3. Introduzione al corso
Ă impossibile non comunicare.
La comunicazione fa parte del nostro essere umani.
Infatti lâuomo è sempre stato definito
"un animale sociale",
e per questo la comunicazione ha un ruolo centrale,
indispensabile e
onnipresente
nella vita di ciascuno di noi.
3
4. Introduzione al corso
In letteratura esistono molteplici ed infinite fonti, articoli e testi che
trattano questo tema.
Scopo di questo corso sarĂ quello di dare allâallievo una
preparazione sia dal lato teorico (conoscenza delle varie forme di
comunicazione) e pratico (uso e riconoscimento delle forme di
comunicazione).
Il materiale del corso è disponibile online allâindirizzo
materialeformazione.blogspot.it
4
6. Le basi
Etimologia del termine
Comunicare deriva dal termine latino "communis",
composto dal prefisso "cum", significante "con", "insieme"
e dal termine "munia", che sta per "doveri", "vincoli"
oppure da "munus", tradotto "dono".
6
7. Le basi
Etimologia del termine
Dall'etimologia si crea pertanto una sorta di condivisione e ne
deriva che:
- si accetta di sottostare a delle regole, dei vincoli (munia, appunto);
- ci si sente all'interno di uno spazio comune, dato metaforicamente
dalle mura (moenia) e
- vengono operati scambi attraverso doni (munus).
7
8. Le basi
Etimologia del termine
In sintesi, il termine può voler dire
mettere insieme tra piĂš persone
esperienze, informazioni, pensieri ed
emozioni.
8
9. Le basi
Etimologia del termine
In italiano, il verbo "comunicare" assume una doppia
caratterizzazione, data dalla sua forma intrinseca transitiva ed
intransitiva.
Posso infatti "comunicare qualcosa", come esprimere parti di me
attraverso vari codici,
ma anche "comunicare a-" o "comunicare con" qualcuno e
stabilire cosĂŹ una relazione con un mio simile.
9
10. Le basi
Aspetti generali
Ecco quindi che attraverso la comunicazione:
possiamo relazionarci con i nostri simili;
possiamo dare e chiedere risposte a bisogni fisici;
Possiamo creare il nostro senso dâidentitĂ .
10
11. Le basi
Aspetti generali
E ancora, possiamo attraverso di essaâŚ
- trasferire ed inviare informazioni;
- notificare sentimenti, bisogni, stati dâanimo, necessitĂ ;
- far sentire e far conoscere la nostra presenza;
- poter essere partecipi.
Prerogativa della comunicazione â come si vedrĂ piĂš avanti â è anche il saper
ascoltare.
11
12. Le basi
Aspetti generali
La comunicazione â nonostante ben pochi studiosi lo dicano
apertamente â non riguarda solo i contesti esclusivi tra
animali della stessa specie (cioè tra uomini e donne).
Ma anche tra altre forme di vita.
E in alcuni casi anche tra lâuomo ed altre specie animali.
12
13. Le basi
Aspetti generali
Saper comunicare implica che il soggetto deve riuscire a fare due
azioni fondamentali:
- sapere esprimere qualcosa;
- capire quel che dallâesterno viene trasmesso.
Sono due proprietĂ apparentemente semplici da descrivere, ma in
realtĂ racchiudono molteplici abilitĂ .
13
14. Le basi
Ecco un breve elenco di queste abilitĂ :
ď§ saper stare in gruppo;
ď§ saper assumere la responsabilitĂ delle proprie scelte;
ď§ riuscire a trasmettere informazioni;
ď§ riuscire a decodificarle;
ď§ saper analizzare e correggere le proprie azioni;
ď§ saper sfruttare al meglio le proprie esperienze per
massiminizzarne le performance;
ď§ âŚ
14
15. Le basi
Aspetti generali
Altre abilitĂ necessarie sono:
ď§ il saper stare in gruppo;
ď§ il saper assumere la responsabilitĂ delle proprie scelte;
ď§ Il riuscire a trasmettere informazioni;
ď§ il riuscire a decodificarle;
ď§ il saper analizzare e correggere le proprie azioni;
ď§ il saper sfruttare al meglio le proprie esperienze per
massiminizzarne le performance;
ď§ âŚ
15
17. Le teorie
In questa parte ci occuperemo di alcune teorie e modelli sulla
comunicazione.
L'uso del termine "teoria" o "modello" è arbitrario.
Si può comunque dire cheâŚ
"...una teoria è un insieme di principi e generalizzazioni, piÚ o
meno coerenti e consistenti, che consentono di prevedere il
comportamento d alcuni fenomeni. (...)
Un modello invece è una rappresentazione della realtà ,
caratterizzato da una componente analogica."
17
18. Le teorie
In questa sede verranno accennate quattro teorie di riferimento.
1) Il modello di Shannon e Weaver
2) Il modello di Jakobson
3) Le funzioni del linguaggio di Halliday
4) Il modello di Watzlawick et coll.
Di queste 4 quello che verrà trattato piÚ in dettaglio è l'ultimo, il cui
testo di riferimento per eccellenza è
"Pragmatica della comunicazione Umana"
edito da Astrolabio per l'Italia.
18
19. Le teorie
Il modello di Shannon e Weaver
Il modello di Claude Shannon e Warren Weaver venne creato nel
1949 e prevede la presenza di cinque elementi nel processo
comunicativo:
Fonte Codifica Canale Decodifica Bersaglio
19
20. Le teorie
Il modello di Shannon e Weaver
La fonte codifica un messaggio, che diventa un segnale, viaggia
su un canale e diventa segnale ricevuto che va decodificato
affinchĂŠ diventi il messaggio ricevuto.
Fonte Codifica Canale Decodifica Bersaglio
20
21. Le teorie
Il modello di Shannon e Weaver
Le caratteristiche di questo modello sono:
1) può essere applicato tra esseri umani, tra macchine e tra esseri
umani&macchine;
2) si limita a studiare la comunicazione come mero passaggio di dati
(informazioni);
3) non prende in considerazione il significato che il messaggio
dell'informazione può portare.
4) Introduce il concetto di "rumore" nella qualitĂ del processo
comunicativo
Non a caso, i due scienziati erano matematici
21
22. Le teorie
Modello di Jakobson
Roman Jakobson, linguista di formazione, nel 1960, estese il modello dei due
matematici americani applicandolo al campo della critica letteraria come
strumento di analisi.
Il modello comprende questi elementi:
ďś un mittente (colui che invia il messaggio);
ďś un destinatario (colui che riceve il messaggio);
ďś il messaggio;
ďś un contesto (la situazione ove è inserita la comunicazione in atto);
ďś un codice (necessario affinchĂŠ mittente e destinatario si capiscano);
ďś un contatto (connessione fisica o psicologica tra gli attori della
comunicazione).
22
23. Le teorie
Modello di Jakobson
Schematicamente, il modello è cosÏ raffigurato:
Mittente Messaggio Ricevente
23
24. Le teorie
Modello di Jakobson
contesto
contatto
Schematicamente, il modello è cosÏ raffigurato:
Mittente Messaggio Ricevente
codice
24
25. Le teorie
Modello di Jakobson
Jakobson introduce altri sei concetti strettamente correlati ai sei elementi
dello schema proposto:
1. una funzione emotiva (inerente al mittente);
2. una funzione poetica (riferita al messaggio);
3. una funzione conativa (legata al destinatario);
4. una funzione referenziale (riferita al contesto);
5. una funzione metalinguistica (inerente al codice);
6. una funzione fĂ tica (relativa al contatto).
Queste funzioni non compaiono quasi mai isolatamente, e sono in linea
generale sempre presenti tutte.
Può comunque accadere che un messaggio sia volutamente e
contemporaneamente emotivo e conativo, oppure poetico ed emotivo.
25
26. Le teorie
Modello di Jakobson
Funzione emotiva: esprime l'atteggiamento del mittente che proietta le
informazioni riguardanti se stesso.
Funzione poetica: concerne l'aspetto fonico delle parole, la scelta dei
vocaboli e la costruzione delle frasi. Un messaggio ricco di figure
retoriche evidenza questa funzione.
