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Cos’è il
teatro?
Etimologia:

drao (δραω) significa AGIRE, OPERARE (dramma)

poieo (ποιεω) significa FARE, FABBRICARE,
COSTRUIRE (poesia)

Teatro da θεατρων + Dramma da δραω cioè

               VEDERE + AGIRE
Tappe della storia del teatro occidentale:

   TEATRO GRECO, esempio di teatro insuperato!
          GRECO

Lo spazio era ricavato per lo più da declivi naturali,
ne risultava armonia con la natura e poco ”impatto
ambientale”; le strutture all’inizio erano in legno,
poi in pietra, con meravigliosi sfondi naturali.
Elementi caratteristici:
 cavea = dove stava il pubblico; orchestra = luogo
in cui si recitava e in cui si muoveva anche il coro;
 skenè = evoluzione da tenda porta attrezzi a vera
struttura    portante     di   elementi   scenografici,
soprattutto in epoca ellenistica;
 parodoi = corridoi da cui entrava danzando il
coro…
Luoghi scenici teatro occidentale
Scenografia, molto semplice, sempre uguale: da una
Scenografia
parte la città, dall’altra la campagna; inventore fu
Sofocle. Nel tempo si ricorrerà all’uso di macchine
teatrali es. piattaforma girevole su ruote, tuoni e
fulmini (ottenuti con un bacile di metallo e grosse
pietre) ecc.

  MA IMPORTANTE E’ IL POTERE EVOCATIVO DELLA
   PAROLA E IL LAVORO DI IMMAGINAZIONE DEL
                  PUBBLICO!
Musica,
Musica    importante,     ma  legata alla  vicenda;
drammaturghi sono anche compositori; per lo più era
cantata con veri virtuosismi!
(Teatro romano prima legno, poi muratura, struttura tutta
costruita. Creazione degli Anfiteatri es. il Colosseo dove però i
generi erano diversi dal teatro: cioè pantomimi, soprattutto
spettacoli circensi e trionfi militari)
Taormina, Teatro Greco
I generi teatrali
                        codificati dal teatro greco
                        (tragedia, commedia) sono
                        arrivati sino a noi, le
                        caratteristiche basilari sono:


Tragedia: caratteristico il finale senza speranza,
personaggi elevati,
sentimenti elevati,
linguaggio elevato (inizia bene, finisce male )

Commedia: caratteristiche lazzi, divertimento, finale lieto,
personaggi medio-bassi,
sentimenti spesso confinanti con ciò che è terreno, quindi sesso, cibo, scatologia,
ma anche feroce satira politica o sociale,
linguaggio basso, spesso volutamente scurrile, ma letterariamente elaborato:

                      far ridere è più difficile che commuovere.
In seguito i generi si contaminano, si complicano, oltre a far piangere e a
far ridere, si fa piangere e ridere insieme, si fa rimanere stupiti, si fa
sorridere, si rende pensosi e malinconici, talvolta si provoca, si irrita lo
spettatore.
La gamma di emozioni è molto vasta e così i generi ( o meglio i
sottogeneri teatrali), citiamo i principali:


Dramma borghese:
          borghese
Finale medio, personaggi medi,
Linguaggio elaborato, ma quotidiano
Tutto molto vicino alla realtà, non
necessariamente
realismo.

Teatro dell’assurdo:
       dell’assurdo
Simbolico, personaggi quasi marionette,
dialoghi essenziali o pieni di luoghi comuni,
situazioni estreme.                             Scena da “Aspettando Godot”
Il teatro greco codificò anche la struttura che sta ancor oggi alla base del
teatro occidentale.
Anche in questo caso nel corso dei secoli sono state apportate delle
modifiche e spesso delle trasgressioni, ma la base da modificare o
trasgredire o a cui tornare è stata sempre quella greca.




Atti (di solito 5) prima partizione del testo teatrale. Di solito cambiano
quando cambia il luogo dell’azione o c’è un salto temporale; sono
delimitati dalla chiusura e apertura del sipario.

Gli atti si suddividono in un numero variabile di scene che spesso sono
delimitate da entrate e/o uscite di personaggi.
Grandi autori del teatro greco

                     Eschilo nacque a Eleusi nel 525 a.C. circa; combattè a
                     Maratona ed a Salamina. Vinse per 28 volte nel
                     concorso per tragedi, che si teneva ad Atene, dal 484
                     in poi. Fu più volte in Sicilia. Morì infatti a Gela tra il
                     456 ed il 455,




Sofocle nacque ad Atene nel 497 a.C. da una famiglia della ricca
borghesia. Educato brillantemente, a diciassette anni fu
prescelto a guidare il coro dei giovani che cantò per la vittoria di
Salamina nel 480. Nel 468, trionfando su Eschilo, ebbe il suo
primo successo come drammaturgo,  conseguì numerose altre
vittorie, l’ultima a ottantotto anni. Ricoprì importanti cariche
pubbliche. Nel 417 il figlio Iofonte denunciò il padre alla Fratria
per demenza senile. Sembra che al processo Sofocle si sia
difeso limitandosi a leggere alcuni versi dell'Edipo a Colono, sua
ultima tragedia.
Grandi autori del teatro greco
Euripide, nato nel 480 a Salamina, l’anno della famosa battaglia, è
Euripide
figlio di un ricco proprietario terriero. L’attitudine dei suoi
personaggi a filosofeggiare deriva forse dai suoi contatti con i
sofisti. Il suo scetticismo antireligioso e la polemica contro gli
dèi frequente nelle sue opere gli procurano, si dice, accuse di
ateismo; le sue disavventure coniugali quella di misoginismo. Ha
carattere inquieto e si isola dalla vita politica di Atene, ma è
critico lucido e polemico della realtà contemporanea. Ormai
vecchio si ritira a Pella, in Macedonia, alla corte di Archelao,
dove muore, si dice, sbranato dai cani molossi del re mentre
rincasava ad ora tarda. È stato il primo ad avere una biblioteca
privata. Ci restano di lui 18 tragedie e un dramma satiresco.

                                  Dopo i tragici un commediografo
                          Aristofane scrisse le più belle commedie dell'antichità classica. Le
                          sue commedie prendono in giro, prima di tutto i personaggi politici,
                          poi i personaggi più alla moda e in vista, prendono in giro anche la
                          folla anonima e un po' pecorona.
                          Politicamente fu un conservatore, soprattutto fu nemico della guerra
                          tra Atene, la sua città, e Sparta perché ne vedeva gli effetti nefasti.
                          Scrisse molte commedie "pacifiste".
Temi e titoli del teatro greco
Sia le tragedie che le commedie del teatro greco hanno al centro della loro
riflessione l’essere umano!

Ω In rapporto a se stesso (Edipo re di Sofocle)

Ω In rapporto al nucleo familiare (Fedra di Euripide)

Ω In rapporto al contesto sociale (la città) (Medea di Euripide; Le Vespe di Aristofane)

Ω In rapporto alla pace e alla guerra (I Persiani di Eschilo; Lisistrata di Aristofane)

Ω In rapporto alla divinità (Baccanti di Euripide)

Ω Spesso l’eroina è una donna, che porta in sé valori
diversi da quelli maschili:
amore, maternità, pace. (Antigone di Sofocle)
Temi e titoli del teatro greco
In sostanza però il grande tema della tragedia (e in parte della
commedia) è il

                   rapporto dell’uomo col suo destino,

più o meno libero, più o
meno già deciso dalla tuche
cioè il fato, la sorte, suprema
divinità, che regge uomini e
dei      (naturalmente       nel
cristianesimo        le    cose
cambieranno, ma solo in
parte: tanto che le tragedie
greche                  vengono
rappresentate spesso ancor
oggi e con grande successo).
TEATRO MEDIEVALE


Tipico prodotto della sensibilità medievale furono le Sacre
Rappresentazioni; si recitavano in chiese; strade, piazze, anche case
private.
Importante e innovativa era la scena multipla, gli eventi venivano recitati
contemporaneamente in luoghi diversi.

   I LUOGHI SCENICI SONO MOLTEPLICI, QUINDI IL
PUBBLICO NON GUARDA SOLTANTO, MA PARTECIPA, SI
              MESCOLA ALLA SCENA.

    (cfr. spettacoli di Ronconi “Orlando Furioso”, Barrow sulla fisica…)
Allestimento
“Orlando Furioso”
Luca Ronconi
Costumi e scenografia erano semplicissimi, ma fortemente simbolici, ad
  esempio uso simbolico di: alto, basso, colori ecc.
  Il TEMA era sempre religioso, spesso la Passione di Cristo.
  Facevano eccezione le giullarate, i giullari infatti giravano per corti e piazze e
  rappresentavano anche argomenti profani e fortemente comici.

