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                          Ministero dell ’Interno                Istituto Superiore di Sanità




                          Dipartimento
DISTRIBUZIONE GRATUITA




                          della Protezione Civile
                          Via Ulpiano, 11 - Via Vitorchiano, 4 - Roma
                          Centralino: 06.68.20.1
                          www.protezionecivile.it
                          comunicazione@protezionecivile.it
RISCHIO INDUSTRIALE
     VADEMECUM PER IL CITTADINO
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                              © PCM - DPC 2008
RISCHIO INDUSTRIALE
     VADEMECUM PER IL CITTADINO
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         Presidenza del Consiglio dei Ministri
            Dipartimento della Protezione Civile
È
             la memoria delle grandi tragedie del passato che
             alimenta la nostra attenzione nei confronti delle
             varie tipologie di rischio presenti sul nostro ter-
     ritorio. Ciò vale anche in materia di rischio industriale.
     Erano le 12,37 del 10 luglio 1976 quando una nube tos-
     sica sprigionatasi dalla fabbrica Icmesa di Meda investe
     il comune di Seveso e i vicini centri abitati. La diossina
     invade i cieli della Brianza, la popolazione avverte subi-
     to un odore acre e infiammazioni agli occhi, alcune per-
     sone subiscono delle degenerazioni della pelle, perisco-
     no oltre ottantamila capi di bestiame. Quella che nel-
     l’immaginario è la “fabbrica dei profumi” si trasforma in
     una “fabbrica di morte”, mettendo a repentaglio il bene
     e la salute collettivi. Come è sempre accaduto nel nostro
     Paese, dopo il dramma di Seveso sono state scritte nuo-
     ve leggi per migliorare il livello di protezione della popo-
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     lazione dal ripetersi di analoghi incidenti. Nel 1999 un
     decreto legislativo, il n. 334, ha individuato competenze
     e responsabilità delle amministrazioni che devono farsi
     carico della prevenzione e del soccorso alla popolazione,
     ed ha stabilito una serie di misure, fra cui le verifiche pe-
     riodiche degli impianti a rischio e l’informazione preven-
     tiva alla popolazione. Il Dipartimento della Protezione
     Civile ha inteso dare uniformità e coerenza a quanto già
     realizzato a livello locale, emanando nel 2007 le “Linee Gui-
     da per l’informazione sul rischio industriale”. Il docu-
     mento definisce con precisione gli impegni e le iniziati-
     ve delle autorità competenti, fra cui gli enti locali, per
     portare il sistema di protezione ad uno standard adegua-
to in tutti i centri ove sono presenti impianti a rischio e far
     conoscere alla popolazione le misure previste e la loro mo-
     dalità di attuazione. Molti comuni hanno provveduto a
     promuovere campagne informative sui rischi industria-
     li del loro territorio. In altre aree del Paese l’informazio-
     ne alla popolazione è ancora carente, o non reiterata con
     la frequenza necessaria a mantenerla efficace. Per aiu-
     tare tutte le amministrazioni a rilanciare iniziative di in-
     formazione ai cittadini, il Dipartimento, insieme al Mini-
     stero dell’Interno e al Ministero dell’Ambiente, della Tu-
     tela del Territorio e del Mare, all’ANCI, all’APAT e all’Isti-
     tuto Superiore di Sanità, ha elaborato questo Vademecum
     che viene proposto ai Sindaci dei i comuni ove sono pre-
     senti impianti a rischio. Il Vademecum potrà essere uti-
     lizzato dagli amministratori locali dopo averlo integrato
     con schede puntuali dedicate alla descrizione dei rischi
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     industriali del proprio territorio e con le informazioni sui
     sistemi di allertamento installati in ambito comunale.
     Sono certo che questo strumento informativo, agile, sem-
     plice e di facile lettura può costituire un utile punto di
     partenza per le amministrazioni comunali nell’assume-
     re le iniziative necessarie a rispettare gli impegni e le re-
     sponsabilità ad esse assegnate dalle norme vigenti che
     affidano ai Comuni il dovere di dare ai cittadini le informa-
     zioni indispensabili a ridurre al minimo i danni e le con-
     seguenze negative di incidenti purtroppo possibili.