Funzione conativa: tendente ad avere una risposta dal destinatario o
una sua adesione. Si riconosce dalla presenza nel messaggio del modo
imperativo, verbi/pronomi/aggettivi possessivi o pronomi personali e punti
di domanda.
26
27. Le teorie
Modello di Jakobson
Funzione referenziale: consiste nel riferimento, meglio se preciso e puntuale, al
contesto spazio-temporale in cui avviene la comunicazione o comunque l'azione
di cui si parla.
Funzione metalinguistica: consiste nel parlare del codice, come nei libri di
grammatica. Si evidenzia quando i due interlocutori vogliono verificare se stanno
utilizzando lo stesso codice. In questa situazione si usano enunciati come: "mi hai
capito?", "Cosa vuoi dire?"
Funzione fĂ tica: consiste in quella parte della comunicazione atta a controllare il
canale attraverso cui si stabilisce la comunicazione. Lo scopo è quello di stabilire,
mantenere, verificare o interrompere la comunicazione. Casi tipici sono frasi
come: stammi a sentire, attenzione, prego, capito? Propria degli SMS...
27
28. Le teorie
Le funzioni del linguaggio di Halliday
M.A.K. Halliday, un linguista inglese, propose nel 1985 un modello che correlava
strettamente la comunicazione col linguaggio.
Sono tre le funzioni nel linguaggio ritenute da lui fondamentali:
- una funzione ideativa: serve ad esprimere l'esperienza che il parlante
possiede del mondo reale, compreso il suo mondo interiore;
- una funzione interpersonale: permette l'interazione tra gli uomini e serve per
definire le relazioni che intercorrono tra il parlante e l'interlocutore;
- una funzione testuale: necessaria per costruire testi ben formati e adatti alla
situazione cui si riferiscono.
Nella slide seguente vediamo schematizzata la sua teoria
28
29. Relazionale
Identificare
Attribuire Simbolizzare
Esistenziale Verbale
Esistente Mondo astratto
Dire
Essere
Creare, Mondo fisico Coscienza Pensare
cambiare
Fare Sentire
Sentire
Agire
Materiale Vedere
Mentale
Comportarsi
Comportamentale
La grammatica dell'esperienza, M.A.K. Halliday, 1985 29
30. Le teorie
Breve riassunto
Prima di affrontare la teoria principale sulla comunicazione (quella
postulata da Paul Watzlawick e collaboratori) soffermiamoci su
questo punto:
qualsiasi modello della comunicazione sarĂ comunque composto
da alcuni elementi, giĂ visti per altro nel modello di Jakobson; essi
potranno avere altri nomi, diversi enunciati, ma a livello
concettuale dovranno ritrovarsi sempre.
Una comunicazione, per esser definita tale, avrĂ bisogno diâŚ
30
33. Le teorie
Il modello di Watzlawick et coll.
Risale al 1967 quando lo psicologo austriaco naturalizzato statunitense
Paul Watzlawick, assieme ai collaboratori Janet H. Beavin e Don D.
Jackson, pubblicano un testo che risulterĂ essere una pietra miliare nello
studio della comunicazione.
Non solo, ma questo lavoro diverrĂ importante anche nell'analisi e nello
studio della genesi piĂš patologie psichiatriche.
Questo è la "Pragmatica della comunicazione umana", edito in Italia
dall'editore Astrolabio.
Il testo è la pubblicazione di studi condotti da Watzlawick al Mental
Research Institute di Palo Alto tra gli anni '50 e agli anni '60.
33
34. Le teorie
"Pragmatica della comunicazione umana"
Gli autori tracciano sei presupposti teorici di fondo, da cui ne trarranno i
famosi cinque assiomi sulla comunicazione.
1) Il concetto di scatola nera: in discipline come la psicologia e la
psichiatria dove l'oggetto di studio è ricercato dalla stesso meccanismo in
esame, possiamo solo ad osservare i rapporti di ingresso-uscita delle
cognizioni, cioè la comunicazione.
2) Consapevolezza e non consapevolezza: viene creata una netta
separazione tra i motivi che spingono a compiere un'azione e
l'osservazione dell'azione stessa (i primi sono di competenza esclusiva
della psicanalisi).
3) Presente e passato: importanza dello studio delle azioni e
comportamenti avvenuti nel presente (hic et nunc), escludendo il passato
ed i ricordi perchĂŠ scientificamente inattendibili.
34
35. Le teorie
"Pragmatica della comunicazione umana"
4) Causa ed effetto: le cause di un comportamento vengono
messe in secondo piano, mentre ci si focalizza sugli effetti che un
determinato comportamento o comunicazione può produrre
sull'altro.
5) CircolaritĂ nei modelli di comunicazione: importanza del
concetto di "retroazione", o feedback, in quanto esso va ad
influenzare l'emittente del messaggio.
6) RelativitĂ dei concetti di "normalitĂ " ed "anormalitĂ ": ogni
comportamento ha senso in relazione al contesto in cui si verifica.
Se non lo conosciamo, interpreteremo in modo diverso quel
comportamento.
35
36. Le teorie
"Pragmatica della comunicazione umana"
Come accennato nella slide 33, il gruppo di Palo Alto pubblicò
quindi i cinque assiomi sulla comunicazione:
1. L'impossibilitĂ di non-comunicare
2. Livelli comunicativi di contenuto e di relazione
3. La punteggiatura della sequenza di eventi
4. Comunicazione numerica e analogica
5. Interazione complementare e simmetrica
36
37. Le teorie
"Pragmatica della comunicazione umana"
Primo Assioma: l'impossibilitĂ di non comunicare.
Qualsiasi forma di comportamento nostro, quando siamo in
presenza di altre persone, è una forma di comunicazione.
Anche se ci sforziamo di non comunicare, il nostro fare sarĂ
interpretato da chi ci sta vicino come un atto comunicativo.
La comunicazione, in questo senso, non avverrĂ solo a livello
verbale, ma anche col silenzio, con la nostra attivitĂ o l'inattivitĂ o
con un semplice sguardo.
37
38. Le teorie
"Pragmatica della comunicazione umana"
Secondo Assioma: livelli comunicativi di contenuto e di relazione.
Ogni comportamento presenta un aspetto di contenuto e uno di relazione
in modo che il secondo classifica il primo (metacomunicazione).
Lâaspetto di contenuto riguarda il âcosa si diceâ mentre lâaspetto di
relazione il âcome lo si diceâ.
Solo di rado le relazioni vengono definite con piena consapevolezza e ci
si preoccupa di piĂš del contenuto del messaggio. Il secondo assioma
ricorda che ogni comunicazione contiene entrambi gli aspetti e che la
relazione classifica il contenuto della comunicazione.
Watzlawick sostiene che, il contenuto della comunicazione verbale pesa
solo per il 7% (a fronte del 93%) della relazione.
38
39. Le teorie
"Pragmatica della comunicazione umana"
Terzo Assioma: la punteggiatura della sequenza di eventi.
Cioè: la natura della comunicazione dipende dalla punteggiatura
delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti.
La punteggiatura riguarda lâinterpretazione che gli interlocutori
danno alla loro comunicazione e ne organizza gli eventi
comportamentali.
La comunicazione è per lo piÚ basata su rappresentazioni di ciò che si
desidera comunicare come gesti, disegni, toni vocali, inflessioni ,
movimenti, volumi della voce, ecc.
39
40. Le teorie
"Pragmatica della comunicazione umana"
Quarto Assioma: comunicazione numerica e analogica.
In ogni loro comunicazione vengono utilizzati due moduli:
- numerico. Ă legato al contenuto del messaggio, alle parole, e
serve a scambiare informazioni sugli oggetti.
- analogico. Legato al linguaggio non verbale e quindi allâaspetto di
relazione, si riferisce allâespressione del viso, alla postura, alla
gestualitĂ , alle inflessioni vocali, alla ritmica e alla modulazione del
linguaggio, ai simboli ai segni presenti nel contesto interazionale.
40
41. Le teorie
"Pragmatica della comunicazione umana"
(sempre inerente al quarto Assioma)
La comunicazione analogica ha a che fare con le emozioni e quindi con
la comunicazione non verbale.
Il modulo numerico serve a scambiare informazioni, mentre quello
analogico definisce la natura della relazione. I due moduli coesistono e
sono complementari in ogni messaggio.
