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Fenomeno del Tabagismo




[As sociazione Allen Carr]
Indice:
Prefazione                                                   p. 3

Sezione 1:
   · Cenni storici                                           p. 6
   · Il fumo, i principali composti e la loro tossicità      p. 7
   · Fumo e salute                                           p. 9
   · La nicotina come droga, il problema della dipendenza    p. 12
   · Le azioni farmacologiche della nicotina                 p. 12
   · Le tante strade della nicotina                         p. 14
   · Intossicazione acuta da nicotina                        p. 14
   · La nicotina può dare dipendenza fisica e tolleranza?    p. 15
   · Uscire dalla dipendenza                                 p.18
   · Perché gli adolescenti cominciano a fumare             p. 10
   · Fenomeno del tabagismo                                 p. 22
   · Il punto di partenza per parlare del fumo              p. 23
   · Norme generali sul fumo                                p. 24
   · Scenario italiano                                      p. 24
   · Il percorso legislativo italiano                       p. 25

Sezione 2:
   · Testimonianze e metodi per smettere di fumare          p. 29
   · Le teorie psicologiche sulla prevenzione               p. 39
   · La scuola: educare i ragazzi alla salute               p. 42
   · Programma antifumo per le scuole                       p. 43
   · La nostra campagna                                     p. 45

Glossario                                                   p. 47

Bibliografia                                                p. 49




2
Prefazione

"Io voglio smettere di fumare e sapere è potere”; questo si può dire sia
il motto della nostra Associazione Allen Carr la quale sostiene che per
riuscire a disintossicarsi dalla dipendenza da nicotina e tabacco è
sufficiente informarsi.
Allen Carr nacque il 2 settembre 1934 e morì il 29 novembre 2006.
Ex fumatore da oltre 30 anni era arrivato a fumare anche più di 100
sigarette al giorno e, solo dopo vari tentativi per sconfiggere la
                 dipendenza da nicotina e tabacco, ci è riuscito
                 improvvisamente nel 1983 passando a zero sigarette.
                 Prima della morte Carr ha colto l'occasione per
                 divulgare il suo metodo Easyway al maggior
                 numero di persone possibili grazie ai suoi libri di
                 successo e ai centri contro la lotta al fumo che ha
                 fondato in 32 Paesi. Alcune importanti sedi del
                 metodo Easyway per la lotta al tabagismo e per la
sensibilizzazione sociale alla politica di non fumo per un ambiente di
lavoro sano e gradevole, ai sensi della legge 626, si trovano in Italia,
Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Germania,
Olanda, Islanda, Irlanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, Sud
Africa, Sud America, Svizzera, Spagna, Inghilterra.
Il primo libro scritto da Allen Carr, che è stato un vero bestseller, "È
facile smettere di fumare se sai come farlo" indica come
smettere di fumare con il metodo Easy Way.
Il libro ha venduto oltre 7 milioni di copie nel mondo - circa 100.000
in Italia - ed è tradotto in 23 lingue; con questo libro Allen Carr è
riuscito a fare smettere di fumare milioni di persone nel mondo,
anche famose: ognuno ha trovato la libertà eliminato e risolto il grave
problema del tabagismo.



                                                                      3
Il metodo Easyway si sviluppa in poche ore presso il centro antifumo
e i risultati spesso sono sorprendenti con un'elevata percentuale di
successo.
Smettere di fumare è un po' come fare la dieta e spesso si tende a
procrastinarne l’inizio.
Ogni fumatore conosce i rischi del fumo perchè l'informazione sugli
aspetti nocivi del fumo attivo delle sigarette sono conosciuti.
Viceversa molti accaniti fumatori ignorano il motivo e il meccanismo
che spinge ogni fumatore a fumare decine o centinaia di sigarette al
giorno.
È importante dare un'informazione completa al fumatore e renderlo
consapevole del perchè si fuma e cosa spinge a fumare e questo è lo
scopo che vogliamo raggiungere alla fine della nostra campagna.
Una volta analizzate le motivazioni, occorre rimuovere il desiderio, la
sensazione piacevole che il fumatore percepisce e il bisogno di
fumare dovuto alla dipendenza da nicotina e allo stato psicologico.
Questa fase attenua il sacrificio dello smettere di fumare e rende più
semplice psicologicamente l'approccio a diversi e più salutari stili di
vita.
L'obiettivo usato dal metodo Easy Way di Allen Carr è l'uso del
potere del "pensiero positivo" che ha convinto e convince migliaia di
persone a smettere di fumare e ad allontanarsi dalla nicotina senza
eccessivi sforzi.




4
SEZIONE II




         5
Cenni storici:
La coltivazione del tabacco è talmente antica da avere una propria
storia archeologica, infatti reperti rinvenuti in Perù ed in Messico
hanno consentito di accertare che la pianta era già coltivata intorno al
4.000 a.C.

La prima notizia riguardante la pianta di tabacco risale al 1492, anno
della scoperta delle Americhe. Fu proprio Cristoforo Colombo ad
annotare nel suo diario di viaggio della strana usanza degli indigeni
americani, introdurre foglie di pianta arrotolata nel naso aspirandone
il fumo.
A partire della scoperta dell’America, la diffusione del tabacco in
Europa fu rapidissima. Il primo esemplare di pianta arrivò nel 1512 in
Portogallo da dove il tabacco iniziò a diffondersi nella seconda metà
del cinquecento anche in Spagna e Francia.
La denominazioni botanica della pianta (nicotina tabacum) così come
il nome del principio attivo contenuto nelle foglie, devono la propria
origine a Jean Nicot, un diplomatico francese che nel 1570 portò in
dono foglie di tabacco tritate a Caterina dei Medici (regina di Francia)
come rimedio per la sua emicrania.
Per alcuni decenni tutta Europa vennero attribuite al tabacco
proprietà curative per le più svariate malattie.
Se la diffusione del tabacco in Europa può contare quasi cinque secoli
di storia, la diffusione delle sigarette invece assai più recente.
Dall’epoca precolombiana il tabacco è stato usato nelle pipe o in
forma di sigari. La possibilità di fumare il tabacco avvolto in involucri
di carta, sperimentata per la prima volta nel diciottesimo secolo, trova
la propria diffusione di massa solo agli inizi del Novecento.
La ragione principale dell’imporsi delle sigarette è senza dubbio di
tipo tecnologico: da una parte i sistemi di fabbricazione in serie



6
abbassarono i costi di produzione e di vendita, dall’altro favorirono
ben presto la diffusione dell’abitudine al fumo.
I principali Paesi produttori di tabacco sono: la Cina (con oltre tre
milioni di tonnellate l’anno), gli Stati Uniti(con circa 650 mila
tonnellate), l’India, il Brasile (entrambi con 500 mila tonnellate).
All’interno della CEE il più importante produttore di tabacco è
proprio l’Italia (nel 1993 ne ha prodotte 145 mila tonnellate) di cui
oltre 124 mila destinate all’esportazione.
Tuttavia importiamo grandi quantitativi di sigarette; sul totale delle
sigarette vendute in Italia oltre al 40% è rappresentato da sigarette
d’importazione.


Il fumo, i principali composti e la loro tossicita’
La composizione chimica del fumo varia a seconda della varietà del
tabacco utilizzata, dell’ambiente in cui a pianta è maturata, delle
modalità di essiccamento e manifattura, del tipo di carta, della
presenza o meno del filtro.



Quando       il    fumo      entra
nell’organismo è una specie di
aerosol concentrato cioè una
miscela di sostanze, alcune allo
stato gassoso altre sottoforma di
corpuscoli. La quantità e qualità
assorbite dal fumatore dipendono
in parte anche dal proprio modo
di fumare: sigarette con filtro o
senza, aspirazione del fumo,
frequenza d’aspirazione. Solo il
25% della nicotina viene assorbita


                                                                    7
se il fumo è trattenuto nel cavo orale, mentre l’assorbimento si eleva
al 90% se il fumo viene aspirato sino ai polmoni.
Nonostante gli sforzi fino ad oggi profusi nella ricerca per valutare il
grado di nocività di queste sostanze, a tutt’oggi gli studi di tossicità e
di cancerogenicità si fermano ad una parte di esse.
Dal punto di vita tossicologico i più importanti componenti del fumo
sono: la nicotina, il catrame e l’ossido di carbonio.
Il catrame detto anche “condensato” è una miscela di diverse sostanze
tra cui alcuni idrocarburi aromatici policiclici ed alcuni amine. In
particolare il benzopirene ed il suo derivato benzoantracene hanno
evidenziato sia una attività diretta nell’induzione di mutagenesi in
cellule umane in coltura che la comparsa di fenomeni di
cancerogenesi dopo la loro somministrazione in animali da
laboratorio.
Tali sostanze oltre ad avere una potente azione cancerogena sono
anche responsabili di effetti tossici ed irritanti sull’apparato
respiratorio. Il fumo di sigaretta contiene in media da 2 a 20 mg per
sigaretta di ossido di carbonio, gas che si forma essenzialmente dalla
combustione incompleta del tabacco.
I forti fumatori hanno fino al 15 % della loro emoglobina legata
all’ossido di carbonio e per tanto incapace di adempiere alla funzione
di trasporto dell’ossigeno dei polmoni e tessuti. L’emoglobina serve
per trasportare l’ossigeno dai polmoni a tutto il resto del corpo. La
presenza di ossido di carbonio farà si che il sangue non contenga la
quantità normale d’ossigeno. Di conseguenza sarà necessari respirare
più frequentemente ed il cuore dovrà funzionare con più forza per
fornire al corpo la quantità d’ossigeno necessaria Il cuore dovrà
lavorare di più e ciò determina maggior sforzo, nocivo per il cuore,
soprattutto se i polmoni sono esposti in maniera continuativa al fumo
di sigaretta.



8
All’elevata concentrazione di carbossiemoglobina nel sangue sono
probabilmente dovuti certi effetti a carico del feto di madri fumatrici
come il minor peso alla nascita e la maggiore incidenza di nati morti.


Fumo e salute
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha calcolato che nel mondo
fumano regolarmente un milliardo di persone. In Italia la diffusione
del fumo sta registrando un progressivo decremento; se nel
dopoguerra i fumatori costituivano il 40% della popolazione italiana,
nel 1991 essi erano scesi al 27%.


A ben vedere questa riduzione si trova in larga misura nella
popolazione maschile.
Diverso è il quadro relativo alla popolazione femminile: fino agli anni
‘60 le fumatrici costituivano un esigua minoranza, dagli anni ’70 il
fumo si effonde nella popolazione femminile soprattutto nelle fasci di
età più giovani; la sigaretta diviene per loro uno dei simboli della
emancipazione femminile di quegli anni.
Ai nostri giorni si nota non solo da diminuzione dei giovani fumatori
ma anche una riduzione dell’incidenza di chi inizia a fumare per la




                                                                     9
prima volta. Il quadro generale che in passato assegnava al fumo il
significato simbolico dell’acquisizione di uno status adulto sta ora
cambiando lentamente.
I dati più recenti rivelano che fumare accorcia la vita:
il principale effetto del fumo di tabacco sulla salute umana è
rappresentato infatti dalla riduzione della durata media della vita.
Vari studi hanno dimostrato che un uomo di trenta anni che fuma due
pacchetti di sigarette al giorno ha una speranza di vita ridotta di circa
otto anni rispetto ad un suo coetaneo che non fuma.
È però confortante che chi smette di fumare recupera gradualmente
tutta la propria speranza di vita le statistiche rivelano che nel 1990 in
Italia il 25% di tutte le morti dei maschi , del 3.5 % nelle femmine
sono state causate dal fumo di tabacco; metà delle morti si verificano
tra i 35 e i 69 anni.
Le patologie correlate al fumo di
tabacco sono tante: tra le più
frequenti si annoverano i tumori
maligni del polmone, delle alte vie
respiratorie, della vescica dell
stomaco, del pancreas, le bronco
pneumopatie croniche, le malattie
cardiovascolari, l’ulcera gastrica e
duodenale e l’aterosclerosi.
La frequenza e la gravità di queste
malattie aumenta con la precocità
di inizio dell’abitudine al fumo e
con il numero giornaliero di sigarette fumate.




10
Nelle femmine i tumori più frequenti sono quelli allo stomaco seguiti
da quelli polmonari.
Per quanto riguarda le malattia cardiovascolari, per i fumatori il
rischio di ammalarsi è tre volte più elevato rispetto a quanto accade
per coloro che non fumano. Tale rischio si moltiplica ulteriormente se
il fumatore è contemporaneamente affetto anche da altri disturbi
come l’ipertensione arteriosa e l’elevato tasso di colesterolo.
Per questo tipo di malattie, però, basta smettere di fumare perché il
rischio di morire decresca in un arco di tempo relativamente breve
che va da alcuni mesi ad alcuni anni. Ogni anno in Italia muoiono
oltre trentamila persone per malattie dell’apparato respiratorio non
tumorali (es. bronchite cronica, enfisema polmonare) ed il fumo
risulta essere, anche in questo caso, il fattore di rischio principale.
Vari studi hanno dimostrato che il fumo “secondario” o “passivo” cioè
il fumo che si disperde nell’ambiente provoca anch’esso danni alla
salute. Tra gli adulti esposti al fumo passivo gli effetti più comuni
sono irritazione agli occhi, mal di testa, sintomi nasali e tosse. Una
persona che non fuma, se è esposta quotidianamente al fumo di un
familiare, vede anch’essa aumentato il proprio rischio di sviluppare
un tumore al polmone. Nei bambini poi è stata accertata una stretta
correlazione tra la prevalenza di malattie respiratorie infantili
(bronchite e polmonite) e le abitudini fumatorie dei genitori.
La conoscenza delle motivazioni psicologiche dell’abitudine al fumo è
determinante per comprendere a pieno lo stato adolescenziale e
programmare un corretto intervento di educazione sanitaria.
Il giovane fumatore tende ad autogiustificare il proprio
comportamento, considera il fumo modello di stato sociale, legato al
successo nello sport, nella vita affettiva ed al mito del potere. La
sigaretta diviene il mezzo più comodo per rispondere a stimoli
ambientali destabilizzanti e più facile per venire accettato dai pari.



                                                                     11
La nicotina          come      droga,       il   problema         della
    dipendenza.
    La nicotina (solo uno dei quasi 4000 componenti chimici contenuti in
    una sigaretta) è la sostanza più nota e, forse, anche la più studiata del
    tabacco. Essa fu isolata nel 1828 da Posselt e Reimann, mentre i primi
    studi farmacologici si devono ad Orfilia, nel 1834. La scoperta che tale
    principio attivo avesse un’azione sul ganglio cervicale superiore fu di
    Langley e Dickinson, (1889).

    La potenza della stimolazione attribuibile alla nicotina è data da un
    gruppo di recettori colinergici dei gangli autonomi classificati sotto il
    nome di “recettori nicotinici”.


    Le azioni farmacologiche della nicotina
                   La nicotina è un alcaloide naturale liquido, basico
                   (pKa= 8,5) volatile, idrosolubile, incolore, capace di
                   acquistare un colore bruno e un odore caratteristico se
                   esposta all’aria. Essa è capace di stimolare inizialmente
                   i gangli, esercitando un’azione colinomimetica, per poi
                   bloccarli attraverso una prolungata depolarizzazione,
                   mediata dal flusso di ioni Na+. Questa bifasicità (azione
    eccitatoria seguita da una fase depressiva) caratterizza un po’ tutti gli
    effetti di questo alcaloide, per questo la ritroviamo nelle
    manifestazioni a livello dei vari organi ed apparati.

·      Sistema Nervoso Periferico: l’intervento iniziale della nicotina è di
    stimolazione dei gangli autonomi. Piccole dosi facilitano la
    trasmissione degli impulsi, la liberazione di catecolamine ( es.
    adrenalina) dalle ghiandole surrenali, producono una modesta
    ipereccitabilità neuromuscolare. Segue la fase di depressione. La
    nicotina deprime la conduzione nervosa dei gangli, la liberazione di


    12
adrenalina e noradrenalina viene ridotta per stimolazione del nervo
    spalancnico, l’attività muscolare è inibita per blocco neuromuscolare
    da desensibilizzazione dei recettori con conseguente paralisi. Il
    principio attivo stimola i recettori sensoriali: meccanocettori
    (stiramento o pressione della pelle, dei visceri intestinali, polmone,
    stomaco), chemocettori (es. glomo carotideo), termocettori ( cute e
    lingua), recettori al dolore.
·      Sistema Nervoso Centrale: la nicotina stimola lo SNC in modo
    intenso, producendo dapprima tremori e poi, per dosi più elevate,
    convulsioni Per dosi modeste si ottiene un tracciato
    elettroencefalografico tipico di uno stato di vigilanza, ma
    diminuiscono contemporaneamente il tono muscolare e i riflessi
    tendinei profondi. Inizialmente viene stimolata anche l’attività
    respiratoria, mentre poi, per dosi successive, si ottiene una
    depressione fino alla insufficienza respiratoria e alla morte, dovuta sia
    alla paralisi dei muscoli respiratori che alla depressione centrale.
    L’alcaloide del tabacco è capace di stimolare il vomito (stimolazione
    del CTZ, chemoreceptor trigger zone, localizzato nella formazione
    reticolare del midollo allungato).
·       Sistema cardiovascolare: somministrata per via endovenosa, nel
    cane, la nicotina induce immediatamente un aumento della pressione
    arteriosa e della frequenza cardiaca, dovuti a vasocostrizione che è
    esercitata anche a livello coronario.
·      Apparato digerente: le azioni della nicotina sull’apparato
    gastrointestinale sono dovute a stimolazione del sistema nervoso
    parasimpatico e ad attivazione dei gangli parasimpatici. Di fatto la
    nicotina aumenta il tono e l’attività motoria dell’intestino (peristalsi).
    Si rileva nausea, vomito, diarrea, soprattutto dopo somministrazione
    sistemica.




