani, che avrà luogo a Syd-
ney nel luglio 2008. Ci prepareremo a questo grande appuntamento riflet-
tendo insieme sul tema Lo Spirito Santo e la missione, attraverso tappe suc-
cessive. Quest’anno l’attenzione si concentrerà sullo Spirito Santo, Spirito
11
15. di verità, che ci rivela Cristo, il Verbo fatto carne, aprendo il cuore di cia-
scuno alla Parola di salvezza, che conduce alla Verità tutta intera. L’anno
prossimo, 2007, mediteremo su un versetto del Vangelo di Giovanni: «Co-
me io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» ( 13, 34) e sco-
priremo ancor più a fondo come lo Spirito Santo sia Spirito d’amore, che
infonde in noi la carità divina e ci rende sensibili ai bisogni materiali e spi-
rituali dei fratelli. Giungeremo, infine, all’incontro mondiale del 2008, che
avrà per tema: «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi
sarete testimoni» (At 1, 8).
Sin d’ora, in un clima di incessante ascolto della parola di Dio, invocate,
cari giovani, lo Spirito Santo, Spirito di fortezza e di testimonianza, perché
vi renda capaci di proclamare senza timore il Vangelo sino agli estremi con-
fini della terra. Maria, presente nel Cenacolo con gli Apostoli in attesa della
Pentecoste, vi sia madre e guida. Vi insegni ad accogliere la parola di Dio, a
conservarla e a meditarla nel vostro cuore (cfr Lc 2, 19) come Lei ha fatto
durante tutta la vita. Vi incoraggi a dire il vostro «sì» al Signore, vivendo
l’«obbedienza della fede». Vi aiuti a restare saldi nella fede, costanti nella
speranza, perseveranti nella carità, sempre docili alla parola di Dio. Io vi ac-
compagno con la mia preghiera, mentre di cuore tutti vi benedico.
22 febbraio 2006
MESSAGGIO PER LA XLIII GIORNATA MONDIALE
DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI
Venerati Fratelli nell'Episcopato,
Cari fratelli e sorelle!
La celebrazione della prossima Giornata Mondiale di Preghiera per le
Vocazioni mi offre l'occasione per invitare tutto il Popolo di Dio a riflettere
sul tema della Vocazione nel mistero della Chiesa. Scrive l’apostolo Paolo:
“Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo ... In lui ci ha
scelti prima della creazione del mondo ... predestinandoci a essere suoi figli
12
16. adottivi per opera di Gesù Cristo" (Ef 1,3-5). Prima della creazione del
mondo, prima della nostra venuta all'esistenza, il Padre celeste ci ha scelti
personalmente, per chiamarci ad entrare in relazione filiale con Lui, me-
diante Gesù, Verbo incarnato, sotto la guida dello Spirito Santo. Morendo
per noi, Gesù ci ha introdotti nel mistero dell'amore del Padre, amore che
totalmente lo avvolge e che Egli offre a tutti noi. In questo modo, uniti a
Gesù, che è il Capo, noi formiamo un solo corpo, la Chiesa.
Il peso di due millenni di storia rende difficile percepire la novità del mi-
stero affascinante dell'adozione divina, che è al centro dell'insegnamento di
san Paolo. Il Padre, ricorda l’Apostolo, “ci ha fatto conoscere il mistero del-
la sua volontà ..., il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose” (Ef
1,9-10). Ed aggiunge, non senza entusiasmo: “Noi sappiamo che tutto con-
corre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il
suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche pre-
destinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il
primogenito tra molti fratelli” (Rm 8,28-29). La prospettiva è davvero affa-
scinante: siamo chiamati a vivere da fratelli e sorelle di Gesù, a sentirci figli
e figlie del medesimo Padre. E’ un dono che capovolge ogni idea e progetto
esclusivamente umani. La confessione della vera fede spalanca le menti e i
cuori all'inesauribile mistero di Dio, che permea l’esistenza umana. Che di-
re allora della tentazione, molto forte ai nostri giorni, di sentirci autosuffi-
cienti fino a chiuderci al misterioso piano di Dio nei nostri confronti? L’a-
more del Padre, che si rivela nella persona di Cristo, ci interpella.
Per rispondere alla chiamata di Dio e mettersi in cammino, non è neces-
sario essere già perfetti. Sappiamo che la consapevolezza del proprio pecca-
to ha permesso al figliol prodigo di intraprendere la via del ritorno e di spe-
rimentare così la gioia della riconciliazione con il Padre. Le fragilità e i li-
miti umani non rappresentano un ostacolo, a condizione che contribuiscano
a renderci sempre più consapevoli del fatto che abbiamo bisogno della gra-
zia redentrice di Cristo. E’ questa l’esperienza di san Paolo che confidava:
“Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me
la potenza di Cristo” (2 Cor 12,9). Nel mistero della Chiesa, Corpo mistico
di Cristo, il potere divino dell'amore cambia il cuore dell'uomo, rendendolo
capace di comunicare l'amore di Dio ai fratelli. Nel corso dei secoli tanti
uomini e donne, trasformati dall’amore divino, hanno consacrato le proprie
esistenze alla causa del Regno. Già sulle rive del mare di Galilea, molti si
13
17. sono lasciati conquistare da Gesù: erano alla ricerca della guarigione del
corpo o dello spirito e sono stati toccati dalla potenza della sua grazia. Altri
sono stati scelti personalmente da Lui e sono diventati suoi apostoli. Trovia-
mo pure persone, come Maria Maddalena e altre donne, che lo hanno segui-
to di propria iniziativa, semplicemente per amore, ma, al pari del discepolo
Giovanni, hanno occupato esse pure un posto speciale nel suo cuore. Questi
uomini e queste donne, che hanno conosciuto attraverso Cristo il mistero
dell'amore del Padre, rappresentano la molteplicità delle vocazioni da sem-
pre presenti nella Chiesa. Modello di chi è chiamato a testimoniare in ma-
niera particolare l’amore di Dio è Maria, la Madre di Gesù, direttamente as-
sociata, nel suo pellegrinaggio di fede, al mistero dell'Incarnazione e della
Redenzione.
In Cristo, Capo della Chiesa, che è il suo Corpo, tutti i cristiani formano
“la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è
acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui” (1 Pt 2,9). La Chie-
sa è santa, anche se i suoi membri hanno bisogno di essere purificati, per far
sì che la santità, dono di Dio, possa in loro risplendere fino al suo pieno ful-
gore. Il Concilio Vaticano II mette in luce l'universale chiamata alla santità,
affermando che “i seguaci di Cristo, chiamati da Dio non secondo le loro
opere, ma secondo il disegno della sua grazia e giustificati in Gesù Signore,
nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e comparteci-
pi della natura divina, e perciò realmente santi” (Lumen gentium, 40). Nel
quadro di questa chiamata universale, Cristo, Sommo Sacerdote, nella sua
sollecitudine per la Chiesa chiama poi, in ogni generazione, persone che si
prendano cura del suo popolo; in particolare, chiama al ministero sacerdota-
le uomini che esercitino una funzione paterna, la cui sorgente è nella pater-
nità stessa di Dio (cfr Ef 3,15). La missione del sacerdote nella Chiesa è in-
sostituibile. Pertanto, anche se in alcune regioni si registra scarsità di clero,
non deve mai venir meno la certezza che Cristo continua a suscitare uomini,
i quali, come gli Apostoli, abbandonata ogni altra occupazione, si dedicano
totalmente alla celebrazione dei sacri misteri, alla predicazione del Vangelo
e al ministero pastorale. Nell’Esortazione apostolica Pastores dabo vobis, il
mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II ha scritto in proposito: “La re-
lazione del sacerdote con Gesù Cristo e, in Lui, con la sua Chiesa si situa
nell'essere stesso del sacerdote, in forza della sua consacrazione-unzione sa-
cramentale, e nel suo agire, ossia nella sua missione o ministero. In partico-
14
18. lare, «il sacerdote ministro è servitore di Cristo presente nella Chiesa miste-
ro, comunione e missione. Per il fatto di partecipare all’“unzione” e alla
“missione” di Cristo, egli può prolungare nella Chiesa la sua preghiera, la
sua parola, il suo sacrificio, la sua azione salvifica. E’ dunque servitore del-
la Chiesa mistero perché attua i segni ecclesiali e sacramentali della presen-
za di Cristo risorto»” (n. 16).
Un’altra vocazione speciale, che occupa un posto d'onore nella Chiesa, è
la chiamata alla vita consacrata. Sull'esempio di Maria di Betania, che “se-
dutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola” (Lc 10,39), molti uomini e
donne si consacrano ad una sequela totale ed esclusiva di Cristo. Essi, pur
svolgendo diversi servizi nel campo della formazione umana e della cura
dei poveri, nell'insegnamento o nell’assistenza dei malati, non considerano
queste attività come lo scopo principale della loro vita, poiché, come ben
sottolinea il Codice di Diritto Canonico, “primo e particolare dovere di tutti
i religiosi deve essere la contemplazione delle verità divine e la costante
unione con Dio nell'orazione” (can. 663, § 1). E nell'Esortazione apostolica
Vita consecrata Giovanni Paolo II annotava: “Nella tradizione della Chiesa
la professione religiosa viene considerata come un singolare e fecondo ap-
profondimento della consacrazione battesimale in quanto, per suo mezzo,
l'intima unione con Cristo, già inaugurata col Battesimo, si sviluppa nel do-
no di una conformazione più compiutamente espressa e realizzata, attraver-
so la professione dei consigli evangelici” (n. 30).