Quando il messaggio verbale è contraddetto dal messaggio non verbale
viene attuata una modalitĂ comunicativa detta âdoppio messaggioâ che
genera ambiguitĂ e confusione nellâascoltare.
41
42. Le teorie
"Pragmatica della comunicazione umana"
Quinto Assioma: interazione complementare ed asimmetrica.
Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a
seconda che siano basati sullâuguaglianza o sulla differenza.
Lâinterazione simmetrica è basata sullâuguaglianza, mentre lâinterazione
complementare si basa sulla differenza di posizione (up e down) nella
relazione comunicativa.
Si dicono complementari gli scambi comunicativi in cui i comunicanti non
sono sullo stesso piano ( mamma/bambino, dipendente/datore di lavoro).
Sono simmetrici gli scambi in cui gli interlocutori si considerano sullo
stesso piano: è questo il caso di comunicazioni tra pari grado
(marito/moglie, compagni di classe, fratelli, amici)
42
43. Le teorie
"Pragmatica della comunicazione umana"
(sempre inerente al quinto Assioma)
Va ricordato come nessuna delle due modalità di scambio è
âbuonaâ o âcattivaâ in maniera assoluta poichĂŠ âessere in
comunicazioneâ significa che le persone, mediante la
comunicazione, costruiscono, alimentano, mantengono e
modificano la rete delle relazioni in cui sono costantemente
immerse. Ciò che è importante è che i partner siano
dâaccordo sulle posizioni reciproche: quando tale accordo
viene a mancare normalmente si esplicitano disaccordi sul
contenuto del messaggio, ma quello che realmente si
contesta è il tipo di relazione proposta.
43
44. Le teorie
Altri modelli e altre teorie sulla comunicazione
Ai fini di una conoscenza approfondita in materia, in letteratura
esistono diversi modelli e teorie sulla comunicazione.
Nelle prossime slide ne vedremo un sunto.
44
45. Le teorie
Altri modelli e altre teorie sulla comunicazione
Modello ipodermico: si basano sulla concezione che i mass-
media sono potenti strumenti persuasivi che agiscono in modo
diretto su una massa passiva e inerte.
Lo schema è alquanto semplice:
E (emittente) ď M (messaggio) ď R (ricevente)
Modello S-IV-R: evoluzione del precedente. Lo schema è
identico, soltanto che "M" è sostituito dalla sigla "I.V.", che sta per
Intervening Variables, cioè tutte le variabili intervenienti che
sopraggiungono nel processo comunicativo, ostacolando od
agevolando la risposta al messaggio stesso.
45
46. Le teorie
Altri modelli e altre teorie sulla comunicazione
Modello matematico dell'informazione: rappresentato dal
modello di Shannon e Weaver.
Modello semiotico-informazionale: nel quale si afferma
come l'identificazione del segnale dell'emittente implichi
l'automatica e corretta interpretazione del messaggio da parte del
ricevente (introduzione del concetto di "decodifica aberrante").
46
47. Le teorie
Altri modelli e altre teorie sulla comunicazione
Decodifica aberrante: essa può avvenire per svariati motivi.
Rifiuto del messaggio per assenza di codice (dovuto a "rumore"),
incomprensione per disparitĂ dei codici (scarsa comprensione da parte
del ricevente del messaggio), incomprensione per interferenze
circostanziali (il destinatario si aspetta una risposta secondo i suoi parametri
che non avviene) oppure per rifiuto per delegittimazione dell'emittente
(non accettazione del senso del messaggio per motivi ideologici da parte del
ricevente).
47
48. Le teorie
Altri modelli e altre teorie sulla comunicazione
Encoding/Decoding Model: sono tre ipotetiche posizioni di
lettura che vanno a determinare altrettante modalitĂ di decodifica.
La prima è la "posizione dominante egemonica" (si apprende il
significato da un messaggio e lo si accetta "senza elaborazione"), la seconda
è la "negoziata" (il destinatario accetta il codice dominante ma lo elabora
secondo proprie definizioni) e la terza è quella di "opposizione" (il
destinatario comprende il messaggio, ma lo ridefinisce ponendo in essere le
contraddizioni presenti in esso).
48
49. Le teorie
Altri modelli e altre teorie sulla comunicazione
Modello della comunicazione di Schramm (1954): richiama
lo schema di Shannon e Weaver. La differenza sta nella
concettualizzazione del segnale, che va a trovarsi in un punto
d'intersezione tra le esperienze della fonte e del destinatario, dando cosĂŹ
origine ad una struttura non piĂš lineare del processo ma semi-circolare.
Modello della comunicazione di Gerbner (1956): si
focalizza sul rapporto tra processi di percezione e trasmissione,
personale e mediale della realtà . Il verificarsi di qualsiasi fenomeno può
costituire lâoggetto di una comunicazione tra lâosservatore (o l'artefice) di
quel medesimo fenomeno e uno o piĂš riceventi.
49
50. Le teorie
Altri modelli e altre teorie sulla comunicazione
Modello della comunicazione di Berlo (1960): riprende gli
elementi del modello di Shannon e Weaver e sottolinea l'importanza della
cultura/sistema sociale dove si svolge la comunicazione si svolge. Si
ipotizza la presenza del feedback e suggerisce come alla base dell'atto
comunicativo debba esserci un accordo tra le abilitĂ della fonte e del
ricevente.
Modello della comunicazione di Slama-Cazacu (1973):
importanza della cultura e delle tradizioni (contesto) nella comunicazione
e sottolinea come sia proprio il contesto a generare la comunicazione.
50
51. Le teorie
Altri modelli e altre teorie sulla comunicazione
Modello di Newcomb (1953): si introduce il concetto di situazione
o contesto sociale. La comunicazione inizia a venir interpretata come bi-
direzionale e non piĂš monodirezionale. Di fatto, Newcomb parla per la
prima di "simmetria" e interdipendenza di fonte e ricevente.
Modello della comunicazione di Westley e MacLean
(1957): si basa sul modello di Newcomb, e lo amplia introducendo la
funzione comunicativa redazionale (un processo di decisione sul cosa e
come comunicare). Importante anche perchĂŠ viene introdotto il concetto
di feedback negativo.
51
52. Le teorie
Altri modelli e altre teorie sulla comunicazione
Modello della comunicazione di massa di Riley&Riley
(1959): secondo questi autori è il sistema sociale che influenza
l'emittente ed il ricevente; i gruppi coinvolti sono strettamente collegati tra
di loro e al loro interno circolano messaggi pluridirezionali. Inoltre, il
pubblico non rimane isolato, ma partecipa allo scambio comunicativo.
Modello della comunicazione di massa di Dance (1967):
detto anche "modello a elica", per via della sua rappresentazione. Questo
concetto (l'elica, appunto) conserva i vantaggi di una linea retta e del
cerchio e ne elimina gli svantaggi. In quest'ottica la comunicazione torna
sempre su stessa influenzando le sue fasi antecedenti.
52
53. Modello di Gerbner Modello di Berlo
Modello di Westley e MacLean Modello di Riley & Riley
Alcuni schemi delle teorie/modelli esposti 53
57. ProprietĂ della comunicazione
Punto della situazione
Come ogni corso fatto come si deve non si può andare avanti se prima
non abbiamo ben chiari i concetti che stiamo affrontando.
Rivediamoli brevemente rispondendo a queste domande:
1) da dove deriva il termine "comunicazione"?
2) Cosa possiamo fare con la comunicazione?
3) Quali sono le principali teorie in merito?
4) Quali sono gli elementi della comunicazione?
5) Esponete almeno un punto della teoria di Watzlawick.
57
58. ProprietĂ della comunicazione
Panoramica degli argomenti
In questa parte del corso affronteremo un sunto delle principali
proprietĂ e caratteristiche della comunicazione:
- l'intenzionalitĂ nella comunicazione;
- i tre aspetti di essa (piano sintattico~semantico~pragmatico);
- la struttura manifesta (comunicazione verbale, non verbale,
paraverbale);
- il feedback.
58
59. ProprietĂ della comunicazione
Aspetti fondamentali
Teniamo sempre bene a mente l'enunciato di Watzlawick
"Non si può non comunicare".
