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Enrique BarriosAccompagnato da Vinka, ragazzina di
un aitro mondo, Ami ritorna sulla Ter­
ra, mantenendo la promessa fatta al suo
giovane amico, Pierre, protagonista dei
primo libro di Enrique Barrios. Nel cor­
so dei racconto, Yinka e Pierre vengono
trasportati da Ami a visitare diversi pia-
neci, nei quali si possono incontrare esse^
ri sorprendenli. Si va cosi tessendo Ia tta-
ma di un romanzo cosmico tra due ani­
me gemélle, benché provenienti da mon-
di diversi, mentre Ami espone i suoi me-
ravigliosi insegnamenti, tesi a risveglia-
re una nuova coscienza, piú universale,
di pace e íratellanza.
ISBN 88-8093-169-5
tn izioni
ILPUNTO
« a » DMNCGNÍfO
iniz iD M
J l RPUNTO
0 INCONTO
Enrique Barrios
AMI
RITORNA
Una promessa dallo spazio
EDIZIONI
í p S ILPUNTO
SftlNi D'INCONTRO
Enrique Barrios
Ami ritorna
Titolo originale: Ami regresa
Traduzione di ítala Bellinato
Copyright © 1990 by Enrique Barrios
Prima edizione originale pubblicata da Errepar S.A., Buenos Aires
Prima edizione italiana pubblicata nel 2000
da Edizioni II Punto d’Incontro s.a.s.
Via Zamenhof 441, 36100 Vicenza
Tel. 0444 239189, Fax 0444 239266
Sito Interner: web.tin.it/edpunto
Posta elettronica: edpunto@tin.it
Finito di stampare nel gennaio 2000 presso la CTO, Via Corbetta 9, Vicenza
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di quest’opera può essere riprodotta
in alcuna forma senza 1’autorizzazione scritta deH’editore, ad eccezione di
brevi citazioni destinate alie recensioni.
ISBN 88-8093-169-5
CJnd ic e
Ricordo di Ami 7
Parte Prima 11
Capitolo 1 - II dubbio 12
Capitolo 2 - Sulla roccia 18
Capitolo 3 - Lmcontro 22
Capitolo 4 - Una danza cósmica 32
Capitolo 5-11 difetto principale 40
Capitolo 6 - La missione 45
Capitolo 7-11 Comandante 51
Capitolo 8 - La caverna 60
Capitolo 9 - Viaggio a Kia 66
Capitolo 10 - II Maestro Solare 72
Parte Seconda 79
Capitolo 11 - Krato e i terri 80
Capitolo 12 - Arrivederci, Kia! 88
Capitolo 13 - Calibur 94
Capitolo 14 - La pergamena e le due possibilita 102
Capitolo 15 - Bambola Galattica 115
Capitolo 16-1 genitori di Ami 121
Capitolo 17 - Lammutinamento 132
Capitolo 18 - Costosi armamenti 142
Commiato 147
Conclusione 151
“Ti rendo Iode, Padre,
Signore dei cielo e delia terra,
perché hai nascosto queste cose
ai dotti e ai sapienti e
le hai rivelate ai piccoli”.
(Matteo 11: 25)
ecC’è un antico mistero nelFuniverso:
Perché la vita?
Perché la creazione?
Gli intelletti si affannano, cercano
e non trovano
e dato che non trovano,
inventano teorie;
ma Fanticò mistero
si rivela solo all’amore,
alia coscienza illuminata daH’amore,
privilegio dei semplici e degli umili,
come i bambini.”
(Introduzione delia pergamena
dei vecchio Krato, abitante deipianeta Kia)
R ic o r d o d i y m i
II raio nome è Pierre X. La ics significa ‘mistero’, perché non
posso rivelare il mio cognome. Sapete già il motivo.
Sono un bambino, studente e scapolo, però ho scritto un
libro che è diventato molto popolare. Si intitolaAmi, il bambino
delle stelle. O meglio, Pho dettato a un cugino appassionato di
letteratura: Victor. Lo ha scritto lui. Lavora in banca e nei mo-
menti liberi viene a casa mia a lavorare con la macchina portati-
le: cosi abbiamo realizzato il libroAmi.
Victor crede che il mio racconto sia una stupidaggine, una
fantasia di bambino. Dice che se si è degnato di scriverlo, è stato
solo per ‘sgranchirsi la mano’, perché pensa di pubblicare una
novella, cun libro vero’, qualcosa diserio>relativo alia ‘tortura delia
frustrazione mentale5... una scempiaggine di una noia mortale.
Grazie al successo dAmi, libro che parla di stelle, cufo’ e amore,
anche Victor vuole ambientare il suo racconto nello spazio.
Vorrebbe sapere come faccio a immaginare i mondi o le
persone extraterrestri: io gli rispondo che racconto quello che
ho visto, non quello che immagino. Ma lui pensa che il mio
racconto non sia reale, che io abbia inventato tutto, dice che
invento storie con moita facilita: tuttavia, quello che racconto in
Am i non ha un pelo di fantasia.
Ami esiste, è un mio amico, un visitatore di un altro mon­
do. È comparso in una spiaggia solitaria sul far delia sera, alia
fine delFestate.
Riüsciva a indovinare i miei pensieri, a planare come un
gabbiano e anche a ipnotizzare gli adulti. Sembrava non avere
piu di otto anni, tuttavia pilotava un cufo’ ed era capace di co-
struire apparecchi molto piu complicati di un televisore. Disse
7
di essere una specie di messaggero o maestro. Forse era un adul­
to, ma con 1’aspetto e il cuore di un bambino.
A bordo dei suo veicolo spaziale mi portò in pochi minuti
soltanto a conoscere vari paesi delia Terra. Poi andammo sulla
Luna: non mi piacque, troppo arida. Sembrava un formaggio
secco visto con la lente di ingrandimento. Inoltre, era sempre
notte, anche se c’era il sole, perché il cielo appariva nero. Ami
invece, era felice meritre guardava la luna e qualsiasi altra cosa,
si rallegrava di tutto; niente lo disgustava, tranne mangiare car­
ne: gli facevano pena gli animaletti.
Piu tardi mi portò in un mondo bellissimo che si chiamava
Ofir, o meglio, si chiama Ofir, perché esiste, è reale. È vicino a
una stella rossa: un sole quattrocento volte piu grande dei nostro.
Là non si conosce il denaro: tutti prendono secondo le loro
necessita e danno secondo la loro coscienza e la loro buona vo-
lontà. Siccome non ci sono persone disoneste, non è necessaria la
polizia, non esistono lucchetti, catene, muri, cancelli, recinti o ser-
rature e per lo stesso motivo non si complicano la vita con i docu-
menti. Non sono divisi in nazioni: Ofir è un’unica nazione di
fratelli e siccome sono fratelli, non esistono gli eserciti, nè la guer­
ra. Non sono divisi nemmeno da religioni, pensano che Dio è
Amore: questo è tutto. Vivono cercando di fare il benee di supe-
rare se stessi ogni giorno, ma si divertono anche molto, in modo
sano. Là tutto è libero, niente è obbligatorio.
Ami ha detto che la Terra potrebbe vivere cosi. Per questo
è necessário che tutti conoscano quello che è venuto a rivelare,
cioè che 1’Amore è la Legge Fondamentale delFuniverso: con
questo ben chiaro in tutti i cuori, il resto diventerà molto facile.
Ha detto anche che se non lo faremo, ci distruggeremo irri-
mediabilmente, perché un alto livello scientifico e poco amore
nelle persone, è la formula ideale perché un mondo si autoeli-
mini. Questo è quello che sta accadendo sulla Terra, perché non
siamo civilizzati.
Secondo Ami, sono civilizzati i mondi che hanno tre requi-
siti fondamentali: -
1) Devono riconoscere che 1’Amore è la Legge Fondamen-
tâle dell’universo.
2) Devono smettere di essere divisi da frontiere e formare
un unicò Paèse di fratelli.
3) L’Amore deve essere il fondamento di tutta 1’organizza-
zione mondiale.
Ami usò Tesempio di una famiglia per spiegarmi qüest’ultimo
punto: le famiglie condividono tuttò con affetto, perché sono
unite dairamore. Disse che tutti i mondi civilizzati vivono in
questo modo. Mi fece anche sapere che esiste una Legge Univer-
sale che impedisce agli abitanti dei mondi superiori di interveni-
re in modo invasivo nelPevoluzione dei mondi non civilizzati:
possono solo suggerire in modo molto sottile quello che do-
vremmo fare, in accordo con un misterioso ‘piano di aiuto’.
Mi chiese di scrivere un libro, riferendo tutto quello che
avevo conosciuto e vissuto al suo fianco. Disse che àvrei dovu-
to farlo come se si fosse trattato di un racconto, non per quello
che è: una realtà.
Per questo ho detto che tutto quello che ho riferito in ‘Ami’
è una favola. A propósito, lo ripeto anche adesso: non ho mai
conosciuto nessun extraterrestre e non sono nemmeno andato
in un mondo superiore. Anche questo racconto è un prodotto
delia mia fantasia...
Se molte persone ritengono che quello che dice Ami è tutto
vero, perché coincide con i messaggi telepatici che loro ricevo-
no, è un caso.
Firmato: Pierre X
9
Lultima cosa chc visitammo, fu un mondo rosato. Li cero io
stesso, ma da grande, qualcosa dei genere. C’era una donna che
mi aspettava da molto tempo.
Aveva il viso azzurro chiaro e lineamenti da giapponese,
sentii che ci amavamo.
Improwisamente spari tutto. Ami disse che questo sarebbe
accaduto nel futuro,dopo molte vite. Non compresi questo de-
licato argomento se non piú tardi.
Io vivo solo con la mia nonnina. Andiamo sempre a passa-
re le vacanze d’estate al mare, ma la stagione scorsa non abbia-
mo potuto farlo, per mancanza di denaro. Questo mi ha rattri-
stato, perché Ami aveva detto che sarebbe tornato se avessi scritto
il libro: pensavo che lo avrei rivisto sulla riva dei mare.
Airinizio, volevo raccontare la mia áwentura a tutti, ma
Ami e Victor mi raccomandarono di non farlo. Dissero che
avrebbero pensato che sono pazzo (questo pensa di me mio
cugino). Non ci badai e appena tornammo a scuola, cominciai a
raccontare la mia meravigliosa storia a un compagno di classe,
che era un mio caro amico. Non ero ancora arrivato al viaggio
in cufo’, che scoppiò a ridere. Dovetti dirgli che era stato tutto
uno scherzo, che stavo prendendolo in giro: cosi tornai di nuo-
vo un bambino normale.
Per questo non posso rivelare la mia identità.
10
P a ^ fe T-Vi m a
11
i . C7I dubbio
Stavo aiutando mio cugino nel suo racconto, voleva scrivere
una stupidaggine su una super civiltà di pulei intelligenti che
venivano da una lontana galassia a dominare telepaticamente
tutti gli abitanti di questo mondo, per poi sfruttarli facendoli
lavorare a estrarre uranio per loro...Siccome questo mi sembra-
va grottesco, trito, assurdo e dannoso, si arrabbiò. Mi chiese se
per caso non avevo mai pensato che la mia avventura con Ami
fosse stato un sogno; alFinizio non ci badai, ma lui insistette,
mi chiese delle prove. Gli parlai delle ‘noci’ extraterrestri che
Ami mi aveva regalato e che la mia nonnina aveva assaggiato,
andammo a chiederlo a lei.
“Nonnina, Victor è uno stupido, pensa che io abbia sognato la
storia di Ami. Raccontagli tu: è vero che hai mangiato ‘noci’
extraterrestri?”
“Che noci, figliolo?”
"Extraterrestri, nonnina.”
“Quando, Pierre?” Chiese con la bocca spalancata, mo-
strandosi sorpresa.
A questo punto delia conversazione Victor, trionfante, sor-
rideva ironico.
“L’ultima estate che siamo stati al mare, ricordi? Racconta-
lo a Victor.”
“Sapete bene che mi manca la memória, figlioli. Questa
mattina, per esempio, ho dimenticato il portamonete al negozio
di alimentari, me ne sono accorta quando è arrivato il lattaio a
riscuotere. L’ho cercato da tutte le parti e...”
“Ma ricordati delle ‘noci’ extraterrestri che hai assaggiato.
12
Hai detto che ti piacevano tanto...”
"...Ho chiesto al lattaio di riaccompagnarmi in macelleria...
no, credo che fosse il negozio di alimentari. Si, meno male che
don Saturnino è cosi onesto. Lo ha custodito per me...”
Feci mille tentativi, ma la mia nonnina semplicemente non
ricordava niente di niente.
“Vedi?” Disse Victor con aria soddisfatta “non hai prove.
Ammetti che è stato tutto un sogno: bello, devo ammetterlo,
altrimenti non lo avrei scritto, ma è fantasia, in fin dei conti.”
Cercai una prova. Purtroppo, a parte quello delle ‘noci5,
Ami non mi aveva lasciato nessun ricordo materiale, niente di
tangibile. Continuai a pensare finché si accese una luce nella
mia memória.
“Ce rho!”
“Che cos’hai?”
“Quando Ami se ne andò, tutta la gente dello stabilimento
baliieare vide 1’ eufo’i”
Con questo era sconfitto...Ma lui non si impressiono.
“So già che cè stato un awistamento quel giorno, ma sono
sicuro che la storia ti è venuta in mente li, vero?”
"Non mi è venuto in mente niente, ci sono testimoni...”
"Testimoni degli oltre ventimila casi di luci nel cielo. Nes-
suno sa di cosa si tratta: plasma, rifrazione atmosférica, palloni-
sonda, aerei. In sostanza, luci nel cielo. Da qui a dire che si tratta
di astronavi... c’è moita immaginazione in mezzo. Ma inventare
che si è avuto contatti con un essere di un altro pianeta... andia-
mo! Per di piu, dire che si è andati in un altro mondo... questo
significa spingersi troppo lontano. Puoi arrivare a essere un bra­
vo scrittore di fantascienza, ma non confondere la realtà con
Pimmaginazione. Ci sono manicomi...”
“Ma è vero. È vero!”
“Prove!” Pretese mio cugino “può darsi che tu abbia so-
gnato tutto. Può darsi che ti sembri di ricordare una realtà, inve-
ce di un sogno, pensaci...”
13
Non volli ammetterlo. Dissi che ero stanco, che domani
avremmo continuato a guardare il suo racconto, ma quella
sera mi venne un dubbio: ‘E se stessi ricordando un sogno?’
Mi sembrava impossibile, ma che prove avevo, dopo tutto?
Quella sera ero angosciato, dovetti ricorrere al libro, aAmi, in
cerca di qualche indizio.
Lo lessi, credo per la prima volta, con tanta attenzione, dal-
l’inizio alia fine, ma fu solo alia fine che trovai quello che mi servi-
va come prova inconfutabile: il cuore alato inciso sulla roccia!
Certo, eccolo! Ami portava un abito bianco e al centro dei petto
aveva un simbolo: un cuore dorato con le ali, circondato da un
cerchio. Piu tardi mi spiegò che stava a simboleggiare 1’umanità
unita nell’amore. Dopo la sua partenza, quel disegno apparve in­
ciso nella roccia sulla quale avevo conosciuto il bambino spaziale.
Sembrava essere stato fatto fondendo la pietra. Io lo avevo visto
molte volte...o anche questo faceva parte dei sogno?
Non mi sentivo sicuro, perché ricordavo una zia che affer-
mava di fare sogni lunghissimi, pieni di piccoli particolari, con
un ‘tema’, perfino. Diceva che continuavano la notte successiva,
dal punto nel quale era rimasta prima dei risveglio, come le pun-
tate di una telenovela.
Che il mio incontro con Ami fosse qualcosa dei genere?...
Decisi che 1’unica cosa in grado di darmi la prova definitiva
era il cuore nella roccia sulla spiaggia. Se era li, anche Ami e il
resto erano realtà: se non esisteva, tutto era stato un bel sogno.
Quando rividi mio cugino, la prima cosa che gli dissi fu:
L>e una prova.
“Di che cosa?”
“Del fatto che il mio incontro con Ami è stato reale.”
“Qual è?” Chiese senza darmi troppa importanza.
“II cuore inciso sulla roccia delia spiaggia.”
“Storie! Dimentica tutto e continuiamo a rivedere il mio
racconto. Stavo pensando che, al posto delle pulei intelligenti ci
starebbe meglio una razza di scorpioni telepatici...”
14
“Ma prima andiamo alia spiaggia. Hai appena comprato
un’automobile e...”
“Cosa? Sei pazzo! La spiaggia è a piu di cento chilometri e
10 sono un uomo molto occupato. Non mi interessano le fanta­
sie di un bambino sognatore.”
“Ma ti interessa scriverle e...”
“Questo è molto diverso! Non mi piace 1’insolenza! Io scri-
vo le tue storie per fare pratica, ma non confondo le cose: è
fmzione, immaginazione e basta.”
“È realtà!” Protestai disgustato.
Mi lanciò uno sguardo di rimprovero e poi disse: “Comin-
ciò â preoccuparmi seriamente delia tua salute mentale, Pierre.”
11 suo tono protettivo mi lasciò perplesso. Avevo veramente
paura di essere pazzo, per questo volevo uscire dall’incertezza
una volta per tutte.
“Allora, facciamo una cosa, Victor: andiamo alia spiaggia e
se il cuore non esiste, capirò che è stato tutto un sogno e non
corifonderò nüòvamente le cose. Ma se è li...”
“E dàgli con questa stupidaggineL. Va bene, 1’estate prossi-
ma ci andremo.”
“Lestate prossima! Mancano sei mesi!”
“Abbi pazienza, quest’estate andremo ã verificare che con-
fondi le cose. Continuiamo con il mio racconto. Ascòlta: degli
scorpioni dotati di telepatia...”
Mi sentii come prima di fronte a una muraglia crudele. Re-
agii violentemente: “Allora ci andrò da solo! Fuggirò, scappe-
rò, comunque sia, arriverò alia spiaggia. Inoltre, non mi inte­
ressano i tuoi scorpioni telepatici, è tutto cosi ridicolô! Non ti
aiuterò mai piu!”
“È meglio che me ne vada” disse Victor, vedendo la mia
alterazione “domani ti passerà.”
Usei di casa augurandomi là buona notte.
“Non tornare mai piu!” Gli gridai.
15
Poi mi chiusi nella mia stanza: steso sul letto, ero sul pun-
to di piangere...beh... lo feci, ma non molto, perché noi uomi-
ni non dobbiamo piangere...
Quella notte decisi di fare qualcosa di piu che lamentarmi
e compiangermi piagnucolosamente e morbosamente per le
mie difficoltà.
NeH’oscurità chiusi gli occhi e per piú di unora immaginai
che andavo alia spiaggia.
II giorno successivo, nel pomeriggio, comparve Victor
fischiettando.
“Al lavoro, campioni!” Disse, come se non fosse successo
niente. Io rimasi freddo e distante.
“Ho sentito, ma ho una montagna di compiti da fare” finsi
di studiare un libro di geografia.
“Ma solo un’oretta...Mi è venuta in mente una lotta fra due
razze di extraterrestri: gli scorpioni telepatici contro quei ‘bo-
naccioni’ che hai immaginato tu, quelli di Ofir...”
Questo mi fece ribollire il sangue, ma feci finta di niente.
“Impossibile, scusami. Arrivederci.”
“Hummm...sospetto che tu sia ancora arrabbiato per quel­
lo che è successo ieri.”
“Le steppe sono pianure incolte di grande estensione...’
Scusa, cosa significa incolte?”
“Non lo so. Humm...va bene. Stavo pensando che mi fa-
rebbe bene un riposino sulla spiaggia...”
“E...?” La speranza si affacciò per la prima volta.
“Potremmo andarei venerdi sera, portare la tenda e tutto il
resto. Lungo il cammino, possiamo andare a verificare che non
esiste nessun cuore su quella roccia. Ma se sei cosi arrabbiato
con me...”
“Arrabbiato con te? Certo che no!” Esclamai felice.“Ma a
cosa è dovuto questo cambiamento?”
“Cambiamento? No, solo che stanotte non mi ha lasciato
dormire per un’ora 1’idea di portarti alia spiaggia. Quando ho
16
deciso di farlo, solo allora sono riuscito a chiudere gli occhi.
Credo di aver bisogno di un po’ di riposo. Inoltre, non voglio
che un giorno ti arrabbi tanto che il mio libro...volevo dire, i
tuoi libri si fermino senza il mio aiuto...”
Bene, non so cosa sia accaduto. Fatto sta che venerdi sera pre-
parammo i bagagli, salimmo sulFauto di Victor e in un paio
d’ore arrivammo alia spiaggia.
Respirai Faria di mare come se fosse stato un balsamo vita-
le: tutto mi portava i ricordi dei mio viaggio spaziale, di Ami.
Scendendo dalfauto diedi un’occhiata verso le rocce. Mi
sembrò quasi di vedere li 1’ cufo’ dei bambino delle stelle, sospe-
so nelFaria, sopra la spiaggia...
17
2.. S u l l a r o c c i a
Victor voleva montare la tenda, invece di andare a vedere la
roccia, perché si faceva notte, ma lo convinsi ad andarei imme-
diatamente.
“Bene” disse “già che siamo qui... Anche se sta facendo
buio. Viene già notte...”
“Emeravigliosamente chiaro. Andiamo.”
Lasciammo Pautomobile sul sentiero che portava verso le
rocce e camminammo in direzione dei mare.
La notte era arrivata, le nubi lasciarono il passo a una gran­
de Luna che illuminava tutto. Ricordai la luna piena di ‘quella
notte5: gli stessi riflessi sull’acqua, lo stabilimento balneare al-
1’altro lato delia baia, cosparso di punti luminosi, le rocce... era
tutto uguale.
Lemozione accelerava il mio cuore e le mie gambe, invece
mio eugino avanzava con grande fatica.
“È troppo buio, scivoloso...”
“Bisogna camminare con sicurezza, uomo” dissi, molto piu
avanti di lui.
"Che stupidaggine! Sarebbe meglio tornare domani, di gior-
35
no.
“Sarebbe una pazzia, siamo quasi arrivati.”
Sentii un rumore là dietro: mio eugino era nei guai.
“Pierreee!”
“Cosa succede?”
“Sono çaduto in aequa! Vieni, aiutami!”
“Si deve camminare sulle pietre, non nell’acqua” dissi, men-
tre mi apprestavo a soccorrerlo.
“Non riesco a vedere la differenza: qui è tutto nero.JDam-
18
mi la mano.”
“Se ti ostini a non voler vedere, tutto sarà scuro per te...”
“Guarda come sono ridotto: la gamba bagnata, la scarpa...
Questa è una pazzia, io non continuo, torniamo domani.”
Mi sembrò assurdo dover aspettare fino al giorno seguente, dal
momento che eravamo a pochi metri soltanto dalla roccia.
“Stiamo già arrivando, mancano solo pochi passi.”
"Può darsi, ma qui è viscido, pericoloso. Le pietre sono pie-
ne di muschio umido, la marea sta salendo, è facile rompersi la
spina dorsale. Ritorniamo alia spiaggia, prepariamo la tenda,
dormiamo e domani torniamo.
“Attento,Victor, arriva l’acqua! Salta su questa roccia piu alta!”
“Che acqua? Che roc...? Glub!”
Questa volta si bagnò fino al collo.
Veramente mio eugino era un vecchio, malgrado non aves-
se piú di trent’anni.
Montammo la tenda sulla sabbia. Victor si cambiò d’abito,
mentre io preparavo a malincuore uno stupido fuoco.
“Mettersi con i bambini...” protesto lui.
“Mettersi con i vecchi...” protestai io.
“Bene” dissi impaziente “sei già asciutto. Adesso ti stendi,
mentre io vado e torno...”
Io vedevo cosi facile la faccenda. Era cosi, ma gli adulti
hanno lo strano potere di complicare tutto, di rendere terribil-
mente difficoltose e complesse le cose piú semplici...
“Questo mai! Ti metterai qui al mio fianco. Su quelle nere
rocce potrebbe succederti qualunque cosa. Ho sonno, andiamo,
stenditi.”
"Ma...”
"Stenditi!”
Decisi di assecondarlo, di stendermi, ma appena si sarebbe
addormentato...
"Va bene, dormiamo. È molto divertente dormire...”
19
Attesi 1’oscurità come un serpente in agguato. Un5infinità
di tempo piu tardi, la sua respirazione mi fece comprendere
che dormiva. Cominciai a scivolare fuori dal sacco a pelo mol­
to cautamente e raggiunsi Tuscita. Quando stavo per mettere
fuori la testa, una mano mi afferrò per il collo delia camicia.
“Dove vai?” Chiese Victor.
“Ecco, là fuori, in bagno. Mi capisci...” La scusa perfetta!
Mi era venuta come unispirazione: a nessuno si può negare di
andare in bagno.
“Va bene, ma torna immediatamente.”
“Non preoccuparti, torno subito” questo lo credeva lui...
Una volta fuori dalla tenda, corsi alia velocità dei fulmine ver­
so la ‘mia’ roccia. Una strana forza sembrava essersi impossessata
di me, perché stavo saltando di pietra in pietra, come un coni-
glio. In pochi secondi mi trovai ai piedi dei mio destino finale.
Mi fermai emozionato, accarezzai la roccia: quanto avevo im-
piegato ad arrivare fin li! Ora bastava scalarla per vedere il
cuore alato... E se non c’era?
Tutto si oscurò quando pensai a questa eventualità e persi tutta
quella forza straordinaria.
Cominciai a salire con grande difficoltà, intriso di dubbi e
di timori, come un adulto. Scivolai di qua e di là, ma alia fine
(alia fine!) arrivai in cima.
Camminai emozionato sulla superfície piatta: da lontano, a
causa delloscurità, non si vedeva bene il punto nel quale doveva
essere impresso. Mi awicinai molto lentamente, come pregustan-
do il momento, con una sensazione di angoscia mista ad allegria.
Arrivai al punto, cercai il simbolo da tutte le parti, ma non
c’era. Non c’era! Non esisteva!
"Non è mai esistito” dissi con la disperazione nel cuore “è
stàto tutto frutto dellimmaginazione...un sogno...”
"Io non sono un sogno” disse una voce conosciuta alie
mie spalle.
20
Mi volsi molto lentamente, quasi temendo che quello che
avevo sentito fosse un’illusione uditiva, o qualcosa dei genere.
Guardando, scorsi la bianca figura dei mio piccolo e amato
amico: era li, sorrideva come sempre.
“Ami!”
21
3 . 1^'vc.ovro
Non riuscii a trattenere lacrime di gioia neirabbracciarlo. Era
reale, era solido: tutto era stato reale, tutto.
“Sei piu alto, Pierre.”
“È vero, o tu sei piu piccolo. Ti sei ristretto!” Ridemmo,
come tante volte in passato.