Memori della raccomandazione di Gesù: “La messe è molta, ma gli ope-
rai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai
nella sua messe!” (Mt 9,37), avvertiamo vivamente il bisogno di pregare per
le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Non sorprende che, laddo-
ve si prega con fervore, fioriscano le vocazioni. La santità della Chiesa di-
pende essenzialmente dall'unione con Cristo e dall'apertura al mistero della
grazia che opera nel cuore dei credenti. Per questo vorrei invitare tutti i fe-
deli a coltivare un’intima relazione con Cristo, Maestro e Pastore del suo
popolo, imitando Maria, che custodiva nell’animo i divini misteri e li medi-
tava assiduamente (cfr Lc 2,19). Insieme con Lei, che occupa un posto cen-
trale nel mistero della Chiesa, preghiamo:
15
19. O Padre, fa’ sorgere fra i cristiani
numerose e sante vocazioni al sacerdozio,
che mantengano viva la fede
e custodiscano la grata memoria del tuo Figlio Gesù
mediante la predicazione della sua parola
e l'amministrazione dei Sacramenti,
con i quali tu rinnovi continuamente i tuoi fedeli.
Donaci santi ministri del tuo altare,
che siano attenti e fervorosi custodi dell'Eucaristia,
sacramento del dono supremo di Cristo
per la redenzione del mondo.
Chiama ministri della tua misericordia,
che, mediante il sacramento della Riconciliazione,
diffondano la gioia del tuo perdono.
Fa', o Padre, che la Chiesa accolga con gioia
le numerose ispirazioni dello Spirito del Figlio tuo
e, docile ai suoi insegnamenti,
si curi delle vocazioni al ministero sacerdotale
e alla vita consacrata.
Sostieni i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi,
i consacrati e tutti i battezzati in Cristo,
affinché adempiano fedelmente la loro missione
al servizio del Vangelo.
Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.
Maria, Regina degli Apostoli, prega per noi!
5 Marzo 2006
16
20. CONCISTORO - OMELIA
Venerati Cardinali, Patriarchi e Vescovi,
illustri Signori e Signore,
cari fratelli e sorelle!
In questa vigilia della solennità dell’Annunciazione del Signore, il clima
penitenziale della Quaresima lascia spazio alla festa: oggi, infatti, il Colle-
gio dei Cardinali si arricchisce di quindici nuovi membri. Anzitutto a voi,
cari Fratelli, che ho avuto la gioia di creare Cardinali, rivolgo il mio saluto
con viva cordialità, mentre ringrazio il Card. William Joseph Levada per i
sentimenti e i pensieri che a nome di tutti voi mi ha poc’anzi espresso. Sono
lieto poi di salutare gli altri Signori Cardinali, i venerati Patriarchi, i Vesco-
vi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose e i numerosi fedeli, in modo partico-
lare i familiari, qui convenuti per fare corona, nella preghiera e nella gioia
cristiana, ai nuovi Porporati. Con speciale riconoscenza accolgo le distinte
Autorità governative e civili, che rappresentano diverse Nazioni e Istituzio-
ni. Il Concistoro Ordinario pubblico è un avvenimento che manifesta con
grande eloquenza la natura universale della Chiesa, diffusa in ogni angolo
del mondo per annunciare a tutti la Buona Novella di Cristo Salvatore. L’a-
mato Giovanni Paolo II ne celebrò ben nove, contribuendo così in maniera
determinante a rinnovare il Collegio Cardinalizio, secondo gli orientamenti
che il Concilio Vaticano II e il Servo di Dio Paolo VI avevano dato. Se è ve-
ro che nel corso dei secoli molte cose sono mutate per quanto concerne il
Collegio cardinalizio, non sono però cambiate la sostanza e la natura essen-
ziale di questo importante organismo ecclesiale. Le sue antiche radici, il suo
sviluppo storico e l’odierna sua composizione ne fanno veramente una sorta
di “Senato”, chiamato a cooperare strettamente con il Successore di Pietro
nell’adempimento dei compiti connessi con l’universale suo ministero apo-
stolico.
La Parola di Dio, che poc’anzi è stata proclamata, ci porta indietro nel
tempo. Con l’evangelista Marco siamo risaliti all’origine stessa della Chiesa
e, in particolare, all’origine del ministero petrino. Con gli occhi del cuore
abbiamo rivisto il Signore Gesù, a lode e gloria del quale l’atto che stiamo
compiendo è totalmente orientato e dedicato. Egli ci ha detto parole che ci
hanno richiamato alla mente la definizione del Romano Pontefice cara a san
17
21. Gregorio Magno: “Servus servorum Dei”. Infatti, Gesù, spiegando ai dodici
Apostoli che la loro autorità avrebbe dovuto essere esercitata in modo ben
diverso da quello dei “capi delle nazioni”, riassume tale modalità nello stile
del servizio: “Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore (Diako-
nos); e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti (qui Gesù usa la
parola più forte: dulos)” (Mc 10,43-44). La totale e generosa disponibilità
nel servire gli altri è il segno distintivo di chi nella Chiesa è posto in auto-
rità, perché così è stato per il Figlio dell’uomo, il quale non venne “per esse-
re servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,
45). Pur essendo Dio, anzi, spinto proprio dalla sua divinità, Egli assunse la
forma di servo – “formam servi” -, come mirabilmente si esprime l’inno a
Cristo contenuto nella Lettera ai Filippesi (cfr 2,6-7).
Il primo “Servo dei servi di Dio” è dunque Gesù. Dietro di Lui, e uniti a
Lui, gli Apostoli; e tra questi, in modo speciale, Pietro, al quale il Signore
ha affidato la responsabilità di guidare il suo gregge. Compito del Papa è di
farsi per primo servitore di tutti. La testimonianza di tale atteggiamento
emerge chiaramente dalla prima Lettura di questa Liturgia, che ci ripropone
un’esortazione di Pietro ai “presbiteri” e agli anziani della comunità (cfr 1
Pt 5,1). E’ un’esortazione fatta con quell’autorità che all’Apostolo deriva
dall’essere stato testimone delle sofferenze di Cristo, Buon Pastore. Si sente
che le parole di Pietro provengono dall’esperienza personale del servizio al
gregge di Dio, ma prima e più ancora si fondano sull’esperienza diretta del
comportamento di Gesù: del suo modo di servire fino al sacrificio di sé, del
suo umiliarsi fino alla morte e alla morte di croce, confidando solo nel Pa-
dre, che lo ha esaltato al tempo opportuno. Pietro, come Paolo, è stato inti-
mamente “conquistato” da Cristo – “comprehensus sum a Christo Iesu” (cfr
Fil 3,12) -, e come Paolo può esortare gli anziani con piena autorevolezza,
perché non è più lui che vive, ma Cristo vive in lui – “vivo autem iam non
ego, vivit vero in me Christus” (Gal 2,20).
Sì, venerati e cari Fratelli, quanto afferma il Principe degli Apostoli si
addice particolarmente a chi è chiamato a vestire la porpora cardinalizia:
“Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone
delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi” (1
Pt 5,1). Sono parole che, anche nella loro struttura essenziale, richiamano il
mistero pasquale, particolarmente presente al nostro cuore in questi giorni
di Quaresima. San Pietro le riferisce a se stesso in quanto “anziano come lo-
18
22. ro” lasciando con ciò intendere che l’anziano nella Chiesa, il presbitero, per
l’esperienza accumulata negli anni e per le prove affrontate e superate, deve
essere particolarmente “sintonizzato” con l’intimo dinamismo del mistero
pasquale. Quante volte, cari Fratelli che avete poc'anzi ricevuto la dignità
cardinalizia, avete trovato in queste parole motivo di meditazione e di spiri-
tuale stimolo a seguire le orme del Signore crocifisso e risorto! Esse avran-
no un’ulteriore e impegnativa conferma in ciò che la nuova responsabilità
esigerà da voi. Più strettamente legati al Successore di Pietro, sarete chia-
mati a collaborare con lui nell’adempimento del suo peculiare servizio ec-
clesiale, e ciò significherà per voi una più intensa partecipazione al mistero
della Croce nella condivisione delle sofferenze di Cristo. E noi tutti siamo
realmente testimoni delle sue sofferenze oggi, nel mondo e anche nella
Chiesa, e proprio così siamo anche partecipi della sua gloria. Questo vi con-
sentirà di attingere più abbondantemente alle sorgenti della grazia e di
diffonderne intorno a voi più efficacemente i frutti benefici.
Venerati e cari Fratelli, vorrei riassumere il senso di questa vostra nuova
chiamata nella parola che ho posto al centro della mia prima Enciclica: cari-
tas. Essa ben si associa anche al colore dell’abito cardinalizio. La porpora
che indossate sia sempre espressione della caritas Christi, stimolandovi ad
un amore appassionato per Cristo, per la sua Chiesa e per l’umanità. Avete
ora un ulteriore motivo per cercare di rivivere gli stessi sentimenti che spin-
sero il Figlio di Dio fatto uomo a versare il suo sangue in espiazione dei
peccati dell’intera umanità. Conto su di voi, venerati Fratelli, conto sull’in-
tero Collegio di cui entrate a far parte, per annunciare al mondo che “Deus
caritas est”, e per farlo anzitutto mediante la testimonianza di sincera comu-
nione tra i cristiani: “Da questo – disse Gesù – tutti sapranno che siete miei
discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35). Conto su di voi,
cari Fratelli Cardinali, per far sì che il principio della carità possa irradiarsi
e riesca a vivificare la Chiesa in ogni grado della sua gerarchia, in ogni Co-
munità e Istituto religioso, in ogni iniziativa spirituale, apostolica e di ani-
mazione sociale. Conto su di voi affinché il comune sforzo di fissare lo
sguardo sul Cuore aperto di Cristo renda più sicuro e spedito il cammino
verso la piena unità dei cristiani. Conto su di voi perché, grazie all’attenta
valorizzazione dei piccoli e dei poveri, la Chiesa offra al mondo in modo in-
cisivo l’annuncio e la sfida della civiltà dell’amore. Tutto questo mi piace
vedere simboleggiato nella porpora di cui siete insigniti. Che essa sia vera-
19
23. mente simbolo dell’ardente amore cristiano che traspare dalla vostra esi-
stenza.
