Testo sulla storia del Teatro e la particolarità del linguaggio drammaturgico, a cura di Maria Rosa Panté, docente presso Istituto Superiore d'Adda di Varallo, in www.campustralenuvole.altervista.org
1. Cos’è il
teatro?
Etimologia:
drao (δραω) significa AGIRE, OPERARE (dramma)
poieo (ποιεω) significa FARE, FABBRICARE,
COSTRUIRE (poesia)
Teatro da θεατρων + Dramma da δραω cioè
VEDERE + AGIRE
2. Tappe della storia del teatro occidentale:
TEATRO GRECO, esempio di teatro insuperato!
GRECO
Lo spazio era ricavato per lo più da declivi naturali,
ne risultava armonia con la natura e poco ”impatto
ambientale”; le strutture all’inizio erano in legno,
poi in pietra, con meravigliosi sfondi naturali.
Elementi caratteristici:
cavea = dove stava il pubblico; orchestra = luogo
in cui si recitava e in cui si muoveva anche il coro;
skenè = evoluzione da tenda porta attrezzi a vera
struttura portante di elementi scenografici,
soprattutto in epoca ellenistica;
parodoi = corridoi da cui entrava danzando il
coro…
4. Scenografia, molto semplice, sempre uguale: da una
Scenografia
parte la città, dall’altra la campagna; inventore fu
Sofocle. Nel tempo si ricorrerà all’uso di macchine
teatrali es. piattaforma girevole su ruote, tuoni e
fulmini (ottenuti con un bacile di metallo e grosse
pietre) ecc.
MA IMPORTANTE E’ IL POTERE EVOCATIVO DELLA
PAROLA E IL LAVORO DI IMMAGINAZIONE DEL
PUBBLICO!
Musica,
Musica importante, ma legata alla vicenda;
drammaturghi sono anche compositori; per lo più era
cantata con veri virtuosismi!
(Teatro romano prima legno, poi muratura, struttura tutta
costruita. Creazione degli Anfiteatri es. il Colosseo dove però i
generi erano diversi dal teatro: cioè pantomimi, soprattutto
spettacoli circensi e trionfi militari)
6. I generi teatrali
codificati dal teatro greco
(tragedia, commedia) sono
arrivati sino a noi, le
caratteristiche basilari sono:
Tragedia: caratteristico il finale senza speranza,
personaggi elevati,
sentimenti elevati,
linguaggio elevato (inizia bene, finisce male )
Commedia: caratteristiche lazzi, divertimento, finale lieto,
personaggi medio-bassi,
sentimenti spesso confinanti con ciò che è terreno, quindi sesso, cibo, scatologia,
ma anche feroce satira politica o sociale,
linguaggio basso, spesso volutamente scurrile, ma letterariamente elaborato:
far ridere è più difficile che commuovere.
7. In seguito i generi si contaminano, si complicano, oltre a far piangere e a
far ridere, si fa piangere e ridere insieme, si fa rimanere stupiti, si fa
sorridere, si rende pensosi e malinconici, talvolta si provoca, si irrita lo
spettatore.
La gamma di emozioni è molto vasta e così i generi ( o meglio i
sottogeneri teatrali), citiamo i principali:
Dramma borghese:
borghese
Finale medio, personaggi medi,
Linguaggio elaborato, ma quotidiano
Tutto molto vicino alla realtà, non
necessariamente
realismo.
Teatro dell’assurdo:
dell’assurdo
Simbolico, personaggi quasi marionette,
dialoghi essenziali o pieni di luoghi comuni,
situazioni estreme. Scena da “Aspettando Godot”
8. Il teatro greco codificò anche la struttura che sta ancor oggi alla base del
teatro occidentale.
Anche in questo caso nel corso dei secoli sono state apportate delle
modifiche e spesso delle trasgressioni, ma la base da modificare o
trasgredire o a cui tornare è stata sempre quella greca.
Atti (di solito 5) prima partizione del testo teatrale. Di solito cambiano
quando cambia il luogo dell’azione o c’è un salto temporale; sono
delimitati dalla chiusura e apertura del sipario.
Gli atti si suddividono in un numero variabile di scene che spesso sono
delimitate da entrate e/o uscite di personaggi.