Ali improwiso ricordai Victor che mi aspettava nella tenda.
"Prima era la tua nonnina, adesso è tuo cugino. Non puoi
proprio vivere senza preoccuparti?” Ami percepiva sempre i miei
pensieri.
“Hai ragione, ma è che...”
“Èche niente. Lo tengo profõndamente addormentato nella
tenda: la notte è nostra.”
“Davvero?”
“Certo. Vuoi vederlo sullo schermo?” Chiese Ami pren­
dendo il piccolo visore, televisore o come si chiamava Tappa-
recchio che teneva nel cinturone.
“Non è necessário, ti credo.”
“Ma va! Questo è un progresso.”
“Che cosa?”
“Che tu sia capace di credere qualcosa.”
“Non ti comprendo, Ami.”
“IIviaggio che hai fatto, non è forse stato motivato dai tuoi
dubbi?”
Pensai un po5prima di rispondere. Ami aveva ragione: ave-
vo messo in dubbio la sua esistenza. Questo mi aveva fatto de-
siderare di andare a verificare...
“Èvero, ma ne valeva la pena, adesso sono sicuro che esisti.”
“E quando me ne andrò? Sei sicuro che dopo non penserai
22
chc è stato solo un sogno?”
“Assolutamente. Tu sei reale” gli toccai la spalla.
“E prima? Non era reale? Tuttavia, hai dubitato...”
“Hai di nuovo ragione. Perché a volte uno ha dei dubbi, Ami?”
“Perché la mente funziona a vari livelli, scollegati gli uni
dagli altri. A volte un uomo può essere violento e crudele; altre
volte, affettuoso e tranquillo. Se sei a un livello alto, puoi riusci-
re a vivere cose meravigliose, come incontrare me, comprende-
re grandi verità o fare dei tuoi desideri una realtà... Se sei a un
livello basso, non puoi collegarti con i livelli superiori: anche se
li avessi conosciuti in precedenza, avresti dei dubbi.”
“Non accadrà piu, Ami, ma perché non sei venuto 1’estate
scorsa? Io avevo scritto il libro e...”
“E hai pensato che io sarei venuto immediatamente?” Rise
“non ti ho dato una data precisa; Devi sviluppare dentro di te la
pazienzá, la scienza di mantenerti nella páce interiore. Uimpa-
ziente non è in armonia conTuniverso: tutto ha la sua ora, il suo
tempo. Inoltre, coi tuoi dubbi violi una serie di requisiti neces-
sari per stabilire un contatto, ma tu sei un caso speciale... an­
che se a volte dubiti delia mia esistenza.”
“Mi dispiace molto, Ami. Ti ripeto che non succederà piu.”
Aspirò Paria notturna guardando le luci dello stabilimento
bâlnearé situato alPaltro lato delia baia.
“Ma tutto va perfettamente bene nelPuniverso. Andiamo,
devo portarti a fare un giro per la galassia.”
“Fantastico! Dove hai la tua nave, sotto 1’acqua?”
“No, qui sopra” indicò verso il cielo. Guardai, ma vidi
solo stelle.
“Non la vedo...”
“È invisibile. Andiamo, voglio presentarti una persona.”
“Non sei venuto solo, questa volta?”
“No” rispose tirando fuori uno degli apparecchi dal suo
cinturone.
AlPinizio non mi piacque 1’idea di condividere il viaggio
23
con uno sconosciuto: mi sentivo piu in confidenza con lui solo.
“Come saliremo sulla nave?”
In queiristante una luce gialla molto forte ci illuminò e al tem­
po stesso mi sentii sollevare in aria. Questa volta non mi spaven-
tai troppo, perché lo avevo già sperimentato in precedenza.
Sopra di noi apparve Y cufo’ con un’apertura luminosa
sotto lo scafo. Poco dopo eravamo in piedi nella nave, sulla
piccola rampa di accesso che già conoscevo. Non potei fare a
meno di emozionarmi.
“Cosa ti succede?” Chiese ridendo “sei come una vecchia
piagnucolona.”
“Non so...È che trovarmi di nuovo qui (snif) è.-cosi irreale.,.
ma non è fantasia, è realtà. Grazie (snif), Ami.”
“Smetti di dire stupidaggini. Se non fosse per i tuoi dubbi,
questo ti sembrerebbe perfettamente normale, come è sempre
stato. Andiamo, qualcuno ci aspetta nella sala di comando. Vie-
nidiqua.”
Lo seguii senza troppo entusiasmo. Immaginai che un si-
gnore con la faccia verde ci aspettasse: a Ofir avevo visto ogni
genere di strani esseri.
Entrando, vidi una curiosa creatura di aspetto piú o meno
umano: unesiíe bambina con la pelle chiara, occhi viola e lun-
ghi capelli rosati, ornati da una ridicola farfalla di tela gialla.
Indossava una tuta azzurra molto comoda. Mi guardò intensa­
mente e con serietà, come se fossi uno strano animaletto. Mi
sembrò antipatica e decisamente brutta.
Ami le parlò in una strana lingua, ma gli sentii fare il mio
nome.
“Ti presento Vinka” mi disse poi “andiamo, salutatevi” ci
incoraggiò sorridendo. Parlò in entrambe le lingue.
Ci guardammo senza troppa allegria nè cordialità e mi tese
una mano lunga e sottile. Provai una specie di repulsione che
quasi mi impedi di toccarla, ma per buona educazione gliela
strinsi, dopo averle contato le dita di nascosto (erano cinque).
24
Aveva un calore e una dolcezza gradevole...
Dissi ‘molto piacere’ awicinandomi per darle un bacio sul
viso, come si usa fra i bambini e le bambine delia mia città. Lei
borbottò qualcosa di incomprensibile e ritrasse la guancia sor-
presa.
Ami era piegato in due dalle risate, ma le spiegò nella sua
lingua (da quello che seppi dopo), che per me era normale
salutare cosi.
“Nel mio mondo questo non si fa...Questione di usanze”
mi disse ridendo.
Io ricordai che a Ofir il bacio era molto comune, per que­
sto dedussi: “Allora il suo pianeta non è civilizzâto.”
“Hai ragione, lei proviene da un mondo non civilizzâto,
come la Terra. Bene, sarebbe meglio che riuscisté a parlare fra
di voi: prendi, metti questo nel tuo orecchio, è un traduttore.”
Ami teneva in mano un piccolo oggetto simile a un apparecchio
acústico, ma senza filo. Né trovò anche uno che si adattava agli
occhi viola.
"Adesso” disse Ami parlando nelFaltra lingua, ma nell’appa­
recchio io sentivó la traduzione “conversate fra voi.”
“Ciao” disse 1’umanoide.
Sebbene le sue labbra emettessero strani suoni, attraverso
1’apparecchio io la comprendevo.
“Ciao” risposi.
“Come si chiama il tuo pianeta?” Mi chiese.
“Terra. E il tuo?”
“Kia” rispose.
Adesso, dopo averla sentita parlare ed essere riuscito a met-
termi in comunicazione con lei, non mi dispiaceva piu tanto la
sua presenza.
“Quanti anni hai, Vinka?” Chiesi.
“Duecentoquarantacinque anni” rispose.
Io rimasi scioccato: non sembrava essere cosi terribilmente
vecchia...
25
“Aspettate, aspettate” ci fermò Ami, divertito da quel dia­
logo “mentre il pianeta Kia fa piu di venti giri intorno al suo
sole, la Terra ne fa solo uno, ma in definitiva, avete piu o meno
la stessa età.”
Osservai Vinka molto attentamente: aveva gli orecchi a
punta molto graziosi, si adattavano bene ai suoi capelli, sottili
come quelli dei pulcini appena nati.
“Sicché nel tuo mondo non ci si può baciare in viso...”
“Solo fra innamorati, fidanzati o sposi” spiegò “voi sem-
brate essere molto moderni, sulla Terra.”
“Non tanto quanto su Ofir.”
“Cos’è Ofir?”
“Un mondo civilizzato. Ascolta, Ami, non hai portato Vinka
a spasso per 1’universo?”
"Si, ma non a Ofir. Preparatevi, ora vedrete uno spettacolo
molto interessante: la danza delia galassia.”
Lo sollecitammo a spiegarsi meglio.
“Bene, voi sapete che le stelle si muovono...”
Volevo impressionare Vinka con le mie conoscenze astro-
nomiche: “I pianeti si muovono, ma le stelle sono fisse” dissi.
Ami rise un po5, prima di spiegare: “Sembrano essere fisse,
ma si muovono a grande velocità intorno alia galassia. Adesso
andiamo a guardare come se fossimo fuori dalla dimensione
spazio-tempo che conosciamo. Da li osserveremo la Via Lattea.
Sara come vedere una pellicola molto accelerata, comprendete?”
Ambedue dicemmo di si, anche se non sembravamo mol­
to sicuri.
“Inoltre, ogni stella emette una vibrazione, muovendosi:
Tascoíteremo sotto forma di suono e al tempo stesso percepire-
mo come risuona ogni corpo celeste delia galassia. Andiamo.”
Ci invitò a sederci mentre azionava i comandi.
Sullo schermo centrale apparve lo stabilimento balneare:
vidi la tenda e Tanto di Victor. Sulla roccia si stagliava nitida­
mente ilcuore alato...
“Eccolo li il simbolo! Quando 1’ho cercato non sono riu-
26
scito a trovarlo...”
“È stato uno scherzo, Pierre. È sempre stato li, ma ti ho
ipnotizzato perché non lo vedessi.”
"Ma come hai potuto ipnotizzarmi? Non ho sentito nessun
ordine da te.”
“È stato un ordine telepático.”
“Ipnosi a distanza!” Esclamò Vinka ammirata.
“Deve essere favoloso” dissi, pensando a tutte le possibilita
che avrei avuto se fossi riuscito a fare qualcosa dei genere. Per
esempio, ordinare a un venditore di giocattoli di regalarmi tutto
quelló che volevo, oppure convincere il professore che il mio
compito era perfetto, anche se tenevo davanti al suo naso un
foglio bianco. Avrei potuto...”
“Chi disponesse di un tale potere” disse Ami “potrebbe
fare trucchi di ogni genere. Per questo, poteri cosi grandi sono
fuori dalla portata di chi li potrebbe usare per fare il male. La
Legge universale dirige questi livelli.”
Mi sentii autorizzato a ottenere quel potere.
“Io conosco quella Legge, è 1’Amore...”
“E credi sia suffieiente sòlo conoscerla?”
“Cosa ci vuole ancora, Ami?”
“Metterla in pratica.”
“Hai ragione: per questo io la metto sempre in pratica.”
Ci credevo sinceramente, mentre lo dicevo, ma le parole di
Ami furono come un secchio d’acqua gelata: “Ti sembra che
mandare in rovina un venditore di giocattoli per soddisfare i
tuoi capricci sia amore? Ritieni che obbligare una persona ad
agire contro la sua volontà sia amore? Pensi che ingannare e
fare trucchi sia amore?”
Ami aveva percepito i miei pensieri, che erano passaii cosi rapi­
damente che quasi non me n5ero accorto. Le sue dure parole mi
fecero stramazzare sullo schienale delia poltrona: era come se mi
avesse spaccato in due, mi vergognai. Non riuscivo a parlare, ero
completamente privo di energia vitale. Inoltre, Vinka era stata
27
testimone delia mia disonestà mentale e delia sgridata...
In tono molto affettuoso, Ami cercò di consolarmi.
“Non preoccuparti, Pierre, lei la tengo in una specie di
leggera trance, non ha sentito niente.”
Questo mi tranquillizzò un poco, come il tono affettuoso
di Ami, ma non ero ancora capace di muovermi e di parlare. Mi
ero sempre considerato una specie di bambino esemplare, ma
ora verificavo che con rimmaginazione ero solito tramare cose
poco pulite. Ami era riuscito a farmelo notare ed era crollata
Topinione che avevo di me stesso: ero piuttosto disonesto.
Non so perché, ma poco a poco cominciai a sentire una gran
rabbia nei confronti di Ami. Quest’ira mi dava la forza di
sostenermi, cosi che non la ostacolai.
“Questo è 1’aspetto peggiore dei mio lavoro: a nessuno fa
piacere che gli si mostrino aspetti che pensava di non avere, ma
se qualcuno non lo facesse, non saprebbe mai di averli e non li
ripulirebbe mai. Nessuno cerca mai di superare un difetto che
non crede di avere, ma bisogna saper dire le cose poco a poco.”
Sentii che ogni parola di Ami era un attacco, un5accusa, una
condanna, una calunnia. La mia rabbia stava crescendo: chi era
lui per venire a condannarmi? Non poteva giudicarmi cosi fero-
cemente per uno scherzo delia mia immaginazione. Pensai che
non avrei mai usato il potere di ipnotizzare a distanza per scopi
malvagi, no, perché non ero mai stato un bambino cattivo, anzi...
“Si è ripreso il tuo ego?” Ghiese Ami ridendo come sem­
pre, ma la sua risata mi sembrò sardonica e crudele.
“Continui a offendermi?” II mio era un tono di sfida: “vo-
glio tornare a casa, alia tenda, tutto questo mi ha stancato.”
Mi alzai, mi ero ripreso, la mia opinione di me stesso era
di nuovo buona: solo Ami era ingiusto, una cânaglia, un ca-
lunniatore...
Lo guardai con aria di scherno e dissi: “Tu, il bambino
meraviglioso, Fextraterrestre...pur parlando di amore, vantando
amore, nel momento delia verità sai soltanto condannare i pic-
coli errori delia gente. Tu non hai neanche un po’di amore. Sei
un prete falso, che predica, ma non mette in pratica. Da una
persona disonesta come te non può venire niente di buono: per
questo me ne vado. Me ne vado!”
Ami ascoltava in perfetta tranquillità le mie aggressioni ver-
bali, ma credetti di notare una certa tristezza nel suo sguardo.
“So che ti fa male, Pierre, ma è per il tuo bene. Scusami.”
“Non ci sono scuse che tengano, me ne vado.”
Vinka si svegliò.
“Non puoi andartene cosi presto, Pierre. Vorrei parlare un
po’ di piú con te, sapere di te, dei tuo mondo...”
Le sue parole mi sorpresero, mi addolcirono, stavo tornan­
do alia realtà. Sospirai.
“Beh, nemmeno io volevo andarmene, Vinka, ma è che...”
“Cosa c’è, Pierre?” Chiese, guardandomi dal fondo dei suoi
luminosi occhi viola... Era molto bella, ma solo adesso lo nota-
vo... “Perché vuoi andartene, Pierre?”
“Andarmene? Io? E dove?”
“Hai detto che volevi andartene, perché?”
Allora ricordai il ‘colpevole’.
“È che Ami ce 1’ha con strane cose, mi ha offeso.”
“Mi sembra di essermi addormentatà, non ho sentitó nien­
te. Ami, è vero che hai offeso Pierre?”
"Dirè la verità, è offendere?” Chiese lui. “Ho voluto solo
fargli vedere che un appoggio al quale si sosteneva era falso.
Questo gli ha ferito Tego, ma gli passerà.”
Mi sembrò di cogliere uno sguardo affettuoso negli occhi di
Vinka, quando mi disse: “Non andartene, Pierre. Credo che
abbiamo iholte cose da direi...”
Io sentivo la stessa cosa, volevo sapere tutto di lei.
Ami se ne usei con un altro dei suoi scherzi: “Basta coi
romanzi d’appendice. Andiamo a vedere la danza delia galas­
sia. Voi avete la vostra rispettiva controparte. Credo di aver
29
mostrato a entrambi la vostra anima gemella, in un incontro
dei futuro: dovete essere fedeli, anche se ancora non 1’avete
incontrata.”
È curioso, ma provai qualcosa di simile a gelosia* quando
seppi che lei aveva un altro ragazzo...
“Non pensare male, Ami, con Pierre è solo amicizia.”
“È difficile essere fedeli a una persona che non si conosce”
considerai.
“Si che la conosci, anche se soltanto attraverso un’occhiata
nel futuro; ma c’è un senso, oltre ai cinque che voi conoscete,
che permette, fra le altre cose, di percepire, sentire una persona,
per quanto lontana si trovi.”
“Telepatia?”
“La telepatia ha a che vedere con i pensieri, il senso di cui
sto parlando si collega di piu ai sentimenti. Non hai sentito la
presenza delia tua compagna, Pierre?”
Questo era troppo intimo.
“Beh, si. A volte, quando sono solo, di notte, penso che c’è
qualcuno per me, da qualche parte.”
“Pensi, o senti la sua presenza?”
“In quei momenti...credo di sentiria.”
“E sei capace di amaria, in quegli istanti?”
“Beh, si...non so. Credo...di si.”
“Allora stai sviluppando quel senso superiore. Per evolvere
di piu come persona, dobbiamo farlo. Ci permette anche di per­
cepire le cose spirituali, senza bisogno di utilizzare gli altri sensi
o il pensiero. Cosi distinguiamo fra persone buone e meno buo-
ne, fra verità e menzogna, cosi percepiamo il vero amore e la
presenza di Dio.”
“A Kia ci sono molte persone che non hanno fede in Dio”
disse Vinka.
“Quando non si ha sviluppato quel senso, è necessaria la
fede. Poi, non è piu questione di credere o di non credere:
semplicemente, si percepisce la Sua meravigliosa Presenza. Cosi
30
possiamo offrirGli il nostro amore, senza bisogno di vederLo.
Questo senso superiore è quello che ci permette di percepire la
nostra anima gemella ed esserle fedele, anche se ancora non è
presente.”
Io pensai alia ‘giapponese’ dei mio futuro, ma non provai
niente. Non capivo se non avevo sviluppato bene il senso di cüi
parlava Ami o se la presenza di Vinka stava creando in me
una...un’interferenza.
“Bene, andiamo a vedere qualcosa di molto bello, ma pri­
ma è necessário che non ci siano impurità su questa nave, al-
trimenti le cattive vibrazioni mentali potrebbero produrre una...
un’interferenza...”
Ami era stato testimone delia mia infedeltà mentale nei con-
fronti delia ‘giapponese’! Mi sentii colpevole.
“È necessário che tu lasci da parte questo, Pierre.”
“Va bene, Ami, non lo farò piú.”
“Mi riferisco al fatto che non mi porti rancore...”
Cosi, si riferiva a questo! Io pensavo si trattasse delia forte
attrazione che la presenza di Vinka stava creando in me. Fortu-
natamente, Ami non se ne era accorto...
“Amici?” Sorrise tendendomi la mano.
“Amici” risposi, senza trovare un solo motivo per non es-
serlo. Vinka mi aveva fatto dimenticare il mio risentimento. Ci
demmo la mano amichevolmente.
“Bravo!” Esclamò contenta la bambina “adesso andiamo a
vedere il concerto delle galassie.”
“La danza delia galassia” corresse Ami “benché sia anche
un concerto. Puoi sederti, Pierre.”
4, LAnc d a n z a c ó s m ic a
La nave vibrò: una luce gialla molto forte riempi la sala di
comando, da gialla diventò rosata, piu tardi viola, poi un bel-
Tazzurro chiaro e finalmente bianco abbagliante; poi si spense,
lasciando la sala illuminata solo da bei riflessi guizzanti, pro-
venienti dalPesterno.
“Guardate attraverso gli oblò.”
Ci alzammo e andammo a vedere. Lo spettacolo faceva riz-
zare i capelli, era meraviglioso! Una moltitudine di stelle multi-
colori si stava disponendo in spirali per tutto il firmamento. Ogni
particella luminosa si spostava lentamente: questo dava 1’impres-
sione di spire di fumo colorate, luminose. Stelle, comete, soli e
pianeti, nubi multicolori di qualcosa che sembrava zucchero
filato o gas incandescente, splendenti filamenti si tendevano,
formando riccioli e si dissolvevano.
La gigantesca spirale si stava facendo sempre piu grande. Si
espandeva come se avesse vita.
Alcuni punti producevano esplosioni di luce molto fugaci,
come se fossero lustrini.
“Stiamo osservando il movimento delia nostra galassia, la
Via Lattea. Ora ascolteremo il suono che produce ogni particel­
la in movimento.”
Ami premette un pulsante nel quadro di comando e la nave si
riempi di suoni indescrivibili: ronzii acuti, gravi, sibili, tuoni sordi e
prolungati. I bagliori fugaci producevano uno scampanellio che
ricordáva la lira: il risultato finale era un concerto impressionante.
“Cosi suona la galassia. Ora aumenteremo la velocità.”
Premette dolcemente un bottone e tutto quelFinsieme ac-
celerò in modo incredibile, si estendeva, cresceva.
32
Sempre piu mi sembrava che tutta la galassia fosse un esse­
re vivente, cosciente, un essere che danzava, una scintillante
medusa cósmica che tendeva luminose appendici al ritmo delia
sua stessa melodia. Si, perché accelerando il movimento verifi­
cai che il concerto e la danza avevano un armonia melodiosa e
un ritmo, una pulsazione, una cadenza, un’oscillazione...
“Mio Dio, che meraviglia!” Esclamò Vinka emozionata. Le
lacrime inumidirono i suoi begli occhi, ancora piu belli e lumi-
nosi cosi, con i vari colori delia galassia danzante riflessi nelle
sue pupille, bagnate dallo scintillio stellare...
La voce di Ami espresse un sentimento reverenziale: “Qui
siamo un po’ piu vicini alia prospettiva di Dio, ma Lui si
compiace di tutte le galassie che danzano insieme. Non con­
templa dalFesterno, come stiamo facendo noi: è Lui che danza,
trasformato in milioni e milioni di ammassi stellãri... Di piu: Lui
contempla dali interno di ogni essere, da quelli straordinari come
una galassia, fino ai piu infimi, come noi e quelli ancora piú
piccoli. Per amore condivide il Suo meraviglioso Spirito con
tutte le Sue creature.”
Di fronte a quel sorprendente spettacolo, Vinka proruppe in
un pianto accorato. Io, con un nodo in gola, mi trovavo in
una condizione analoga.
Volevo offrirle un appoggio, la abbracciai. Lei poso la testa
sulla mia spalla, sentii il suo profumo delicato. Accarezzai la
leggera peluria dei suoi capelli, piú soffice delia spuma, ornata
da quella deliziosa farfalla di tela gialla...
"Basta per oggi” interruppe Ami “tutto è dannoso, quando
è in eccesso, compresa la bellezza. Venite.”
Ci condusse per un braccio ai sedili laterali. Non mi fu faci-
le lasciar andare Vinka...Cosa mi stava succedendo?
Seduto, mentre le intense luci illuminavano di nuovo la stan-
za, mi chiedevo se Ami sarebbe stato capace di mostrarmi qual-
cos’altro che riuscisse a impressionarmi. Dopo tutto questo,
pensai, ogni altra cosa sarebbe stata pallida e fredda.
33
"Niente è freddo, quando c’è amore nel cuore” disse Ami
“guardate fuori.”
Eravamo di nuovo sopra lo stabilimento balneare. Tutto era
come al solito: le rocce, la tenda, le luci, la luna. Questo mi
deluse.
"Andare cosi lontano, fuori dalla galassia, per tornare nello
stesso luogo... Io avrei voluto visitare mondi lontani...”
Ami sorrise.
"Non siamo andati da nessuna parte, siamo sempre stati qui.”
“Ma io ho visto la galassia dall’esterno!”
"Avete visto una proiezione computerizzata di molti miliar-
di di anni di movimento in pochi minuti, qualcosa come una
visione molto accelerata.”
“Ma le stelle erano li, oltre 1’oblò!...”
"I vetri delle nostre navi servono anche come schermi, sui
quali si proiettano o si creano immagini. Èsimile a una pellicola
filmata, ma in un sistema iper-reale, tridimensionale. È impossi-
bile per voi distinguere una visione registrata da un’altra reale.
Guardate.”
Ami effettuò delle manovre sul quadro di comando. Immedia-
tamente il panorama al di là dei vetri cambiò: la notte si tra-
sformò in giorno... il sole cominciava a nascondersi nel mare
vicino. Apparve un bosco, il luogo mi sembrava conosciuto...
“Osserva bene, Pierre.”
Riuscii a vedere un uomo che si awicinava in mezzo al fo-
gliame.
“È il cacciatore!” Esclamai sorpreso.
Nel mio viaggio precedente eravamo stati in Alaska. Ci era­
vamo andati alio scopo di essere awistati da quel cacciatore,
secondo le istruzioni di un ‘super-computer situato al centro
delia galassia, che ha il compito di coordinare i movimenti di
tutte le navi dei mondi civilizzati.
In quelPoccasione, Puomo si era spaventato nel vedere il
34
nostro ‘ufo’ e ci avcva puntato contro il suo fucile. Adesso
stava accadendo la stessa cosa.
“È una registrazione. Tutto quello che appare attraverso i
nostri oblò rimane registrato, poi possiamo rivedere le immagi-
ni in qualsiasi momento, con la stessa nitidezza delia realtà.”
Mi sembrava impossibile che quella fosse una registrazione
video: gli alberi erano li, li. L’uomo, il cielo... ma questo era
successo quasi due anni prima...
Quando 1’uomo puntò la sua arma, come la volta prece­
dente sentii Fimpulso di nascondermi, ma mi fermai: invece
Vinka corse a nascondersi dietro un sedile. Ami e io ridemmo.
“E una registrazione, Vinka. Osservate” manovrò sul qua­
dro di comando e apparve di nuovo la spiaggia di notte. Imme-
diatamente dopo êravamo di nuovo in Alaska: questa volta il
cacciatore non ci aveva ancora visti, stava scendendo ignaro il
sentiero, ma subito ci scorse e voleva attaccarci.
“Adesso lo vedremo al rovescio” 1’uomo camminava all’in-
dietro...
“Vieni a vedere, Vinka, è molto comico.”
Lei venne a guardare il nostro amico che giocava con l’im-
magine dei cacciatore.
“Gome si può sapere quando un’immagine è reale o quan­
do è una registrazione?” Chiesi.
“Gli esseri viventi emettono delle energie che io percepisco
attraverso il senso di cui vi ho parlato, le registrazioni no.”
Tornammo alia spiaggia, ma questa volta non era ancora
notte...
“Osserva, Pierre” mi raccomandò Ami.
Quando lo feci, quasi caddi alTindietro: li c’ero io stesso!
Scendevo dalla macchina di Victor: la mia gioia era evidente, ma
la cosa piu sorprendente fu guardare me stesso per un istante.
Cioè voglio dire che guardai verso T cufo’, ma non lo vidi.
“Si, lo hai visto, ma con il senso che stai sviluppando. Con
questo potere interno Tinvisibilità delle nostre navi non fun-
ziona...”
35
Ami fecc apparire nuovamente la galassia danzante.
. “Se noi abbiamo piccoli poteri, immaginate quelli che potrà
avere questo meraviglioso essere che stiamoosservando...”