                                                                            13
·      Ghiandole esocrine: la nicotina è capace di indurre inizialmente
    una stimolazione della secrezione delle ghiandole salivari e
    bronchiali, mentre dopo si ottiene una inibizione.


    Le tante strade della nicotina
    La nicotina di una sigaretta viene assorbita rapidamente dal polmone
    e già dopo 8 secondi raggiunge il cervello. Essa si trova in sospensione
    nelle minutissime particelle di catrame del fumo , in tal modo può
    essere facilmente “assimilata” dall’apparato respiratorio. Dopo
    l’assunzione di una sola sigaretta, le concentrazioni plasmatiche di
    nicotina si riducono nel giro di 5 – 10 minuti perché la sostanza si
    distribuisce nei vari tessuti, ma nei fumatori cronici il tasso nicotinico
    nel sangue resta abbastanza alto e l’emivita (il tempo necessario a
    dimezzare il tasso plasmatico) è di circa 2 ore. Nel corso della
    giornata di un fumatore, il livello di nicotina cresce fino a raggiungere
    il massimo verso sera. La nicotina, poi si trasforma in metabolici
    inattivi che vengono eliminati in circa 19 ore. La nicotina è
    metabolizzata soprattutto dal fegato ma anche il rene e il polmone
    esercitano una azione di “clearance” metabolica.


    Una volta inattivata dai metaboliti, questi vengono eliminati
    rapidamente per via renale. Il latte materno delle fumatrici può
    contenere fino a 0,5 mg/l di nicotina. Chi fuma ha anche il problema
    di metabolizzare più rapidamente diversi farmaci.


    Intossicazione acuta da nicotina
    Siamo abituati a vedere la nicotina come una sostanza sprigionata dal
    fumo di sigarette, capace perciò di provocare danni cronici, mentre
    nella realtà è possibile una intossicazione acuta da questa sostanza
    che si verifica per ingestione del principio attivo in quanto tale o



    14
nell’ingestione di derivati del tabacco (per es. dai bambini). La dose
mortale acuta per la nicotina è di circa 60 mg per gli adulti che
equivale alla nicotina contenuta in 40- 60 sigarette. I sintomi sono
nausea, salivazione, dolori addominali, vomito, diarrea, mal di testa,
disturbi dell’equilibrio, alterazioni visive e uditive, confusione. Dopo
si ha grave debolezza, calo della pressione arteriosa, insufficienza
respiratoria, collasso cardiocircolatorio, morte dopo pochi minuti.


La nicotina può dare dipendenza fisica e tolleranza?
Uno dei problemi più dibattuti è la dipendenza fisica da nicotina,
paragonabile a quella delle droghe pesanti. Molti credono che la
necessità di fumare derivi più da un rinforzo psicologico che da una
motivazione biochimica. Senza dubbio il fumo di sigaretta è una
abitudine che ha alcune similitudini con l’abuso di sostanze definite
“stupefacenti”, malgrado non si possa stabilire una equazione in
termini assoluti tra tossicodipendenza e tabagismo. Il fumo di
sigaretta ha origine nel disagio giovanile, nella fragilità
adolescenziale, nelle delicate problematiche della formazione della
                                          personalità          dell’età
                                          evolutiva.      Esso        si
                                          cronicizza passando per
                                          una      “automedicazione”
                                          delle piccole difficoltà
                                          quotidiane e diviene un
                                          rito ben presto della vita.



Nonostante tutto ciò si deve accettare che la sigaretta “piace” al
fumatore, cioè evoca sensazioni gradevoli che sono mediate da
complesse reazioni biochimiche nell’organismo e la cui sospensione
provoca disagi fisici; la nicotina stimola la liberazione di


                                                                      15
noradrenalina e di dopamina da parte di certe aree del cervello.
Questo meccanismo è molto simile a quello che si verifica per droghe
più pesanti come la cocaina.
Per valutare, dal punto di vista medico il tabacco come “droga”,
dobbiamo riferirci a due parametri che abitualmente identificano le
sostanze d’abuso:
    1. tolleranza
    2. dipendenza
Il fumo di sigaretta è capace di dare tolleranza, cioè che l’organismo si
adatti a dosi via via crescenti del principio attivo. Per un non
fumatore, l’assunzione del fumo di due sigarette determina sensazioni
di instabilità, barcollamento, nausea, senso di vomito, tremori,
aumento della frequenza del polso, calo della temperatura corporea.
Tali effetti sono fortemente diminuiti nei fumatori cronici, nei quali,
però, continua a verificarsi l’aumento della concentrazione plasmatici
di alcuni ormoni.
I non fumatori descrivono sensazioni spiacevoli dopo l’iniezione di
nicotina, mentre i fumatori giudicano piacevoli questi effetti.
L’accumulo di nicotina nel plasma, per unità di dose somministrata, è
quasi quattro volte maggiore nei non fumatori rispetto ai fumatori,
indicando una reale e consistente differenza nella tolleranza
farmacocinetica.
Negli studi su animali si denota l’insorgenza di tolleranza agli effetti
della nicotina, che però scompaiono dopo 24/48 ore di astinenza.
Nell’uomo la tolleranza tende a sparire piuttosto rapidamente tanto
che una dose di nicotina assunta la mattina esercita un effetto più
duraturo e intenso della stessa dose assunta la sera, dopo numerose
altre somministrazioni.
La dipendenza (ossia la necessità compulsiva di procurarsi il farmaco
per evitare una sindrome da astinenza) è altresì assodata da un punto



16
di vista farmacologico, malgrado la sua entità non possa essere
paragonabile a quella delle droghe maggiori (es. eroina o cocaina). La
sindrome da astinenza da tabacco insorge entro 24 ore dall’ultima
assunzione.      Essa    comprende     anche       alterazioni    dell’
elettroencefalogramma.
Entro poche ore i test di vigilanza e di esecuzione psicomotoria
registrano una netta diminuzione delle prestazioni ed un aumento
dell’ostilità. La frequenza cardiaca cala e si riduce la pressione
arteriosa, mentre aumenta il flusso arterioso periferico per la
diminuzione della vasocostrizione.
Sintomi soggettivi rilevati sono: irritabilità, ansia, difficoltà di
concentrazione, cefalea, disturbi del sonno e gastroenterici. Alcuni
sintomi scompaiono in 36 – 72 ore, mentre altri si attenuano solo
dopo settimane o mesi.
La gravità di questa sindrome d’astinenza è maggiore quanto più alta
è la quantità di sigarette fumata. La somministrazione di nicotina (sia
per via endovenosa che attraverso chewing gum) riduce l’ansia,
l’irritabilità e molti disturbi somatici dovuti all’astinenza, ma non è
molto efficace per controllare l’insonnia, la fame e il craving
(desiderio). Un’altra conferma della tendenza della nicotina a dare
dipendenza è costituita dall’osservazione che i grossi fumatori
tendono a auto-regolare la concentrazione plasmatica di nicotina in
modo empirico, modulando la qualità e quantità di sigarette fumate.
Se essi, per esempio, passano ad una qualità di sigarette che contiene
una percentuale di nicotina più bassa abitualmente aumentano il
numero di sigarette aspirate. Essi, inoltre, istintivamente modificano
le modalità di aspirazione (più profonda se la sigaretta è “leggera”)
per attutire i disagi derivanti dalla scarsa concentrazione di sostanza
nel tabacco.




                                                                     17
La cessazione dell’assunzione di tabacco produce nel giro di 12 / 72
ore i più importanti parametri cardiovascolari, come è stato rilevato
in ricerche effettuate su pazienti chirurgici nel perodo preoperatorio.
Naturalmente questo, se vale per la frequenza cardiaca, non è vero
per i danni cronici (cioè i più importanti) a carico dell’apparato
cardiovascolare.


Uscire dalla dipendenza
Il problema della dipendenza da tabacco non è un’ipotesi, né tanto
meno può essere considerato come una “complicazione” psicologica o
una semplice abitudine.

Ciò è dimostrato sia da dati della farmacologia clinica sia da quelli
epidemiologici. A testimonianza della gravità del problema stanno le
migliaia di morti che ogni anno sono correlabili al tabagismo nel
nostro paese. Sicuramente un numero centinaia di volte maggiore di
quello delle morti dovute all’eroina o ad altre droghe. Una dipendenza
che provoca una tale strage non può essere sottovalutata o sminuita.
Qualsiasi tentativo improvvisato è dunque destinato a fallire o a




18
Qualsiasi tentativo improvvisato è dunque destinato a fallire o a
ottenere risultati scadenti. E’ inoltre osservazione comune,
confermata dall’esperienza degli psicologi che si sono occupati di
questa materia, che l’elenco dei danni da tabacco non ha mai fatto
smettere nessuno. Molti medici, purtroppo, fumano. Nessuno meglio
di loro è a conoscenza dei danni del tabacco. Parlare dei rischi del
fumo ha l’unica conseguenza di infastidire il fumatore; se poi
l’impatto è più “forte” perché il fumatore è costretto a spaventarsi o a
prendere atto di situazioni drammatiche, il più delle volte tende a
rimuovere il problema. In pratica il soggetto, inconsciamente, decide
di “spostare” il problema convincendosi che i malanni o i tumori
colpiranno i fumatori, ma non lui stesso. La paura, gli interventi di
terrorismo psicologico, l’informazione tecnica servono a poco.
Si hanno maggiori risultati nello sforzo di smettere di fumare se il
problema viene affrontato in tutti gli aspetti, sia farmacologici,
medici, sia psicologici.
L’interruzione della dipendenza tabagica deve passare ad diverse
tappe:


   · l’informazione  medica sui danni del tabacco, premessa
     necessaria, ma non sufficiente per un corretto programma di
     disassuefazione;
   · un programma centrato sul cambiamento dello stile di vita,
     inteso come correzione degli errori alimentari, attività fisica
     regolare, cura di sé. Per tale motivo è importante integrare la
     disintossicazione    con     interventi   di   councelling    e
     accompagnamento ad un nuovo e ritrovato modo di vivere la
     propria salute;




                                                                      19
· il supporto psicologico, attraverso una terapia individuale o di
       gruppo che permetta al paziente di elaborare e rivedere i
       meccanismi attraverso i quali ha iniziato a fumare,
       identificando gli stimoli emotivi ed interiori e i momenti che si
       correlano e perpetuano nell’uso della sigaretta.


Perche’ gli adolescenti iniziano a fumare

Un problema di grande rilevanza è quello rappresentato dagli
adolescenti che iniziano a fumare. Il fumo, in senso psicologico è da
considerare un comportamento acquisito che continua ad esistere
attraverso l’ abitudine e la soddisfazione di alcuni bisogni.
Fare l’esperienza del “fumatore” è molto semplice ed accessibile e non
si può intendere alla stressa stregua di chi è legato da tempo al fumo.
Molto spesso il primo contatto con la sigaretta avviene durante la pre-
adoloscenza che è un momento di curiosità e di grandi cambiamenti.
Questa fase della vita è caratterizzata da un senso di ansia
strettamente collegato all’essere indefinito, al trovarsi nel momento di
passaggio da bambino ad adulto. Questo processo evolutivo cosi
importante comporta una dose di insicurezza che ogni adolescente
supera con i propri strumenti, alcuni dei quali sono comuni e
caratteristici dell’età. Spesso i ragazzi contrappongono alla loro
confusione interna dei comportamenti costanti, quasi stereotipati.
                     Usano lo stesso abbigliamento, ascoltano la stessa
                     musica, magari fumano insieme. Attraverso i
                     comportamenti sembrano esprimere il bisogno di
                     riconoscersi nel sentirsi uniti, di affermarsi nel
                     gruppo.


                    L’esigenza di essere forti e sicuri può quindi
                    portare a fumare perché esiste una immagine


20
sociale che lega la sigaretta alla potenza ed al successo. Perciò la
sigaretta può rappresentare uno strumento di autoaffermazione, di
rassicurazione, di conquista e di fascino, di scarico della tensione
nervosa, di gratificazione fisica e di piacere.
Il bisogno di definirsi e distinguersi porta a ricercare da parte degli
adolescenti comportamenti collegati al mondo degli adulti spesso con
aspetti di trasgressione. Il gusto del pericolo e del rischio è connesso
al bisogno di valutare nel concreto le capacità personali ed esprimere
a livello profondo “la morte della parte infantile di sé”.
Fumare di nascosto dagli adulti per un ragazzo è il modo anche di




andare contro corrente, di avere delle sensazioni piacevoli con gli
amici. Sicuramente l’imitazione nei gruppi dei pari è molto forte, si
fanno le stesse cose o si ripetono i gesti dei propri modelli:
personaggi di successo.
Si prova a fumare per imitazione, per amicizia, per bisogno di
autonomia, per esprimere le conflittualità verso la famiglia, per
pressioni sociali.



                                                                      21
Il problema è che dalla prima sigaretta alla dipendenza per alcuni il
passaggio è breve. I giovani sono un gruppo particolarmente a rischio
perché un’abitudine contratta a quell’età è più difficile da
abbandonare.
Studi hanno dimostrato che gli adolescenti utilizzano le sigarette per
ridurre l’ansia, sollevare il morale e darsi energia.




22
Fenomeno del tabagismo
Epidemiologia:

Il punto di partenza per parlare del fumo:
Il fumo di tabacco rappresenta oggi nei paesi socio economicamente
avanzati un fattore di rischio determinante per molte delle più
comuni malattie cronico-degenerative.

A differenza di molti gravi malattie tuttavia le conseguenze sulla
salute sono relativamente meno difficili da prevenire mediante
l’educazione sanitaria, proprio perché si tratta di un comportamento
individuale. Date queste premesse è evidente la necessità
d’intraprendere efficaci       interventi di educazione sanitaria nei
confronti di individui che maggiormente sono esposti al rischio di
diventare fumatori nel corsi degli anni, quali preadolescenti ed
adolescenti.
Negli Stati Uniti ed in Europa emerge su popolazioni di adolescenti
una realtà preoccupante: tra gli 11 ed i 15 anni almeno un quarto
degli adolescenti ha già sperimentato il fumo di sigaretta. Anche se in
Italia l’età media dell’inizio della sperimentazione del fumo non è così
precoce, collocandosi al di sopra dei 15 anni, la dimensione del
problema rimane preoccupante.
L’obiettivo formulato dall’ OMS, Organizzazione Mondiale della
Sanità, nell’ambito del programma “Salute per tutti nell’anno 2000”
per la Regione Europea, nei confronti della promozione di
comportamenti positivi per la salute, prevede una diminuzione del
consumo di tabacco pari al 50 % e una riduzione della prevalenza dei
fumatori.
Tali obiettivi potrebbero essere raggiunti attraverso la protezione dei
non fumatori e la promozione di ambienti senza fumo.


                                                                     23
Norme generali sul fumo
Nel gennaio 2005 è entrata in vigore l’applicazione del divieto di
fumo nei locali pubblici, previsto dall’art. 51 della legge 3 del 16
gennaio 2003.


L’accordo siglato dalla conferenza Stato-Regioni stabilisce che
quest’ultime devono dotarsi di strumenti legislativi e di strategie per
l’attuazione della legge e per la promozione di campagne di
informazione e di promozione.


Scenario italiano
Il Ministero della salute ha redatto una rassegna degli effetti del
fumo passivo sulla salute, un documento che raccoglie le evidenze
disponibili sul rischio di malattie cardiovascolari, respiratorie e di
tumori legati al fumo passivo, con attenzione particolare agli effetti
sui bambini.
Una serie di studi che raccolgono dati ed evidenze sul fenomeno fumo
in Italia sottolineano l’importanza e l’urgenza dell’applicazione della
legge.
L’Italia è il terzo paese europeo ad applicare il divieto di
fumo nei luoghi di lavoro. Esperienze simili sono state attuate nel
corso del 2004 solo in altri due paesi dell’Unione: Irlanda e Belgio.
Secondo il Ministero per la salute irlandese, sono oltre 7 mila i
cittadini irlandesi che hanno smesso di fumare negli ultimi mesi, in
gran parte grazie al divieto.
Un dato rilevante è quello che riguarda l’esperienza californiana, dove
il divieto di fumare è stato introdotto nel 1995 nei ristoranti e nel
1998 nei bar.