9. Grandi autori del teatro greco
Eschilo nacque a Eleusi nel 525 a.C. circa; combattè a
Maratona ed a Salamina. Vinse per 28 volte nel
concorso per tragedi, che si teneva ad Atene, dal 484
in poi. Fu più volte in Sicilia. Morì infatti a Gela tra il
456 ed il 455,
Sofocle nacque ad Atene nel 497 a.C. da una famiglia della ricca
borghesia. Educato brillantemente, a diciassette anni fu
prescelto a guidare il coro dei giovani che cantò per la vittoria di
Salamina nel 480. Nel 468, trionfando su Eschilo, ebbe il suo
primo successo come drammaturgo, conseguì numerose altre
vittorie, l’ultima a ottantotto anni. Ricoprì importanti cariche
pubbliche. Nel 417 il figlio Iofonte denunciò il padre alla Fratria
per demenza senile. Sembra che al processo Sofocle si sia
difeso limitandosi a leggere alcuni versi dell'Edipo a Colono, sua
ultima tragedia.
10. Grandi autori del teatro greco
Euripide, nato nel 480 a Salamina, l’anno della famosa battaglia, è
Euripide
figlio di un ricco proprietario terriero. L’attitudine dei suoi
personaggi a filosofeggiare deriva forse dai suoi contatti con i
sofisti. Il suo scetticismo antireligioso e la polemica contro gli
dèi frequente nelle sue opere gli procurano, si dice, accuse di
ateismo; le sue disavventure coniugali quella di misoginismo. Ha
carattere inquieto e si isola dalla vita politica di Atene, ma è
critico lucido e polemico della realtà contemporanea. Ormai
vecchio si ritira a Pella, in Macedonia, alla corte di Archelao,
dove muore, si dice, sbranato dai cani molossi del re mentre
rincasava ad ora tarda. È stato il primo ad avere una biblioteca
privata. Ci restano di lui 18 tragedie e un dramma satiresco.
Dopo i tragici un commediografo
Aristofane scrisse le più belle commedie dell'antichità classica. Le
sue commedie prendono in giro, prima di tutto i personaggi politici,
poi i personaggi più alla moda e in vista, prendono in giro anche la
folla anonima e un po' pecorona.
Politicamente fu un conservatore, soprattutto fu nemico della guerra
tra Atene, la sua città, e Sparta perché ne vedeva gli effetti nefasti.
Scrisse molte commedie "pacifiste".
11. Temi e titoli del teatro greco
Sia le tragedie che le commedie del teatro greco hanno al centro della loro
riflessione l’essere umano!
Ω In rapporto a se stesso (Edipo re di Sofocle)
Ω In rapporto al nucleo familiare (Fedra di Euripide)
Ω In rapporto al contesto sociale (la città) (Medea di Euripide; Le Vespe di Aristofane)
Ω In rapporto alla pace e alla guerra (I Persiani di Eschilo; Lisistrata di Aristofane)
Ω In rapporto alla divinità (Baccanti di Euripide)
Ω Spesso l’eroina è una donna, che porta in sé valori
diversi da quelli maschili:
amore, maternità, pace. (Antigone di Sofocle)
12. Temi e titoli del teatro greco
In sostanza però il grande tema della tragedia (e in parte della
commedia) è il
rapporto dell’uomo col suo destino,
più o meno libero, più o
meno già deciso dalla tuche
cioè il fato, la sorte, suprema
divinità, che regge uomini e
dei (naturalmente nel
cristianesimo le cose
cambieranno, ma solo in
parte: tanto che le tragedie
greche vengono
rappresentate spesso ancor
oggi e con grande successo).
13. TEATRO MEDIEVALE
Tipico prodotto della sensibilità medievale furono le Sacre
Rappresentazioni; si recitavano in chiese; strade, piazze, anche case
private.
Importante e innovativa era la scena multipla, gli eventi venivano recitati
contemporaneamente in luoghi diversi.
I LUOGHI SCENICI SONO MOLTEPLICI, QUINDI IL
PUBBLICO NON GUARDA SOLTANTO, MA PARTECIPA, SI
MESCOLA ALLA SCENA.
(cfr. spettacoli di Ronconi “Orlando Furioso”, Barrow sulla fisica…)
15. Costumi e scenografia erano semplicissimi, ma fortemente simbolici, ad
esempio uso simbolico di: alto, basso, colori ecc.
Il TEMA era sempre religioso, spesso la Passione di Cristo.
Facevano eccezione le giullarate, i giullari infatti giravano per corti e piazze e
rappresentavano anche argomenti profani e fortemente comici.
(Per avere una idea di una giullarata sarebbe interessante vedere Mistero
Buffo di Dario Fo)
Giullare, da una
miniatura mdievale Dario Fo in Mistero
Buffo
16. RINASCIMENTO
Nell’Umanesimo nuovi luoghi: le Università e il palazzi, ma
ancora scena ridottissima e molto spazio all’immaginazione.