Vinka sembrava confusa.
“Una galassia non è un essere.”
“Cos’è, allora?” Chiese Ami con un sorriso.
“È una cosa, un ammasso di stelle, ma non ha vita.” •
“Non ha vita!” Ripetè, come chi ha sentito uno sproposifo
“se una cellula dei tuo fegato potesse uscire e vederti, secondo
le vostre unità di tempo, in una frazione di secondo, direbbe che
tu sei una massa inerte, qualcosa di strano, senza membrana,
cellulare, senza nucleo, comprendi?”
“Credo di si, allora?...”
“Allora, la galassia è un grande essere dei quale siamo parti-
celle microscopiche, un essere infinitamente piú cosciente e in-
telligente di noi.”
Questo mi sembrò assurdo.
“Intelligente?!”
“La stessa sorpresa dimostrerebbe una cellula deH5unghia
dei tuo dito mignolo, se un’altra cellula le dicesse che tu sei in­
telligente. Tu, quella massa morta, che vive soltanto per dare
origine ‘alia piú grande creazione deiruniverso’: la cellula del-
1’unghia dei dito mignolo delia mano destra di Pierre.”
Credo di non aver compreso la spiegazione, ma la risata di
Ami era contagiosa. Lui cominciò a mostrare a Vinka alcune
scene dei nostro viaggio a Ofir: quando apparve il luogo nel
quale la gente proiettava la sua immaginazione su uno schermo,
lei manifesto la sua ammirazione.
“Voi avete un livello scientifico e delle conoscenze impres-
sionanti!”
“Paragonate a quelle dei vostro mondo, può darsi, ma a noi
interessa di piú il livello spirituale: questo è 1’essenziale, il resto è
solo un mezzo, non un fine. Utilizziamo la scienza per offrire
maggior soddisfazione alie persone, ma non dimentichiamo che
la massima felicita si ottiene dalla spiritualità. Uno potrebbe es-
36
sere padrone di un mondo intero, dominare grandi conoscen-
ze tccnologiche, ma se nella sua testa regna 1’ignoranza per le
cose dello spirito e nel suo cuore non c’è amore, la sua vita sarà
piu miserabile di quella di un accattone.”
“Perché?”
“Perché Famore è la fonte delia felicita.”
“Hai ragione, Ami” disse Vinka guardandomi di sfuggita.
Poi abbassò lo sguardo arrossendo un po5. Ami percepi la situa-
zione e scoppiò a ridere.
“Non si tratta solo di romanticismo, ma di vivere nelFamo-
re, di amare la vita, la natura, Faria che si respira, amare il Crea-
tore perché ci offre la splendida opportunità di esistere, amare
tutte le persone, tutte le manifestazioni delia vita.”
Mentre Ami parlava, sentivo che aveva pienamente ragione:
le sue parole accendevano in me i sentimenti che esprimevano.
“Quando si possiede il dono di amare, la felicità è sempre
presente, anche se i rtostri beni materiali sono scarsi. Se cerchere-
mo soltanto Famore, otterremo tutto il resto in sovrappiú, ma se
cercheremo solo i beni materiali, forse li otterremo, ma non otter­
remo sempre la felicità, perché la felicità è il frutto deli5amore.”
Vinka sembrò aver compreso.
“La felicità si compra con Famore.”
Ami, con la gioia negli occhi disse: “Hai ragione. La felici­
tà si raggiunge a forza di amare.”
“E Famore? Con che cosa si compra Famore?” Chiesi.
“Buona domanda. Sai la risposta, Vinka? Sai come si ottie-
ne 1’amore? Sai qual è il prezzo delFamore?”
“Credo non debba essere qualcosa di materiale.”
“Cérto che no: Foro non si compra con la latta. Andiamo a
conoscere una persona interessante, abita nel tuo mondo, a Kia.
Questa persona può dirvi come si ottiene Famore.”
“Ewiva!” Manifestai il mio entusiasmo non tanto per come
ottenere Famore, ma perché stavo per conoscere un mondo non
civilizzato...PensandoCÍ, un dubbio attraversò la mia mente.
37
"Ami, come farò a sapere se quello che vedrò è la realtà o
una registrazione? Forse tutto quello che ho visto a Ofir era
registrato...”
“Sempre cosi pieno di fiducia e di fede” scherzò. Mi vergo-
gnai.
“È che...”
“Impara ad aver fede, Pierre. Quello che hai visto a Ofir
era realtà e anche quello che vedrai presto. Dovresti avere fidu­
cia in me, io non sono solito mentire.”
“Mai?” Vinka era interessata da questo argomento.
Ami cercò il modo migliore di spiegare qualcosa di com-
plesso.
“Sapete, a volte non conviene mostrare troppa luce a chi è
abituato airoscurità... Potrebbe abbagliarlo, accecarlo. Cosi come
non è utile mostrare oscurità molto grandi a chi vive abituato
alia luce...Potrebbe morire di spavento.”
Gli dicemmo che non avevamo capito bene.
“Eccesso di oscurità o di luce impedisce di vedere. A volte
conviene parlare ai bambini delia cicogna.”
“Cos’è la cicogna?” Chiese Vinka.
“Quella che porta i bambini da Lutis, secondo la tradizione
diKia.”
“Ah, ma questa è una stupidag...”
“...Piu tardi parleremo lôro di un semino nella pancina. Solo
quando il bambino è un po’ piu grande possiamo spiegarglielo
chiaramente.”
Volevo approfittare delPoccasione per chiarire alcuni dubbi.
“È meglio che me lo spieghi adesso: ho un vero imbroglio
al riguardo.”
Vinka si entusiasmo.
“AncKio!”
Ami rise di noi fino alie lacrime, tanto che contagio anche
noL ■
“Ogni cosa a suo tempo” disse alia fine il nostro amico
“tutto alia sua ora e alia sua età. Per comprendere Talgebra biso-
38
gna saper sommare e sottrarre.”
“Noi sappiamo sommare e sottrarre” protesto Vinka, un
po’ offesa.
Ami si divertiva ancora di piú.
“Non mi riferisco a quelle somme e sottrazioni” guardò ver­
so Falto, come cercando un esempio “vediamola in questo modo,
allora: per comprendere la teoria delia spiralità delia ripercussione
multidimensioíialé degli avvenimenti, è necessário prima com­
prendere la teoria delia relatività... Come vi trovate con questo
argomento?” Chiese, osservandoci molto interessato.
Io e Vinka ci guardammo: le nostre fàcce sembravano un
grande punto interrogativo. Ci mettemmo a ridere tutti e tre.
39
3 .C7I difetfo prirvcipale
“Questo lo posso capire” dissi, sapendo che lui percepiva i
miei pensieri “ma 1’altro no, quello di non mostrare oscurità a
chi è abituato alia luce.”
Vinka intervenne, provocando in me una grande sorpresa.
“Potrebbe morire di spavento.”
“Tu, tu comprendi il senso di questo?.”
“No.”
“Allora...?”
“Ho ricordato semplicemente le parole di Ami, lo ha detto
lui. Cosa volevi dire, Ami?”
“Che se una persona non conosce certe miserie delia vita, è
meglio non mostrargliele all’improwiso, ma gradatamente. La
vista di un eadavere, per esempio.”
“Beh, questo non è poi cosi terribile” disse Vinka, osten­
tando coraggio.
“E decomposto...?”
“Che orroreL.Adesso capisco.”
“A volte si riferisce a oscurità interiori...” Talvolta Ami era
snervante.
“Smetti di fare il misterioso e spiegaci bene, per favore.”
“Bene, molte persone hanno una splendida opinione di se
stessi, non sono capaci di vedersi certi difetti. A volte sono gra-
vi, ma succede sempre che difetti che noi non vediamo in noi
stessi, sono proprio quelli che piú condanniamo negli altri. Se
airimprowiso ci mostrano questo difetto ignorato, possiamo
morire per 1’impressione. Conoscete la storia dei nano deforme
che era felice credendosi molto bello?”
“No.”
40
“Non si era mai guardato in uno specchio. La prima volta
che lo fece, cominciò la sua tragédia...Comprendete?”
Questa volta dicemmo di si.
"Lego, questa parte bruttà di noi, che ei allontàna dalFamore,
ha un pilastro d’appoggio, una radice che gli da stâbilità.”
“Qual è questa radice?”
“II nostro principále difetto. Tutti abbiamo un difetto prin-
cipale, ma come le radiei di un albero è nascosto, non è facile
per noi vederlo. È piu facile che gli altri lo scoprano, ma se ce lo
mostrano aH’improwiso, può succederci come al nano che si
credeva bello. Se d’un tratto il nostro povero ego resta senza
appoggio, senza radiei, semplicemente possiamo morire...”
Questo non concordava con le mie opinioni.
“Io penso che se restassimo senza ego saremmo felici: puro
amore...”
“Si, ma non si può togliere subito il salvagente a chi non sa
nuotare...”
“Ancora qui coi tuoi misteri. Cosa vuoi dire?”
“Che a certi livelli di vita l’ego è una protezione, una specie
di salvagente; ma se vogliamo salire a livelli piú alti, non possia­
mo entrare li con questo pesante ‘salvagente’, con questo ego:
dobbiamo imparare a nuotare. Arriva il momento nel quale si
deve scegliere: una cosa o 1’altra...”
“Cosa significa in questo caso ‘imparare a nuotare5?”
“Significa imparare come regolarsi nella vita, in sintonia
con le leggi universali. Se viveste nell’amore, non avreste biso-
gno di nient’altro, ma voi non sapete nemmeno come si ottie-
ne: per questo andiamo a Kia.”
Gli chiesi se conosceva il mio difetto principále.
"Naturalmente” rispose ridendo "è piú brutto di una ‘mam-
bachdr
"Una che...?”
“'Mambacha5...Un esemplare piuttosto brutto di un mon­
do preistorico.”
41
Vinka esitò un po5prima di chiedere: “AncKio ho ün di­
fetto bestiale?”
“Principale” corresse Ami sorridendo. “Naturalmente. Se
non ne avessi uno brutto come una ‘chachaca5(questo è un al-
tro animaletto di quel mondo), non saresti in missione a Kia...”
“Io, in missione? Che missione, Ami?”
“Qual è il mio difetto principale, Ami?” Chiesi nel frattèmpo.
II bambino.-delle stelle emise una risatina soave come il gorgo-
glio di un bimbo.
“Andiamo con ordine, non posso rispondere a due doman-
de per volta. Prima, quella dei difetto, poi quella delia missione
che ognuno di voi realizza nel suo rispettivo pianeta...”
"Missione, io? Quale missione, Ami?”
“Adesso le domande sono tre” rideva. “Non posso dirvi i
vostri difetti principali, perché non siete pronti a sopportare
questa brutta e inattesa verità: non posso lasciarvi senza ‘salva-
gente’, tuttavia, devo mostrarvi a poco a poco difetti secondari,
derivati dal principale. Questo lavoro è molto delicato e doloro­
so per tutti e tre. Poco fa ti ho mostrato qualcosa di brutto su di
te, vero Pierre?”
“Ah, ‘la calunnia’,” dissi irritato, ricordando le accuse di
Ami. Lui rise di nuovo.
“La reazione di autodifesa è sempre la stessa: ‘calunnia’, Ccat-
tiveria’, ‘offesa’, ‘accusa’, ma il colpo è già stato dato. La coscien-
za ha visto, si è prodotta un’incrinatura in un ramo delPego.
Poco a poco un difetto secondario finirà per essere superato:
una volta che avremo visto e accettato, potremo già lottare con-
tro di lui... benché a volte questa accettazione ritardi un po5,”
disse guardandomi “cosi ci stiamo awicinando al difetto princi­
pale, ma al tempo stesso stiamo imparando a ‘nuotare’.”
"E adesso, quella delia missione” disse Vinka impaziente.
Non comprendevo molto di quello che Ami diceva dei miei
difetti e dei mio ego, ma intuivo che continuava a offendermi
42
e questo non mi piaceva.
“Quello che ho detto, vale per tutte le persone e non unica­
mente ed esclusivamente per Pierre” aveva percepito il mio pen-
siero e questo lo faceva ridere.
Vinka non si dava per vinta.
“E adesso, quella delia missione...Che missione abbiamo,
Ami?”
“Hai scritto il libro come ti avevo chiesto, vero?”
“Si” rispondemmo Vinka e io.
“Cosa? Anche tu?” dicemmo in coro.
“Tutti e due avete scritto un libro che racconta i vostri ri-
spettivi incontri con me” disse Ami, divertito delia nostra sor­
presa.
Guardai Vinka con curiosità.
“Come si intitola il tuo?”
“Ami, il bambino dellestelle’ rispose.
“Questo è plagio!” Esclamai molto seccato. Ami, come al
solito, stava morendo dal ridere.
“Perché è plagio?” Lo sguardo di Vinka sembravainnocente.
“Perché questo è il titolo dei mio libro, quello che ho scritto io.”
“Che bella coincidenza! Di cosa parla il tuo?”
“Beh, dei mio incontro con Ami, delia mia nonnina...”
“Anche il mio parla dei mio incontro con Ami, ma io non
ho nessuna nonnina. Io sono stata a Devashtan, un mondo
civilizzato. Ho visitato Rukna, Filus e un mondo color...”
“Silenzio!” Ordinò Ami, sentendo un suono acuto che pro-
veniva dal quadro di comando: una luce rossa scintillava.”
“Allarme rosso, magnifico!”
Vinka si spaventò.
“Come può essere magnifico il fatto che suoni un allarme?
Che significa?”
“Che si awicina un movimento sismico: che grande oppor-
tunità!”
“Un terremoto?” Chiesi con grande inquietudine.
“Si, sulla Terra, ma lo ridurremo a un tremore. Andiamo,
43
voglio che lo vediate. Torneremo sulla Terra, vedremo i lavori
di protezione e poi andremo a Kia.”
“Vuoi dire che voi potete evitare i terremoti?” Chiesi con
grande curiosità.
“Solo alcuni, solo a volte. Lo vedrai. Molte navi delia Fra-
tellanza sono assegnate a questo tipo di lavoro di protezione.”
“Quale Fratellanza?”
“La Confraternita dei Mondi Civilizzati” rispose Ami azio-
nando i comandi.
Mi grattai la testa.
“Questo complica tutto” Vinka era d’accordo.
“È naturale: questo secondo viaggio è un altro corso per
voi, piú avanzato, ma andiamo con ordine. Eravamo al discorso
delle vostre missioni. Dovete sapere che voi non siete originari
dei vostri pianeti di nascita. Tu Vinka non sei di Kia e tu Pierre
non sei terrestre.”
Si accomodò meglio, dicendo questo, per divertirsi a vedere
le nostre facce.
“Questo non è possibile” protesto Vinka “io sono nata a
Kia, ho il mio Certificato di nascita. Mia zia Glorka ha detto che
mi cambiava i pannolini...”
“Io sono nato sulla Terra: la mia nonnina...”
Ami ci interruppe sorridendo.
“Èvero, siete nati in quei mondi, ma non siete originari di
là...”
“Questo non è chiaro” dissi “se qualcuno nasce in un luo-
go, è originário di li...”
“Non necessariamente: voi siete nati in mondi non civiliz­
zati, ma le vostre anime provengono da mondi delia Fratellan­
za. Voi state solo compiendo una missione in quei pianeti non
civilizzati...”
44
ó . L a m is s io n e
Una volta ripresi dalla sorprcsa, Ami si preparo a spiegarci
molte cose.
“Presto nei vostri pianeti accadranno cose piuttosto sgra-
devoli...”
“Quali cose, Ami?”
“Molti cambiamenti géologici, meteorologici, biologici, ca-
taclismi, piaghe, oltre a nuove malattie che milioni di persone
contrarranno, ma che non colpiranno coloro che manterranno
una certa purezza interiore...”
“Per quale motivo accadrà tutto questo?” Chiese Vinka con
gli occhi sbarrati.
; “A causa di due fattori. Primo, che la scienza è stata utiliz-
zata in modo distruttivo nei confronti delia natura e questo sta
producendo squilibri molto gravi. Anche le radiazioni mentali
negative che emettono gli esseri umani si accumulano pericolo-
samente in una cappa di energia psichica che circonda i vostri
mondi. Tutto questo sta ammalando gravemente quei due esse­
ri viventi che sono la Terra e Kia, II secondo fattore non ha a
che vedere con la partecipazione umana: si tratta dello sviluppo
evolutivo naturale dei vostri pianeti.”
L’interesse di Vinka si attenuò.
“E da che mondo civilizzato provengo io, Ami?”
“Andiamo per gradi, sto rispondendo alia tua prima do-
manda. Questo processo, che dovrebbe essere naturale, è stato
accelerato prematuramente dalle cattive azioni, dai séntimenti e
dai pensieri umani. I cambiamenti, che dovrebbero essere dolci,
saranno distruttivi, violenti, a meno che la gente non cominci a
vivere in sintonia con 1’armonia universale. Si può fare ancora
45
molto per diminuire le perdite di vite, o la rovina totale...”
“La fine dei mondo?”
“O 1’inizio: dipende proprio da voi. Se non riuscirete a su-
perare questa prova finale, se non cambierete, sarà la fine, vi
autodistruggerete; ma se vi unirete e comincerete a vivere come
Dio comanda, allora sarà 1’inizio di un vero paradiso.”
“A voi non costerebbe niente aiutarci per evitare la distruzio-
ne...” disse Vinka in tono di rimprovero. Ami, allegro come
sempre, rispose: “Vi ho già spiegato che non possiamo interve-
nire in modo massiccio e aperto: lo impedisce una legge uni-
versale che dobbiamo rispettare. Vi piacerebbe che un allievo
piú avanzato desse gli esami a scuola per voi?”
Questo mi entusiasmo.
“Sarebbe fantastico! Non dovrei studiare niente, avrei buo-
nivotie...”
“Questo sarebbe un trucco” Vinka fece un gesto di rim­
provero che Ami non prese molto sul serio.
“Inoltre, se tu volessi passare al corso successivo, non capi-
resti niente, saresti un disturbo per i tuoi compagni e per tutta la
classe... Per di piú, perderesti Torgoglio legittimo di essere riu-
scito a salire di livello grazie al tuo sforzo personale.”
“Hai ragione, Ami” dissi con vergogna. Anche Vinka aveva
compreso.
“E vero, sarebbe brutto se voi faceste tutto per noi.”
“Sarebbe brutto anche se non facessimo niente: non si può
lasciare che un bambino corra verso un precipizio senza aiutar-
lo per evitare che cada. Forse non ci è permesso trattenerlo, ma
possiamo awertirlo che sta percorrendo una cattiva strada. È
próprio questa la missione che voi svolgerete.”
“Non capisco molto bene...” dissi.
“Io si” disse Vinka.
“Allora, spiegamelo per favore.”
“Gi incarniamo in mondi non civilizzati per aiutarli a
evitare che si distruggano.”
46
“Perfetto!” Esclamò Ami “come lo hai capito, Vinka?”
“Non so...”
“È il senso di cui vi ho parlato: ci sono cose che si presagi-
scono, bastano due o tre dati e il resto è chiaro.”
Vinka tornò alia carica.
“Allora, da che mondo provengo io?”
“Questo ha poca importanza. Non serve a niente tornare al
passato: il meraviglioso è nel presente.”
“Ma mi piacerebbe molto visitare il mio pianeta d’origine, il
mio vero focolare...”
“Quando Tamore ci rivela il senso delfesistenza, tutto 1’uni-
verso è il nostro focolare e tutti gli esseri sono nostri fratelli”
disse Ami “voi fate parte di una missione di pace che sta arri-
vando ai vostri pianeti per servire da appoggio e da collegamen-
to nel compito di trasformare, civilizzare, umanizzare i vostri
mondi; per far si che smettano di essere teatro di guerre, cóm-
petizioni, ingiustizie e divisioni, perché si trasformino in luoghi
di pace, di fratellanza, di allegria e di amore come il resto del-
1’universo civilizzâto.”
Un5ombra oscurò lo sguardo di Vinka.
“Quando penso ai terri, mi sembra che a Kia questo sarà
impossibile.”
“Chi sono i terri?” Chiesi.
“Nel mondo di Vinka” spiegò Ami “esistono due specie
umane: una è quella degli swama (lei appartiene a questa),Taltra
è quella dei terri. Questi ultimi sono divisi in due fàzioni che si
combattono continuamente: i terri wacos contro i terri zumbos.
I terri sono degli esseri umani piuttosto bellicosi...”
“Non sono umani!” Protesto Vinka, visibilmente alterata “sono
scimmie! Sono scimmie intelligenti.”
“Scimmie intelligenti?” Non capivo “come può una scim-
mia essere intelligente?”
“Sono molto intelligenti, astuti, ma non hanno bontà. Sono
criminali, bugiardi, cinici, disonesti, immorali, materialisti e
47
tiranni” Vinka era molto arrabbiata.
Sentendola, Ami si mise a ridere e disse: “Che scarica di
fiori! Ma fai male a parlare cosi dei tuoi fratelli: dovresti com-
prendere, invece di giudicare. Non tutti i terri sono come dici
tu. Alcuni hanno un livello superiore a settecento gradi.”
Ami si riferiva al livello di evoluzione. Aveva un apparec-
chio con lo schermo capace di vedere il grado di luce spirituale
di qualsiasi persona o animale: lo chiamava ‘sensometro5. Dis­
se che bastava ‘misurare5settecento gradi per essere riscattati
dagli extraterrestri nel caso si fosse prodotto un disastro irri-
mediabile. A settecento gradi una persona è già sufficiente-
mente buona per meritare di vivere in un mondo civilizzato.
Quella volta non aveva voluto dirmi quanto ‘misuravo5io,
perché, se la mia evoluzione fosse stata bassa, avrei potuto demo-
ralizzarmi e se fosse stata alta avrei potuto inorgoglirmi e se una
persona diventa vanitosa, 1’ego cresce e le sue ‘misure’ calano.
Non mi interessava molto Targomento dei terri, volevo
saperne di piú delle ‘misure5. Cercai di cavargli qualche infor-
mazione al riguardo.
"Allora Vinka e io dobbiamo avere una quantità favolosa di
C 1 *5 55
gradi...
“Perché, Pierre?55
“Perché proveniamo da mondi civilizzati...”
“Ti ho già detto che molte persone dei tuo mondo ‘misura-
no5piú di me: la differenza è che loro non sanno quello che so
io, non sono stati educati in ambienti adatti e non è stata data
loro Pinformazione adeguata; ma le loro anime, in molti casi,
hanno livelli molto alti e non provengono necessariamente da
mondi civilizzati. I missionari come voi, durante le loro vite
precedenti, hanno commesso degli errori, delle mancanze con-
tro Tamore. Dato che questi errori si devono pagare con il
servizio, è stata data loro la possibilità di scegliere il tipo di
lavoro che avrebbero dovuto svolgere per purificarsi. Voi avete
scelto liberamente il compito che state eseguendo.”
48
“Che mancanza ho commesso io?” Chiedemmo contem-
poraneamente.
“Questo non ha importanza. Non si deve mai ritornare su-
gli errori dei passato, che siano propri o altrui. Se voi vi dedicate
con sforzo ad adempiere alia promessa che avete fatto, divente-
rete puliti e brillanti. Poi potrete ritornare a un mondo buono e
fraterno, quando avrete portato a termine la vostra missione,
che consiste nell’aiutare a civilizzare i vostri mondi per evitare
che scompaiano.”
“Nel mio pianeta non ci sono i terri” dissi “ma mi sembra
comunque un lavoro quasi impossibile. Come potremo fare
qualcosa?”
“Non sarà cosi impossibile come sembra. In primo luogo,
gli awenimenti che si awicinano vi aiuteranno, perché molti
comprenderanno che non possono continuare cosi. In secondo
luogo, le persone che aspirano a un cambiamento positivo co-
stituiscono la stragrande maggioranza, hanno solo bisogno di
orientamento. In terzo luogo, ultimi proprio per questo, ci sono
i missionari come voi... Sono migliaia e migliaia.”
“Migliaia e migliaia!”
“Una vera ‘invasione extraterrestre’, ma a scopo di pace.
Sono da tutte le parti, in tutti i lavori, in tutte le imprese, vicino
alia stampa, alia radio, alia televisione, nelle cariche pubbliche...
In ogni luogo ce n’è almeno uno.”
“È incredibile!” Esclamammo, perché noi non ne conosce-
vamo neanche uno. “Come si possono riconoscere?”
“Dalle loro opere. La gente si riconosce sempre dalle sue
opere e i missionari sono sempre in luoghi nei quali prestano
servizio.”
“Esiste qualche sistema per riconoscerli fisicamente?”
“Nessuno. Solo dai loro frutti, tutti parlano con le loro
opere.”
“Non va contro la legge che vieta di intervenire nei mondi
non civilizzati, il fatto che tanti esseri provenienti da mondi
superiori stiano dando il loro aiuto?” Chiesi.
49
“C’è una misura lecita. D’altro eanto, voi non ricordate l’in-
formazione che avevate prima, almeno non coscientemente.”
Pensando a tutto questo, mi sembrava impossibile di essere
venuto da un mondo migliore delia Terra.
“Ami, tu dici che io provengo da un mondo civilizzâto, ma
riconosco che ho molti difetti: invece la gente che ho visto a
Ofir era molto superiore a me...”
“Beh, è che hai un difetto brutto come una ‘mambacha5,”
rise “inoltre, Tambiente non civilizzâto ti ha deformato ancora
di piú; ma col servizio disinteressato potrai recuperare e supera-
re il tuo livello precedente. Poco a poco, ti allontanerai dal tuo
lupo interiore.”
“Cos5è un lupo?” GhieseVinka.
“Un animale simile a un chug, ma con il pelo invece delle
piume” rispose Ami.
Stupidamente mi trovai a chiedere:5'Che cos’è un chug?”
“Un animale simile al lupo, ma con le piume invece dei
pelo” rispose Ami ridendo a crepapelle.
50
7 . J  (S o m c m d c m t e
Attravcrso gli oblò apparve il mio pianeta azzurro, con le sue
nuvole bianche, i suoi mari, i suoi boschi e i suoi deserti.
La Terra si ingrandiva rapidamente, stavamo scendendo nella
parte oscura, dove c’era notte.
Si vedevano macchie luminose: erano città, ma ‘al rovescio’,
la città ‘sopra’ e le stelle ‘sotto’, ma dentro la nave io sentivo che
il vero ‘sotto’ era il pavimento dei veicolo.
“Abbiamo una gravità artificiale” spiegò Ami “adesso an­
diamo a vedere come si organizzano i nostri amici per evitare
un grande terremoto.”
Avanzammo sopra il mare illuminato dallá luna, o per me­
glio dire ‘sotto’ il mare, perché eravamo ancora al rovescio.
Distinsi le luci di una città costiera piú in là.