24
Secondo dati provenienti da diverse agenzie californiane, i guadagni
dei locali pubblici non sono affatto diminuiti, anzi sono in continuo
aumento.
Da indagini eseguite sui clienti, l’assenza di fumo gioca un ruolo a
favore della frequentazione dei luoghi pubblici.


Il percorso legislativo italiano
L’attenzione alla salute dei non fumatori è entrata a più riprese nella
legislazione italiana. Gradualmente negli scorsi decenni, una serie di
norme e di leggi hanno posto le condizioni e accresciuto la sensibilità,
anche istituzionale, che ha portato all’approvazione della legge n. 3
del 2003.
In materia di tabagismo si è espresso anche il Comitato nazionale per
la bioetica, su invito del ministro della Salute Girolamo Sirchia.
Un gruppo di lavoro ha tracciato un quadro del fenomeno e ha
formulato alcune indicazioni e proposte, raccolte in un dossier.
Secondo i dati richiamati anche dal dossier, i fumatori nel nostro
paese sono da 10 a 15 milioni, in
prevalenza maschi. Anche se rispetto
ad alcuni decenni fa, il fenomeno è
complessivamente in diminuzione, il
fumo rimane in crescita nel sesso
femminile e tra i giovani.
Alcune indagini condotte nelle scuole
secondarie superiori indicano che la
percentuale dei fumatori arriverebbe
anche al 35 per cento tra gli
adolescenti. L’Osservatorio fumo, alcol e droghe (Oss-fad)


                                                                      25
dell’Istituto superiore di sanità segue comunque l’andamento del
fenomeno in Italia.


Qui di seguito alcune F.A.Q – Frequently Asked Questions
riguardo la legislazione in vigore in Italia sul fumo:
1. Cosa dice la nuova legge e quali sono gli obiettivi?
Dal 10 gennaio 2005, si è partiti con le nuove regole sul fumo. Che lo
vietano, nella pratica, in tutti i luoghi chiusi pubblici e privati, aperti a
pubblico e utenti, dove non siano previste zone separate dal resto del
locale, munite di aspiratori d'aria e recintate da muri sui 4 lati. E’ una
legge molto rigida, la più intransigente d'Europa.
Obiettivo: la lotta al fumo passivo, carico di almeno 50 sostanze
tossiche, grande comprimario di varie forme di tumore, specie ai
polmoni. Si vogliono difendere soprattutto le fasce più deboli della
popolazione, donne incinte e bambini.
2. In quali luoghi non sarà più permesso fumare?
Niente più tabacco in tutti i locali pubblici e privati dove entrano
pubblico o utenti.
Ovunque dovrà essere esposto in bella evidenza il cartello con la
classica barra rossa e il nome della persona incaricata di vigilare sul
rispetto della legge.
3. Anche nei condomini vige il no al tabacco?
Sì. Infatti, se nelle abitazioni private non ci sono obblighi, la libertà
svanisce appena si mette piede sul pianerottolo.
4. Sono previste delle multe e a quanto ammontano?
Il trasgressore rischia multe da 27,5 a 275 euro che vanno pagate con
diverse modalità. Le sanzioni raddoppiano se la violazione avviene in


26
presenza di donne incinte e bambini sotto i 12 anni. Nei pubblici
esercizi ( bar, ristoranti, discoteche) chi non fa rispettare i divieti e
non denuncia il cliente trasgressore rischia sanzioni da 220 a 2.200
euro ( aumentano della metà se ci sono donne incinte e bambini), fino
alla sospensione e ritiro della licenza.
5. Dove si potrà fumare?
Oltre che nelle abitazioni private e all'aperto, in tutti i locali dove
siano state predisposte zone per fumatori.




                                                                       27
SEZIONE II




28
Testimonianze e metodi per smettere
di fumare
Fra le tante testimonianze di chi ha avuto la sua vita caratterizzata dal
fumo, vi è anche quella di Allen Carr.
Quest’ uomo, divenuto famoso in seguito alla pubblicazione del suo
libro “ È facile smettere di fumare se sai come farlo”, si classifica come
un ex fumatore.
Egli afferma di avere sperimentato un metodo, da lui stesso messo in
atto, di assoluta efficacia, per sconfiggere, in maniera definitiva e
senza traumi fisici o psichici, la dipendenza dal fumo.
Allen sostiene che qualunque fumatore, anche accanito, leggendo il
suo libro potrà facilmente smettere di fumare.
Quello che scrive e che suggerisce trae origine dalla sua esperienza
personale: ha smesso dopo un lungo periodo di trentatre anni,
durante il quale non era riuscito a trattenersi dal fumare circa cento
sigarette al giorno, con rare punte minime di sessanta sigarette.
Racconta che numerosi tentativi effettuati in quel lungo periodo non
hanno avuto un esito positivo. Una volta riuscì ad astenersi per circa
sei mesi, durante i quali, però, non si tenne del tutto lontano dal
fumo:cercava di avvicinarsi ai fumatori, viaggiava, sui treni, nelle
carrozze riservate ai fumatori, escogitava comunque mezzi che gli
consentissero di sentire l odore del tabacco.
Al contrario di tanti fumatori che si prefiggono di smettere prima dell’
insorgere di una delle tante gravi malattie causate da fumo, Allen, pur
avendo la certezza che, in ogni caso, nel tempo, l’ infausto evento si
sarebbe verificato, non trovava la forza di smettere.
Eppure la sua salute era divenuta malferma: tosse continua, mal di
testa, pulsazioni irregolari, timore di emorragie cerebrali, lo



                                                                        29
preoccupavano seriamente. Tutto ciò, però, non gli era di aiuto, anzi,
aveva accantonato l’ idea di tentare di smettere, credeva che le
sigarette gli dessero coraggio e sicurezza, lo aiutassero a rilassarsi;
ogni volta che avevo provato a smettere, lo aveva dissuaso un senso di
avvilimento e di profonda tristezza.
Un episodio casuale della sua vita, un appuntamento fissato dalla
moglie con un ipnoterapeuta, provocò un profondo cambiamento nel
suo rapporto con il fumo.
Pur precisando che aveva smesso di fumare “nonostante e non grazie
a lui”, ammette che se non l’avesse conosciuto non avrebbe acquistato
la consapevolezza che la vita non dipendeva dalle sigarette e che
sarebbe stato assurdo preferire la morte alla loro rinuncia.
Col tempo trovò la spiegazione ad un evento che poteva sembrare un
miracolo: la liberazione da un incubo, da una schiavitù che
distruggeva lentamente la vita; la radicale facilità con la quale era
avvenuta la rinuncia.
La spiegazione era data dal fatto che erroneamente aveva cercato di
capire perché era stato tanto facile raggiungere lo scopo; avrebbe
dovuto chiedersi, invece, perché i fumatori ritengono tanto difficile
liberarsi da quella schiavitù che conduce il corpo alla rovina.




30
La sua esperienza lo indusse a portare a conoscenza di coloro i quali si
trovassero nel suo vecchio stato di dipendenza, del modo di venirne
fuori.
Presupposto necessario per la riuscita è, a suo avviso, sincronizzare il
cervello con il corpo.
Il metodo comunemente proposto, che Allen Carr definisce “Metodo
della forza di volontà”, si sostanzia nell’ evidenziare i lati negativi del
fumare, nel presupposto che una più o meno lunga astinenza,
eliminerà del tutto il desiderio e i pericoli per la salute.
Tuttavia queste ragioni finiscono per agire in senso negativo, in
quanto suscitano la convinzione di sottoporsi ad un sacrificio, ad una
forzata rinuncia ad un piacere e ad un sostegno nei momenti difficili.
Il metodo di Allen suggerisce una domanda iniziale: “Perché vogliamo
o dobbiamo fumare?”
Poi, ignorando inizialmente i motivi per i quali si vuole smettere di
fumare, chiedersi cosa dà il fumare, se piace veramente, se è
veramente necessario trascorrere la vita impiegando denaro per
immettere nell’ organismo sostanze nocive e dannose ed a volte anche
letali.
In verità fumare non conferisce alcun vantaggio.
Occorre, quindi, evidenziare la natura illusoria di tutte le
giustificazioni addotte dai fumatori che, infine, si convinceranno che
non rinunciano a nulla, ma conseguono notevoli guadagni, due dei
quali sono la salute e il denaro non impiegato per l’ acquisto di
sigarette.
In definitiva, eliminata la convinzione che la vita, senza le sigarette è
meno piacevole, che si perde qualcosa di importante, che ne deriva un
sacrificio di notevole entità, potranno prendersi in considerazione il
fattore salute e le ragioni per le quali è sorto il desiderio di smettere.
Naturale conseguenza sarà la liberazione dalla schiavitù del tabacco.



                                                                         31
Dopo questa prima premessa, nel libro l’ autore, che promuove il suo
metodo anche chiamato da lui stesso: EASY WAY, procede con un
esame analitico delle cause che, generalmente, rendono molto
problematico smettere per sempre di fumare. Per Allen tutti i
fumatori vorrebbero smettere di fumare, agli inizi pensavano di
poterlo fare in qualsiasi momento, e che sarebbe stato facile; poi, pur
riconoscendo la molteplicità degli effetti negativi, ritengono che però
una volta iniziato a fumare è molto difficile smettere.
Quasi tutti, poi, sono convinti, dopo molte riflessioni, che il fumo è un
abitudine, non considerando che le abitudini si possono cambiare nel
corso della vita. Perché allora è tanto difficile liberarsi proprio da
questa abitudine?
Perché, in effetti, non è una vera e propria abitudine quanto una
tossicodipendenza, ragion per cui appare tanto difficile liberarsene.
Inoltre egli nel libro dichiara che fumare è una trappola diabolica che
l’ uomo ha congegnato con l’ aiuto della natura.
Si è indotti a fumare perché altri lo fanno, anche se l’ inizio è faticoso
e sgradevole. Queste sensazioni negative inducono a pensare che si
può smettere di qualsiasi momento si voglia.
Tale convincimento favorisce, però, il ripetersi incessante dell’
esperienza e così si cade in una trappola dalla quale è problematico
uscire, anche se si acquista la consapevolezza dei gravi rischi per la
salute che ne derivano.
Bisogna chiedersi però quale sia il motivo per il quale, dopo le prime
sensazioni di ribrezzo nei confronti della sigaretta, si continua a
fumare.
Due, secondo Allen, sono i motivi: l’ assuefazione alla nicotina e il
lavaggio del cervello.




32
Nel primo caso, l’ assuefazione al fumo è provocata dalla nicotina,
DROGA contenuta nel tabacco e che repentinamente causa
dipendenza; infatti una sola sigaretta può provocare l’ assuefazione.
Ogni boccata provoca l’ invio al cervello, attraverso i polmoni, di una
piccola dose di questa droga che agisce con mutevole rapidità, ma il
suo quantitativo nel sangue si riduce a metà nel giro di mezz’ ora e ad
un quarto in un’ ora.
Consegue che, dopo avere fumato una sigaretta il livello di nicotina,
nel corpo, scende e il fumatore avverte i sintomi di astinenza che non
provocano sofferenza fisica, ma semplice sensazione di vuoto ed
irrequietezza.
Il persistere di questi sintomi poi provoca nervosismo, insicurezza,
irritabilità, e porta così all’ accensione di un’ altra sigaretta.
Pochi secondi dopo l’ accensione di una sigaretta si mette in circolo
                                      una nuova dose di nicotina che fa
                                      cessare il desiderio e suscita una
                                      sensazione di rilassamento e
                                      sicurezza illusoria.
                                      Spegnendo, però, la sigaretta torna
                                      il desiderio e continua una reazione
                                      a catena che dura per tutta la vita,
                                      tranne che non la si spezzi.
                                      L’ altro motivo rilevante per cui si
                                      continua a fumare, secondo Allen, è
                                      il lavaggio del cervello.
                                      Fin dai primi anni di età l’ uomo
                                      apprende in vari modi che i
                                      fumatori ottengono dal fumo
piacere, rilassamento, sicurezza, coraggio, serenità, ecc.




                                                                       33
Film, opere teatrali o letterari presentano la figura di un condannato
a morte al quale si porge una sigaretta accesa a soddisfacimento dell’
ultimo desiderio.
Lo stesso si rappresenta in molti film di guerra, nel momento in cui il
soldato, crivellato di colpi, sta per morire.
Altro scenario dove la sigaretta impera è quello sessuale; quanti film
presentano la coppia che, dopo avere fatto l’ amore, condivide una
sigaretta.
In definitiva, in forme diverse, la campagna pubblicitaria costituisce
uno stimolante subdolo ed efficace, lanciando un messaggio nascosto
che il fumatore assorbe in maniera diligente.
Quindi mentre la società, vede la tossicodipendenza da cocaina,
eroina, marjuana, ecc., con grande disappunto, non voluta, mentre
queste droghe provocano un centinaio di decessi in un anno, nello
stesso periodo si verificano, a causa del fumo, circa centomila morti
nei soli paesi occidentali.
Tutto questo dovrebbe indurre a riflettere sul perché si fuma, se se ne
ha bisogno.
La risposta, comunque, sarà sempre no, assolutamente no!
Allora cosa spinge realmente a continuare di fumare? La paura della
sensazione di vuoto e insicurezza che si trova quando si smette di
assumere nicotina.
In verità chi non fuma non viene privato di nulla, il fumatore invece
rinuncia alla salute, all’ energia, alla sicurezza, alla tranquillità
mentale, al rispetto di sé stesso e alla libertà.
Tanti sacrifici sono affrontati per ottenere che cosa? Nulla, o l’
illusione di conquistare lo stato di pace, tranquillità e sicurezza di cui
il non fumatore è sempre in possesso.




34
Secondo Carr è errata la convinzione dei fumatori di ottenere dal
fumo piacere e distensione, in verità, sia pure inconsapevolmente,
cercano di alleviare i sintomi di astinenza.
Peraltro, aumentando lo stato di dipendenza dalla droga, diventa più
grande il bisogno di alleviare quei sintomi.
Inoltre risulta pure errata la convinzione che la sigaretta allevi la noia.
In verità il fumatore che non sta fumando sente che gli manca
qualcosa, ma se è intento in una attività che non comporta stress, può
stare anche a lungo senza accorgersi della mancanza della droga
(nicotina).
I fumatori ritengono di essere consapevoli dei rischi derivanti dal
fumo, ciò non corrisponde al vero.
Tattiche intimidatorie riguardanti la salute, pertanto, non conducono
a dei risultati positivi: i fumatori inventeranno sempre storielle simili
a quella del nonno che, benché avesse in vita fumato quaranta
sigarette al giorno, è vissuto novant’ anni.
Il metodo giusto è un altro: far capire quanto sarà più piacevole la vita
dopo avere smesso definitivamente di fumare.
Molti fumatori, invece, spesso consigliati da un medico o da “esperti”,
si propongono di fumare meno al fine di smettere o di diminuire
sensibilmente il numero di sigarette al giorno.
Il metodo è errato ed il tentativo è destinato a fallire; infatti, da una
parte non si elimina la dipendenza dalla nicotina e dall’ altra non si
accende la sigaretta quando si vuole, ma ad intervalli prestabiliti. Ciò
non soddisfa i sintomi di astinenza e rende irascibili e tristi; la
sofferenza che ne deriva aumenta il godimento della sigaretta che si
fuma, in quanto si allevia l’ agitazione provocata dal desiderio.
Consegue che meno si fuma, più a lungo si soffre a causa di sintomi di
astinenza: in effetti, come già detto, il fumare non è un abitudine, ma