In seguito rappresentazione teatrale diviene simbolo del prestigio
del signore, dunque uso di macchine teatrali sempre più
complesse, vi venne impiegato addirittura Leonardo da Vinci.
Ancora scena multipla.
Solo nel Rinascimento, passaggio dal luogo (spazio
Rinascimento
occasionalmente adibito per le rappresentazioni) all’edificio
teatrale, cioè un luogo costruito apposta per la rappresentazione
teatrale, ma questo avviene solo alla fine del ‘500.
Si diffonde ovunque il teatro all’italiana, in cui la zona della
realtà (pubblico) è divisa da quella della illusione (palcoscenico).
Si rifanno ai classici (Vitruvio).
17. Tra i più antichi edifici
teatrali, ecco un’immagine del
Teatro olimpico di Vicenza
costruito dal Palladio nel
1590 ca.
Importante notare le scene
PROSPETTICHE
(la prospettiva dalla pittura è
passata subito alla
scenografia). Riguardo alla
scenografia lo spazio e gli
attrezzi scenici sono allusivi
alla realtà non più simbolici!
Vicenza, Teatro olimpico,
scenografia plurifocale e prospettica
19. Il teatro Umanistico - Rinascimentale è totalmente altro rispetto
alle rappresentazioni medievali.
Si ispira, infatti, alla tradizione del grande teatro greco che cerca
di far rivivere, anche se i risultati sono ovviamente diversi,
condizionati dalla nuova situazione politica, sociale e religiosa.
Il tema fondamentale non è più il rapporto uomo-Dio, ma l’uomo
soprattutto l’uomo soggetto politico e sociale.
In Italia fondamentale è la
commedia di Machiavelli “La
Mandragola”.
Ma il più grande autore di
teatro rinascimentale è l’inglese
Shakespeare (quello di
“Amleto” per intenderci).
21. Ha sviluppo e successo la Dal 1600 (BAROCCO) al 1900
scena all’italiana, ma si
assiste a uno sviluppo
verticale dei teatri per
aumentarne la capienza;
nascono poi un maggior
numero di teatri stabili,
non legati a una signore
(si inizia a Venezia), tale
tipo di teatro dall’Italia
si diffonde in tutta
Europa.
Ha grande sviluppo la
scenografia:
fondale piatto con scene
fantastiche,
meno funzionali al testo,
più volte a sollecitare Esempio di scenografia barocca
stupore e meraviglia nello
spettatore.
22. È questo il caso della commedia
La Commedia dell’arte dell'arte, diffusa soprattutto nei
secoli XVI-XVIII, nella quale gli
attori, che rivestivano il ruolo di
maschere fisse e che dovevano
raggiungere un ottimo affiatamento,
improvvisavano battute, lazzi e
scherzi su di una traccia fornita loro
dal capocomico.
I canovacci erano testi sintetici, ma
non approssimativi o trascurati, nella
cui stesura si cimentarono poeti e
scrittori di buona fama; anche la
recitazione era spesso di buona
qualità, affidata ad attori di
In alcune rappresentazioni teatrali, in mestiere, la cui abilità traeva origine
cui l'improvvisazione è una componente dalla loro brillante e viva creatività.
di rilievo, gli attori creano il dialogo Nel teatro odierno, alcune scuole di
direttamente sulla scena, sulle sperimentazione e di avanguardia
indicazioni di una traccia scritta il hanno occasionalmente riportato in
canovaccio. vita il canovaccio.
Un esempio moderno è
l’avanspettacolo.
23. Un discorso a parte
merita la nascita e
Il melodramma
l’enorme sviluppo d’un
genere che segnerà la
storia del teatro per
almeno tre secoli e che
ancor oggi riscuote
grande successo, cioè il
melodramma,
melodramma chiamato
anche opera lirica. E’ un
lirica
fenomeno che per molto
tempo parla italiano, il
musicista, inventore del
genere, fu Claudio
Monteverdi (1567/ 1653),
vennero poi grandi autori,
spesso italiani (Rossini,
Verdi, Puccini) con
luminosissimi esempi
stranieri quali Mozart e
Wagner. Interno teatro “La Scala” di Milano
24. Il modello all’italiana continua per tutto il 1700, ma i teatri
diventano sempre più grandi perché c’è più pubblico pagante e
si cercano soluzioni nuove per il palcoscenico in modo che sia più
visibile.