“Questo è il punto” disse Ami, osservando uno schermo
laterale “entriamo”.
Tutto si oscurò al di là dei vetri.
“Andiamo verso il fondo. Guardate su questo schermo per
vedere meglio.”
Gome nel viaggio precedente, lo schermo di fronte a noi
mostrava con chiarezza tutto quello che c’era intorno, malgra­
do Foscurità che regnava.
Ami raddrizzò la nave: mi sembrava di volare sopra la Terra.
Là sotto si vedevano montagne e valli molto aride, ma quando
vidi che di tanto in tanto incontravamo gli ‘uccelli’ dei luogo, cioè
pesei, balene, branchi di sardine, mi ricordai che eravamo sotto
Facqua dei mare, benché tutto fosse trasparente come nell’aria.
“È molto bello, Ami” disse Vinka.
“Tutto è bello, in ogni istante... per chi lo sa vedere.”
51
Sul fondo, da lontano, apparve un oggetto allungato, come
un sigaro in posizione orizzontale. Si ingrandiva rapidamente.
Molto presto mi resi conto che si trattava di un’imponente nave
spaziale sommersa sotto le acque, sospesa vicino al fondale: era
impressionante, sembrava una città gigantesca. Quando ci awi-
cinammo, non fu piú possibile vedere i suoi contorni, si stavano
facendo confusi, da quanto erano lontani. Migliaia e migliaia di
oblò illuminati indicavano che c’erano decine di piani o livelli.
“Mio Dio, cos’è questo?!” Esclamò Vinka con gli occhi
sgranati.
“È una nave madre, la piú importante di quelle che parteci-
pano al píano di aiuto alia Terra. Per qualche strana circostanza è
discesa, normalmente è nello spazio. È una specie di ‘portaerei5,
solo che invece di aeroplani trasporta navi spaziali; può anche
ospitare vari milioni di esseri umani. Deve mantenersi sempre
vicina...Non si sa mai quando sarà necessário salvare moita gente.
Li viaggia il Comandante di tutto il piano di aiuto alia Terra, abita
permanentemente in questa nave. Vedremo perché è qui.”
Ami manovrò sul quadro di comando: apparve il viso di un
uomo sullo schermo. Compresi subito che quelTessere non era
terrestre, perché il suo aspetto ricordava le immagini dei grandi
Maestri delFumanità. La sua serenità interiore traspariva dai
suoi lineamenti, molto piú belli di quelli consueti dei terrestri.
Quella tranquilla felicita, quelFarmonia, quella dolcezza e
pace...neppure a Ofir ero riuscito a vedere un viso come quello:
tuttavia, sembrava un vero terrestre, per quello che riguardava
le sue fattezze, tranne per lo sguardo, per gli occhi straordina-
riamente grandi e piení di bontà. Sentii un’immediata simpa­
tia per quelTessere.
“Vi presento il nostro fratello Comandante.”
Luomo dello schermo ci salutò in una strana lingua, ma
neH’auricolare ricevetti la traduzione.
“Benvenuti alia nostra nave, Vinka e Pierre. Io sonovincari-
52
cato delia supervisione di tutto il piano di aiuto al pianeta
Tf JJ
lerra.
“Mo-molto piacere” dicemmo intimoriti.
Un tenue sorriso illuminò il suo volto quando disse: “Vi
aspetto con affetto alia mia dimora” la sua immagine sfumò.
Guardai attraverso i vetri, ci stavamo awicinando a un’aper-
tura sotto la gigantesca nave. Entrammo verticalmente e arri-
vammo in un recinto non molto grande e perfeitamente asciut-
to. Altre navi, piccole come quella di Ami, erano parcheggiate li.
Mentre atterravamo, riuscii a vedere che una saracinesca chiu-
deva 1’apertura dalla quale eravamo entrati.
Ami si alzò in piedi.
“Scendiamo.”
“Vuoi dire che usciremo aH’esterno?”
“Naturalmente, andiamo a conoscere il Comandante.”
Avrei voluto fare un milione di domande, ma non c’era il
tempo, perché Ami ci condusse verso Tuscita.
Quando si apri la porta, questa volta c era una scala. Men­
tre scendevamo, vidi che la nostra nave era appoggiata su tre
gambe: quella era la prima volta che ‘atterrava1con me a bordo,
prima era sempre stata sospesa nell’aria.
Andammo verso una porta e quando arrivammo li, si apri. Ap-
parve un lungo corridoio luminoso, il soffitto altissimo era con-
cavo; aveva luce própria, emanava un delicato color crema. II
pavimento, di un materiale soffice e morbido, simile a gomma,
mandava anche lui una luce di un bell’ azzurro chiaro; le pareti
sembravano fatte di un metallo leggero e opaco: varie porte di
grandi dimensioni completavano il panorama. Alcune di esse
avevanò delle scritte luminose a caratteri a me sconosciuti.
“È la lingua delia Fratellanza” spiegò Ami.
“Io pensavo che ogni mondo avesse la sua.”
“GeTha, ma usiamo anche un linguaggio comune per com-
prenderei tutti, specialmente per iscritto. È una lingua artifi-
ciale e tutti dobbiamo studiarla da bambini: ci è piú facile
53
scriverla che parlaria.”
“Perché?”
“Perché non tutte le specie umane hanno la stessa forma
delia lingua, delia gola e delle còrde vocali; per alcuni è piú facile
emettere certi suoni, ad altri riesce difficile. È come per i cinesi,
che fanno fatica a pronunciare la lettera erre.”
“Chi sono i cinesi?” Chiese Vinka.
“Un popolo dei mio mondo, che hanno gli occhi cosi” me
li tirai per spiegarle.
“Che belli!” Disse. Ridemmo tutti e tre.
Arrivammo alia fine dei corridoio, di fronte a noi c’era una
porta abbastanza larga: si apri, era un ascensore ed entrammo.
Cercai una pulsantiera, ma non c’era. Ami disse semplicemen-
te ‘Comandante5e la porta si chiuse. Percepimmo un leggero
movimento, salivamo, ma improwisamente avanzammo in
senso orizzontale. Piú che un ascensore, quello era un veicolo
che poteva andare in varie direzioni.
“Questa nave emette delle radiazioni cheuccidono tutti i germi
che si trovano nell5aria o in qualsiasi superfície: per questo non c’è
il pericolo che i vostri microbi infettino i membri delTequipaggio.
Inoltre, voi sarete... per dirlo in qualche modo, ‘disinfettati5, pri­
ma di entrare in qualsiasi mondo delia Fratellanza.”
Si apri la porta, ma non era quella dalla quale eravamo entrati,
era un’altra, alie nostre spalle. Apparve un salone bello come
un sogno: era decorato con piante naturali di vari tipi e colori.
Non so perché, ma non avrei mai immaginato che ci fossero
piante in una nave spaziale...
Una serie di sorgenti di luce nascoste, di diverse tonalità,
producevano un5atmosfera giallo-dorata. Varie zone dei salone
erano divise da cristalli. Vidi una fonte con un corso d5acqua
che imitava una cascata canterina scendendo tra pietre, muschi
e alghe naturali e ci saltellavano alcuni pesei e altri animaletti a
me sconosciuti.
54
Vinka non riusci a nascondere la sua emozione: “È squisito!”
“Le anime evolute hanno bisogno di circondarsi di bellez-
za” spiegò Ami “e niente può essere piú bello delia natura.”
Ci condusse dentro. A sinistra, dietro un corto corridoio
c’era in piedi ad aspettarci Puomo che avevamo salutato dallo
schermo: il Comandante. Dietro di lui vidi un enorme finestro-
ne che dava su un ruscello che correva leggero fra pietre e vege-
tazione; in fondo, un sole azzurro si nascondeva fra le colline...
Non capivo se quello era un paesaggio artificiale, costruito in
un grande reparto delia nave o se si trattava di qualcos’altro. Piú
tardi Ami ci spiegò che al Comandante piace ricordare i paesag-
gi dei suo mondo d’origine, per questo si sintonizza su scorci
delia natura che ha lasciato dietro di sè: quel grande fmestrone,
in sostanza, era uno schermo.
festiva di bianco, portava un abito simile a quello di Ami, ma
piú comodo, che lasciava scoperti il collo e una parte dei petto.
La sua statura era impressionante: non doveva misurare meno
di un metro e novantacinque. Sembrava irradiare uno splendo-
re... pareva brillare...
Ami ci fece awicinare a lui. Io avanzavo pieno di rispetto,
di timore quasi, perfmo di vergogna... E che io sapevo, grazie a
Ami, di essere pieno di imperfezioni. Queiressere, invece, era
circondato da un alone di tale purezza, che io in confronto ero
a livello di un maiale... almeno cosi mi sentivo.
Parlò con voce dolce e rasserenante: “Paragonarci a volte ci
aiuta, altre ci danneggia.”
Per di piú... come Ami, Captava i pensieri...
Vinka era caduta in una specie di trance, alia presenza dei
Comandante.
Avanzò verso di lui, gli prese la mano, la baciò e rèrcò di
mettersi in ginocchio.
“Non farlo” disse sollevandola per un braccio “io sono un
servitore come te, fratelío tuo e di quelli che amano Dio. Solo
55
davanti a Lui Fessere umano può prostrarsi.”
Impressionata da quelFessere, Vinka aveva le lacrime agli occhi.
“C’è sempre qualcuno piú in alto e piú in basso di noi. Di chi
sta sopra dobbiamo ascoltare i consigli, chi sta sotto dobbiamo
guidarlo. Io eseguo le istruzioni dei mio fratello maggiore.”
“ ‘Sopra’ e ‘sotto’ in questo caso indicano il livello evolu­
tivo” spiegò Ami.
II Comandante si diresse verso un mobile molto moderno,
dalle linee aerodinamiche: sembrava una scrivania ‘cósmica’.
Seduto là dietro, cominciò a dire: “Sono sceso su questo piane­
ta con il solo scopo di stabilire questo contatto.”
In quel momento non percepii 1’importanza di quello che dice-
va, non riuscivo a concepire la grandezza delFevento: il Coman­
dante di un’operazione gigantesca, portata a termine da esseri
extraterrestri, che scendeva sulla Terra in una nave delle dimen-
sioni di una città, con migliaia o forse milioni di uomini d’equi-
paggio a bordo, solamente per comunicare con due bambini...
Ami intervenne: “Voi porterete il suo messaggio ai vostri
mondi. Quello che dirà serve tanto per la Terra che per Kia,
perché il Comandante è in contatto col nostro fratello che
dirige il piano di aiuto a Kia. Ambedue questi mondi si trova-
no in una situazione simile: prestate attenzione.”
II Comandante prese la parola: “Come vi hanno detto, voi
siete inseriti nel gigantesco Piano Evolutivo Cosmico per i vo­
stri mondi. A questo Piano partecipiamo in gran numero noi
servitori. Alcuni, incarnati in questi mondi, partecipano per il
momento in modo incosciente, altri lo fanno coscientemente.
Anche fratelli di pianeti superiori ai vostri lavorano in questa
missione di aiuto e infine altri fratelli che non sono piú sog-
getti alie limitazioni di un corpo densamente materiale, colla-
borano strettamente al Piano. Tutti lo facciãmo a tempo pie-
no, fino alFultimo alito di vita dei corpo che occupiamo, fino
a che Flntimo non ci chiama a servirlo in altri piani. Da que-
56
sto lavoro disinteressato non aspettiamo altra ricompensa che
quella di adempiere ali’impulso delia nostra coscienza: ci muo-
ve soltanto 1’Amore.
Dovete sapere che si awicinano cambiamenti molto im-
portanti e profondi. Noi stiamo facendo quello che possiamo
per evitare 1’impatto negativo di questi awenimenti, il resto
dovrete farlo voi stessi.
Dovete comprendere che colui che dirige il fluire delia vita
nelTuniverso è lo Spirito delia Forza Creativa, che è amore totale.
Se non vi sostenete sulTamore, State agendo contro il senso natu­
rale delTuniverso, pertanto, non potete avere armonia nelle vostre
vite personali, nè nelle vostre relazioni sociali o internazionali.
II disconoscimento delia Legge di Dio da parte delia stragrande
maggioranza, è la causa, la radice delia dolorosa situazione che state
attraversando e chepuò portarvi alia distruzione totale.
Stiamo ispirando molte persone in tutti i paesi. Inviamo mes-
saggi con insegnamenti e istruzioni, ma non possiamo evitare
che alcuni di questi siano distorti dalle particolari credenze di
chi li riceve. Questo genera confusione e scoraggiamento, ma
di giorno in giorno, tutto diventerà sempre piú chiaro. Stiamo
anche ispirando opere letterarie, musicali, film e altre manife-
stazioni culturali. Faremo quanto piú è possibile perché siano
largamente diffuse, perché sono un semino d’amore per le co-
scienze e anche una preparazione al ‘grande incontro’.”
Ami intervenne per spiegare a cosa si riferiva: “Non resterete
sempre separati dai vostri fratelli delTuniverso. Quando smette-
rete di essere divisi, nelTingiustizia e nella violenza, ignorando il
Rettore delTuniverso, 1’Amore, entrerete nella Fratellanza.”
“Qualcosa come nelTanno 5500” pensai, ricordando la gente
delle contrade dei mio mondo. II Comandante naturalmente
mi ‘senti’.
“Se non accadesse qualcosa di diverso, il processo potreb-
57
be tardare millenni, o non realizzarsi mai, ma si avvicinano
fenomeni che non potranno essere spiegati da nessuna teoria.
In quei momenti dovrete ricordare le nostre parole, espresse
anche da Maestri dei passato e contemporanei. Dovrete com-
prendere cheVunica cosa chepuò salvarvi dalla distruzione imminen-
te è riconoscere Vuniversalità delVamore efarvi sostenere da lui in
tutti i settori delia vostra vita. Se non lofarete, non lo meriterete e
non potrete neppure sopravvivere. Salveremo coloro che lo avran-
no fatto. II ‘grano’ sarà separato dalla ‘zizzania’. II piano nel
quale ci troviamo a servire è un Piano Divino, decretato dai
disegni dei Creatore dall’eternità: noi siamo i suoi esecutori/’
Si alzò in piedi.
‘‘Questo è tutto, eari bambini. Ora vi lascio nelle mani dei
Capitâno che dirige i lavori che stiamo effettuando per evitare
grandi perdite di vite in questo punto dei pianeta.”
In quel momento entròTuomo dei quale parlava. Vestito come
il nostro picGolo amico, non cosi alto come il Comandante, ci
disse: “Vi mostrerò come faremo a diminuire gli effetti di un
sisma che si awicina, seguitemi per favore” ci guidò con affet-
to e grande dolcezza.
“Andate con Dio” disse il Comandante, mentre poneva le
sue grandi mani sopra le nostre spalle “e ricordate che siete pro-
tetti, non abbiate mai paura. Noi vi salveremo da tutti i pericoli,
ma non abusate di questa protezione commettendo violenze
contro la natura e il buon senso: in questo caso non potremmo
fare niente. Non dimenticate di far stampare il mio messaggio
nei vostri libri. Se potessimo, lo proclameremmo dagli altopar-
lanti delle nostre navi, ci introdurremmo nelle vostre trasmis-
sioni radiofoniche e televisive, ci renderemmo pienamente vi-
sibili: ma non ci è permesso farlo. Possiamo solo inviare la
nostra fraterna parola mediante dei canali che possono essere
testimoniati soltanto dal senso interno, proprio quello chê
dovete sviluppare per evolvere e salvarvi. Questo è un altro
58
importantissimo motivo che ci impedisce di mostrarei aperta-
mente e pienamente... Meditate su questo.”
Ci lasciò sulla porta deirascensore... L’ultima cosa che ci disse
fu: “II mio amato Fratello Maggiore mi incarica di trasmetter-
vi il suo grande amore per tutti coloro che penano e soffrono.
Vuole che sappiate che non ha riposato un solo giorno dalla
comparsa deiruomo e non lo farà fino a che non vivrete nella
pace e nella felicità; ma nemmeno voi dovete riposare, perché
voi tutti siete le Sue mani e la Sua bocca. A presto, amici.”
59
8 . l_ a c a v e r n a
Dopo essere scesi dalFascensore e aver percorso un altro corri-
doio, si apri una porta e apparve rimmensa nave dei Capitano.
Aveva molte file di oblò e riuscii a scorgere delle figure umane
attraverso i vetri. Era posata su tre enormi zampe e Tentrata era
sotto lo scafo dei ‘disco volante’. Camminammo sotto l’im-
menso velivolo, Vinka e io guardavamo impressionati verso
l’alto; arrivammo a una scala e il primo a posarvi un piede
sopra fu il Capitano. Quando lo fece, la scala si mise in movi­
mento e, una volta saliti tutti, la velocità aumento, per frenare
poi dolcemente prima di introdurci alFinterno deli’ ‘ufo
A bordo delia sua nave, il Capitano ci informo: “Da qui
vengono diretti i lavori di protezione geologica. Altre navi,
con altri Capitani, hanno missioni diverse.”
Entrammo in un salone dove incontrammo varie persone
di diverse specie umane. Ci sorrisero, ma nessuno disse niente.
II fatto che si parlasse cosi poco richiamò la mia attenzione.
Ami lo percepi e quando fummo in ascensore, disse: “L5intel-
letto è simile a un vostro parlottare che non conosce un istante
di silenzio. Ci spinge sempre a parlare, anche se raramente
diciamo qualcosa che valga la pena. Queste persone percepi-
scono meglio la realtà: non usano tanto 1’intelletto, ma altre
funzioni superiori delia mente...Inoltre, noi abbiamo svilup-
pato la telepatia.”
“Però tu non sei come loro” dissi.
“A cosa ti riferisci?”
“Al fatto che tu parli abbastanza, come noi. Inoltre, ridi
molto: loro sono piú sereni...”
Invece di sentirsi sminuito da queste osservazioni,-rise an­
60
cora di piú, provocando il sorriso dei Capitano, poi ci disse:
"In primo luogo, devo mettermi alia vostra altezza. Chi di voi
due comunica telepaticamente?... In secondo luogo, vi ho già
detto che il mio livello evolutivo è molto simile al vostro. In
terzo luogo, io provengo da un mondo nel quale noi anime
amiamo giocare. Siàmo una specie di folletti birichini, anche se
non facciamo mai dei male, anzi, al contrario.”
"Allora, perché cisei tu a insegnarci? Perché non qualcuno
piú évoluto?” Chiese Vinka con una nota di delusione.
Ami stava di nuovo ridendo. II Capitano guardava dei ma-
nuali e non ci prestava troppa attenzione, anche se mi sembrò
di cogliere un leggerissimo sorriso sülle sue labbra.
"Qualcuno come il Fratello Maggiore dei Comandante, per
esempio?” Ami si stava divertendo con Vinka, ma lei, con un
guizzo negli occhi disse: “Perché no?”
Questa volta il Capitano lasciò da parte le sue carte e osser-
vò la bambina con un franco sorriso, ma un po’ sorpreso. Ami
scoppiò in un’altra delle sue risate. Quando riusci a parlare, dis­
se: “Per meritare istruzioni da qualcuno cosi, è necessário avere
il livello interiore dei Comandante...”
“Comprendo” disse Vinka “allora, perché non potrebbe es­
sere la nostra guida uno come quel meraviglioso Comandante?”
Ami era divertito dal dialogo. Con un sorriso sulle labbra,
chiese: “Vi siete sentiti a vostro agio in sua presenza? Avete
provato la confidenza necessaria per manifestargli le vostre in-
quietudini come fate con me? Avete compreso le sue parole, o
comprendete meglio me?”
Vinka assunse un’aria di sufficienza.
“IoTho compreso benissimo. Al suo fíanco mi sentivo in
un altro mondo...”
"Cosa ha detto?” Lo sguardo di Ami era malizioso.
"Beh, che dobbiamo essere buoni... per andare in Cielo...”
Ridendo mi chiese: “È questo quello che ha detto?”
"Si, e anche che viene la fine dei mondo, ma se siamo
buoni, lui ci salverà...”
61
II Capitano lasciò definitivamente da parte le sue carte e ci
accarezzò teneramente la testa, mentre Ami ci spiegava: “Vede­
te? Questo è quello che succede: avete captato la millesima par­
te delle sue parole. Per questo, quando Tenergia è molto alta
sono necessari dei ‘trasformatori’. Se si collega direttamente
un televisore alia linea delFalta tensione, si fonde; non è stato
fatto per quell’energia, ha bisogno di un trasformatore che ridu-
ca 1’elettricità a un livello sopportabile per il ricevitore. II livello
dei Comandante è molto elevato per voi; lui parla, ma voi non
lo comprendete bene, invece io posso spiegarvi le stesse cose in
modo tale che riusciate a capirmi. Voi adesso dovete scrivere un
altro libro che riferisca tutto ciò che state vivendo, ma non ri-
cordate bene quello che il Comandante vi ha detto; per questo,
quando starete scrivendo, io e altri saremo collegati con voi te­
lepaticamente per attivare in voi il ricordo.”
“Questa è la sala di comando” disse il Capitano quando si apri
la porta delFascensore.
Entrammo in un immenso recinto nel quale lavorava moita
gente di mondi diversi, a giudicare dalle loro sembianze. II luo-
go era pieno di schermi, apparecchi, strumenti con quadri lumi-
nosi; alcune persone ci diedero un’occhiata, ma non facemmo
loro uno strano effetto: apparentemente, erano abituati a rice-
vere visite da ogni tipo di mondo, civilizzâto e no.
Ad un ordine dei Capitano, la nave vibrò, si alzò di alcuni
metri inclinandosi dolcemente su un fianco, poi discese per
un’apertura dei pavimento, entrando neH’acqua.
Ci allontanammo alcuni chilometri dalla nave madre. Piú
avanti vidi qualcosa di spaventoso: una voragine nera spalanca-
va la sua bocca sul fondo dei mare. Poco dopo stavamo... en-
trandoci dentro! Aveva le dimensioni di una montagna, da lato a
lato. Avanzammo fra sinistre sporgenze di roccia nera, scen-
dendo sempre piú verso le viscere delia Terra. Piú sotto, Tim-
mensa voragine si trasformò in un tunnel perfettamente circo-
lare, quasi liscio nelle pareti. Era tanto largo, che la nave passa­
62
va comodamente. Mi sembrò un5opera di ingegneria.
“È cosi, Pierre, questo tunnel lo hanno fatto i nostri inge-
gneri. È un passaggio verso un punto nel quale c’è un pericolo-
so scontro di placche continentali.”
“Che placche?” Chiese Vinka.
“Continentali. I continenti poggiano su vere e proprie ‘zatte-
re’ di roccia: queste sono le placche continentali. Si muovono
molto lentamente, a volte in direzioni opposte, si spingono le une
con le altre, come qui. Entro breve tempo la forza accumulata
sarà tale, che una placca si romperá in qualche punto, si spaccherà
la roccia: questo produrrà una vibrazione che produrrà un terre­
moto in superfície, ma noi ne diminuiremo gli effetti.”
Mi sembrò terrificante essere nelPepicentro, anzi, nel cuore
stesso di un terremoto, nelle viscere delia Terra, circondato da
rocce per vari chilometri! Ami non riusci a evitare di sorridere
di fronte ai miei timori.
“Questa nave sopporta cose che non immagini nemmeno...”
Avanzando nel tunnel, questo dopo un po’ si allargò e
apparve ai miei occhi uno spettacolo inatteso e fantastico: ci
trovavamo in una volta, grotta o caverna di proporzioni gigan-
tesche, incalcolabili. Una cinquantina di navi spaziali illumi-
natissime erano li, sospese nelle acque delia monumentale ca­
verna sottomarina.
“Nel punto d’urto delle placche continentali, noi irradiere-
mo la roccia con un’energia che la polverizzerà: questo libererà la
tensione dolcemente. Si produrrà un movimento sismico in su­
perfície, ma non sarà di grande magnitudo” spiegò il Capitano.
Passammo in mezzo a quelle navi, tutte di dimensioni piú
piccole delia nostra, fino a fermarci in un punto particolare dei-
la caverna sottomarina e sotterranea.
Al segnale di un operatore con la testa a uovo (non è man-
canza di rispetto, ma queH’uomo aveva la pelle bianchissima,
la testa ovale, appuntita nella parte superiore ed era assoluta-
mente privo di capelli), il Capitano fece un gesto che doveva
63
essere un ordine. In quellistante furono diretti verso 1’alto dei
raggi luminosi di colore verde: provenivano da ogni nave. Quan­
do accadde, sentimmo una forte vibrazione nel pavimento.
“Guardate quegli schermi” disse Ami, indicando un pannel-
10 che ne aveva parecchi, sorvegliati da molte persone. Si vedeva-
no colorite immagine di paesi, città, luoghi deserti: perfino l’in-
terno di alcune case, i cui abitanti sembravano addormentati.
KIn quelle case abitano persone che partecipano al Piano,
dobbiamo proteggerle.”
“Sanno che partecipano al Piano?”
“Se lo sapessero, sarebbero alFaperto! Li avremmo awerti-
ti dei pericolo, ma ancora non sanno di partecipare a tutto que­
sto, nè che lo faranno in futuro. Ora si awicina il sisma, osser-
vate senza paura.”
I raggi verdi diventarono gialli, poi di un bianco abbagliante.
In quelTistante si senti un rumore assordante, come quello
prodotto dalTurto di milioni di rocce sotterranee. Attraverso
gli schermi riuscimmo a vedere gli effetti dei terremoto: i pali
oscillarono, alcune persone uscirono nelle strade, gli alberi pie-
garono i loro rami e nello stesso tempo una montagna di pie-
trisco cominciò a cadere sulle nostre navi.
Vinka, piena di paura, si aggrappò a me. AncKio ero molto
spaventato, ma Ami ci tranquillizzò: "Non preoccupatevi, non
ci accadrà niente. Guardate, il terremoto è già passato.”
II movimento e il rumore erano cessati, ma attraverso gli
oblò non si riusciva a vedere niente: eravamo sepolti dalle roc­
ce polverizzate...
“Come usciremo di qui?” Chiese Vinka ancora spaventata.
11 Capitano, vicino a noi, senti la bambina di Kia.
"Avanzeremo attraverso la polvere che ci awolge” si awici-
nò a lei e le posò la mano sui capelli rosati “non avere paura,
non avere mai paura. Noi siamo qui per proteggere la gente
buona come voi. Vòglio congratularmi, ambedue State compien-
do molto bene la vostra missione di diffondere informazione
64
alie masse. Ora dovete continuare questo lavoro scrivendo tutto
quello che State vedendo. Piú tardi vi daremo dei nuovi lavori.