Affido questo auspicio alle mani materne della Vergine di Nazaret, dalla
quale il Figlio di Dio prese il sangue che avrebbe poi versato sulla Croce
come testimonianza suprema della sua carità. Nel mistero dell’Annunciazio-
ne, che ci apprestiamo a celebrare, ci viene rivelato che per opera dello Spi-
rito Santo il Verbo divino si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
Per intercessione di Maria, scenda abbondante sui nuovi Cardinali e su tutti
noi l’effusione dello Spirito di verità e di carità affinché, sempre più piena-
mente conformi a Cristo, possiamo dedicarci instancabilmente all’edifica-
zione della Chiesa e alla diffusione del Vangelo nel mondo.
24 marzo 2006
I NUOVI CARDINALI
1. Card. WILLIAM JOSEPH LEVADA
2. Card. FRANC RODÉ
3. Card. AGOSTINO VALLINI
4. Card. JORGE LIBERATO UROSA SAVINO
5. Card. GAUDENCIO B. ROSALES
6. Card. JEAN-PIERRE RICARD
7. Card. ANTONIO CAÑIZARES LLOVERA
8. Card. NICHOLAS CHEONG JINSUK
9. Card. SEAN PATRICK O’MALLEY, O.F.M. Cap.
10. Card. STANISLAW DZIWISZ
11. Card. CARLO CAFFARRA
12. Card. JOSEPH ZEN ZE-KIUN, S.D.B.
13. Card. ANDREA CORDERO LANZA DI MONTEZEMOLO
14. Card. PETER POREKU DERY
15. Card. ALBERT VANHOYE, S.I.
20
25. UFFICI DELLA CURIA
Carissimi,
ringrazio il Signore all’inizio di questa Quaresima per il dono di Grazia che
riversa sulla Nostra Chiesa Diocesana.
Dopo circa tre mesi di conoscenza della realtà diocesana, in tutte le sue
componenti, mi vado convincendo delle tante ricchezze ministeriali che
questa Comunità Diocesana ha espresso, desiderosa di affrettare l’Avvento
del Regno di Dio.
Come umile serva del Signore, ma anche come Sposa di Cristo che rive-
ste l’abito nuziale, Voi siete le Pietre vive di questa Chiesa, scelte e preziose
per l’edificazione del Tempio Santo, dove continuamente si innalza la lode,
si edifica la carità, si annuncia l’unico Evangelo.
In attesa di contemplare il Mistero della Pasqua, Cristo Risorto dai morti,
Speranza per tutti noi, camminiamo nella conversione dei cuori, delle menti
e degli spiriti, per giungere rigenerati a celebrare nell’unità la vittoria di
Cristo sulla morte.
Il tempo che abbiamo vissuto dal 17 dicembre ad oggi, è stato per me ol-
tre che tempo di incontri, anche tempo di discernimento e di intensa pre-
ghiera.
Proprio per dare maggiore vitalità alla Nostra vita diocesana nei suoi vari
settori pastorali e nei servizi di evangelizzazione, di liturgia e di carità, sono
in grado di comunicarVi in questa prima settimana di Quaresima, i nomi dei
fratelli che ho chiamato ad un impegno maggiore nei confronti di tutto il
popolo di Dio.
Devo ringraziare tutti i Presbiteri e i laici che hanno prestato il loro servi-
zio in Curia fino a questo momento. Vorrei citare solo un nome Mons. Vin-
cenzo Amadio, Vicario Generale dal 1992 ad oggi, ma ringraziando lui de-
sidero ringraziare tutti e ciascuno, quelli che si sono prodigati in questi anni
per il cammino della Chiesa e la risoluzione di problemi che inevitabilmen-
te sono sempre presenti all’interno della Chiesa locale. Il Vostro servizio
umile e prezioso, senz’altro in molte circostanze anche faticoso, non è ri-
compensato dalla gratitudine umana, ma dalla coscienza di avere operato
per il bene di questa Chiesa.
Gli incarichi che mi accingo a comunicarVi saranno operativi dalla data
22
26. del 20 Marzo, quest’anno solennità liturgica di San Giuseppe, sposo della
Beata Vergine Maria, Patrono della Chiesa Universale, e per la durata del
quinquennio 2006-2011.
Invito perciò coloro che hanno ricoperto gli stessi incarichi e uffici, a cui
faremo riferimento, a disporre il giusto avvicendamento a far data dalla ri-
cezione di questa Nostra lettera, entro il 18 marzo 2006.
Vicario Generale e Moderatore di Curia Sac. BRITTI don Gustavo
Vicario Episcopale per la Pastorale Sac. MORICONI don Giorgio
Vicario Giudiziale Sac. SPADACCINI don Marco
Cancelliere Sac. BERTOIA don Roberto
Vice Cancelliere/Ufficio Matrimoni Mons. LIZZA don Giovanni
Economo Diocesano, Beni Patrimoniali Sac. DI GIULIO don Antonio
Coadiuvato per l’Ufficio Amministrativo dal Diac. DI NINO Donato
Presidente dell’Istituto Sostentamento Clero Sac. SCARPONE don Giuseppe
Direttore Ufficio Catechistico Sac. LONZI don Emilio
Coadiuvato per il settore Pastorale Biblica dal Sac. VOLANTE don Maurizio
Responsabile per il catecumenato per gli adulti Sac. CAMPOVERDE don Giovanni
Direttore Ufficio Liturgico Sac. CANTO’ don Vito
che assumerà anche l’incarico di cerimoniere episcopale
Coadiuvato dal Segretario di S. E. l’Arcivescovo
Direttore Caritas Diocesana Sac. PAGNIELLO don Marco
Direttore Fondazione Caritas Diocesana e Delegato
arcivescovile della Fraternità Magistrale Sac. SOCCIO don Rodolfo
Direttore Uff. Arte sacra, Sac. DI BARTOLOMEO don G.
Beni culturali e Archivista
Direttore Uff. Pastorale Scolastica Sac. DEL CASALE don Antonio
Coadiuvato per la parte legislativa dal Diac. CIRCEO Laurino
Direttore Ufficio Missionario Diocesano Sac. DI TOMMASO don Tonino
Direttore Uff. Comunicazioni Sociali Sac. CHIAPPETTA don Simone
Coadiuvato per la pagina di “Avvenire sette” dal Dott. GRIPPO Ernesto
Coadiuvato per la radio diocesana dal Sac. CHIODITTI don Remo
Direttore Uff. Pastorale Giovanile Sac. IEZZI don Valentino
Direttore Uff. Pastorale Vocazionale Sac. DI MICHELE don Andrea
Direttore Uff. Pastorale Familiare Sac. MARCUCCI don Cristiano
Direttore Uff. Pastorale sociale e del lavoro Sac. DI LULLO don Massimo
Direttore Uff. per il turismo, il tempo libero,
lo sport, i pellegrinaggi Sac. DE LUCA don Massimiliano
Direttore Pastorale Sanitaria Diac. CIRILLO Giancarlo
Direttore Pastorale Ecumenica Sac. VILLANUCCI don Achille
Direttore Pastorale della Cultura Sac. FEMMINELLA don Giuseppe
Delegato per la formazione permanente
dei Presbiteri nei primi 10 anni di ordinazione Sac. CILLI don Gino
23
27. Delegato per l’edilizia di culto Sac. DI FRANCESCO don Nino
Delegato Cappella Universitaria Sac. PALLINI don Fernando
Delegato Formazione operatori pastorali Rev. DI PAOLO fr. Roberto ofmc
Delegato Vita consacrata e religiosa Rev. VILLA fr. Roberto omi
Delegato Diaconato e ministeri Sac. FORTUNATO don Luigi
Delegato Consulta Apostolato dei laici Sac. CAMPILI don Giorgio
Delegato per il Bollettino diocesano Sor. BASTI Lidia
Sono altresì nominati per l’Azione Cattolica:
Assistente Unitario e settore Adulti Sac. BERTOIA don Roberto
Settore Giovani Sac. IEZZI don Valentino coadiuvato
dal diac. CIPOLLONE Nelson
Settore A. C. R. Diac. TRAVE Dario
Assistente di zona Scout AGESCI Sac. GIACINTUCCI don Lucio
Assistente di zona Scout FSE Sac. PALLINI don Fernando
Referente presbiterale diocesano per i Cursillos Sac. SCARPONE don Giuseppe
Referente presbiterale diocesano per il
Cammino Neocatecumenale Sac. COMERLATI don Giuseppe
Alla luce di queste nomine sono anche in grado di comunicarVi la com-
posizione definitiva del Consiglio Presbiterale Diocesano:
Membri di diritto: Sac. BRITTI don Gustavo
Vicario Generale
Sac. MORICONI don Giorgio
Vicario Episcopale per la Pastorale
Membri eletti in ordine di preferenza di voti:
Mons. AMADIO don Vincenzo
Sac. DI FULVIO don Fulvio
Sac. IEZZI don Valentino
Sac. COMERLATI don Giuseppe
Sac. LONZI don Emilio
Sac. DI TOMMASO don Tonino
Sac. SANTUCCIONE don Francesco
Religiosi eletti: Rev. RENZETTI fr. Orazio ofm capp
Rev. FIORENTINO don Natale fdp
24
28. Membri di nomina episcopale: Sac. NATOLI don Giuseppe
Sac. DI BARTOLOMEO don Giuseppe
Sac. CILLI don Gino
Sac. DI LULLO don Massimo
Dopo la prima riunione del Consiglio Presbiterale, che sarà convocata al
più presto possibile, renderò noto i nomi del Collegio dei Consultori, dei
Vicari Foranei e del Consiglio per gli Affari Economici, nonché i membri
del Consiglio di Amministrazione e dei revisori dei conti dell’Istituto So-
stentamento Clero, del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Ca-
ritas, del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Fraternità Magi-
strale e, i nominativi della coppia di coniugi responsabili per la Pastorale
Familiare.