Importanti gli sviluppi dell’illuminazione che arriveranno alle
lampade a gas; la scenografia da solo pittorica diviene anche
architettonica…
Il Teatro dell’800 presenta una ricerca di maggior realismo.
FINE ‘800 ETA’ CONTEMPORANEA
Si afferma l’idea di spettacolo teatrale come conciliazione di pluralità di
codici!
Diverse idee sia sulla scenografia che sul luogo teatro, insomma si avvia la
caratteristica del ‘900: la sperimentazione.
sperimentazione
Ancor oggi coesistono antichi spazi all’italiana e nuove soluzioni ad esempio
la scena aperta; la struttura circolare, le scene polivalenti; anche spazi
alternativi (come nel Medio Evo).
25. Le forme teatrali rimangono sempre legate ai canoni della tragedia e
della commedia, anche se si inserisce una “via di mezzo” il dramma
commedia
borghese, che si afferma dall’Ottocento e rappresenta la vita della
borghese
borghesia con i suoi problemi e i suoi drammi sotterranei, senza né
l’eroe della tragedia, né la comicità della commedia.
Nel ‘900 nascono poi altre forme, quali:
il teatro dell’assurdo, un esempio è il testo “Aspettando Godot” per
dell’assurdo
due atti due personaggi non fanno altro che attendere un terzo
personaggio che, almeno per ora, non verrà…
Oppure l’intuizione grande pirandelliana del teatro nel teatro, cioè
teatro
attori recitano altri attori che recitano una commedia o un dramma
(“Sei personaggi in cerca d’autore”).
I sei personaggi (in cerca d’autore)
26. Principali drammaturghi europei tra 1600 e 1700
Calderòn Pierre Moliére Jean Carlo Lessing Vittorio
de la Corneille Racine Goldoni Alfieri
Barca
(Spagna, (Francia (Francia (Francia (Venezia (Germania (Asti 1749 /
1600/ 81) 1606/ 84) 1622/ 73) 1639 / 99) 1707 / 1729 / 81) Firenze
“La vita è “L’avaro” “Fedra” Parigi 1793) 1800)
sogno” “La “Mirra”
locandiera”
27. Principali drammaturghi del 1800 e 1900
Ibsen Anton George Luigi Eugene Bertold
Cechov Feydeau Pirandello O’Neill Brecht
(Norvegia, (Russia, (Francia, (Italia, (USA, (Germania,
1828 / 1906) 1860/ 1904) 1862/ 1921) 1867/ 1936) 1888/ 1953) 1898/ 1956)
“Casa di “Il giardino “Sei “Il lutto si “L’opera da
bambola” dei ciliegi” personaggi addice ad tre soldi”
in cerca Elettra”
d’autore”
28. Principali drammaturghi del 1800 e 1900 (seconda parte)
Eduardo de Samuel Marguerite Arthur Dario Harold
Filippo Beckett Duras Miller Fo Pinter
(Italia, (Irlanda, (Francia, (Usa, (Italia, (Inghilterra,
1900 / 1984) 1906 / 89) 1914 / 1996) 1915 / 2005) 1926) 1930)
“Natale in “Aspettando “Uno “Mistero “La serra”
casa Godot” sguardo dal Buffo”
Cupiello” ponte”
29. Attore e recitazione
Fino al 1600 circa gli attori sono stati uomini, quindi anche le
parti femminili erano recitate da uomini per lo più giovani e
imberbi, ma quando, ad esempio nel teatro greco, c’era la
maschera che qualificava il personaggio, anche queste
convenzioni erano meno seguite; non c’era però pretesa di
realismo. La recitazione era fortemente stilizzata.
Centrale nel teatro greco fu il coro. Le donne recitavano nel mimo,
coro
ma erano considerate prostitute. La professione d’attore era però
molto rispettata.
Addirittura nell'Ellenismo ci fu il fenomeno del divismo.
Nel Medio Evo c'erano due categorie di attori e quindi di
spettacoli: chierici (Sacre rappresentazioni) e giullari, figura
giullari
molto importante sia come divulgatore di "cultura" nelle piazze
che come elemento di continuità tra l'attore antico e l'attore
rinascimentale e moderno.
30. L' attore ebbe dal Medio Evo in poi
fortune alterne: ci fu certo il grande
attore, ma la massa era considerata
negativamente tanto da essere
seppellita in terra sconsacrata.
Naturalmente il periodo più duro fu
quello della Controriforma cattolica.
Anche la riforma protestante non
amava il teatro, considerato troppo
coinvolgente e licenzioso.