Quello che fate sta portando a prendere coscienza delia Legge
Universale delPAmore, delia nostra esistenza e dei nostro soste-
gno. Abbiate fede, fiducia e forza, perché ogni giorno divente-
ranno sempre piú numerosi i nostri amici nei vostri mondi. Le
porte delia conoscenza salvatrice sono state aperte perché molti
possano ricevere Pinformazione che permetterà loro di superare
i duri momenti che si awicinano e anche di contribuire a semi-
nare gli eterni valori delPamore. Lavorate senza paura, noi vi
stiamo guidando, proteggendo e sostenendo in ogni istante.”
Quando il Capitano fini di parlare, non seppi come, ma erava­
mo usciti dalla caverna e dal tunnel. Procedevamo lungo la
fenditura verso il fondo dei mare, dato che ci trovavamo molto
al di sotto di esso.
“Secondo i quadri di comando” disse Ami “resta ancora moita
energia accumulata. Domani si dovrà ripetere Poperazione; a vol­
te si deve lavorare per mesi, provocando piccoli sismi per liberare
a poco a poco Penergia che, se si liberasse in un solo terremoto
naturale, provocherebbe una catastrofe spaventosa. Molte volte
non riusciamo a evitare un terremoto di grande magnitudine: per
questo, prima scateniamo molte piccole scosse e poi calcoliamo
tutto perché il movimento inevitabile si produca in giornate di
riposo, quando non ci sono grandi assembramenti umani nel cen­
tro delle città che ci interessa proteggere.”
Apparve la nave gigante ed entrammo in essa.
Ci congedammo molto affettuosamente dal Capitano e
poi Ami ci guidò verso il suo veicolo spaziale. Abbandonam-
mo Pimmensa nave-madre.
“Emergeremo davanti a un’imbarcazione e saremo visibi-
li: è una testimonianza. E necessário che li qualcuno ci veda”
disse Ami.
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2-Ami Ritorna-Una promessa dalle stelle (italiano)

  • 1. Enrique BarriosAccompagnato da Vinka, ragazzina di un aitro mondo, Ami ritorna sulla Ter­ ra, mantenendo la promessa fatta al suo giovane amico, Pierre, protagonista dei primo libro di Enrique Barrios. Nel cor­ so dei racconto, Yinka e Pierre vengono trasportati da Ami a visitare diversi pia- neci, nei quali si possono incontrare esse^ ri sorprendenli. Si va cosi tessendo Ia tta- ma di un romanzo cosmico tra due ani­ me gemélle, benché provenienti da mon- di diversi, mentre Ami espone i suoi me- ravigliosi insegnamenti, tesi a risveglia- re una nuova coscienza, piú universale, di pace e íratellanza. ISBN 88-8093-169-5 tn izioni ILPUNTO « a » DMNCGNÍfO iniz iD M J l RPUNTO 0 INCONTO
  • 2. Enrique Barrios AMI RITORNA Una promessa dallo spazio EDIZIONI í p S ILPUNTO SftlNi D'INCONTRO
  • 3. Enrique Barrios Ami ritorna Titolo originale: Ami regresa Traduzione di ítala Bellinato Copyright © 1990 by Enrique Barrios Prima edizione originale pubblicata da Errepar S.A., Buenos Aires Prima edizione italiana pubblicata nel 2000 da Edizioni II Punto d’Incontro s.a.s. Via Zamenhof 441, 36100 Vicenza Tel. 0444 239189, Fax 0444 239266 Sito Interner: web.tin.it/edpunto Posta elettronica: edpunto@tin.it Finito di stampare nel gennaio 2000 presso la CTO, Via Corbetta 9, Vicenza Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di quest’opera può essere riprodotta in alcuna forma senza 1’autorizzazione scritta deH’editore, ad eccezione di brevi citazioni destinate alie recensioni. ISBN 88-8093-169-5
  • 4. CJnd ic e Ricordo di Ami 7 Parte Prima 11 Capitolo 1 - II dubbio 12 Capitolo 2 - Sulla roccia 18 Capitolo 3 - Lmcontro 22 Capitolo 4 - Una danza cósmica 32 Capitolo 5-11 difetto principale 40 Capitolo 6 - La missione 45 Capitolo 7-11 Comandante 51 Capitolo 8 - La caverna 60 Capitolo 9 - Viaggio a Kia 66 Capitolo 10 - II Maestro Solare 72 Parte Seconda 79 Capitolo 11 - Krato e i terri 80 Capitolo 12 - Arrivederci, Kia! 88 Capitolo 13 - Calibur 94 Capitolo 14 - La pergamena e le due possibilita 102 Capitolo 15 - Bambola Galattica 115 Capitolo 16-1 genitori di Ami 121 Capitolo 17 - Lammutinamento 132 Capitolo 18 - Costosi armamenti 142 Commiato 147 Conclusione 151
  • 5. “Ti rendo Iode, Padre, Signore dei cielo e delia terra, perché hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli”. (Matteo 11: 25) ecC’è un antico mistero nelFuniverso: Perché la vita? Perché la creazione? Gli intelletti si affannano, cercano e non trovano e dato che non trovano, inventano teorie; ma Fanticò mistero si rivela solo all’amore, alia coscienza illuminata daH’amore, privilegio dei semplici e degli umili, come i bambini.” (Introduzione delia pergamena dei vecchio Krato, abitante deipianeta Kia)
  • 6. R ic o r d o d i y m i II raio nome è Pierre X. La ics significa ‘mistero’, perché non posso rivelare il mio cognome. Sapete già il motivo. Sono un bambino, studente e scapolo, però ho scritto un libro che è diventato molto popolare. Si intitolaAmi, il bambino delle stelle. O meglio, Pho dettato a un cugino appassionato di letteratura: Victor. Lo ha scritto lui. Lavora in banca e nei mo- menti liberi viene a casa mia a lavorare con la macchina portati- le: cosi abbiamo realizzato il libroAmi. Victor crede che il mio racconto sia una stupidaggine, una fantasia di bambino. Dice che se si è degnato di scriverlo, è stato solo per ‘sgranchirsi la mano’, perché pensa di pubblicare una novella, cun libro vero’, qualcosa diserio>relativo alia ‘tortura delia frustrazione mentale5... una scempiaggine di una noia mortale. Grazie al successo dAmi, libro che parla di stelle, cufo’ e amore, anche Victor vuole ambientare il suo racconto nello spazio. Vorrebbe sapere come faccio a immaginare i mondi o le persone extraterrestri: io gli rispondo che racconto quello che ho visto, non quello che immagino. Ma lui pensa che il mio racconto non sia reale, che io abbia inventato tutto, dice che invento storie con moita facilita: tuttavia, quello che racconto in Am i non ha un pelo di fantasia. Ami esiste, è un mio amico, un visitatore di un altro mon­ do. È comparso in una spiaggia solitaria sul far delia sera, alia fine delFestate. Riüsciva a indovinare i miei pensieri, a planare come un gabbiano e anche a ipnotizzare gli adulti. Sembrava non avere piu di otto anni, tuttavia pilotava un cufo’ ed era capace di co- struire apparecchi molto piu complicati di un televisore. Disse 7
  • 7. di essere una specie di messaggero o maestro. Forse era un adul­ to, ma con 1’aspetto e il cuore di un bambino. A bordo dei suo veicolo spaziale mi portò in pochi minuti soltanto a conoscere vari paesi delia Terra. Poi andammo sulla Luna: non mi piacque, troppo arida. Sembrava un formaggio secco visto con la lente di ingrandimento. Inoltre, era sempre notte, anche se c’era il sole, perché il cielo appariva nero. Ami invece, era felice meritre guardava la luna e qualsiasi altra cosa, si rallegrava di tutto; niente lo disgustava, tranne mangiare car­ ne: gli facevano pena gli animaletti. Piu tardi mi portò in un mondo bellissimo che si chiamava Ofir, o meglio, si chiama Ofir, perché esiste, è reale. È vicino a una stella rossa: un sole quattrocento volte piu grande dei nostro. Là non si conosce il denaro: tutti prendono secondo le loro necessita e danno secondo la loro coscienza e la loro buona vo- lontà. Siccome non ci sono persone disoneste, non è necessaria la polizia, non esistono lucchetti, catene, muri, cancelli, recinti o ser- rature e per lo stesso motivo non si complicano la vita con i docu- menti. Non sono divisi in nazioni: Ofir è un’unica nazione di fratelli e siccome sono fratelli, non esistono gli eserciti, nè la guer­ ra. Non sono divisi nemmeno da religioni, pensano che Dio è Amore: questo è tutto. Vivono cercando di fare il benee di supe- rare se stessi ogni giorno, ma si divertono anche molto, in modo sano. Là tutto è libero, niente è obbligatorio. Ami ha detto che la Terra potrebbe vivere cosi. Per questo è necessário che tutti conoscano quello che è venuto a rivelare, cioè che 1’Amore è la Legge Fondamentale delFuniverso: con questo ben chiaro in tutti i cuori, il resto diventerà molto facile. Ha detto anche che se non lo faremo, ci distruggeremo irri- mediabilmente, perché un alto livello scientifico e poco amore nelle persone, è la formula ideale perché un mondo si autoeli- mini. Questo è quello che sta accadendo sulla Terra, perché non siamo civilizzati. Secondo Ami, sono civilizzati i mondi che hanno tre requi- siti fondamentali: -
  • 8. 1) Devono riconoscere che 1’Amore è la Legge Fondamen- tâle dell’universo. 2) Devono smettere di essere divisi da frontiere e formare un unicò Paèse di fratelli. 3) L’Amore deve essere il fondamento di tutta 1’organizza- zione mondiale. Ami usò Tesempio di una famiglia per spiegarmi qüest’ultimo punto: le famiglie condividono tuttò con affetto, perché sono unite dairamore. Disse che tutti i mondi civilizzati vivono in questo modo. Mi fece anche sapere che esiste una Legge Univer- sale che impedisce agli abitanti dei mondi superiori di interveni- re in modo invasivo nelPevoluzione dei mondi non civilizzati: possono solo suggerire in modo molto sottile quello che do- vremmo fare, in accordo con un misterioso ‘piano di aiuto’. Mi chiese di scrivere un libro, riferendo tutto quello che avevo conosciuto e vissuto al suo fianco. Disse che àvrei dovu- to farlo come se si fosse trattato di un racconto, non per quello che è: una realtà. Per questo ho detto che tutto quello che ho riferito in ‘Ami’ è una favola. A propósito, lo ripeto anche adesso: non ho mai conosciuto nessun extraterrestre e non sono nemmeno andato in un mondo superiore. Anche questo racconto è un prodotto delia mia fantasia... Se molte persone ritengono che quello che dice Ami è tutto vero, perché coincide con i messaggi telepatici che loro ricevo- no, è un caso. Firmato: Pierre X 9
  • 9. Lultima cosa chc visitammo, fu un mondo rosato. Li cero io stesso, ma da grande, qualcosa dei genere. C’era una donna che mi aspettava da molto tempo. Aveva il viso azzurro chiaro e lineamenti da giapponese, sentii che ci amavamo. Improwisamente spari tutto. Ami disse che questo sarebbe accaduto nel futuro,dopo molte vite. Non compresi questo de- licato argomento se non piú tardi. Io vivo solo con la mia nonnina. Andiamo sempre a passa- re le vacanze d’estate al mare, ma la stagione scorsa non abbia- mo potuto farlo, per mancanza di denaro. Questo mi ha rattri- stato, perché Ami aveva detto che sarebbe tornato se avessi scritto il libro: pensavo che lo avrei rivisto sulla riva dei mare. Airinizio, volevo raccontare la mia áwentura a tutti, ma Ami e Victor mi raccomandarono di non farlo. Dissero che avrebbero pensato che sono pazzo (questo pensa di me mio cugino). Non ci badai e appena tornammo a scuola, cominciai a raccontare la mia meravigliosa storia a un compagno di classe, che era un mio caro amico. Non ero ancora arrivato al viaggio in cufo’, che scoppiò a ridere. Dovetti dirgli che era stato tutto uno scherzo, che stavo prendendolo in giro: cosi tornai di nuo- vo un bambino normale. Per questo non posso rivelare la mia identità. 10
  • 10. P a ^ fe T-Vi m a 11
  • 11. i . C7I dubbio Stavo aiutando mio cugino nel suo racconto, voleva scrivere una stupidaggine su una super civiltà di pulei intelligenti che venivano da una lontana galassia a dominare telepaticamente tutti gli abitanti di questo mondo, per poi sfruttarli facendoli lavorare a estrarre uranio per loro...Siccome questo mi sembra- va grottesco, trito, assurdo e dannoso, si arrabbiò. Mi chiese se per caso non avevo mai pensato che la mia avventura con Ami fosse stato un sogno; alFinizio non ci badai, ma lui insistette, mi chiese delle prove. Gli parlai delle ‘noci’ extraterrestri che Ami mi aveva regalato e che la mia nonnina aveva assaggiato, andammo a chiederlo a lei. “Nonnina, Victor è uno stupido, pensa che io abbia sognato la storia di Ami. Raccontagli tu: è vero che hai mangiato ‘noci’ extraterrestri?” “Che noci, figliolo?” "Extraterrestri, nonnina.” “Quando, Pierre?” Chiese con la bocca spalancata, mo- strandosi sorpresa. A questo punto delia conversazione Victor, trionfante, sor- rideva ironico. “L’ultima estate che siamo stati al mare, ricordi? Racconta- lo a Victor.” “Sapete bene che mi manca la memória, figlioli. Questa mattina, per esempio, ho dimenticato il portamonete al negozio di alimentari, me ne sono accorta quando è arrivato il lattaio a riscuotere. L’ho cercato da tutte le parti e...” “Ma ricordati delle ‘noci’ extraterrestri che hai assaggiato. 12
  • 12. Hai detto che ti piacevano tanto...” "...Ho chiesto al lattaio di riaccompagnarmi in macelleria... no, credo che fosse il negozio di alimentari. Si, meno male che don Saturnino è cosi onesto. Lo ha custodito per me...” Feci mille tentativi, ma la mia nonnina semplicemente non ricordava niente di niente. “Vedi?” Disse Victor con aria soddisfatta “non hai prove. Ammetti che è stato tutto un sogno: bello, devo ammetterlo, altrimenti non lo avrei scritto, ma è fantasia, in fin dei conti.” Cercai una prova. Purtroppo, a parte quello delle ‘noci5, Ami non mi aveva lasciato nessun ricordo materiale, niente di tangibile. Continuai a pensare finché si accese una luce nella mia memória. “Ce rho!” “Che cos’hai?” “Quando Ami se ne andò, tutta la gente dello stabilimento baliieare vide 1’ eufo’i” Con questo era sconfitto...Ma lui non si impressiono. “So già che cè stato un awistamento quel giorno, ma sono sicuro che la storia ti è venuta in mente li, vero?” "Non mi è venuto in mente niente, ci sono testimoni...” "Testimoni degli oltre ventimila casi di luci nel cielo. Nes- suno sa di cosa si tratta: plasma, rifrazione atmosférica, palloni- sonda, aerei. In sostanza, luci nel cielo. Da qui a dire che si tratta di astronavi... c’è moita immaginazione in mezzo. Ma inventare che si è avuto contatti con un essere di un altro pianeta... andia- mo! Per di piu, dire che si è andati in un altro mondo... questo significa spingersi troppo lontano. Puoi arrivare a essere un bra­ vo scrittore di fantascienza, ma non confondere la realtà con Pimmaginazione. Ci sono manicomi...” “Ma è vero. È vero!” “Prove!” Pretese mio cugino “può darsi che tu abbia so- gnato tutto. Può darsi che ti sembri di ricordare una realtà, inve- ce di un sogno, pensaci...” 13
  • 13. Non volli ammetterlo. Dissi che ero stanco, che domani avremmo continuato a guardare il suo racconto, ma quella sera mi venne un dubbio: ‘E se stessi ricordando un sogno?’ Mi sembrava impossibile, ma che prove avevo, dopo tutto? Quella sera ero angosciato, dovetti ricorrere al libro, aAmi, in cerca di qualche indizio. Lo lessi, credo per la prima volta, con tanta attenzione, dal- l’inizio alia fine, ma fu solo alia fine che trovai quello che mi servi- va come prova inconfutabile: il cuore alato inciso sulla roccia! Certo, eccolo! Ami portava un abito bianco e al centro dei petto aveva un simbolo: un cuore dorato con le ali, circondato da un cerchio. Piu tardi mi spiegò che stava a simboleggiare 1’umanità unita nell’amore. Dopo la sua partenza, quel disegno apparve in­ ciso nella roccia sulla quale avevo conosciuto il bambino spaziale. Sembrava essere stato fatto fondendo la pietra. Io lo avevo visto molte volte...o anche questo faceva parte dei sogno? Non mi sentivo sicuro, perché ricordavo una zia che affer- mava di fare sogni lunghissimi, pieni di piccoli particolari, con un ‘tema’, perfino. Diceva che continuavano la notte successiva, dal punto nel quale era rimasta prima dei risveglio, come le pun- tate di una telenovela. Che il mio incontro con Ami fosse qualcosa dei genere?... Decisi che 1’unica cosa in grado di darmi la prova definitiva era il cuore nella roccia sulla spiaggia. Se era li, anche Ami e il resto erano realtà: se non esisteva, tutto era stato un bel sogno. Quando rividi mio cugino, la prima cosa che gli dissi fu: L>e una prova. “Di che cosa?” “Del fatto che il mio incontro con Ami è stato reale.” “Qual è?” Chiese senza darmi troppa importanza. “II cuore inciso sulla roccia delia spiaggia.” “Storie! Dimentica tutto e continuiamo a rivedere il mio racconto. Stavo pensando che, al posto delle pulei intelligenti ci starebbe meglio una razza di scorpioni telepatici...” 14
  • 14. “Ma prima andiamo alia spiaggia. Hai appena comprato un’automobile e...” “Cosa? Sei pazzo! La spiaggia è a piu di cento chilometri e 10 sono un uomo molto occupato. Non mi interessano le fanta­ sie di un bambino sognatore.” “Ma ti interessa scriverle e...” “Questo è molto diverso! Non mi piace 1’insolenza! Io scri- vo le tue storie per fare pratica, ma non confondo le cose: è fmzione, immaginazione e basta.” “È realtà!” Protestai disgustato. Mi lanciò uno sguardo di rimprovero e poi disse: “Comin- ciò â preoccuparmi seriamente delia tua salute mentale, Pierre.” 11 suo tono protettivo mi lasciò perplesso. Avevo veramente paura di essere pazzo, per questo volevo uscire dall’incertezza una volta per tutte. “Allora, facciamo una cosa, Victor: andiamo alia spiaggia e se il cuore non esiste, capirò che è stato tutto un sogno e non corifonderò nüòvamente le cose. Ma se è li...” “E dàgli con questa stupidaggineL. Va bene, 1’estate prossi- ma ci andremo.” “Lestate prossima! Mancano sei mesi!” “Abbi pazienza, quest’estate andremo ã verificare che con- fondi le cose. Continuiamo con il mio racconto. Ascòlta: degli scorpioni dotati di telepatia...” Mi sentii come prima di fronte a una muraglia crudele. Re- agii violentemente: “Allora ci andrò da solo! Fuggirò, scappe- rò, comunque sia, arriverò alia spiaggia. Inoltre, non mi inte­ ressano i tuoi scorpioni telepatici, è tutto cosi ridicolô! Non ti aiuterò mai piu!” “È meglio che me ne vada” disse Victor, vedendo la mia alterazione “domani ti passerà.” Usei di casa augurandomi là buona notte. “Non tornare mai piu!” Gli gridai. 15
  • 15. Poi mi chiusi nella mia stanza: steso sul letto, ero sul pun- to di piangere...beh... lo feci, ma non molto, perché noi uomi- ni non dobbiamo piangere... Quella notte decisi di fare qualcosa di piu che lamentarmi e compiangermi piagnucolosamente e morbosamente per le mie difficoltà. NeH’oscurità chiusi gli occhi e per piú di unora immaginai che andavo alia spiaggia. II giorno successivo, nel pomeriggio, comparve Victor fischiettando. “Al lavoro, campioni!” Disse, come se non fosse successo niente. Io rimasi freddo e distante. “Ho sentito, ma ho una montagna di compiti da fare” finsi di studiare un libro di geografia. “Ma solo un’oretta...Mi è venuta in mente una lotta fra due razze di extraterrestri: gli scorpioni telepatici contro quei ‘bo- naccioni’ che hai immaginato tu, quelli di Ofir...” Questo mi fece ribollire il sangue, ma feci finta di niente. “Impossibile, scusami. Arrivederci.” “Hummm...sospetto che tu sia ancora arrabbiato per quel­ lo che è successo ieri.” “Le steppe sono pianure incolte di grande estensione...’ Scusa, cosa significa incolte?” “Non lo so. Humm...va bene. Stavo pensando che mi fa- rebbe bene un riposino sulla spiaggia...” “E...?” La speranza si affacciò per la prima volta. “Potremmo andarei venerdi sera, portare la tenda e tutto il resto. Lungo il cammino, possiamo andare a verificare che non esiste nessun cuore su quella roccia. Ma se sei cosi arrabbiato con me...” “Arrabbiato con te? Certo che no!” Esclamai felice.“Ma a cosa è dovuto questo cambiamento?” “Cambiamento? No, solo che stanotte non mi ha lasciato dormire per un’ora 1’idea di portarti alia spiaggia. Quando ho 16
  • 16. deciso di farlo, solo allora sono riuscito a chiudere gli occhi. Credo di aver bisogno di un po’ di riposo. Inoltre, non voglio che un giorno ti arrabbi tanto che il mio libro...volevo dire, i tuoi libri si fermino senza il mio aiuto...” Bene, non so cosa sia accaduto. Fatto sta che venerdi sera pre- parammo i bagagli, salimmo sulFauto di Victor e in un paio d’ore arrivammo alia spiaggia. Respirai Faria di mare come se fosse stato un balsamo vita- le: tutto mi portava i ricordi dei mio viaggio spaziale, di Ami. Scendendo dalfauto diedi un’occhiata verso le rocce. Mi sembrò quasi di vedere li 1’ cufo’ dei bambino delle stelle, sospe- so nelFaria, sopra la spiaggia... 17
  • 17. 2.. S u l l a r o c c i a Victor voleva montare la tenda, invece di andare a vedere la roccia, perché si faceva notte, ma lo convinsi ad andarei imme- diatamente. “Bene” disse “già che siamo qui... Anche se sta facendo buio. Viene già notte...” “Emeravigliosamente chiaro. Andiamo.” Lasciammo Pautomobile sul sentiero che portava verso le rocce e camminammo in direzione dei mare. La notte era arrivata, le nubi lasciarono il passo a una gran­ de Luna che illuminava tutto. Ricordai la luna piena di ‘quella notte5: gli stessi riflessi sull’acqua, lo stabilimento balneare al- 1’altro lato delia baia, cosparso di punti luminosi, le rocce... era tutto uguale. Lemozione accelerava il mio cuore e le mie gambe, invece mio eugino avanzava con grande fatica. “È troppo buio, scivoloso...” “Bisogna camminare con sicurezza, uomo” dissi, molto piu avanti di lui. "Che stupidaggine! Sarebbe meglio tornare domani, di gior- 35 no. “Sarebbe una pazzia, siamo quasi arrivati.” Sentii un rumore là dietro: mio eugino era nei guai. “Pierreee!” “Cosa succede?” “Sono çaduto in aequa! Vieni, aiutami!” “Si deve camminare sulle pietre, non nell’acqua” dissi, men- tre mi apprestavo a soccorrerlo. “Non riesco a vedere la differenza: qui è tutto nero.JDam- 18