                                                                         35
una tossicodipendenza e, come tale, spinge ad aumentare le dosi, non
a diminuirle.
Pertanto, ridurre il numero di sigarette non è un rimedio efficace in
quanto impone un notevole autocontrollo per tutta la vita, ma, se non
si possiede tanta forza di volontà da smettere, come si può possederne
a sufficienza per continuare a limitare il numero di sigarette fumate?
In effetti smettere del tutto è meno penoso e più facile.
Il proposito di fumare “una sola sigaretta”, infatti, sia di chi non ha
mai fumato, sia di chi ha smesso, è un mito: questo dovrebbe pensare
sia l’ una sia l’ altra categoria di persone.
È proprio una sola sigaretta che può costituire l’ inizio ed è proprio
una sola sigaretta che il più delle volte trascina nella dipendenza il
fumatore che era riuscito a liberarsene.
Non esiste la sigaretta singola, alla prima seguirà sempre la seconda e
così via, dando inizio ad una reazione a catena.
Allora ci si può chiedere quale sia il momento giusto per smettere, è
molto importante riconoscerlo ai fini di ottenere un successo,
considerando, con assoluta serietà, che è il momento più importante
della vita.
Dal momento scelto per smettere, fumando l’ultima sigaretta, deve
prendersi coscienza che “è meraviglioso non doverlo fare mai più”,
che non si sta compiendo un sacrificio bensì stanno per ottenersi
enormi vantaggi, che il fumare non produce, in maniera assoluta,
alcun beneficio, che quando si è accesa la prima sigaretta non
sussisteva alcuna volontà di continuare, incessantemente, per tutta la
vita, che nessun fumatore accanito vorrebbe, coscientemente,
continuare a fumare per il resto della vita.
In ogni momento ed in ogni occasione che dovesse presentarsi dopo il
successo, l’ ex fumatore deve ricordare che quando non si sentirà più
il desiderio di nicotina, si sarà mentalmente e fisicamente più forti e



36
più in grado di affrontare i problemi e di gioire dei momenti più felici
della vita. Non fumando, nulla si è perso, mentre al fumatore sono
stati tolti: salute, energia, denaro, sicurezza, tranquillità mentale,
coraggio, serenità, libertà e rispetto per se stesso. Pertanto, i fumatori
non possono essere oggetto di invidia, ma soggetti bisognosi dell’
altrui pietà.
È naturale che si presentino, nel corso della vita, “cause di
insuccesso”, quali l’ influenza esercitata da altri fumatori; per
esempio, durante un’occasione sociale, qualcuno accenderà una
sigaretta e potrebbe sorgere la tentazione.
È necessario a quel punto ricordare che “non esiste una sola
sigaretta”, che si è spezzata una reazione a catena e che questo evento
ha suscitato l’ invidia del “fumatore”.
Altra causa, inoltre, di insuccesso può essere una giornata difficile;
occorre pensare, in tal caso, che fumatori e non fumatori possono
avere giornate difficili: nella vita esistono sia momenti belli sia tristi.
L’ ex fumatore che ha usato il “metodo della forza di volontà”, durante
una giornata difficile si rattrista e pensa alla sigaretta ed al falso aiuto
che gli dava.
Chi, invece, ha eliminato la dipendenza è consapevole di non
affrontare un sacrifico, ma di conseguire numerosi, ma soprattutto
notevoli vantaggi; sa che se la giornata è difficile, la sigaretta non l’
avrebbe comunque cambiata, così, non si rattrista, ma si rallegra
pensando alla liberazione dall’ orribile vizio.
Il momento in cui il fumatore diviene un “ex fumatore” viene definito
da Allen Carr “il momento della rivelazione”, e si manifesta all’ incirca
tre settimane dopo avere fumato l’ultima sigaretta, questo è il
momento in cui il “lavaggio del cervello” è come non fosse mai
avvenuto.




                                                                         37
È il momento in cui si ha la consapevolezza che “l’ultimo anello della
catena si è spezzato” e che per tutto il resto della vita può non più
presentarsi il desiderio di fumare.
I suggerimenti dati da Allen Carr nel del suo libro costituiscono un
metodo che, come gli altri, possono conseguire effetti positivi o
negativi, in relazione alle doti caratteriali, fisiche e psicologiche dei
soggetti che, caduti nella trappola del fumo, tentano di uscirne per
ragioni, in massima parte, di natura patologica, non escludendone
altre di natura psicologica o affettiva.
Questo metodo, per quanto possa affidarsi molto alla riflessione e al
ragionamento, conduce infine ad un richiamo alla forza di volontà,
poiché il soggetto deve avere la forza di convincersi che il fumo non
produce alcun vantaggio e la sua eliminazione, di contro, suscita un
senso di liberazione e di gioia di vivere.




38
Le teorie psicologiche sulla prevenzione

Il fumo viene catalogato come una patologia cronico-degenerative,
l’atto del fumare diventa, infatti, una delle prime esigenze quotidiane
della vita per il fumatore.
Si dovrebbe, invece, dare il giusto peso a questa azione che viene da
molti definita come un abitudine, che piuttosto non è altro che una
delle maggiori cause di morte nei paesi occidentali.
Bisognerebbe, dunque, esercitare all’ interno della società una forte e
valida campagna per la prevenzione della dipendenza da fumo, così
da sensibilizzare la popolazione composta sia da fumatori sia da non
fumatori in modo che questo nocivo fenomeno del tabagismo si
avvicini sempre più ad una fine.
Per quanto si sia sempre detto e ripetuto che il fumo fa male, la
sigaretta esiste ancora.
Sono state formulate nei diversi anni alcune teorie psicologiche che
spiegano come prevenire questo fenomeno.
Una teoria molto importante è: la teoria dell’ apprendimento
sociale.
Questa teoria adopera tre variabili di carattere ambientale, cognitivo e
comportamentale.
Il primo caso, quello ambientale, è quello che fornisce all’ uomo
divieti, leggi, che vietano di fumare in alcuni luoghi pubblici. Questo
porta a modificare il comportamento delle persone che si devono
adeguare all’ ambiente in cui si trovano.
Nel secondo caso, ovvero quello cognitivo, indica tutte le conseguenze
che un dato comportamento può provocare; l’ abilità sta nel capire se
è il caso o meno di compiere una data azione. Così l’ uomo fumatore
deve cercare di domandarsi se valga davvero la pena di fumare,
oppure no.
Il terzo caso, invece, è quello comportamentale che segnala come


                                                                      39
l’ uomo tende sempre ad imitare il comportamento degli altri in
determinate situazioni: questo processo di imitazione
comportamentale può essere visto come il maggiore elemento in
grado di fare adottare un nuovo comportamento ad una persona.
Bisogna sempre sapere distinguere però quale sia un atteggiamento
positivo e quale uno negativo.


                                             Bisognerebbe dunque porsi
                                             delle domande:
                                                1. quali      variabili
                                                  cognitive determinano
                                                  nell’ individuo un dato
                                                  comportamento        nei
                                                  riguardi del fumo che
                                                  sia      positivo      o
                                                  negativo?
                                               2. quali           variabili
        ambientali determinano nell’ individuo un dato comportamento
        nei riguardi del fumo positivo o negativo?
     3. quali variabili comportamentali determinano nell’ individuo un
        dato comportamento nei riguardi del fumo positivo o negativo?

Un'altra     teoria   importante   è:   la teoria della diffusione
dell’innovazione.
Questa teoria fa riferimento alla velocità e all’ adattabilità di
diffusione di un determinato comportamento innovatore.
Questo dato comportamento può essere adottato più o meno
velocemente, per questo motivo si possono distinguere cinque diverse
categorie di persone:
   · gli innovatori;



40
·   gli adattatori precoci;
  ·   la maggioranza precoce;
  ·   la maggioranza tardiva;
  ·   i resistenti.


Questa teoria è adattabile, dunque, al fenomeno del tabagismo,
utilizzando come comportamento in esame quello del fumatore.
Anche in questo caso è possibile porsi delle domande:
   1. cosa può rendere una persona completamente resistente alla
       decisione di fumare?
  2. cosa, invece, porta una persona a diventare “adattatore precoce”
      facendo sì che inizi a fumare in giovanissima età?


Infine un’ultima teoria è quella che prende il nome di Modello di
Fishbeim e Ajzen.
Secondo questi due autori la possibilità di intraprendere o meno un
dato comportamento dipende da due diversi fattori:
   · attitudine individuale: l’ atteggiamento che una persona ha nei
      confronti di un comportamento individuandone il valore delle
      conseguenze, come nel caso del fumo;
   · norma soggettiva: è la percezione che un individuo ha nei
      confronti di un comportamento in relazione a ciò che fanno gli
      altri; questo dipende dalle capacità di adattamento, ma anche
      dalle aspettative che gli altri hanno sull’ individuo stesso tale
      che egli possa modificare il suo comportamento.
Questa teoria è facilmente utilizzabile per descrivere il
comportamento di un fumatore, che tende ad imitare gli altri, ma non
dando il giusto peso alle conseguenze delle sue azioni.




                                                                     41
La scuola: educare i ragazzi alla salute.

Nell’ anno 1991 in Italia è stata diffusa una circolare che sanciva
l’introduzione nelle scuole dell’ educazione alla salute.
Istruire i ragazzi sin dalla tenera età e metterli in guardia sul fumo,
sulla pericolosa tossicodipendenza determinata dalla nicotina, è
importante e necessario.
Lo scopo della “educazione alla salute” è quello di valorizzare ogni
singolo alunno così da svilupparne le capacità di pensiero, in modo
che i ragazzi siano capaci di prendere le giuste decisioni per la propria
salute.
In questo caso la funzione del docente non è più quella di trasmettere
la cultura, ma anche di educare il ragazzo e di renderlo capace di
usare la propria testa.
Compito fondamentale della scuola, quindi, sarebbe quello di aiutare
ancora di più i ragazzi, con forte autorevolezza, a migliorare la qualità
della loro vita, a prevenire tutto ciò che è negativo e dannoso per la
vita, in particolar modo a prevenire la terribile “abitudine” del fumo.
Dunque fornendo ai ragazzi gli strumenti giusti per costruire la
propria identità personale, aiutandoli a favorire autostima e quindi
cura e attenzione per la propria salute; essi potranno acquisire così
abitudini regolari e stili di vita sani. Soprattutto è necessario educarli
a fare le scelte giuste che non vadano contro la salute.
In questo caso il ruolo dei genitori diventa anche di fondamentale
importanza.Essi devono essere coinvolti in questo importante
processo educativo attraverso un solido rapporto tra scuola e
famiglia, il cui orientamento verte verso la condivisione degli stessi
obiettivi: aiutare ed educare i figli/alunni.
È importante, inoltre, in questa lotta contro il fenomeno del
tabagismo, formulare delle proposte educative che superino la sfera
della mera conoscenza, ma che diano informazioni e conoscenze più


42
specifiche sui danni del fumo che possono arrivare dopo poco o molto
tempo e, soprattutto, è fondamentale, colpire la sfera emotiva e
comportamentale dei ragazzi.
Pertanto ogni azione della scuola e dei docenti, deve essere mirata a
fornire un aiuto ai ragazzi per acquistare una propria autostima,
poiché avendo una maggiore fiducia in sé stessi e nelle proprie
capacità, saranno capaci di evitare di cadere nell’inganno di quelle
sostanze dannose alla propria salute. Allo stesso tempo, bisogna dare
loro anche le giuste competenze per riuscire a mantenere il
comportamento positivo acquisito.
Bisognerebbe, per rendere efficace questo progetto, fornire ai ragazzi
la consapevolezza di sé stessi e il desiderio di vivere bene nel
presente, facendo le scelte giuste per preservare un futuro migliore,
iniziare ad educarli già dalla scuola materna ed elementare,
raccontando ai bambini storielle che mostrino il fumo come un
qualcosa di estremamente negativo.
Mentre nella scuola media, occorre insegnare loro a rifiutare il fumo,
poiché è proprio questa l’ età più vulnerabile dove si può iniziare la
tossicodipendenza da nicotina, per poi continuare quest’ opera
educativa anche negli anni della scuola superiore.

Programma antifumo per le scuole

Il programma scolastico per la prevenzione contro il fumo e la
dipendenza da tabacco si divide in diversi punti:


  1. Bisogna sviluppare e rinforzare il divieto di uso e consumo di
     prodotti a base di tabacco nelle scuole, così come è stato sancito
     dalle leggi.
  2. Bisogna dare informazioni adeguate sulle conseguenze sociali e
     fisiologiche negative a breve e a lungo termine relativamente all’


                                                                     43
uso di tabacco ed alle competenze e capacità necessarie per
        rifiutarne l’uso.
        Bisogna però tenere in considerazione diversi punti
        fondamentali:
            • le conseguenze, che possono essere a breve o a lungo
               termine, di natura fisiologica;
            • le norme sociali relative all’ uso di tabacco;
            • le ragioni per le quali gli adolescenti dichiarano di
               cominciare a fumare;
            • le influenze sociali che promuovono l’uso di tabacco;
           • le competenze comportamentali ed attitudinali che una
              persona deve possedere per resistere alla pressione di chi
              lo invita a fumare;
           • le competenze di carattere personale e sociale più
              generali, come, ad esempio, la capacità di risolvere dei
              problemi o fissare e mantenere degli obiettivi, e tutti gli
              elementi che dovrebbero aiutare i giovani ad evitare ogni
              problema di salute derivato dall’ uso di tabacco.
     3. Bisogna fornire programmi di educazione da sviluppare a
        spirale partendo dalla scuola materna e giungere fino, almeno,
        alla scuola superiore. Questi programmi dovrebbero essere
        particolarmente intensivi per i bambini che hanno terminato la
        scuola elementare e sono diretti verso la scuola media. Le
        caratteristiche, dunque fondamentali di questo programma
        sono l’ evoluzione a spirale e l’ intensità di coinvolgimento.
     4. Bisogna, inoltre, specificare anche dei programmi di educazione
        per gli insegnanti, così che essi, a loro volta, possano
        trasmettere la giusta educazione alla salute agli alunni.
     5. E’ necessario, inoltre, coinvolgere i genitori e le famiglie così da
        avere un supporto ai programmi scolastici.



44
6. Bisogna sostenere e incentivare l’ abbandono del fumo tra
      studenti e personale scolastico.
   7. Bisogna, infine, valutare l’ efficacia degli interventi di
      prevenzione del tabagismo ad intervalli regolari.
Tutte queste raccomandazioni sono fondamentali per una buona
riuscita di un programma di prevenzione del tabagismo indirizzato
alla popolazione più giovane da realizzare nel contesto scolastico. Così
la scuola potrà diventare un vero e proprio “cantiere” di iniziative a
sostegno della salute.


La nostra campagna

La nostra fondazione volge la sua attenzione ai ragazzi in età
adolescenziale e nello specifico dai 12 ai 20 anni, età in cui
generalmente si inizia ad avere un rapporto decisamente più
ravvicinato e più consapevole, con la sigaretta.
Per questo motivo la nostra lotta contro il fumo prevede degli incontri
di approfondimento sul tema nelle principali scuole con
l’affiancamento degli insegnanti, la diffusione di due campagne
pubblicitarie di immagini, una video e con depliant. La campagna
avrà inizio dal mese di settembre e si protrarrà per tutto l’anno
scolastico, terminando quindi nel mese di giugno. Le stampe
verranno affisse negli appositi spazi pubblicitari delle città, in
particolar modo nelle vicinanze di licei e scuole medie, parchi, metro
e fermate autobus e negli stessi luoghi provvederemo alla
divulgazione dei depliants.
Per quanto riguarda invece, il video, abbiamo preso accordi con le reti
Mediaset, Canale 5 e Italia 1, per la messa in onda della nostra
campagna pubblicitaria durante le fasce orarie che crediamo più
seguite dai giovani, dalle 14 alle 17 e dalle 20 alle 22.



                                                                      45
Il testimonial per questa campagna pubblicitaria contro il fumo sarà:
Patrick Dempsey.
In seguito ad un’ indagine fatta, si è riscontrato che la famosa serie
televisiva americana Grey’s Anatomy, sia una delle più seguite ed
apprezzate anche nel nostro paese ed è proprio per questo motivo che
abbiamo ritenuto opportuno scegliere uno dei protagonisti come
testimonianza rappresentativa della nostra campagna.
Il “Dottor Sheperd” infatti, così comunemente noto ai ragazzi, oltre ad
essere uno degli attori più amati del cast, da parte di entrambi i sessi,
ha sempre rappresentato personaggi dai ruoli positivi e rilevanti,
soprattutto in questo caso, ricoprendo il ruolo di un medico di
successo.
Un’altra ragione che ha spinto questo personaggio ha sostenere la
nostra causa è il suo stile di vita: è un non-fumatore, naturalista. Per
tutte queste ragioni reputiamo giusto sostenere, rafforzare e
incoraggiare il modello di persona ideale: salutista, quella persona
molto attenta alla propria salute e alle condizioni fisiche per
mantenere a lungo tale stato. Per quando riguarda il budget invece, la
Regione Lombardia, Ministero della Salute e il Coni hanno finanziato
una cifra di 8 milioni di Euro, importo che crediamo sufficiente per il
raggiungimento della nostra missione.




46
Glossario:
A
Alcaloide: base organica azotata, di origine prevalentemente vegetale,
con azione curativa o tossica.
Amina: composto organico basico che deriva, almeno formalmente,
dall’ammoniaca per sostituzione di uno o più atomi di idrogeno con
radicali alchilici o acrilici.


B
Benzopirene: idrocarburo aromatico policiclico, contenuto nel
catrame del carbon fossile; è fortemente nocivo alla salute.