Comunico, infine, che in accordo con S. E. Mons. Antonio Iannucci, Ar-
civescovo Emerito della Nostra Arcidiocesi, sto studiando la possibilità di
rivedere gli statuti della Fondazione Paolo VI e dell’Opera Iuventutis per
procedere, successivamente, alla nomina del Consiglio di Amministrazione.
Come ultima notizia, chiedendo scusa per l’aridità comunicativa di que-
sta seconda parte della lettera, Vi comunico che i nuovi numeri di telefono
dell’episcopio sono i seguenti: Tel. 085. 2058897; Fax 085. 4293163.
Con l’auspicio che la Vostra preghiera accompagni il ministero di tutti
questi fratelli che hanno accolto di mettersi al servizio della Comunità Dio-
cesana, colgo l’occasione per salutarVi e benedirVi di vero cuore.
Buona Quaresima.
7 Marzo 2006
† Tommaso Valentinetti
Arcivescovo
25
29. CONSIGLIO PRESBITERALE E COLLEGIO CONSULTORI
Nella riunione plenaria del Clero dell’Arcidiocesi Metropolitana di Pe-
scara-Penne, convocata il giorno 14 febbraio 2006 presso l’Oasi dello Spiri-
to a Montesilvano, per il consueto ritiro mensile, i Reverendi Presbiteri han-
no eletto, secondo le procedure canoniche, i loro rappresentanti al Consiglio
Presbiterale Diocesano.
L’Arcivescovo in data 7 Marzo 2006 ha reso pubbliche le nomine del Vi-
cario Generale e del Vicario Episcopale insieme ai nominativi dei Reveren-
di Presbiteri designati da Lui per lo stesso Consiglio Presbiterale.
Pertanto a norma dello Statuto-Regolamento dello Stesso Consiglio Pre-
sbiterale, approvato in data 5 Gennaio 2006 e a norma dei canoni 495-501
del Codice di Diritto canonico
DECRETA
LA COSTITUZIONE DEL NUOVO CONSIGLIO PRESBITERALE
DELL’ARCIDIOCESI METROPOLITANA DI PESCARA-PENNE
PER IL QUINQUENNIO 2006-2011
Membri di Diritto: Sac. BRITTI don Gustavo, Vicario Generale
Sac. MORICONI don Giorgio, Vicario Epi-
scopale
Membri eletti in ordine
di preferenza di voti: Mons. AMADIO don Vincenzo
Sac. DI FULVIO don Fulvio
Sac. IEZZI don Valentino
Sac. COMERLATI don Giuseppe
Sac. LONZI don Emilio
Sac. DI TOMMASO don Tonino
Sac. SANTUCCIONE don Francesco
Religiosi eletti: Fr. RENZETTI Orazio ofm capp.
Sac. FIORENTINO don Natale fdp
26
30. Membri di nomina episcopale:
Sac. NATOLI don Giuseppe
Sac. DI BARTOLOMEO don Giuseppe
Sac. CILLI don Gino
Sac. DI LULLO don Massimo
Viene altresì costituito dall’Arcivescovo, a norma del canone 502 del
Codice di Diritto Canonico, il
COLLEGIO DEI CONSULTORI
DELL’ARCIDIOCESI METROPOLITANA DI PESCARA-PENNE
PER IL QUINQUENNIO 2006-2011
Sac. BRITTI don Gustavo
Sac. MORICONI don Giorgio
Sac. CILLI don Gino
Sac. DI BARTOLOMEO don Giuseppe
Sac. SANTUCCIONE don Francesco
Sac. NATOLI don Giuseppe.
Dato a Pescara, nel giorno 20 Marzo dell’Anno del Signore 2006, Solen-
nità Liturgica di San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria.
† Tommaso Valentinetti
Arcivescovo
Sac. Roberto Bertoia
Cancelliere
27
31. CONSIGLIO PER GLI AFFARI ECONOMICI
Nel piano di riordino della Nostra Curia Metropolitana di Pescara-Penne,
visti i canoni 492-493 del Codice di Diritto Canonico, ci è sembrato oppor-
tuno avvalerci della fattiva collaborazione di Presbiteri e di Fedeli Laici che
Ci possano coadiuvare nell’esercizio del Nostro Ministero Pastorale.
Pertanto, ai sensi del canone 157 del Codice di Diritto Canonico,
NOMINIAMO
MEMBRO DEL CONSIGLIO PER GLI AFFARI ECONOMICI
DELL’ARCIDIOCESI METROPOLITANA DI PESCARA-PENNE
M. R. D’ANTONIO don Antonio
M. R. GIACINTUCCI don Lucio
Dott. Arch. TUOR Maria Vittoria
Dott. Avv. DI CRESCENZO Lucia
Dott. Comm. POLIDORO Francesco
Con tutti i diritti e i doveri derivanti dall’incarico affidatovi.
La presente Nomina è da considerarsi per l’Anno 2006-2007, rinnovabile
fino ad un quinquennio.
Con la viva speranza che saprete adempiere fedelmente e con generosità
d’impegno tale Ufficio, invochiamo su di Voi la Benedizione di Dio Onni-
potente.
Dato a Pescara, dalla Nostra Curia Metropolitana, nel giorno 20 Marzo
dell’Anno del Signore 2006, Solennità di San Giuseppe Sposo della Beata
Vergine Maria
† Tommaso Valentinetti
Arcivescovo
Sac. Roberto Bertoia
Cancelliere
28
32. CONSIGLIERI FONDAZIONE CARITAS
Volendo provvedere al riordino della Nostra Curia Metropolitana di Pe-
scara-Penne, perché potesse corrispondere sempre meglio alle sue finalità
istituzionali, dopo la costituzione e l’avvio del Consiglio per gli Affari eco-
nomici, la nomina dell’Economo Diocesano e la nomina del Direttore della
Caritas Diocesana, si rendeva necessario completare l’organizzazione am-
ministrativa con la nomina del Consiglio di Amministrazione della Fonda-
zione Caritas Onlus dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne, CF 91054310684,
Ente riconosciuto agli effetti civili.
Essendo stato modificato lo Statuto di Fondazione redatto e sottoscritto
in data 3 marzo 2006 (Repertorio n. 157902, Raccolta n. 35128), dal com-
parente don Nicola Ielo in qualità di Presidente, da Petricca Massimiliano
teste, da Cotumaccio Sandro teste, innanzi al Dott. Antonio Mastroberardi-
no, Notaio residente a Pescara, iscritto al collegio notarile dei distretti riuni-
ti di Teramo e Pescara;
Avendo Noi assunta la Presidenza pro-tempore a norma dell’Art. 5 del
succitato Statuto di Fondazione, e secondo quanto prescritto all’Art. 7 dello
stesso, procediamo alla
NOMINA
DEI CONSIGLIERI DELLA FONDAZIONE CARITAS ONLUS
DELL’ARCIDIOCESI DI PESCARA-PENNE
MEMBRI DI DIRITTO:
- Rev.do Sac. Don Rodolfo SOCCIO, Direttore Fondazione Caritas Onlus;
- Rev.do Sac. Don Marco PAGNIELLO, Direttore Caritas Diocesana;
MEMBRI PROPOSTI DAL CONSIGLIO PRESBITERALE, riunitosi nella
seduta del 28 Marzo 2006 e a norma dello stesso Art. 7 dello Statuto di
Fondazione:
- Rev.do Sac. Don Giorgio GIAMPAOLO, Parroco di Alanno;
- Rev.do Sac. Don Raffaele DI GIACINTO, Amm. Parr. Di Villa Celiera e
Vestea.
29
33. MEMBRI DI NOMINA EPISCOPALE:
- Dott. Ernesto GRIPPO, Avvocato;
- Dott. Vincenzo SAVINI, Commercialista.
I Membri del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Caritas
Onlus dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne, hanno i diritti e i doveri stabiliti
dalla Modifica dello Statuto di Fondazione summenzionato.
Con tale nomina si intende sostituito il precedente Consiglio di Ammini-
strazione della Fondazione Caritas Onlus.
La durata dello stesso Consiglio di Amministrazione è da considerarsi ad
quinquennium a partire dalla data del presente decreto e ai sensi dell’Art. 4
dello Statuto.
Con la viva speranza che i Membri nominati sapranno compiere diligen-
temente e con premura il delicato compito loro affidato, soprattutto come ri-
sposta al comando evangelico di servire Cristo nell’uomo, specie negli ulti-
mi e negli emarginati (Cfr. Art. 1 dello Statuto), invochiamo su di loro la
Benedizione di Dio Onnipotente.
Dato a Pescara, dalla Nostra Curia Metropolitana, nel giorno 31 Marzo
dell’Anno del Signore 2006.
† Tommaso Valentinetti
Arcivescovo
Sac. Roberto Bertoia
Cancelliere
30
34. CONSIGLIO AMMINISTRAZIONE
“FRATERNITA’ MAGISTRALE”
Dopo aver completato il riordino della Nostra Curia Metropolitana di Pe-
scara-Penne, si rende necessario il riordino del Consiglio di Amministrazio-
ne della Fondazione Fraternità Magistrale Onlus con sede in Città Sant’An-
gelo (Pe), Viale L. Petruzzi, 83.
Visto che l’Arcivescovo pro-tempore di questa Arcidiocesi o un suo de-
legato è il Presidente dello stesso Consiglio di Amministrazione, a norma
dell’Art. 6 dello Statuto.