Schematicamente, la comunicazione può avvenire secondo una
modalitĂ :
a) intenzionale: rivolta e mirata volutamente ad uno scopo;
b) conscia: basata o meno su una volontĂ razionale;
c) efficace: in grado di raggiungere gli eventuali obiettivi
prefissati;
d) reciproca: basata sull'interazione tra piĂš individui.
59
60. ProprietĂ della comunicazione
Aspetti fondamentali
Parallelamente, la comunicazione potrĂ anche essere cosĂŹ:
a) anzichĂŠ intenzionale potrĂ essere involontaria;
b) anzichĂŠ conscia potrĂ essere inconscia;
c) anzichĂŠ efficace potrĂ essere fraintesa;
d) anzichĂŠ reciproca potrebbe essere univoca.
60
61. ProprietĂ della comunicazione
Aspetti fondamentali â La finestra di Johari
Un modo per capire meglio la natura della comunicazione avviene attraverso
l'uso della "Finestra di Johari":
Esso definisce le relazioni interpersonali tra persone in quattro quadranti
basati su due dimensioni.
Ecco la definizione che ne da Wikipedia:
"Lo schema è composto da un quadrato, suddiviso in quattro quadranti. Nella
dimensione orizzontale si misura il grado di conoscenza che la persona ha di
sĂŠ stesso in termini di personalitĂ , atteggiamenti, impressioni ed emozioni
trasmesse agli altri. Quest'ultimo tipo di conoscenza può pervenire alla
persona solo dall'esterno: per questo un modo di identificare il valore su
questa scala è la frequenza con cui il soggetto chiede esplicitamente un
feedback agli altri sul suo comportamento e sulle impressioni che ha
generato. La misura verticale invece si riferisce al grado di conoscenza che
gli altri hanno del soggetto. La combinazione di queste due misure porta
all'identificazione di quattro aree descritte di seguito, dove per informazioni si
intendono a 360 gradi: personalitĂ , conoscenze, emozioni e capacitĂ ."
61
62. ProprietĂ della comunicazione
Aspetti fondamentali â La finestra di Johari
Consapevolezza
Io aperto Io occulto
Parte di me So Non dico So Non dico Parte di me
nota agli ignota agli
altri Io inconscio Io ignoto altri
So Non dico So Non dico
Inconsapevolezza
62
63. ProprietĂ della comunicazione
Aspetti fondamentali â La finestra di Johari
In alto nella finestra c'è la parte di noi di cui siamo consapevoli, in
basso quella di cui siamo inconsapevoli. A sinistra c'è la parte nota
agli altri, a destra quella ignota.
I rapporti formali e razionali avvengono fra gli "io aperti". I rapporti
manipolatori sono una combinazione fra io aperto e io occulto. L'io
inconscio si rivela in situazioni emotive (amore, paura, timore). L'io
ignoto può venir fuori inaspettatamente, con sorpresa di noi stessi
e degli altri (un improvviso atto di coraggio o di violenza).
Le interazioni fra i quattro quadranti determinano quattro tipi di
rapporti: comunicazione aperta, informazioni che trapelano o
rivelazioni inconsapevoli, confidenze o sfoghi, contagio
emozionale.
63
64. ProprietĂ della comunicazione
Aspetti fondamentali â La finestra di Johari
Fonte: http://www.problemsetting.it/pages/johari.htm
64
65. ProprietĂ della comunicazione
I tre aspetti della comunicazione: sintassi, semantica e pragmatica
La comunicazione, o meglio, il codice della comunicazione,
possiede tre aspetti di primaria importanza:
1) aspetto della sintassi;
2) aspetto della semantica;
3) l'aspetto della pragmatica.
65
66. ProprietĂ della comunicazione
I tre aspetti della comunicazione: sintassi, semantica e pragmatica
Primo aspetto:
la sintassi.
Ă riferito alle regole grammaticali. Wikipedia la definisce cosĂŹ:
"la sintassi è la branca della linguistica che studia i diversi modi in cui
le parole si uniscono tra loro per formare una proposizione ed i vari
modi in cui le proposizioni si collegano per formare un periodo. Nella
tradizione scolastica, la sintassi è distinta dalla grammatica (che
comprende fonologia e morfologia)."
66
67. ProprietĂ della comunicazione
I tre aspetti della comunicazione: sintassi, semantica e pragmatica
Secondo aspetto:
la semantica.
La semantica invece studia il significato e gli insiemi delle parole,
delle frasi e dei testi.
La semantica è una scienza cosÏ vasta in quanto in stretto rapporto con
discipline qualiâŚ
Psicologia
Comunicazione
Semiologia
Logica Stilistica Filosofia del linguaggio
67
68. ProprietĂ della comunicazione
I tre aspetti della comunicazione: sintassi, semantica e pragmatica
Terzo aspetto:
la pragmatica.
si occupa dello studio della relazione fra codici, il perchĂŠ gli
individui li utilizzano e dei comportamenti connessi al relativo uso.
68
69. ProprietĂ della comunicazione
I tre aspetti della comunicazione: sintassi, semantica e pragmatica
In sintesi, questi tre aspetti sono complementari in quanto:
- la sintassi studia le relazioni che intercorrono tra gli elementi
dell'espressione linguistica;
- la semantica considera il rapporto tra l'espressione e la realtĂ
extralinguistica;
- la pragmatica studia il linguaggio in rapporto all'uso che ne fa il
parlante.
Fonte: Wikipedia
69
70. ProprietĂ della comunicazione
La struttura manifesta della comunicazione
Analogamente agli aspetti, anche le modalitĂ con cui si esprime
una comunicazione è data tre elementi.
Infatti, la comunicazione è di norma composta da:
- elementi verbali;
- elementi paraverbali;
- elementi non verbali.
70
71. ProprietĂ della comunicazione
La struttura manifesta della comunicazione
Primo aspetto manifesto della comunicazione:
la comunicazione verbale.
Ă composta dal linguaggio "propriamente detto", composto a sua
volta da:
lingua scritta o parlata regole grammaticali, sintattiche e
semantiche
71
72. ProprietĂ della comunicazione
La struttura manifesta della comunicazione
Il secondo aspetto è dato dalla
comunicazione paraverbale.
Si tratta dellâinsieme dei fenomeni collaterali e concomitanti nel
corso dei processi comunicativi dati da:
Sospiri e pause
Altezza, ritmo, volume e tono del
linguaggio Pianti, sbadigli, risate, ecc.
Accento e qualitĂ della voce
72
73. ProprietĂ della comunicazione
La struttura manifesta della comunicazione
Caratteristiche degli elementi paraverbali della comunicazione:
sono utilizzati prima di quelli verbali e compaiono giĂ nel neonato.
Hanno un carattere universale e risentono pochissimo degli stili
comunicativi individuali.
Hanno spesso maggiore efficacia sullâinterlocutore e vengono colti
anche in modo inconsapevole.
73
74. ProprietĂ della comunicazione
La struttura manifesta della comunicazione
Il terzo aspetto è dalla
comunicazione non verbale.
Riguarda gli aspetti non contenutistici della comunicazione ed è
dato da:
Aspetto esteriore
Postura
Paralinguistica
GestualitĂ
Prossemica o comportamento spaziale
Cinesica
(mimica facciale ed espressioni del volto/sguardo)
74
75. ProprietĂ della comunicazione
La struttura manifesta della comunicazione
L'ambito della comunicazione non verbale è cosÏ importante che
verrĂ affrontato piĂš avanti ed in modo dettagliato.
Per ora si tenga solo presente che si tende a comunicare molto di
piĂš con la modalitĂ non verbale e la comunicazione verbale incide
solo per il 7% nella trasmissione del messaggio.
75
76. ProprietĂ della comunicazione
La struttura manifesta della comunicazione
Si può quindi ricorrere a questo grafico per evidenziare quali, tra
queste ultime modalitĂ della comunicazione, concorrono nella
trasmissione di un messaggio (dati in percentuale):
7%
38% Verbale
55% Paraverbale
Non Verbale
76
77. ProprietĂ della comunicazione
La struttura manifesta della comunicazione
A riprova di quanto affermato, ci viene incontro la
"teoria dei primi cinque minuti":
se si ottiene una impressione favorevole nei primi 5 minuti di una
interazione, le relazioni future saranno orientate positivamente nel
50% dei casi;
viceversa, se questi primi cinque minuti lasciano unâ impressione
sfavorevole, allora le relazioni future saranno improntate
negativamente nel 90% dei casi.