  (Per avere una idea di una giullarata sarebbe interessante vedere Mistero
  Buffo di Dario Fo)




Giullare, da una
miniatura mdievale                                                    Dario Fo in Mistero
                                                                      Buffo
RINASCIMENTO
Nell’Umanesimo nuovi luoghi: le Università e il palazzi, ma
ancora scena ridottissima e molto spazio all’immaginazione.
In seguito rappresentazione teatrale diviene simbolo del prestigio
del signore, dunque uso di macchine teatrali sempre più
complesse, vi venne impiegato addirittura Leonardo da Vinci.
Ancora scena multipla.
Solo nel Rinascimento, passaggio dal luogo (spazio
               Rinascimento
occasionalmente adibito per le rappresentazioni) all’edificio
teatrale, cioè un luogo costruito apposta per la rappresentazione
teatrale, ma questo avviene solo alla fine del ‘500.
Si diffonde ovunque il teatro all’italiana, in cui la zona della
realtà (pubblico) è divisa da quella della illusione (palcoscenico).
Si rifanno ai classici (Vitruvio).
Tra i più antichi edifici
teatrali, ecco un’immagine del
Teatro olimpico di Vicenza
costruito dal Palladio nel
1590 ca.
  Importante notare le scene
       PROSPETTICHE
(la prospettiva dalla pittura è
passata        subito       alla
scenografia). Riguardo alla
scenografia lo spazio e gli
attrezzi scenici sono allusivi
alla realtà non più simbolici!




   Vicenza, Teatro olimpico,
   scenografia plurifocale e prospettica
Vicenza, Teatro olimpico, palcoscenico e scalinate spettatori
Il teatro Umanistico - Rinascimentale è totalmente altro rispetto
alle rappresentazioni medievali.
Si ispira, infatti, alla tradizione del grande teatro greco che cerca
di far rivivere, anche se i risultati sono ovviamente diversi,
condizionati dalla nuova situazione politica, sociale e religiosa.
Il tema fondamentale non è più il rapporto uomo-Dio, ma l’uomo
soprattutto l’uomo soggetto politico e sociale.



   In Italia fondamentale è la
   commedia di Machiavelli “La
   Mandragola”.
   Ma il più grande autore di
   teatro rinascimentale è l’inglese
   Shakespeare       (quello      di
   “Amleto” per intenderci).
Sabbioneta, Teatro interno,
zona spettatori



                              Antica riproduzione di
                              teatro elisabettiano
Ha sviluppo e successo la     Dal 1600 (BAROCCO) al 1900
scena all’italiana, ma si
assiste a uno sviluppo
verticale dei teatri per
aumentarne la capienza;
nascono poi un maggior
numero di teatri stabili,
non legati a una signore
(si inizia a Venezia), tale
tipo di teatro dall’Italia
si diffonde in tutta
Europa.
Ha grande sviluppo la
scenografia:
fondale piatto con scene
fantastiche,
meno funzionali al testo,
più volte a sollecitare        Esempio di scenografia barocca
stupore e meraviglia nello
spettatore.
È questo il caso della commedia
     La Commedia dell’arte                  dell'arte, diffusa soprattutto nei
                                            secoli XVI-XVIII, nella quale gli
                                            attori, che rivestivano il ruolo di
                                            maschere fisse e che dovevano
                                            raggiungere un ottimo affiatamento,
                                            improvvisavano battute, lazzi e
                                            scherzi su di una traccia fornita loro
                                            dal capocomico.
                                            I canovacci erano testi sintetici, ma
                                            non approssimativi o trascurati, nella
                                            cui stesura si cimentarono poeti e
                                            scrittori di buona fama; anche la
                                            recitazione era spesso di buona
                                            qualità, affidata ad attori di
In alcune rappresentazioni teatrali, in     mestiere, la cui abilità traeva origine
cui l'improvvisazione è una componente      dalla loro brillante e viva creatività.
di rilievo, gli attori creano il dialogo    Nel teatro odierno, alcune scuole di
direttamente      sulla   scena,    sulle   sperimentazione e di avanguardia
indicazioni di una traccia scritta il       hanno occasionalmente riportato in
canovaccio.                                 vita il canovaccio.
                                            Un esempio moderno è
                                            l’avanspettacolo.
Un discorso a parte
merita      la nascita e
                                       Il melodramma
l’enorme    sviluppo     d’un
genere che segnerà la
storia del teatro per
almeno tre secoli e che
ancor     oggi      riscuote
grande successo, cioè il
melodramma,
melodramma         chiamato
anche opera lirica. E’ un
               lirica
fenomeno che per molto
tempo parla italiano, il
musicista, inventore del
genere,      fu      Claudio
Monteverdi (1567/ 1653),
vennero poi grandi autori,
spesso italiani (Rossini,
Verdi,     Puccini)      con
luminosissimi         esempi
stranieri quali Mozart e
Wagner.                         Interno teatro “La Scala” di Milano
Il modello all’italiana continua per tutto il 1700, ma i teatri
diventano sempre più grandi perché c’è più pubblico pagante e
si cercano soluzioni nuove per il palcoscenico in modo che sia più
visibile.
Importanti gli sviluppi dell’illuminazione che arriveranno alle
lampade a gas; la scenografia da solo pittorica diviene anche
architettonica…

Il Teatro dell’800 presenta una ricerca di maggior realismo.

FINE ‘800 ETA’ CONTEMPORANEA
Si afferma l’idea di spettacolo teatrale come conciliazione di pluralità di
codici!
Diverse idee sia sulla scenografia che sul luogo teatro, insomma si avvia la
caratteristica del ‘900: la sperimentazione.
                            sperimentazione
Ancor oggi coesistono antichi spazi all’italiana e nuove soluzioni ad esempio
la scena aperta; la struttura circolare, le scene polivalenti; anche spazi
alternativi (come nel Medio Evo).
Le forme teatrali rimangono sempre legate ai canoni della tragedia e
della commedia, anche se si inserisce una “via di mezzo” il dramma
       commedia
borghese, che si afferma dall’Ottocento e rappresenta la vita della
borghese
borghesia con i suoi problemi e i suoi drammi sotterranei, senza né
l’eroe della tragedia, né la comicità della commedia.
Nel ‘900 nascono poi altre forme, quali:
il teatro dell’assurdo, un esempio è il testo “Aspettando Godot” per
           dell’assurdo
due atti due personaggi non fanno altro che attendere un terzo
personaggio che, almeno per ora, non verrà…
Oppure l’intuizione grande pirandelliana del teatro nel teatro, cioè
                                                         teatro
attori recitano altri attori che recitano una commedia o un dramma
(“Sei personaggi in cerca d’autore”).




             I sei personaggi (in cerca d’autore)
Principali drammaturghi europei tra 1600 e 1700
Calderòn     Pierre      Moliére     Jean         Carlo          Lessing      Vittorio
de la        Corneille               Racine       Goldoni                     Alfieri
Barca
(Spagna,     (Francia    (Francia    (Francia     (Venezia       (Germania    (Asti 1749 /
1600/ 81)    1606/ 84)   1622/ 73)   1639 / 99)   1707 /         1729 / 81)   Firenze
“La vita è               “L’avaro”   “Fedra”      Parigi 1793)                1800)
sogno”                                            “La                         “Mirra”
                                                  locandiera”
Principali drammaturghi del 1800 e 1900

Ibsen          Anton          George        Luigi         Eugene         Bertold
               Cechov         Feydeau       Pirandello    O’Neill        Brecht

(Norvegia,     (Russia,       (Francia,     (Italia,      (USA,          (Germania,
1828 / 1906)   1860/ 1904)    1862/ 1921)   1867/ 1936)   1888/ 1953)    1898/ 1956)
“Casa di       “Il giardino                 “Sei          “Il lutto si   “L’opera da
bambola”       dei ciliegi”                 personaggi    addice ad      tre soldi”
                                            in cerca      Elettra”
                                            d’autore”
Principali drammaturghi del 1800 e 1900 (seconda parte)

Eduardo de     Samuel        Marguerite     Arthur         Dario      Harold
Filippo        Beckett       Duras          Miller         Fo         Pinter

(Italia,       (Irlanda,     (Francia,      (Usa,          (Italia,   (Inghilterra,
1900 / 1984)   1906 / 89)    1914 / 1996)   1915 / 2005)   1926)      1930)
“Natale in     “Aspettando                  “Uno           “Mistero   “La serra”
casa           Godot”                       sguardo dal    Buffo”
Cupiello”                                   ponte”
Attore e recitazione

Fino al 1600 circa gli attori sono stati uomini, quindi anche le
parti femminili erano recitate da uomini per lo più giovani e
imberbi, ma quando, ad esempio nel teatro greco, c’era la
maschera che qualificava il personaggio, anche queste
convenzioni erano meno seguite; non c’era però pretesa di
realismo. La recitazione era fortemente stilizzata.
Centrale nel teatro greco fu il coro. Le donne recitavano nel mimo,
                                coro
ma erano considerate prostitute. La professione d’attore era però
molto rispettata.
Addirittura nell'Ellenismo ci fu il fenomeno del divismo.
Nel Medio Evo c'erano due categorie di attori e quindi di
spettacoli: chierici (Sacre rappresentazioni) e giullari, figura
                                                     giullari
molto importante sia come divulgatore di "cultura" nelle piazze
che come elemento di continuità tra l'attore antico e l'attore
rinascimentale e moderno.
L' attore ebbe dal Medio Evo in poi
fortune alterne: ci fu certo il grande
attore, ma la massa era considerata
negativamente tanto da essere
seppellita in terra sconsacrata.
Naturalmente il periodo più duro fu
quello della Controriforma cattolica.
Anche la riforma protestante non
amava il teatro, considerato troppo
coinvolgente e licenzioso.