  • 18. mi la mano.” “Se ti ostini a non voler vedere, tutto sarà scuro per te...” “Guarda come sono ridotto: la gamba bagnata, la scarpa... Questa è una pazzia, io non continuo, torniamo domani.” Mi sembrò assurdo dover aspettare fino al giorno seguente, dal momento che eravamo a pochi metri soltanto dalla roccia. “Stiamo già arrivando, mancano solo pochi passi.” "Può darsi, ma qui è viscido, pericoloso. Le pietre sono pie- ne di muschio umido, la marea sta salendo, è facile rompersi la spina dorsale. Ritorniamo alia spiaggia, prepariamo la tenda, dormiamo e domani torniamo. “Attento,Victor, arriva l’acqua! Salta su questa roccia piu alta!” “Che acqua? Che roc...? Glub!” Questa volta si bagnò fino al collo. Veramente mio eugino era un vecchio, malgrado non aves- se piú di trent’anni. Montammo la tenda sulla sabbia. Victor si cambiò d’abito, mentre io preparavo a malincuore uno stupido fuoco. “Mettersi con i bambini...” protesto lui. “Mettersi con i vecchi...” protestai io. “Bene” dissi impaziente “sei già asciutto. Adesso ti stendi, mentre io vado e torno...” Io vedevo cosi facile la faccenda. Era cosi, ma gli adulti hanno lo strano potere di complicare tutto, di rendere terribil- mente difficoltose e complesse le cose piú semplici... “Questo mai! Ti metterai qui al mio fianco. Su quelle nere rocce potrebbe succederti qualunque cosa. Ho sonno, andiamo, stenditi.” "Ma...” "Stenditi!” Decisi di assecondarlo, di stendermi, ma appena si sarebbe addormentato... "Va bene, dormiamo. È molto divertente dormire...” 19
  • 19. Attesi 1’oscurità come un serpente in agguato. Un5infinità di tempo piu tardi, la sua respirazione mi fece comprendere che dormiva. Cominciai a scivolare fuori dal sacco a pelo mol­ to cautamente e raggiunsi Tuscita. Quando stavo per mettere fuori la testa, una mano mi afferrò per il collo delia camicia. “Dove vai?” Chiese Victor. “Ecco, là fuori, in bagno. Mi capisci...” La scusa perfetta! Mi era venuta come unispirazione: a nessuno si può negare di andare in bagno. “Va bene, ma torna immediatamente.” “Non preoccuparti, torno subito” questo lo credeva lui... Una volta fuori dalla tenda, corsi alia velocità dei fulmine ver­ so la ‘mia’ roccia. Una strana forza sembrava essersi impossessata di me, perché stavo saltando di pietra in pietra, come un coni- glio. In pochi secondi mi trovai ai piedi dei mio destino finale. Mi fermai emozionato, accarezzai la roccia: quanto avevo im- piegato ad arrivare fin li! Ora bastava scalarla per vedere il cuore alato... E se non c’era? Tutto si oscurò quando pensai a questa eventualità e persi tutta quella forza straordinaria. Cominciai a salire con grande difficoltà, intriso di dubbi e di timori, come un adulto. Scivolai di qua e di là, ma alia fine (alia fine!) arrivai in cima. Camminai emozionato sulla superfície piatta: da lontano, a causa delloscurità, non si vedeva bene il punto nel quale doveva essere impresso. Mi awicinai molto lentamente, come pregustan- do il momento, con una sensazione di angoscia mista ad allegria. Arrivai al punto, cercai il simbolo da tutte le parti, ma non c’era. Non c’era! Non esisteva! "Non è mai esistito” dissi con la disperazione nel cuore “è stàto tutto frutto dellimmaginazione...un sogno...” "Io non sono un sogno” disse una voce conosciuta alie mie spalle. 20
  • 20. Mi volsi molto lentamente, quasi temendo che quello che avevo sentito fosse un’illusione uditiva, o qualcosa dei genere. Guardando, scorsi la bianca figura dei mio piccolo e amato amico: era li, sorrideva come sempre. “Ami!” 21
  • 21. 3 . 1^'vc.ovro Non riuscii a trattenere lacrime di gioia neirabbracciarlo. Era reale, era solido: tutto era stato reale, tutto. “Sei piu alto, Pierre.” “È vero, o tu sei piu piccolo. Ti sei ristretto!” Ridemmo, come tante volte in passato. Ali improwiso ricordai Victor che mi aspettava nella tenda. "Prima era la tua nonnina, adesso è tuo cugino. Non puoi proprio vivere senza preoccuparti?” Ami percepiva sempre i miei pensieri. “Hai ragione, ma è che...” “Èche niente. Lo tengo profõndamente addormentato nella tenda: la notte è nostra.” “Davvero?” “Certo. Vuoi vederlo sullo schermo?” Chiese Ami pren­ dendo il piccolo visore, televisore o come si chiamava Tappa- recchio che teneva nel cinturone. “Non è necessário, ti credo.” “Ma va! Questo è un progresso.” “Che cosa?” “Che tu sia capace di credere qualcosa.” “Non ti comprendo, Ami.” “IIviaggio che hai fatto, non è forse stato motivato dai tuoi dubbi?” Pensai un po5prima di rispondere. Ami aveva ragione: ave- vo messo in dubbio la sua esistenza. Questo mi aveva fatto de- siderare di andare a verificare... “Èvero, ma ne valeva la pena, adesso sono sicuro che esisti.” “E quando me ne andrò? Sei sicuro che dopo non penserai 22
  • 22. chc è stato solo un sogno?” “Assolutamente. Tu sei reale” gli toccai la spalla. “E prima? Non era reale? Tuttavia, hai dubitato...” “Hai di nuovo ragione. Perché a volte uno ha dei dubbi, Ami?” “Perché la mente funziona a vari livelli, scollegati gli uni dagli altri. A volte un uomo può essere violento e crudele; altre volte, affettuoso e tranquillo. Se sei a un livello alto, puoi riusci- re a vivere cose meravigliose, come incontrare me, comprende- re grandi verità o fare dei tuoi desideri una realtà... Se sei a un livello basso, non puoi collegarti con i livelli superiori: anche se li avessi conosciuti in precedenza, avresti dei dubbi.” “Non accadrà piu, Ami, ma perché non sei venuto 1’estate scorsa? Io avevo scritto il libro e...” “E hai pensato che io sarei venuto immediatamente?” Rise “non ti ho dato una data precisa; Devi sviluppare dentro di te la pazienzá, la scienza di mantenerti nella páce interiore. Uimpa- ziente non è in armonia conTuniverso: tutto ha la sua ora, il suo tempo. Inoltre, coi tuoi dubbi violi una serie di requisiti neces- sari per stabilire un contatto, ma tu sei un caso speciale... an­ che se a volte dubiti delia mia esistenza.” “Mi dispiace molto, Ami. Ti ripeto che non succederà piu.” Aspirò Paria notturna guardando le luci dello stabilimento bâlnearé situato alPaltro lato delia baia. “Ma tutto va perfettamente bene nelPuniverso. Andiamo, devo portarti a fare un giro per la galassia.” “Fantastico! Dove hai la tua nave, sotto 1’acqua?” “No, qui sopra” indicò verso il cielo. Guardai, ma vidi solo stelle. “Non la vedo...” “È invisibile. Andiamo, voglio presentarti una persona.” “Non sei venuto solo, questa volta?” “No” rispose tirando fuori uno degli apparecchi dal suo cinturone. AlPinizio non mi piacque 1’idea di condividere il viaggio 23
  • 23. con uno sconosciuto: mi sentivo piu in confidenza con lui solo. “Come saliremo sulla nave?” In queiristante una luce gialla molto forte ci illuminò e al tem­ po stesso mi sentii sollevare in aria. Questa volta non mi spaven- tai troppo, perché lo avevo già sperimentato in precedenza. Sopra di noi apparve Y cufo’ con un’apertura luminosa sotto lo scafo. Poco dopo eravamo in piedi nella nave, sulla piccola rampa di accesso che già conoscevo. Non potei fare a meno di emozionarmi. “Cosa ti succede?” Chiese ridendo “sei come una vecchia piagnucolona.” “Non so...È che trovarmi di nuovo qui (snif) è.-cosi irreale.,. ma non è fantasia, è realtà. Grazie (snif), Ami.” “Smetti di dire stupidaggini. Se non fosse per i tuoi dubbi, questo ti sembrerebbe perfettamente normale, come è sempre stato. Andiamo, qualcuno ci aspetta nella sala di comando. Vie- nidiqua.” Lo seguii senza troppo entusiasmo. Immaginai che un si- gnore con la faccia verde ci aspettasse: a Ofir avevo visto ogni genere di strani esseri. Entrando, vidi una curiosa creatura di aspetto piú o meno umano: unesiíe bambina con la pelle chiara, occhi viola e lun- ghi capelli rosati, ornati da una ridicola farfalla di tela gialla. Indossava una tuta azzurra molto comoda. Mi guardò intensa­ mente e con serietà, come se fossi uno strano animaletto. Mi sembrò antipatica e decisamente brutta. Ami le parlò in una strana lingua, ma gli sentii fare il mio nome. “Ti presento Vinka” mi disse poi “andiamo, salutatevi” ci incoraggiò sorridendo. Parlò in entrambe le lingue. Ci guardammo senza troppa allegria nè cordialità e mi tese una mano lunga e sottile. Provai una specie di repulsione che quasi mi impedi di toccarla, ma per buona educazione gliela strinsi, dopo averle contato le dita di nascosto (erano cinque). 24
  • 24. Aveva un calore e una dolcezza gradevole... Dissi ‘molto piacere’ awicinandomi per darle un bacio sul viso, come si usa fra i bambini e le bambine delia mia città. Lei borbottò qualcosa di incomprensibile e ritrasse la guancia sor- presa. Ami era piegato in due dalle risate, ma le spiegò nella sua lingua (da quello che seppi dopo), che per me era normale salutare cosi. “Nel mio mondo questo non si fa...Questione di usanze” mi disse ridendo. Io ricordai che a Ofir il bacio era molto comune, per que­ sto dedussi: “Allora il suo pianeta non è civilizzâto.” “Hai ragione, lei proviene da un mondo non civilizzâto, come la Terra. Bene, sarebbe meglio che riuscisté a parlare fra di voi: prendi, metti questo nel tuo orecchio, è un traduttore.” Ami teneva in mano un piccolo oggetto simile a un apparecchio acústico, ma senza filo. Né trovò anche uno che si adattava agli occhi viola. "Adesso” disse Ami parlando nelFaltra lingua, ma nell’appa­ recchio io sentivó la traduzione “conversate fra voi.” “Ciao” disse 1’umanoide. Sebbene le sue labbra emettessero strani suoni, attraverso 1’apparecchio io la comprendevo. “Ciao” risposi. “Come si chiama il tuo pianeta?” Mi chiese. “Terra. E il tuo?” “Kia” rispose. Adesso, dopo averla sentita parlare ed essere riuscito a met- termi in comunicazione con lei, non mi dispiaceva piu tanto la sua presenza. “Quanti anni hai, Vinka?” Chiesi. “Duecentoquarantacinque anni” rispose. Io rimasi scioccato: non sembrava essere cosi terribilmente vecchia... 25
  • 25. “Aspettate, aspettate” ci fermò Ami, divertito da quel dia­ logo “mentre il pianeta Kia fa piu di venti giri intorno al suo sole, la Terra ne fa solo uno, ma in definitiva, avete piu o meno la stessa età.” Osservai Vinka molto attentamente: aveva gli orecchi a punta molto graziosi, si adattavano bene ai suoi capelli, sottili come quelli dei pulcini appena nati. “Sicché nel tuo mondo non ci si può baciare in viso...” “Solo fra innamorati, fidanzati o sposi” spiegò “voi sem- brate essere molto moderni, sulla Terra.” “Non tanto quanto su Ofir.” “Cos’è Ofir?” “Un mondo civilizzato. Ascolta, Ami, non hai portato Vinka a spasso per 1’universo?” "Si, ma non a Ofir. Preparatevi, ora vedrete uno spettacolo molto interessante: la danza delia galassia.” Lo sollecitammo a spiegarsi meglio. “Bene, voi sapete che le stelle si muovono...” Volevo impressionare Vinka con le mie conoscenze astro- nomiche: “I pianeti si muovono, ma le stelle sono fisse” dissi. Ami rise un po5, prima di spiegare: “Sembrano essere fisse, ma si muovono a grande velocità intorno alia galassia. Adesso andiamo a guardare come se fossimo fuori dalla dimensione spazio-tempo che conosciamo. Da li osserveremo la Via Lattea. Sara come vedere una pellicola molto accelerata, comprendete?” Ambedue dicemmo di si, anche se non sembravamo mol­ to sicuri. “Inoltre, ogni stella emette una vibrazione, muovendosi: Tascoíteremo sotto forma di suono e al tempo stesso percepire- mo come risuona ogni corpo celeste delia galassia. Andiamo.” Ci invitò a sederci mentre azionava i comandi. Sullo schermo centrale apparve lo stabilimento balneare: vidi la tenda e Tanto di Victor. Sulla roccia si stagliava nitida­ mente ilcuore alato... “Eccolo li il simbolo! Quando 1’ho cercato non sono riu- 26
  • 26. scito a trovarlo...” “È stato uno scherzo, Pierre. È sempre stato li, ma ti ho ipnotizzato perché non lo vedessi.” "Ma come hai potuto ipnotizzarmi? Non ho sentito nessun ordine da te.” “È stato un ordine telepático.” “Ipnosi a distanza!” Esclamò Vinka ammirata. “Deve essere favoloso” dissi, pensando a tutte le possibilita che avrei avuto se fossi riuscito a fare qualcosa dei genere. Per esempio, ordinare a un venditore di giocattoli di regalarmi tutto quelló che volevo, oppure convincere il professore che il mio compito era perfetto, anche se tenevo davanti al suo naso un foglio bianco. Avrei potuto...” “Chi disponesse di un tale potere” disse Ami “potrebbe fare trucchi di ogni genere. Per questo, poteri cosi grandi sono fuori dalla portata di chi li potrebbe usare per fare il male. La Legge universale dirige questi livelli.” Mi sentii autorizzato a ottenere quel potere. “Io conosco quella Legge, è 1’Amore...” “E credi sia suffieiente sòlo conoscerla?” “Cosa ci vuole ancora, Ami?” “Metterla in pratica.” “Hai ragione: per questo io la metto sempre in pratica.” Ci credevo sinceramente, mentre lo dicevo, ma le parole di Ami furono come un secchio d’acqua gelata: “Ti sembra che mandare in rovina un venditore di giocattoli per soddisfare i tuoi capricci sia amore? Ritieni che obbligare una persona ad agire contro la sua volontà sia amore? Pensi che ingannare e fare trucchi sia amore?” Ami aveva percepito i miei pensieri, che erano passaii cosi rapi­ damente che quasi non me n5ero accorto. Le sue dure parole mi fecero stramazzare sullo schienale delia poltrona: era come se mi avesse spaccato in due, mi vergognai. Non riuscivo a parlare, ero completamente privo di energia vitale. Inoltre, Vinka era stata 27
  • 27. testimone delia mia disonestà mentale e delia sgridata... In tono molto affettuoso, Ami cercò di consolarmi. “Non preoccuparti, Pierre, lei la tengo in una specie di leggera trance, non ha sentito niente.” Questo mi tranquillizzò un poco, come il tono affettuoso di Ami, ma non ero ancora capace di muovermi e di parlare. Mi ero sempre considerato una specie di bambino esemplare, ma ora verificavo che con rimmaginazione ero solito tramare cose poco pulite. Ami era riuscito a farmelo notare ed era crollata Topinione che avevo di me stesso: ero piuttosto disonesto. Non so perché, ma poco a poco cominciai a sentire una gran rabbia nei confronti di Ami. Quest’ira mi dava la forza di sostenermi, cosi che non la ostacolai. “Questo è 1’aspetto peggiore dei mio lavoro: a nessuno fa piacere che gli si mostrino aspetti che pensava di non avere, ma se qualcuno non lo facesse, non saprebbe mai di averli e non li ripulirebbe mai. Nessuno cerca mai di superare un difetto che non crede di avere, ma bisogna saper dire le cose poco a poco.” Sentii che ogni parola di Ami era un attacco, un5accusa, una condanna, una calunnia. La mia rabbia stava crescendo: chi era lui per venire a condannarmi? Non poteva giudicarmi cosi fero- cemente per uno scherzo delia mia immaginazione. Pensai che non avrei mai usato il potere di ipnotizzare a distanza per scopi malvagi, no, perché non ero mai stato un bambino cattivo, anzi... “Si è ripreso il tuo ego?” Ghiese Ami ridendo come sem­ pre, ma la sua risata mi sembrò sardonica e crudele. “Continui a offendermi?” II mio era un tono di sfida: “vo- glio tornare a casa, alia tenda, tutto questo mi ha stancato.” Mi alzai, mi ero ripreso, la mia opinione di me stesso era di nuovo buona: solo Ami era ingiusto, una cânaglia, un ca- lunniatore... Lo guardai con aria di scherno e dissi: “Tu, il bambino meraviglioso, Fextraterrestre...pur parlando di amore, vantando amore, nel momento delia verità sai soltanto condannare i pic-
  • 28. coli errori delia gente. Tu non hai neanche un po’di amore. Sei un prete falso, che predica, ma non mette in pratica. Da una persona disonesta come te non può venire niente di buono: per questo me ne vado. Me ne vado!” Ami ascoltava in perfetta tranquillità le mie aggressioni ver- bali, ma credetti di notare una certa tristezza nel suo sguardo. “So che ti fa male, Pierre, ma è per il tuo bene. Scusami.” “Non ci sono scuse che tengano, me ne vado.” Vinka si svegliò. “Non puoi andartene cosi presto, Pierre. Vorrei parlare un po’ di piú con te, sapere di te, dei tuo mondo...” Le sue parole mi sorpresero, mi addolcirono, stavo tornan­ do alia realtà. Sospirai. “Beh, nemmeno io volevo andarmene, Vinka, ma è che...” “Cosa c’è, Pierre?” Chiese, guardandomi dal fondo dei suoi luminosi occhi viola... Era molto bella, ma solo adesso lo nota- vo... “Perché vuoi andartene, Pierre?” “Andarmene? Io? E dove?” “Hai detto che volevi andartene, perché?” Allora ricordai il ‘colpevole’. “È che Ami ce 1’ha con strane cose, mi ha offeso.” “Mi sembra di essermi addormentatà, non ho sentitó nien­ te. Ami, è vero che hai offeso Pierre?” "Dirè la verità, è offendere?” Chiese lui. “Ho voluto solo fargli vedere che un appoggio al quale si sosteneva era falso. Questo gli ha ferito Tego, ma gli passerà.” Mi sembrò di cogliere uno sguardo affettuoso negli occhi di Vinka, quando mi disse: “Non andartene, Pierre. Credo che abbiamo iholte cose da direi...” Io sentivo la stessa cosa, volevo sapere tutto di lei. Ami se ne usei con un altro dei suoi scherzi: “Basta coi romanzi d’appendice. Andiamo a vedere la danza delia galas­ sia. Voi avete la vostra rispettiva controparte. Credo di aver 29
  • 29. mostrato a entrambi la vostra anima gemella, in un incontro dei futuro: dovete essere fedeli, anche se ancora non 1’avete incontrata.” È curioso, ma provai qualcosa di simile a gelosia* quando seppi che lei aveva un altro ragazzo... “Non pensare male, Ami, con Pierre è solo amicizia.” “È difficile essere fedeli a una persona che non si conosce” considerai. “Si che la conosci, anche se soltanto attraverso un’occhiata nel futuro; ma c’è un senso, oltre ai cinque che voi conoscete, che permette, fra le altre cose, di percepire, sentire una persona, per quanto lontana si trovi.” “Telepatia?” “La telepatia ha a che vedere con i pensieri, il senso di cui sto parlando si collega di piu ai sentimenti. Non hai sentito la presenza delia tua compagna, Pierre?” Questo era troppo intimo. “Beh, si. A volte, quando sono solo, di notte, penso che c’è qualcuno per me, da qualche parte.” “Pensi, o senti la sua presenza?” “In quei momenti...credo di sentiria.” “E sei capace di amaria, in quegli istanti?” “Beh, si...non so. Credo...di si.” “Allora stai sviluppando quel senso superiore. Per evolvere di piu come persona, dobbiamo farlo. Ci permette anche di per­ cepire le cose spirituali, senza bisogno di utilizzare gli altri sensi o il pensiero. Cosi distinguiamo fra persone buone e meno buo- ne, fra verità e menzogna, cosi percepiamo il vero amore e la presenza di Dio.” “A Kia ci sono molte persone che non hanno fede in Dio” disse Vinka. “Quando non si ha sviluppato quel senso, è necessaria la fede. Poi, non è piu questione di credere o di non credere: semplicemente, si percepisce la Sua meravigliosa Presenza. Cosi 30
  • 30. possiamo offrirGli il nostro amore, senza bisogno di vederLo. Questo senso superiore è quello che ci permette di percepire la nostra anima gemella ed esserle fedele, anche se ancora non è presente.” Io pensai alia ‘giapponese’ dei mio futuro, ma non provai niente. Non capivo se non avevo sviluppato bene il senso di cüi parlava Ami o se la presenza di Vinka stava creando in me una...un’interferenza. “Bene, andiamo a vedere qualcosa di molto bello, ma pri­ ma è necessário che non ci siano impurità su questa nave, al- trimenti le cattive vibrazioni mentali potrebbero produrre una... un’interferenza...” Ami era stato testimone delia mia infedeltà mentale nei con- fronti delia ‘giapponese’! Mi sentii colpevole. “È necessário che tu lasci da parte questo, Pierre.” “Va bene, Ami, non lo farò piú.” “Mi riferisco al fatto che non mi porti rancore...” Cosi, si riferiva a questo! Io pensavo si trattasse delia forte attrazione che la presenza di Vinka stava creando in me. Fortu- natamente, Ami non se ne era accorto... “Amici?” Sorrise tendendomi la mano. “Amici” risposi, senza trovare un solo motivo per non es- serlo. Vinka mi aveva fatto dimenticare il mio risentimento. Ci demmo la mano amichevolmente. “Bravo!” Esclamò contenta la bambina “adesso andiamo a vedere il concerto delle galassie.” “La danza delia galassia” corresse Ami “benché sia anche un concerto. Puoi sederti, Pierre.”