Nel Rinascimento gli attori erano anche i cortigiani, in seguito
tornarono gli attori professionisti e comparvero le donne. Si
assiste poi a una progressiva rivalutazione di teatro
(cominciano a nascere i teatri pubblici a Venezia) e attori (fino
al divismo).
31. La recitazione rimane sempre poco naturalistica, è una recitazione
molto "calcata", l'idea d'una recitazione realista nasce alla fine
dell'ottocento e nel '900 (metodo Stanislavskij -1863/1938-
psicotecnica, cioè l'attore deve cercare dentro di sé, nella sua
esperienza biografica, la molla per dare vita ai personaggi. Dall' io
privato, all'io creativo fino all'io personaggio ), contribuisce a ciò il
cinema; ma restano periodi di forte formalizzazione della
recitazione per esigenze drammaturgiche: Brecht, teatro dell'
Assurdo, teatro futurista, teatro sperimentale.
32. Facce da attori (1)
Sir Henry
Irving Laurence Olivier
1838-1905 1907-89
Eleonora Duse 1858-
1924
Ermete Zacconi
1857/1948
Sarah Bernhardt
1844/1923
34. Il teatro di regia
Tra la fine dell’800 e i prim del ‘900 nasce in E
i uropa
la figura del R GIS
E TA. Cioè colui che assum in sé la
e
funzione coordinatrice di tutti gli elementi costitutivi
dello spettacolo, ponendosi com creatore unico, com
e e
autore dell’evento teatrale (non del testo
naturalm ente).
Il regista toglierà sem più spazio al prim attore e
pre o
si afferm sem di più, sino ad oggi…
erà pre
35. Il teatro è unico perché: evento in presenza e irripetibile!
In presenza perché si dà teatro quando ci sono contemporaneamente attori
e spettatori.
Irripetibile perché ogni sera si recita quanto meno per un pubblico
diverso…
Testo Spettacolo multimediale con musica, luci, costumi, scenografia,
presenza fisica degli attori, inoltre c’è un
Testo drammatico parte verbale del Testo Spettacolo, di cui vedremo
le caratteristiche fondamentali.
36. Caratteristiche del linguaggio teatrale
DIALOGO è la base del testo teatrale (in cui la forma minima è la
battuta, già il termine rende l’idea del ritmo, non sono del richiamo
dell’attenzione), lo è anche negli a parte o nei monologhi, infatti agli
attori o all’attore bisogna sempre aggiungere lo SPETTATORE il vero
interlocutore di chi scrive e mette in scena (regista).
Battuta, Osservando i dialoghi tratti dalla Locandiera di Goldoni si
notano battute ampie e articolate e altre che si susseguono rapide e
brevi. Inoltre, fra le battute più lunghe, alcune sono di tipo espositivo-
narrativo, altre di tipo argomentativo.
Le battute brevi e lunghe determinano differenze nel ritmo, nell’intensità
e nei rapporti tra personaggi.
Importante capire quali emozioni produce l’alternanza tra battute brevi e
lunghe.
Quando in un dialogo un personaggio recita una battuta molto lunga,
articolata su più argomenti, si parla di tirata.
37. Primo Dialogo
MARCHESE: Fra voi e me vi è qualche differenza.
CONTE: Sulla locanda tanto vale il vostro denaro,
quanto vale il mio.
MARCHESE: Ma se la locandiera usa a me delle
distinzioni, mi si convengono più che a voi.
CONTE: Per qual ragione?
MARCHESE: Io sono il Marchese di Forlipopoli.
CONTE: Ed io sono il Conte d'Albafiorita.
MARCHESE: Sì, Conte! Contea comprata.
CONTE: Io ho comprata la contea, quando voi
avete venduto il marchesato.
MARCHESE: Oh basta: son chi sono, e mi si deve
portar rispetto.
CONTE: Chi ve lo perde il rispetto? Voi siete
quello, che con troppa libertà parlando...
BATTUTE BREVI (ritmo incalzante)
38. Secondo Dialogo
FABRIZIO: Si è sempre costumato, che i forestieri li serva io.
MIRANDOLINA: Voi con i forestieri siete un poco troppo ruvido.
FABRIZIO: E voi siete un poco troppo gentile.
MIRANDOLINA: So quel quel che fo, non ho bisogno di correttori.
FABRIZIO: Bene, bene. Provvedetevi di cameriere.
MIRANDOLINA: Perché, signor Fabrizio? è disgustato di me?
FABRIZIO: Vi ricordate voi che cosa ha detto a noi due vostro padre, prima ch'egli
morisse?