 Nel Rinascimento gli attori erano anche i cortigiani, in seguito
 tornarono gli attori professionisti e comparvero le donne. Si
 assiste poi a una progressiva rivalutazione di teatro
 (cominciano a nascere i teatri pubblici a Venezia) e attori (fino
 al divismo).
La recitazione rimane sempre poco naturalistica, è una recitazione
molto "calcata", l'idea d'una recitazione realista nasce alla fine
dell'ottocento e nel '900 (metodo Stanislavskij -1863/1938-
psicotecnica, cioè l'attore deve cercare dentro di sé, nella sua
esperienza biografica, la molla per dare vita ai personaggi. Dall' io
privato, all'io creativo fino all'io personaggio ), contribuisce a ciò il
cinema; ma restano periodi di forte formalizzazione della
recitazione per esigenze drammaturgiche: Brecht, teatro dell'
Assurdo, teatro futurista, teatro sperimentale.
Facce da attori (1)




Sir Henry
Irving                                                     Laurence Olivier
1838-1905                                                  1907-89




                          Eleonora Duse 1858-
                          1924

                                          Ermete Zacconi
                                          1857/1948

                Sarah Bernhardt
                1844/1923
Facce da attori (2)                                      Rossella Falk 1926




Ruggero
Ruggeri
1871-1953
                          Vittorio Gassman 1922-
                          2000
                                                          Carmelo Bene 1938-2002




                                            Mariangela
                                            Melato 1945
Luois Jouvet 1887/1951
Il teatro di regia


Tra la fine dell’800 e i prim del ‘900 nasce in E
                             i                   uropa
la figura del R GIS
                E TA. Cioè colui che assum in sé la
                                              e
funzione coordinatrice di tutti gli elementi costitutivi
dello spettacolo, ponendosi com creatore unico, com
                                e                      e
autore dell’evento teatrale (non del testo
naturalm  ente).
Il regista toglierà sem più spazio al prim attore e
                       pre                o
si afferm sem di più, sino ad oggi…
          erà     pre
Il teatro è unico perché: evento in presenza e irripetibile!

In presenza perché si dà teatro quando ci sono contemporaneamente attori
e spettatori.
Irripetibile perché ogni sera si recita quanto meno per un pubblico
diverso…




  Testo Spettacolo multimediale con musica, luci, costumi, scenografia,
  presenza fisica degli attori, inoltre c’è un

  Testo drammatico parte verbale del Testo Spettacolo, di cui vedremo
  le caratteristiche fondamentali.
Caratteristiche del linguaggio teatrale

DIALOGO è la base del testo teatrale (in cui la forma minima è la
battuta, già il termine rende l’idea del ritmo, non sono del richiamo
dell’attenzione), lo è anche negli a parte o nei monologhi, infatti agli
attori o all’attore bisogna sempre aggiungere lo SPETTATORE il vero
interlocutore di chi scrive e mette in scena (regista).

Battuta, Osservando i dialoghi tratti dalla Locandiera di Goldoni si
notano battute ampie e articolate e altre che si susseguono rapide e
brevi. Inoltre, fra le battute più lunghe, alcune sono di tipo espositivo-
narrativo, altre di tipo argomentativo.
Le battute brevi e lunghe determinano differenze nel ritmo, nell’intensità
e nei rapporti tra personaggi.
Importante capire quali emozioni produce l’alternanza tra battute brevi e
lunghe.
Quando in un dialogo un personaggio recita una battuta molto lunga,
articolata su più argomenti, si parla di tirata.
Primo Dialogo
MARCHESE: Fra voi e me vi è qualche differenza.
CONTE: Sulla locanda tanto vale il vostro denaro,
quanto vale il mio.
MARCHESE: Ma se la locandiera usa a me delle
distinzioni, mi si convengono più che a voi.
CONTE: Per qual ragione?
MARCHESE: Io sono il Marchese di Forlipopoli.
CONTE: Ed io sono il Conte d'Albafiorita.
MARCHESE: Sì, Conte! Contea comprata.
CONTE: Io ho comprata la contea, quando voi
avete venduto il marchesato.
MARCHESE: Oh basta: son chi sono, e mi si deve
portar rispetto.
CONTE: Chi ve lo perde il rispetto? Voi siete
quello, che con troppa libertà parlando...
       BATTUTE BREVI (ritmo incalzante)
Secondo Dialogo
FABRIZIO: Si è sempre costumato, che i forestieri li serva io.
MIRANDOLINA: Voi con i forestieri siete un poco troppo ruvido.
FABRIZIO: E voi siete un poco troppo gentile.
MIRANDOLINA: So quel quel che fo, non ho bisogno di correttori.
FABRIZIO: Bene, bene. Provvedetevi di cameriere.
MIRANDOLINA: Perché, signor Fabrizio? è disgustato di me?
FABRIZIO: Vi ricordate voi che cosa ha detto a noi due vostro padre, prima ch'egli
morisse?
MIRANDOLINA: Sì; quando mi vorrò maritare, mi ricorderò di quel che ha detto mio
padre.
FABRIZIO: Ma io son delicato di pelle, certe cose non le posso soffrire.
MIRANDOLINA: Ma che credi tu ch'io mi sia? Una frasca? Una civetta? Una pazza?
Mi maraviglio di te. Che voglio fare io dei forestieri che vanno e vengono? Se il tratto
bene, lo fo per mio interesse, per tener in credito la mia locanda. De' regali non ne ho
bisogno. Per far all'amore? Uno mi basta: e questo non mi manca; e so chi merita, e so
quello che mi conviene. E quando vorrò maritarmi... mi ricorderò di mio padre. E chi
mi averà servito bene, non potrà lagnarsi di me. Son grata. Conosco il merito... Ma io
non son conosciuta. Basta, Fabrizio, intendetemi, se potete.
           ALTERNANZA BATTUTE BREVI LUNGHE (ritmo diverso)
Nel dialogo basilare è il ritmo, quindi le PAUSE e i SILENZI, ma anche le
SOVRAPPOSIZIONI di voci (il parlarsi sopra, purché voluto e significativo
aldilà del significato delle parole).


Monologo, famosissimo “Amleto”
Monologo                Amleto
                            CI PROVIAMO?
Riscrivere il monologo: trasportandolo in un’altra epoca; Amleto diviene
donna; monologo di Shakespeare (tema possibile del dubbio amletico: se
mettere in scena l’Amleto o no pensando a tutti coloro che l’avrebbero
recitato).