  • 31. 4, LAnc d a n z a c ó s m ic a La nave vibrò: una luce gialla molto forte riempi la sala di comando, da gialla diventò rosata, piu tardi viola, poi un bel- Tazzurro chiaro e finalmente bianco abbagliante; poi si spense, lasciando la sala illuminata solo da bei riflessi guizzanti, pro- venienti dalPesterno. “Guardate attraverso gli oblò.” Ci alzammo e andammo a vedere. Lo spettacolo faceva riz- zare i capelli, era meraviglioso! Una moltitudine di stelle multi- colori si stava disponendo in spirali per tutto il firmamento. Ogni particella luminosa si spostava lentamente: questo dava 1’impres- sione di spire di fumo colorate, luminose. Stelle, comete, soli e pianeti, nubi multicolori di qualcosa che sembrava zucchero filato o gas incandescente, splendenti filamenti si tendevano, formando riccioli e si dissolvevano. La gigantesca spirale si stava facendo sempre piu grande. Si espandeva come se avesse vita. Alcuni punti producevano esplosioni di luce molto fugaci, come se fossero lustrini. “Stiamo osservando il movimento delia nostra galassia, la Via Lattea. Ora ascolteremo il suono che produce ogni particel­ la in movimento.” Ami premette un pulsante nel quadro di comando e la nave si riempi di suoni indescrivibili: ronzii acuti, gravi, sibili, tuoni sordi e prolungati. I bagliori fugaci producevano uno scampanellio che ricordáva la lira: il risultato finale era un concerto impressionante. “Cosi suona la galassia. Ora aumenteremo la velocità.” Premette dolcemente un bottone e tutto quelFinsieme ac- celerò in modo incredibile, si estendeva, cresceva. 32
  • 32. Sempre piu mi sembrava che tutta la galassia fosse un esse­ re vivente, cosciente, un essere che danzava, una scintillante medusa cósmica che tendeva luminose appendici al ritmo delia sua stessa melodia. Si, perché accelerando il movimento verifi­ cai che il concerto e la danza avevano un armonia melodiosa e un ritmo, una pulsazione, una cadenza, un’oscillazione... “Mio Dio, che meraviglia!” Esclamò Vinka emozionata. Le lacrime inumidirono i suoi begli occhi, ancora piu belli e lumi- nosi cosi, con i vari colori delia galassia danzante riflessi nelle sue pupille, bagnate dallo scintillio stellare... La voce di Ami espresse un sentimento reverenziale: “Qui siamo un po’ piu vicini alia prospettiva di Dio, ma Lui si compiace di tutte le galassie che danzano insieme. Non con­ templa dalFesterno, come stiamo facendo noi: è Lui che danza, trasformato in milioni e milioni di ammassi stellãri... Di piu: Lui contempla dali interno di ogni essere, da quelli straordinari come una galassia, fino ai piu infimi, come noi e quelli ancora piú piccoli. Per amore condivide il Suo meraviglioso Spirito con tutte le Sue creature.” Di fronte a quel sorprendente spettacolo, Vinka proruppe in un pianto accorato. Io, con un nodo in gola, mi trovavo in una condizione analoga. Volevo offrirle un appoggio, la abbracciai. Lei poso la testa sulla mia spalla, sentii il suo profumo delicato. Accarezzai la leggera peluria dei suoi capelli, piú soffice delia spuma, ornata da quella deliziosa farfalla di tela gialla... "Basta per oggi” interruppe Ami “tutto è dannoso, quando è in eccesso, compresa la bellezza. Venite.” Ci condusse per un braccio ai sedili laterali. Non mi fu faci- le lasciar andare Vinka...Cosa mi stava succedendo? Seduto, mentre le intense luci illuminavano di nuovo la stan- za, mi chiedevo se Ami sarebbe stato capace di mostrarmi qual- cos’altro che riuscisse a impressionarmi. Dopo tutto questo, pensai, ogni altra cosa sarebbe stata pallida e fredda. 33
  • 33. "Niente è freddo, quando c’è amore nel cuore” disse Ami “guardate fuori.” Eravamo di nuovo sopra lo stabilimento balneare. Tutto era come al solito: le rocce, la tenda, le luci, la luna. Questo mi deluse. "Andare cosi lontano, fuori dalla galassia, per tornare nello stesso luogo... Io avrei voluto visitare mondi lontani...” Ami sorrise. "Non siamo andati da nessuna parte, siamo sempre stati qui.” “Ma io ho visto la galassia dall’esterno!” "Avete visto una proiezione computerizzata di molti miliar- di di anni di movimento in pochi minuti, qualcosa come una visione molto accelerata.” “Ma le stelle erano li, oltre 1’oblò!...” "I vetri delle nostre navi servono anche come schermi, sui quali si proiettano o si creano immagini. Èsimile a una pellicola filmata, ma in un sistema iper-reale, tridimensionale. È impossi- bile per voi distinguere una visione registrata da un’altra reale. Guardate.” Ami effettuò delle manovre sul quadro di comando. Immedia- tamente il panorama al di là dei vetri cambiò: la notte si tra- sformò in giorno... il sole cominciava a nascondersi nel mare vicino. Apparve un bosco, il luogo mi sembrava conosciuto... “Osserva bene, Pierre.” Riuscii a vedere un uomo che si awicinava in mezzo al fo- gliame. “È il cacciatore!” Esclamai sorpreso. Nel mio viaggio precedente eravamo stati in Alaska. Ci era­ vamo andati alio scopo di essere awistati da quel cacciatore, secondo le istruzioni di un ‘super-computer situato al centro delia galassia, che ha il compito di coordinare i movimenti di tutte le navi dei mondi civilizzati. In quelPoccasione, Puomo si era spaventato nel vedere il 34
  • 34. nostro ‘ufo’ e ci avcva puntato contro il suo fucile. Adesso stava accadendo la stessa cosa. “È una registrazione. Tutto quello che appare attraverso i nostri oblò rimane registrato, poi possiamo rivedere le immagi- ni in qualsiasi momento, con la stessa nitidezza delia realtà.” Mi sembrava impossibile che quella fosse una registrazione video: gli alberi erano li, li. L’uomo, il cielo... ma questo era successo quasi due anni prima... Quando 1’uomo puntò la sua arma, come la volta prece­ dente sentii Fimpulso di nascondermi, ma mi fermai: invece Vinka corse a nascondersi dietro un sedile. Ami e io ridemmo. “E una registrazione, Vinka. Osservate” manovrò sul qua­ dro di comando e apparve di nuovo la spiaggia di notte. Imme- diatamente dopo êravamo di nuovo in Alaska: questa volta il cacciatore non ci aveva ancora visti, stava scendendo ignaro il sentiero, ma subito ci scorse e voleva attaccarci. “Adesso lo vedremo al rovescio” 1’uomo camminava all’in- dietro... “Vieni a vedere, Vinka, è molto comico.” Lei venne a guardare il nostro amico che giocava con l’im- magine dei cacciatore. “Gome si può sapere quando un’immagine è reale o quan­ do è una registrazione?” Chiesi. “Gli esseri viventi emettono delle energie che io percepisco attraverso il senso di cui vi ho parlato, le registrazioni no.” Tornammo alia spiaggia, ma questa volta non era ancora notte... “Osserva, Pierre” mi raccomandò Ami. Quando lo feci, quasi caddi alTindietro: li c’ero io stesso! Scendevo dalla macchina di Victor: la mia gioia era evidente, ma la cosa piu sorprendente fu guardare me stesso per un istante. Cioè voglio dire che guardai verso T cufo’, ma non lo vidi. “Si, lo hai visto, ma con il senso che stai sviluppando. Con questo potere interno Tinvisibilità delle nostre navi non fun- ziona...” 35
  • 35. Ami fecc apparire nuovamente la galassia danzante. . “Se noi abbiamo piccoli poteri, immaginate quelli che potrà avere questo meraviglioso essere che stiamoosservando...” Vinka sembrava confusa. “Una galassia non è un essere.” “Cos’è, allora?” Chiese Ami con un sorriso. “È una cosa, un ammasso di stelle, ma non ha vita.” • “Non ha vita!” Ripetè, come chi ha sentito uno sproposifo “se una cellula dei tuo fegato potesse uscire e vederti, secondo le vostre unità di tempo, in una frazione di secondo, direbbe che tu sei una massa inerte, qualcosa di strano, senza membrana, cellulare, senza nucleo, comprendi?” “Credo di si, allora?...” “Allora, la galassia è un grande essere dei quale siamo parti- celle microscopiche, un essere infinitamente piú cosciente e in- telligente di noi.” Questo mi sembrò assurdo. “Intelligente?!” “La stessa sorpresa dimostrerebbe una cellula deH5unghia dei tuo dito mignolo, se un’altra cellula le dicesse che tu sei in­ telligente. Tu, quella massa morta, che vive soltanto per dare origine ‘alia piú grande creazione deiruniverso’: la cellula del- 1’unghia dei dito mignolo delia mano destra di Pierre.” Credo di non aver compreso la spiegazione, ma la risata di Ami era contagiosa. Lui cominciò a mostrare a Vinka alcune scene dei nostro viaggio a Ofir: quando apparve il luogo nel quale la gente proiettava la sua immaginazione su uno schermo, lei manifesto la sua ammirazione. “Voi avete un livello scientifico e delle conoscenze impres- sionanti!” “Paragonate a quelle dei vostro mondo, può darsi, ma a noi interessa di piú il livello spirituale: questo è 1’essenziale, il resto è solo un mezzo, non un fine. Utilizziamo la scienza per offrire maggior soddisfazione alie persone, ma non dimentichiamo che la massima felicita si ottiene dalla spiritualità. Uno potrebbe es- 36
  • 36. sere padrone di un mondo intero, dominare grandi conoscen- ze tccnologiche, ma se nella sua testa regna 1’ignoranza per le cose dello spirito e nel suo cuore non c’è amore, la sua vita sarà piu miserabile di quella di un accattone.” “Perché?” “Perché Famore è la fonte delia felicita.” “Hai ragione, Ami” disse Vinka guardandomi di sfuggita. Poi abbassò lo sguardo arrossendo un po5. Ami percepi la situa- zione e scoppiò a ridere. “Non si tratta solo di romanticismo, ma di vivere nelFamo- re, di amare la vita, la natura, Faria che si respira, amare il Crea- tore perché ci offre la splendida opportunità di esistere, amare tutte le persone, tutte le manifestazioni delia vita.” Mentre Ami parlava, sentivo che aveva pienamente ragione: le sue parole accendevano in me i sentimenti che esprimevano. “Quando si possiede il dono di amare, la felicità è sempre presente, anche se i rtostri beni materiali sono scarsi. Se cerchere- mo soltanto Famore, otterremo tutto il resto in sovrappiú, ma se cercheremo solo i beni materiali, forse li otterremo, ma non otter­ remo sempre la felicità, perché la felicità è il frutto deli5amore.” Vinka sembrò aver compreso. “La felicità si compra con Famore.” Ami, con la gioia negli occhi disse: “Hai ragione. La felici­ tà si raggiunge a forza di amare.” “E Famore? Con che cosa si compra Famore?” Chiesi. “Buona domanda. Sai la risposta, Vinka? Sai come si ottie- ne 1’amore? Sai qual è il prezzo delFamore?” “Credo non debba essere qualcosa di materiale.” “Cérto che no: Foro non si compra con la latta. Andiamo a conoscere una persona interessante, abita nel tuo mondo, a Kia. Questa persona può dirvi come si ottiene Famore.” “Ewiva!” Manifestai il mio entusiasmo non tanto per come ottenere Famore, ma perché stavo per conoscere un mondo non civilizzato...PensandoCÍ, un dubbio attraversò la mia mente. 37
  • 37. "Ami, come farò a sapere se quello che vedrò è la realtà o una registrazione? Forse tutto quello che ho visto a Ofir era registrato...” “Sempre cosi pieno di fiducia e di fede” scherzò. Mi vergo- gnai. “È che...” “Impara ad aver fede, Pierre. Quello che hai visto a Ofir era realtà e anche quello che vedrai presto. Dovresti avere fidu­ cia in me, io non sono solito mentire.” “Mai?” Vinka era interessata da questo argomento. Ami cercò il modo migliore di spiegare qualcosa di com- plesso. “Sapete, a volte non conviene mostrare troppa luce a chi è abituato airoscurità... Potrebbe abbagliarlo, accecarlo. Cosi come non è utile mostrare oscurità molto grandi a chi vive abituato alia luce...Potrebbe morire di spavento.” Gli dicemmo che non avevamo capito bene. “Eccesso di oscurità o di luce impedisce di vedere. A volte conviene parlare ai bambini delia cicogna.” “Cos’è la cicogna?” Chiese Vinka. “Quella che porta i bambini da Lutis, secondo la tradizione diKia.” “Ah, ma questa è una stupidag...” “...Piu tardi parleremo lôro di un semino nella pancina. Solo quando il bambino è un po’ piu grande possiamo spiegarglielo chiaramente.” Volevo approfittare delPoccasione per chiarire alcuni dubbi. “È meglio che me lo spieghi adesso: ho un vero imbroglio al riguardo.” Vinka si entusiasmo. “AncKio!” Ami rise di noi fino alie lacrime, tanto che contagio anche noL ■ “Ogni cosa a suo tempo” disse alia fine il nostro amico “tutto alia sua ora e alia sua età. Per comprendere Talgebra biso- 38
  • 38. gna saper sommare e sottrarre.” “Noi sappiamo sommare e sottrarre” protesto Vinka, un po’ offesa. Ami si divertiva ancora di piú. “Non mi riferisco a quelle somme e sottrazioni” guardò ver­ so Falto, come cercando un esempio “vediamola in questo modo, allora: per comprendere la teoria delia spiralità delia ripercussione multidimensioíialé degli avvenimenti, è necessário prima com­ prendere la teoria delia relatività... Come vi trovate con questo argomento?” Chiese, osservandoci molto interessato. Io e Vinka ci guardammo: le nostre fàcce sembravano un grande punto interrogativo. Ci mettemmo a ridere tutti e tre. 39
  • 39. 3 .C7I difetfo prirvcipale “Questo lo posso capire” dissi, sapendo che lui percepiva i miei pensieri “ma 1’altro no, quello di non mostrare oscurità a chi è abituato alia luce.” Vinka intervenne, provocando in me una grande sorpresa. “Potrebbe morire di spavento.” “Tu, tu comprendi il senso di questo?.” “No.” “Allora...?” “Ho ricordato semplicemente le parole di Ami, lo ha detto lui. Cosa volevi dire, Ami?” “Che se una persona non conosce certe miserie delia vita, è meglio non mostrargliele all’improwiso, ma gradatamente. La vista di un eadavere, per esempio.” “Beh, questo non è poi cosi terribile” disse Vinka, osten­ tando coraggio. “E decomposto...?” “Che orroreL.Adesso capisco.” “A volte si riferisce a oscurità interiori...” Talvolta Ami era snervante. “Smetti di fare il misterioso e spiegaci bene, per favore.” “Bene, molte persone hanno una splendida opinione di se stessi, non sono capaci di vedersi certi difetti. A volte sono gra- vi, ma succede sempre che difetti che noi non vediamo in noi stessi, sono proprio quelli che piú condanniamo negli altri. Se airimprowiso ci mostrano questo difetto ignorato, possiamo morire per 1’impressione. Conoscete la storia dei nano deforme che era felice credendosi molto bello?” “No.” 40
  • 40. “Non si era mai guardato in uno specchio. La prima volta che lo fece, cominciò la sua tragédia...Comprendete?” Questa volta dicemmo di si. "Lego, questa parte bruttà di noi, che ei allontàna dalFamore, ha un pilastro d’appoggio, una radice che gli da stâbilità.” “Qual è questa radice?” “II nostro principále difetto. Tutti abbiamo un difetto prin- cipale, ma come le radiei di un albero è nascosto, non è facile per noi vederlo. È piu facile che gli altri lo scoprano, ma se ce lo mostrano aH’improwiso, può succederci come al nano che si credeva bello. Se d’un tratto il nostro povero ego resta senza appoggio, senza radiei, semplicemente possiamo morire...” Questo non concordava con le mie opinioni. “Io penso che se restassimo senza ego saremmo felici: puro amore...” “Si, ma non si può togliere subito il salvagente a chi non sa nuotare...” “Ancora qui coi tuoi misteri. Cosa vuoi dire?” “Che a certi livelli di vita l’ego è una protezione, una specie di salvagente; ma se vogliamo salire a livelli piú alti, non possia­ mo entrare li con questo pesante ‘salvagente’, con questo ego: dobbiamo imparare a nuotare. Arriva il momento nel quale si deve scegliere: una cosa o 1’altra...” “Cosa significa in questo caso ‘imparare a nuotare5?” “Significa imparare come regolarsi nella vita, in sintonia con le leggi universali. Se viveste nell’amore, non avreste biso- gno di nient’altro, ma voi non sapete nemmeno come si ottie- ne: per questo andiamo a Kia.” Gli chiesi se conosceva il mio difetto principále. "Naturalmente” rispose ridendo "è piú brutto di una ‘mam- bachdr "Una che...?” “'Mambacha5...Un esemplare piuttosto brutto di un mon­ do preistorico.” 41
  • 41. Vinka esitò un po5prima di chiedere: “AncKio ho ün di­ fetto bestiale?” “Principale” corresse Ami sorridendo. “Naturalmente. Se non ne avessi uno brutto come una ‘chachaca5(questo è un al- tro animaletto di quel mondo), non saresti in missione a Kia...” “Io, in missione? Che missione, Ami?” “Qual è il mio difetto principale, Ami?” Chiesi nel frattèmpo. II bambino.-delle stelle emise una risatina soave come il gorgo- glio di un bimbo. “Andiamo con ordine, non posso rispondere a due doman- de per volta. Prima, quella dei difetto, poi quella delia missione che ognuno di voi realizza nel suo rispettivo pianeta...” "Missione, io? Quale missione, Ami?” “Adesso le domande sono tre” rideva. “Non posso dirvi i vostri difetti principali, perché non siete pronti a sopportare questa brutta e inattesa verità: non posso lasciarvi senza ‘salva- gente’, tuttavia, devo mostrarvi a poco a poco difetti secondari, derivati dal principale. Questo lavoro è molto delicato e doloro­ so per tutti e tre. Poco fa ti ho mostrato qualcosa di brutto su di te, vero Pierre?” “Ah, ‘la calunnia’,” dissi irritato, ricordando le accuse di Ami. Lui rise di nuovo. “La reazione di autodifesa è sempre la stessa: ‘calunnia’, Ccat- tiveria’, ‘offesa’, ‘accusa’, ma il colpo è già stato dato. La coscien- za ha visto, si è prodotta un’incrinatura in un ramo delPego. Poco a poco un difetto secondario finirà per essere superato: una volta che avremo visto e accettato, potremo già lottare con- tro di lui... benché a volte questa accettazione ritardi un po5,” disse guardandomi “cosi ci stiamo awicinando al difetto princi­ pale, ma al tempo stesso stiamo imparando a ‘nuotare’.” "E adesso, quella delia missione” disse Vinka impaziente. Non comprendevo molto di quello che Ami diceva dei miei difetti e dei mio ego, ma intuivo che continuava a offendermi 42
  • 42. e questo non mi piaceva. “Quello che ho detto, vale per tutte le persone e non unica­ mente ed esclusivamente per Pierre” aveva percepito il mio pen- siero e questo lo faceva ridere. Vinka non si dava per vinta. “E adesso, quella delia missione...Che missione abbiamo, Ami?” “Hai scritto il libro come ti avevo chiesto, vero?” “Si” rispondemmo Vinka e io. “Cosa? Anche tu?” dicemmo in coro. “Tutti e due avete scritto un libro che racconta i vostri ri- spettivi incontri con me” disse Ami, divertito delia nostra sor­ presa. Guardai Vinka con curiosità. “Come si intitola il tuo?” “Ami, il bambino dellestelle’ rispose. “Questo è plagio!” Esclamai molto seccato. Ami, come al solito, stava morendo dal ridere. “Perché è plagio?” Lo sguardo di Vinka sembravainnocente. “Perché questo è il titolo dei mio libro, quello che ho scritto io.” “Che bella coincidenza! Di cosa parla il tuo?” “Beh, dei mio incontro con Ami, delia mia nonnina...” “Anche il mio parla dei mio incontro con Ami, ma io non ho nessuna nonnina. Io sono stata a Devashtan, un mondo civilizzato. Ho visitato Rukna, Filus e un mondo color...” “Silenzio!” Ordinò Ami, sentendo un suono acuto che pro- veniva dal quadro di comando: una luce rossa scintillava.” “Allarme rosso, magnifico!” Vinka si spaventò. “Come può essere magnifico il fatto che suoni un allarme? Che significa?” “Che si awicina un movimento sismico: che grande oppor- tunità!” “Un terremoto?” Chiesi con grande inquietudine. “Si, sulla Terra, ma lo ridurremo a un tremore. Andiamo, 43
  • 43. voglio che lo vediate. Torneremo sulla Terra, vedremo i lavori di protezione e poi andremo a Kia.” “Vuoi dire che voi potete evitare i terremoti?” Chiesi con grande curiosità. “Solo alcuni, solo a volte. Lo vedrai. Molte navi delia Fra- tellanza sono assegnate a questo tipo di lavoro di protezione.” “Quale Fratellanza?” “La Confraternita dei Mondi Civilizzati” rispose Ami azio- nando i comandi. Mi grattai la testa. “Questo complica tutto” Vinka era d’accordo. “È naturale: questo secondo viaggio è un altro corso per voi, piú avanzato, ma andiamo con ordine. Eravamo al discorso delle vostre missioni. Dovete sapere che voi non siete originari dei vostri pianeti di nascita. Tu Vinka non sei di Kia e tu Pierre non sei terrestre.” Si accomodò meglio, dicendo questo, per divertirsi a vedere le nostre facce. “Questo non è possibile” protesto Vinka “io sono nata a Kia, ho il mio Certificato di nascita. Mia zia Glorka ha detto che mi cambiava i pannolini...” “Io sono nato sulla Terra: la mia nonnina...” Ami ci interruppe sorridendo. “Èvero, siete nati in quei mondi, ma non siete originari di là...” “Questo non è chiaro” dissi “se qualcuno nasce in un luo- go, è originário di li...” “Non necessariamente: voi siete nati in mondi non civiliz­ zati, ma le vostre anime provengono da mondi delia Fratellan­ za. Voi state solo compiendo una missione in quei pianeti non civilizzati...” 44
  • 44. ó . L a m is s io n e Una volta ripresi dalla sorprcsa, Ami si preparo a spiegarci molte cose. “Presto nei vostri pianeti accadranno cose piuttosto sgra- devoli...” “Quali cose, Ami?” “Molti cambiamenti géologici, meteorologici, biologici, ca- taclismi, piaghe, oltre a nuove malattie che milioni di persone contrarranno, ma che non colpiranno coloro che manterranno una certa purezza interiore...” “Per quale motivo accadrà tutto questo?” Chiese Vinka con gli occhi sbarrati. ; “A causa di due fattori. Primo, che la scienza è stata utiliz- zata in modo distruttivo nei confronti delia natura e questo sta producendo squilibri molto gravi. Anche le radiazioni mentali negative che emettono gli esseri umani si accumulano pericolo- samente in una cappa di energia psichica che circonda i vostri mondi. Tutto questo sta ammalando gravemente quei due esse­ ri viventi che sono la Terra e Kia, II secondo fattore non ha a che vedere con la partecipazione umana: si tratta dello sviluppo evolutivo naturale dei vostri pianeti.” L’interesse di Vinka si attenuò. “E da che mondo civilizzato provengo io, Ami?” “Andiamo per gradi, sto rispondendo alia tua prima do- manda. Questo processo, che dovrebbe essere naturale, è stato accelerato prematuramente dalle cattive azioni, dai séntimenti e dai pensieri umani. I cambiamenti, che dovrebbero essere dolci, saranno distruttivi, violenti, a meno che la gente non cominci a vivere in sintonia con 1’armonia universale. Si può fare ancora 45
  • 45. molto per diminuire le perdite di vite, o la rovina totale...” “La fine dei mondo?” “O 1’inizio: dipende proprio da voi. Se non riuscirete a su- perare questa prova finale, se non cambierete, sarà la fine, vi autodistruggerete; ma se vi unirete e comincerete a vivere come Dio comanda, allora sarà 1’inizio di un vero paradiso.” “A voi non costerebbe niente aiutarci per evitare la distruzio- ne...” disse Vinka in tono di rimprovero. Ami, allegro come sempre, rispose: “Vi ho già spiegato che non possiamo interve- nire in modo massiccio e aperto: lo impedisce una legge uni- versale che dobbiamo rispettare. Vi piacerebbe che un allievo piú avanzato desse gli esami a scuola per voi?” Questo mi entusiasmo. “Sarebbe fantastico! Non dovrei studiare niente, avrei buo- nivotie...” “Questo sarebbe un trucco” Vinka fece un gesto di rim­ provero che Ami non prese molto sul serio. “Inoltre, se tu volessi passare al corso successivo, non capi- resti niente, saresti un disturbo per i tuoi compagni e per tutta la classe... Per di piú, perderesti Torgoglio legittimo di essere riu- scito a salire di livello grazie al tuo sforzo personale.” “Hai ragione, Ami” dissi con vergogna. Anche Vinka aveva compreso. “E vero, sarebbe brutto se voi faceste tutto per noi.” “Sarebbe brutto anche se non facessimo niente: non si può lasciare che un bambino corra verso un precipizio senza aiutar- lo per evitare che cada. Forse non ci è permesso trattenerlo, ma possiamo awertirlo che sta percorrendo una cattiva strada. È próprio questa la missione che voi svolgerete.” “Non capisco molto bene...” dissi. “Io si” disse Vinka. “Allora, spiegamelo per favore.” “Gi incarniamo in mondi non civilizzati per aiutarli a evitare che si distruggano.” 46
  • 46. “Perfetto!” Esclamò Ami “come lo hai capito, Vinka?” “Non so...” “È il senso di cui vi ho parlato: ci sono cose che si presagi- scono, bastano due o tre dati e il resto è chiaro.” Vinka tornò alia carica. “Allora, da che mondo provengo io?” “Questo ha poca importanza. Non serve a niente tornare al passato: il meraviglioso è nel presente.” “Ma mi piacerebbe molto visitare il mio pianeta d’origine, il mio vero focolare...” “Quando Tamore ci rivela il senso delfesistenza, tutto 1’uni- verso è il nostro focolare e tutti gli esseri sono nostri fratelli” disse Ami “voi fate parte di una missione di pace che sta arri- vando ai vostri pianeti per servire da appoggio e da collegamen- to nel compito di trasformare, civilizzare, umanizzare i vostri mondi; per far si che smettano di essere teatro di guerre, cóm- petizioni, ingiustizie e divisioni, perché si trasformino in luoghi di pace, di fratellanza, di allegria e di amore come il resto del- 1’universo civilizzâto.” Un5ombra oscurò lo sguardo di Vinka. “Quando penso ai terri, mi sembra che a Kia questo sarà impossibile.” “Chi sono i terri?” Chiesi. “Nel mondo di Vinka” spiegò Ami “esistono due specie umane: una è quella degli swama (lei appartiene a questa),Taltra è quella dei terri. Questi ultimi sono divisi in due fàzioni che si combattono continuamente: i terri wacos contro i terri zumbos. I terri sono degli esseri umani piuttosto bellicosi...” “Non sono umani!” Protesto Vinka, visibilmente alterata “sono scimmie! Sono scimmie intelligenti.” “Scimmie intelligenti?” Non capivo “come può una scim- mia essere intelligente?” “Sono molto intelligenti, astuti, ma non hanno bontà. Sono criminali, bugiardi, cinici, disonesti, immorali, materialisti e 47
  • 47. tiranni” Vinka era molto arrabbiata. Sentendola, Ami si mise a ridere e disse: “Che scarica di fiori! Ma fai male a parlare cosi dei tuoi fratelli: dovresti com- prendere, invece di giudicare. Non tutti i terri sono come dici tu. Alcuni hanno un livello superiore a settecento gradi.” Ami si riferiva al livello di evoluzione. Aveva un apparec- chio con lo schermo capace di vedere il grado di luce spirituale di qualsiasi persona o animale: lo chiamava ‘sensometro5. Dis­ se che bastava ‘misurare5settecento gradi per essere riscattati dagli extraterrestri nel caso si fosse prodotto un disastro irri- mediabile. A settecento gradi una persona è già sufficiente- mente buona per meritare di vivere in un mondo civilizzato. Quella volta non aveva voluto dirmi quanto ‘misuravo5io, perché, se la mia evoluzione fosse stata bassa, avrei potuto demo- ralizzarmi e se fosse stata alta avrei potuto inorgoglirmi e se una persona diventa vanitosa, 1’ego cresce e le sue ‘misure’ calano. Non mi interessava molto Targomento dei terri, volevo saperne di piú delle ‘misure5. Cercai di cavargli qualche infor- mazione al riguardo. "Allora Vinka e io dobbiamo avere una quantità favolosa di C 1 *5 55 gradi... “Perché, Pierre?55 “Perché proveniamo da mondi civilizzati...” “Ti ho già detto che molte persone dei tuo mondo ‘misura- no5piú di me: la differenza è che loro non sanno quello che so io, non sono stati educati in ambienti adatti e non è stata data loro Pinformazione adeguata; ma le loro anime, in molti casi, hanno livelli molto alti e non provengono necessariamente da mondi civilizzati. I missionari come voi, durante le loro vite precedenti, hanno commesso degli errori, delle mancanze con- tro Tamore. Dato che questi errori si devono pagare con il servizio, è stata data loro la possibilità di scegliere il tipo di lavoro che avrebbero dovuto svolgere per purificarsi. Voi avete scelto liberamente il compito che state eseguendo.” 48
  • 48. “Che mancanza ho commesso io?” Chiedemmo contem- poraneamente. “Questo non ha importanza. Non si deve mai ritornare su- gli errori dei passato, che siano propri o altrui. Se voi vi dedicate con sforzo ad adempiere alia promessa che avete fatto, divente- rete puliti e brillanti. Poi potrete ritornare a un mondo buono e fraterno, quando avrete portato a termine la vostra missione, che consiste nell’aiutare a civilizzare i vostri mondi per evitare che scompaiano.” “Nel mio pianeta non ci sono i terri” dissi “ma mi sembra comunque un lavoro quasi impossibile. Come potremo fare qualcosa?” “Non sarà cosi impossibile come sembra. In primo luogo, gli awenimenti che si awicinano vi aiuteranno, perché molti comprenderanno che non possono continuare cosi. In secondo luogo, le persone che aspirano a un cambiamento positivo co- stituiscono la stragrande maggioranza, hanno solo bisogno di orientamento. In terzo luogo, ultimi proprio per questo, ci sono i missionari come voi... Sono migliaia e migliaia.” “Migliaia e migliaia!” “Una vera ‘invasione extraterrestre’, ma a scopo di pace. Sono da tutte le parti, in tutti i lavori, in tutte le imprese, vicino alia stampa, alia radio, alia televisione, nelle cariche pubbliche... In ogni luogo ce n’è almeno uno.” “È incredibile!” Esclamammo, perché noi non ne conosce- vamo neanche uno. “Come si possono riconoscere?” “Dalle loro opere. La gente si riconosce sempre dalle sue opere e i missionari sono sempre in luoghi nei quali prestano servizio.” “Esiste qualche sistema per riconoscerli fisicamente?” “Nessuno. Solo dai loro frutti, tutti parlano con le loro opere.” “Non va contro la legge che vieta di intervenire nei mondi non civilizzati, il fatto che tanti esseri provenienti da mondi superiori stiano dando il loro aiuto?” Chiesi. 49
