1. L’uomo impara ed agisce come un organismo integrato e non assemblato.
CAPITOLO 1
“LA PRIMA REGOLA”
L’errore preconcetto: il corpo assemblato
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Attualmente, l’atteggiamento con cui tutti gli addetti ai lavori (i tecnici, i dirigenti e fin anche i giornalisti specializzati) affrontano i
problemi collegati all’allenamento, porta ad un’unica paradossale
conclusione: il corpo umano è concepito come una struttura
assemblata, costituita da una molteplicità di disparati componenti
(figura 2).
Si ritiene che
la prestazione
si concretizzi
ASSEMBLANDO
gli stimoli come
tasselli di un
“MOSAICO”
FIGURA 2
Un “insieme” si dice assemblato quando è il risultato della somma di
singole parti che, attraverso attività diverse e indipendenti, operano
al meglio delle loro possibilità per farlo funzionare.
L’idea che gli allenatori siano convinti di avere a che fare con un
corpo assemblato si rende evidente quando, ad esempio, propongono in palestra attività in cui i muscoli vengono “lavorati” singolarmente alle macchine di muscolazione. In più con la malaugurata idea
che, facendo eseguire subito dopo lo sforzo degli “esercizi di trasformazione (!?!)”, il rafforzamento possa divenire più facilmente “utilizzabile”, ad esempio, nell’ambito della coordinazione negli sprint.
Scrivendo queste righe, mi viene alla mente un barman, che dopo
aver versato i diversi ingredienti in uno shaker, li scuote un po’ (li trasforma) ed ottiene quale risultato un cocktail.
2. CAPITOLO 2
“LA SECONDA REGOLA”
Quando si propone un’esercitazione (carico di allenamento), la coordinazione specifica deve assumere priorità assoluta sull’aspetto bioenergetico.
È mio intendimento trattare gli argomenti che caratterizzano questa
“Seconda regola” con grande enfasi, allo scopo di far comprendere al
lettore quanto sia fondamentale che anche durante le esercitazioni
svolte senza la palla, finalizzate allo sviluppo delle capacità di resistenza o di forza1, si pretenda dai giocatori il rispetto della gestualità
tipica che caratterizza il gioco del calcio.
L’allenamento senza palla in regime di resistenza
Trattando nel caso specifico di attività in cui non è previsto l’uso
della palla, si evidenzia la necessità di confutare, con argomentazioni
credibili e coerenti, le idee di coloro i quali pensano, ad esempio, che
lo sviluppo della resistenza ricercata con metodo tradizionale, e cioè
con la corsa in linea a ritmo costante, sia l’unica soluzione o per lo
meno la più idonea a perseguire una condizione di forma ottimale.
Alla luce delle acquisizioni, dovute agli studi di neuroscienze, tale procedura di allenamento deve essere abbandonata, giacché non tiene conto
della coordinazione specifica caratteristica della disciplina praticata ed è
orientata solo allo sviluppo dell’attività bioenergetica “periferica”.
La strategia di allenamento che sembra poter fornire un rendimento
migliore dovrebbe prevedere invece che ogni esercitazione venga
proposta con modalità specifiche, affinché si renda possibile l’integrazione funzionale fra la resistenza e le abilità tecniche che il giocatore esprime quando non è in possesso di palla.
Questo si può realizzare solo considerando di cambiare lo svolgimento delle esercitazioni mirate allo sviluppo della “preparazione fisica”.
Sulla base delle mie esperienze fornisco di seguito alcuni accorgimenti in merito.
• Le esercitazioni devono essere caratterizzate, durante il loro sviluppo settimanale, da ritmi di corsa differenziati2.
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2
.
Gli argomenti che fanno riferimento allo sviluppo della forza saranno trattati
nell’ambito del capitolo relativo alla “Terza regola”.
Questo principio fa riferimento ai concetti espressi nella “Terza regola”.
3. CAPITOLO 3
“LA TERZA REGOLA”
Durante le sedute di una settimana tipo, le esercitazioni devono essere
caratterizzate da tensioni muscolari progressivamente crescenti.
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Relativamente all’organizzazione dell’allenamento svolto in periodo
agonistico, la logica della mia proposta prevede che nei primi giorni
della settimana le esercitazioni siano caratterizzate da un grado di
tensione muscolare inferiore, rispetto a quella che si riscontra nelle
sedute dei giorni seguenti.
Questo, sia per favorire nei giocatori il recupero dell’integrità muscolare dopo lo stress dalla partita precedente, e sia perché ritengo fondamentale proporre degli sforzi progressivamente crescenti in preparazione alla partita successiva.
Tale approccio metodologico va esteso sia alle esercitazioni di resistenza, come è stato specificato nel capitolo precedente, sia a quelle
di forza di cui parleremo ora.
Proprio riguardo all’attività di rafforzamento risulta perciò inconciliabile con il mio modo di concepire l’organizzazione dell’allenamento
che, nelle sedute di inizio settimana, siano effettuate per gli arti inferiori degli esercizi con o senza sovraccarico, in quanto l’impegno a
livello muscolare, risultando eccessivo, contrasterebbe con l’enunciato di questa “Terza regola”.
Alla luce di tale premessa, appare quindi chiaramente perché gli
esercizi ad elevata tensione muscolare siano inseriti nel piano di allenamento nella seconda metà della settimana. Come vedremo in
seguito, se la partita di campionato si gioca alla domenica, il giorno
più congeniale per farli eseguire risulta essere il venerdì.
Nell’individuarne la tipologia pratica, tenendo conto dei concetti
espressi nei capitoli precedenti, non potremo evitare perciò di ricercare lo sviluppo della potenza muscolare degli arti inferiori attraverso
esercitazioni specificatamente coordinative.
Per perseguire tale prerogativa è necessario che gli esercizi abbiano
delle peculiarità gestuali (coordinazione inter-muscolare) e spaziotemporali (coordinazione intra-muscolare) orientate e finalizzate a
migliorare la capacità di accelerazione, espressione motoria che qualifica le azioni più significative di un giocatore di calcio.
Comunemente, invece, la forza muscolare ritenuta utile a sviluppare i
requisiti adatti a concretizzare l’accelerazione, viene ricercata con
esercitazioni che, caratterizzate dall’uso di macchine di muscolazione, non sono propriamente consone all’obiettivo da perseguire.
4. CAPITOLO 4
“LA QUARTA REGOLA”
Ogni esercitazione deve essere riproposta con continuità, incrementando
progressivamente l’entità dello stimolo.
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L’allenamento per il gioco del calcio è caratterizzato dalla riproposizione nel tempo di esercitazioni idonee a determinare negli atleti la
possibilità di esprimere le proprie migliori qualità tecniche e tattiche
durante tutto il corso della partita.
I giocatori quindi, nel periodo preparatorio ed in seguito in quello
agonistico, devono “prepararsi” per affrontare una “prestazione di
resistenza”.
Che la partita impegni la capacità di “resistere” è dimostrato da numerose ricerche, nelle quali si evince che la media di percorrenza in 90
minuti può variare dai 9 ai 12 km, svolti alternando diverse andature
(passo, corsa lenta, corsa veloce, sprint, corsa indietro, laterale, etc.).
Gli allenatori devono perciò confrontarsi con una doppia problematica. La prima è relativa ad individuare il tipo di resistenza che può
qualificare la prestazione agonistica e la seconda è quella di determinare come sia possibile allenarla.
A questo proposito, anche se l’impegno dei giocatori “dura a lungo”,
non siamo certamente di fronte ad una prestazione di “lunga durata”,
così come la si intende in maniera classica nell’atletica leggera.
Durante la partita di calcio, al contrario, ogni giocatore alterna numerosi momenti di attività senza palla trascorsi a vari ritmi di corsa, a
brevissimi altri periodi in cui ne detiene il possesso.
Tutte le innumerevoli giocate di durata variabile, con o senza il possesso della palla, sono separate le une dalle altre da pause anch’esse
di differente durata. Le pause, periodi in cui si verifica il recupero,
non permettono un ripristino completo delle energie spese in precedenza, cosicché il gioco si sviluppa in regime di affaticamento progressivamente crescente.
Di fronte a questa molteplicità di situazioni, il problema prioritario
che si deve risolvere attraverso l’allenamento è quello di realizzare
un significativo miglioramento delle capacità di recupero e, con ciò,
la possibilità di reintegrare nel più breve tempo possibile le energie
spese precedentemente.
Per incrementare le capacità di recupero, le esercitazioni facenti
parte di qualsiasi seduta di allenamento, ad eccezione di quella che
si effettua il giorno prima della partita ufficiale, devono sollecitare nei
giocatori un elevato consumo di O2. Devono inoltre comprendere