Lâaspetto esteriore, le scelte dâabbigliamento, i gesti, la posizione che si
assume nello spazio, il tipo di vicinanza fisica che si propone, il tono della
voce ecc. sono i principali elementi informativi valutati dallâinterlocutore per
decidere se la persona è piacevole o meno.
77
78. ProprietĂ della comunicazione
Il feedback
Feedback: cos'è?
Il feedback è un termine inglese che significa
"retroazione".
Il feedback in comunicazione altro non è che
la risposta â verbale e/o non verbale â che il ricevente invia
all'emittente.
78
79. ProprietĂ della comunicazione
Il feedback
La presenza (od assenza!) del feedback da alla comunicazione le
condizioni per la sua continuazione (o termine).
L'assenza del feedback in uno scambio comunicativo va ad
invalidarne la circolaritĂ .
Il feedback è importante nella comunicazione perchÊ:
1) ci permette di verificare l'efficacia della nostra comunicazione;
2) in base ai nostri obiettivi, ci permette di andare a modificare la
nostra strategia comunicativa.
79
80. ProprietĂ della comunicazione
Il feedback
Il feedback potrà manifestarsi in vari modi (può essere
immediato o differito, coerente od incoerente,
atteso o disatteso, ecc.)
e dalle valenze diverse (positivo: approvazione su quanto detto;
negativo: disapprovazione. Ma può anche essere incongruente,
cioè patologico, in quanto non considera l'altra persona).
80
81. ProprietĂ della comunicazione
Il feedback
Il buon comunicatore dovrà però tener conto dell'efficacia o
dell'inefficacia che caratterizza il feedback, di modo da gestire il
rapporto comunicativo.
Ricordiamoci che la comunicazione è un processo "circolare", e
quindi il feedback si troverĂ non solo nell'emittente, ma anche nel
ricevente.
Esempio: il contesto d'aula. L'insegnante manda dei messaggi, ma
anche gli allievi. Una buona lezione è quando lo scambio tra le
parti avviene in modo bilanciato, armonico e costruttivo.
81
82. ProprietĂ della comunicazione
Caratteristiche del feedback
Feedback efficace Feedback inefficace
Riguardante specifici comportamenti Riguardante la persona in quanto tale
Basato sui fatti Basato su impressioni
Tempestivo Distante dagli eventi
Graduale Indiretto
Controllabile Fatto con intenti punitivi
Ricapitolando: il buon comunicatore saprĂ stimolare il feedback, lo
saprĂ ascoltare e riuscirĂ a darlo in modo ottimale
82
83. ProprietĂ della comunicazione
Breve promemoria
Ricordiamoci sempre che durante uno scambio comunicativo
esistono una serie di difficoltĂ tra noi e gli altri, in quantoâŚ
Su 100 che abbiamo intenzione di direâŚ
âŚne diremo solo 70.
E l'ascoltatore sentirĂ solo il 50 di quanto
espressoâŚ
âŚcapendone solo il 20âŚ
âŚe ricordandone solo il 10.
83
87. Approfondimenti
Sintesi
Il modo migliore per apprendere è e rimarrà quello della
ripetizione.
A questo proposito riesaminiamo quanto esposto fino ad ora.
87
88. Approfondimenti
Sintesi
- Modello di Shannon e Weaver.
- Modello di Jakobson.
- La forma e gli elementi della comunicazione.
- I 5 punti della teoria di Watzlawick.
- Le varie modalitĂ della comunicazione.
- La finestra di Johari.
- Sintesi-Semantica-Pragmatica.
- Gli elementi verbali-paraverbali-nonverbali.
- Feedback.
88
89. Approfondimenti
Sintesi
Bla bla bla bla "bla?"
bla bla bla bla
bla bla
89
90. Approfondimenti
Watzlawick & coll.
I cinque punti della teoria esposta da Watzlawick e collaboratori sono dati
da:
1. L'impossibilitĂ di non comunicare
2. La presenza di livelli comunicativi di contenuto e di relazione
3. La punteggiatura della sequenza di eventi
4. La presenza della comunicazione numerica e analogica
5. L'interazione complementare e simmetrica
90
91. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Primo assioma
Riguardo al primo punto, circa l'impossibilità di non comunicare, è
chiaro a tutti cosa si intenda con questo assioma.
Il silenzio, infatti, può diventare una forma di comunicazione.
Come vedremo nelle prossime slide, anche l'ascolto può esser
visto come una forma di comunicazione.
E per ascoltare bisogna innanzitutto esser⌠silenti.
91
92. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Secondo assioma
Arriviamo al secondo assioma: la presenza nella comunicazione di
un aspetto di contenuto ed uno di relazione.
In questo caso significa che la comunicazione va ad influenzare il
comportamento.
L'aspetto della comunicazione relativo al contenuto riguarda il
"cosa si dice", mentre quello di relazione il "come si dice".
92
93. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Secondo assioma
Questo secondo assioma ha in sĂŠ l'ulteriore concetto di
"metacomunicazione":
essa è la possibilità di comunicare qualcosa sull'atto stesso della
comunicazione.
Quando dico o comunico qualcosa posso trasmettere sia una
notizia che un comando.
Facciamo un esempioâŚ
93
94. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Secondo assioma
La frizione va tolta in
modo graduale e
dolceâŚ
94
95. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Secondo assioma
Togli ancora di colpo la
frizione! Il cambio non
arriverĂ a Natale!
95
96. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Secondo assioma
Entrambe le due affermazioni hanno lo stesso contenuto (la
notizia), ma si pongono su diversi livelli di relazione (aspetto di
comando).
Esaminiamo di seguito un aspetto correlato alla
metacomunicazione, relativo alla comunicazione paradossale.
96
98. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Secondo assioma
Il paradosso, altro non è cheâŚ
âŚuna contraddizione che deriva dalla deduzione corretta
da premesse coerenti (Cortoni, 2005).
Esistono almeno 3 tipi di paradossi, articolati su altrettanti livelli
della comunicazione visti in precedenza.
98
99. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Secondo assioma
Nellâambito della sintassi logica:
paradossi logico matematici: antinomie
Nellâambito della semantica:
definizioni paradossali: antinomie semantiche
Nellâambito della pragmatica:
paradossi pragmatici: ingiunzioni paradossali e predizioni
paradossali
99
100. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Secondo assioma
Ambito della sintassi logica
Scorrettezza della correttezza di un ragionamento logico
ââŚun contenitore che contenga tutto non può esistere perchĂŠ
dovrebbe contenere anche se stessoâŚâ
100
101. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Secondo assioma
Ambito della semantica
Scorrettezza della correttezza di un significante veicolato
ââŚIo sto mentendoâŚâ
è una frase vera se è falsa, falsa se è vera
101
102. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Secondo assioma
Ambito della pragmatica
Scorrettezza della correttezza di un comportamento
suggerito, ordinato, perseguito
âDovresti amarmiâ
âVoglio che tu mi dominiâ
âNon essere cosĂŹ ubbidienteâ
102
103. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Secondo assioma
Questi concetti li ritroveremo a breve quando affronteremo il tema
delle figure retoriche.
Inoltre, la comunicazione paradossale si basa sulla teoria del
doppio legame, formulata da G. Bateson nel 1956 e che sta alla
base della genesi della schizofrenia negli individui.
In sintesi, ciò che viene espresso a parole e ciò che viene
comunicato non verbale non coincidono.
Esempio classico: "ti ordino di non obbedirmi!"
103
104. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Terzo assioma
Il terzo assioma ci dice che la natura della comunicazione dipende
dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i
comunicanti.
Essa riguarda lâinterpretazione che gli interlocutori danno alla loro
comunicazione.
La punteggiatura organizza gli eventi comportamentali e ciò
significa che in una relazione entrambi i partner sono
contemporaneamente causa ed effetto di ciò che accade nella
relazione.