A parte, usato molte volte in “La locandiera” (cfr. Moriconi);
  parte
                               CI PROVIAMO?
Individuare le diverse funzioni degli a-parte. Individuare cosa permette di
credere che l’altro non senta (convenzione tra pubblico e autore/attore; il
teatro non è naturalistico).
Essere, o non essere...
questo è il nodo: se sia più nobil animo
sopportar le fiondate e le frecciate        Monologo dall’Amleto
d'una sorte oltraggiosa,
o armarsi contro un mare di sciagure,
e contrastandole finir con esse.
Morire... addormentarsi: nulla più.
E con un sonno dirsi di por fine
alle doglie del cuore e ai mille mali
che da natura eredita la carne.
Questa è la conclusione
che dovremmo augurarci a mani giunte.
Morir... dormire, e poi sognare, forse...
Già, ma qui si dismaga l'intelletto:
perché dentro quel sonno della morte
quali sogni ci possono venire,
quando ci fossimo scrollati via
da questo nostro fastidioso involucro?
Ecco il pensiero che deve arrestarci.
Ecco il dubbio che fa così longevo
il nostro vivere in tal miseria.
(…)
CAVALIERE: (Non si può però negare, che
costei non sia una donna obbligante). (Da      Gli “a parte” (da
sé.)
MIRANDOLINA: (Veramente ha una faccia              sé) nella
burbera da non piacergli le donne). (Da sé.)
CAVALIERE: Date la mia biancheria al mio       Locandiera di
cameriere, o ponetela lì, in qualche luogo.
Non vi è bisogno che v'incomodiate per
                                                  Goldoni
questo.
MIRANDOLINA: Oh, io non m'incomodo
mai, quando servo Cavaliere di sì alto
merito.
CAVALIERE: Bene, bene, non occorr'altro.
(Costei vorrebbe adularmi. Donne! Tutte
così). (Da sé.)
MIRANDOLINA: La metterò nell'arcova.
CAVALIERE: Sì, dove volete. (Con serietà.)
MIRANDOLINA: (Oh! vi è del duro. Ho
paura di non far niente). (Da sé, va a
riporre la biancheria.)
CAVALIERE: (I gonzi sentono queste belle
parole, credono a chi le dice, e cascano).      Eleonora Duse
(Da sè.)                                        “Mirandolina”
Didascalie
Il termine deriva dalla radice didaskalos, cioè insegnare, dare indicazioni,
infatti le didascalie sono solitamente delle parti nel Testo Drammatico
inserite dall’autore per dare indicazioni su: ambiente, abbigliamento,
postura, gesti, dei personaggi/attori.
Le didascalie possono essere:
implicite, esempio prologo “Edipo re” di Sofocle (testo trad. Romagnoli)
                                    ÈDIPO:
                    O nuova stirpe del vetusto Cadmo,
                   figli, perché, venuti alle mie soglie,
                    tendete i rami supplici? D'incensi,
                      di peani, di pianti, è piena tutta
                      la città. Figli, non mi parve bene
                  chieder notizie a messaggeri: io stesso
                    son qui venuto: Èdipo: il nome mio
               è chiaro a tutti. - O vecchio, ora tu dimmi,
                     ché degno sei di favellar tu primo,
                   perché veniste? Per pregare? O quale
                 terror vi spinse? Ad ogni modo io voglio
                       darvi soccorso: se di tante preci
                    non sentissi pietà, non avrei cuore!
esplicite, esempio “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello
Inizio: Si vedranno in fondo gli alberi d'un
viale, con le lampade elettriche che
traspariranno di tra le foglie. Ai due lati,
le ultime case d'una via che immette in
quel viale. Nelle case a sinistra sarà un
misero Caffè notturno con tavolini e
seggiole sul marciapiede. Davanti alle
case di destra, un lampione acceso. Allo
spigolo dell'ultima casa a sinistra, che
farà cantone sul viale, un fanale
anch'esso acceso. Sarà passata da poco
la mezzanotte. S'udrà da lontano, a
intervalli, il suono titillante d'un
mandolino.

Al levarsi della tela, l'Uomo dal fiore in bocca, seduto a uno dei tavolini,
osserverà a lungo in silenzio l'Avventore pacifico che, al tavolino accanto,
succhierà con un cannuccio di paglia uno sciroppo di menta.
Deissi,
Deittici sono i pronomi personali, gli indicativi pronominali, o avverbiali, il
tempo verbale presente e passato prossimo, i dimostrativi, i modali.
Secondo Berruto: “Ogni volta che una produzione linguistica, una frase
contiene del materiale linguistico che, per essere compreso, rimanda al
contesto, siamo in presenza di un fenomeno di deissi”.
               ÈDIPO:

             (…) io stesso
  son qui venuto: Èdipo: il nome mio
  è chiaro a tutti. - O vecchio, ora tu
                 dimmi,
  ché degno sei di favellar tu primo,
    perché veniste? Per pregare? O
                  quale
   terror vi spinse? Ad ogni modo io
                 voglio
    darvi soccorso: se di tante preci
  non sentissi pietà, non avrei cuore!
Performatività
Si rifà alla teoria degli atti linguistici: (Austin), atto locutorio dire
qualcosa, diviene spesso un atto illocutorio, cioè fare qualcosa: una
domanda e rispondere, dare un’informazione, lanciare un appello
ecc. (…) Dire qualcosa produrrà di norma determinati effetti
consecutivi sui sentimenti, i pensieri, le azioni dell’uditorio, o di chi
parla, o di altri: e si può dire qualcosa col preciso scopo,
l’intenzione, il proposito di produrre tali effetti (…). L’esecuzione
di un atto di questo genere può essere detta esecuzione di un atto
perlocutorio.
“Apri la porta!”
E’ il classico esempio di atto
perlocutorio; infatti le mie parole
producono un’azione; un atto.
Un    esempio  sublime di   atto
perlocutorio potrebbe essere la
creazione.
“Sia fatta la luce. E la luce fu”
Esempio di performativi verbali uniti alla deissi.

Performativo e deittico verbali
da “Casa di bambola” di Ibsen:

HELMER Non disturbarmi!
[performativo] (dopo un po' apre
la porta e dà un'occhiata, con in
mano la penna) Hai detto
comprato? Tutta quella [deittico]
roba? La mia [deittico] testolina
matta è uscita e ha di nuovo
[deittico] buttato via un sacco di
soldi?
NORA Ma certo Torvald, quest'
[deittico] anno non dobbiamo
[performativo] badare a spese.
Esempio di performativo non verbale.

Performativo non verbale
da: “Atto senza parole” di Beckett

Spinto violentemente [performativo] in scena da destra,
all'indietro, l'uomo barcolla, cade, si rialza
immediatamente, si spolvera, riflette.
Anafora:
L’anafora nel teatro è fondamentale sia per recuperare elementi del
passato che non entrano nell’azione; sia per riprendere, all’interno del
testo, elementi del discorso lasciati magari in sospeso tra due
personaggi

 Attore e gesti

 mimica, l’arte di rappresentare coi gesti un’azione drammatica;

 prossemica significato che assumono per la comunicazione umana e
 animale i gesti e i rapporti spaziali delle distanze poste tra sé e i
 propri simili o gli oggetti, naturale nella vita quotidiana, studiata
 nella rappresentazione teatrale.
CREONTE (Ad Antigone) Tu, sì tu, che
stai col capo chino a terra, affermi
                       terra
oppure neghi di aver commesso i fatti?
ANTIGONE Affermo di averli commessi,
non lo nego.
CREONTE (Alla guardia) Tu vattene dove
ti pare, libero, estraneo alle pesanti
colpe.
(La guardia esce. Ad Antigone)
Tu invece dimmi, senza lungaggini, con
brevità: sapevi degli ordini gridati dal
banditore che vietavano queste azioni?

Tu                   deittico
capo chino a terra   prossemica
Affermi              atto perlocutorio
(Ad Antigone)        didascalia
L scrittore di teatro…
                     o

Chi è il drammaturgo?
Molti scrivono per il teatro: sembra che basti scrivere un botta
e risposta e tutto finisce lì,ma c’è differenza tra lo scrittore
d’un romanzo e il drammaturgo.

Quale?
Tentiamo noi una risposta.
Il Drammaturgo non scrive nel chiuso della sua stanza o anche
all’aperto, ma da sé e per sé (un po’ anche per i lettori), bensì
scrive perché le sue parole vengano incarnate da un attore che si
muoverà sulla scena, userà la voce, la sua personalità ecc. Dunque
l’attore sarà tramite tra il drammaturgo e il pubblico.
Inoltre lo spazio e il tempo della vicenda teatrale richiedono una
concentrazione sconosciuta al romanzo.
Dunque richiediamolo: chi è il drammaturgo?

  I migliori sono stati e sono uomini di
  teatro!!!
Spesso hanno cominciato come attori, anche Shakespeare (e alcuni
hanno continuato fino alla morte sulla scena come Molière); oppure
hanno amato il teatro e l’hanno seguito fisicamente come Goldoni; altri
sono diventati direttori di teatro, altri erano capocomici o registi… Quasi
tutti i più grandi hanno biografie legate al teatro, alla scena (ci sono le
eccezioni, ma sono appunto eccezioni).
Talvolta il rapporto col teatro passa attraverso gli affetti: Brecht fu
influenzato da un comico bavarese, poi sposò in prime nozze un’attrice…
ma non calcò mai lui stesso le scene.
Negli ultimi due secoli tra i iù grandi drammaturghi figurano almeno tre
grandi attori: Eduardo De Filippo, Dario Fo e Harold Pinter (questi ultimi
due anche premi Nobel)
E per finire alcune
                        REGOLE AUREE
                     per lo scrittore di teatro


 Chiedersi COSA FA il personaggio; non solo cosa dice. Cioè pensare ai dialoghi in
termini d’azione.

Tenere conto dei TEMPI di presenza degli attori sul palco (importanza silenzi,
pause, non forzare la forza fisica dell’attore…).

Considerare il CORPO in scena (mimica/ prossemica): dunque quello che le parole
NON dicono. (esercizi sulla postura es. Antigone)

Calibrare RITMO e PAUSE (battute lunghe ossia tirate; battute brevi; dialoghi
serrati…).