                                                  Guido Bertolaso
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     CHE COS’È IL RISCHIO INDUSTRIALE
     La presenza sul territorio di stabilimenti industriali espo-
     ne la popolazione e l’ambiente ad un rischio determina-
     to dalle attività produttive che si svolgono all’interno di
     essi con l’utilizzo o lo stoccaggio di sostanze pericolose.
     Queste sostanze, nel caso di incidente, contribuiscono a
     provocare incendi, esplosioni, emissioni di nubi tossiche
     o sversamenti di sostanze pericolose per l’ambiente.
     Gli effetti di tali eventi possono arrecare danni alla po-
     polazione o all’ambiente.


     Gli effetti che si possono verificare sull’ambiente sono
     legati alla contaminazione del suolo, dell’acqua e dell’at-
     mosfera da parte delle sostanze rilasciate.


     Gli effetti che possono verificarsi sulle cose riguardano i
     danni alle strutture (crollo di edifici o parti di edifici, rot-




                                                                    7
     tura di vetri, danneggiamento degli impianti, ecc.).


     Gli effetti sulla salute umana in caso di esposizione a so-
     stanze tossiche rilasciate nell’atmosfera durante l’inciden-
     te variano a seconda delle caratteristiche delle sostanze,
     della loro concentrazione, della durata d’esposizione e
     della dose assorbita.


     Conoscere tali aspetti è la premessa indispensabile per
     ridurre il rischio mitigando i danni alla salute.
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     8
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IN CASO DI INCENDIO




     IN CASO DI ESPLOSIONE




     IN CASO DI NUBE TOSSICA
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     EFFETTI SULLA SALUTE...

     Effetti dovuti al calore e ai fumi della combustione
     (ustioni, danni alle vie respiratorie, intossicazione).



     Effetti dovuti alle onde d’urto provocate da un’esplosio-
     ne o dal lancio a distanza di materiale (traumatismi).



     Effetti dovuti ad intossicazione acuta procurati da inala-
     zione, ingestione o contatto con la sostanza (malessere,
     lacrimazione, nausea, difficoltà respiratorie, perdita di
     conoscenza e, a seconda della gravità dell’esposizione, an-
     che effetti letali).




     10
     EFFETTI SULL’AMBIENTE...
     Contaminazione del suolo, dell’acqua, dell’atmosfera e
     degli alimenti da parte delle sostanze rilasciate sul ter-
     reno nelle acque superficiali e/o nell’atmosfera.
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     EFFETTI SULLE COSE...

     Danni alle strutture: crollo di edifici o loro parti, rottura di ve-
     tri, danneggiamento degli impianti, esplosione, incendio, ecc.


     Tali effetti sono mitigati dall’attuazione di adeguati piani
     di emergenza, sia interni (redatti dal gestore dello sta-
     bilimento per fronteggiare immediatamente l’evento in-
     cidentale) sia esterni (redatti dall’Autorità competente
     per ridurre i possibili effetti sul territorio circostante);
     questi ultimi prevedono adeguate misure di autoprote-
     zione e comportamenti da fare adottare alla popolazione.




                                                                       11
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     12
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• Piano di Emergenza Interna – PEI
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     • Piano di Emergenza Esterna - PEE
     COME SI RIDUCONO GLI EFFETTI
     DI UN INCIDENTE INDUSTRIALE?
     Il Decreto Legislativo n. 334/99 prevede la predisposizio-
     ne di un Piano di Emergenza Interno ed uno Esterno al-
     lo stabilimento per garantire una risposta tempestiva ed
     efficace volta a fronteggiare l’evento e a salvaguardare
     la salute pubblica e l’ambiente.