104
105. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Terzo assioma
Esempio di "tutti i giorni":
Causa Lui si arrabbia
Lei mette il broncio Effetto
Marito Lui si arrabbia
Moglie
Rinforzo Lei mette il broncio
Meccanismo circolare e chiuso (causa, effetto e rinforzo), per cui lâatteggiamento dellâuno
causa una reazione dellâaltro (effetto) che a sua volta causa un rafforzamento
dellâatteggiamento non condiviso dallâaltro. Si instaura una reazione a catena fino a
quando il circolo viene interrotto da qualcuno che razionalmente interpreta le due
punteggiature.
105
106. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Terzo assioma
Si può quindi affermare che:
- non esiste una punteggiatura "oggettiva";
- anch'essa fa parte degli aspetti di relazione della
comunicazione.
In sostanza, ogni atto comunicativo â come dice la prof.ssa
Cortoni in un suo lavoro del 2005 â rappresenta "uno stimolo,
una risposta ed un rinforzo"
106
107. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Quarto assioma
Il quarto assioma della pragmatica della comunicazione umana
dice che:
"âŚgli esseri umani comunicano
Informazioni, dati sia in modo digitale
che in modo analogicoâŚ"
Emozioni,
atteggiamenti interpersonali
107
108. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Quarto assioma
Comunicazione analogica:
riguarda ogni tipo di comunicazione non verbale
Si riferisce allâaspetto di relazione della comunicazione.
ââŚsi basa su una semantica precisa, ma è priva di una sintassi
utile a definire la natura delle relazioni che proponeâŚ" (Cortone,
2005)
La comunicazione analogica sarĂ l'oggetto di studio quando andremo ad
approfondire la comunicazione gestuale.
108
109. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Quarto assioma
Sono segnali analogici quelli che contengono una qualche
rappresentazione o immagine del significato a cui si riferiscono
(tipo i disegni).
La comunicazione analogica ha radici arcaiche e la sua validità è
molto piĂš estesa e generale perchĂŠ non si basa
sullâapprendimento di un codice ma su una capacitĂ espressiva
congenita.
109
110. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Quarto assioma
Comunicazione digitale:
strettamente inerente alle informazioni, di tipo alfabetico o
numerica.
La comunicazione digitale ha una sintassi logica assai complessa e di
estrema efficacia, ma manca di una semantica direttamente ispirata alla
natura delle relazioni che propone.
âNumerici o simbolici sono quei messaggi che rimandano a un sistema
simbolico codificato e formalizzato di segni, la cui relazione con il significato
di cui sono portatori è del tutto arbitrarioâ (Cortone, 2005)
110
111. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Quarto assioma
Esempio:
5
"cinque" "leone"
...non câè nulla di specificatamente simile al cinque nel numero
cinque come non câè nulla di specificatamente simile a un leone
nella parola leone (ripreso da Cortone, cit. Watzlawick e Bateson).
111
112. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Quarto assioma
Aspetti correlati alla comunicazione digitale:
le icone, i segnali, il simbolo.
112
113. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Quarto assioma
L' icona:
sono segni culturalmente codificati.
Non hanno le stesse proprietĂ fisiche dell'oggetto, ma stimolano
una struttura percettiva simile a quella che sarebbe stimolata
dall'oggetto imitato.
Un segno è iconico quando "può rappresentare il suo oggetto
soprattutto per via di similaritĂ ".
La similarità è prodotta e deve essere appresa
113
114. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Quarto assioma
Il segnale:
è un segno prodotto artificialmente dal soggetto per comunicare
intenzionalmente qualcosa e si distingue dallâindizio, che è un
segno per rendere percepibile qualcosa che non è
immediatamente percepibile (Cortone, 2005)
Presuppone una forte strutturazione e la produzione di qualcosa
che il ricevente sia in grado di vedere e/o di sentire.
114
115. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Quarto assioma
Il simbolo:
esprime una relazione tra un certo segno e il significato attribuito a
questo segno, una relazione di tipo arbitrario, generale e
convenzionale.
I simboli sono inoltre differenti dai segnali, poichĂŠ questi ultimi
hanno un puro valore informativo e non evocativo.
115
116. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Quinto assioma
Il quinto ed ultimo assioma della teoria della comunicazione dice
che...
"...tutti gli scambi di comunicazione
sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati
sullâuguaglianza o sulla differenza...â
116
117. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Quinto assioma
In pratica, uno scambio simmetrico avviene fra interlocutori che si
considerano sullo stesso piano, svolgendo funzioni comunicative e
ruoli sociali analoghi.
Esempio: internet
117
118. Approfondimenti
Watzlawick & coll. â Quinto assioma
Uno scambio complementare invece fa incontrare persone che
hanno una relazione ma non sono sullo stesso piano per potere,
ruolo comunicativo, autoritĂ sociale, interessi.
Esempio: la televisione.
118
120. Approfondimenti
Le figure retoriche
Figura retorica:
si indica col termine "figura retorica" qualsiasi artificio nel discorso,
volto a creare un particolare effetto.
Allo stesso modo con cui noi tendiamo ad arricchire e abbellire
unâimmagine (visiva), possiamo fare altrimenti nei quotidiani discorsi e
conversazioni.
Detto in altri termini, le figure retoriche sono âpennellate decorative
nellâars oratoriaâ.
La Retorica invece è la scienza che studia le proprietà del discorso.
120
121. Approfondimenti
Le figure retoriche
La figura retorica può esser posta e creata in modo volontario
(studiato) oppure inconsapevole.
Eâ materia di studio principale nella linguistica e nella
comunicazione.
In questa sede però ci limiteremo a visionare e ad avere una
panoramica di queste, senza entrare troppo nelle loro suddivisioni
tassonomiche e distintive.
121
123. Allegoria
Attribuzione di un significato simbolico, diverso da quello letterale, al discorso. Come
la metafora, anche lâallegoria si basa su un paragone non espresso; secondo la retorica
antica, anzi, lâallegoria risulta da âuna serie ininterrotta di metaforeâ, ed è perciò âuna
metafora prolungataâ.
La Commedia di Dante è tutta una lunga allegoria; e allegorie sono per lo piÚ le
parabole e le favole.
Allitterazione
Ripetizione della stessa consonante o della stessa sillaba allâinizi di parole contigue.
fresche le mie parole nella sera
ti sien come il fruscio che fan le foglie (DâAnnunzio)
Anacoluto
âRotturaâ della regolaritĂ sintattica di una frase.
Quelli che muoiono, bisogna pregare Iddio per loro
Anafora (iterazione)
Ripetizione di una o piĂš parole allâinizio di enunciati, o di loro segmenti, successivi.
sentivo il cullare del mare,
sentivo un fru fru tra le fratte;
sentivo nel cuore un sussulto (Pascoli)
123
124. Anastrofe (inversione)
Inversione del normale ordine sintattico degli elementi di una frase.
allâopre femminili intenta / sedevi (Leopardi)
Antitesi
Accostamento di due termini o espressioni di senso opposto o
contrastante.
Non fronda verde, ma di colore fosco;
non rami schietti, ma nodosi e ânvolti;
non pomi vâeran, ma stecchi con tosco (Dante)
Antonomasia
Uso di un nome comune, un epiteto o una perifrasi al posto di un nome
proprio, per esprimerne una qualitĂ caratterizzante:
Il Cavaliere (= Berlusconi)
Il PelĂŹde (= Achille)
Antonomasia è anche lâuso di un nome proprio al posto di un nome
comune:
Un Einstein (= un genio)
Un Otello (=un uomo geloso)
124
125. Asindeto
Assenza di congiunzioni coordinanti.
Veni, vidi, vici (Cesare)
Chiasmo
Incrocio di membri corrispondenti, dove due o piĂš termini collocati in
successione seguono in uno dei membri lâordine inverso a quello
dellâaltro.
Le donne, i cavallier
Lâarme, gli amori (Ariosto)
Climax (gradazione)
Espressione di unâidea con piĂš parole aventi un valore gradatamente piĂš
intensivo o viceversa:
Veloce? Ă un razzo, una scheggia, un fulmine!
Domanda retorica
Domanda che, anzichĂŠ richiedere unâinformazione, attende come sola
risposta una conferma:
Il leone non è forse il re della foresta?