Tener conto del PUBBLICO che non può rileggere le pagine (come nel romanzo),
che deve capire i salti di tempo e di luogo: ossia le ellissi, i vuoti ecc. (esempio:
finali delle tragedie greche)
E per l’attore non dimentichiamo le
                          REGOLE AUREE
                dettate da Shakespeare nell’Amleto

AMLETO -            (Al primo attore)
                                           Però non esser troppo in sottotono,
La tirata, ti prego, devi dirla
                                           ma làsciati guidare dal mestiere
come l’ho pronunziata io a te,
                                           e dalla personale discrezione.
sciolta, in punta di lingua. Se la urli,
                                           Il gesto sia accordato alla parola
come fan tanti nostri attori d’oggi,
                                           e la parola al gesto, avendo cura
sarebbe come affidare i miei versi
                                           soprattutto di mai travalicare
alla bocca del banditore pubblico.
                                           i limiti della naturalezza;
Non trinciar troppo l’aria con la mano,
                                           ché l’esagerazione, in queste cose,
così, gesticola invece con garbo;
                                           è contraria allo scopo del teatro;
giacché pure nel mezzo della piena,
                                           il cui fine, da quando è nato ad oggi,
della tempesta, e potrei dir nel vortice
                                           è di regger lo specchio alla natura,
della passione devi mantenere
                                           di palesare alla virtù il suo volto,
sempre quel tanto di moderazione
                                           al vizio la sua immagine,
che le dia una certa compostezza.
                                           ed al tempo e all’età la loro impronta.
Proposte di filmati

Edipo re di Sofocle (Vittorio Gassman)
Mistero Buffo (Dario Fo)
Amleto di Shakespeare (Laurence Olivier)
La Locandiera di Goldoni (Valeria Moriconi)
Brano di opera lirica
Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello

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Immaginiteatro

  • 1. Cos’è il teatro? Etimologia: drao (δραω) significa AGIRE, OPERARE (dramma) poieo (ποιεω) significa FARE, FABBRICARE, COSTRUIRE (poesia) Teatro da θεατρων + Dramma da δραω cioè VEDERE + AGIRE
  • 2. Tappe della storia del teatro occidentale: TEATRO GRECO, esempio di teatro insuperato! GRECO Lo spazio era ricavato per lo più da declivi naturali, ne risultava armonia con la natura e poco ”impatto ambientale”; le strutture all’inizio erano in legno, poi in pietra, con meravigliosi sfondi naturali. Elementi caratteristici:  cavea = dove stava il pubblico; orchestra = luogo in cui si recitava e in cui si muoveva anche il coro;  skenè = evoluzione da tenda porta attrezzi a vera struttura portante di elementi scenografici, soprattutto in epoca ellenistica;  parodoi = corridoi da cui entrava danzando il coro…
  • 3. Luoghi scenici teatro occidentale
  • 4. Scenografia, molto semplice, sempre uguale: da una Scenografia parte la città, dall’altra la campagna; inventore fu Sofocle. Nel tempo si ricorrerà all’uso di macchine teatrali es. piattaforma girevole su ruote, tuoni e fulmini (ottenuti con un bacile di metallo e grosse pietre) ecc. MA IMPORTANTE E’ IL POTERE EVOCATIVO DELLA PAROLA E IL LAVORO DI IMMAGINAZIONE DEL PUBBLICO! Musica, Musica importante, ma legata alla vicenda; drammaturghi sono anche compositori; per lo più era cantata con veri virtuosismi! (Teatro romano prima legno, poi muratura, struttura tutta costruita. Creazione degli Anfiteatri es. il Colosseo dove però i generi erano diversi dal teatro: cioè pantomimi, soprattutto spettacoli circensi e trionfi militari)
  • 6. I generi teatrali codificati dal teatro greco (tragedia, commedia) sono arrivati sino a noi, le caratteristiche basilari sono: Tragedia: caratteristico il finale senza speranza, personaggi elevati, sentimenti elevati, linguaggio elevato (inizia bene, finisce male ) Commedia: caratteristiche lazzi, divertimento, finale lieto, personaggi medio-bassi, sentimenti spesso confinanti con ciò che è terreno, quindi sesso, cibo, scatologia, ma anche feroce satira politica o sociale, linguaggio basso, spesso volutamente scurrile, ma letterariamente elaborato: far ridere è più difficile che commuovere.
  • 7. In seguito i generi si contaminano, si complicano, oltre a far piangere e a far ridere, si fa piangere e ridere insieme, si fa rimanere stupiti, si fa sorridere, si rende pensosi e malinconici, talvolta si provoca, si irrita lo spettatore. La gamma di emozioni è molto vasta e così i generi ( o meglio i sottogeneri teatrali), citiamo i principali: Dramma borghese: borghese Finale medio, personaggi medi, Linguaggio elaborato, ma quotidiano Tutto molto vicino alla realtà, non necessariamente realismo. Teatro dell’assurdo: dell’assurdo Simbolico, personaggi quasi marionette, dialoghi essenziali o pieni di luoghi comuni, situazioni estreme. Scena da “Aspettando Godot”
  • 8. Il teatro greco codificò anche la struttura che sta ancor oggi alla base del teatro occidentale. Anche in questo caso nel corso dei secoli sono state apportate delle modifiche e spesso delle trasgressioni, ma la base da modificare o trasgredire o a cui tornare è stata sempre quella greca. Atti (di solito 5) prima partizione del testo teatrale. Di solito cambiano quando cambia il luogo dell’azione o c’è un salto temporale; sono delimitati dalla chiusura e apertura del sipario. Gli atti si suddividono in un numero variabile di scene che spesso sono delimitate da entrate e/o uscite di personaggi.
  • 9. Grandi autori del teatro greco Eschilo nacque a Eleusi nel 525 a.C. circa; combattè a Maratona ed a Salamina. Vinse per 28 volte nel concorso per tragedi, che si teneva ad Atene, dal 484 in poi. Fu più volte in Sicilia. Morì infatti a Gela tra il 456 ed il 455, Sofocle nacque ad Atene nel 497 a.C. da una famiglia della ricca borghesia. Educato brillantemente, a diciassette anni fu prescelto a guidare il coro dei giovani che cantò per la vittoria di Salamina nel 480. Nel 468, trionfando su Eschilo, ebbe il suo primo successo come drammaturgo,  conseguì numerose altre vittorie, l’ultima a ottantotto anni. Ricoprì importanti cariche pubbliche. Nel 417 il figlio Iofonte denunciò il padre alla Fratria per demenza senile. Sembra che al processo Sofocle si sia difeso limitandosi a leggere alcuni versi dell'Edipo a Colono, sua ultima tragedia.
  • 10. Grandi autori del teatro greco Euripide, nato nel 480 a Salamina, l’anno della famosa battaglia, è Euripide figlio di un ricco proprietario terriero. L’attitudine dei suoi personaggi a filosofeggiare deriva forse dai suoi contatti con i sofisti. Il suo scetticismo antireligioso e la polemica contro gli dèi frequente nelle sue opere gli procurano, si dice, accuse di ateismo; le sue disavventure coniugali quella di misoginismo. Ha carattere inquieto e si isola dalla vita politica di Atene, ma è critico lucido e polemico della realtà contemporanea. Ormai vecchio si ritira a Pella, in Macedonia, alla corte di Archelao, dove muore, si dice, sbranato dai cani molossi del re mentre rincasava ad ora tarda. È stato il primo ad avere una biblioteca privata. Ci restano di lui 18 tragedie e un dramma satiresco. Dopo i tragici un commediografo Aristofane scrisse le più belle commedie dell'antichità classica. Le sue commedie prendono in giro, prima di tutto i personaggi politici, poi i personaggi più alla moda e in vista, prendono in giro anche la folla anonima e un po' pecorona. Politicamente fu un conservatore, soprattutto fu nemico della guerra tra Atene, la sua città, e Sparta perché ne vedeva gli effetti nefasti. Scrisse molte commedie "pacifiste".
  • 11. Temi e titoli del teatro greco Sia le tragedie che le commedie del teatro greco hanno al centro della loro riflessione l’essere umano! Ω In rapporto a se stesso (Edipo re di Sofocle) Ω In rapporto al nucleo familiare (Fedra di Euripide) Ω In rapporto al contesto sociale (la città) (Medea di Euripide; Le Vespe di Aristofane) Ω In rapporto alla pace e alla guerra (I Persiani di Eschilo; Lisistrata di Aristofane) Ω In rapporto alla divinità (Baccanti di Euripide) Ω Spesso l’eroina è una donna, che porta in sé valori diversi da quelli maschili: amore, maternità, pace. (Antigone di Sofocle)
  • 12. Temi e titoli del teatro greco In sostanza però il grande tema della tragedia (e in parte della commedia) è il rapporto dell’uomo col suo destino, più o meno libero, più o meno già deciso dalla tuche cioè il fato, la sorte, suprema divinità, che regge uomini e dei (naturalmente nel cristianesimo le cose cambieranno, ma solo in parte: tanto che le tragedie greche vengono rappresentate spesso ancor oggi e con grande successo).
  • 13. TEATRO MEDIEVALE Tipico prodotto della sensibilità medievale furono le Sacre Rappresentazioni; si recitavano in chiese; strade, piazze, anche case private. Importante e innovativa era la scena multipla, gli eventi venivano recitati contemporaneamente in luoghi diversi. I LUOGHI SCENICI SONO MOLTEPLICI, QUINDI IL PUBBLICO NON GUARDA SOLTANTO, MA PARTECIPA, SI MESCOLA ALLA SCENA. (cfr. spettacoli di Ronconi “Orlando Furioso”, Barrow sulla fisica…)
  • 15. Costumi e scenografia erano semplicissimi, ma fortemente simbolici, ad esempio uso simbolico di: alto, basso, colori ecc. Il TEMA era sempre religioso, spesso la Passione di Cristo. Facevano eccezione le giullarate, i giullari infatti giravano per corti e piazze e rappresentavano anche argomenti profani e fortemente comici. (Per avere una idea di una giullarata sarebbe interessante vedere Mistero Buffo di Dario Fo) Giullare, da una miniatura mdievale Dario Fo in Mistero Buffo
  • 16. RINASCIMENTO Nell’Umanesimo nuovi luoghi: le Università e il palazzi, ma ancora scena ridottissima e molto spazio all’immaginazione. In seguito rappresentazione teatrale diviene simbolo del prestigio del signore, dunque uso di macchine teatrali sempre più complesse, vi venne impiegato addirittura Leonardo da Vinci. Ancora scena multipla. Solo nel Rinascimento, passaggio dal luogo (spazio Rinascimento occasionalmente adibito per le rappresentazioni) all’edificio teatrale, cioè un luogo costruito apposta per la rappresentazione teatrale, ma questo avviene solo alla fine del ‘500. Si diffonde ovunque il teatro all’italiana, in cui la zona della realtà (pubblico) è divisa da quella della illusione (palcoscenico). Si rifanno ai classici (Vitruvio).
  • 17. Tra i più antichi edifici teatrali, ecco un’immagine del Teatro olimpico di Vicenza costruito dal Palladio nel 1590 ca. Importante notare le scene PROSPETTICHE (la prospettiva dalla pittura è passata subito alla scenografia). Riguardo alla scenografia lo spazio e gli attrezzi scenici sono allusivi alla realtà non più simbolici! Vicenza, Teatro olimpico, scenografia plurifocale e prospettica
  • 18. Vicenza, Teatro olimpico, palcoscenico e scalinate spettatori
  • 19. Il teatro Umanistico - Rinascimentale è totalmente altro rispetto alle rappresentazioni medievali. Si ispira, infatti, alla tradizione del grande teatro greco che cerca di far rivivere, anche se i risultati sono ovviamente diversi, condizionati dalla nuova situazione politica, sociale e religiosa. Il tema fondamentale non è più il rapporto uomo-Dio, ma l’uomo soprattutto l’uomo soggetto politico e sociale. In Italia fondamentale è la commedia di Machiavelli “La Mandragola”. Ma il più grande autore di teatro rinascimentale è l’inglese Shakespeare (quello di “Amleto” per intenderci).
  • 20. Sabbioneta, Teatro interno, zona spettatori Antica riproduzione di teatro elisabettiano
  • 21. Ha sviluppo e successo la Dal 1600 (BAROCCO) al 1900 scena all’italiana, ma si assiste a uno sviluppo verticale dei teatri per aumentarne la capienza; nascono poi un maggior numero di teatri stabili, non legati a una signore (si inizia a Venezia), tale tipo di teatro dall’Italia si diffonde in tutta Europa. Ha grande sviluppo la scenografia: fondale piatto con scene fantastiche, meno funzionali al testo, più volte a sollecitare Esempio di scenografia barocca stupore e meraviglia nello spettatore.