C
Carbossiemoglobina: composto stabile, derivante dalla combinazione
dell’emoglobina con l’ossido di carbonio, che determina la morte per
asfissia.
Catecolamina: composto appartenente a una classe di sostanze
organiche azotate caratterizzate dalla presenza nella molecola di un
gruppo derivato dalla catechina.
Chemocettore: recettore di reazioni chimiche.
Colinergico: che viene stimolato da sostanze con azione
farmacologica.


D
Dopamina: catecolamina che negli animali superioro svolge
importanti funzioni di neurotrasmettitore nel sistema nervoso
centrale la cui carenza, nell’uomo, provoca il morbo di Parkinson.




                                                                     47
G
Ganglio: nodo di vasi linfatici o di cellule nervose.


N
Noradrenalina: catecolamina che agisce da neurotrasmettitore del
sistema nervoso simpatico, precursore dell’adrenalina nella parte
midollare della ghiandola surrenale.


T
Termocettori: recettore sensibile alle variazioni della temperatura.




48
Bibliografia:
- A. Carr, "The Easy Way to Stop Smoking", January 2005


- Gruppo Vivere la nostra salute dell’ Associazione Brianza per il
Cuore, Associazione Salute Donna, Città di Monza, Fumo? No, grazie!
Progetto per un sano stile di vita.



Sitografia:
- http://www.salute.gov.it/


http://www.asmaeallergia.it/smokefree.php


-http://www.asmaeallergia.it/smokefree.php


- http://www.benessereblog.it/post/2823/parte-da-roma-la-
campagna-di-prevenzione-del-tumore-al-colon-retto


-http://www.benessereblog.it/post/2823/parte-da-roma-la-
campagna-di-prevenzione-del-tumore-al-colon-retto>