Visto che il suddetto Statuto, modificato una prima volta l’ 11 Aprile
2001 e in data 18 Aprile 2005 veniva ulteriormente modificato dal Nostro
predecessore S. E. R. Mons. Cuccarese Francesco con Atto notarile del
Dott. Francesco Paolo Cotellessa, coadiutore del Dott. Antonio Mastrober-
dino, Notaio in Pescara, iscritto nel ruolo dei distretti riuniti di Teramo e
Pescara, Repertorio 153866; Raccolta 33504.
Essendo giunte le dimissione del Reverendo don Nicola Ielo in data 27.
03. 2006, in qualità di Presidente delegato e del Reverendo don Battista
Arena in data 30. 03. 2006 e del Reverendo don Antonio De Grandis, in da-
ta 31. 03. 2006, in qualità di Consiglieri.
Avendo accettate le stesse dimissioni, a norma dell’ Art. 6 dello Statuto,
procediamo alla
NOMINA
DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA
FONDAZIONE FRATERNITÀ MAGISTRALE ONLUS
DELL’ARCIDIOCESI DI PESCARA-PENNE:
- Rev.do Sac. Don Rodolfo SOCCIO;
- Rev.do Sac. Don Giuseppe SCARPONE;
- Rev.do Sac. Don Antonio DI GIULIO.
Contestualmente a questa nomina, provvediamo a delegare la Presidenza
del Consiglio di Amministrazione al Reverendo don Rodolfo SOCCIO, che
assumerà tutti i doveri e i diritti del Presidente così come risulta dallo stesso
Statuto.
31
35. Così come previsto dall’Art. 8, il Consiglio di Amministrazione avrà am-
pi poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione ad eccezione: della ri-
chiesta di nuove linee di credito o prestiti; della acquisizione, vendita o per-
muta di immobili di proprietà della Fondazione; della iscrizione a favore e
contro di ipoteche o altri diritti reali sul patrimonio della Fondazione; della
modifica dello Statuto.
Per tali atti è necessario il parere vincolante dell’Arcivescovo Diocesano
pro tempore dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne.
I Membri del Consiglio di Amministrazione godono dei diritti e sono te-
nuti ai doveri previsti nello Statuto e per quanto non previsto in esso, alle
disposizioni del Codice di Diritto Canonico e dalle disposizioni del Codice
Civile vigente in materia (Art. 12).
Con tale Decreto di Nomina si intende sostituito il precedente Consiglio
di Amministrazione della Fondazione Fraternità Magistrale Onlus.
La durata dello stesso Consiglio di Amministrazione è da considerarsi ad
quinquennium a partire dalla data del presente Nostro Decreto e ai sensi
dell’Art. 6 dello Statuto di Fondazione.
Con la viva speranza che i Membri nominati sapranno compiere diligen-
temente e con premura il delicato compito loro affidato, promuovendo prin-
cipalmente l’istruzione, l’educazione e la formazione religiosa e catechisti-
ca degli allievi, dei maestri nonché forme di iniziative religiose, catechisti-
che, sociali, morali ed assistenziali (Cfr. Art. 2 dello Statuto), invochiamo
su di loro la Benedizione di Dio Onnipotente.
Dato a Pescara, dal Nostro Palazzo Arcivescovile, nel giorno 2 Aprile
dell’Anno del Signore 2006, V Domenica di Quaresima.
† Tommaso Valentinetti
Arcivescovo
Sac. Roberto Bertoia
Cancelliere
32
36. CONSIGLIO ISTITUTO DIOCESANO
SOSTENTAMENTO CLERO
VISTI gli artt. 21 § 1 e 23 delle Norme sugli enti e sui beni ecclesiastici,
approvate dalle Santa Sede e dal Governo Italiano con il Protocollo del 15
novembre 1984 e successivamente entrate in vigore il 3 giugno 1985;
VISTI gli artt. 7 e 18 dello Statuto dell’I.D.S.C. della Nostra Arcidiocesi
di Pescara-Penne;
PRESO atto che il Clero diocesano ha designato su base elettiva i propri
rappresentanti per la nomina quali membri del Consiglio di Amministrazio-
ne e del Collegio dei Revisori dei Conti nelle persone del Reverendo Soccio
don Rodolfo, del Reverendo Di Francesco don Nino, del Reverendo De Lu-
ca don Marco e del Reverendo Spadaccini don Marco;
RITENUTO dover designare, per quanto di propna competenza, il Reve-
rendo Scarpone don Giuseppe nella qualità di Presidente del Consiglio di
Amministrazione, nella qualità di Consiglieri i signori Geom. Carletti Ale-
sio, Geom. Di Girolamo Dino, Dott. Concordia Claudio, nonché i signori
Rag. Colantuono Fiorenzo e Rag. Di Blasio Giancarlo rispettivamente nella
qualità di Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti e di membro;
VISTE le dichiarazioni di accettazione della nomina;
DECRETA
I - Il Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Diocesano per il Sostenta-
mento del Clero della Nostra Arcidiocesi è così composto:
Presidente: Sac. Scarpone Giuseppe, nato a Castilenti (Te) il
13/12/1936.
Vice Presidente: Sac. Soccio Rodolfo, nato a Loreto Aprutino (Pe) il
04/11/1954.
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37. Membri: Sac. De Luca Marco, nato a Atri (Te) il 29/11/1967.
Sac. Di Francesco Nino, nato a Teramo il 10/05/1962.
Geom. Carletti Alesio, nato a Montesilvano (Pe) il 14.08.1951.
Dott. Concordia Claudio, nato a Pescara (Pe) il 20/09/1963.
Geom. Di Girolamo Dino, nato a Pescara (Pe) il 13/09/1959.
II - Il Collegio dei Revisori dei Conti dell’Istituto Diocesano per il Sosten-
tamento del Clero della Nostra Arcidiocesi è così composto:
Presidente: Rag. Colantuono Fiorenzo, nato a Tollo (Ch) il 27/08/1959.
Membri: Rag. Di Blasio Giancarlo, nato a Pescara (Pe) il 27/11/1957.
Sac. Spadaccini Marco, nato a Pescara (Pe) il 1°/07/1969.
III - Le cariche dei Consiglieri di Amministrazione e dei Revisori dei Conti
sono conferite per il quinquennio 2006 - 2010.
IV - Conferma che le persone su indicate hanno accettato la nomina.
Dato a Pescara, dal Nostro Palazzo Arclvescovile, nel giorno 24 aprile
2006.
† Tommaso Valentinetti
Arcivescovo
Sac. Roberto Bertoia
Cancelliere
34
38. CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO
Fin dall’inizio del Nostro Ministero Episcopale nell’Arcidiocesi Metro-
politana di Pescara-Penne abbiamo avuto vivo desiderio di poterCi avvalere
della collaborazione di un Consiglio Pastorale Diocesano.
Abbiamo ritenuto opportuno provvedere alla revisione dello Statuto
chiedendo consigli, pareri e consenso al Consiglio Presbiterale, ricevendone
generosa collaborazione e approvazione.
Abbiamo successivamente chiesto ai Sacerdoti, Religiosi, Religiose, al-
la Consulta dell’Apostolato dei Laici e alle Foranie, di presentare nominati-
vi di fedeli idonei ad essere membri del Consiglio Pastorale.
Il delicato compito di partecipazione del Consiglio ha richiesto tempo
per il doveroso discernimento.
Con l’aiuto dello Spirito Santo siamo ora nella condizione di poter dare,
alla Nostra Chiesa Diocesana di Pescara-Penne, il necessario sostegno e una
responsabile animazione nel servizio Pastorale.
Pertanto, guidati dalla Norma dei canoni 511-514 del Codice di Diritto
Canonico
DECRETIAMO
1. Di approvare e di fatto approviamo lo Statuto - Regolamento del Consi-
glio Pastorale Diocesano;
2. Di costituire e di fatto costituiamo il Consiglio Pastorale Diocesano per
la Diocesi di Pescara-Penne;
3. Di nominare i seguenti Membri del medesimo Consiglio per il quinquen-
nio 2006-2011:
* Designati dal Consiglio Presbiterale:
Mons. Gustavo BRITTI, Vicario Generale,
Rev. Sac. Giorgio MORICONI, Vicario Episcopale per la Pastorale.
* Designati dal CISM:
P. Bonaventura DI FEBO, ofm conv.;
P. Giovanni Pietro CHERCHI, sj.
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39. * Designati dall’USMI:
Suor Paola NAPOLEONE, Istituto Ravasco, Pescara Porta Nuova;
Suor Maria Pia MAURIZI, Istituto Maestre Pie Filippini, Pescara;
Suor Maria Pia TURI, Suore dell’Immacolata di S. Chiara, Montesilvano.
* Designati dalla Consulta dell’Apostolato dei Laici:
Sig. Bruno MARIEN, Comunità Sant’Egidio;
Sig.ra Anna Rita FOSCHINI, Azione Cattolica Italiana.
* Designata dalla Forania di Pescara Centro:
Sig.ra Maria Chiara CARULLI, Parrocchia San Giuseppe.
* Designata dalla Forania Pescara Nord:
Sig.ra Lorena SORIA, Parrocchia Visitazione B. V. Maria.
* Designato dalla Forania Pescara Sud:
Sig. Giuseppe BALDONIERI, Parrocchia San Marco.
* Designato dalla Forania di Pescara Porta Nuova:
Sig. Peppino Maria GASBARRO, Parrocchia SS. Angeli Custodi.
* Designato dalla Forania di Pescara Colli:
Sig. Paolo ZAZZINI, Parrocchia Cristo Re.
* Designato dalla Forania di Penne:
Sig. Alessandro PERETTI, Parrocchia San Domenico, Penne.