  • 22. È questo il caso della commedia La Commedia dell’arte dell'arte, diffusa soprattutto nei secoli XVI-XVIII, nella quale gli attori, che rivestivano il ruolo di maschere fisse e che dovevano raggiungere un ottimo affiatamento, improvvisavano battute, lazzi e scherzi su di una traccia fornita loro dal capocomico. I canovacci erano testi sintetici, ma non approssimativi o trascurati, nella cui stesura si cimentarono poeti e scrittori di buona fama; anche la recitazione era spesso di buona qualità, affidata ad attori di In alcune rappresentazioni teatrali, in mestiere, la cui abilità traeva origine cui l'improvvisazione è una componente dalla loro brillante e viva creatività. di rilievo, gli attori creano il dialogo Nel teatro odierno, alcune scuole di direttamente sulla scena, sulle sperimentazione e di avanguardia indicazioni di una traccia scritta il hanno occasionalmente riportato in canovaccio. vita il canovaccio. Un esempio moderno è l’avanspettacolo.
  • 23. Un discorso a parte merita la nascita e Il melodramma l’enorme sviluppo d’un genere che segnerà la storia del teatro per almeno tre secoli e che ancor oggi riscuote grande successo, cioè il melodramma, melodramma chiamato anche opera lirica. E’ un lirica fenomeno che per molto tempo parla italiano, il musicista, inventore del genere, fu Claudio Monteverdi (1567/ 1653), vennero poi grandi autori, spesso italiani (Rossini, Verdi, Puccini) con luminosissimi esempi stranieri quali Mozart e Wagner. Interno teatro “La Scala” di Milano
  • 24. Il modello all’italiana continua per tutto il 1700, ma i teatri diventano sempre più grandi perché c’è più pubblico pagante e si cercano soluzioni nuove per il palcoscenico in modo che sia più visibile. Importanti gli sviluppi dell’illuminazione che arriveranno alle lampade a gas; la scenografia da solo pittorica diviene anche architettonica… Il Teatro dell’800 presenta una ricerca di maggior realismo. FINE ‘800 ETA’ CONTEMPORANEA Si afferma l’idea di spettacolo teatrale come conciliazione di pluralità di codici! Diverse idee sia sulla scenografia che sul luogo teatro, insomma si avvia la caratteristica del ‘900: la sperimentazione. sperimentazione Ancor oggi coesistono antichi spazi all’italiana e nuove soluzioni ad esempio la scena aperta; la struttura circolare, le scene polivalenti; anche spazi alternativi (come nel Medio Evo).
  • 25. Le forme teatrali rimangono sempre legate ai canoni della tragedia e della commedia, anche se si inserisce una “via di mezzo” il dramma commedia borghese, che si afferma dall’Ottocento e rappresenta la vita della borghese borghesia con i suoi problemi e i suoi drammi sotterranei, senza né l’eroe della tragedia, né la comicità della commedia. Nel ‘900 nascono poi altre forme, quali: il teatro dell’assurdo, un esempio è il testo “Aspettando Godot” per dell’assurdo due atti due personaggi non fanno altro che attendere un terzo personaggio che, almeno per ora, non verrà… Oppure l’intuizione grande pirandelliana del teatro nel teatro, cioè teatro attori recitano altri attori che recitano una commedia o un dramma (“Sei personaggi in cerca d’autore”). I sei personaggi (in cerca d’autore)
  • 26. Principali drammaturghi europei tra 1600 e 1700 Calderòn Pierre Moliére Jean Carlo Lessing Vittorio de la Corneille Racine Goldoni Alfieri Barca (Spagna, (Francia (Francia (Francia (Venezia (Germania (Asti 1749 / 1600/ 81) 1606/ 84) 1622/ 73) 1639 / 99) 1707 / 1729 / 81) Firenze “La vita è “L’avaro” “Fedra” Parigi 1793) 1800) sogno” “La “Mirra” locandiera”
  • 27. Principali drammaturghi del 1800 e 1900 Ibsen Anton George Luigi Eugene Bertold Cechov Feydeau Pirandello O’Neill Brecht (Norvegia, (Russia, (Francia, (Italia, (USA, (Germania, 1828 / 1906) 1860/ 1904) 1862/ 1921) 1867/ 1936) 1888/ 1953) 1898/ 1956) “Casa di “Il giardino “Sei “Il lutto si “L’opera da bambola” dei ciliegi” personaggi addice ad tre soldi” in cerca Elettra” d’autore”
  • 28. Principali drammaturghi del 1800 e 1900 (seconda parte) Eduardo de Samuel Marguerite Arthur Dario Harold Filippo Beckett Duras Miller Fo Pinter (Italia, (Irlanda, (Francia, (Usa, (Italia, (Inghilterra, 1900 / 1984) 1906 / 89) 1914 / 1996) 1915 / 2005) 1926) 1930) “Natale in “Aspettando “Uno “Mistero “La serra” casa Godot” sguardo dal Buffo” Cupiello” ponte”
  • 29. Attore e recitazione Fino al 1600 circa gli attori sono stati uomini, quindi anche le parti femminili erano recitate da uomini per lo più giovani e imberbi, ma quando, ad esempio nel teatro greco, c’era la maschera che qualificava il personaggio, anche queste convenzioni erano meno seguite; non c’era però pretesa di realismo. La recitazione era fortemente stilizzata. Centrale nel teatro greco fu il coro. Le donne recitavano nel mimo, coro ma erano considerate prostitute. La professione d’attore era però molto rispettata. Addirittura nell'Ellenismo ci fu il fenomeno del divismo. Nel Medio Evo c'erano due categorie di attori e quindi di spettacoli: chierici (Sacre rappresentazioni) e giullari, figura giullari molto importante sia come divulgatore di "cultura" nelle piazze che come elemento di continuità tra l'attore antico e l'attore rinascimentale e moderno.
  • 30. L' attore ebbe dal Medio Evo in poi fortune alterne: ci fu certo il grande attore, ma la massa era considerata negativamente tanto da essere seppellita in terra sconsacrata. Naturalmente il periodo più duro fu quello della Controriforma cattolica. Anche la riforma protestante non amava il teatro, considerato troppo coinvolgente e licenzioso. Nel Rinascimento gli attori erano anche i cortigiani, in seguito tornarono gli attori professionisti e comparvero le donne. Si assiste poi a una progressiva rivalutazione di teatro (cominciano a nascere i teatri pubblici a Venezia) e attori (fino al divismo).
  • 31. La recitazione rimane sempre poco naturalistica, è una recitazione molto "calcata", l'idea d'una recitazione realista nasce alla fine dell'ottocento e nel '900 (metodo Stanislavskij -1863/1938- psicotecnica, cioè l'attore deve cercare dentro di sé, nella sua esperienza biografica, la molla per dare vita ai personaggi. Dall' io privato, all'io creativo fino all'io personaggio ), contribuisce a ciò il cinema; ma restano periodi di forte formalizzazione della recitazione per esigenze drammaturgiche: Brecht, teatro dell' Assurdo, teatro futurista, teatro sperimentale.
  • 32. Facce da attori (1) Sir Henry Irving Laurence Olivier 1838-1905 1907-89 Eleonora Duse 1858- 1924 Ermete Zacconi 1857/1948 Sarah Bernhardt 1844/1923
  • 33. Facce da attori (2) Rossella Falk 1926 Ruggero Ruggeri 1871-1953 Vittorio Gassman 1922- 2000 Carmelo Bene 1938-2002 Mariangela Melato 1945 Luois Jouvet 1887/1951
  • 34. Il teatro di regia Tra la fine dell’800 e i prim del ‘900 nasce in E i uropa la figura del R GIS E TA. Cioè colui che assum in sé la e funzione coordinatrice di tutti gli elementi costitutivi dello spettacolo, ponendosi com creatore unico, com e e autore dell’evento teatrale (non del testo naturalm ente). Il regista toglierà sem più spazio al prim attore e pre o si afferm sem di più, sino ad oggi… erà pre
  • 35. Il teatro è unico perché: evento in presenza e irripetibile! In presenza perché si dà teatro quando ci sono contemporaneamente attori e spettatori. Irripetibile perché ogni sera si recita quanto meno per un pubblico diverso… Testo Spettacolo multimediale con musica, luci, costumi, scenografia, presenza fisica degli attori, inoltre c’è un Testo drammatico parte verbale del Testo Spettacolo, di cui vedremo le caratteristiche fondamentali.
  • 36. Caratteristiche del linguaggio teatrale DIALOGO è la base del testo teatrale (in cui la forma minima è la battuta, già il termine rende l’idea del ritmo, non sono del richiamo dell’attenzione), lo è anche negli a parte o nei monologhi, infatti agli attori o all’attore bisogna sempre aggiungere lo SPETTATORE il vero interlocutore di chi scrive e mette in scena (regista). Battuta, Osservando i dialoghi tratti dalla Locandiera di Goldoni si notano battute ampie e articolate e altre che si susseguono rapide e brevi. Inoltre, fra le battute più lunghe, alcune sono di tipo espositivo- narrativo, altre di tipo argomentativo. Le battute brevi e lunghe determinano differenze nel ritmo, nell’intensità e nei rapporti tra personaggi. Importante capire quali emozioni produce l’alternanza tra battute brevi e lunghe. Quando in un dialogo un personaggio recita una battuta molto lunga, articolata su più argomenti, si parla di tirata.
  • 37. Primo Dialogo MARCHESE: Fra voi e me vi è qualche differenza. CONTE: Sulla locanda tanto vale il vostro denaro, quanto vale il mio. MARCHESE: Ma se la locandiera usa a me delle distinzioni, mi si convengono più che a voi. CONTE: Per qual ragione? MARCHESE: Io sono il Marchese di Forlipopoli. CONTE: Ed io sono il Conte d'Albafiorita. MARCHESE: Sì, Conte! Contea comprata. CONTE: Io ho comprata la contea, quando voi avete venduto il marchesato. MARCHESE: Oh basta: son chi sono, e mi si deve portar rispetto. CONTE: Chi ve lo perde il rispetto? Voi siete quello, che con troppa libertà parlando... BATTUTE BREVI (ritmo incalzante)
  • 38. Secondo Dialogo FABRIZIO: Si è sempre costumato, che i forestieri li serva io. MIRANDOLINA: Voi con i forestieri siete un poco troppo ruvido. FABRIZIO: E voi siete un poco troppo gentile. MIRANDOLINA: So quel quel che fo, non ho bisogno di correttori. FABRIZIO: Bene, bene. Provvedetevi di cameriere. MIRANDOLINA: Perché, signor Fabrizio? è disgustato di me? FABRIZIO: Vi ricordate voi che cosa ha detto a noi due vostro padre, prima ch'egli morisse? MIRANDOLINA: Sì; quando mi vorrò maritare, mi ricorderò di quel che ha detto mio padre. FABRIZIO: Ma io son delicato di pelle, certe cose non le posso soffrire. MIRANDOLINA: Ma che credi tu ch'io mi sia? Una frasca? Una civetta? Una pazza? Mi maraviglio di te. Che voglio fare io dei forestieri che vanno e vengono? Se il tratto bene, lo fo per mio interesse, per tener in credito la mia locanda. De' regali non ne ho bisogno. Per far all'amore? Uno mi basta: e questo non mi manca; e so chi merita, e so quello che mi conviene. E quando vorrò maritarmi... mi ricorderò di mio padre. E chi mi averà servito bene, non potrà lagnarsi di me. Son grata. Conosco il merito... Ma io non son conosciuta. Basta, Fabrizio, intendetemi, se potete. ALTERNANZA BATTUTE BREVI LUNGHE (ritmo diverso)