125
126. Ellissi
Soppressione di uno o piĂš elementi che la costruzione grammaticale
esigerebbe
Li uomini si vendicano delle leggiere offese, delle
gravi non possono (Machiavelli)
Endiadi
Espressione di un solo concetto mediante due termini coordinati
nella strada e nella polvere (= nella strada polverosa)
Epanalessi
Raddoppiamento di unâespressione, ripetuta allâinizio, o al centro, o alla
fine di un segmento testuale.
Vola, colomba bianca, volaâŚ
Eufemismo
Perifrasi (= giro di parole) usata per attenuare unâespressione troppo
cruda, dolorosa o volgare.
Ă passato a miglior vita (per non dire âè mortoâ)
126
127. Figura etimologica
Accostamento di parole aventi la stessa radice
questa selva selvaggia e aspra e forte (Dante)
Hysteron Proteon
Consiste nel dire per prima la cosa che è accaduta per ultima.
Usciamo, muoviti!
Iperbato
Inversione nell'ordine naturale delle parole all'interno di una frase
O belle agli occhi miei tende latine (Tasso)
Mille di fiori al ciel mandano incensi (Foscolo)
Iperbole
Esagerazione, per eccesso o per difetto.
Ă un secolo che non ci vediamo
Litote
Negazione del contrario per affermare un concetto in forma attenuata.
Don Abbondio non era nato con un cuor di leone
127
128. Metafora
Sostituzione di una parola con unâaltra il cui senso letterale ha una
qualche somiglianza col senso letterale della parola sostituita.
capelli dâoro per capelli biondi
Tradizionalmente la metafora è considerata una similitudine abbreviata.
Per es. dalla similitudine il mio amore brucia come una fiamma possono
derivare le metafore:
il mio amore è una fiamma
la mia ardente fiamma
la mia fiamma
Metonimia
Sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo un rapporto
di contiguità logica. Si può sostituire ad esempio:
il concreto per lâastratto avere del fegato
lâastratto per il concreto sei una bellezza
lâeffetto per la sua causa le sudate carte
la causa per il suo effetto vive del suo lavoro
il contenente per il contenuto bere un bicchiere
la marca per il prodotto una Fiat
lâautore per lâopera ascoltare Mozart
128
129. Omeoteleuto
Ripetizione di sillabe omofone alla fine di piĂš parole della stessa frase.
La rima è un caso di omeoteleuto.
Onomatopea
Si ha quando una parola imita o suggerisce il suono dellâoggetto o
dellâazione che significa.
il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo (Pascoli)
Ossimoro
Unione paradossale di due termini antitetici.
tacito tumulto (Pascoli)
la morte che vive (Montale)
Paronomasia
Accostamento di parole di suono affine, ma differenti nel significato.
iâ fui per ritornar piĂš volte vòlto (Dante)
129
130. Preterizione
Dichiarazione che si tralascerĂ di parlare di un certo argomento che
intanto viene nominato; in altre parole, si finge di voler omettere ciò che
in realtĂ si dice.
Non starò a raccontare le peregrinazioni di Ulisse
Similitudine (paragone)
Confronto tra due elementi in base a caratteristiche comuni.
La similitudine è resa esplicita da un termine di paragone: come, tanto,
tale, simile, ecc.
Al cor gentil rempaira sempre amore
come lâausello in selva a la verdura (Guinizelli)
Sineddoche
Sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo un rapporto di
quantità . Si può sostituire ad esempio:
la parte per il tutto tornare al tetto
il tutto per la parte pelliccia di visone
il genere per la specie i comuni mortali
la specie per il genere il pane quotidiano
il singolare per il plurale non passa lo straniero
130
131. Sinestesia
Tipo di metafora che consiste nel trasferimento di significato dallâuno
allâaltro campo sensoriale.
un colore caldo
lâurlo nero della madre (Quasimodo)
Zeugma (sillepsi)
Collegamento di un verbo a due o piĂš elementi della frase che invece
richiederebbero ognuno rispettivamente un verbo specifico.
Parlar e lagrimar vedrai insieme (Dante)
131
135. "Se vuoi capire una
persona non ascoltare le
sue parole ma osserva il
suo comportamento"
(Albert Einstein)
135
136. Comunicazione non verbale
Premesse
La scelta di dedicare un'intera sezione alla comunicazione non
verbale non è casuale.
La comunicazione non verbale rappresenta la modalitĂ
comunicativa che piĂš di ogni altra riesce a trasmettere un
messaggio, e spesso ce ne rendiamo conto solo a livello
inconsapevole.
136
137. Comunicazione non verbale
Premesse
Con il seguente schema andiamo quindi a rivedere i vari aspetti manifesti della
comunicazione:
Verbale Lingua italiana
Verbale Scritto Alfabeto scritto italiano
Non verbale Gesto
Non verbale scritto Disegno
Analogico Foto, pianto
Simbolico Rosso, Verde
Locale Dialetto, linguaggio lavorativo
Universale Sorriso
137
138. Comunicazione non verbale
Differenze
Comunicazione verbale
Ă consapevole ed intenzionale;
fornisce informazioni sugli argomenti espressi;
è poco rilevante nelle relazioni.
138
139. Comunicazione non verbale
Differenze
Comunicazione non verbale
In gran parte inconsapevole, non interazionale e non controllabile;
fornisce informazioni sul soggetto che la esprime;
è ambigua;
è fondamentale nelle relazione.
139
140. Comunicazione non verbale
Differenze
Comunicazione Comunicazione non
verbale verbale
Fondata sull'uso della parola: Si realizza mediante:
- messaggi scritti, - azioni;
- discorsi; - situazioni;
- colloqui. - oggetti.
Esempi:
Esempi:
- manifesti;
- comportamento;
- test scritti;
- abbigliamento.
- slide...
140
141. Comunicazione non verbale
Differenze
L'apprendimento è correlato con la comunicazione non verbale e varia a seconda
delle tecniche comunicative usate
Tecniche di Canale di
% di apprendimento
comunicazione percezione
Verbale Udito 20%
Grafica, gestuale Visivo 30%
Mista - passiva Udito + visivo 50%
Udito + visivo +
Mista - attiva 70%
discussione
Udito + visivo +
Mista - completa 90%
discussione + uso
141
142. Comunicazione non verbale
Caratteristiche della comunicazione non verbale
Segnala i mutamenti delle relazioni interpersonali,
sostiene e completa la comunicazione verbale fungendo da canale
di dispersione in quanto, non essendo facilmente controllabile ,
lascia filtrare contenuti profondi a volte latenti, a volte in
contraddizione con il messaggio verbale.
142
143. Comunicazione non verbale
Funzioni della comunicazione non verbale
- Produzione, elaborazione, comprensione del messaggio;
- ripetizione di quanto detto verbalmente;
- sostituzione di parti del messaggio verbale;
- completamento e chiarimento di parti del messaggio verbale;
- distinzione tra parti del messaggio verbale;
- rinforzo di parti del messaggio verbale;
- struttura e controlla lâinterazione e la conversazione attraverso i segnali
non verbali che si usano per la presa dei turni e per porre fine allâincontro.
143
144. Comunicazione non verbale
Struttura della comunicazione non verbale
La comunicazione non verbale è cosÏ strutturata e definita:
1- prossemica
2 - sistema paralinguistico
3 - sistema cinesico
4 - aptica
144
145. Comunicazione non verbale
1- Prossemica
La prossemica riguarda la gestionedello spazio e del
territorio dell'individuo.
Lo spazio può essere suddiviso in 4 zone principali:
zona intima
zona personale
zona sociale
zona pubblica.
145
147. Comunicazione non verbale
1 - Prossemica
Il linguaggio prossemico secondo Hall
distanza intima (fino a 40 cm): lâinterlocutore invade il sistema percettivo dellâaltro e tale distanza
è di frequente seguita dal contatto fisico;
distanza personale (da 40 a 120 cm): corrisponde alla distanza di due braccia che si tendono ed
è utilizzata quando si vuol parlare piÚ in segretezza con qualcuno, isolandosi dagli altri;
distanza sociale (da 120 a 360 cm): è tipica del contatto formale, solo di carattere oculare;
distanza pubblica (da 360 cm in poi): è usata nelle conferenze, in cui câè estraneitĂ tra gli
interlocutori.