- http://www.asltrapani.it/content.php?pag=214




                                                                 49

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Tobacco addiction

  • 1.
  • 2.
  • 3. Fall 08 03 ‘10 Fenomeno del Tabagismo [As sociazione Allen Carr]
  • 4. Indice: Prefazione p. 3 Sezione 1: · Cenni storici p. 6 · Il fumo, i principali composti e la loro tossicità p. 7 · Fumo e salute p. 9 · La nicotina come droga, il problema della dipendenza p. 12 · Le azioni farmacologiche della nicotina p. 12 · Le tante strade della nicotina p. 14 · Intossicazione acuta da nicotina p. 14 · La nicotina può dare dipendenza fisica e tolleranza? p. 15 · Uscire dalla dipendenza p.18 · Perché gli adolescenti cominciano a fumare p. 10 · Fenomeno del tabagismo p. 22 · Il punto di partenza per parlare del fumo p. 23 · Norme generali sul fumo p. 24 · Scenario italiano p. 24 · Il percorso legislativo italiano p. 25 Sezione 2: · Testimonianze e metodi per smettere di fumare p. 29 · Le teorie psicologiche sulla prevenzione p. 39 · La scuola: educare i ragazzi alla salute p. 42 · Programma antifumo per le scuole p. 43 · La nostra campagna p. 45 Glossario p. 47 Bibliografia p. 49 2
  • 5. Prefazione "Io voglio smettere di fumare e sapere è potere”; questo si può dire sia il motto della nostra Associazione Allen Carr la quale sostiene che per riuscire a disintossicarsi dalla dipendenza da nicotina e tabacco è sufficiente informarsi. Allen Carr nacque il 2 settembre 1934 e morì il 29 novembre 2006. Ex fumatore da oltre 30 anni era arrivato a fumare anche più di 100 sigarette al giorno e, solo dopo vari tentativi per sconfiggere la dipendenza da nicotina e tabacco, ci è riuscito improvvisamente nel 1983 passando a zero sigarette. Prima della morte Carr ha colto l'occasione per divulgare il suo metodo Easyway al maggior numero di persone possibili grazie ai suoi libri di successo e ai centri contro la lotta al fumo che ha fondato in 32 Paesi. Alcune importanti sedi del metodo Easyway per la lotta al tabagismo e per la sensibilizzazione sociale alla politica di non fumo per un ambiente di lavoro sano e gradevole, ai sensi della legge 626, si trovano in Italia, Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Olanda, Islanda, Irlanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, Sud Africa, Sud America, Svizzera, Spagna, Inghilterra. Il primo libro scritto da Allen Carr, che è stato un vero bestseller, "È facile smettere di fumare se sai come farlo" indica come smettere di fumare con il metodo Easy Way. Il libro ha venduto oltre 7 milioni di copie nel mondo - circa 100.000 in Italia - ed è tradotto in 23 lingue; con questo libro Allen Carr è riuscito a fare smettere di fumare milioni di persone nel mondo, anche famose: ognuno ha trovato la libertà eliminato e risolto il grave problema del tabagismo. 3
  • 6. Il metodo Easyway si sviluppa in poche ore presso il centro antifumo e i risultati spesso sono sorprendenti con un'elevata percentuale di successo. Smettere di fumare è un po' come fare la dieta e spesso si tende a procrastinarne l’inizio. Ogni fumatore conosce i rischi del fumo perchè l'informazione sugli aspetti nocivi del fumo attivo delle sigarette sono conosciuti. Viceversa molti accaniti fumatori ignorano il motivo e il meccanismo che spinge ogni fumatore a fumare decine o centinaia di sigarette al giorno. È importante dare un'informazione completa al fumatore e renderlo consapevole del perchè si fuma e cosa spinge a fumare e questo è lo scopo che vogliamo raggiungere alla fine della nostra campagna. Una volta analizzate le motivazioni, occorre rimuovere il desiderio, la sensazione piacevole che il fumatore percepisce e il bisogno di fumare dovuto alla dipendenza da nicotina e allo stato psicologico. Questa fase attenua il sacrificio dello smettere di fumare e rende più semplice psicologicamente l'approccio a diversi e più salutari stili di vita. L'obiettivo usato dal metodo Easy Way di Allen Carr è l'uso del potere del "pensiero positivo" che ha convinto e convince migliaia di persone a smettere di fumare e ad allontanarsi dalla nicotina senza eccessivi sforzi. 4
  • 8. Cenni storici: La coltivazione del tabacco è talmente antica da avere una propria storia archeologica, infatti reperti rinvenuti in Perù ed in Messico hanno consentito di accertare che la pianta era già coltivata intorno al 4.000 a.C. La prima notizia riguardante la pianta di tabacco risale al 1492, anno della scoperta delle Americhe. Fu proprio Cristoforo Colombo ad annotare nel suo diario di viaggio della strana usanza degli indigeni americani, introdurre foglie di pianta arrotolata nel naso aspirandone il fumo. A partire della scoperta dell’America, la diffusione del tabacco in Europa fu rapidissima. Il primo esemplare di pianta arrivò nel 1512 in Portogallo da dove il tabacco iniziò a diffondersi nella seconda metà del cinquecento anche in Spagna e Francia. La denominazioni botanica della pianta (nicotina tabacum) così come il nome del principio attivo contenuto nelle foglie, devono la propria origine a Jean Nicot, un diplomatico francese che nel 1570 portò in dono foglie di tabacco tritate a Caterina dei Medici (regina di Francia) come rimedio per la sua emicrania. Per alcuni decenni tutta Europa vennero attribuite al tabacco proprietà curative per le più svariate malattie. Se la diffusione del tabacco in Europa può contare quasi cinque secoli di storia, la diffusione delle sigarette invece assai più recente. Dall’epoca precolombiana il tabacco è stato usato nelle pipe o in forma di sigari. La possibilità di fumare il tabacco avvolto in involucri di carta, sperimentata per la prima volta nel diciottesimo secolo, trova la propria diffusione di massa solo agli inizi del Novecento. La ragione principale dell’imporsi delle sigarette è senza dubbio di tipo tecnologico: da una parte i sistemi di fabbricazione in serie 6
  • 9. abbassarono i costi di produzione e di vendita, dall’altro favorirono ben presto la diffusione dell’abitudine al fumo. I principali Paesi produttori di tabacco sono: la Cina (con oltre tre milioni di tonnellate l’anno), gli Stati Uniti(con circa 650 mila tonnellate), l’India, il Brasile (entrambi con 500 mila tonnellate). All’interno della CEE il più importante produttore di tabacco è proprio l’Italia (nel 1993 ne ha prodotte 145 mila tonnellate) di cui oltre 124 mila destinate all’esportazione. Tuttavia importiamo grandi quantitativi di sigarette; sul totale delle sigarette vendute in Italia oltre al 40% è rappresentato da sigarette d’importazione. Il fumo, i principali composti e la loro tossicita’ La composizione chimica del fumo varia a seconda della varietà del tabacco utilizzata, dell’ambiente in cui a pianta è maturata, delle modalità di essiccamento e manifattura, del tipo di carta, della presenza o meno del filtro. Quando il fumo entra nell’organismo è una specie di aerosol concentrato cioè una miscela di sostanze, alcune allo stato gassoso altre sottoforma di corpuscoli. La quantità e qualità assorbite dal fumatore dipendono in parte anche dal proprio modo di fumare: sigarette con filtro o senza, aspirazione del fumo, frequenza d’aspirazione. Solo il 25% della nicotina viene assorbita 7
  • 10. se il fumo è trattenuto nel cavo orale, mentre l’assorbimento si eleva al 90% se il fumo viene aspirato sino ai polmoni. Nonostante gli sforzi fino ad oggi profusi nella ricerca per valutare il grado di nocività di queste sostanze, a tutt’oggi gli studi di tossicità e di cancerogenicità si fermano ad una parte di esse. Dal punto di vita tossicologico i più importanti componenti del fumo sono: la nicotina, il catrame e l’ossido di carbonio. Il catrame detto anche “condensato” è una miscela di diverse sostanze tra cui alcuni idrocarburi aromatici policiclici ed alcuni amine. In particolare il benzopirene ed il suo derivato benzoantracene hanno evidenziato sia una attività diretta nell’induzione di mutagenesi in cellule umane in coltura che la comparsa di fenomeni di cancerogenesi dopo la loro somministrazione in animali da laboratorio. Tali sostanze oltre ad avere una potente azione cancerogena sono anche responsabili di effetti tossici ed irritanti sull’apparato respiratorio. Il fumo di sigaretta contiene in media da 2 a 20 mg per sigaretta di ossido di carbonio, gas che si forma essenzialmente dalla combustione incompleta del tabacco. I forti fumatori hanno fino al 15 % della loro emoglobina legata all’ossido di carbonio e per tanto incapace di adempiere alla funzione di trasporto dell’ossigeno dei polmoni e tessuti. L’emoglobina serve per trasportare l’ossigeno dai polmoni a tutto il resto del corpo. La presenza di ossido di carbonio farà si che il sangue non contenga la quantità normale d’ossigeno. Di conseguenza sarà necessari respirare più frequentemente ed il cuore dovrà funzionare con più forza per fornire al corpo la quantità d’ossigeno necessaria Il cuore dovrà lavorare di più e ciò determina maggior sforzo, nocivo per il cuore, soprattutto se i polmoni sono esposti in maniera continuativa al fumo di sigaretta. 8
  • 11. All’elevata concentrazione di carbossiemoglobina nel sangue sono probabilmente dovuti certi effetti a carico del feto di madri fumatrici come il minor peso alla nascita e la maggiore incidenza di nati morti. Fumo e salute L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha calcolato che nel mondo fumano regolarmente un milliardo di persone. In Italia la diffusione del fumo sta registrando un progressivo decremento; se nel dopoguerra i fumatori costituivano il 40% della popolazione italiana, nel 1991 essi erano scesi al 27%. A ben vedere questa riduzione si trova in larga misura nella popolazione maschile. Diverso è il quadro relativo alla popolazione femminile: fino agli anni ‘60 le fumatrici costituivano un esigua minoranza, dagli anni ’70 il fumo si effonde nella popolazione femminile soprattutto nelle fasci di età più giovani; la sigaretta diviene per loro uno dei simboli della emancipazione femminile di quegli anni. Ai nostri giorni si nota non solo da diminuzione dei giovani fumatori ma anche una riduzione dell’incidenza di chi inizia a fumare per la 9
  • 12. prima volta. Il quadro generale che in passato assegnava al fumo il significato simbolico dell’acquisizione di uno status adulto sta ora cambiando lentamente. I dati più recenti rivelano che fumare accorcia la vita: il principale effetto del fumo di tabacco sulla salute umana è rappresentato infatti dalla riduzione della durata media della vita. Vari studi hanno dimostrato che un uomo di trenta anni che fuma due pacchetti di sigarette al giorno ha una speranza di vita ridotta di circa otto anni rispetto ad un suo coetaneo che non fuma. È però confortante che chi smette di fumare recupera gradualmente tutta la propria speranza di vita le statistiche rivelano che nel 1990 in Italia il 25% di tutte le morti dei maschi , del 3.5 % nelle femmine sono state causate dal fumo di tabacco; metà delle morti si verificano tra i 35 e i 69 anni. Le patologie correlate al fumo di tabacco sono tante: tra le più frequenti si annoverano i tumori maligni del polmone, delle alte vie respiratorie, della vescica dell stomaco, del pancreas, le bronco pneumopatie croniche, le malattie cardiovascolari, l’ulcera gastrica e duodenale e l’aterosclerosi. La frequenza e la gravità di queste malattie aumenta con la precocità di inizio dell’abitudine al fumo e con il numero giornaliero di sigarette fumate. 10
  • 13. Nelle femmine i tumori più frequenti sono quelli allo stomaco seguiti da quelli polmonari. Per quanto riguarda le malattia cardiovascolari, per i fumatori il rischio di ammalarsi è tre volte più elevato rispetto a quanto accade per coloro che non fumano. Tale rischio si moltiplica ulteriormente se il fumatore è contemporaneamente affetto anche da altri disturbi come l’ipertensione arteriosa e l’elevato tasso di colesterolo. Per questo tipo di malattie, però, basta smettere di fumare perché il rischio di morire decresca in un arco di tempo relativamente breve che va da alcuni mesi ad alcuni anni. Ogni anno in Italia muoiono oltre trentamila persone per malattie dell’apparato respiratorio non tumorali (es. bronchite cronica, enfisema polmonare) ed il fumo risulta essere, anche in questo caso, il fattore di rischio principale. Vari studi hanno dimostrato che il fumo “secondario” o “passivo” cioè il fumo che si disperde nell’ambiente provoca anch’esso danni alla salute. Tra gli adulti esposti al fumo passivo gli effetti più comuni sono irritazione agli occhi, mal di testa, sintomi nasali e tosse. Una persona che non fuma, se è esposta quotidianamente al fumo di un familiare, vede anch’essa aumentato il proprio rischio di sviluppare un tumore al polmone. Nei bambini poi è stata accertata una stretta correlazione tra la prevalenza di malattie respiratorie infantili (bronchite e polmonite) e le abitudini fumatorie dei genitori. La conoscenza delle motivazioni psicologiche dell’abitudine al fumo è determinante per comprendere a pieno lo stato adolescenziale e programmare un corretto intervento di educazione sanitaria. Il giovane fumatore tende ad autogiustificare il proprio comportamento, considera il fumo modello di stato sociale, legato al successo nello sport, nella vita affettiva ed al mito del potere. La sigaretta diviene il mezzo più comodo per rispondere a stimoli ambientali destabilizzanti e più facile per venire accettato dai pari. 11
  • 14. La nicotina come droga, il problema della dipendenza. La nicotina (solo uno dei quasi 4000 componenti chimici contenuti in una sigaretta) è la sostanza più nota e, forse, anche la più studiata del tabacco. Essa fu isolata nel 1828 da Posselt e Reimann, mentre i primi studi farmacologici si devono ad Orfilia, nel 1834. La scoperta che tale principio attivo avesse un’azione sul ganglio cervicale superiore fu di Langley e Dickinson, (1889). La potenza della stimolazione attribuibile alla nicotina è data da un gruppo di recettori colinergici dei gangli autonomi classificati sotto il nome di “recettori nicotinici”. Le azioni farmacologiche della nicotina La nicotina è un alcaloide naturale liquido, basico (pKa= 8,5) volatile, idrosolubile, incolore, capace di acquistare un colore bruno e un odore caratteristico se esposta all’aria. Essa è capace di stimolare inizialmente i gangli, esercitando un’azione colinomimetica, per poi bloccarli attraverso una prolungata depolarizzazione, mediata dal flusso di ioni Na+. Questa bifasicità (azione eccitatoria seguita da una fase depressiva) caratterizza un po’ tutti gli effetti di questo alcaloide, per questo la ritroviamo nelle manifestazioni a livello dei vari organi ed apparati. · Sistema Nervoso Periferico: l’intervento iniziale della nicotina è di stimolazione dei gangli autonomi. Piccole dosi facilitano la trasmissione degli impulsi, la liberazione di catecolamine ( es. adrenalina) dalle ghiandole surrenali, producono una modesta ipereccitabilità neuromuscolare. Segue la fase di depressione. La nicotina deprime la conduzione nervosa dei gangli, la liberazione di 12
  • 15. adrenalina e noradrenalina viene ridotta per stimolazione del nervo spalancnico, l’attività muscolare è inibita per blocco neuromuscolare da desensibilizzazione dei recettori con conseguente paralisi. Il principio attivo stimola i recettori sensoriali: meccanocettori (stiramento o pressione della pelle, dei visceri intestinali, polmone, stomaco), chemocettori (es. glomo carotideo), termocettori ( cute e lingua), recettori al dolore. · Sistema Nervoso Centrale: la nicotina stimola lo SNC in modo intenso, producendo dapprima tremori e poi, per dosi più elevate, convulsioni Per dosi modeste si ottiene un tracciato elettroencefalografico tipico di uno stato di vigilanza, ma diminuiscono contemporaneamente il tono muscolare e i riflessi tendinei profondi. Inizialmente viene stimolata anche l’attività respiratoria, mentre poi, per dosi successive, si ottiene una depressione fino alla insufficienza respiratoria e alla morte, dovuta sia alla paralisi dei muscoli respiratori che alla depressione centrale. L’alcaloide del tabacco è capace di stimolare il vomito (stimolazione del CTZ, chemoreceptor trigger zone, localizzato nella formazione reticolare del midollo allungato). · Sistema cardiovascolare: somministrata per via endovenosa, nel cane, la nicotina induce immediatamente un aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, dovuti a vasocostrizione che è esercitata anche a livello coronario. · Apparato digerente: le azioni della nicotina sull’apparato gastrointestinale sono dovute a stimolazione del sistema nervoso parasimpatico e ad attivazione dei gangli parasimpatici. Di fatto la nicotina aumenta il tono e l’attività motoria dell’intestino (peristalsi). Si rileva nausea, vomito, diarrea, soprattutto dopo somministrazione sistemica. 13
  • 16. · Ghiandole esocrine: la nicotina è capace di indurre inizialmente una stimolazione della secrezione delle ghiandole salivari e bronchiali, mentre dopo si ottiene una inibizione. Le tante strade della nicotina La nicotina di una sigaretta viene assorbita rapidamente dal polmone e già dopo 8 secondi raggiunge il cervello. Essa si trova in sospensione nelle minutissime particelle di catrame del fumo , in tal modo può essere facilmente “assimilata” dall’apparato respiratorio. Dopo l’assunzione di una sola sigaretta, le concentrazioni plasmatiche di nicotina si riducono nel giro di 5 – 10 minuti perché la sostanza si distribuisce nei vari tessuti, ma nei fumatori cronici il tasso nicotinico nel sangue resta abbastanza alto e l’emivita (il tempo necessario a dimezzare il tasso plasmatico) è di circa 2 ore. Nel corso della giornata di un fumatore, il livello di nicotina cresce fino a raggiungere il massimo verso sera. La nicotina, poi si trasforma in metabolici inattivi che vengono eliminati in circa 19 ore. La nicotina è metabolizzata soprattutto dal fegato ma anche il rene e il polmone esercitano una azione di “clearance” metabolica. Una volta inattivata dai metaboliti, questi vengono eliminati rapidamente per via renale. Il latte materno delle fumatrici può contenere fino a 0,5 mg/l di nicotina. Chi fuma ha anche il problema di metabolizzare più rapidamente diversi farmaci. Intossicazione acuta da nicotina Siamo abituati a vedere la nicotina come una sostanza sprigionata dal fumo di sigarette, capace perciò di provocare danni cronici, mentre nella realtà è possibile una intossicazione acuta da questa sostanza che si verifica per ingestione del principio attivo in quanto tale o 14
  • 17. nell’ingestione di derivati del tabacco (per es. dai bambini). La dose mortale acuta per la nicotina è di circa 60 mg per gli adulti che equivale alla nicotina contenuta in 40- 60 sigarette. I sintomi sono nausea, salivazione, dolori addominali, vomito, diarrea, mal di testa, disturbi dell’equilibrio, alterazioni visive e uditive, confusione. Dopo si ha grave debolezza, calo della pressione arteriosa, insufficienza respiratoria, collasso cardiocircolatorio, morte dopo pochi minuti. La nicotina può dare dipendenza fisica e tolleranza? Uno dei problemi più dibattuti è la dipendenza fisica da nicotina, paragonabile a quella delle droghe pesanti. Molti credono che la necessità di fumare derivi più da un rinforzo psicologico che da una motivazione biochimica. Senza dubbio il fumo di sigaretta è una abitudine che ha alcune similitudini con l’abuso di sostanze definite “stupefacenti”, malgrado non si possa stabilire una equazione in termini assoluti tra tossicodipendenza e tabagismo. Il fumo di sigaretta ha origine nel disagio giovanile, nella fragilità adolescenziale, nelle delicate problematiche della formazione della personalità dell’età evolutiva. Esso si cronicizza passando per una “automedicazione” delle piccole difficoltà quotidiane e diviene un rito ben presto della vita. Nonostante tutto ciò si deve accettare che la sigaretta “piace” al fumatore, cioè evoca sensazioni gradevoli che sono mediate da complesse reazioni biochimiche nell’organismo e la cui sospensione provoca disagi fisici; la nicotina stimola la liberazione di 15
  • 18. noradrenalina e di dopamina da parte di certe aree del cervello. Questo meccanismo è molto simile a quello che si verifica per droghe più pesanti come la cocaina. Per valutare, dal punto di vista medico il tabacco come “droga”, dobbiamo riferirci a due parametri che abitualmente identificano le sostanze d’abuso: 1. tolleranza 2. dipendenza Il fumo di sigaretta è capace di dare tolleranza, cioè che l’organismo si adatti a dosi via via crescenti del principio attivo. Per un non fumatore, l’assunzione del fumo di due sigarette determina sensazioni di instabilità, barcollamento, nausea, senso di vomito, tremori, aumento della frequenza del polso, calo della temperatura corporea. Tali effetti sono fortemente diminuiti nei fumatori cronici, nei quali, però, continua a verificarsi l’aumento della concentrazione plasmatici di alcuni ormoni. I non fumatori descrivono sensazioni spiacevoli dopo l’iniezione di nicotina, mentre i fumatori giudicano piacevoli questi effetti. L’accumulo di nicotina nel plasma, per unità di dose somministrata, è quasi quattro volte maggiore nei non fumatori rispetto ai fumatori, indicando una reale e consistente differenza nella tolleranza farmacocinetica. Negli studi su animali si denota l’insorgenza di tolleranza agli effetti della nicotina, che però scompaiono dopo 24/48 ore di astinenza. Nell’uomo la tolleranza tende a sparire piuttosto rapidamente tanto che una dose di nicotina assunta la mattina esercita un effetto più duraturo e intenso della stessa dose assunta la sera, dopo numerose altre somministrazioni. La dipendenza (ossia la necessità compulsiva di procurarsi il farmaco per evitare una sindrome da astinenza) è altresì assodata da un punto 16