MIRANDOLINA: Sì; quando mi vorrò maritare, mi ricorderò di quel che ha detto mio
padre.
FABRIZIO: Ma io son delicato di pelle, certe cose non le posso soffrire.
MIRANDOLINA: Ma che credi tu ch'io mi sia? Una frasca? Una civetta? Una pazza?
Mi maraviglio di te. Che voglio fare io dei forestieri che vanno e vengono? Se il tratto
bene, lo fo per mio interesse, per tener in credito la mia locanda. De' regali non ne ho
bisogno. Per far all'amore? Uno mi basta: e questo non mi manca; e so chi merita, e so
quello che mi conviene. E quando vorrò maritarmi... mi ricorderò di mio padre. E chi
mi averà servito bene, non potrà lagnarsi di me. Son grata. Conosco il merito... Ma io
non son conosciuta. Basta, Fabrizio, intendetemi, se potete.
ALTERNANZA BATTUTE BREVI LUNGHE (ritmo diverso)
39. Nel dialogo basilare è il ritmo, quindi le PAUSE e i SILENZI, ma anche le
SOVRAPPOSIZIONI di voci (il parlarsi sopra, purché voluto e significativo
aldilà del significato delle parole).
Monologo, famosissimo “Amleto”
Monologo Amleto
CI PROVIAMO?
Riscrivere il monologo: trasportandolo in un’altra epoca; Amleto diviene
donna; monologo di Shakespeare (tema possibile del dubbio amletico: se
mettere in scena l’Amleto o no pensando a tutti coloro che l’avrebbero
recitato).
A parte, usato molte volte in “La locandiera” (cfr. Moriconi);
parte
CI PROVIAMO?
Individuare le diverse funzioni degli a-parte. Individuare cosa permette di
credere che l’altro non senta (convenzione tra pubblico e autore/attore; il
teatro non è naturalistico).
40. Essere, o non essere...
questo è il nodo: se sia più nobil animo
sopportar le fiondate e le frecciate Monologo dall’Amleto
d'una sorte oltraggiosa,
o armarsi contro un mare di sciagure,
e contrastandole finir con esse.
Morire... addormentarsi: nulla più.
E con un sonno dirsi di por fine
alle doglie del cuore e ai mille mali
che da natura eredita la carne.
Questa è la conclusione
che dovremmo augurarci a mani giunte.
Morir... dormire, e poi sognare, forse...
Già, ma qui si dismaga l'intelletto:
perché dentro quel sonno della morte
quali sogni ci possono venire,
quando ci fossimo scrollati via
da questo nostro fastidioso involucro?
Ecco il pensiero che deve arrestarci.
Ecco il dubbio che fa così longevo
il nostro vivere in tal miseria.
(…)
41. CAVALIERE: (Non si può però negare, che
costei non sia una donna obbligante). (Da Gli “a parte” (da
sé.)
MIRANDOLINA: (Veramente ha una faccia sé) nella
burbera da non piacergli le donne). (Da sé.)
CAVALIERE: Date la mia biancheria al mio Locandiera di
cameriere, o ponetela lì, in qualche luogo.
Non vi è bisogno che v'incomodiate per
Goldoni
questo.
MIRANDOLINA: Oh, io non m'incomodo
mai, quando servo Cavaliere di sì alto
merito.
CAVALIERE: Bene, bene, non occorr'altro.
(Costei vorrebbe adularmi. Donne! Tutte
così). (Da sé.)
MIRANDOLINA: La metterò nell'arcova.
CAVALIERE: Sì, dove volete. (Con serietà.)
MIRANDOLINA: (Oh! vi è del duro. Ho
paura di non far niente). (Da sé, va a
riporre la biancheria.)
CAVALIERE: (I gonzi sentono queste belle
parole, credono a chi le dice, e cascano). Eleonora Duse
(Da sè.) “Mirandolina”
42. Didascalie
Il termine deriva dalla radice didaskalos, cioè insegnare, dare indicazioni,
infatti le didascalie sono solitamente delle parti nel Testo Drammatico
inserite dall’autore per dare indicazioni su: ambiente, abbigliamento,
postura, gesti, dei personaggi/attori.