          È redatto dal gestore e organizza gli interventi neces-
          sari per fronteggiare l’incidente con le proprie squa-
          dre e con la collaborazione dei Vigili del Fuoco.



          È redatto dall’Autorità pubblica competente e orga-
          nizza la risposta di protezione civile per ridurre gli ef-
          fetti dell’evento sulla salute pubblica e sull’ambien-




     14
          te. Il PEE può prevedere il rifugio al chiuso o l’evacua-
          zione. Nel PEE sono indicate le zone a rischio, gli al-
          larmi e le misure comportamentali che dovranno es-
          sere assunte dalla popolazione in caso di incidente.
ZONA DI MASSIMA ESPOSIZIONE (DI SICURO IMPATTO)
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     ZONA DI DANNO
     LA MAPPATURA DEL TERRITORIO




     ZONA DI ATTENZIONE
     Il Piano di Emergenza Esterna (PEE) in funzione del tipo
     di incidente prevede una suddivisione del territorio co-
     munale in zone differenziate, in base all’intensità del dan-
     no che la popolazione potrebbe subire nel caso di un even-
     to incidentale. Le zone del territorio che potrebbero es-
     sere interessate, si distinguono in:



     Rappresenta la zona nelle immediate vicinanze dello sta-
     bilimento ed è generalmente esposta in caso di inciden-
     te ad effetti sanitari gravi e irreversibili.



     Rappresenta una zona dove le conseguenze in caso di in-
     cidente potrebbero essere ancora gravi, in particolare
     per alcune categorie di persone (bambini, anziani, ma-




                                                               15
     lati, donne in gravidanza, ecc.).



     Rappresenta la zona più esterna all’incidente e potrebbe
     essere interessata da effetti generalmente non gravi.
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     Il segnale di allarme indica l’inizio e la fine di un’emergenza.
     IL SISTEMA DI ALLARME
     IN CASO DI INCIDENTE INDUSTRIALE
     Nel Piano di Emergenza Esterna sono riportate le mo-
     dalità di attivazione dei sistemi di allarme, con le diver-
     se modulazioni che indicano il RIFUGIO AL CHIUSO o
     l’EVACUAZIONE.
     Le modalità sono stabilite dall’Autorità competente in
     materia, dal gestore dello stabilimento e dal Comune.


     In caso di emissione di sostanze tossiche dallo stabili-
     mento i soggetti responsabili dell’emergenza possono or-
     dinare il segnale di rifugio al chiuso o in relazione al li-
     vello di rischio ipotizzabile possono lanciare il segnale di
     evacuazione prestabilito, che fornisce anche indicazioni
     circa le modalità di allontanamento e i luoghi di raccolta.




     16
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SE SI È ALL’APERTO > ripararsi in un
                        luogo chiuso.
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     COSA FARE...




                        CHIUDERE PORTE, FINESTRE, FESSURE
                        E PRESE D’ARIA > occludendo
                        gli spiragli con nastro isolante
     IN CASO DI EMERGENZA CON




                        o panni bagnati.
     SEGNALEDIRIFUGIOALCHIUSO




                        CHIUDERE GLI IMPIANTI > termico,
                        elettrico e del gas.




                        FERMARE GLI IMPIANTI > di ventilazione,
                        di condizionamento e di climatizzazione
                        dell’aria.




     18
QUANDO IL RISCHIO DI CONTAMINAZIONE È ELEVATO > le Autorità
     responsabili dell’emergenza possono ordinare l’evacuazione secondo
     il Piano di Emergenza Esterna - PEE prestabilito, che fornisce altresì
     indicazioni circa le modalità di allontanamento e i luoghi di raccolta.




                               SE SI AVVERTE LA PRESENZA > di odori
                               pungenti o senso di irritazione,
                               proteggere bocca e naso con un panno
                               bagnato e lavarsi gli occhi.
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                               SPEGNERE OGNI TIPO DI FIAMMA




                               ACCENDERE UNA RADIO > a batteria per
                               avere notizie sull’andamento dell’emergenza.