* Designato dalla Forania di Montesilvano:
Sig. Massimiliano PETRICCA, Parrocchia Sant’Antonio, Montesilvano.
* Designato dalla Forania di Spoltore:
Sig. Carlo CACCIATORE, Parrocchia S. Teresa d’Avila, Spoltore.
* Designato dalla Forania di Cepagatti:
Sig. Giorgio MARCHESANI, Parrocchia S. Lucia V. e M., Cepagatti.
* Designato dalla Forania di Castiglione Messer Raimondo:
Sig. Paolo DI BATTISTA, Parrocchia S. Donato, Castiglione M. R.
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40. * Designata dalla Forania di Cermignano:
Sig.ra Lea DI MARTINO, Parrocchia S. Flaviano, Basciano.
* Designata dalla Forania di Torre dé Passeri:
Sig.ra Daniela BIAGIOLI, Parrocchia Assunzione B. V. Maria, Alanno.
* Designati dall’ufficio Diocesano di Pastorale Familiare
Coniugi Maria Rita e Franco Zugaro
4. I componenti il Consiglio Pastorale Diocesano entreranno in carica a par-
tire dalla data del presente Nostro Decreto.
Dato a Pescara, dal Nostro Palazzo Arcivescovile, nel giorno 11 Giugno
dell’Anno del Signore 2006, Domenica della SS. Trinità.
† Tommaso Valentinetti
Arcivescovo
Sac. Roberto Bertoia
Cancelliere
37
42. CONSIGLIO PRESBITERALE
E COLLEGIO DEI CONSULTORI
Natura e funzioni
Art. 1 - Il Consiglio presbiterale è l’organismo rappresentativo dell’intero
presbiterio diocesano. Teologicamente si fonda sul principio della Comu-
nione e della partecipazione affermato dall’ecclesiologia del Concilio Vati-
cano II. Suo compito è: coadiuvare il Vescovo nel governo della Diocesi;
promuovere il bene pastorale della porzione del popolo di Dio a lui affidata;
incrementare la comunione tra il Vescovo e i presbiteri.
Art. 2 - Lo Statuto è definito tenendo presenti il Decreto conciliare Christus
Dominus del 28 ottobre 1965, n. 27, il Decreto conciliare Presbiterorum Or-
dinis del 7 dicembre 1965, n. 7, il Motu proprio Ecclesiae Sanctae del 6
agosto 1966, I, 15, e a norma dei Cann. 495-501 del Codice di Diritto Cano-
nico.
Art. 3 - Hanno diritto attivo e passivo di elezione:
1) I sacerdoti secolari diocesani incardinati
2) I sacerdoti secolari non incardinati nella Arcidiocesi e i sacerdoti membri
di un istituto religioso o di una società di vita apostolica, i quali, dimorando
nella Arcidiocesi, esercitano in suo favore qualche ufficio su incarico del
Vescovo diocesano.
Art. 4 - Il Consiglio presbiterale ha voto consultivo. L’Arcivescovo ne
richiede il parere nelle questioni di maggiore importanza riguardanti:
a) la santificazione, la formazione permanente e la vita dei presbiteri;
b) i temi del ministero sacerdotale svolto dai presbiteri a favore della comunità
ecclesiale;
c) l’evangelizzazione e la promozione umana, la santificazione e l’istruzione
religiosa dei fedeli;
d) l’esercizio dei vari ministeri dell’Arcidiocesi.
Art. 5 - L’Arcivescovo è tenuto a sentire il Consiglio Presbiterale nei casi
espressamente previsti dal diritto:
39
43. a) celebrazione del Sinodo diocesano (can. 461 § 1);
b) erezione, soppressione e modifica rilevante delle parrocchie (can. 515 § 2);
c) destinazione delle offerte parrocchiali e remunerazione dei sacerdoti con
funzioni parrocchiali (can. 531)
d) remunerazione dovuta dagli Enti ecclesiastici ai sacerdoti che esercitano
presso di essi il ministero (cf. art. 33 delle “Norme circa gli enti e i beni
ecclesiastici in Italia”);
e) istituzione dei Consigli pastorali parrocchiali (can. 536 § 1);
f) costruzione di una nuova chiesa (can. 1215 § 2);
g) riduzione di chiese ad uso profano (can. 1222 § 2);
h) imposizione di un contributo per le necessità dell’Arcidiocesi alle persone
giuridiche pubbliche, soggette all’autorità ecclesiastica (can. 1263).
Composizione
Art. 6 - Il Consiglio presbiterale è composto da:
1. – Membri elettivi: numero 7 sacerdoti diocesani e 2 religiosi, purché
svolgano un Ufficio a favore dell’Arcidiocesi, scelti con la procedura stabi-
lita all’art. 7;
2. - Membri di diritto
a. il vicario generale;
b. il/i vicari episcopali;
L'Arcivescovo si riserva la facoltà di nominare altri presbiteri, di cui al Can.
497§3 del Codice di Diritto Canonico.
Art. 7 - Perché l’elezione dei membri del Consiglio sia valida, si richiede:
a. la presenza della maggior parte degli aventi diritto al voto;
b. la maggioranza assoluta dei suffragi al primo e secondo scrutinio;
la maggioranza relativa al terzo. In caso di parità è eletto il più anziano
di età.
Art. 8 - Presidente del Consiglio presbiterale è l'Arcivescovo.
I membri del Consiglio presbiterale, nella prima seduta, eleggono, a scrutinio
40
44. segreto, il segretario, e n.2 rappresentanti dello stesso Consiglio per la
Commissione Presbiterale Regionale.
Il segretario svolge compiti di segreteria, di verbalizzazione e di archivio.
Art. 9 - La scelta dei membri elettivi seguirà la procedura indicata:
a) l’Arcivescovo procede a convocare il clero in seduta elettorale;
b) l’assemblea presieduta dall’Arcivescovo a scrutinio segreto procede al-
la
elezione;
c) prima dell’elezione saranno designati due scrutatori, tra i sacerdoti ultimi
ordinati;
d) il Cancelliere della Curia fungerà da attuario.
Qualora un eletto non accettasse l’incarico, ne darà tempestiva comunica-
zione scritta all’Arcivescovo entro 8 giorni dall’elezione, a norma del can.
177 §1 del Codice di Diritto Canonico. In questo caso o quando un membro
eletto venisse a mancare per qualsiasi motivo, il dimissionario verrà surro-
gato con il primo dei non eletti.
Art. 10 - I membri del Consiglio presbiterale durano in carica cinque anni e
sono rieleggibili una sola volta. I membri eletti, insieme a quelli di diritto e
nominati dall’Arcivescovo, entreranno in funzione all’atto dell’insediamen-
to, nella prima seduta del nuovo Consiglio, che sarà convocato non oltre 30
giorni dalla nomina.
Funzionamento
Art. 11 - Spetta all'Arcivescovo ratificare l’elezione di cui art. 9/a, convoca-
re il Consiglio presbiterale, presiederlo, determinare le questioni da trattare,
accogliere quelle proposte dai membri, sia prima che durante le convocazio-
ni, e farne conoscere le deliberazioni adottate.
Art. 12 - Quando l'Arcivescovo o il Consiglio, con l'assenso dell'Arcivesco-
vo, lo riterrà opportuno, potranno essere chiamati a partecipare, di volta in
volta, alle sedute i Sacerdoti titolari dei vari Uffici di Curia o esperti anche
laici in particolari questioni e problemi di interesse diocesano, i quali non
hanno diritto al voto.
41
45. Art.13 - Il Consiglio ordinariamente si riunisce quattro volte all' anno e,
straordinariamente, tutte le volte che l'Arcivescovo ne ravvisi l'opportunità
o la necessità.
Art.14 - Di norma l'ordine del giorno di ogni seduta del Consiglio presbite-
rale viene comunicato ai membri quindici giorni prima, al fine di consentire
ad essi di consultare i Sacerdoti dell' intero presbiterio dell'Arcidiocesi.
Art. 15 - Per ogni riunione del Consiglio si richiede la presenza di almeno
2/3 dei componenti il Consiglio stesso.
Per l'approvazione delle deliberazioni del Consiglio si richiede la maggio-
ranza relativa dei presenti.
L'assenza ingiustificata di membri eletti per tre sedute consecutive di Con-
siglio determina la decadenza dalla nomina.
Art. 16 - Ciascun membro può esprimere il parere o per alzata di mano o in
segreto, a scelta dell'Arcivescovo, e, subordinatamente, del Consiglio con
l'assenso dello stesso Arcivescovo.
Art. 17 - Il verbale delle riunioni, che conterrà il riassunto dei vari argo-
menti trattati, degli interventi e delle risoluzioni, sarà redatto dal segretario
e approvato all’inizio della sessione successiva. La sostanza del suo conte-
nuto, salvo le parti coperte da doveroso riserbo, sarà comunicata a tutti i sa-
cerdoti dell’Arcidiocesi mediante la pubblicazione sul bollettino diocesano.
Il verbale, una volta approvato dai membri, va firmato dal presidente e con-
trofirmato dal segretario per diventare ufficiale.
Collegio dei consultori
Art. 18 - Tra i membri del Consiglio presbiterale l'Arcivescovo nomina per
un quinquennio sei Sacerdoti a norma del can. 502 del Codice di Diritto Ca-
nonico, i quali costituiscono il Collegio dei Consultori con i compiti deter-
minati dal diritto, sia per i casi nei quali è necessario sentirlo, sia per i casi
in cui necessario ottenerne il consenso.
42
46. I casi in cui è necessario sentire il Collegio dei Consultori sono:
- gli atti di straordinaria amministrazione determinati dal diritto;
- gli atti amministrativi di maggiore importanza nell'Arcidiocesi (Can.
1277).