Le didascalie possono essere:
implicite, esempio prologo “Edipo re” di Sofocle (testo trad. Romagnoli)
ÈDIPO:
O nuova stirpe del vetusto Cadmo,
figli, perché, venuti alle mie soglie,
tendete i rami supplici? D'incensi,
di peani, di pianti, è piena tutta
la città. Figli, non mi parve bene
chieder notizie a messaggeri: io stesso
son qui venuto: Èdipo: il nome mio
è chiaro a tutti. - O vecchio, ora tu dimmi,
ché degno sei di favellar tu primo,
perché veniste? Per pregare? O quale
terror vi spinse? Ad ogni modo io voglio
darvi soccorso: se di tante preci
non sentissi pietà, non avrei cuore!
43. esplicite, esempio “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello
Inizio: Si vedranno in fondo gli alberi d'un
viale, con le lampade elettriche che
traspariranno di tra le foglie. Ai due lati,
le ultime case d'una via che immette in
quel viale. Nelle case a sinistra sarà un
misero Caffè notturno con tavolini e
seggiole sul marciapiede. Davanti alle
case di destra, un lampione acceso. Allo
spigolo dell'ultima casa a sinistra, che
farà cantone sul viale, un fanale
anch'esso acceso. Sarà passata da poco
la mezzanotte. S'udrà da lontano, a
intervalli, il suono titillante d'un
mandolino.
Al levarsi della tela, l'Uomo dal fiore in bocca, seduto a uno dei tavolini,
osserverà a lungo in silenzio l'Avventore pacifico che, al tavolino accanto,
succhierà con un cannuccio di paglia uno sciroppo di menta.
44. Deissi,
Deittici sono i pronomi personali, gli indicativi pronominali, o avverbiali, il
tempo verbale presente e passato prossimo, i dimostrativi, i modali.
Secondo Berruto: “Ogni volta che una produzione linguistica, una frase
contiene del materiale linguistico che, per essere compreso, rimanda al
contesto, siamo in presenza di un fenomeno di deissi”.
ÈDIPO:
(…) io stesso
son qui venuto: Èdipo: il nome mio
è chiaro a tutti. - O vecchio, ora tu
dimmi,
ché degno sei di favellar tu primo,
perché veniste? Per pregare? O
quale
terror vi spinse? Ad ogni modo io
voglio
darvi soccorso: se di tante preci
non sentissi pietà, non avrei cuore!
45. Performatività
Si rifà alla teoria degli atti linguistici: (Austin), atto locutorio dire
qualcosa, diviene spesso un atto illocutorio, cioè fare qualcosa: una
domanda e rispondere, dare un’informazione, lanciare un appello
ecc. (…) Dire qualcosa produrrà di norma determinati effetti
consecutivi sui sentimenti, i pensieri, le azioni dell’uditorio, o di chi
parla, o di altri: e si può dire qualcosa col preciso scopo,
l’intenzione, il proposito di produrre tali effetti (…). L’esecuzione
di un atto di questo genere può essere detta esecuzione di un atto
perlocutorio.
“Apri la porta!”
E’ il classico esempio di atto
perlocutorio; infatti le mie parole
producono un’azione; un atto.
Un esempio sublime di atto
perlocutorio potrebbe essere la
creazione.
“Sia fatta la luce. E la luce fu”
46. Esempio di performativi verbali uniti alla deissi.
Performativo e deittico verbali
da “Casa di bambola” di Ibsen:
HELMER Non disturbarmi!
[performativo] (dopo un po' apre
la porta e dà un'occhiata, con in
mano la penna) Hai detto
comprato? Tutta quella [deittico]
roba? La mia [deittico] testolina
matta è uscita e ha di nuovo
[deittico] buttato via un sacco di
soldi?
NORA Ma certo Torvald, quest'
[deittico] anno non dobbiamo
[performativo] badare a spese.
47. Esempio di performativo non verbale.
Performativo non verbale
da: “Atto senza parole” di Beckett
Spinto violentemente [performativo] in scena da destra,
all'indietro, l'uomo barcolla, cade, si rialza
immediatamente, si spolvera, riflette.
48. Anafora:
L’anafora nel teatro è fondamentale sia per recuperare elementi del
passato che non entrano nell’azione; sia per riprendere, all’interno del
testo, elementi del discorso lasciati magari in sospeso tra due
personaggi
Attore e gesti
mimica, l’arte di rappresentare coi gesti un’azione drammatica;
prossemica significato che assumono per la comunicazione umana e
animale i gesti e i rapporti spaziali delle distanze poste tra sé e i
propri simili o gli oggetti, naturale nella vita quotidiana, studiata
nella rappresentazione teatrale.
49. CREONTE (Ad Antigone) Tu, sì tu, che
stai col capo chino a terra, affermi
terra
oppure neghi di aver commesso i fatti?