                               PRESTARE ATTENZIONE > al segnale
                               del cessato allarme.




                                                                         19
NON USARE IL TELEFONO > se non per
                        casi di soccorso sanitario urgente.
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     COSA NON FARE...




                        NON FUMARE
     IN CASO DI EMERGENZA CON
     SEGNALEDIRIFUGIOALCHIUSO




                        NON ANDARE A PRENDERE
                        I BAMBINI A SCUOLA




                        NON RECARSI SUL LUOGO
                        DELL’INCIDENTE




     20
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SEGUIRE LE VIE DI ALLONTANAMENTO
                        INDICATE
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     COSA FARE...




                        SEGUIRE LE INDICAZIONI
                        DEGLI ADDETTI ALL’EMERGENZA
     IN CASO DI EMERGENZA CON
     SEGNALE DI EVACUAZIONE




                        PRELEVARE DALLA PROPRIA
                        ABITAZIONE > o dal luogo che si deve
                        abbandonare soltanto lo stretto
                        necessario come medicine, denaro e
                        preziosi.




     22
NON PRENDERE LA PROPRIA AUTO > se è
                        a disposizione un mezzo predisposto dalle
                        Autorità per l’evacuazione.
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     COSA NON FARE...




                        NON ALLONTANARSI DALLA PROPRIA
                        ABITAZIONE > o dal luogo che si deve
                        abbandonare se non si sono ricevute
     IN CASO DI EMERGENZA CON




                        precise indicazioni in merito.
     SEGNALE DI EVACUAZIONE




                        NON PRENDERE SUPPELLETTILI
                        O ALTRE COSE INUTILI




                                                               23
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                           LORETTA FLORIDI


                         ATTILIO D’ANNIBALE
                      SUPERVISIONE DEL PROGETTO




                         MAURILIO SILVESTRI
                      COORDINAMENTO EDITORIALE




                          GIUSEPPINA BUONO
                            ART DIRECTOR




                       FRANCESCA DOTTARELLI
                      MARIACRISTINA GIOVANNINI
                                TESTI




                           MATTIA SURROZ
                               EDITING




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Ambiente - Rischio Industriale - Vademecum per il cittadino