In caso di contatto fisico volontario e ripetuto si ha la manifestazione espressa di
intimitĂ .
147
148. Comunicazione non verbale
1 - Prossemica
Particolare attenzione nell'osservazione della comunicazione non
verbale dev'esser data poi dall'orientamento:
- disposizione spaziale tra i soggetti: indica la qualitĂ dei
rapporti, con variazioni di significato che dipendono dal
contesto;
- disposizione degli arredi: sono gli arredi che favoriscono o
rendono difficoltose alcune forme di comunicazione. Solitamente
un tavolo circolare rende fisicamente equidistanti i soggetti, per cui
è un presupposto per impostare rapporti paritetici
148
149. Comunicazione non verbale
2 - Sistema paralinguistico
Il paralinguistico (già visto in precedenza) è il sistema vocale
non verbale
Indica lâinsieme dei suoni emessi durante una conversazione a
prescindere dal loro significato
Ad esempio:
- il tono della voce
- la frequenza e lâintensitĂ della voce
- il ritmo (la velocitĂ delle frasi e le pause)
149
150. Comunicazione non verbale
3 - Sistema cinesico
La cinesica riguarda la comunicazioneespressa dalla
mimica facciale, dai movimenti degli occhi e del
corpo (movimento delle mani, postura)
Ad esempio il guardare qualcuno negli occhi qualcuno è spesso
interpretato come segnale del fatto di voler iniziare una
conversazione o interazione
(Ida Cortoni, 2005)
150
151. Comunicazione non verbale
4 - Aptica
L'aptica si riferisce alle diverse forme di contatto fisico.
Ă una scienza giovane e fortemente in evoluzione.
La percezione aptica, secondo Wikipedia, è:
"âŚil processo di riconoscimento degli oggetti attraverso il tatto."
Può esser distinta in:
Contatto formale (es. stretta di mano, doppio bacio)
Contatto informale (un abbraccio, una paca sulla spalla)
151
152. Comunicazione non verbale
I gesti
I gesti sono segnali non verbali.
Analizzeremo sinteticamente le cinque categorie di segni definite
da Ekman e Friesen nel 1969:
- gesti emblematici;
- gesti illustratori;
- gesti regolatori della comunicazione;
- gesti espressivi di emozioni;
- gesti di adattamento.
152
153. Comunicazione non verbale
I gesti
Gesti emblematici:
sono quei gesti che hanno una traduzione verbale orale diretta,
nel senso che ripetono, esprimono in modo autonomo, a volte
sostituiscono il parlato (dire âciaoâ con la mano).
In questa classe rientrano i riti.
153
154. Comunicazione non verbale
I gesti
Gesti illustratori:
sono gesti che accompagnano il parlato punteggiandone il
contenuto con esemplificazioni, chiarimenti, illustrazioni (numerare
con le dita, enfatizzare con le mani, ecc.).
154
155. Comunicazione non verbale
I gesti
Gesti regolatori della comunicazione:
servono soprattutto a coordinare i turni di intervento, ossia a
regolare gli scambi verbali fra i soggetti
(alzare il braccio per chiedere la parola, solo per citare l'esempio
piĂš classico...).
155
156. Comunicazione non verbale
I gesti
Gesti espressivi di emozioni:
sono usati, consapevolmente o inconsapevolmente, per
comunicare stati dâanimo, sentimenti e atteggiamenti (il tremore
delle mani)
156
157. Comunicazione non verbale
I gesti
Gesti di adattamento:
hanno una funzione di controllo e/o di espressione di bisogni ed
emozioni e sono per lo piĂš gesti manipolatori rivolti a se stessi
(grattarsi la testa, giocare con i capelli, nascondersi il volto, ecc...).
157
158. Comunicazione non verbale
Riguardo all'ultima categoria di gesti, Ekman e Friesen hanno identificato al loro
interno altre tre sub-tipologie di comportamenti gestuali:
- segnali non verbali di tipo auto-adattivo: sono quei segnali che riguardano
tutti i movimenti del corpo che gli individui fanno durante lâinterazione
comunicativa (auto manipolazione);
- gesti "dâadattamento incentrati sullâaltro": dati, per esempio, dai contatti con
altre persone;
- gesti "dâadattamento orientati sugli oggettiâ: che prevedono la manipolazione
di oggetti esterni durante lo scambio comunicativo.
158
159. Comunicazione non verbale
I gesti
Per chi volesse approfondire questa interessante tematica,
rimando a tutti Voi alla lettura del libro "I gesti â Origine e
diffusione" del noto etologo Desmond Morris (1979, edito in
Italia da Mondadori)
159
161. Comunicazione non verbale
Esempi
La difesa dello spazio vitale
Chiusura: la persona non vuole nessuno attorno
Riservatezza: la persona non vuole essere disturbata,
ma il posto è disponibile
Apertura: la persona è ben accetta all'invasione del
proprio spazio
Fonte: Anna Guglielmi, "Il linguaggio segreto del corpo", Ed. Piemme, 2012 161
164. Comunicazione non verbale
Esempi
1 - Persona con piĂš autoritĂ
5 - Persona con un'autoritĂ seconda
solo al n°1
2, 3, 4 - Altre figure dominanti, in
ordine d'importanza.
Le persone poste dall'altro lato del
tavolo sono svantaggiate
164
165. Comunicazione non verbale
Esempi
1 - Conduttore/capo
12 - Braccio destro del conduttore/capo
2 - Secondo assistente del capo
7 â Antagonista
6, 8 - Possibili alleati dell'antagonista
4, 10 - Indifferenti, disinteressati
3, 11 - Indecisi e forse poco motivate
5, 9 - Come i precedenti, ma forse piĂš
assertivi
165
166. Comunicazione non verbale
Esempi
Postura Postura divisa in
ripiegata: due: persona
difficoltĂ a stare dissociata dai propri
da soli nella vita e sentimenti.
tendenza ad Tendenza ad evitare
appoggiarsi agli le situazioni
altri sentimentali
166
167. Comunicazione non verbale
Esempi
Postura sottomessa:
apparentemente
Postura gonfiata:
sottomesso, ma per
nega i sentimenti (a
necessitĂ .
differenza della
L'aggressività è
precedente, cui
bloccata, come pure il
prende solamente le
desiderio di
distanze) e mira a
autoaffermarsi.
comandare, ad
Odieranno tutti i loro
avere il potere, sugli
capi, perchĂŠ
altri come su di sĂŠ
vorrebbero stare al
posto loro
167
168. Comunicazione non verbale
Esempi
Gambe larghe:
Gambe incrociate: Gambe strette:
sfida. Tendenza a mostrarsi
protezione e chiusura. Persona insicurezza. Fortemente
come il piĂš forte
a disagio in quel contesto emozionato
168
173. Saper comunicare
Punto della situazione
In queste 150 ed oltre slide abbiamo affrontato la comunicazione
esaminando i molteplici aspetti che la caratterizzano.
Non sarebbe professionale concludere il corso senza però
affrontare due temi importanti ad essa connessi:
- l'ascolto;
- gli stili comunicativi e il saper comunicare.
173
174. Saper comunicare
Punto della situazione
à utile però osservare un'interessante schema riassuntivo prima di
affrontare il primo dei due temi, l'ascolto.
Il sistema comunicativo umano può esser cosÏ sintetizzato:
174
175. COMUNICAZIONE
VERBALE
Linguaggio
verbale
COMUNICAZIONE
VOCALE
Sistema paralinguistico
Tono di voce
Sistema cinesico Volume di voce
Mimica facciale Pause e ritmo
Sguardo
GestualitĂ Aptica
postura
COMUNICAZIONE
Prossemica NON VERBALE
L. Paccagnella, Sociologia della comunicazione, il Mulino, Bologna, 2004, p.48 175
177. Saper comunicare
L'ascolto
Comunicare non vuol dire solamente esprimere.
Comunicare vuol dire anche ascoltare. Dall'ascolto possiamo
capire quanto ci viene detto, portare il messaggio IN noi e
restituire qualcosa all'interlocutore (=feedback).
Ascoltare non è un'azione cosÏ semplice come potrebbe sembrare,
e richiede impegno e applicazione per poter effettuare un buon
ascolto...
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