  • 19. di vista farmacologico, malgrado la sua entità non possa essere paragonabile a quella delle droghe maggiori (es. eroina o cocaina). La sindrome da astinenza da tabacco insorge entro 24 ore dall’ultima assunzione. Essa comprende anche alterazioni dell’ elettroencefalogramma. Entro poche ore i test di vigilanza e di esecuzione psicomotoria registrano una netta diminuzione delle prestazioni ed un aumento dell’ostilità. La frequenza cardiaca cala e si riduce la pressione arteriosa, mentre aumenta il flusso arterioso periferico per la diminuzione della vasocostrizione. Sintomi soggettivi rilevati sono: irritabilità, ansia, difficoltà di concentrazione, cefalea, disturbi del sonno e gastroenterici. Alcuni sintomi scompaiono in 36 – 72 ore, mentre altri si attenuano solo dopo settimane o mesi. La gravità di questa sindrome d’astinenza è maggiore quanto più alta è la quantità di sigarette fumata. La somministrazione di nicotina (sia per via endovenosa che attraverso chewing gum) riduce l’ansia, l’irritabilità e molti disturbi somatici dovuti all’astinenza, ma non è molto efficace per controllare l’insonnia, la fame e il craving (desiderio). Un’altra conferma della tendenza della nicotina a dare dipendenza è costituita dall’osservazione che i grossi fumatori tendono a auto-regolare la concentrazione plasmatica di nicotina in modo empirico, modulando la qualità e quantità di sigarette fumate. Se essi, per esempio, passano ad una qualità di sigarette che contiene una percentuale di nicotina più bassa abitualmente aumentano il numero di sigarette aspirate. Essi, inoltre, istintivamente modificano le modalità di aspirazione (più profonda se la sigaretta è “leggera”) per attutire i disagi derivanti dalla scarsa concentrazione di sostanza nel tabacco. 17
  • 20. La cessazione dell’assunzione di tabacco produce nel giro di 12 / 72 ore i più importanti parametri cardiovascolari, come è stato rilevato in ricerche effettuate su pazienti chirurgici nel perodo preoperatorio. Naturalmente questo, se vale per la frequenza cardiaca, non è vero per i danni cronici (cioè i più importanti) a carico dell’apparato cardiovascolare. Uscire dalla dipendenza Il problema della dipendenza da tabacco non è un’ipotesi, né tanto meno può essere considerato come una “complicazione” psicologica o una semplice abitudine. Ciò è dimostrato sia da dati della farmacologia clinica sia da quelli epidemiologici. A testimonianza della gravità del problema stanno le migliaia di morti che ogni anno sono correlabili al tabagismo nel nostro paese. Sicuramente un numero centinaia di volte maggiore di quello delle morti dovute all’eroina o ad altre droghe. Una dipendenza che provoca una tale strage non può essere sottovalutata o sminuita. Qualsiasi tentativo improvvisato è dunque destinato a fallire o a 18
  • 21. Qualsiasi tentativo improvvisato è dunque destinato a fallire o a ottenere risultati scadenti. E’ inoltre osservazione comune, confermata dall’esperienza degli psicologi che si sono occupati di questa materia, che l’elenco dei danni da tabacco non ha mai fatto smettere nessuno. Molti medici, purtroppo, fumano. Nessuno meglio di loro è a conoscenza dei danni del tabacco. Parlare dei rischi del fumo ha l’unica conseguenza di infastidire il fumatore; se poi l’impatto è più “forte” perché il fumatore è costretto a spaventarsi o a prendere atto di situazioni drammatiche, il più delle volte tende a rimuovere il problema. In pratica il soggetto, inconsciamente, decide di “spostare” il problema convincendosi che i malanni o i tumori colpiranno i fumatori, ma non lui stesso. La paura, gli interventi di terrorismo psicologico, l’informazione tecnica servono a poco. Si hanno maggiori risultati nello sforzo di smettere di fumare se il problema viene affrontato in tutti gli aspetti, sia farmacologici, medici, sia psicologici. L’interruzione della dipendenza tabagica deve passare ad diverse tappe: · l’informazione medica sui danni del tabacco, premessa necessaria, ma non sufficiente per un corretto programma di disassuefazione; · un programma centrato sul cambiamento dello stile di vita, inteso come correzione degli errori alimentari, attività fisica regolare, cura di sé. Per tale motivo è importante integrare la disintossicazione con interventi di councelling e accompagnamento ad un nuovo e ritrovato modo di vivere la propria salute; 19
  • 22. · il supporto psicologico, attraverso una terapia individuale o di gruppo che permetta al paziente di elaborare e rivedere i meccanismi attraverso i quali ha iniziato a fumare, identificando gli stimoli emotivi ed interiori e i momenti che si correlano e perpetuano nell’uso della sigaretta. Perche’ gli adolescenti iniziano a fumare Un problema di grande rilevanza è quello rappresentato dagli adolescenti che iniziano a fumare. Il fumo, in senso psicologico è da considerare un comportamento acquisito che continua ad esistere attraverso l’ abitudine e la soddisfazione di alcuni bisogni. Fare l’esperienza del “fumatore” è molto semplice ed accessibile e non si può intendere alla stressa stregua di chi è legato da tempo al fumo. Molto spesso il primo contatto con la sigaretta avviene durante la pre- adoloscenza che è un momento di curiosità e di grandi cambiamenti. Questa fase della vita è caratterizzata da un senso di ansia strettamente collegato all’essere indefinito, al trovarsi nel momento di passaggio da bambino ad adulto. Questo processo evolutivo cosi importante comporta una dose di insicurezza che ogni adolescente supera con i propri strumenti, alcuni dei quali sono comuni e caratteristici dell’età. Spesso i ragazzi contrappongono alla loro confusione interna dei comportamenti costanti, quasi stereotipati. Usano lo stesso abbigliamento, ascoltano la stessa musica, magari fumano insieme. Attraverso i comportamenti sembrano esprimere il bisogno di riconoscersi nel sentirsi uniti, di affermarsi nel gruppo. L’esigenza di essere forti e sicuri può quindi portare a fumare perché esiste una immagine 20
  • 23. sociale che lega la sigaretta alla potenza ed al successo. Perciò la sigaretta può rappresentare uno strumento di autoaffermazione, di rassicurazione, di conquista e di fascino, di scarico della tensione nervosa, di gratificazione fisica e di piacere. Il bisogno di definirsi e distinguersi porta a ricercare da parte degli adolescenti comportamenti collegati al mondo degli adulti spesso con aspetti di trasgressione. Il gusto del pericolo e del rischio è connesso al bisogno di valutare nel concreto le capacità personali ed esprimere a livello profondo “la morte della parte infantile di sé”. Fumare di nascosto dagli adulti per un ragazzo è il modo anche di andare contro corrente, di avere delle sensazioni piacevoli con gli amici. Sicuramente l’imitazione nei gruppi dei pari è molto forte, si fanno le stesse cose o si ripetono i gesti dei propri modelli: personaggi di successo. Si prova a fumare per imitazione, per amicizia, per bisogno di autonomia, per esprimere le conflittualità verso la famiglia, per pressioni sociali. 21
  • 24. Il problema è che dalla prima sigaretta alla dipendenza per alcuni il passaggio è breve. I giovani sono un gruppo particolarmente a rischio perché un’abitudine contratta a quell’età è più difficile da abbandonare. Studi hanno dimostrato che gli adolescenti utilizzano le sigarette per ridurre l’ansia, sollevare il morale e darsi energia. 22
  • 25. Fenomeno del tabagismo Epidemiologia: Il punto di partenza per parlare del fumo: Il fumo di tabacco rappresenta oggi nei paesi socio economicamente avanzati un fattore di rischio determinante per molte delle più comuni malattie cronico-degenerative. A differenza di molti gravi malattie tuttavia le conseguenze sulla salute sono relativamente meno difficili da prevenire mediante l’educazione sanitaria, proprio perché si tratta di un comportamento individuale. Date queste premesse è evidente la necessità d’intraprendere efficaci interventi di educazione sanitaria nei confronti di individui che maggiormente sono esposti al rischio di diventare fumatori nel corsi degli anni, quali preadolescenti ed adolescenti. Negli Stati Uniti ed in Europa emerge su popolazioni di adolescenti una realtà preoccupante: tra gli 11 ed i 15 anni almeno un quarto degli adolescenti ha già sperimentato il fumo di sigaretta. Anche se in Italia l’età media dell’inizio della sperimentazione del fumo non è così precoce, collocandosi al di sopra dei 15 anni, la dimensione del problema rimane preoccupante. L’obiettivo formulato dall’ OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’ambito del programma “Salute per tutti nell’anno 2000” per la Regione Europea, nei confronti della promozione di comportamenti positivi per la salute, prevede una diminuzione del consumo di tabacco pari al 50 % e una riduzione della prevalenza dei fumatori. Tali obiettivi potrebbero essere raggiunti attraverso la protezione dei non fumatori e la promozione di ambienti senza fumo. 23
  • 26. Norme generali sul fumo Nel gennaio 2005 è entrata in vigore l’applicazione del divieto di fumo nei locali pubblici, previsto dall’art. 51 della legge 3 del 16 gennaio 2003. L’accordo siglato dalla conferenza Stato-Regioni stabilisce che quest’ultime devono dotarsi di strumenti legislativi e di strategie per l’attuazione della legge e per la promozione di campagne di informazione e di promozione. Scenario italiano Il Ministero della salute ha redatto una rassegna degli effetti del fumo passivo sulla salute, un documento che raccoglie le evidenze disponibili sul rischio di malattie cardiovascolari, respiratorie e di tumori legati al fumo passivo, con attenzione particolare agli effetti sui bambini. Una serie di studi che raccolgono dati ed evidenze sul fenomeno fumo in Italia sottolineano l’importanza e l’urgenza dell’applicazione della legge. L’Italia è il terzo paese europeo ad applicare il divieto di fumo nei luoghi di lavoro. Esperienze simili sono state attuate nel corso del 2004 solo in altri due paesi dell’Unione: Irlanda e Belgio. Secondo il Ministero per la salute irlandese, sono oltre 7 mila i cittadini irlandesi che hanno smesso di fumare negli ultimi mesi, in gran parte grazie al divieto. Un dato rilevante è quello che riguarda l’esperienza californiana, dove il divieto di fumare è stato introdotto nel 1995 nei ristoranti e nel 1998 nei bar. 24
  • 27. Secondo dati provenienti da diverse agenzie californiane, i guadagni dei locali pubblici non sono affatto diminuiti, anzi sono in continuo aumento. Da indagini eseguite sui clienti, l’assenza di fumo gioca un ruolo a favore della frequentazione dei luoghi pubblici. Il percorso legislativo italiano L’attenzione alla salute dei non fumatori è entrata a più riprese nella legislazione italiana. Gradualmente negli scorsi decenni, una serie di norme e di leggi hanno posto le condizioni e accresciuto la sensibilità, anche istituzionale, che ha portato all’approvazione della legge n. 3 del 2003. In materia di tabagismo si è espresso anche il Comitato nazionale per la bioetica, su invito del ministro della Salute Girolamo Sirchia. Un gruppo di lavoro ha tracciato un quadro del fenomeno e ha formulato alcune indicazioni e proposte, raccolte in un dossier. Secondo i dati richiamati anche dal dossier, i fumatori nel nostro paese sono da 10 a 15 milioni, in prevalenza maschi. Anche se rispetto ad alcuni decenni fa, il fenomeno è complessivamente in diminuzione, il fumo rimane in crescita nel sesso femminile e tra i giovani. Alcune indagini condotte nelle scuole secondarie superiori indicano che la percentuale dei fumatori arriverebbe anche al 35 per cento tra gli adolescenti. L’Osservatorio fumo, alcol e droghe (Oss-fad) 25
  • 28. dell’Istituto superiore di sanità segue comunque l’andamento del fenomeno in Italia. Qui di seguito alcune F.A.Q – Frequently Asked Questions riguardo la legislazione in vigore in Italia sul fumo: 1. Cosa dice la nuova legge e quali sono gli obiettivi? Dal 10 gennaio 2005, si è partiti con le nuove regole sul fumo. Che lo vietano, nella pratica, in tutti i luoghi chiusi pubblici e privati, aperti a pubblico e utenti, dove non siano previste zone separate dal resto del locale, munite di aspiratori d'aria e recintate da muri sui 4 lati. E’ una legge molto rigida, la più intransigente d'Europa. Obiettivo: la lotta al fumo passivo, carico di almeno 50 sostanze tossiche, grande comprimario di varie forme di tumore, specie ai polmoni. Si vogliono difendere soprattutto le fasce più deboli della popolazione, donne incinte e bambini. 2. In quali luoghi non sarà più permesso fumare? Niente più tabacco in tutti i locali pubblici e privati dove entrano pubblico o utenti. Ovunque dovrà essere esposto in bella evidenza il cartello con la classica barra rossa e il nome della persona incaricata di vigilare sul rispetto della legge. 3. Anche nei condomini vige il no al tabacco? Sì. Infatti, se nelle abitazioni private non ci sono obblighi, la libertà svanisce appena si mette piede sul pianerottolo. 4. Sono previste delle multe e a quanto ammontano? Il trasgressore rischia multe da 27,5 a 275 euro che vanno pagate con diverse modalità. Le sanzioni raddoppiano se la violazione avviene in 26
  • 29. presenza di donne incinte e bambini sotto i 12 anni. Nei pubblici esercizi ( bar, ristoranti, discoteche) chi non fa rispettare i divieti e non denuncia il cliente trasgressore rischia sanzioni da 220 a 2.200 euro ( aumentano della metà se ci sono donne incinte e bambini), fino alla sospensione e ritiro della licenza. 5. Dove si potrà fumare? Oltre che nelle abitazioni private e all'aperto, in tutti i locali dove siano state predisposte zone per fumatori. 27
  • 31. Testimonianze e metodi per smettere di fumare Fra le tante testimonianze di chi ha avuto la sua vita caratterizzata dal fumo, vi è anche quella di Allen Carr. Quest’ uomo, divenuto famoso in seguito alla pubblicazione del suo libro “ È facile smettere di fumare se sai come farlo”, si classifica come un ex fumatore. Egli afferma di avere sperimentato un metodo, da lui stesso messo in atto, di assoluta efficacia, per sconfiggere, in maniera definitiva e senza traumi fisici o psichici, la dipendenza dal fumo. Allen sostiene che qualunque fumatore, anche accanito, leggendo il suo libro potrà facilmente smettere di fumare. Quello che scrive e che suggerisce trae origine dalla sua esperienza personale: ha smesso dopo un lungo periodo di trentatre anni, durante il quale non era riuscito a trattenersi dal fumare circa cento sigarette al giorno, con rare punte minime di sessanta sigarette. Racconta che numerosi tentativi effettuati in quel lungo periodo non hanno avuto un esito positivo. Una volta riuscì ad astenersi per circa sei mesi, durante i quali, però, non si tenne del tutto lontano dal fumo:cercava di avvicinarsi ai fumatori, viaggiava, sui treni, nelle carrozze riservate ai fumatori, escogitava comunque mezzi che gli consentissero di sentire l odore del tabacco. Al contrario di tanti fumatori che si prefiggono di smettere prima dell’ insorgere di una delle tante gravi malattie causate da fumo, Allen, pur avendo la certezza che, in ogni caso, nel tempo, l’ infausto evento si sarebbe verificato, non trovava la forza di smettere. Eppure la sua salute era divenuta malferma: tosse continua, mal di testa, pulsazioni irregolari, timore di emorragie cerebrali, lo 29
  • 32. preoccupavano seriamente. Tutto ciò, però, non gli era di aiuto, anzi, aveva accantonato l’ idea di tentare di smettere, credeva che le sigarette gli dessero coraggio e sicurezza, lo aiutassero a rilassarsi; ogni volta che avevo provato a smettere, lo aveva dissuaso un senso di avvilimento e di profonda tristezza. Un episodio casuale della sua vita, un appuntamento fissato dalla moglie con un ipnoterapeuta, provocò un profondo cambiamento nel suo rapporto con il fumo. Pur precisando che aveva smesso di fumare “nonostante e non grazie a lui”, ammette che se non l’avesse conosciuto non avrebbe acquistato la consapevolezza che la vita non dipendeva dalle sigarette e che sarebbe stato assurdo preferire la morte alla loro rinuncia. Col tempo trovò la spiegazione ad un evento che poteva sembrare un miracolo: la liberazione da un incubo, da una schiavitù che distruggeva lentamente la vita; la radicale facilità con la quale era avvenuta la rinuncia. La spiegazione era data dal fatto che erroneamente aveva cercato di capire perché era stato tanto facile raggiungere lo scopo; avrebbe dovuto chiedersi, invece, perché i fumatori ritengono tanto difficile liberarsi da quella schiavitù che conduce il corpo alla rovina. 30
  • 33. La sua esperienza lo indusse a portare a conoscenza di coloro i quali si trovassero nel suo vecchio stato di dipendenza, del modo di venirne fuori. Presupposto necessario per la riuscita è, a suo avviso, sincronizzare il cervello con il corpo. Il metodo comunemente proposto, che Allen Carr definisce “Metodo della forza di volontà”, si sostanzia nell’ evidenziare i lati negativi del fumare, nel presupposto che una più o meno lunga astinenza, eliminerà del tutto il desiderio e i pericoli per la salute. Tuttavia queste ragioni finiscono per agire in senso negativo, in quanto suscitano la convinzione di sottoporsi ad un sacrificio, ad una forzata rinuncia ad un piacere e ad un sostegno nei momenti difficili. Il metodo di Allen suggerisce una domanda iniziale: “Perché vogliamo o dobbiamo fumare?” Poi, ignorando inizialmente i motivi per i quali si vuole smettere di fumare, chiedersi cosa dà il fumare, se piace veramente, se è veramente necessario trascorrere la vita impiegando denaro per immettere nell’ organismo sostanze nocive e dannose ed a volte anche letali. In verità fumare non conferisce alcun vantaggio. Occorre, quindi, evidenziare la natura illusoria di tutte le giustificazioni addotte dai fumatori che, infine, si convinceranno che non rinunciano a nulla, ma conseguono notevoli guadagni, due dei quali sono la salute e il denaro non impiegato per l’ acquisto di sigarette. In definitiva, eliminata la convinzione che la vita, senza le sigarette è meno piacevole, che si perde qualcosa di importante, che ne deriva un sacrificio di notevole entità, potranno prendersi in considerazione il fattore salute e le ragioni per le quali è sorto il desiderio di smettere. Naturale conseguenza sarà la liberazione dalla schiavitù del tabacco. 31
  • 34. Dopo questa prima premessa, nel libro l’ autore, che promuove il suo metodo anche chiamato da lui stesso: EASY WAY, procede con un esame analitico delle cause che, generalmente, rendono molto problematico smettere per sempre di fumare. Per Allen tutti i fumatori vorrebbero smettere di fumare, agli inizi pensavano di poterlo fare in qualsiasi momento, e che sarebbe stato facile; poi, pur riconoscendo la molteplicità degli effetti negativi, ritengono che però una volta iniziato a fumare è molto difficile smettere. Quasi tutti, poi, sono convinti, dopo molte riflessioni, che il fumo è un abitudine, non considerando che le abitudini si possono cambiare nel corso della vita. Perché allora è tanto difficile liberarsi proprio da questa abitudine? Perché, in effetti, non è una vera e propria abitudine quanto una tossicodipendenza, ragion per cui appare tanto difficile liberarsene. Inoltre egli nel libro dichiara che fumare è una trappola diabolica che l’ uomo ha congegnato con l’ aiuto della natura. Si è indotti a fumare perché altri lo fanno, anche se l’ inizio è faticoso e sgradevole. Queste sensazioni negative inducono a pensare che si può smettere di qualsiasi momento si voglia. Tale convincimento favorisce, però, il ripetersi incessante dell’ esperienza e così si cade in una trappola dalla quale è problematico uscire, anche se si acquista la consapevolezza dei gravi rischi per la salute che ne derivano. Bisogna chiedersi però quale sia il motivo per il quale, dopo le prime sensazioni di ribrezzo nei confronti della sigaretta, si continua a fumare. Due, secondo Allen, sono i motivi: l’ assuefazione alla nicotina e il lavaggio del cervello. 32
  • 35. Nel primo caso, l’ assuefazione al fumo è provocata dalla nicotina, DROGA contenuta nel tabacco e che repentinamente causa dipendenza; infatti una sola sigaretta può provocare l’ assuefazione. Ogni boccata provoca l’ invio al cervello, attraverso i polmoni, di una piccola dose di questa droga che agisce con mutevole rapidità, ma il suo quantitativo nel sangue si riduce a metà nel giro di mezz’ ora e ad un quarto in un’ ora. Consegue che, dopo avere fumato una sigaretta il livello di nicotina, nel corpo, scende e il fumatore avverte i sintomi di astinenza che non provocano sofferenza fisica, ma semplice sensazione di vuoto ed irrequietezza. Il persistere di questi sintomi poi provoca nervosismo, insicurezza, irritabilità, e porta così all’ accensione di un’ altra sigaretta. Pochi secondi dopo l’ accensione di una sigaretta si mette in circolo una nuova dose di nicotina che fa cessare il desiderio e suscita una sensazione di rilassamento e sicurezza illusoria. Spegnendo, però, la sigaretta torna il desiderio e continua una reazione a catena che dura per tutta la vita, tranne che non la si spezzi. L’ altro motivo rilevante per cui si continua a fumare, secondo Allen, è il lavaggio del cervello. Fin dai primi anni di età l’ uomo apprende in vari modi che i fumatori ottengono dal fumo piacere, rilassamento, sicurezza, coraggio, serenità, ecc. 33