  • 1. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:57 Pagina IV Ministero dell ’Interno Istituto Superiore di Sanità Dipartimento DISTRIBUZIONE GRATUITA della Protezione Civile Via Ulpiano, 11 - Via Vitorchiano, 4 - Roma Centralino: 06.68.20.1 www.protezionecivile.it comunicazione@protezionecivile.it
  • 2. RISCHIO INDUSTRIALE VADEMECUM PER IL CITTADINO RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:57 Pagina I
  • 3. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:57 Pagina II
  • 4. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:57 Pagina III © PCM - DPC 2008
  • 5. RISCHIO INDUSTRIALE VADEMECUM PER IL CITTADINO RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:57 Pagina 1 Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile
  • 6. È la memoria delle grandi tragedie del passato che alimenta la nostra attenzione nei confronti delle varie tipologie di rischio presenti sul nostro ter- ritorio. Ciò vale anche in materia di rischio industriale. Erano le 12,37 del 10 luglio 1976 quando una nube tos- sica sprigionatasi dalla fabbrica Icmesa di Meda investe il comune di Seveso e i vicini centri abitati. La diossina invade i cieli della Brianza, la popolazione avverte subi- to un odore acre e infiammazioni agli occhi, alcune per- sone subiscono delle degenerazioni della pelle, perisco- no oltre ottantamila capi di bestiame. Quella che nel- l’immaginario è la “fabbrica dei profumi” si trasforma in una “fabbrica di morte”, mettendo a repentaglio il bene e la salute collettivi. Come è sempre accaduto nel nostro Paese, dopo il dramma di Seveso sono state scritte nuo- ve leggi per migliorare il livello di protezione della popo- RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:57 Pagina 2 lazione dal ripetersi di analoghi incidenti. Nel 1999 un decreto legislativo, il n. 334, ha individuato competenze e responsabilità delle amministrazioni che devono farsi carico della prevenzione e del soccorso alla popolazione, ed ha stabilito una serie di misure, fra cui le verifiche pe- riodiche degli impianti a rischio e l’informazione preven- tiva alla popolazione. Il Dipartimento della Protezione Civile ha inteso dare uniformità e coerenza a quanto già realizzato a livello locale, emanando nel 2007 le “Linee Gui- da per l’informazione sul rischio industriale”. Il docu- mento definisce con precisione gli impegni e le iniziati- ve delle autorità competenti, fra cui gli enti locali, per portare il sistema di protezione ad uno standard adegua-
  • 7. to in tutti i centri ove sono presenti impianti a rischio e far conoscere alla popolazione le misure previste e la loro mo- dalità di attuazione. Molti comuni hanno provveduto a promuovere campagne informative sui rischi industria- li del loro territorio. In altre aree del Paese l’informazio- ne alla popolazione è ancora carente, o non reiterata con la frequenza necessaria a mantenerla efficace. Per aiu- tare tutte le amministrazioni a rilanciare iniziative di in- formazione ai cittadini, il Dipartimento, insieme al Mini- stero dell’Interno e al Ministero dell’Ambiente, della Tu- tela del Territorio e del Mare, all’ANCI, all’APAT e all’Isti- tuto Superiore di Sanità, ha elaborato questo Vademecum che viene proposto ai Sindaci dei i comuni ove sono pre- senti impianti a rischio. Il Vademecum potrà essere uti- lizzato dagli amministratori locali dopo averlo integrato con schede puntuali dedicate alla descrizione dei rischi RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:57 Pagina 3 industriali del proprio territorio e con le informazioni sui sistemi di allertamento installati in ambito comunale. Sono certo che questo strumento informativo, agile, sem- plice e di facile lettura può costituire un utile punto di partenza per le amministrazioni comunali nell’assume- re le iniziative necessarie a rispettare gli impegni e le re- sponsabilità ad esse assegnate dalle norme vigenti che affidano ai Comuni il dovere di dare ai cittadini le informa- zioni indispensabili a ridurre al minimo i danni e le con- seguenze negative di incidenti purtroppo possibili. Guido Bertolaso
  • 8. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 4
  • 9. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 5
  • 10. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 6
  • 11. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 7 CHE COS’È IL RISCHIO INDUSTRIALE La presenza sul territorio di stabilimenti industriali espo- ne la popolazione e l’ambiente ad un rischio determina- to dalle attività produttive che si svolgono all’interno di essi con l’utilizzo o lo stoccaggio di sostanze pericolose. Queste sostanze, nel caso di incidente, contribuiscono a provocare incendi, esplosioni, emissioni di nubi tossiche o sversamenti di sostanze pericolose per l’ambiente. Gli effetti di tali eventi possono arrecare danni alla po- polazione o all’ambiente. Gli effetti che si possono verificare sull’ambiente sono legati alla contaminazione del suolo, dell’acqua e dell’at- mosfera da parte delle sostanze rilasciate. Gli effetti che possono verificarsi sulle cose riguardano i danni alle strutture (crollo di edifici o parti di edifici, rot- 7 tura di vetri, danneggiamento degli impianti, ecc.). Gli effetti sulla salute umana in caso di esposizione a so- stanze tossiche rilasciate nell’atmosfera durante l’inciden- te variano a seconda delle caratteristiche delle sostanze, della loro concentrazione, della durata d’esposizione e della dose assorbita. Conoscere tali aspetti è la premessa indispensabile per ridurre il rischio mitigando i danni alla salute.
  • 12. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 8 8
  • 13. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 9 9
  • 14. IN CASO DI INCENDIO IN CASO DI ESPLOSIONE IN CASO DI NUBE TOSSICA RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 10 EFFETTI SULLA SALUTE... Effetti dovuti al calore e ai fumi della combustione (ustioni, danni alle vie respiratorie, intossicazione). Effetti dovuti alle onde d’urto provocate da un’esplosio- ne o dal lancio a distanza di materiale (traumatismi). Effetti dovuti ad intossicazione acuta procurati da inala- zione, ingestione o contatto con la sostanza (malessere, lacrimazione, nausea, difficoltà respiratorie, perdita di conoscenza e, a seconda della gravità dell’esposizione, an- che effetti letali). 10 EFFETTI SULL’AMBIENTE... Contaminazione del suolo, dell’acqua, dell’atmosfera e degli alimenti da parte delle sostanze rilasciate sul ter- reno nelle acque superficiali e/o nell’atmosfera.
  • 15. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 11 EFFETTI SULLE COSE... Danni alle strutture: crollo di edifici o loro parti, rottura di ve- tri, danneggiamento degli impianti, esplosione, incendio, ecc. Tali effetti sono mitigati dall’attuazione di adeguati piani di emergenza, sia interni (redatti dal gestore dello sta- bilimento per fronteggiare immediatamente l’evento in- cidentale) sia esterni (redatti dall’Autorità competente per ridurre i possibili effetti sul territorio circostante); questi ultimi prevedono adeguate misure di autoprote- zione e comportamenti da fare adottare alla popolazione. 11
  • 16. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 12 12
  • 17. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 13 13
  • 18. • Piano di Emergenza Interna – PEI RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 14 • Piano di Emergenza Esterna - PEE COME SI RIDUCONO GLI EFFETTI DI UN INCIDENTE INDUSTRIALE? Il Decreto Legislativo n. 334/99 prevede la predisposizio- ne di un Piano di Emergenza Interno ed uno Esterno al- lo stabilimento per garantire una risposta tempestiva ed efficace volta a fronteggiare l’evento e a salvaguardare la salute pubblica e l’ambiente. È redatto dal gestore e organizza gli interventi neces- sari per fronteggiare l’incidente con le proprie squa- dre e con la collaborazione dei Vigili del Fuoco. È redatto dall’Autorità pubblica competente e orga- nizza la risposta di protezione civile per ridurre gli ef- fetti dell’evento sulla salute pubblica e sull’ambien- 14 te. Il PEE può prevedere il rifugio al chiuso o l’evacua- zione. Nel PEE sono indicate le zone a rischio, gli al- larmi e le misure comportamentali che dovranno es- sere assunte dalla popolazione in caso di incidente.