I casi in cui è necessario ottenere il consenso del Collegio dei Consultori sono:
- gli atti di straordinaria amministrazione determinati dal diritto comune o
dalla Conferenza Episcopale Italiana e gli atti determinati dalle tavole di
fondazione (cf Can. 1277);
- l’alienazione di beni dell'Arcidiocesi il cui valore è situato tra la somma
minima e massima stabilita dalla Conferenza Episcopale Italiana (cf. Can.
1292 § 1).
Oltre la somma massima, e per gli ex voto, gli oggetti preziosi di valore ar-
tistico e storico, si richiede, inoltre, la licenza della S. Sede (Can. 1292 § 1);
- qualunque atto che intacchi il patrimonio delle persone giuridiche, peggio-
randone la condizione (Can. 1295).
Art. 19 - Il Collegio dei Consultori tra i suoi membri nomina un segretario
per i compiti di segreteria, di verbalizzazione e di archivio; il segretario
conserva voce attiva e passiva.
L'elezione viene fatta a norma dell'art. 9 del presente Statuto.
Art. 20 - Trascorsi i cinque anni dalla nomina, il Collegio dei Consultori ri-
mane in carica sino alla composizione del nuovo.
Art. 21 - Il Collegio dei Consultori è presieduto dall'Arcivescovo.
Art. 22 - Durante la Sede vacante il Collegio dei Consultori è presieduto e
agisce a norma del Can. 502 § 1 e 2, e dei Cann. 416-430 del Codice di Di-
ritto Canonico.
Art. 23 - Per ogni altro caso non previsto dal presente Statuto valgono le di-
sposizioni generali e particolari del Codice di Diritto Canonico e di altri
43
47. eventuali documenti emanati in materia dalla legittima autorità ecclesiasti-
ca. Il presente Statuto viene ratificato e promulgato dal Vescovo diocesano
ed avrà validità per un quinquennio.
Pescara, 5 gennaio 2006
† Tommaso Valentinetti
Arcivescovo
44
48. FONDAZIONE CARITAS
Art. 1 - In considerazione della dimensione essenziale che la carità riveste
nella vita della Chiesa come risposta al comando evangelico di servire Cri-
sto nell’uomo specie negli ultimi e negli emarginati, l’Arcidiocesi di Pesca-
ra Penne istituisce la Fondazione Caritas dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne
ONLUS come Ente riconosciuto agli effetti civili, per sostenere la struttura
e le iniziative formative dell’ufficio pastorale Caritas diocesana.
La Fondazione è una organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale ai
sensi del D.Lgs. 4 dicembre 1997, n. 460.
Art. 2 - La Fondazione non ha scopi di lucro. Scopo della Fondazione Cari-
tas è quello di provvedere alle opere di carità ed alla gestione dei servizi
promossi dalla Caritas Diocesana di Pescara-Penne.
La gestione dei servizi si realizza con lo stile e le finalità pastorali della Ca-
ritas Diocesana, i cui indirizzi la Fondazione è obbligata a seguire.
Art. 3 - Il patrimonio della Fondazione Caritas è costituito inizialmente dal-
la somma di Euro 6.000,00 (seimila/00) e può essere accresciuto per effetto
di successive devoluzioni di beni mobili ed immobili a seguito di delibera
di accettazione da parte del Consiglio di Amministrazione.
La Fondazione trae i suoi mezzi economici per il raggiungimento dei fini
statutari:
a) da raccolte ordinarie e straordinarie finalizzate per progetti specifici, in-
dette dalla Caritas Diocesana;
b) da eventuali lasciti, donazioni, oblazioni ricevuti specificatamente per la
Fondazione;
c) da convenzioni stipulate con enti, associazioni e/o privati per servizi ge-
stiti dalla Fondazione;
d) da Fondi dell’Arcidiocesi destinati a scopi caritativi.
Art. 4 - Gli organi della Fondazione sono:
a) il Presidente;
b) il Consiglio di Amministrazione;
c) il Revisore dei Conti;
d) il Direttore.
45
49. Tutte le cariche sociali hanno la durata di cinque anni e possono essere ri-
confermate. Le adunanze degli organi collegiali sono convocate da chi le
presiede con avviso scritto contenente l’ordine del giorno da inviarsi alme-
no cinque giorni prima; in caso di urgenza con telegramma o a mezzo fax
inviato il giorno prima.
Per la validità della seduta è richiesta la presenza della metà più uno dei
membri. Le decisioni verranno prese con maggioranza assoluta dei presenti;
in caso di parità il Presidente ha il doppio voto.
Art. 5 - Il Presidente della Fondazione è il Vescovo diocesano pro-tempo-
re. Il Direttore dell’Ufficio Caritas è membro di diritto del Consiglio di
Amministrazione.
Art. 6 - Il Presidente:
a) rappresenta legalmente la Fondazione;
b) convoca e presiede il Consiglio di Amministrazione;
c) nomina il Direttore della “Fondazione Caritas Onlus” sentito il Consiglio
Diocesano degli Affari Economici.
Art. 7 - Il Consiglio di Amministrazione nominerà il Vice-presidente ed il
Segretario.
I Consiglieri verranno nominati dall’Arcivescovo pro-tempore, in numero
di sei, di cui due proposti dal Consiglio Presbiterale.
I componenti il Consiglio di Amministrazione non percepiscono alcun com-
penso per l’attività svolta, salvo il rimborso delle eventuali spese sostenute
per ragioni di ufficio opportunamente documentate.
Del Consiglio di Amministrazione farà parte il Direttore della “Fondazione
Caritas Onlus”.
Art. 8 - Spetta al Consiglio di Amministrazione:
a) redigere il bilancio consuntivo e preventivo annuale;
b) deliberare sugli atti di straordinaria amministrazione che comportano un
incremento patrimoniale;
c) conferire incarichi o deleghe;
d) deliberare l’assunzione del personale.
46
50. Art. 9 - Il Direttore
a) dirige l’attività della Fondazione secondo le deliberazioni del Consiglio
di Amministrazione;
b) adotta i provvedimenti di ordinaria amministrazione;
c) nomina i responsabili operativi dei servizi gestiti;
d) propone l’assunzione del personale.
Art. 10 - Per la validità degli atti di amministrazione sotto evidenziati oc-
correrà la licenza dell’Arcivescovo di Pescara-Penne e il parere o consenso
del Consiglio Diocesano per gli Affari Economici e del Collegio dei Con-
sultori a norma del Canone 1277 del Codice di Diritto Canonico:
a) per gli atti di alienazione di immobili comunque pervenuti nel patrimo-
nio della Fondazione;
b) per le modifiche dello Statuto;
c) per tutti gli atti di straordinaria amministrazione che comportino un de-
cremento patrimoniale.
Art. 11 - Il Presidente nomina un Revisore dei Conti che ha le seguenti fun-
zioni:
a) è garante della correttezza amministrativa e accerta la regolare tenuta
della contabilità;
b) controlla le operazioni finanziarie;
c) redige e presenta al Consiglio di Amministrazione una relazione annuale
da allegare al bilancio consuntivo.
Art. 12 - L’esercizio finanziario si chiude il 31 dicembre di ogni anno.
Il rendiconto annuale deve assere approvato dal Consiglio Diocesano degli
Affari Economici presieduto dal Vescovo protempore.
Art. 13 - In caso di scioglimento o liquidazione della Fondazione, in tutti i
suoi rapporti attivi e passivi, succede l’Arcidiocesi di Pescara-Penne.
Il Vescovo diocesano pro-tempore può disporre lo scioglimento della Fon-
dazione, sentito il parere del Consiglio Presbiterale, del Collegio dei Con-
sultori e del Consiglio Diocesano per gli Affari Economici.
Art. 14 - Per quanto non previsto nel presente Statuto, dovrà farsi riferi-
mento alle disposizioni del Codice Civile Italiano e del Codice di Diritto
Canonico.
47
51. CONSULTA DELLE AGGREGAZIONI LAICALI
Capitolo Primo. Identità, natura e fini
Art. 1 Istituzione della Consulta
Nella Diocesi di Pescara-Penne è istituita la Consulta Diocesana delle
Aggregazioni Laicali (CDAL).
Art. 2 Composizione della Consulta
Fanno parte della CDAL le Aggregazioni Laicali, presenti ed operanti
nel territorio diocesano, rappresentate presso la Consulta Nazionale delle
Aggregazioni Laicali (CNAL).
Possono, inoltre, far parte della CDAL, salvo il parere favorevole del-
l’Arcivescovo, le Aggregazioni (associazioni, gruppi o movimenti) che ri-
spondono ai seguenti requisiti:
- sono state erette o riconosciute dalla competente Autorità ecclesiastica e
hanno un regolare statuto ai sensi del can. 304 del Codice di Diritto Ca-
nonico;
- le finalità perseguite rientrano in quelle indicate dal Concilio Vaticano II
nel Decreto sull’Apostolato dei Laici “Apostolicam Actuositatem”(capi-
tolo II) e sancite dal Codice di Diritto Canonico ai cann. 215, 298 e 327;
- rispondono ai criteri di ecclesialità indicati dall’Esortazione Apostolica
postsinodale “Christifideles Laici” al n. 30 (cfr. anche la Nota Pastorale
della Conferenza Episcopale Italiana “Le Aggregazioni laicali nella
Chiesa”, n. 15): il primato dato alla vocazione di ogni cristiano alla san-
tità; la responsabilità di confessare la fede cattolica; la testimonianza di
una comunione salda e convinta, in relazione filiale con il Papa e con il
Vescovo; la conformità e la partecipazione al fine apostolico della Chie-
sa; l’impegno di una presenza nella società umana;
- sono costituite ed operano almeno a livello diocesano.
Le Aggregazioni Laicali che hanno le caratteristiche summenzionate, per
far parte della CDAL, devono farne richiesta all’Arcivescovo attraverso la
segreteria della stessa.