  • 36. Film, opere teatrali o letterari presentano la figura di un condannato a morte al quale si porge una sigaretta accesa a soddisfacimento dell’ ultimo desiderio. Lo stesso si rappresenta in molti film di guerra, nel momento in cui il soldato, crivellato di colpi, sta per morire. Altro scenario dove la sigaretta impera è quello sessuale; quanti film presentano la coppia che, dopo avere fatto l’ amore, condivide una sigaretta. In definitiva, in forme diverse, la campagna pubblicitaria costituisce uno stimolante subdolo ed efficace, lanciando un messaggio nascosto che il fumatore assorbe in maniera diligente. Quindi mentre la società, vede la tossicodipendenza da cocaina, eroina, marjuana, ecc., con grande disappunto, non voluta, mentre queste droghe provocano un centinaio di decessi in un anno, nello stesso periodo si verificano, a causa del fumo, circa centomila morti nei soli paesi occidentali. Tutto questo dovrebbe indurre a riflettere sul perché si fuma, se se ne ha bisogno. La risposta, comunque, sarà sempre no, assolutamente no! Allora cosa spinge realmente a continuare di fumare? La paura della sensazione di vuoto e insicurezza che si trova quando si smette di assumere nicotina. In verità chi non fuma non viene privato di nulla, il fumatore invece rinuncia alla salute, all’ energia, alla sicurezza, alla tranquillità mentale, al rispetto di sé stesso e alla libertà. Tanti sacrifici sono affrontati per ottenere che cosa? Nulla, o l’ illusione di conquistare lo stato di pace, tranquillità e sicurezza di cui il non fumatore è sempre in possesso. 34
  • 37. Secondo Carr è errata la convinzione dei fumatori di ottenere dal fumo piacere e distensione, in verità, sia pure inconsapevolmente, cercano di alleviare i sintomi di astinenza. Peraltro, aumentando lo stato di dipendenza dalla droga, diventa più grande il bisogno di alleviare quei sintomi. Inoltre risulta pure errata la convinzione che la sigaretta allevi la noia. In verità il fumatore che non sta fumando sente che gli manca qualcosa, ma se è intento in una attività che non comporta stress, può stare anche a lungo senza accorgersi della mancanza della droga (nicotina). I fumatori ritengono di essere consapevoli dei rischi derivanti dal fumo, ciò non corrisponde al vero. Tattiche intimidatorie riguardanti la salute, pertanto, non conducono a dei risultati positivi: i fumatori inventeranno sempre storielle simili a quella del nonno che, benché avesse in vita fumato quaranta sigarette al giorno, è vissuto novant’ anni. Il metodo giusto è un altro: far capire quanto sarà più piacevole la vita dopo avere smesso definitivamente di fumare. Molti fumatori, invece, spesso consigliati da un medico o da “esperti”, si propongono di fumare meno al fine di smettere o di diminuire sensibilmente il numero di sigarette al giorno. Il metodo è errato ed il tentativo è destinato a fallire; infatti, da una parte non si elimina la dipendenza dalla nicotina e dall’ altra non si accende la sigaretta quando si vuole, ma ad intervalli prestabiliti. Ciò non soddisfa i sintomi di astinenza e rende irascibili e tristi; la sofferenza che ne deriva aumenta il godimento della sigaretta che si fuma, in quanto si allevia l’ agitazione provocata dal desiderio. Consegue che meno si fuma, più a lungo si soffre a causa di sintomi di astinenza: in effetti, come già detto, il fumare non è un abitudine, ma 35
  • 38. una tossicodipendenza e, come tale, spinge ad aumentare le dosi, non a diminuirle. Pertanto, ridurre il numero di sigarette non è un rimedio efficace in quanto impone un notevole autocontrollo per tutta la vita, ma, se non si possiede tanta forza di volontà da smettere, come si può possederne a sufficienza per continuare a limitare il numero di sigarette fumate? In effetti smettere del tutto è meno penoso e più facile. Il proposito di fumare “una sola sigaretta”, infatti, sia di chi non ha mai fumato, sia di chi ha smesso, è un mito: questo dovrebbe pensare sia l’ una sia l’ altra categoria di persone. È proprio una sola sigaretta che può costituire l’ inizio ed è proprio una sola sigaretta che il più delle volte trascina nella dipendenza il fumatore che era riuscito a liberarsene. Non esiste la sigaretta singola, alla prima seguirà sempre la seconda e così via, dando inizio ad una reazione a catena. Allora ci si può chiedere quale sia il momento giusto per smettere, è molto importante riconoscerlo ai fini di ottenere un successo, considerando, con assoluta serietà, che è il momento più importante della vita. Dal momento scelto per smettere, fumando l’ultima sigaretta, deve prendersi coscienza che “è meraviglioso non doverlo fare mai più”, che non si sta compiendo un sacrificio bensì stanno per ottenersi enormi vantaggi, che il fumare non produce, in maniera assoluta, alcun beneficio, che quando si è accesa la prima sigaretta non sussisteva alcuna volontà di continuare, incessantemente, per tutta la vita, che nessun fumatore accanito vorrebbe, coscientemente, continuare a fumare per il resto della vita. In ogni momento ed in ogni occasione che dovesse presentarsi dopo il successo, l’ ex fumatore deve ricordare che quando non si sentirà più il desiderio di nicotina, si sarà mentalmente e fisicamente più forti e 36
  • 39. più in grado di affrontare i problemi e di gioire dei momenti più felici della vita. Non fumando, nulla si è perso, mentre al fumatore sono stati tolti: salute, energia, denaro, sicurezza, tranquillità mentale, coraggio, serenità, libertà e rispetto per se stesso. Pertanto, i fumatori non possono essere oggetto di invidia, ma soggetti bisognosi dell’ altrui pietà. È naturale che si presentino, nel corso della vita, “cause di insuccesso”, quali l’ influenza esercitata da altri fumatori; per esempio, durante un’occasione sociale, qualcuno accenderà una sigaretta e potrebbe sorgere la tentazione. È necessario a quel punto ricordare che “non esiste una sola sigaretta”, che si è spezzata una reazione a catena e che questo evento ha suscitato l’ invidia del “fumatore”. Altra causa, inoltre, di insuccesso può essere una giornata difficile; occorre pensare, in tal caso, che fumatori e non fumatori possono avere giornate difficili: nella vita esistono sia momenti belli sia tristi. L’ ex fumatore che ha usato il “metodo della forza di volontà”, durante una giornata difficile si rattrista e pensa alla sigaretta ed al falso aiuto che gli dava. Chi, invece, ha eliminato la dipendenza è consapevole di non affrontare un sacrifico, ma di conseguire numerosi, ma soprattutto notevoli vantaggi; sa che se la giornata è difficile, la sigaretta non l’ avrebbe comunque cambiata, così, non si rattrista, ma si rallegra pensando alla liberazione dall’ orribile vizio. Il momento in cui il fumatore diviene un “ex fumatore” viene definito da Allen Carr “il momento della rivelazione”, e si manifesta all’ incirca tre settimane dopo avere fumato l’ultima sigaretta, questo è il momento in cui il “lavaggio del cervello” è come non fosse mai avvenuto. 37
  • 40. È il momento in cui si ha la consapevolezza che “l’ultimo anello della catena si è spezzato” e che per tutto il resto della vita può non più presentarsi il desiderio di fumare. I suggerimenti dati da Allen Carr nel del suo libro costituiscono un metodo che, come gli altri, possono conseguire effetti positivi o negativi, in relazione alle doti caratteriali, fisiche e psicologiche dei soggetti che, caduti nella trappola del fumo, tentano di uscirne per ragioni, in massima parte, di natura patologica, non escludendone altre di natura psicologica o affettiva. Questo metodo, per quanto possa affidarsi molto alla riflessione e al ragionamento, conduce infine ad un richiamo alla forza di volontà, poiché il soggetto deve avere la forza di convincersi che il fumo non produce alcun vantaggio e la sua eliminazione, di contro, suscita un senso di liberazione e di gioia di vivere. 38
  • 41. Le teorie psicologiche sulla prevenzione Il fumo viene catalogato come una patologia cronico-degenerative, l’atto del fumare diventa, infatti, una delle prime esigenze quotidiane della vita per il fumatore. Si dovrebbe, invece, dare il giusto peso a questa azione che viene da molti definita come un abitudine, che piuttosto non è altro che una delle maggiori cause di morte nei paesi occidentali. Bisognerebbe, dunque, esercitare all’ interno della società una forte e valida campagna per la prevenzione della dipendenza da fumo, così da sensibilizzare la popolazione composta sia da fumatori sia da non fumatori in modo che questo nocivo fenomeno del tabagismo si avvicini sempre più ad una fine. Per quanto si sia sempre detto e ripetuto che il fumo fa male, la sigaretta esiste ancora. Sono state formulate nei diversi anni alcune teorie psicologiche che spiegano come prevenire questo fenomeno. Una teoria molto importante è: la teoria dell’ apprendimento sociale. Questa teoria adopera tre variabili di carattere ambientale, cognitivo e comportamentale. Il primo caso, quello ambientale, è quello che fornisce all’ uomo divieti, leggi, che vietano di fumare in alcuni luoghi pubblici. Questo porta a modificare il comportamento delle persone che si devono adeguare all’ ambiente in cui si trovano. Nel secondo caso, ovvero quello cognitivo, indica tutte le conseguenze che un dato comportamento può provocare; l’ abilità sta nel capire se è il caso o meno di compiere una data azione. Così l’ uomo fumatore deve cercare di domandarsi se valga davvero la pena di fumare, oppure no. Il terzo caso, invece, è quello comportamentale che segnala come 39
  • 42. l’ uomo tende sempre ad imitare il comportamento degli altri in determinate situazioni: questo processo di imitazione comportamentale può essere visto come il maggiore elemento in grado di fare adottare un nuovo comportamento ad una persona. Bisogna sempre sapere distinguere però quale sia un atteggiamento positivo e quale uno negativo. Bisognerebbe dunque porsi delle domande: 1. quali variabili cognitive determinano nell’ individuo un dato comportamento nei riguardi del fumo che sia positivo o negativo? 2. quali variabili ambientali determinano nell’ individuo un dato comportamento nei riguardi del fumo positivo o negativo? 3. quali variabili comportamentali determinano nell’ individuo un dato comportamento nei riguardi del fumo positivo o negativo? Un'altra teoria importante è: la teoria della diffusione dell’innovazione. Questa teoria fa riferimento alla velocità e all’ adattabilità di diffusione di un determinato comportamento innovatore. Questo dato comportamento può essere adottato più o meno velocemente, per questo motivo si possono distinguere cinque diverse categorie di persone: · gli innovatori; 40
  • 43. · gli adattatori precoci; · la maggioranza precoce; · la maggioranza tardiva; · i resistenti. Questa teoria è adattabile, dunque, al fenomeno del tabagismo, utilizzando come comportamento in esame quello del fumatore. Anche in questo caso è possibile porsi delle domande: 1. cosa può rendere una persona completamente resistente alla decisione di fumare? 2. cosa, invece, porta una persona a diventare “adattatore precoce” facendo sì che inizi a fumare in giovanissima età? Infine un’ultima teoria è quella che prende il nome di Modello di Fishbeim e Ajzen. Secondo questi due autori la possibilità di intraprendere o meno un dato comportamento dipende da due diversi fattori: · attitudine individuale: l’ atteggiamento che una persona ha nei confronti di un comportamento individuandone il valore delle conseguenze, come nel caso del fumo; · norma soggettiva: è la percezione che un individuo ha nei confronti di un comportamento in relazione a ciò che fanno gli altri; questo dipende dalle capacità di adattamento, ma anche dalle aspettative che gli altri hanno sull’ individuo stesso tale che egli possa modificare il suo comportamento. Questa teoria è facilmente utilizzabile per descrivere il comportamento di un fumatore, che tende ad imitare gli altri, ma non dando il giusto peso alle conseguenze delle sue azioni. 41
  • 44. La scuola: educare i ragazzi alla salute. Nell’ anno 1991 in Italia è stata diffusa una circolare che sanciva l’introduzione nelle scuole dell’ educazione alla salute. Istruire i ragazzi sin dalla tenera età e metterli in guardia sul fumo, sulla pericolosa tossicodipendenza determinata dalla nicotina, è importante e necessario. Lo scopo della “educazione alla salute” è quello di valorizzare ogni singolo alunno così da svilupparne le capacità di pensiero, in modo che i ragazzi siano capaci di prendere le giuste decisioni per la propria salute. In questo caso la funzione del docente non è più quella di trasmettere la cultura, ma anche di educare il ragazzo e di renderlo capace di usare la propria testa. Compito fondamentale della scuola, quindi, sarebbe quello di aiutare ancora di più i ragazzi, con forte autorevolezza, a migliorare la qualità della loro vita, a prevenire tutto ciò che è negativo e dannoso per la vita, in particolar modo a prevenire la terribile “abitudine” del fumo. Dunque fornendo ai ragazzi gli strumenti giusti per costruire la propria identità personale, aiutandoli a favorire autostima e quindi cura e attenzione per la propria salute; essi potranno acquisire così abitudini regolari e stili di vita sani. Soprattutto è necessario educarli a fare le scelte giuste che non vadano contro la salute. In questo caso il ruolo dei genitori diventa anche di fondamentale importanza.Essi devono essere coinvolti in questo importante processo educativo attraverso un solido rapporto tra scuola e famiglia, il cui orientamento verte verso la condivisione degli stessi obiettivi: aiutare ed educare i figli/alunni. È importante, inoltre, in questa lotta contro il fenomeno del tabagismo, formulare delle proposte educative che superino la sfera della mera conoscenza, ma che diano informazioni e conoscenze più 42
  • 45. specifiche sui danni del fumo che possono arrivare dopo poco o molto tempo e, soprattutto, è fondamentale, colpire la sfera emotiva e comportamentale dei ragazzi. Pertanto ogni azione della scuola e dei docenti, deve essere mirata a fornire un aiuto ai ragazzi per acquistare una propria autostima, poiché avendo una maggiore fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità, saranno capaci di evitare di cadere nell’inganno di quelle sostanze dannose alla propria salute. Allo stesso tempo, bisogna dare loro anche le giuste competenze per riuscire a mantenere il comportamento positivo acquisito. Bisognerebbe, per rendere efficace questo progetto, fornire ai ragazzi la consapevolezza di sé stessi e il desiderio di vivere bene nel presente, facendo le scelte giuste per preservare un futuro migliore, iniziare ad educarli già dalla scuola materna ed elementare, raccontando ai bambini storielle che mostrino il fumo come un qualcosa di estremamente negativo. Mentre nella scuola media, occorre insegnare loro a rifiutare il fumo, poiché è proprio questa l’ età più vulnerabile dove si può iniziare la tossicodipendenza da nicotina, per poi continuare quest’ opera educativa anche negli anni della scuola superiore. Programma antifumo per le scuole Il programma scolastico per la prevenzione contro il fumo e la dipendenza da tabacco si divide in diversi punti: 1. Bisogna sviluppare e rinforzare il divieto di uso e consumo di prodotti a base di tabacco nelle scuole, così come è stato sancito dalle leggi. 2. Bisogna dare informazioni adeguate sulle conseguenze sociali e fisiologiche negative a breve e a lungo termine relativamente all’ 43
  • 46. uso di tabacco ed alle competenze e capacità necessarie per rifiutarne l’uso. Bisogna però tenere in considerazione diversi punti fondamentali: • le conseguenze, che possono essere a breve o a lungo termine, di natura fisiologica; • le norme sociali relative all’ uso di tabacco; • le ragioni per le quali gli adolescenti dichiarano di cominciare a fumare; • le influenze sociali che promuovono l’uso di tabacco; • le competenze comportamentali ed attitudinali che una persona deve possedere per resistere alla pressione di chi lo invita a fumare; • le competenze di carattere personale e sociale più generali, come, ad esempio, la capacità di risolvere dei problemi o fissare e mantenere degli obiettivi, e tutti gli elementi che dovrebbero aiutare i giovani ad evitare ogni problema di salute derivato dall’ uso di tabacco. 3. Bisogna fornire programmi di educazione da sviluppare a spirale partendo dalla scuola materna e giungere fino, almeno, alla scuola superiore. Questi programmi dovrebbero essere particolarmente intensivi per i bambini che hanno terminato la scuola elementare e sono diretti verso la scuola media. Le caratteristiche, dunque fondamentali di questo programma sono l’ evoluzione a spirale e l’ intensità di coinvolgimento. 4. Bisogna, inoltre, specificare anche dei programmi di educazione per gli insegnanti, così che essi, a loro volta, possano trasmettere la giusta educazione alla salute agli alunni. 5. E’ necessario, inoltre, coinvolgere i genitori e le famiglie così da avere un supporto ai programmi scolastici. 44
  • 47. 6. Bisogna sostenere e incentivare l’ abbandono del fumo tra studenti e personale scolastico. 7. Bisogna, infine, valutare l’ efficacia degli interventi di prevenzione del tabagismo ad intervalli regolari. Tutte queste raccomandazioni sono fondamentali per una buona riuscita di un programma di prevenzione del tabagismo indirizzato alla popolazione più giovane da realizzare nel contesto scolastico. Così la scuola potrà diventare un vero e proprio “cantiere” di iniziative a sostegno della salute. La nostra campagna La nostra fondazione volge la sua attenzione ai ragazzi in età adolescenziale e nello specifico dai 12 ai 20 anni, età in cui generalmente si inizia ad avere un rapporto decisamente più ravvicinato e più consapevole, con la sigaretta. Per questo motivo la nostra lotta contro il fumo prevede degli incontri di approfondimento sul tema nelle principali scuole con l’affiancamento degli insegnanti, la diffusione di due campagne pubblicitarie di immagini, una video e con depliant. La campagna avrà inizio dal mese di settembre e si protrarrà per tutto l’anno scolastico, terminando quindi nel mese di giugno. Le stampe verranno affisse negli appositi spazi pubblicitari delle città, in particolar modo nelle vicinanze di licei e scuole medie, parchi, metro e fermate autobus e negli stessi luoghi provvederemo alla divulgazione dei depliants. Per quanto riguarda invece, il video, abbiamo preso accordi con le reti Mediaset, Canale 5 e Italia 1, per la messa in onda della nostra campagna pubblicitaria durante le fasce orarie che crediamo più seguite dai giovani, dalle 14 alle 17 e dalle 20 alle 22. 45
  • 48. Il testimonial per questa campagna pubblicitaria contro il fumo sarà: Patrick Dempsey. In seguito ad un’ indagine fatta, si è riscontrato che la famosa serie televisiva americana Grey’s Anatomy, sia una delle più seguite ed apprezzate anche nel nostro paese ed è proprio per questo motivo che abbiamo ritenuto opportuno scegliere uno dei protagonisti come testimonianza rappresentativa della nostra campagna. Il “Dottor Sheperd” infatti, così comunemente noto ai ragazzi, oltre ad essere uno degli attori più amati del cast, da parte di entrambi i sessi, ha sempre rappresentato personaggi dai ruoli positivi e rilevanti, soprattutto in questo caso, ricoprendo il ruolo di un medico di successo. Un’altra ragione che ha spinto questo personaggio ha sostenere la nostra causa è il suo stile di vita: è un non-fumatore, naturalista. Per tutte queste ragioni reputiamo giusto sostenere, rafforzare e incoraggiare il modello di persona ideale: salutista, quella persona molto attenta alla propria salute e alle condizioni fisiche per mantenere a lungo tale stato. Per quando riguarda il budget invece, la Regione Lombardia, Ministero della Salute e il Coni hanno finanziato una cifra di 8 milioni di Euro, importo che crediamo sufficiente per il raggiungimento della nostra missione. 46
  • 49. Glossario: A Alcaloide: base organica azotata, di origine prevalentemente vegetale, con azione curativa o tossica. Amina: composto organico basico che deriva, almeno formalmente, dall’ammoniaca per sostituzione di uno o più atomi di idrogeno con radicali alchilici o acrilici. B Benzopirene: idrocarburo aromatico policiclico, contenuto nel catrame del carbon fossile; è fortemente nocivo alla salute. C Carbossiemoglobina: composto stabile, derivante dalla combinazione dell’emoglobina con l’ossido di carbonio, che determina la morte per asfissia. Catecolamina: composto appartenente a una classe di sostanze organiche azotate caratterizzate dalla presenza nella molecola di un gruppo derivato dalla catechina. Chemocettore: recettore di reazioni chimiche. Colinergico: che viene stimolato da sostanze con azione farmacologica. D Dopamina: catecolamina che negli animali superioro svolge importanti funzioni di neurotrasmettitore nel sistema nervoso centrale la cui carenza, nell’uomo, provoca il morbo di Parkinson. 47
  • 50. G Ganglio: nodo di vasi linfatici o di cellule nervose. N Noradrenalina: catecolamina che agisce da neurotrasmettitore del sistema nervoso simpatico, precursore dell’adrenalina nella parte midollare della ghiandola surrenale. T Termocettori: recettore sensibile alle variazioni della temperatura. 48
  • 51. Bibliografia: - A. Carr, "The Easy Way to Stop Smoking", January 2005 - Gruppo Vivere la nostra salute dell’ Associazione Brianza per il Cuore, Associazione Salute Donna, Città di Monza, Fumo? No, grazie! Progetto per un sano stile di vita. Sitografia: - http://www.salute.gov.it/ http://www.asmaeallergia.it/smokefree.php -http://www.asmaeallergia.it/smokefree.php - http://www.benessereblog.it/post/2823/parte-da-roma-la- campagna-di-prevenzione-del-tumore-al-colon-retto -http://www.benessereblog.it/post/2823/parte-da-roma-la- campagna-di-prevenzione-del-tumore-al-colon-retto> - http://www.asltrapani.it/content.php?pag=214 49