  • 39. Nel dialogo basilare è il ritmo, quindi le PAUSE e i SILENZI, ma anche le SOVRAPPOSIZIONI di voci (il parlarsi sopra, purché voluto e significativo aldilà del significato delle parole). Monologo, famosissimo “Amleto” Monologo Amleto CI PROVIAMO? Riscrivere il monologo: trasportandolo in un’altra epoca; Amleto diviene donna; monologo di Shakespeare (tema possibile del dubbio amletico: se mettere in scena l’Amleto o no pensando a tutti coloro che l’avrebbero recitato). A parte, usato molte volte in “La locandiera” (cfr. Moriconi); parte CI PROVIAMO? Individuare le diverse funzioni degli a-parte. Individuare cosa permette di credere che l’altro non senta (convenzione tra pubblico e autore/attore; il teatro non è naturalistico).
  • 40. Essere, o non essere... questo è il nodo: se sia più nobil animo sopportar le fiondate e le frecciate Monologo dall’Amleto d'una sorte oltraggiosa, o armarsi contro un mare di sciagure, e contrastandole finir con esse. Morire... addormentarsi: nulla più. E con un sonno dirsi di por fine alle doglie del cuore e ai mille mali che da natura eredita la carne. Questa è la conclusione che dovremmo augurarci a mani giunte. Morir... dormire, e poi sognare, forse... Già, ma qui si dismaga l'intelletto: perché dentro quel sonno della morte quali sogni ci possono venire, quando ci fossimo scrollati via da questo nostro fastidioso involucro? Ecco il pensiero che deve arrestarci. Ecco il dubbio che fa così longevo il nostro vivere in tal miseria. (…)
  • 41. CAVALIERE: (Non si può però negare, che costei non sia una donna obbligante). (Da Gli “a parte” (da sé.) MIRANDOLINA: (Veramente ha una faccia sé) nella burbera da non piacergli le donne). (Da sé.) CAVALIERE: Date la mia biancheria al mio Locandiera di cameriere, o ponetela lì, in qualche luogo. Non vi è bisogno che v'incomodiate per Goldoni questo. MIRANDOLINA: Oh, io non m'incomodo mai, quando servo Cavaliere di sì alto merito. CAVALIERE: Bene, bene, non occorr'altro. (Costei vorrebbe adularmi. Donne! Tutte così). (Da sé.) MIRANDOLINA: La metterò nell'arcova. CAVALIERE: Sì, dove volete. (Con serietà.) MIRANDOLINA: (Oh! vi è del duro. Ho paura di non far niente). (Da sé, va a riporre la biancheria.) CAVALIERE: (I gonzi sentono queste belle parole, credono a chi le dice, e cascano). Eleonora Duse (Da sè.) “Mirandolina”
  • 42. Didascalie Il termine deriva dalla radice didaskalos, cioè insegnare, dare indicazioni, infatti le didascalie sono solitamente delle parti nel Testo Drammatico inserite dall’autore per dare indicazioni su: ambiente, abbigliamento, postura, gesti, dei personaggi/attori. Le didascalie possono essere: implicite, esempio prologo “Edipo re” di Sofocle (testo trad. Romagnoli) ÈDIPO: O nuova stirpe del vetusto Cadmo, figli, perché, venuti alle mie soglie, tendete i rami supplici? D'incensi, di peani, di pianti, è piena tutta la città. Figli, non mi parve bene chieder notizie a messaggeri: io stesso son qui venuto: Èdipo: il nome mio è chiaro a tutti. - O vecchio, ora tu dimmi, ché degno sei di favellar tu primo, perché veniste? Per pregare? O quale terror vi spinse? Ad ogni modo io voglio darvi soccorso: se di tante preci non sentissi pietà, non avrei cuore!
  • 43. esplicite, esempio “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello Inizio: Si vedranno in fondo gli alberi d'un viale, con le lampade elettriche che traspariranno di tra le foglie. Ai due lati, le ultime case d'una via che immette in quel viale. Nelle case a sinistra sarà un misero Caffè notturno con tavolini e seggiole sul marciapiede. Davanti alle case di destra, un lampione acceso. Allo spigolo dell'ultima casa a sinistra, che farà cantone sul viale, un fanale anch'esso acceso. Sarà passata da poco la mezzanotte. S'udrà da lontano, a intervalli, il suono titillante d'un mandolino. Al levarsi della tela, l'Uomo dal fiore in bocca, seduto a uno dei tavolini, osserverà a lungo in silenzio l'Avventore pacifico che, al tavolino accanto, succhierà con un cannuccio di paglia uno sciroppo di menta.
  • 44. Deissi, Deittici sono i pronomi personali, gli indicativi pronominali, o avverbiali, il tempo verbale presente e passato prossimo, i dimostrativi, i modali. Secondo Berruto: “Ogni volta che una produzione linguistica, una frase contiene del materiale linguistico che, per essere compreso, rimanda al contesto, siamo in presenza di un fenomeno di deissi”. ÈDIPO: (…) io stesso son qui venuto: Èdipo: il nome mio è chiaro a tutti. - O vecchio, ora tu dimmi, ché degno sei di favellar tu primo, perché veniste? Per pregare? O quale terror vi spinse? Ad ogni modo io voglio darvi soccorso: se di tante preci non sentissi pietà, non avrei cuore!
  • 45. Performatività Si rifà alla teoria degli atti linguistici: (Austin), atto locutorio dire qualcosa, diviene spesso un atto illocutorio, cioè fare qualcosa: una domanda e rispondere, dare un’informazione, lanciare un appello ecc. (…) Dire qualcosa produrrà di norma determinati effetti consecutivi sui sentimenti, i pensieri, le azioni dell’uditorio, o di chi parla, o di altri: e si può dire qualcosa col preciso scopo, l’intenzione, il proposito di produrre tali effetti (…). L’esecuzione di un atto di questo genere può essere detta esecuzione di un atto perlocutorio. “Apri la porta!” E’ il classico esempio di atto perlocutorio; infatti le mie parole producono un’azione; un atto. Un esempio sublime di atto perlocutorio potrebbe essere la creazione. “Sia fatta la luce. E la luce fu”
  • 46. Esempio di performativi verbali uniti alla deissi. Performativo e deittico verbali da “Casa di bambola” di Ibsen: HELMER Non disturbarmi! [performativo] (dopo un po' apre la porta e dà un'occhiata, con in mano la penna) Hai detto comprato? Tutta quella [deittico] roba? La mia [deittico] testolina matta è uscita e ha di nuovo [deittico] buttato via un sacco di soldi? NORA Ma certo Torvald, quest' [deittico] anno non dobbiamo [performativo] badare a spese.
  • 47. Esempio di performativo non verbale. Performativo non verbale da: “Atto senza parole” di Beckett Spinto violentemente [performativo] in scena da destra, all'indietro, l'uomo barcolla, cade, si rialza immediatamente, si spolvera, riflette.
  • 48. Anafora: L’anafora nel teatro è fondamentale sia per recuperare elementi del passato che non entrano nell’azione; sia per riprendere, all’interno del testo, elementi del discorso lasciati magari in sospeso tra due personaggi Attore e gesti mimica, l’arte di rappresentare coi gesti un’azione drammatica; prossemica significato che assumono per la comunicazione umana e animale i gesti e i rapporti spaziali delle distanze poste tra sé e i propri simili o gli oggetti, naturale nella vita quotidiana, studiata nella rappresentazione teatrale.
  • 49. CREONTE (Ad Antigone) Tu, sì tu, che stai col capo chino a terra, affermi terra oppure neghi di aver commesso i fatti? ANTIGONE Affermo di averli commessi, non lo nego. CREONTE (Alla guardia) Tu vattene dove ti pare, libero, estraneo alle pesanti colpe. (La guardia esce. Ad Antigone) Tu invece dimmi, senza lungaggini, con brevità: sapevi degli ordini gridati dal banditore che vietavano queste azioni? Tu deittico capo chino a terra prossemica Affermi atto perlocutorio (Ad Antigone) didascalia
  • 50. L scrittore di teatro… o Chi è il drammaturgo? Molti scrivono per il teatro: sembra che basti scrivere un botta e risposta e tutto finisce lì,ma c’è differenza tra lo scrittore d’un romanzo e il drammaturgo. Quale? Tentiamo noi una risposta. Il Drammaturgo non scrive nel chiuso della sua stanza o anche all’aperto, ma da sé e per sé (un po’ anche per i lettori), bensì scrive perché le sue parole vengano incarnate da un attore che si muoverà sulla scena, userà la voce, la sua personalità ecc. Dunque l’attore sarà tramite tra il drammaturgo e il pubblico. Inoltre lo spazio e il tempo della vicenda teatrale richiedono una concentrazione sconosciuta al romanzo.
  • 51. Dunque richiediamolo: chi è il drammaturgo? I migliori sono stati e sono uomini di teatro!!! Spesso hanno cominciato come attori, anche Shakespeare (e alcuni hanno continuato fino alla morte sulla scena come Molière); oppure hanno amato il teatro e l’hanno seguito fisicamente come Goldoni; altri sono diventati direttori di teatro, altri erano capocomici o registi… Quasi tutti i più grandi hanno biografie legate al teatro, alla scena (ci sono le eccezioni, ma sono appunto eccezioni). Talvolta il rapporto col teatro passa attraverso gli affetti: Brecht fu influenzato da un comico bavarese, poi sposò in prime nozze un’attrice… ma non calcò mai lui stesso le scene. Negli ultimi due secoli tra i iù grandi drammaturghi figurano almeno tre grandi attori: Eduardo De Filippo, Dario Fo e Harold Pinter (questi ultimi due anche premi Nobel)
  • 52. E per finire alcune REGOLE AUREE per lo scrittore di teatro Chiedersi COSA FA il personaggio; non solo cosa dice. Cioè pensare ai dialoghi in termini d’azione. Tenere conto dei TEMPI di presenza degli attori sul palco (importanza silenzi, pause, non forzare la forza fisica dell’attore…). Considerare il CORPO in scena (mimica/ prossemica): dunque quello che le parole NON dicono. (esercizi sulla postura es. Antigone) Calibrare RITMO e PAUSE (battute lunghe ossia tirate; battute brevi; dialoghi serrati…). Tener conto del PUBBLICO che non può rileggere le pagine (come nel romanzo), che deve capire i salti di tempo e di luogo: ossia le ellissi, i vuoti ecc. (esempio: finali delle tragedie greche)
  • 53. E per l’attore non dimentichiamo le REGOLE AUREE dettate da Shakespeare nell’Amleto AMLETO - (Al primo attore) Però non esser troppo in sottotono, La tirata, ti prego, devi dirla ma làsciati guidare dal mestiere come l’ho pronunziata io a te, e dalla personale discrezione. sciolta, in punta di lingua. Se la urli, Il gesto sia accordato alla parola come fan tanti nostri attori d’oggi, e la parola al gesto, avendo cura sarebbe come affidare i miei versi soprattutto di mai travalicare alla bocca del banditore pubblico. i limiti della naturalezza; Non trinciar troppo l’aria con la mano, ché l’esagerazione, in queste cose, così, gesticola invece con garbo; è contraria allo scopo del teatro; giacché pure nel mezzo della piena, il cui fine, da quando è nato ad oggi, della tempesta, e potrei dir nel vortice è di regger lo specchio alla natura, della passione devi mantenere di palesare alla virtù il suo volto, sempre quel tanto di moderazione al vizio la sua immagine, che le dia una certa compostezza. ed al tempo e all’età la loro impronta.
  • 54. Proposte di filmati Edipo re di Sofocle (Vittorio Gassman) Mistero Buffo (Dario Fo) Amleto di Shakespeare (Laurence Olivier) La Locandiera di Goldoni (Valeria Moriconi) Brano di opera lirica Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello