2. Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino è il titolo del romanzo ottocentesco che ha come protagonista un notissimo personaggio di finzione, appunto Pinocchio , che l'autore chiama impropriamente burattino , pur essendo morfologicamente più simile a una marionetta (corpo di legno, presenza di articolazioni) al centro di celeberrime avventure. Si tratta di un classico della letteratura per ragazzi e fu scritto nel 1881 da Carlo Collodi ( pseudonimo dello scrittore Carlo Lorenzini) . Pinocchio è stato pubblicato per la prima volta nel 1883 . Carlo Collodi
3. La prima edizione di Pinocchio , stampata a Firenze da Felice Paggi, 1883 - frontespizio C. Collodi, Le avventure di Pinocchio – Storia di un burattino , Ed. Paggi, Firenze, 1883
4. Capitolo 1 (…) Appena maestro ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno, si rallegrò tutto; e dandosi una fregatina di mani per la contentezza, borbottò a mezza voce: - Questo legno è capitato a tempo: voglio servirmene per fare una gamba di tavolino. Detto fatto, prese subito l'ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e digrossarlo, ma quando fu lì per lasciare andare la prima asciata, rimase col braccio sospeso in aria, perché sentì una vocina sottile, sottile che disse raccomandandosi: - Non mi picchiare tanto forte! Figuratevi come rimase quel buon vecchio di maestro Ciliegia!
5. Capitolo 2 … E riscaldandosi sempre più, vennero dalle parole ai fatti, e acciuffatisi fra di loro, si graffiarono, si morsero e si sbertucciarono.
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7. CAPITOLO 4 Crí-crí-crí ! — Chi è che mi chiama? — disse Pinocchio tutto impaurito. — Sono io! — Pinocchio si voltò, e vide un grosso grillo che saliva lentamente su su per il muro. — Dimmi, Grillo, e tu chi sei? — Io sono il Grillo-parlante, e abito in questa stanza da piú di cent’anni. — Oggi però questa stanza è mia — disse il burattino — e se vuoi farmi un vero piacere, vattene subito, senza nemmeno voltarti indietro. — Io non me ne anderò di qui, — rispose il Grillo — se prima non ti avrò detto una gran verità.
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15. … E non ebbe fiato per dir altro. Chiuse gli occhi, aprì la bocca, stirò le gambe e, dato un grande scrollone, rimase lì come intirizzito.
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17. Capitolo 20 Aveva veduto un grosso Serpente, disteso attraverso alla strada, che aveva la pelle verde, gli occhi di fuoco e la coda appuntuta, che gli fumava come una cappa di camino.
18. … il Serpente si rizzò all'improvviso, come una molla scattata: e il burattino, nel tirarsi indietro, spaventato, inciampò e cadde per terra. E per l'appunto cadde così male, che restò col capo conficcato nel fango della strada e con le gambe ritte su in aria. Alla vista di quel burattino, che sgambettava a capofitto con una velocità incredibile il Serpente fu preso da una tal convulsione di risa, che ridi, ridi, ridi , alla fine, dallo sforzo del troppo ridere, gli si strappò una vena sul petto: e quella volta morì davvero.
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25. Capitolo 35 A quella vista il povero Pinocchio ebbe un'allegrezza così grande e così inaspettata, che ci mancò un'ette non cadesse in delirio. Voleva ridere, voleva piangere, voleva dire un monte di cose; e invece mugolava confusamente e balbettava delle parole tronche e sconclusionate. Finalmente gli riuscì di cacciar fuori un grido di gioia e spalancando le braccia e gettandosi al collo del vecchietto, cominciò a urlare: "Oh! babbino mio! finalmente vi ho ritrovato! Ora poi non vi lascio più, mai più , mai più!"
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29. Allo stesso modo, molti dei personaggi sono divenuti per antonomasia modelli umani tipici, ancora oggi citati frequentemente nel linguaggio comune, come ad esempio: " un mangiafuoco " per indicare un tipo burbero e irascibile, " il gatto e la volpe " per indicare una coppia di amici poco affidabili, " lucignolo " il modello di ragazzo ribelle e scapestrato, " grillo parlante " per indicare chi si prodiga a dare consigli rimanendo inascoltato o, peggio, considerato un seccatore, per non parlare poi dello stesso Pinocchio divenuto ormai sinonimo di "bugiardo".