48
52. Art. 3 Natura e fini
La CDAL, espressione dell’ecclesiologia, descritta nella Costituzione
“Lumen Gentium” del Concilio Vaticano II, e organismo per l’attuazione
dell’insegnamento contenuto nel decreto conciliare “Apostolicam Actuosi-
tatem”, è luogo naturale e necessario di incontro e di riferimento del laicato
organizzato, segno e strumento della comunione tra le Aggregazioni Laicali
presenti ed operanti nella Chiesa diocesana. Ha lo scopo di accrescere l’u-
nità e la comunione del Popolo di Dio e di promuovere la partecipazione al-
la vita della Chiesa Locale.
La CDAL, nel rispetto dell’identità e dei compiti delle singole aggrega-
zioni, si propone di:
- valorizzare la forma associata dell’apostolato dei fedeli laici, richiaman-
do costantemente il suo significato nel quadro di una comunità ecclesiale
partecipata e corresponsabile;
- svolgere compiti di informazione finalizzati a promuovere la reciproca
conoscenza e stima all’interno del laicato diocesano;
- accrescere uno stile di responsabilità, comunione e collaborazione per
una più attenta e consapevole partecipazione alla vita pastorale della
Chiesa da parte delle singole aggregazioni;
- assumere il piano pastorale generale e le eventuali indicazioni specifiche
dell’Arcivescovo, sollecitando e sostenendo la mediazione delle singole
aggregazioni ed elaborando proposte in merito alle linee pastorali;
- promuovere iniziative comuni con il consenso e la partecipazione delle
aggregazioni aderenti, in ordine a istanze e problemi di particolare attua-
lità, nell’ambito dell’evangelizzazione e dell’animazione cristiana del-
l’ordine temporale;
- essere un valido strumento di servizio alla Chiesa Locale, ponendosi in
stretta collaborazione con la Gerarchia, di cui accoglie le scelte e le indi-
cazioni pastorali e collaborare con il Consiglio Pastorale per l'elaborazio-
ne e l'esecuzione del piano pastorale.
- favorire momenti di dialogo e di ricerca per la crescita della comunione
anche con associazioni, movimenti e gruppi non ecclesiali, promuovendo
a tal fine iniziative di studio su tematiche di interesse comune.
Art. 4 Rapporti con l’Arcivescovo
La CDAL è promossa dall’Arcivescovo, accoglie le sue scelte e le sue
49
53. indicazioni pastorali e propone le proprie riflessioni, particolarmente in rife-
rimento all’apostolato del laicato.
Segno di comunione con l’Arcivescovo è la sua partecipazione, persona-
le o mediante un suo Delegato, alla vita e alle attività della CDAL.
Art. 5 Altri rapporti
La CDAL ha rapporti:
- con la Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali (CNAL);
- con la Consulta Regionale delle Aggregazioni Laicali (CRAL);
- con il Consiglio Pastorale Diocesano (CPD);
- con gli uffici pastorali della Curia Diocesana;
- con gli organismi diocesani di coordinamento del Clero, dei Religiosi e
delle Religiose;
- con gli enti culturali che operano nell’ambito ecclesiale;
- con le istituzioni civili presenti sul territorio.
Capitolo Secondo. Struttura
Art. 6 Organi della Consulta
Sono organi della CDAL:
- l’Assemblea generale;
- il Comitato di Presidenza;
- il Segretario generale;
- l’Economo.
Art. 7 Assemblea Generale
E’ costituita dai Presidenti o responsabili diocesani delle Aggregazioni
Laicali di cui all’art. 2.
All’Assemblea generale possono essere invitati gli Assistenti, Consulenti
Ecclesiastici e Consiglieri Spirituali delle singole aggregazioni, senza dirit-
to di voto.
Compiti dell’Assemblea Generale sono:
a) verificare le linee direttive e il programma di attività della CDAL e veri-
ficarne l’attuazione nello spirito dello statuto;
b) eleggere cinque membri del Comitato di Presidenza, da sottoporre al-
l’approvazione dell’Arcivescovo;
50
54. c) costituire Commissioni di Lavoro ed eventuali Gruppi di Studio (art. 10);
d) esaminare e votare le proposte di delibere e i documenti elaborati dal Co-
mitato di Presidenza;
e) esaminare e approvare i bilanci preventivo e consuntivo della CDAL e
fissare le norme per i contributi economici annuali delle Aggregazioni
membri.
f) deliberare le modifiche del presente statuto che entrano in vigore dopo
l’approvazione dell’Arcivescovo.
Fermo restando che l’Arcivescovo può convocare l’Assemblea Generale
ogni volta che lo ritenga opportuno, questa è convocata ordinariamente dal
Comitato di Presidenza almeno due volte all’anno o su richiesta di almeno
un quinto delle Aggregazioni membri.
L’Assemblea Generale avrà come moderatore il Segretario Generale.
Per la validità delle assemblee indette per le modifiche statutarie è neces-
saria la presenza di due terzi dei membri aventi diritto al voto.
L’Assemblea Generale delibera a maggioranza assoluta dei presenti
aventi diritto al voto. Per le modifiche del presente statuto la maggioranza
richiesta è di almeno due terzi dei presenti aventi diritto al voto. Non sono
ammessi deleghe all'interno dell'Assemblea. Quanto deliberato è sottoposto
all’Arcivescovo per l’approvazione.
Art. 8 Comitato di Presidenza
Il Comitato di Presidenza della CDAL è composto da cinque membri
eletti dall’Assemblea Generale e dal Presidente Diocesano dell’Azione Cat-
tolica.
I compiti del Comitato di Presidenza della CDAL sono:
a) promuovere i rapporti con l’Arcivescovo e con il Delegato Episcopale
per la CDAL;
b) curare l’esecuzione delle delibere dell’Assemblea Generale della CDAL;
c) eleggere l’Economo;
d) curare i rapporti con la CNAL, con la CRAL, con il CPD e con gli altri
organismi diocesani;
e) seguire i lavori delle Commissioni di Lavoro e degli eventuali Gruppi di
Studio, deliberando sulle relative proposte;
f) sollecitare e promuovere la partecipazione dei membri di Aggregazioni
della CDAL, secondo il loro carisma, nelle Commissioni di Lavoro,
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55. Gruppi di Studio e organismi diocesani, coordinandone e facilitandone
una proficua presenza;
g) preparare l’ordine del giorno delle riunioni dell’Assemblea Generale,
predisponendo i relativi documenti e convocarla;
h) controllare i bilanci e la gestione amministrativa.
Il Comitato di Presidenza della CDAL è convocato e presieduto dal Se-
gretario Generale e si riunisce almeno quattro volte ogni anno. Può essere
convocato anche su richiesta della maggioranza qualificata dei membri che
lo compongono.
Per la validità delle riunioni è richiesta la presenza della metà più uno
dei membri.
Le decisioni del Comitato di Presidenza sono prese a maggioranza dei
presenti.
Art. 9 Segretario Generale
Compiti del Segretario Generale sono:
a) rappresentare a tutti gli effetti la CDAL;
b) curare le relazioni con tutte le Aggregazioni che compongono l’Assem-
blea Generale della CDAL;
c) convocare, con ordine del giorno, il Comitato di Presidenza;
d) fungere da moderatore del Comitato di Presidenza e dell’Assemblea Ge-
nerale;
e) svolgere compiti di coordinamento, promozione e verifica nel quadro
delle decisioni assunte dall’Assemblea Generale e dal Comitato di Presi-
denza;
f) verbalizzare su apposito registro le riunioni dell’Assemblea Generale e
del Comitato di Presidenza della CDAL e provvedere all’archiviazione
di tutta la documentazione presso la Curia Diocesana.
Il Segretario Generale è nominato dall’Arcivescovo tra i membri del Co-
mitato di Presidenza. Non rappresentando più il Segretario Generale l’Ag-
gregazione di appartenenza, quest’ultima ha diritto di designare un altro
rappresentante nella CDAL.
In caso di assenza o impedimento il Segretario Generale può delegare un
altro membro del Comitato di Presidenza a rappresentarlo.
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56. Art. 10 Commissioni di Lavoro – Gruppi di Studio
E’ facoltà dell’Assemblea Generale costituire:
- Commissioni di Lavoro permanenti tra Aggregazioni di similare espe-
rienza per una reciproca conoscenza, per uno scambio di esperienze, per
formulare proposte da presentare all’Assemblea Generale e per curare le
relazioni con le Commissioni Diocesane operanti negli ambiti corrispet-
tivi;
- Gruppi di Studio, composti da membri della CDAL e anche da esperti
esterni.
Commissioni di Lavoro e Gruppi di Studio sono coordinati da responsabili
eletti al loro interno.
Art. 11 L’Economo
L’Economo è eletto dal Comitato di Presidenza, prepara i bilanci e cura
la gestione amministrativa della CDAL.
Capitolo Terzo. Disposizioni generali
Art. 12 Incompatibilità
L’incarico di membro della CDAL è incompatibile con il mandato parla-
mentare e con quello nelle assemblee elettive delle Regioni e degli altri enti
locali e territoriali di qualsiasi livello, con la carica di Sindaco, Presidente
della Provincia, Assessore comunale, provinciale e regionale e di Presidente
di Consiglio Circoscrizionale, nonché con organi decisionali di partito o di
organizzazioni, comunque denominati, che perseguano finalità direttamente
politiche.
Art. 13 Finanziamento
Il finanziamento della CDAL è assicurato dai contributi versati dai pro-
pri membri e da altri eventuali introiti.
Art. 14 Pubblicazione dei documenti della CDAL
Dichiarazioni e documenti pubblici della CDAL sono resi noti dopo il
consenso ad esternarli da parte dell’Arcivescovo.
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