  • 49. “C’è una misura lecita. D’altro eanto, voi non ricordate l’in- formazione che avevate prima, almeno non coscientemente.” Pensando a tutto questo, mi sembrava impossibile di essere venuto da un mondo migliore delia Terra. “Ami, tu dici che io provengo da un mondo civilizzâto, ma riconosco che ho molti difetti: invece la gente che ho visto a Ofir era molto superiore a me...” “Beh, è che hai un difetto brutto come una ‘mambacha5,” rise “inoltre, Tambiente non civilizzâto ti ha deformato ancora di piú; ma col servizio disinteressato potrai recuperare e supera- re il tuo livello precedente. Poco a poco, ti allontanerai dal tuo lupo interiore.” “Cos5è un lupo?” GhieseVinka. “Un animale simile a un chug, ma con il pelo invece delle piume” rispose Ami. Stupidamente mi trovai a chiedere:5'Che cos’è un chug?” “Un animale simile al lupo, ma con le piume invece dei pelo” rispose Ami ridendo a crepapelle. 50
  • 50. 7 . J (S o m c m d c m t e Attravcrso gli oblò apparve il mio pianeta azzurro, con le sue nuvole bianche, i suoi mari, i suoi boschi e i suoi deserti. La Terra si ingrandiva rapidamente, stavamo scendendo nella parte oscura, dove c’era notte. Si vedevano macchie luminose: erano città, ma ‘al rovescio’, la città ‘sopra’ e le stelle ‘sotto’, ma dentro la nave io sentivo che il vero ‘sotto’ era il pavimento dei veicolo. “Abbiamo una gravità artificiale” spiegò Ami “adesso an­ diamo a vedere come si organizzano i nostri amici per evitare un grande terremoto.” Avanzammo sopra il mare illuminato dallá luna, o per me­ glio dire ‘sotto’ il mare, perché eravamo ancora al rovescio. Distinsi le luci di una città costiera piú in là. “Questo è il punto” disse Ami, osservando uno schermo laterale “entriamo”. Tutto si oscurò al di là dei vetri. “Andiamo verso il fondo. Guardate su questo schermo per vedere meglio.” Gome nel viaggio precedente, lo schermo di fronte a noi mostrava con chiarezza tutto quello che c’era intorno, malgra­ do Foscurità che regnava. Ami raddrizzò la nave: mi sembrava di volare sopra la Terra. Là sotto si vedevano montagne e valli molto aride, ma quando vidi che di tanto in tanto incontravamo gli ‘uccelli’ dei luogo, cioè pesei, balene, branchi di sardine, mi ricordai che eravamo sotto Facqua dei mare, benché tutto fosse trasparente come nell’aria. “È molto bello, Ami” disse Vinka. “Tutto è bello, in ogni istante... per chi lo sa vedere.” 51
  • 51. Sul fondo, da lontano, apparve un oggetto allungato, come un sigaro in posizione orizzontale. Si ingrandiva rapidamente. Molto presto mi resi conto che si trattava di un’imponente nave spaziale sommersa sotto le acque, sospesa vicino al fondale: era impressionante, sembrava una città gigantesca. Quando ci awi- cinammo, non fu piú possibile vedere i suoi contorni, si stavano facendo confusi, da quanto erano lontani. Migliaia e migliaia di oblò illuminati indicavano che c’erano decine di piani o livelli. “Mio Dio, cos’è questo?!” Esclamò Vinka con gli occhi sgranati. “È una nave madre, la piú importante di quelle che parteci- pano al píano di aiuto alia Terra. Per qualche strana circostanza è discesa, normalmente è nello spazio. È una specie di ‘portaerei5, solo che invece di aeroplani trasporta navi spaziali; può anche ospitare vari milioni di esseri umani. Deve mantenersi sempre vicina...Non si sa mai quando sarà necessário salvare moita gente. Li viaggia il Comandante di tutto il piano di aiuto alia Terra, abita permanentemente in questa nave. Vedremo perché è qui.” Ami manovrò sul quadro di comando: apparve il viso di un uomo sullo schermo. Compresi subito che quelTessere non era terrestre, perché il suo aspetto ricordava le immagini dei grandi Maestri delFumanità. La sua serenità interiore traspariva dai suoi lineamenti, molto piú belli di quelli consueti dei terrestri. Quella tranquilla felicita, quelFarmonia, quella dolcezza e pace...neppure a Ofir ero riuscito a vedere un viso come quello: tuttavia, sembrava un vero terrestre, per quello che riguardava le sue fattezze, tranne per lo sguardo, per gli occhi straordina- riamente grandi e piení di bontà. Sentii un’immediata simpa­ tia per quelTessere. “Vi presento il nostro fratello Comandante.” Luomo dello schermo ci salutò in una strana lingua, ma neH’auricolare ricevetti la traduzione. “Benvenuti alia nostra nave, Vinka e Pierre. Io sonovincari- 52
  • 52. cato delia supervisione di tutto il piano di aiuto al pianeta Tf JJ lerra. “Mo-molto piacere” dicemmo intimoriti. Un tenue sorriso illuminò il suo volto quando disse: “Vi aspetto con affetto alia mia dimora” la sua immagine sfumò. Guardai attraverso i vetri, ci stavamo awicinando a un’aper- tura sotto la gigantesca nave. Entrammo verticalmente e arri- vammo in un recinto non molto grande e perfeitamente asciut- to. Altre navi, piccole come quella di Ami, erano parcheggiate li. Mentre atterravamo, riuscii a vedere che una saracinesca chiu- deva 1’apertura dalla quale eravamo entrati. Ami si alzò in piedi. “Scendiamo.” “Vuoi dire che usciremo aH’esterno?” “Naturalmente, andiamo a conoscere il Comandante.” Avrei voluto fare un milione di domande, ma non c’era il tempo, perché Ami ci condusse verso Tuscita. Quando si apri la porta, questa volta c era una scala. Men­ tre scendevamo, vidi che la nostra nave era appoggiata su tre gambe: quella era la prima volta che ‘atterrava1con me a bordo, prima era sempre stata sospesa nell’aria. Andammo verso una porta e quando arrivammo li, si apri. Ap- parve un lungo corridoio luminoso, il soffitto altissimo era con- cavo; aveva luce própria, emanava un delicato color crema. II pavimento, di un materiale soffice e morbido, simile a gomma, mandava anche lui una luce di un bell’ azzurro chiaro; le pareti sembravano fatte di un metallo leggero e opaco: varie porte di grandi dimensioni completavano il panorama. Alcune di esse avevanò delle scritte luminose a caratteri a me sconosciuti. “È la lingua delia Fratellanza” spiegò Ami. “Io pensavo che ogni mondo avesse la sua.” “GeTha, ma usiamo anche un linguaggio comune per com- prenderei tutti, specialmente per iscritto. È una lingua artifi- ciale e tutti dobbiamo studiarla da bambini: ci è piú facile 53
  • 53. scriverla che parlaria.” “Perché?” “Perché non tutte le specie umane hanno la stessa forma delia lingua, delia gola e delle còrde vocali; per alcuni è piú facile emettere certi suoni, ad altri riesce difficile. È come per i cinesi, che fanno fatica a pronunciare la lettera erre.” “Chi sono i cinesi?” Chiese Vinka. “Un popolo dei mio mondo, che hanno gli occhi cosi” me li tirai per spiegarle. “Che belli!” Disse. Ridemmo tutti e tre. Arrivammo alia fine dei corridoio, di fronte a noi c’era una porta abbastanza larga: si apri, era un ascensore ed entrammo. Cercai una pulsantiera, ma non c’era. Ami disse semplicemen- te ‘Comandante5e la porta si chiuse. Percepimmo un leggero movimento, salivamo, ma improwisamente avanzammo in senso orizzontale. Piú che un ascensore, quello era un veicolo che poteva andare in varie direzioni. “Questa nave emette delle radiazioni cheuccidono tutti i germi che si trovano nell5aria o in qualsiasi superfície: per questo non c’è il pericolo che i vostri microbi infettino i membri delTequipaggio. Inoltre, voi sarete... per dirlo in qualche modo, ‘disinfettati5, pri­ ma di entrare in qualsiasi mondo delia Fratellanza.” Si apri la porta, ma non era quella dalla quale eravamo entrati, era un’altra, alie nostre spalle. Apparve un salone bello come un sogno: era decorato con piante naturali di vari tipi e colori. Non so perché, ma non avrei mai immaginato che ci fossero piante in una nave spaziale... Una serie di sorgenti di luce nascoste, di diverse tonalità, producevano un5atmosfera giallo-dorata. Varie zone dei salone erano divise da cristalli. Vidi una fonte con un corso d5acqua che imitava una cascata canterina scendendo tra pietre, muschi e alghe naturali e ci saltellavano alcuni pesei e altri animaletti a me sconosciuti. 54
  • 54. Vinka non riusci a nascondere la sua emozione: “È squisito!” “Le anime evolute hanno bisogno di circondarsi di bellez- za” spiegò Ami “e niente può essere piú bello delia natura.” Ci condusse dentro. A sinistra, dietro un corto corridoio c’era in piedi ad aspettarci Puomo che avevamo salutato dallo schermo: il Comandante. Dietro di lui vidi un enorme finestro- ne che dava su un ruscello che correva leggero fra pietre e vege- tazione; in fondo, un sole azzurro si nascondeva fra le colline... Non capivo se quello era un paesaggio artificiale, costruito in un grande reparto delia nave o se si trattava di qualcos’altro. Piú tardi Ami ci spiegò che al Comandante piace ricordare i paesag- gi dei suo mondo d’origine, per questo si sintonizza su scorci delia natura che ha lasciato dietro di sè: quel grande fmestrone, in sostanza, era uno schermo. festiva di bianco, portava un abito simile a quello di Ami, ma piú comodo, che lasciava scoperti il collo e una parte dei petto. La sua statura era impressionante: non doveva misurare meno di un metro e novantacinque. Sembrava irradiare uno splendo- re... pareva brillare... Ami ci fece awicinare a lui. Io avanzavo pieno di rispetto, di timore quasi, perfmo di vergogna... E che io sapevo, grazie a Ami, di essere pieno di imperfezioni. Queiressere, invece, era circondato da un alone di tale purezza, che io in confronto ero a livello di un maiale... almeno cosi mi sentivo. Parlò con voce dolce e rasserenante: “Paragonarci a volte ci aiuta, altre ci danneggia.” Per di piú... come Ami, Captava i pensieri... Vinka era caduta in una specie di trance, alia presenza dei Comandante. Avanzò verso di lui, gli prese la mano, la baciò e rèrcò di mettersi in ginocchio. “Non farlo” disse sollevandola per un braccio “io sono un servitore come te, fratelío tuo e di quelli che amano Dio. Solo 55
  • 55. davanti a Lui Fessere umano può prostrarsi.” Impressionata da quelFessere, Vinka aveva le lacrime agli occhi. “C’è sempre qualcuno piú in alto e piú in basso di noi. Di chi sta sopra dobbiamo ascoltare i consigli, chi sta sotto dobbiamo guidarlo. Io eseguo le istruzioni dei mio fratello maggiore.” “ ‘Sopra’ e ‘sotto’ in questo caso indicano il livello evolu­ tivo” spiegò Ami. II Comandante si diresse verso un mobile molto moderno, dalle linee aerodinamiche: sembrava una scrivania ‘cósmica’. Seduto là dietro, cominciò a dire: “Sono sceso su questo piane­ ta con il solo scopo di stabilire questo contatto.” In quel momento non percepii 1’importanza di quello che dice- va, non riuscivo a concepire la grandezza delFevento: il Coman­ dante di un’operazione gigantesca, portata a termine da esseri extraterrestri, che scendeva sulla Terra in una nave delle dimen- sioni di una città, con migliaia o forse milioni di uomini d’equi- paggio a bordo, solamente per comunicare con due bambini... Ami intervenne: “Voi porterete il suo messaggio ai vostri mondi. Quello che dirà serve tanto per la Terra che per Kia, perché il Comandante è in contatto col nostro fratello che dirige il piano di aiuto a Kia. Ambedue questi mondi si trova- no in una situazione simile: prestate attenzione.” II Comandante prese la parola: “Come vi hanno detto, voi siete inseriti nel gigantesco Piano Evolutivo Cosmico per i vo­ stri mondi. A questo Piano partecipiamo in gran numero noi servitori. Alcuni, incarnati in questi mondi, partecipano per il momento in modo incosciente, altri lo fanno coscientemente. Anche fratelli di pianeti superiori ai vostri lavorano in questa missione di aiuto e infine altri fratelli che non sono piú sog- getti alie limitazioni di un corpo densamente materiale, colla- borano strettamente al Piano. Tutti lo facciãmo a tempo pie- no, fino alFultimo alito di vita dei corpo che occupiamo, fino a che Flntimo non ci chiama a servirlo in altri piani. Da que- 56
  • 56. sto lavoro disinteressato non aspettiamo altra ricompensa che quella di adempiere ali’impulso delia nostra coscienza: ci muo- ve soltanto 1’Amore. Dovete sapere che si awicinano cambiamenti molto im- portanti e profondi. Noi stiamo facendo quello che possiamo per evitare 1’impatto negativo di questi awenimenti, il resto dovrete farlo voi stessi. Dovete comprendere che colui che dirige il fluire delia vita nelTuniverso è lo Spirito delia Forza Creativa, che è amore totale. Se non vi sostenete sulTamore, State agendo contro il senso natu­ rale delTuniverso, pertanto, non potete avere armonia nelle vostre vite personali, nè nelle vostre relazioni sociali o internazionali. II disconoscimento delia Legge di Dio da parte delia stragrande maggioranza, è la causa, la radice delia dolorosa situazione che state attraversando e chepuò portarvi alia distruzione totale. Stiamo ispirando molte persone in tutti i paesi. Inviamo mes- saggi con insegnamenti e istruzioni, ma non possiamo evitare che alcuni di questi siano distorti dalle particolari credenze di chi li riceve. Questo genera confusione e scoraggiamento, ma di giorno in giorno, tutto diventerà sempre piú chiaro. Stiamo anche ispirando opere letterarie, musicali, film e altre manife- stazioni culturali. Faremo quanto piú è possibile perché siano largamente diffuse, perché sono un semino d’amore per le co- scienze e anche una preparazione al ‘grande incontro’.” Ami intervenne per spiegare a cosa si riferiva: “Non resterete sempre separati dai vostri fratelli delTuniverso. Quando smette- rete di essere divisi, nelTingiustizia e nella violenza, ignorando il Rettore delTuniverso, 1’Amore, entrerete nella Fratellanza.” “Qualcosa come nelTanno 5500” pensai, ricordando la gente delle contrade dei mio mondo. II Comandante naturalmente mi ‘senti’. “Se non accadesse qualcosa di diverso, il processo potreb- 57
  • 57. be tardare millenni, o non realizzarsi mai, ma si avvicinano fenomeni che non potranno essere spiegati da nessuna teoria. In quei momenti dovrete ricordare le nostre parole, espresse anche da Maestri dei passato e contemporanei. Dovrete com- prendere cheVunica cosa chepuò salvarvi dalla distruzione imminen- te è riconoscere Vuniversalità delVamore efarvi sostenere da lui in tutti i settori delia vostra vita. Se non lofarete, non lo meriterete e non potrete neppure sopravvivere. Salveremo coloro che lo avran- no fatto. II ‘grano’ sarà separato dalla ‘zizzania’. II piano nel quale ci troviamo a servire è un Piano Divino, decretato dai disegni dei Creatore dall’eternità: noi siamo i suoi esecutori/’ Si alzò in piedi. ‘‘Questo è tutto, eari bambini. Ora vi lascio nelle mani dei Capitâno che dirige i lavori che stiamo effettuando per evitare grandi perdite di vite in questo punto dei pianeta.” In quel momento entròTuomo dei quale parlava. Vestito come il nostro picGolo amico, non cosi alto come il Comandante, ci disse: “Vi mostrerò come faremo a diminuire gli effetti di un sisma che si awicina, seguitemi per favore” ci guidò con affet- to e grande dolcezza. “Andate con Dio” disse il Comandante, mentre poneva le sue grandi mani sopra le nostre spalle “e ricordate che siete pro- tetti, non abbiate mai paura. Noi vi salveremo da tutti i pericoli, ma non abusate di questa protezione commettendo violenze contro la natura e il buon senso: in questo caso non potremmo fare niente. Non dimenticate di far stampare il mio messaggio nei vostri libri. Se potessimo, lo proclameremmo dagli altopar- lanti delle nostre navi, ci introdurremmo nelle vostre trasmis- sioni radiofoniche e televisive, ci renderemmo pienamente vi- sibili: ma non ci è permesso farlo. Possiamo solo inviare la nostra fraterna parola mediante dei canali che possono essere testimoniati soltanto dal senso interno, proprio quello chê dovete sviluppare per evolvere e salvarvi. Questo è un altro 58
  • 58. importantissimo motivo che ci impedisce di mostrarei aperta- mente e pienamente... Meditate su questo.” Ci lasciò sulla porta deirascensore... L’ultima cosa che ci disse fu: “II mio amato Fratello Maggiore mi incarica di trasmetter- vi il suo grande amore per tutti coloro che penano e soffrono. Vuole che sappiate che non ha riposato un solo giorno dalla comparsa deiruomo e non lo farà fino a che non vivrete nella pace e nella felicità; ma nemmeno voi dovete riposare, perché voi tutti siete le Sue mani e la Sua bocca. A presto, amici.” 59
  • 59. 8 . l_ a c a v e r n a Dopo essere scesi dalFascensore e aver percorso un altro corri- doio, si apri una porta e apparve rimmensa nave dei Capitano. Aveva molte file di oblò e riuscii a scorgere delle figure umane attraverso i vetri. Era posata su tre enormi zampe e Tentrata era sotto lo scafo dei ‘disco volante’. Camminammo sotto l’im- menso velivolo, Vinka e io guardavamo impressionati verso l’alto; arrivammo a una scala e il primo a posarvi un piede sopra fu il Capitano. Quando lo fece, la scala si mise in movi­ mento e, una volta saliti tutti, la velocità aumento, per frenare poi dolcemente prima di introdurci alFinterno deli’ ‘ufo A bordo delia sua nave, il Capitano ci informo: “Da qui vengono diretti i lavori di protezione geologica. Altre navi, con altri Capitani, hanno missioni diverse.” Entrammo in un salone dove incontrammo varie persone di diverse specie umane. Ci sorrisero, ma nessuno disse niente. II fatto che si parlasse cosi poco richiamò la mia attenzione. Ami lo percepi e quando fummo in ascensore, disse: “L5intel- letto è simile a un vostro parlottare che non conosce un istante di silenzio. Ci spinge sempre a parlare, anche se raramente diciamo qualcosa che valga la pena. Queste persone percepi- scono meglio la realtà: non usano tanto 1’intelletto, ma altre funzioni superiori delia mente...Inoltre, noi abbiamo svilup- pato la telepatia.” “Però tu non sei come loro” dissi. “A cosa ti riferisci?” “Al fatto che tu parli abbastanza, come noi. Inoltre, ridi molto: loro sono piú sereni...” Invece di sentirsi sminuito da queste osservazioni,-rise an­ 60
  • 60. cora di piú, provocando il sorriso dei Capitano, poi ci disse: "In primo luogo, devo mettermi alia vostra altezza. Chi di voi due comunica telepaticamente?... In secondo luogo, vi ho già detto che il mio livello evolutivo è molto simile al vostro. In terzo luogo, io provengo da un mondo nel quale noi anime amiamo giocare. Siàmo una specie di folletti birichini, anche se non facciamo mai dei male, anzi, al contrario.” "Allora, perché cisei tu a insegnarci? Perché non qualcuno piú évoluto?” Chiese Vinka con una nota di delusione. Ami stava di nuovo ridendo. II Capitano guardava dei ma- nuali e non ci prestava troppa attenzione, anche se mi sembrò di cogliere un leggerissimo sorriso sülle sue labbra. "Qualcuno come il Fratello Maggiore dei Comandante, per esempio?” Ami si stava divertendo con Vinka, ma lei, con un guizzo negli occhi disse: “Perché no?” Questa volta il Capitano lasciò da parte le sue carte e osser- vò la bambina con un franco sorriso, ma un po’ sorpreso. Ami scoppiò in un’altra delle sue risate. Quando riusci a parlare, dis­ se: “Per meritare istruzioni da qualcuno cosi, è necessário avere il livello interiore dei Comandante...” “Comprendo” disse Vinka “allora, perché non potrebbe es­ sere la nostra guida uno come quel meraviglioso Comandante?” Ami era divertito dal dialogo. Con un sorriso sulle labbra, chiese: “Vi siete sentiti a vostro agio in sua presenza? Avete provato la confidenza necessaria per manifestargli le vostre in- quietudini come fate con me? Avete compreso le sue parole, o comprendete meglio me?” Vinka assunse un’aria di sufficienza. “IoTho compreso benissimo. Al suo fíanco mi sentivo in un altro mondo...” "Cosa ha detto?” Lo sguardo di Ami era malizioso. "Beh, che dobbiamo essere buoni... per andare in Cielo...” Ridendo mi chiese: “È questo quello che ha detto?” "Si, e anche che viene la fine dei mondo, ma se siamo buoni, lui ci salverà...” 61
  • 61. II Capitano lasciò definitivamente da parte le sue carte e ci accarezzò teneramente la testa, mentre Ami ci spiegava: “Vede­ te? Questo è quello che succede: avete captato la millesima par­ te delle sue parole. Per questo, quando Tenergia è molto alta sono necessari dei ‘trasformatori’. Se si collega direttamente un televisore alia linea delFalta tensione, si fonde; non è stato fatto per quell’energia, ha bisogno di un trasformatore che ridu- ca 1’elettricità a un livello sopportabile per il ricevitore. II livello dei Comandante è molto elevato per voi; lui parla, ma voi non lo comprendete bene, invece io posso spiegarvi le stesse cose in modo tale che riusciate a capirmi. Voi adesso dovete scrivere un altro libro che riferisca tutto ciò che state vivendo, ma non ri- cordate bene quello che il Comandante vi ha detto; per questo, quando starete scrivendo, io e altri saremo collegati con voi te­ lepaticamente per attivare in voi il ricordo.” “Questa è la sala di comando” disse il Capitano quando si apri la porta delFascensore. Entrammo in un immenso recinto nel quale lavorava moita gente di mondi diversi, a giudicare dalle loro sembianze. II luo- go era pieno di schermi, apparecchi, strumenti con quadri lumi- nosi; alcune persone ci diedero un’occhiata, ma non facemmo loro uno strano effetto: apparentemente, erano abituati a rice- vere visite da ogni tipo di mondo, civilizzâto e no. Ad un ordine dei Capitano, la nave vibrò, si alzò di alcuni metri inclinandosi dolcemente su un fianco, poi discese per un’apertura dei pavimento, entrando neH’acqua. Ci allontanammo alcuni chilometri dalla nave madre. Piú avanti vidi qualcosa di spaventoso: una voragine nera spalanca- va la sua bocca sul fondo dei mare. Poco dopo stavamo... en- trandoci dentro! Aveva le dimensioni di una montagna, da lato a lato. Avanzammo fra sinistre sporgenze di roccia nera, scen- dendo sempre piú verso le viscere delia Terra. Piú sotto, Tim- mensa voragine si trasformò in un tunnel perfettamente circo- lare, quasi liscio nelle pareti. Era tanto largo, che la nave passa­ 62
  • 62. va comodamente. Mi sembrò un5opera di ingegneria. “È cosi, Pierre, questo tunnel lo hanno fatto i nostri inge- gneri. È un passaggio verso un punto nel quale c’è un pericolo- so scontro di placche continentali.” “Che placche?” Chiese Vinka. “Continentali. I continenti poggiano su vere e proprie ‘zatte- re’ di roccia: queste sono le placche continentali. Si muovono molto lentamente, a volte in direzioni opposte, si spingono le une con le altre, come qui. Entro breve tempo la forza accumulata sarà tale, che una placca si romperá in qualche punto, si spaccherà la roccia: questo produrrà una vibrazione che produrrà un terre­ moto in superfície, ma noi ne diminuiremo gli effetti.” Mi sembrò terrificante essere nelPepicentro, anzi, nel cuore stesso di un terremoto, nelle viscere delia Terra, circondato da rocce per vari chilometri! Ami non riusci a evitare di sorridere di fronte ai miei timori. “Questa nave sopporta cose che non immagini nemmeno...” Avanzando nel tunnel, questo dopo un po’ si allargò e apparve ai miei occhi uno spettacolo inatteso e fantastico: ci trovavamo in una volta, grotta o caverna di proporzioni gigan- tesche, incalcolabili. Una cinquantina di navi spaziali illumi- natissime erano li, sospese nelle acque delia monumentale ca­ verna sottomarina. “Nel punto d’urto delle placche continentali, noi irradiere- mo la roccia con un’energia che la polverizzerà: questo libererà la tensione dolcemente. Si produrrà un movimento sismico in su­ perfície, ma non sarà di grande magnitudo” spiegò il Capitano. Passammo in mezzo a quelle navi, tutte di dimensioni piú piccole delia nostra, fino a fermarci in un punto particolare dei- la caverna sottomarina e sotterranea. Al segnale di un operatore con la testa a uovo (non è man- canza di rispetto, ma queH’uomo aveva la pelle bianchissima, la testa ovale, appuntita nella parte superiore ed era assoluta- mente privo di capelli), il Capitano fece un gesto che doveva 63
  • 63. essere un ordine. In quellistante furono diretti verso 1’alto dei raggi luminosi di colore verde: provenivano da ogni nave. Quan­ do accadde, sentimmo una forte vibrazione nel pavimento. “Guardate quegli schermi” disse Ami, indicando un pannel- 10 che ne aveva parecchi, sorvegliati da molte persone. Si vedeva- no colorite immagine di paesi, città, luoghi deserti: perfino l’in- terno di alcune case, i cui abitanti sembravano addormentati. KIn quelle case abitano persone che partecipano al Piano, dobbiamo proteggerle.” “Sanno che partecipano al Piano?” “Se lo sapessero, sarebbero alFaperto! Li avremmo awerti- ti dei pericolo, ma ancora non sanno di partecipare a tutto que­ sto, nè che lo faranno in futuro. Ora si awicina il sisma, osser- vate senza paura.” I raggi verdi diventarono gialli, poi di un bianco abbagliante. In quelTistante si senti un rumore assordante, come quello prodotto dalTurto di milioni di rocce sotterranee. Attraverso gli schermi riuscimmo a vedere gli effetti dei terremoto: i pali oscillarono, alcune persone uscirono nelle strade, gli alberi pie- garono i loro rami e nello stesso tempo una montagna di pie- trisco cominciò a cadere sulle nostre navi. Vinka, piena di paura, si aggrappò a me. AncKio ero molto spaventato, ma Ami ci tranquillizzò: "Non preoccupatevi, non ci accadrà niente. Guardate, il terremoto è già passato.” II movimento e il rumore erano cessati, ma attraverso gli oblò non si riusciva a vedere niente: eravamo sepolti dalle roc­ ce polverizzate... “Come usciremo di qui?” Chiese Vinka ancora spaventata. 11 Capitano, vicino a noi, senti la bambina di Kia. "Avanzeremo attraverso la polvere che ci awolge” si awici- nò a lei e le posò la mano sui capelli rosati “non avere paura, non avere mai paura. Noi siamo qui per proteggere la gente buona come voi. Vòglio congratularmi, ambedue State compien- do molto bene la vostra missione di diffondere informazione 64
  • 64. alie masse. Ora dovete continuare questo lavoro scrivendo tutto quello che State vedendo. Piú tardi vi daremo dei nuovi lavori. Quello che fate sta portando a prendere coscienza delia Legge Universale delPAmore, delia nostra esistenza e dei nostro soste- gno. Abbiate fede, fiducia e forza, perché ogni giorno divente- ranno sempre piú numerosi i nostri amici nei vostri mondi. Le porte delia conoscenza salvatrice sono state aperte perché molti possano ricevere Pinformazione che permetterà loro di superare i duri momenti che si awicinano e anche di contribuire a semi- nare gli eterni valori delPamore. Lavorate senza paura, noi vi stiamo guidando, proteggendo e sostenendo in ogni istante.” Quando il Capitano fini di parlare, non seppi come, ma erava­ mo usciti dalla caverna e dal tunnel. Procedevamo lungo la fenditura verso il fondo dei mare, dato che ci trovavamo molto al di sotto di esso. “Secondo i quadri di comando” disse Ami “resta ancora moita energia accumulata. Domani si dovrà ripetere Poperazione; a vol­ te si deve lavorare per mesi, provocando piccoli sismi per liberare a poco a poco Penergia che, se si liberasse in un solo terremoto naturale, provocherebbe una catastrofe spaventosa. Molte volte non riusciamo a evitare un terremoto di grande magnitudine: per questo, prima scateniamo molte piccole scosse e poi calcoliamo tutto perché il movimento inevitabile si produca in giornate di riposo, quando non ci sono grandi assembramenti umani nel cen­ tro delle città che ci interessa proteggere.” Apparve la nave gigante ed entrammo in essa. Ci congedammo molto affettuosamente dal Capitano e poi Ami ci guidò verso il suo veicolo spaziale. Abbandonam- mo Pimmensa nave-madre. “Emergeremo davanti a un’imbarcazione e saremo visibi- li: è una testimonianza. E necessário che li qualcuno ci veda” disse Ami. 65