  • 19. ZONA DI MASSIMA ESPOSIZIONE (DI SICURO IMPATTO) RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 15 ZONA DI DANNO LA MAPPATURA DEL TERRITORIO ZONA DI ATTENZIONE Il Piano di Emergenza Esterna (PEE) in funzione del tipo di incidente prevede una suddivisione del territorio co- munale in zone differenziate, in base all’intensità del dan- no che la popolazione potrebbe subire nel caso di un even- to incidentale. Le zone del territorio che potrebbero es- sere interessate, si distinguono in: Rappresenta la zona nelle immediate vicinanze dello sta- bilimento ed è generalmente esposta in caso di inciden- te ad effetti sanitari gravi e irreversibili. Rappresenta una zona dove le conseguenze in caso di in- cidente potrebbero essere ancora gravi, in particolare per alcune categorie di persone (bambini, anziani, ma- 15 lati, donne in gravidanza, ecc.). Rappresenta la zona più esterna all’incidente e potrebbe essere interessata da effetti generalmente non gravi.
  • 20. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 16 Il segnale di allarme indica l’inizio e la fine di un’emergenza. IL SISTEMA DI ALLARME IN CASO DI INCIDENTE INDUSTRIALE Nel Piano di Emergenza Esterna sono riportate le mo- dalità di attivazione dei sistemi di allarme, con le diver- se modulazioni che indicano il RIFUGIO AL CHIUSO o l’EVACUAZIONE. Le modalità sono stabilite dall’Autorità competente in materia, dal gestore dello stabilimento e dal Comune. In caso di emissione di sostanze tossiche dallo stabili- mento i soggetti responsabili dell’emergenza possono or- dinare il segnale di rifugio al chiuso o in relazione al li- vello di rischio ipotizzabile possono lanciare il segnale di evacuazione prestabilito, che fornisce anche indicazioni circa le modalità di allontanamento e i luoghi di raccolta. 16
  • 21. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 17
  • 22. SE SI È ALL’APERTO > ripararsi in un luogo chiuso. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 18 COSA FARE... CHIUDERE PORTE, FINESTRE, FESSURE E PRESE D’ARIA > occludendo gli spiragli con nastro isolante IN CASO DI EMERGENZA CON o panni bagnati. SEGNALEDIRIFUGIOALCHIUSO CHIUDERE GLI IMPIANTI > termico, elettrico e del gas. FERMARE GLI IMPIANTI > di ventilazione, di condizionamento e di climatizzazione dell’aria. 18
  • 23. QUANDO IL RISCHIO DI CONTAMINAZIONE È ELEVATO > le Autorità responsabili dell’emergenza possono ordinare l’evacuazione secondo il Piano di Emergenza Esterna - PEE prestabilito, che fornisce altresì indicazioni circa le modalità di allontanamento e i luoghi di raccolta. SE SI AVVERTE LA PRESENZA > di odori pungenti o senso di irritazione, proteggere bocca e naso con un panno bagnato e lavarsi gli occhi. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 19 SPEGNERE OGNI TIPO DI FIAMMA ACCENDERE UNA RADIO > a batteria per avere notizie sull’andamento dell’emergenza. PRESTARE ATTENZIONE > al segnale del cessato allarme. 19
  • 24. NON USARE IL TELEFONO > se non per casi di soccorso sanitario urgente. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 20 COSA NON FARE... NON FUMARE IN CASO DI EMERGENZA CON SEGNALEDIRIFUGIOALCHIUSO NON ANDARE A PRENDERE I BAMBINI A SCUOLA NON RECARSI SUL LUOGO DELL’INCIDENTE 20
  • 25. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 21
  • 26. SEGUIRE LE VIE DI ALLONTANAMENTO INDICATE RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 22 COSA FARE... SEGUIRE LE INDICAZIONI DEGLI ADDETTI ALL’EMERGENZA IN CASO DI EMERGENZA CON SEGNALE DI EVACUAZIONE PRELEVARE DALLA PROPRIA ABITAZIONE > o dal luogo che si deve abbandonare soltanto lo stretto necessario come medicine, denaro e preziosi. 22
  • 27. NON PRENDERE LA PROPRIA AUTO > se è a disposizione un mezzo predisposto dalle Autorità per l’evacuazione. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 23 COSA NON FARE... NON ALLONTANARSI DALLA PROPRIA ABITAZIONE > o dal luogo che si deve abbandonare se non si sono ricevute IN CASO DI EMERGENZA CON precise indicazioni in merito. SEGNALE DI EVACUAZIONE NON PRENDERE SUPPELLETTILI O ALTRE COSE INUTILI 23
  • 28. RischioIndustriale_Vademecum:Layout 1 17-10-2008 16:58 Pagina 24 LORETTA FLORIDI ATTILIO D’ANNIBALE SUPERVISIONE DEL PROGETTO MAURILIO SILVESTRI COORDINAMENTO EDITORIALE GIUSEPPINA BUONO ART DIRECTOR FRANCESCA DOTTARELLI MARIACRISTINA GIOVANNINI TESTI MATTIA SURROZ EDITING ARCHIVIO DPC ILLUSTRAZIONI FOTOGRAFIE