ANTIGONE Affermo di averli commessi,
non lo nego.
CREONTE (Alla guardia) Tu vattene dove
ti pare, libero, estraneo alle pesanti
colpe.
(La guardia esce. Ad Antigone)
Tu invece dimmi, senza lungaggini, con
brevità: sapevi degli ordini gridati dal
banditore che vietavano queste azioni?
Tu deittico
capo chino a terra prossemica
Affermi atto perlocutorio
(Ad Antigone) didascalia
50. L scrittore di teatro…
o
Chi è il drammaturgo?
Molti scrivono per il teatro: sembra che basti scrivere un botta
e risposta e tutto finisce lì,ma c’è differenza tra lo scrittore
d’un romanzo e il drammaturgo.
Quale?
Tentiamo noi una risposta.
Il Drammaturgo non scrive nel chiuso della sua stanza o anche
all’aperto, ma da sé e per sé (un po’ anche per i lettori), bensì
scrive perché le sue parole vengano incarnate da un attore che si
muoverà sulla scena, userà la voce, la sua personalità ecc. Dunque
l’attore sarà tramite tra il drammaturgo e il pubblico.
Inoltre lo spazio e il tempo della vicenda teatrale richiedono una
concentrazione sconosciuta al romanzo.
51. Dunque richiediamolo: chi è il drammaturgo?
I migliori sono stati e sono uomini di
teatro!!!
Spesso hanno cominciato come attori, anche Shakespeare (e alcuni
hanno continuato fino alla morte sulla scena come Molière); oppure
hanno amato il teatro e l’hanno seguito fisicamente come Goldoni; altri
sono diventati direttori di teatro, altri erano capocomici o registi… Quasi
tutti i più grandi hanno biografie legate al teatro, alla scena (ci sono le
eccezioni, ma sono appunto eccezioni).
Talvolta il rapporto col teatro passa attraverso gli affetti: Brecht fu
influenzato da un comico bavarese, poi sposò in prime nozze un’attrice…
ma non calcò mai lui stesso le scene.
Negli ultimi due secoli tra i iù grandi drammaturghi figurano almeno tre
grandi attori: Eduardo De Filippo, Dario Fo e Harold Pinter (questi ultimi
due anche premi Nobel)
52. E per finire alcune
REGOLE AUREE
per lo scrittore di teatro
Chiedersi COSA FA il personaggio; non solo cosa dice. Cioè pensare ai dialoghi in
termini d’azione.
Tenere conto dei TEMPI di presenza degli attori sul palco (importanza silenzi,
pause, non forzare la forza fisica dell’attore…).
Considerare il CORPO in scena (mimica/ prossemica): dunque quello che le parole
NON dicono. (esercizi sulla postura es. Antigone)
Calibrare RITMO e PAUSE (battute lunghe ossia tirate; battute brevi; dialoghi
serrati…).
Tener conto del PUBBLICO che non può rileggere le pagine (come nel romanzo),
che deve capire i salti di tempo e di luogo: ossia le ellissi, i vuoti ecc. (esempio:
finali delle tragedie greche)
53. E per l’attore non dimentichiamo le
REGOLE AUREE
dettate da Shakespeare nell’Amleto
AMLETO - (Al primo attore)
Però non esser troppo in sottotono,
La tirata, ti prego, devi dirla
ma làsciati guidare dal mestiere
come l’ho pronunziata io a te,
e dalla personale discrezione.
sciolta, in punta di lingua. Se la urli,
Il gesto sia accordato alla parola
come fan tanti nostri attori d’oggi,
e la parola al gesto, avendo cura
sarebbe come affidare i miei versi
soprattutto di mai travalicare
alla bocca del banditore pubblico.
i limiti della naturalezza;
Non trinciar troppo l’aria con la mano,
ché l’esagerazione, in queste cose,
così, gesticola invece con garbo;
è contraria allo scopo del teatro;
giacché pure nel mezzo della piena,
il cui fine, da quando è nato ad oggi,
della tempesta, e potrei dir nel vortice
è di regger lo specchio alla natura,
della passione devi mantenere
di palesare alla virtù il suo volto,
sempre quel tanto di moderazione
al vizio la sua immagine,
che le dia una certa compostezza.
ed al tempo e all’età la loro impronta.
54. Proposte di filmati
Edipo re di Sofocle (Vittorio Gassman)
Mistero Buffo (Dario Fo)
Amleto di Shakespeare (Laurence Olivier)
La Locandiera di Goldoni (Valeria Moriconi)
Brano di opera lirica
Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello