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Settembre-Ottobre 2010                                                        Volume 2, Numero 4

A Monthly Technical Publication for Finance Experts and Professionals


                    SPECIAL EDITION: FINANZA ETICA
   TRASPARENZA




                                                                         INNOVAZIONE

                 SOSTENIBILITA’

                                                     REGOLE
                                              sostenibilità
                                                                                   AMBIENTE

                            DIRITTI


                                                          INCLUSIONE


EQUITA’
                                                                               SOCIALE


                                        SINERGIE




                                                                        RESPONSABILITA’

        SOLIDALE

                                                                            COOPERAZIONE
Settembre-Ottobre 2010                                                                         Volume 2, Numero 4

      A Monthly Technical Publication for Finance Experts and Professionals


                                               FROM THE EDITORS
                                               di Barbara Monda
                                                I firmatari dei PRI, i Principi per gli Investimenti Responsabili
   In questo numero:                            (http://www.unpri.org/ ), sono oggi oltre 800, con capitali gestiti pari a
                                                                   org/
                                                circa 22.000 miliardi di dollari (oltre il 10% del valore complessivo
                                                mondiale dei mercati dei capitali). Basterebbero questi numeri a
L’investimento etico: capirlo ed essere         dimostrare l’importanza che la Finanza socialmente responsabile ha
liberi di scegliere                       3
                                                assunto nei nostri giorni.
                                                Complice dell’aumentato interesse verso la Finanza Etica è
Oscar Green:
                                                probabilmente anche la profonda crisi economico-finanziaria che ha
il premio all’innovazione verde           7     segnato gli ultimi 3 anni della nostra storia, imputabile anche a
                                                comportamenti speculativi ed indifferenza per i rischi che si correvano,
                                                spinti da un mercato bull con eccesso di liquidità.
Il Microcredito come nuovo strumento            Esitono poi fattori socio-domografici.
                                          12
di lotta alla povertà                           Nei Paesi Industrializzati l’immigrazione sta producendo una netta
                                                spaccatura tra classi sociali, promuovendo nuove forme di povertà. Tra
                                                le forme di Finanza Etica, la microfinanza, dopo il successo nei Paesi
La calda estate dell’art 111              18    in via di sviluppo, può quindi essere una risposta nuova a nuovi e
                                                vecchi problemi anche nel nostro Paese.
                                                Nel 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi di individui,
Jak Bank: interessante…                   20    con un progressivo abbandono delle aree rurali a favore delle città e
…senza interessi!                               delle aree industriali Già oggi i livelli di inquinamento sono
                                                              industriali.
                                                insopportabili; a ciò si aggiunga la preoccupazione per l’esaurimento
                                                delle fonti energetiche e di alimentazione. Queste considerazioni
Evento: La Finanza Alternativa            21    spingono gli investitori ad una maggiore attenzione a ciò che
                                                finanziano, e non solo al rendimento dei loro investimenti.
Chi siamo                                 22
                                                Il tema è di grande rilievo per le aziende, non solo nella ricerca di
                                                capitali: diversi studi mostrano come fattori di carattere non finanziario,
Call for Papers                           23    specialmente quelli riconducibili alla sfera etica e della sostenibilità
                                                sociale ed ambientale, abbiano effetti significativi sulle performance
                                                finanziarie. Enorme è poi la pressione esercitata sulle società quotate
                                                da codici e normative, oltre che dall’opinione pubblica, azionisti e
                                                stakeholders, affinché adottino comportamenti etici, trasparenti e
       Per saperne di più:                      socialmente responsabili
                                                              responsabili.

                                                In Finance Channel crediamo che la Finanza Etica non sia una moda
                                                passeggera, ma che sia destinata a modificare le abitudini di imprese
         FCJ è disponibile qui:                 ed operatori finanziari nel lungo periodo, e speriamo che i nostri figli ed
                                                i nostri nipoti possano vivere in un mondo migliore; per questo
    www.financechannel.it/fcj.html              dedichiamo questa edizione del Journal alle tematiche appena citate,
                                                dagli investimenti etici alla microfinanza.


                                                Enjoy your Finance!
                                                                                                                              2
Settembre-Ottobre 2010                                                                              Volume 2, Numero 4




                                                 L’INVESTIMENTO ETICO: CAPIRLO ED ESSERE LIBERI DI
                                                 SCEGLIERE
                                                 di Claudia Chiari
                                                  Finanza ed etica un binomio di cui si parla molto, soprattutto da
                                                                 etica:
                                                  quando si sono toccati con mano gli effetti della sua assenza negli
                                                  ultimi trenta anni, quando l’economia, eccessivamente “finanziarizzata”
                                                  ha iniziato a distaccarsi dall’economia cosiddetta reale.
                                                  Ma qual è l’approccio della Finanza Etica? Partiamo da un
                                                  presupposto, ovvero quello che i principi cardine della finanza classica
                                                  - ad esempio la raccolta di denaro piuttosto che il prestito - non
                                                  vengono ripudiati, ma rimangono funzionanti in qualità di meccanismi
                                                  di fondo. Sul crinale della diversificazione rispetto alla finanza classica,
                                                  corrono invece i valori di riferimento a cui si fa capo: la centralità del
                                                  capitale viene sostituita con quella della persona, così come la
                                                  speculazione è soppiantata dall’equa remunerazione. Altro pilastro
                                                  della Finanza Etica è la valutazione approfondita di ogni investimento
                                                  sull’economia reale, così da non perdere il contatto con il
                                                  funzionamento dell’economia in quest’ottica tutte le attività che vanno
                                                                    dell’economia:
                                                  verso uno sviluppo umanamente ed ecologicamente sostenibile sono
                        Claudia Chiari            le benvenute, come ad esempio quelle tradizionali del settore non
                                                  profit, o quelle relative al commercio equo e solidale o che, più in
                                                  generale, producono sul territorio un beneficio sociale ed ambientale.
                                                  Non dobbiamo tuttavia vedere la Finanza Etica come una forma di
                                                  beneficienza o collegarla esclusivamente alle associazioni benefiche:
                                                  investire in modo etico porta con sé la denuncia alle storture del
Dopo una Laurea in Giurisprudenza,                sistema economico attuale, e considera il denaro come un mezzo e
frequenta un MBA alla European                    non come un fine, facilitando per esempio l’accesso al credito
School of Economics e si iscrive
                                                  soprattutto per le fasce deboli, e distribuendolo in maniera equa fra
all’Albo dei Giornalisti.
Amministratore della Studio Chiari
                                                  coloro che hanno contribuito alla sua realizzazione, senza divari
S.p.A., ha ricoperto il ruolo di                  abissali e ingiustificati
                                                              ingiustificati.
Marketing e Sales Manager alla                    Ed è nell’ultimo paio di decadi che la Finanza Etica ha avuto una
DRSdigital Italia s.r.l. e nel luglio del         maggiore propensione allo sviluppo, passando da un ruolo più
2009 ha pubblicato con Editrice le                passivo, essenzialmente diretto alla battaglia per la trasparenza
Fonti “Everlasting luxury: the future             bancaria, ad uno più attivo e propositivo, ritagliandosi una sua identità
of inaccessibility”.                              all’interno del sistema economico.
Dopo anni di collaborazione,                      Scorriamo i punti cardine della Finanza Etica italiana attraverso il
attualmente lavora come Editor e                  Manifesto stilato dall’
                                                                      dall’Associazione Finanza Etica in occasione di un
Responsabile Relazioni Esterne per
                                                  importante convegno tenutosi a Firenze nel 1998. Agire essendo
Editrice le Fonti s.r.l.
                                                  consapevoli delle conseguenze a livello umano, sociale ed ambientale.
                    claudiachiari.ar@libero.it




                                                                                                                                 3
Settembre-Ottobre 2010                                                           Volume 2, Numero 4




                         L’INVESTIMENTO ETICO: CAPIRLO ED ESSERE LIBERI DI
                         SCEGLIERE (Cont
                                     Cont.)


                          Questo il punto di partenza imprescindibile dal quale muove i passi la
                          Finanza Etica cheche:
                          1.Ritiene che il credito, in tutte le sue forme, sia un diritto umano:
                          quindi non discrimina i destinatari sulla base di elementi quali sesso,
                          razza, religione o impiego lavorativo, e valuta i progetti dal punto di
                          vista economico e sociale. Da un punto di vista di garanzie, oltre a
                          quelle di tipo patrimoniale, valuta quelle di tipo personale come
                          altrettanto valide.
                          2.Considera l’efficienza una componente della responsabilità
                          etica: fare uso del risparmio messo a disposizione in modo da
                          conservarne il valore, è un punto fondamentale.
                          3.Non ritiene legittimo l’arricchimento basato sul solo possesso e
                          scambio di denaro il tasso d’interesse dunque dovrebbe essere
                                          denaro:
                          tenuto ai livelli minimi sulla base di valutazioni sociali ed etiche.
                          4.È trasparente: i risparmiatori hanno il diritto di conoscere i processi
                          di funzionamento dell’istituzione finanziaria, nonché delle sue decisioni
                          d’impiego e di investimento La trasparenza comporta anche la
                                              investimento.
                          conseguenza che i risparmi siano sempre nominativi e che le
                          informazioni sui risparmiatori siano trattate con il massimo della
                          riservatezza.
                          5.Prevede la partecipazione alle scelte importanti dell’impresa
                          non solo da parte dei soci, ma anche da parte di risparmiatori che
                          quindi prendono parte alle decisioni per la destinazione dei fondi,
                          unendosi ad una comunità di migliaia di investitori che fa sentire la
                          propria voce agli amministratori delle imprese quotate, aiutandole ad
                          indirizzarle verso pratiche più responsabili. L'azionariato si esprime
                          partecipando alle assemblee ed alla votazione di mozioni.
                          6.Ha come criteri di riferimento per gli impieghi la responsabilità
                          sociale ed ambientale sono dunque escluse quelle attività
                                            ambientale:
                          economiche che ostacolano lo sviluppo umano e violano i diritti
                          fondamentali della persona, come il commercio di armi e le attività
                          lesive della libertà e della salute umana. Questi sono i cosiddetti “criteri
                          negativi” (o di esclusione) che riguardano i settori banditi dagli
                          investimenti: non si riferiscono solo alle imprese operanti in un
                          determinato settore, ma anche gli Stati, ad esempio nell’esclusione di
                          titoli di stato di paesi che applicano la pena di morte o che violano
                          sistematicamente i diritti umani.




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                         L’INVESTIMENTO ETICO: CAPIRLO ED ESSERE LIBERI DI
                         SCEGLIERE (Cont
                                    (Cont.)


                          Di contro, la selezione degli investimenti viene effettuata con i “criteri
                          positivi” , individuando imprese o Stati che si impegnano nella tutela
                          del capitale umano, sociale ed ambientale: nella prima ipotesi si è soliti
                          parlare di criteri positivi nell’ambito della governance che, nel caso
                          degli Stati, sono rappresentati dal rispetto dei diritti civili e politici,
                          dall’impegno della salvaguardia della pace o ancora dagli interventi a
                          sostegno di popolazioni del terzo mondo o colpite da catastrofi e
                          calamità naturali. I criteri di tipo sociale sono attinenti al tema dei diritti
                          umani e dell’impegno verso le categorie svantaggiate e del dialogo con
                          le comunità. Infine, adottare criteri di tipo ambientale significa
                          privilegiare imprese sensibili all’impatto dei processi produttivi oppure
                          gli Stati impegnati nella salvaguardia del patrimonio ambientale e delle
                          specie vegetali e animali
                                              animali.
                          7. Richiede un’adesione globale e coerente da parte del gestore:
                          qualora l’orientamento etico fosse solo parziale, andrebbero spiegate
                          le ragioni della limitazione adottata.
                          Esiste una classifica per responsabilità dei fondi etici? Per garantire
                          che un prodotto di investimento risponda a criteri di responsabilità
                          sociale, non è sufficiente l’etichetta di Fondo Etico. Infatti l'analisi
                          condotta dall'Osservatorio Finanza Etica è indipendente e basata su
                          criteri oggettivi, prendendo in esame i sopra menzionati 7 parametri di
                          valutazione che corrispondono a dei veri e propri filtri, attraverso cui
                          l'universo investibile viene scremato fino ad identificare i titoli più
                          socialmente responsabili da inserire in portafoglio.
                          Sulla base di queste procedure di analisi, l'Osservatorio Finanza Etica
                          attribuisce ad ogni fondo etico un punteggio da 1 a 7, che esprime il
                          suo rating etico, cioè la sua "classe di eticità": maggiore è il numero di
                          filtri, maggiore è il punteggio raggiunto, che l'Osservatorio Finanza
                          Etica attribuisce a quel fondo. L'Osservatorio non si propone di coniare
                          una definizione di eticità universalmente accettata, ma si propone di
                          mettere nelle mani del risparmiatore uno strumento per capire come un
                          fondo etico è strutturato, quali sono le regole e le procedure adottate
                          dal gestore nella definizione dell'universo investibile di riferimento, e di
                          conseguenza, poter scegliere il prodotto d'investimento più adatto alla
                          propria sensibilità individuale.




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                         L’INVESTIMENTO ETICO: CAPIRLO ED ESSERE LIBERI DI
                         SCEGLIERE (Cont
                                    (Cont.)


                          Chi sono gli investitori dei fondi d’investimento? Appartengono
                          generalmente alla fascia medio alta, hanno un notevole livello culturale
                          ed una certa disponibilità di risorse che gli consentono di diversificare i
                          propri investimenti L’investitore etico, che si aggira sui 40-50 anni, si
                                  investimenti.
                          pone costantemente domande su dove finiscono i propri soldi, proprio
                          perché non è impossibile che chi sottoscrive un fondo d’investimento
                          tradizionale si trovi, per esempio, a finanziare l’industria delle armi
                          senza saperlo.
                          Il primo fondo etico è partito in Italia nel 1997 sotto il cappello di casa
                          San Paolo, ma non si può certo affermare che i fondi etici abbiano
                          conquistato l’ampio mercato dei piccoli investitori, nonostante il costo
                          degli stessi non sia maggiore dei classici fondi d’investimento, non
                          avendo, per esempio, neanche commissioni di sottoscrizione e di
                          uscita.
                          Mentre negli Stati Uniti e nel resto d’Europa i fondi SRI crescono a
                          ritmi serrati - secondo una recentissima indagine realizzata da Eurosif,
                          il mercato europeo del Sustainable and Responsible Investiment
                          avrebbe ormai raggiunto i 2.665 miliardi di euro, con una crescita del
                          102% in due anni - in Italia il settore dei fondi etici rappresenta una
                          fetta ancora trascurabile del risparmio gestito.
                          L’informazione nei confronti del risparmiatore italiano non è ancora
                          come dovrebbe, oltre che essere il nostro Paese partito in netto ritardo
                          rispetto agli altri I nuovi prodotti di investimento potrebbero e
                                           altri.
                          dovrebbero essere promossi anche dalla banche ai quali, in questo
                          senso, spetterebbe il compito di dare maggiore formazione ai
                          promotori finanziari che generalmente non hanno una conoscenza
                          approfondita in materia di investimento etico. L’investitore da parte sua
                          deve impegnarsi a capire quali sono le strategie di gestione seguite dal
                          gestore, quali sono i criteri di inclusione e di esclusione,
                          comprendendo come il prodotto d’investimento è confezionato: ciò
                          presupporrebbe alla base un lavoro educativo che parta per esempio
                          dalle scuole primarie
                                         primarie.
                          Concludo con le parole di Davide Dal Maso, Segretario Generale del
                          Forum per la Finanza sostenibile, l'associazione italiana senza scopo
                          di lucro che promuove la cultura della responsabilità sociale d'impresa
                          nella pratica degli investimenti finanziari: "In un contesto di crisi come
                          quello che stiamo attraversando, l'investimento socialmente
                          responsabile può rappresentare una risposta, per quanto parziale".




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                                            OSCAR GREEN: IL PREMIO ALL’INNOVAZIONE VERDE
                                            di Francesca Mazzieri

                                             Si è tenuta a Roma il 18 giugno scorso, presso la sede nazionale di
                                             Coldiretti, la proclamazione dei sei vincitori nazionali della quarta
                                             edizione di Oscar Green, il Premio per le imprese agricole più
                                             innovative promosso da Coldiretti Giovani Impresa.
                                             Al concorso hanno partecipato centinaia di imprese agricole.
                                             “Le imprese agricole dell'Oscar Green - afferma Donato Fanelli,
                                             Delegato Nazionale dei Giovani Coldiretti - sono quelle che hanno
                                             saputo coniugare innovazione e tradizione per competere e sviluppare
                                             nuovi modelli di business, dando al settore agricolo e al Paese una
                                             grande prospettiva di crescita”. In Italia sono quasi centomila i giovani
                                             under 35 che hanno scelto di avviare aziende agricole che
                                             rappresentano la componente più dinamica nel settore dell'agricoltura
                                             in Italia: le aziende agricole guidate da giovani hanno un fatturato
                                             superiore alla media del 75% per effetto di maggiore creatività e di
                                             spinta verso l’innovazione Oltre il 33% delle imprese agricole che
                                                              l’innovazione.
                                             hanno partecipato al concorso Oscar Green sono nate - riferisce la
                     Francesca Mazzieri      Coldiretti - dopo il 2000 , più della metà (55%) hanno alla guida un
                                             giovane sotto i 40 anni che nei due terzi dei casi (66%) è in possesso
                                             di diploma o laurea Circa un terzo delle imprese - conclude la
                                                                 laurea.
                                             Coldiretti - ha superato il fatturato annuale di 100mila euro che è
                                             peraltro previsto in crescita nel 75% dei casi come pure in aumento è
                                             l'occupazione (43,    ,3%). “Oscar Green firma l’innovazione”: una visione
                                                                     

                                             interessante dunque dell’impresa agricola vista come opportunità di
                                             successo individuale, come crescita di un territorio e sviluppo della
Laureata     in    Ingegneria     delle
Telecomunicazioni al Politecnico di          sensibilità verso l’ambiente nel recupero della delle tipicità e delle
Milano      e     dopo     esperienze        tradizioni.
professionali come consulente in             L’imprenditorialità dei giovani nel settore dell’agricoltura si sviluppa
Accenture Tecnology Solutions e in           anche su principi di eticità: un’attenzione particolare alla sicurezza
Siemens         Product       Lifecycle
Management Software, si iscrive al           alimentare, al lavoro e al rispetto degli animali.
1Evening MBA presso il MIP.                  Il concorso, che costituisce ormai un punto di riferimento per le
È attualmente impegnata nella                aziende agricole più innovative del settore dell'agricoltura nel nostro
redazione di un business plan sulla
Microfinanza       in    Italia      la      Paese, si articola in sei categorie: "Stile e cultura di impresa", "Sostieni
sponsorizzazione di Microfinanza             il clima", "Sviluppo locale", "Esportare il territorio", "Campagna Amica"
Rating Srl.                                  ed "Oltre la filiera"
                                                          filiera".

                  fmazzieri@mip.polimi.it




                                                                                                                            7
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                         OSCAR GREEN: IL PREMIO ALL’INNOVAZIONE VERDE
                         (Cont.)

                          Coldiretti premia un’agricoltura che guarda al futuro sulle tracce del
                          suo passato, come sostiene il Presidente dell’organizzazione, Sergio
                          Marini. “È un’agricoltura distintiva che richiama sì il passato - ha
                          sottolineato Marini - ma va verso il nuovo. Sono imprese che
                          generalmente riescono a fare una filiera corta, tutto un ciclo produttivo,
                          cercano di leggere le nuove domande della società in termini di
                          sicurezza, di tracciabilità del prodotto, di origine del prodotto, di etica
                          dei processi produttivi, dando una risposta a questa nuova domanda
                          della società. Una nuova agricoltura - ha aggiunto - che nasce sulla
                          domanda della gente, e da questo punto di vista ci fa essere ottimisti
                          perché un’impresa che nasce sulla domanda, e quindi sui consumi che
                          stanno emergendo, è un’impresa che può avere prospettive“.

                          Le realtà proposte potrebbero essere anche chiamate mestieri per
                          sconfiggere la crisi e la disoccupazione: l’edizione 2010 è stata
                          caratterizzata da molta innovazione e nuove idee rigorosamente in
                          stile made in Italy. .
                          Tra tutti i partecipanti, sono stati selezionati sei vincitori che si sono
                          distinti per la capacità di riuscire a costruire progetti di impresa
                          competitivi e sostenibili rafforzando e conservando, allo stesso tempo,
                          il legame con il loro territorio d’appartenenza.
                          Per la sezione “Stile e cultura d’impresa” ha vinto il premio l’Azienda
                          Agricola “Cammarata” (San Cataldo, Caltanissetta): l’idea del
                          fondatore Luca Cammarata è di produrre salsicce di capra per le
                          comunità che non mangiano carne di maiale, come quelle musulmane.
                          Nella sezione “Sviluppo locale” si è distinto il caso dell’Azienda
                          Agricola “La Piemontesina (Chivasso, Torino), prima azienda in Italia
                                          Piemontesina”
                          ad avere al suo interno un “agriasilo” aperto tutto l’anno, che propone
                          percorsi educativi dedicati ai bambini e attività agrituristiche con
                          l’obiettivo di far conoscere il mondo agrario.
                          La Società Agricola “Energia Futura” (Travagliato, Brescia) si è
                          aggiudicata il premio della sezione “Sostieni il clima” producendo
                          energia rinnovabili dalle biomasse; la centrale è alimentata da
                          coltivazioni di pioppeti per una potenza di 1 MW elettrico.




                                                                                                        8
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                         OSCAR GREEN: IL PREMIO ALL’INNOVAZIONE VERDE
                         (Cont.)

                          La sezione “Esportare il territorio” ha visto come protagonista l’Azienda
                          Agricola “Cheo” di Vernazza (La Spezia) in cui, grazie all’imprenditrice
                          danese Lise Charlotte Bertram, si usano tecniche di coltivazione a
                          basso impatto ambientale e una strategia di recupero del territorio,
                          come terreni incolti e a rischio erosione.
                          Per la sezione “Oltre la filiera” ha vinto il premio il Consorzio Bio Piace
                          (Bettola, Piacenza) dove in un’area svantaggiata si è deciso di far
                          decollare l’agricoltura rilanciando il territorio attraverso una rete di 60
                          aziende biologiche, avviando attività come servizi alle mense
                          scolastiche e un punto vendita per i produttori dove i consumatori
                          possono trovare una vasta scelta di prodotti certificati e a km zero.
                          La Cooperativa Agricola “Idea Natura” (Eboli, Salerno) ha vinto il
                          premio della categoria “Campagna Amica”: attraverso la realizzazione
                          di una rete di imprenditori agricoli che hanno messo a sistema tutte le
                          fasi, dalla produzione alla distribuzione, è stato infatti realizzato un
                          grande supermercato dove si possono acquistare prodotti naturali di
                          cui sono garantite qualità e origine.
                          L’Oscar Green sembra dunque essere una occasione per rilanciare
                          antichi mestieri tra passione e innovazione in un mondo, come quello
                          agrario, che è sempre in costante evoluzione e che può rappresentare
                          una concreta possibilità di formazione e di carriera per i
                          giovani. L’economia agricola è inoltre strettamente legata all’economia
                                    L’economia
                                       

                          delle risorse naturali, all’economia ambientale, agli aspetti politici, al
                          commercio agricolo e allo sviluppo economico di un Paese come
                          l’Italia.
                          Anche in Europa il dibattito è aperto e riguarda gli obiettivi futuri della
                          Politica Agricola Comune nella nuova prospettiva della strategia
                          Europa 2020.
                          Qualche dato può aiutare a comprendere le dimensioni della realtà
                          agricola in Europa
                                      Europa.
                          Le zone rurali (terreni agricoli e foreste) coprono più del 90% del
                          territorio dell’Unione Europea e accolgono circa metà della sua
                          popolazione (agricoltori e altre persone residenti nelle campagne). Nei
                          27 paesi dell’UE ci sono circa 12 milioni di agricoltori a tempo pieno.1


                          1Fonte:   sito web dell’Unione Europea, sezione “Agricoltura e Sviluppo Rurale”




                                                                                                                       9
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                         OSCAR GREEN: IL PREMIO ALL’INNOVAZIONE VERDE
                         (Cont.)

                          L’azienda a conduzione familiare ha tradizionalmente un ruolo molto
                          importante in Europa molto terreni sono posseduti e coltivati dalla
                                          Europa:
                          stessa famiglia da più generazioni. In Europa i 12 milioni di agricoltori
                          hanno aziende di dimensioni medie di circa 12 ettari, basse rispetto ai
                          180 ettari dei 2 milioni di agricoltori degli Stati Uniti.
                          Nei Paesi dell'Unione Europea c’è attenzione a promuovere
                          un'agricoltura nel segno della sostenibilità e della competitività, anche
                          nelle zone che mostrano condizioni difficili.
                          Le comunità e le zone rurali devono essere preservate in quanto
                          componente essenziale del patrimonio e del paesaggio europeo e i
                          cittadini europei dovrebbero continuare non solo a beneficiare di
                          alimenti sicuri e a prezzi accessibili, ma anche a godere della bellezza
                          delle campagne.2
                          Anche se il settore agricolo generalmente sembra essere più resiliente
                          alle crisi economiche rispetto ad altri settori, sta comunque registrando
                          dei risultati poco positivi.3 Le stime delle entrate del settore
                          dell’agricoltura relative al 2009 mostrano una decrescita media
                          dell’11,6% delle entrate dalle attività dell’agricoltura svolte nell’Unione
                          Europea rispetto ai valori del 2008.
                          Tale decrescita deriva da una riduzione della forza lavoro (-2,3%) e
                          una caduta delle entrate nel settore (-13,6%) dovuta a sua volta alla
                          decrescita del valore dei beni prodotti dall’agricoltura ai prezzi base. Il
                          grafico mostra le variazioni negative percentuali dal 2000 al 2009
                          dell’AWU (Agricultural Labour Input) nei Paesi dell’Unione Europea4:
                                      Agricultural




                          2Fonte: sito web dell’Unione Europea, sezione “Agricoltura e Sviluppo Rurale”
                          3Fonte: Agriculture in the European Union “Statistical economic information”, 2009
                          4Fonte: Eurostat




                                                                                                                      10
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                         OSCAR GREEN: IL PREMIO ALL’INNOVAZIONE VERDE
                         (Cont.)

                          Nel 2009 gli addetti del settore dei 21 Stati Membri hanno registrato
                          livelli di guadagno inferiori al 2008. Le decrescite maggiori si sono
                          verificate in Ungheria (-32,2%), in Lussemburgo (-25,5%) ed in Irlanda
                          (-23,6%); i maggiori aumenti sono stati registrati a Malta (+7,8%), in
                          Danimarca (+4,3% ed in Finlandia (+2,6%). Il seguente grafico mostra
                                            %)
                          le variazioni percentuali del 2009 rispetto al 2008 registrate negli Stati
                          dell’Unione Europea5:




                          Tuttavia i messaggi positivi che arrivano dall’Oscar Green sulla voglia
                          di innovazione e di investire nell’agricoltura capacità e passione, sono
                          dei buoni presupposti per una ripresa futura




                          5Fonte:   Eurostat




                                                                                                       11
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                                              IL MICROCREDITO COME NUOVO STRUMENTO DI LOTTA
                                              ALLA POVERTA’
                                              di Stefania Vico
                                               Dopo che le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2005 come Anno
                                               Internazionale del Microcredito e dopo che nel 2006 Muhammad
                                               Yunus, riconosciuto da tutti come “l’inventore” del microcredito, ha
                                               ricevuto il Premio Nobel per la Pace, si è iniziato a parlare sempre più
                                               spesso di questo strumento e sembra che siano sempre più numerosi i
                                               soggetti che praticano il microcredito.

                                               Esso si basa su principi semplici e chiari:
                                               • il credito e il suo recupero vengono adattati ai bisogni del
                                                 richiedente, cioè vengono prestate piccole cifre attraverso semplici
                                                 procedure, prevedendo rate di piccola entità e rapidi tempi di
                                                 restituzione;
                                               • esiste un sistema di garanzia che non si basa sul possesso di
                                                 capitali da parte del richiedente, ma sul fatto che esso può contare
                                                 sulla rete di rapporti di solidarietà e sostegno che ha intorno e che
                      Stefania Vico
                                                 giocano un importante ruolo di prevenzione del rischio. Dove il
                      stefaniavico@alice.it      tessuto sociale non è così attivo da riuscire a creare tale rete di
                                                 sostegno e dove c’è una maggiore complessità amministrativa, è
                                                 fondamentale il rapporto che si crea tra il cliente e l’agente di
                                                 credito, che deve aiutare il cliente ad avviare o a rimettere in sesto
Frequenta il corso di laurea                     la sua attività per poi rimborsare il credito;
triennale in “Servizio Sociale” presso         • gli interessi versati dal creditore servono all’organizzazione di
la       Facoltà      di      Economia           microcredito per coprire i propri costi e per ottenere una certa
dell’Università Politecnica delle                autonomia finanziaria ed operativa.
Marche laureandosi con una tesi
sulla cooperazione e I diritti umani;          Ciò che differenzia il microcredito da tutte le altre forme di prestito e lo
frequenta poi il servizio civile alla          rende portatore di una grande rivoluzione, consiste nel fatto che esso:
Caritas Diocesana di Jesi lavorando
come          assistente        socialee       • è orientato a nuovi destinatari, i poveri e gli esclusi, riconoscendo i
partecipando anche ai progetti della
                                                 loro bisogni e la loro capacità di rimborsare il prestito e
Caritas in ambito internazionale.
Successivamente si iscrive al corso              implementando metodi e garanzie che si adattino ad essi;
di      laurea      specialistica     in       • si mette all’ascolto dei bisogni delle persone e non impone nessun
“Organizzazione Sociale e No Profit”             tipo di progetto, dimostrando di credere che coloro che sono esclusi
con indirizzo “Servizi Sociali                   dal credito bancario sono dotati di spirito imprenditoriale e di
Internazionali”. Si laurea a luglio di           capacità di giudizio, sono solidali tra di loro ed affidabili nella
quest’anno con la tesi “Nuove forme              restituzione del prestito, perché sanno che se rimborsano il primo
di lotta alla povertà: il microcredito           prestito potranno avere accesso anche al secondo.
e i fondi di solidarietà”. Attualmente
lavora come educatrice di minori in
difficoltà.




                                                                                                                              12
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                         IL MICROCREDITO COME NUOVO STRUMENTO DI LOTTA
                         ALLA POVERTA’ (Cont.)

                          Sulla base di questi principi fondamentali sono state avviate diverse
                          esperienze di microcredito, soprattutto perché questo strumento si è
                          sviluppato in modo differente nei Paesi industrializzati e in quelli in via
                          di sviluppo. Nei primi, infatti, il microcredito si concretizza come
                          prestito individuale concesso per la creazione di piccole imprese o per
                          la soluzione di problemi legati alla gestione economica della
                          quotidianità di persone e di famiglie. Nei Paesi in via di sviluppo,
                          invece, dove è più facile trovare un forte tessuto sociale di relazioni e
                          sostegno reciproco, il microcredito si attua attraverso prestiti di gruppo,
                          utilizzati per sviluppare piccole attività informali che producono un
                          reddito immediato
                                    immediato.
                           Le esperienze di microcredito realizzate in tutto il mondo hanno
                          prodotto risultati simili per quanto riguarda il loro impatto, le condizioni
                          che ne hanno determinato la loro riuscita e le possibilità di sviluppo per
                          il futuro. Infatti il microcredito, ad ogni latitudine, ha un rilevante
                          impatto sul beneficiario del prestito, perché permette alla persona che
                          vive una condizione di difficoltà di recuperare speranza e fiducia in sé
                          stessa. Nei Paesi in via di sviluppo, in particolare, il microcredito
                          determina un aumento del reddito del beneficiario e di conseguenza
                          un miglioramento delle condizioni di vita della sua famiglia, per quanto
                          riguarda ad esempio l’istruzione e la salute. Questi effetti positivi che
                          riguardano il singolo, se iniziano ad interessare diversi nuclei familiari,
                          si estendono anche a livello della collettività, rafforzando quello che
                          viene definito come “capitale umano” e producendo anche effetti
                          benefici a livello economico. Infatti, se si creano posti di lavoro
                          attraverso lo sviluppo di attività economiche indipendenti, si riduce
                          l’eccesso di manodopera sul mercato del lavoro e questo potrebbe
                          portare ad un aumento dei salari.
                          Se nei Paesi in via di sviluppo il microcredito può determinare questi
                          effetti, nei Paesi industrializzati, proprio perché restituisce alle persone
                          dignità e fiducia in se stesse, favorisce la riduzione di atteggiamenti di
                          passività o di violenza, che si manifestano quando ad esempio
                          l’individuo resta per molto tempo senza lavoro e in una situazione di
                          povertà economica In questo caso il microcredito migliora la coesione
                                     economica.
                          sociale, riduce le disuguaglianze garantendo una migliore integrazione
                          degli individui all’interno della comunità e valorizza una forza lavoro
                          che in quel momento non era impiegata, ed infine stimola i consumi
                          attraverso l’aumento del potere d’acquisto.




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                         IL MICROCREDITO COME NUOVO STRUMENTO DI LOTTA
                         ALLA POVERTA’ (Cont.)

                          Inoltre il microcredito non va ad incidere sulla spesa pubblica di un
                          Paese, perché si tratta di interventi che si sostengono da soli, una
                          volta che sono stati avviati: il credito non ha bisogno di sovvenzioni o
                          finanziamenti. Si viene a creare cioè una sorta di circolo virtuoso del
                          microcredito.
                          Affinché il microcredito possa determinare questi effetti positivi, è
                          necessario che siano tenute in considerazione e rispettate alcune
                          condizioni fondamentali, tra cui la più importante riguarda la scelta dei
                          potenziali beneficiari Infatti il microcredito non può rivolgersi a coloro
                                      beneficiari.
                          che possono avere accesso alle banche, né a coloro che, in un
                          determinato momento della loro vita, si trovano in una condizione di
                          disagio fisico o anche psicologico che non permetterebbe loro di
                          impegnarsi in attività economiche di nessun tipo. Nei Paesi in via di
                          sviluppo il microcredito deve rivolgersi ai poveri attivi, cioè a coloro che
                          sono in grado, perché hanno volontà e capacità, di uscire dalla
                          povertà; nei Paesi industrializzati il microcredito deve orientarsi a
                          coloro che sono esclusi dal sistema economico e vogliono reinserirsi al
                          suo interno.
                          Scegliere in maniera adeguata i beneficiari significa influenzare
                          notevolmente la riuscita e l’efficacia del progetto di microcredito.
                          La seconda condizione riguarda la creazione di istituzioni permanenti
                          di microcredito, che possono organizzarsi in molteplici forme, ma
                          devono rendersi finanziariamente autonome e devono essere in grado
                          di collaborare e sostenersi reciprocamente per rispondere alle
                          innumerevoli esigenze dei beneficiari.
                          Come ultima condizione, va sottolineato che anche lo Stato ha un
                          ruolo fondamentale nello sviluppo del microcredito, perché, soprattutto
                          nei Paesi industrializzati, garantendo il buon funzionamento delle
                          istituzioni di microfinanza e non obbligando gli imprenditori a versare
                          prelievi fiscali e sociali eccessivi, può creare un ambiente semplice e
                          stabile dove il microcredito potrà svilupparsi efficacemente.

                          Secondo il rapporto “Financial Services Provision and Prevention of
                          Financial Exclusion della Commissione Europea del marzo 2008, il
                                     Exclusion”
                          16% della popolazione italiana è esclusa dal credito e dai servizi
                          finanziari. È una percentuale molto alta anche rispetto ad altri Paesi
                          europei come la Francia, dove si arriva solo al 2%.




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                          C’è quindi in Italia una parte rilevante della popolazione che ha a che
                          fare con il nuovo fenomeno dell’esclusione finanziaria, intesa come
                          difficoltà di accesso al credito e ad altri servizi finanziari. Secondo i
                          dati dell’ISTAT le famiglie in condizione di povertà relativa si aggirano
                          attorno all’11%; secondo il Dossier Caritas/Migrantes 2008 in Italia
                          vivono 4 milioni di immigrati regolari e 165.000 sono titolari d’impresa;
                          il numero sale a 300
                                             300.000 se consideriamo anche i soci delle imprese.
                          Secondo un rapporto ABI del 2008, solo il 23% degli immigrati
                          bancarizzati accede a prestiti, mentre il 40% delle famiglie italiane più
                          giovani, quelle nella fascia sotto i 60 anni, è indebitato, con un debito
                          medio che si avvicina al 50% del reddito per le classi di età più giovani
                          e per le famiglie più numerose.
                          Il microcredito, che in Italia è ancora un fenomeno poco diffuso, sta
                          diventando non solo uno strumento di supporto al welfare già
                          esistente, ma anche uno strumento di lotta contro l’esclusione sociale.
                          Infatti i cosiddetti soggetti “non bancabili”, cioè le persone che non
                          possono accedere al credito tradizionale in quanto privi di garanzie
                          reali (abitazione di proprietà, contratto di lavoro a tempo
                          indeterminato), sono rappresentati da lavoratori precari, immigrati,
                          famiglie disagiate e aspiranti imprenditori. Si tratta di tutti coloro che
                          avrebbero più bisogno di un prestito, ma che in realtà non hanno
                          nessuna possibilità di ottenerlo attraverso il sistema bancario
                          tradizionale. Questa situazione è molto simile a quella del Bangladesh
                          nei primi anni ’70 quando il professor Yunus iniziò a sperimentare il
                                           70,
                          suo microcredito e quando scoprì che una delle mancanze più gravi
                          per i poveri era quella di non avere accesso al credito per modificare la
                          loro situazione di difficoltà.
                          Nonostante la ridotta diffusione del microcredito in Italia, ci sono già
                          alcune associazioni che nel nostro Paese si occupano di microcredito
                          e che qui mi limito a menzionare: Micro.Bo (Associazione Microfinanza
                          Bologna), che è l’unica associazione italiana che ha applicato il
                          microcredito secondo il modello di Yunus; PerMicro, società
                          specializzata in microcredito, nata a Torino e operante su tutto il
                          territorio nazionale Inoltre all’interno del comune di Firenze diversi
                                     nazionale.
                          quartieri si sono organizzati attraverso le Mutue di Autogestione, per
                          finanziare fondi destinati al microcredito (quartiere periferico “Le
                          Piagge” e Fondo Essere)
                                             Essere).




                                                                                                       15
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                         IL MICROCREDITO COME NUOVO STRUMENTO DI LOTTA
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                          Non va dimenticata l’esperienza di Banca Etica che promuove un
                          microcredito articolato su due linee di intervento: il microcredito socio-
                          assistenziale e quello imprenditoriale.
                          Nell’ultimo periodo anche alcuni Enti Locali hanno partecipato a
                          progetti di microcredito (Comune di Roma e Regione Lazio).
                          Per concludere possiamo dire che avviare un progetto di microcredito
                          offre numerose possibilità, soprattutto nel contesto di un Paese
                          sviluppato come l’Italia. Nella situazione di crisi economica attuale,
                          molte persone e famiglie si trovano a dover affrontare problemi
                          economici non eccessivamente gravi (ad esempio il pagamento
                          dell’affitto o delle bollette, spese scolastiche, spese sanitarie e
                          qualsiasi altra spesa di carattere eccezionale ed improvviso), che non
                          possono risolvere perché non sono in grado di attingere a risparmi
                          accumulati precedentemente
                                       precedentemente.
                          Inoltre la condizione lavorativa di molte persone è sempre più precaria,
                          la perdita del lavoro è molto diffusa e chi è riuscito a conservare il
                          proprio reddito deve fare i conti con un indebolimento del suo potere
                          d’acquisto. Tutti questi fattori, se non affrontati in tempo, possono
                          trasformare una difficoltà economica temporanea in una condizione di
                          profondo disagio, non solo economico, ma a lungo andare anche
                          sociale. Con il microcredito, in questo caso, si offre un aiuto economico
                          sotto forma di prestito, che permette di risolvere una difficoltà
                          temporanea senza correre il rischio che essa diventi cronica.
                          Infine, per avviare un progetto di microcredito, è necessario costituire
                          un fondo, ossia avere a disposizione una certa quantità di denaro per
                          erogare i primi crediti, quando ancora non è stata rimborsata nessuna
                          rata e anche per far fronte a possibili insolvenze. La costituzione di
                          questo fondo e il suo necessario incremento nel tempo, sono un’ottima
                          occasione per coinvolgere la collettività dei cittadini: possono essere
                          promosse forme di raccolta del denaro etiche o, comunque, ai
                          risparmiatori può essere proposta una forma di risparmio che assicuri
                          un minimo di guadagno, ma soprattutto che permetta al risparmiatore
                          di utilizzare quel denaro per il credito a persone in difficoltà
                          L’incremento del fondo può essere occasione anche per promuovere
                          iniziative di solidarietà e condivisione, rivolte a favorire una gestione
                          etica e solidale del denaro, perché anche questo mezzo può diventare
                          strumento per costruire relazioni sociali giuste.




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                         ALLA POVERTA’ (Cont.)

                          Il microcredito è speranza ed opportunità, per chi è in difficoltà, di
                          risollevarsi, ed è occasione per tutta la comunità dei cittadini, di gestire
                          responsabilmente il proprio denaro, creando occasioni di condivisione
                          e accoglienza. Non può risolvere tutti i problemi del mondo, né
                          eliminare tutta la povertà, ma, soprattutto in questo momento di crisi
                          economica globale, potrebbe essere un’opportunità per rinsaldare i
                          legami sociali tra le persone, per aiutare chi è in difficoltà a ritornare a
                          vivere in maniera dignitosa con le proprie forze e per sviluppare
                          partecipazione e responsabilità all’interno della comunità dei cittadini.



                          Riferimenti bibliografici:

                          M. NOWAK, Non si presta solo ai ricchi, la rivoluzione del microcredito,
                          Einaudi Editore, Torino, 2005.

                          M. YUNUS, Il banchiere dei poveri, Universale Economica Feltrinelli,
                          Milano, 2007.

                          ISTAT, La povertà in Italia nel 2008, 30 luglio 2009.
                          COMMISSIONE EUROPEA, Rapporto “         “From Exclusion to inclusion
                          through Microfinance 2006.
                                  Microfinance”,




                                                                                                         17
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                         LA CALDA ESTATE DELL’ART. 111
                          di Francesca Mazzieri

                          Lo scorso 4 settembre è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.207
                          il decreto legislativo n.141 di attuazione della direttiva europea relativa
                          ai contratti di credito ai consumatori.
                          La riforma modifica il Titolo VI del Testo Unico Bancario (D.lgs.
                          385/1993) in merito alla disciplina dei soggetti che operano nel settore
                          finanziario, degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi.
                          In particolare l’art
                                           l’art.111 del Testo Unico Bancario disciplina i soggetti
                          che erogano prodotti di Microcredito.
                          Nell’articolo si dichiara che in deroga all’art.106 (Albo degli
                          Intermediari Finanziari), i soggetti iscritti nell’apposito elenco – ordinato
                          dall’art.113 - “possono concedere finanziamenti a persone fisiche o
                          società di persone o società cooperative, per l’avvio o l’esercizio di
                          attività di lavoro autonomo o di microimpresa, a condizione che i
                          finanziamenti concessi abbiano le seguenti caratteristiche:
                          • siano di ammontare non superiore a € 25.000 e non siano assistiti
                              da garanzie reali
                                             reali;
                          • siano finalizzati all’avvio o allo sviluppo di iniziative imprenditoriali o
                              all’inserimento nel mercato del lavoro
                          • siano accompagnati dalla prestazione di servizi ausiliari di
                              assistenza e monitoraggio dei soggetti finanziati.”
                          Possono iscriversi all’elenco le istituzioni a forma di società di capitali
                          con capitale versato non inferiore a €600.000, con oggetto sociale
                          limitato alle sole attività descritte sopra nonché alle attività accessorie
                          e con la presentazione di un programma di attività.
                          Gli stessi soggetti “possono erogare in via non prevalente
                          finanziamenti anche a favore di persone fisiche in condizioni di
                          particolare vulnerabilità economica o sociale, purché i finanziamenti
                          concessi siano di importo massimo di €10.000, non siano assistiti da
                          garanzie reali, siano accompagnati dalla prestazione di servizi ausiliari
                          di bilancio familiare e abbiano lo scopo di consentire l'inclusione
                          sociale e finanziaria del beneficiario”. Inoltre, “le associazioni non
                          lucrative possono concedere finanziamenti ai propri associati, a
                          condizione che tali finanziamenti non siano assistiti da garanzie reali,
                          siano finalizzati a consentire l’inclusione sociale e finanziaria del
                          beneficiario e siano prestati a condizioni più favorevoli di quelle
                          prevalenti sul mercato”
                                         mercato”.




                                                                                                          18
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                         LA CALDA ESTATE DELL’ART.111
                         (Cont.)

                          In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo da circa due
                          anni, che genera precari e disoccupati, il bisogno di microcredito
                          all’impresa si intreccia al microcredito sociale, che può aiutare intere
                          famiglie a superare momenti di difficoltà legati a spese improvvise.
                          L’Istat dichiara che il 10,8 % delle famiglie italiane sono sulla soglia
                          della povertà e il 4,7% delle famiglie residenti (un totale dunque di 3
                          milioni e 74 mila individui) risultano in condizione di povertà assoluta,
                          cioè “non raggiungono una soglia di spesa mensile necessaria per
                          acquistare il paniere i beni e servizi che, nel contesto italiano e per una
                          determinata famiglia, sono considerati essenziali a conseguire uno
                          standard di vita minimamente accettabile”1.
                          L’articolo riconosce anche un ruolo importante alle associazioni no
                          profit - le associazioni, le fondazioni, i comitati - da sempre impegnate
                          nella lotta contro l’esclusione sociale e finanziaria. Non ultimo, il valore
                          che tali realtà assumono nella comunità e in particolare verso le
                          persone in difficoltà attraverso la presenza capillare sul territorio, i
                          centri di ascolto, la partecipazione dei volontari.
                          È giusto ricordare che i soggetti che operano nel settore della
                          Microfinanza sono molteplici e vanno dalle Banche, alle Fondazioni, ai
                          Gruppi di origine Ecclesiastica, agli Enti Amministrativi e alle
                          Fondazioni anti-usura
                                            usura.
                          Ed è questo uno dei motivi per cui una completa regolamentazione è
                          necessaria.




                           1Fonte:   ISTAT “La povertà in Italia” 15 luglio 2010)




                                                                                                         19
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                         JAK BANK: INTERESSANTE … SENZA INTERESSI!
                         di Francesca Mazzieri

                          La Jak Bank è una banca cooperativa con sede a Skovde, una città
                          svedese a 350 km da Stoccolma. JAK è l’acronimo di Jord Arbejde
                          Kapital, in svedese Terra Lavoro Capitale, associazione cooperativa
                          fondata in Danimarca nel 1931. I suoi fondamenti si basavano infatti sui
                          principi cardine dell’economia la Terra, cioè le risorse della natura, il
                                            dell’economia:
                          Lavoro, cioè le risorse generate dall’uomo, e il Capitale, che genera
                          sviluppo. La Jak Danese fu costretta a chiudere qualche anno dopo, ma
                          i principi che aveva promosso ispirarono un gruppo di svedesi che nel
                          1965 fondarono un’Associazione che sviluppò il sistema matematico
                          chiamato “sistema di risparmio bilanciato”, basato cioè sui punti di
                          risparmio. Nacque così nel 1997 la Jak Bank Svezia. Jak Bank è una
                          banca cooperativa con 35.000 soci sparsi sul territorio svedese e ha
                          come scopo quello di creare un modello alternativo di finanza non
                          speculativa al servizio delle persone e delle piccole realtà imprenditoriali.
                          In questa banca tutti i soci sono uguali, detengono infatti una sola azione
                          e dunque hanno lo stesso peso nell’elezione del consiglio direttivo.
                          Scopo della banca non è di massimizzare i profitti, bensì quello di
                          prestare i soldi ai propri soci nel modo più conveniente possibile. Questo
                          modello è dunque critico nei confronti del concetto di interesse che,
                          secondo i fondatori di Jak Bank, trasferisce il denaro dalla parte
                          sbagliata, perché chi ha già molti soldi percepisce alti interessi e chi ne
                          ha pochi riceve interessi che non sono necessari neanche per pagare le
                          spese. Nella Jak Bank i risparmi non generano interesse e i prestiti sono
                          concessi ad un costo che serve a ripagare le spese di gestione e di
                          rischio, che vale circa il 2,5%. I prestiti della banca sono finanziati
                          unicamente dal risparmio dei soci.
                          Jak Bank presta servizi per le economie locali e per lo sviluppo del
                          territorio in cui è diffusa attraverso investimenti di lungo periodo, che
                          possono durare anche generazioni, in un’ottica, per come la definiscono
                          gli esponenti della Banca, di economia sostenibile. I soci Jak devono
                          risiedere necessariamente in Svezia, tuttavia il modello di business è
                          stato replicato a Stoccarda, in Germania. In Italia è sorta l’Associazione
                          Culturale Jak Bank Italia che analizza i principi di funzionamento del
                          modello originario e studia la realizzabilità di una Jak Bank Italia.
                          Avremo l’opportunità di approfondire questo caso di successo e di
                          comprenderne i principi di funzionamento in occasione del prossimo
                          evento organizzato da AlumniMIP e Finance Channel che si svolgerà
                          giovedì 21 Ottobre alle 19 al MIP, via Lambruschini 4C, Milano




                                                                                                      20
Settembre-Ottobre 2010   Volume 2, Numero 4




                                              21
Settembre-Ottobre 2010                                                       Volume 2, Numero 4




                         CHI SIAMO

                         Network di expertise e Knowledge di frontiera.

                         Finance Channel nasce come punto di riferimento di eccellenza per
                         l'informazione e la continua ricerca di approfondimenti in ambito
                         finanziario.
                         Primo al mondo nel suo genere, Finance Channel è un network
                         indipendente di expertise nato nelle aule MBA del MIP, la prestigiosa
                         Business School del Politecnico di Milano, che dalla tradizione
                         ingegneristica eredita sia l'approccio sistemico al problem solving che
                         il forte orientamento al risultato.
                         La forza di Finance Channel consiste nello sviluppare un knowledge di
                         frontiera, ovvero l'interazione continua tra ricerca accademica e
                         operatività sul campo non solo quindi divulgazione e informazione, ma
                                         campo:
                         anche un confronto diretto sulle problematiche di maggiore attualità e
                         ricerca di soluzioni mirate rivolte a imprenditori, manager, consulenti.
                         Il principale obiettivo è rappresentare il trait d’union tra il mondo
                         bancario, quello delle imprese e quello accademico, ponendosi come
                         interlocutore privilegiato tra le parti, e proponendo modelli per lo
                         sviluppo culturale e per l’informazione finanziaria.
                         Finance Channel si avvale della collaborazione di esponenti di spicco
                         delle realtà aziendali, consulenziali ed accademiche, con il
                         coordinamento scientifico del Prof. Marco Giorgino, Ordinario di
                         Finanza al Politecnico di Milano e MIP School of Management.
                         Nei primi sei mesi di vita, Finance Channel ha organizzato già svariate
                         occasioni di dibattito e confronto, anche con la partecipazione di Borsa
                         Italiana, ed ha avviato importanti collaborazioni a livello nazionale ed
                         internazionale nell’ambito delle aree di interesse principali (Finanza
                         Comportamentale, Finanza Etica, Imprenditorialità e Family Business,
                         Risk Management)
                               Management).




                                                                                                    22
Settembre-Ottobre 2010                                                      Volume 2, Numero 4




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Settembre-Ottobre 2010                  Volume 2, Numero 4




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                                                             24

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Finanza Etica, edizione speciale del Finance Channel Journal

  • 1. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 A Monthly Technical Publication for Finance Experts and Professionals SPECIAL EDITION: FINANZA ETICA TRASPARENZA INNOVAZIONE SOSTENIBILITA’ REGOLE sostenibilità AMBIENTE DIRITTI INCLUSIONE EQUITA’ SOCIALE SINERGIE RESPONSABILITA’ SOLIDALE COOPERAZIONE
  • 2. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 A Monthly Technical Publication for Finance Experts and Professionals FROM THE EDITORS di Barbara Monda I firmatari dei PRI, i Principi per gli Investimenti Responsabili In questo numero: (http://www.unpri.org/ ), sono oggi oltre 800, con capitali gestiti pari a org/ circa 22.000 miliardi di dollari (oltre il 10% del valore complessivo mondiale dei mercati dei capitali). Basterebbero questi numeri a L’investimento etico: capirlo ed essere dimostrare l’importanza che la Finanza socialmente responsabile ha liberi di scegliere 3 assunto nei nostri giorni. Complice dell’aumentato interesse verso la Finanza Etica è Oscar Green: probabilmente anche la profonda crisi economico-finanziaria che ha il premio all’innovazione verde 7 segnato gli ultimi 3 anni della nostra storia, imputabile anche a comportamenti speculativi ed indifferenza per i rischi che si correvano, spinti da un mercato bull con eccesso di liquidità. Il Microcredito come nuovo strumento Esitono poi fattori socio-domografici. 12 di lotta alla povertà Nei Paesi Industrializzati l’immigrazione sta producendo una netta spaccatura tra classi sociali, promuovendo nuove forme di povertà. Tra le forme di Finanza Etica, la microfinanza, dopo il successo nei Paesi La calda estate dell’art 111 18 in via di sviluppo, può quindi essere una risposta nuova a nuovi e vecchi problemi anche nel nostro Paese. Nel 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi di individui, Jak Bank: interessante… 20 con un progressivo abbandono delle aree rurali a favore delle città e …senza interessi! delle aree industriali Già oggi i livelli di inquinamento sono industriali. insopportabili; a ciò si aggiunga la preoccupazione per l’esaurimento delle fonti energetiche e di alimentazione. Queste considerazioni Evento: La Finanza Alternativa 21 spingono gli investitori ad una maggiore attenzione a ciò che finanziano, e non solo al rendimento dei loro investimenti. Chi siamo 22 Il tema è di grande rilievo per le aziende, non solo nella ricerca di capitali: diversi studi mostrano come fattori di carattere non finanziario, Call for Papers 23 specialmente quelli riconducibili alla sfera etica e della sostenibilità sociale ed ambientale, abbiano effetti significativi sulle performance finanziarie. Enorme è poi la pressione esercitata sulle società quotate da codici e normative, oltre che dall’opinione pubblica, azionisti e stakeholders, affinché adottino comportamenti etici, trasparenti e Per saperne di più: socialmente responsabili responsabili. In Finance Channel crediamo che la Finanza Etica non sia una moda passeggera, ma che sia destinata a modificare le abitudini di imprese FCJ è disponibile qui: ed operatori finanziari nel lungo periodo, e speriamo che i nostri figli ed i nostri nipoti possano vivere in un mondo migliore; per questo www.financechannel.it/fcj.html dedichiamo questa edizione del Journal alle tematiche appena citate, dagli investimenti etici alla microfinanza. Enjoy your Finance! 2
  • 3. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 L’INVESTIMENTO ETICO: CAPIRLO ED ESSERE LIBERI DI SCEGLIERE di Claudia Chiari Finanza ed etica un binomio di cui si parla molto, soprattutto da etica: quando si sono toccati con mano gli effetti della sua assenza negli ultimi trenta anni, quando l’economia, eccessivamente “finanziarizzata” ha iniziato a distaccarsi dall’economia cosiddetta reale. Ma qual è l’approccio della Finanza Etica? Partiamo da un presupposto, ovvero quello che i principi cardine della finanza classica - ad esempio la raccolta di denaro piuttosto che il prestito - non vengono ripudiati, ma rimangono funzionanti in qualità di meccanismi di fondo. Sul crinale della diversificazione rispetto alla finanza classica, corrono invece i valori di riferimento a cui si fa capo: la centralità del capitale viene sostituita con quella della persona, così come la speculazione è soppiantata dall’equa remunerazione. Altro pilastro della Finanza Etica è la valutazione approfondita di ogni investimento sull’economia reale, così da non perdere il contatto con il funzionamento dell’economia in quest’ottica tutte le attività che vanno dell’economia: verso uno sviluppo umanamente ed ecologicamente sostenibile sono Claudia Chiari le benvenute, come ad esempio quelle tradizionali del settore non profit, o quelle relative al commercio equo e solidale o che, più in generale, producono sul territorio un beneficio sociale ed ambientale. Non dobbiamo tuttavia vedere la Finanza Etica come una forma di beneficienza o collegarla esclusivamente alle associazioni benefiche: investire in modo etico porta con sé la denuncia alle storture del Dopo una Laurea in Giurisprudenza, sistema economico attuale, e considera il denaro come un mezzo e frequenta un MBA alla European non come un fine, facilitando per esempio l’accesso al credito School of Economics e si iscrive soprattutto per le fasce deboli, e distribuendolo in maniera equa fra all’Albo dei Giornalisti. Amministratore della Studio Chiari coloro che hanno contribuito alla sua realizzazione, senza divari S.p.A., ha ricoperto il ruolo di abissali e ingiustificati ingiustificati. Marketing e Sales Manager alla Ed è nell’ultimo paio di decadi che la Finanza Etica ha avuto una DRSdigital Italia s.r.l. e nel luglio del maggiore propensione allo sviluppo, passando da un ruolo più 2009 ha pubblicato con Editrice le passivo, essenzialmente diretto alla battaglia per la trasparenza Fonti “Everlasting luxury: the future bancaria, ad uno più attivo e propositivo, ritagliandosi una sua identità of inaccessibility”. all’interno del sistema economico. Dopo anni di collaborazione, Scorriamo i punti cardine della Finanza Etica italiana attraverso il attualmente lavora come Editor e Manifesto stilato dall’ dall’Associazione Finanza Etica in occasione di un Responsabile Relazioni Esterne per importante convegno tenutosi a Firenze nel 1998. Agire essendo Editrice le Fonti s.r.l. consapevoli delle conseguenze a livello umano, sociale ed ambientale. claudiachiari.ar@libero.it 3
  • 4. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 L’INVESTIMENTO ETICO: CAPIRLO ED ESSERE LIBERI DI SCEGLIERE (Cont Cont.) Questo il punto di partenza imprescindibile dal quale muove i passi la Finanza Etica cheche: 1.Ritiene che il credito, in tutte le sue forme, sia un diritto umano: quindi non discrimina i destinatari sulla base di elementi quali sesso, razza, religione o impiego lavorativo, e valuta i progetti dal punto di vista economico e sociale. Da un punto di vista di garanzie, oltre a quelle di tipo patrimoniale, valuta quelle di tipo personale come altrettanto valide. 2.Considera l’efficienza una componente della responsabilità etica: fare uso del risparmio messo a disposizione in modo da conservarne il valore, è un punto fondamentale. 3.Non ritiene legittimo l’arricchimento basato sul solo possesso e scambio di denaro il tasso d’interesse dunque dovrebbe essere denaro: tenuto ai livelli minimi sulla base di valutazioni sociali ed etiche. 4.È trasparente: i risparmiatori hanno il diritto di conoscere i processi di funzionamento dell’istituzione finanziaria, nonché delle sue decisioni d’impiego e di investimento La trasparenza comporta anche la investimento. conseguenza che i risparmi siano sempre nominativi e che le informazioni sui risparmiatori siano trattate con il massimo della riservatezza. 5.Prevede la partecipazione alle scelte importanti dell’impresa non solo da parte dei soci, ma anche da parte di risparmiatori che quindi prendono parte alle decisioni per la destinazione dei fondi, unendosi ad una comunità di migliaia di investitori che fa sentire la propria voce agli amministratori delle imprese quotate, aiutandole ad indirizzarle verso pratiche più responsabili. L'azionariato si esprime partecipando alle assemblee ed alla votazione di mozioni. 6.Ha come criteri di riferimento per gli impieghi la responsabilità sociale ed ambientale sono dunque escluse quelle attività ambientale: economiche che ostacolano lo sviluppo umano e violano i diritti fondamentali della persona, come il commercio di armi e le attività lesive della libertà e della salute umana. Questi sono i cosiddetti “criteri negativi” (o di esclusione) che riguardano i settori banditi dagli investimenti: non si riferiscono solo alle imprese operanti in un determinato settore, ma anche gli Stati, ad esempio nell’esclusione di titoli di stato di paesi che applicano la pena di morte o che violano sistematicamente i diritti umani. 4
  • 5. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 L’INVESTIMENTO ETICO: CAPIRLO ED ESSERE LIBERI DI SCEGLIERE (Cont (Cont.) Di contro, la selezione degli investimenti viene effettuata con i “criteri positivi” , individuando imprese o Stati che si impegnano nella tutela del capitale umano, sociale ed ambientale: nella prima ipotesi si è soliti parlare di criteri positivi nell’ambito della governance che, nel caso degli Stati, sono rappresentati dal rispetto dei diritti civili e politici, dall’impegno della salvaguardia della pace o ancora dagli interventi a sostegno di popolazioni del terzo mondo o colpite da catastrofi e calamità naturali. I criteri di tipo sociale sono attinenti al tema dei diritti umani e dell’impegno verso le categorie svantaggiate e del dialogo con le comunità. Infine, adottare criteri di tipo ambientale significa privilegiare imprese sensibili all’impatto dei processi produttivi oppure gli Stati impegnati nella salvaguardia del patrimonio ambientale e delle specie vegetali e animali animali. 7. Richiede un’adesione globale e coerente da parte del gestore: qualora l’orientamento etico fosse solo parziale, andrebbero spiegate le ragioni della limitazione adottata. Esiste una classifica per responsabilità dei fondi etici? Per garantire che un prodotto di investimento risponda a criteri di responsabilità sociale, non è sufficiente l’etichetta di Fondo Etico. Infatti l'analisi condotta dall'Osservatorio Finanza Etica è indipendente e basata su criteri oggettivi, prendendo in esame i sopra menzionati 7 parametri di valutazione che corrispondono a dei veri e propri filtri, attraverso cui l'universo investibile viene scremato fino ad identificare i titoli più socialmente responsabili da inserire in portafoglio. Sulla base di queste procedure di analisi, l'Osservatorio Finanza Etica attribuisce ad ogni fondo etico un punteggio da 1 a 7, che esprime il suo rating etico, cioè la sua "classe di eticità": maggiore è il numero di filtri, maggiore è il punteggio raggiunto, che l'Osservatorio Finanza Etica attribuisce a quel fondo. L'Osservatorio non si propone di coniare una definizione di eticità universalmente accettata, ma si propone di mettere nelle mani del risparmiatore uno strumento per capire come un fondo etico è strutturato, quali sono le regole e le procedure adottate dal gestore nella definizione dell'universo investibile di riferimento, e di conseguenza, poter scegliere il prodotto d'investimento più adatto alla propria sensibilità individuale. 5
  • 6. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 L’INVESTIMENTO ETICO: CAPIRLO ED ESSERE LIBERI DI SCEGLIERE (Cont (Cont.) Chi sono gli investitori dei fondi d’investimento? Appartengono generalmente alla fascia medio alta, hanno un notevole livello culturale ed una certa disponibilità di risorse che gli consentono di diversificare i propri investimenti L’investitore etico, che si aggira sui 40-50 anni, si investimenti. pone costantemente domande su dove finiscono i propri soldi, proprio perché non è impossibile che chi sottoscrive un fondo d’investimento tradizionale si trovi, per esempio, a finanziare l’industria delle armi senza saperlo. Il primo fondo etico è partito in Italia nel 1997 sotto il cappello di casa San Paolo, ma non si può certo affermare che i fondi etici abbiano conquistato l’ampio mercato dei piccoli investitori, nonostante il costo degli stessi non sia maggiore dei classici fondi d’investimento, non avendo, per esempio, neanche commissioni di sottoscrizione e di uscita. Mentre negli Stati Uniti e nel resto d’Europa i fondi SRI crescono a ritmi serrati - secondo una recentissima indagine realizzata da Eurosif, il mercato europeo del Sustainable and Responsible Investiment avrebbe ormai raggiunto i 2.665 miliardi di euro, con una crescita del 102% in due anni - in Italia il settore dei fondi etici rappresenta una fetta ancora trascurabile del risparmio gestito. L’informazione nei confronti del risparmiatore italiano non è ancora come dovrebbe, oltre che essere il nostro Paese partito in netto ritardo rispetto agli altri I nuovi prodotti di investimento potrebbero e altri. dovrebbero essere promossi anche dalla banche ai quali, in questo senso, spetterebbe il compito di dare maggiore formazione ai promotori finanziari che generalmente non hanno una conoscenza approfondita in materia di investimento etico. L’investitore da parte sua deve impegnarsi a capire quali sono le strategie di gestione seguite dal gestore, quali sono i criteri di inclusione e di esclusione, comprendendo come il prodotto d’investimento è confezionato: ciò presupporrebbe alla base un lavoro educativo che parta per esempio dalle scuole primarie primarie. Concludo con le parole di Davide Dal Maso, Segretario Generale del Forum per la Finanza sostenibile, l'associazione italiana senza scopo di lucro che promuove la cultura della responsabilità sociale d'impresa nella pratica degli investimenti finanziari: "In un contesto di crisi come quello che stiamo attraversando, l'investimento socialmente responsabile può rappresentare una risposta, per quanto parziale". 6
  • 7. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 OSCAR GREEN: IL PREMIO ALL’INNOVAZIONE VERDE di Francesca Mazzieri Si è tenuta a Roma il 18 giugno scorso, presso la sede nazionale di Coldiretti, la proclamazione dei sei vincitori nazionali della quarta edizione di Oscar Green, il Premio per le imprese agricole più innovative promosso da Coldiretti Giovani Impresa. Al concorso hanno partecipato centinaia di imprese agricole. “Le imprese agricole dell'Oscar Green - afferma Donato Fanelli, Delegato Nazionale dei Giovani Coldiretti - sono quelle che hanno saputo coniugare innovazione e tradizione per competere e sviluppare nuovi modelli di business, dando al settore agricolo e al Paese una grande prospettiva di crescita”. In Italia sono quasi centomila i giovani under 35 che hanno scelto di avviare aziende agricole che rappresentano la componente più dinamica nel settore dell'agricoltura in Italia: le aziende agricole guidate da giovani hanno un fatturato superiore alla media del 75% per effetto di maggiore creatività e di spinta verso l’innovazione Oltre il 33% delle imprese agricole che l’innovazione. hanno partecipato al concorso Oscar Green sono nate - riferisce la Francesca Mazzieri Coldiretti - dopo il 2000 , più della metà (55%) hanno alla guida un giovane sotto i 40 anni che nei due terzi dei casi (66%) è in possesso di diploma o laurea Circa un terzo delle imprese - conclude la laurea. Coldiretti - ha superato il fatturato annuale di 100mila euro che è peraltro previsto in crescita nel 75% dei casi come pure in aumento è l'occupazione (43, ,3%). “Oscar Green firma l’innovazione”: una visione 
 interessante dunque dell’impresa agricola vista come opportunità di successo individuale, come crescita di un territorio e sviluppo della Laureata in Ingegneria delle Telecomunicazioni al Politecnico di sensibilità verso l’ambiente nel recupero della delle tipicità e delle Milano e dopo esperienze tradizioni. professionali come consulente in L’imprenditorialità dei giovani nel settore dell’agricoltura si sviluppa Accenture Tecnology Solutions e in anche su principi di eticità: un’attenzione particolare alla sicurezza Siemens Product Lifecycle Management Software, si iscrive al alimentare, al lavoro e al rispetto degli animali. 1Evening MBA presso il MIP. Il concorso, che costituisce ormai un punto di riferimento per le È attualmente impegnata nella aziende agricole più innovative del settore dell'agricoltura nel nostro redazione di un business plan sulla Microfinanza in Italia la Paese, si articola in sei categorie: "Stile e cultura di impresa", "Sostieni sponsorizzazione di Microfinanza il clima", "Sviluppo locale", "Esportare il territorio", "Campagna Amica" Rating Srl. ed "Oltre la filiera" filiera". fmazzieri@mip.polimi.it 7
  • 8. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 OSCAR GREEN: IL PREMIO ALL’INNOVAZIONE VERDE (Cont.) Coldiretti premia un’agricoltura che guarda al futuro sulle tracce del suo passato, come sostiene il Presidente dell’organizzazione, Sergio Marini. “È un’agricoltura distintiva che richiama sì il passato - ha sottolineato Marini - ma va verso il nuovo. Sono imprese che generalmente riescono a fare una filiera corta, tutto un ciclo produttivo, cercano di leggere le nuove domande della società in termini di sicurezza, di tracciabilità del prodotto, di origine del prodotto, di etica dei processi produttivi, dando una risposta a questa nuova domanda della società. Una nuova agricoltura - ha aggiunto - che nasce sulla domanda della gente, e da questo punto di vista ci fa essere ottimisti perché un’impresa che nasce sulla domanda, e quindi sui consumi che stanno emergendo, è un’impresa che può avere prospettive“. Le realtà proposte potrebbero essere anche chiamate mestieri per sconfiggere la crisi e la disoccupazione: l’edizione 2010 è stata caratterizzata da molta innovazione e nuove idee rigorosamente in stile made in Italy. . Tra tutti i partecipanti, sono stati selezionati sei vincitori che si sono distinti per la capacità di riuscire a costruire progetti di impresa competitivi e sostenibili rafforzando e conservando, allo stesso tempo, il legame con il loro territorio d’appartenenza. Per la sezione “Stile e cultura d’impresa” ha vinto il premio l’Azienda Agricola “Cammarata” (San Cataldo, Caltanissetta): l’idea del fondatore Luca Cammarata è di produrre salsicce di capra per le comunità che non mangiano carne di maiale, come quelle musulmane. Nella sezione “Sviluppo locale” si è distinto il caso dell’Azienda Agricola “La Piemontesina (Chivasso, Torino), prima azienda in Italia Piemontesina” ad avere al suo interno un “agriasilo” aperto tutto l’anno, che propone percorsi educativi dedicati ai bambini e attività agrituristiche con l’obiettivo di far conoscere il mondo agrario. La Società Agricola “Energia Futura” (Travagliato, Brescia) si è aggiudicata il premio della sezione “Sostieni il clima” producendo energia rinnovabili dalle biomasse; la centrale è alimentata da coltivazioni di pioppeti per una potenza di 1 MW elettrico. 8
  • 9. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 OSCAR GREEN: IL PREMIO ALL’INNOVAZIONE VERDE (Cont.) La sezione “Esportare il territorio” ha visto come protagonista l’Azienda Agricola “Cheo” di Vernazza (La Spezia) in cui, grazie all’imprenditrice danese Lise Charlotte Bertram, si usano tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale e una strategia di recupero del territorio, come terreni incolti e a rischio erosione. Per la sezione “Oltre la filiera” ha vinto il premio il Consorzio Bio Piace (Bettola, Piacenza) dove in un’area svantaggiata si è deciso di far decollare l’agricoltura rilanciando il territorio attraverso una rete di 60 aziende biologiche, avviando attività come servizi alle mense scolastiche e un punto vendita per i produttori dove i consumatori possono trovare una vasta scelta di prodotti certificati e a km zero. La Cooperativa Agricola “Idea Natura” (Eboli, Salerno) ha vinto il premio della categoria “Campagna Amica”: attraverso la realizzazione di una rete di imprenditori agricoli che hanno messo a sistema tutte le fasi, dalla produzione alla distribuzione, è stato infatti realizzato un grande supermercato dove si possono acquistare prodotti naturali di cui sono garantite qualità e origine. L’Oscar Green sembra dunque essere una occasione per rilanciare antichi mestieri tra passione e innovazione in un mondo, come quello agrario, che è sempre in costante evoluzione e che può rappresentare una concreta possibilità di formazione e di carriera per i giovani. L’economia agricola è inoltre strettamente legata all’economia L’economia 
 delle risorse naturali, all’economia ambientale, agli aspetti politici, al commercio agricolo e allo sviluppo economico di un Paese come l’Italia. Anche in Europa il dibattito è aperto e riguarda gli obiettivi futuri della Politica Agricola Comune nella nuova prospettiva della strategia Europa 2020. Qualche dato può aiutare a comprendere le dimensioni della realtà agricola in Europa Europa. Le zone rurali (terreni agricoli e foreste) coprono più del 90% del territorio dell’Unione Europea e accolgono circa metà della sua popolazione (agricoltori e altre persone residenti nelle campagne). Nei 27 paesi dell’UE ci sono circa 12 milioni di agricoltori a tempo pieno.1 1Fonte: sito web dell’Unione Europea, sezione “Agricoltura e Sviluppo Rurale” 9
  • 10. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 OSCAR GREEN: IL PREMIO ALL’INNOVAZIONE VERDE (Cont.) L’azienda a conduzione familiare ha tradizionalmente un ruolo molto importante in Europa molto terreni sono posseduti e coltivati dalla Europa: stessa famiglia da più generazioni. In Europa i 12 milioni di agricoltori hanno aziende di dimensioni medie di circa 12 ettari, basse rispetto ai 180 ettari dei 2 milioni di agricoltori degli Stati Uniti. Nei Paesi dell'Unione Europea c’è attenzione a promuovere un'agricoltura nel segno della sostenibilità e della competitività, anche nelle zone che mostrano condizioni difficili. Le comunità e le zone rurali devono essere preservate in quanto componente essenziale del patrimonio e del paesaggio europeo e i cittadini europei dovrebbero continuare non solo a beneficiare di alimenti sicuri e a prezzi accessibili, ma anche a godere della bellezza delle campagne.2 Anche se il settore agricolo generalmente sembra essere più resiliente alle crisi economiche rispetto ad altri settori, sta comunque registrando dei risultati poco positivi.3 Le stime delle entrate del settore dell’agricoltura relative al 2009 mostrano una decrescita media dell’11,6% delle entrate dalle attività dell’agricoltura svolte nell’Unione Europea rispetto ai valori del 2008. Tale decrescita deriva da una riduzione della forza lavoro (-2,3%) e una caduta delle entrate nel settore (-13,6%) dovuta a sua volta alla decrescita del valore dei beni prodotti dall’agricoltura ai prezzi base. Il grafico mostra le variazioni negative percentuali dal 2000 al 2009 dell’AWU (Agricultural Labour Input) nei Paesi dell’Unione Europea4: Agricultural 2Fonte: sito web dell’Unione Europea, sezione “Agricoltura e Sviluppo Rurale” 3Fonte: Agriculture in the European Union “Statistical economic information”, 2009 4Fonte: Eurostat 10
  • 11. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 OSCAR GREEN: IL PREMIO ALL’INNOVAZIONE VERDE (Cont.) Nel 2009 gli addetti del settore dei 21 Stati Membri hanno registrato livelli di guadagno inferiori al 2008. Le decrescite maggiori si sono verificate in Ungheria (-32,2%), in Lussemburgo (-25,5%) ed in Irlanda (-23,6%); i maggiori aumenti sono stati registrati a Malta (+7,8%), in Danimarca (+4,3% ed in Finlandia (+2,6%). Il seguente grafico mostra %) le variazioni percentuali del 2009 rispetto al 2008 registrate negli Stati dell’Unione Europea5: Tuttavia i messaggi positivi che arrivano dall’Oscar Green sulla voglia di innovazione e di investire nell’agricoltura capacità e passione, sono dei buoni presupposti per una ripresa futura 5Fonte: Eurostat 11
  • 12. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 IL MICROCREDITO COME NUOVO STRUMENTO DI LOTTA ALLA POVERTA’ di Stefania Vico Dopo che le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2005 come Anno Internazionale del Microcredito e dopo che nel 2006 Muhammad Yunus, riconosciuto da tutti come “l’inventore” del microcredito, ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace, si è iniziato a parlare sempre più spesso di questo strumento e sembra che siano sempre più numerosi i soggetti che praticano il microcredito. Esso si basa su principi semplici e chiari: • il credito e il suo recupero vengono adattati ai bisogni del richiedente, cioè vengono prestate piccole cifre attraverso semplici procedure, prevedendo rate di piccola entità e rapidi tempi di restituzione; • esiste un sistema di garanzia che non si basa sul possesso di capitali da parte del richiedente, ma sul fatto che esso può contare sulla rete di rapporti di solidarietà e sostegno che ha intorno e che Stefania Vico giocano un importante ruolo di prevenzione del rischio. Dove il stefaniavico@alice.it tessuto sociale non è così attivo da riuscire a creare tale rete di sostegno e dove c’è una maggiore complessità amministrativa, è fondamentale il rapporto che si crea tra il cliente e l’agente di credito, che deve aiutare il cliente ad avviare o a rimettere in sesto Frequenta il corso di laurea la sua attività per poi rimborsare il credito; triennale in “Servizio Sociale” presso • gli interessi versati dal creditore servono all’organizzazione di la Facoltà di Economia microcredito per coprire i propri costi e per ottenere una certa dell’Università Politecnica delle autonomia finanziaria ed operativa. Marche laureandosi con una tesi sulla cooperazione e I diritti umani; Ciò che differenzia il microcredito da tutte le altre forme di prestito e lo frequenta poi il servizio civile alla rende portatore di una grande rivoluzione, consiste nel fatto che esso: Caritas Diocesana di Jesi lavorando come assistente socialee • è orientato a nuovi destinatari, i poveri e gli esclusi, riconoscendo i partecipando anche ai progetti della loro bisogni e la loro capacità di rimborsare il prestito e Caritas in ambito internazionale. Successivamente si iscrive al corso implementando metodi e garanzie che si adattino ad essi; di laurea specialistica in • si mette all’ascolto dei bisogni delle persone e non impone nessun “Organizzazione Sociale e No Profit” tipo di progetto, dimostrando di credere che coloro che sono esclusi con indirizzo “Servizi Sociali dal credito bancario sono dotati di spirito imprenditoriale e di Internazionali”. Si laurea a luglio di capacità di giudizio, sono solidali tra di loro ed affidabili nella quest’anno con la tesi “Nuove forme restituzione del prestito, perché sanno che se rimborsano il primo di lotta alla povertà: il microcredito prestito potranno avere accesso anche al secondo. e i fondi di solidarietà”. Attualmente lavora come educatrice di minori in difficoltà. 12
  • 13. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 IL MICROCREDITO COME NUOVO STRUMENTO DI LOTTA ALLA POVERTA’ (Cont.) Sulla base di questi principi fondamentali sono state avviate diverse esperienze di microcredito, soprattutto perché questo strumento si è sviluppato in modo differente nei Paesi industrializzati e in quelli in via di sviluppo. Nei primi, infatti, il microcredito si concretizza come prestito individuale concesso per la creazione di piccole imprese o per la soluzione di problemi legati alla gestione economica della quotidianità di persone e di famiglie. Nei Paesi in via di sviluppo, invece, dove è più facile trovare un forte tessuto sociale di relazioni e sostegno reciproco, il microcredito si attua attraverso prestiti di gruppo, utilizzati per sviluppare piccole attività informali che producono un reddito immediato immediato. Le esperienze di microcredito realizzate in tutto il mondo hanno prodotto risultati simili per quanto riguarda il loro impatto, le condizioni che ne hanno determinato la loro riuscita e le possibilità di sviluppo per il futuro. Infatti il microcredito, ad ogni latitudine, ha un rilevante impatto sul beneficiario del prestito, perché permette alla persona che vive una condizione di difficoltà di recuperare speranza e fiducia in sé stessa. Nei Paesi in via di sviluppo, in particolare, il microcredito determina un aumento del reddito del beneficiario e di conseguenza un miglioramento delle condizioni di vita della sua famiglia, per quanto riguarda ad esempio l’istruzione e la salute. Questi effetti positivi che riguardano il singolo, se iniziano ad interessare diversi nuclei familiari, si estendono anche a livello della collettività, rafforzando quello che viene definito come “capitale umano” e producendo anche effetti benefici a livello economico. Infatti, se si creano posti di lavoro attraverso lo sviluppo di attività economiche indipendenti, si riduce l’eccesso di manodopera sul mercato del lavoro e questo potrebbe portare ad un aumento dei salari. Se nei Paesi in via di sviluppo il microcredito può determinare questi effetti, nei Paesi industrializzati, proprio perché restituisce alle persone dignità e fiducia in se stesse, favorisce la riduzione di atteggiamenti di passività o di violenza, che si manifestano quando ad esempio l’individuo resta per molto tempo senza lavoro e in una situazione di povertà economica In questo caso il microcredito migliora la coesione economica. sociale, riduce le disuguaglianze garantendo una migliore integrazione degli individui all’interno della comunità e valorizza una forza lavoro che in quel momento non era impiegata, ed infine stimola i consumi attraverso l’aumento del potere d’acquisto. 13
  • 14. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 IL MICROCREDITO COME NUOVO STRUMENTO DI LOTTA ALLA POVERTA’ (Cont.) Inoltre il microcredito non va ad incidere sulla spesa pubblica di un Paese, perché si tratta di interventi che si sostengono da soli, una volta che sono stati avviati: il credito non ha bisogno di sovvenzioni o finanziamenti. Si viene a creare cioè una sorta di circolo virtuoso del microcredito. Affinché il microcredito possa determinare questi effetti positivi, è necessario che siano tenute in considerazione e rispettate alcune condizioni fondamentali, tra cui la più importante riguarda la scelta dei potenziali beneficiari Infatti il microcredito non può rivolgersi a coloro beneficiari. che possono avere accesso alle banche, né a coloro che, in un determinato momento della loro vita, si trovano in una condizione di disagio fisico o anche psicologico che non permetterebbe loro di impegnarsi in attività economiche di nessun tipo. Nei Paesi in via di sviluppo il microcredito deve rivolgersi ai poveri attivi, cioè a coloro che sono in grado, perché hanno volontà e capacità, di uscire dalla povertà; nei Paesi industrializzati il microcredito deve orientarsi a coloro che sono esclusi dal sistema economico e vogliono reinserirsi al suo interno. Scegliere in maniera adeguata i beneficiari significa influenzare notevolmente la riuscita e l’efficacia del progetto di microcredito. La seconda condizione riguarda la creazione di istituzioni permanenti di microcredito, che possono organizzarsi in molteplici forme, ma devono rendersi finanziariamente autonome e devono essere in grado di collaborare e sostenersi reciprocamente per rispondere alle innumerevoli esigenze dei beneficiari. Come ultima condizione, va sottolineato che anche lo Stato ha un ruolo fondamentale nello sviluppo del microcredito, perché, soprattutto nei Paesi industrializzati, garantendo il buon funzionamento delle istituzioni di microfinanza e non obbligando gli imprenditori a versare prelievi fiscali e sociali eccessivi, può creare un ambiente semplice e stabile dove il microcredito potrà svilupparsi efficacemente. Secondo il rapporto “Financial Services Provision and Prevention of Financial Exclusion della Commissione Europea del marzo 2008, il Exclusion” 16% della popolazione italiana è esclusa dal credito e dai servizi finanziari. È una percentuale molto alta anche rispetto ad altri Paesi europei come la Francia, dove si arriva solo al 2%. 14
  • 15. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 IL MICROCREDITO COME NUOVO STRUMENTO DI LOTTA ALLA POVERTA’ (Cont.) C’è quindi in Italia una parte rilevante della popolazione che ha a che fare con il nuovo fenomeno dell’esclusione finanziaria, intesa come difficoltà di accesso al credito e ad altri servizi finanziari. Secondo i dati dell’ISTAT le famiglie in condizione di povertà relativa si aggirano attorno all’11%; secondo il Dossier Caritas/Migrantes 2008 in Italia vivono 4 milioni di immigrati regolari e 165.000 sono titolari d’impresa; il numero sale a 300 300.000 se consideriamo anche i soci delle imprese. Secondo un rapporto ABI del 2008, solo il 23% degli immigrati bancarizzati accede a prestiti, mentre il 40% delle famiglie italiane più giovani, quelle nella fascia sotto i 60 anni, è indebitato, con un debito medio che si avvicina al 50% del reddito per le classi di età più giovani e per le famiglie più numerose. Il microcredito, che in Italia è ancora un fenomeno poco diffuso, sta diventando non solo uno strumento di supporto al welfare già esistente, ma anche uno strumento di lotta contro l’esclusione sociale. Infatti i cosiddetti soggetti “non bancabili”, cioè le persone che non possono accedere al credito tradizionale in quanto privi di garanzie reali (abitazione di proprietà, contratto di lavoro a tempo indeterminato), sono rappresentati da lavoratori precari, immigrati, famiglie disagiate e aspiranti imprenditori. Si tratta di tutti coloro che avrebbero più bisogno di un prestito, ma che in realtà non hanno nessuna possibilità di ottenerlo attraverso il sistema bancario tradizionale. Questa situazione è molto simile a quella del Bangladesh nei primi anni ’70 quando il professor Yunus iniziò a sperimentare il 70, suo microcredito e quando scoprì che una delle mancanze più gravi per i poveri era quella di non avere accesso al credito per modificare la loro situazione di difficoltà. Nonostante la ridotta diffusione del microcredito in Italia, ci sono già alcune associazioni che nel nostro Paese si occupano di microcredito e che qui mi limito a menzionare: Micro.Bo (Associazione Microfinanza Bologna), che è l’unica associazione italiana che ha applicato il microcredito secondo il modello di Yunus; PerMicro, società specializzata in microcredito, nata a Torino e operante su tutto il territorio nazionale Inoltre all’interno del comune di Firenze diversi nazionale. quartieri si sono organizzati attraverso le Mutue di Autogestione, per finanziare fondi destinati al microcredito (quartiere periferico “Le Piagge” e Fondo Essere) Essere). 15
  • 16. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 IL MICROCREDITO COME NUOVO STRUMENTO DI LOTTA ALLA POVERTA’ (Cont.) Non va dimenticata l’esperienza di Banca Etica che promuove un microcredito articolato su due linee di intervento: il microcredito socio- assistenziale e quello imprenditoriale. Nell’ultimo periodo anche alcuni Enti Locali hanno partecipato a progetti di microcredito (Comune di Roma e Regione Lazio). Per concludere possiamo dire che avviare un progetto di microcredito offre numerose possibilità, soprattutto nel contesto di un Paese sviluppato come l’Italia. Nella situazione di crisi economica attuale, molte persone e famiglie si trovano a dover affrontare problemi economici non eccessivamente gravi (ad esempio il pagamento dell’affitto o delle bollette, spese scolastiche, spese sanitarie e qualsiasi altra spesa di carattere eccezionale ed improvviso), che non possono risolvere perché non sono in grado di attingere a risparmi accumulati precedentemente precedentemente. Inoltre la condizione lavorativa di molte persone è sempre più precaria, la perdita del lavoro è molto diffusa e chi è riuscito a conservare il proprio reddito deve fare i conti con un indebolimento del suo potere d’acquisto. Tutti questi fattori, se non affrontati in tempo, possono trasformare una difficoltà economica temporanea in una condizione di profondo disagio, non solo economico, ma a lungo andare anche sociale. Con il microcredito, in questo caso, si offre un aiuto economico sotto forma di prestito, che permette di risolvere una difficoltà temporanea senza correre il rischio che essa diventi cronica. Infine, per avviare un progetto di microcredito, è necessario costituire un fondo, ossia avere a disposizione una certa quantità di denaro per erogare i primi crediti, quando ancora non è stata rimborsata nessuna rata e anche per far fronte a possibili insolvenze. La costituzione di questo fondo e il suo necessario incremento nel tempo, sono un’ottima occasione per coinvolgere la collettività dei cittadini: possono essere promosse forme di raccolta del denaro etiche o, comunque, ai risparmiatori può essere proposta una forma di risparmio che assicuri un minimo di guadagno, ma soprattutto che permetta al risparmiatore di utilizzare quel denaro per il credito a persone in difficoltà L’incremento del fondo può essere occasione anche per promuovere iniziative di solidarietà e condivisione, rivolte a favorire una gestione etica e solidale del denaro, perché anche questo mezzo può diventare strumento per costruire relazioni sociali giuste. 16
  • 17. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 IL MICROCREDITO COME NUOVO STRUMENTO DI LOTTA ALLA POVERTA’ (Cont.) Il microcredito è speranza ed opportunità, per chi è in difficoltà, di risollevarsi, ed è occasione per tutta la comunità dei cittadini, di gestire responsabilmente il proprio denaro, creando occasioni di condivisione e accoglienza. Non può risolvere tutti i problemi del mondo, né eliminare tutta la povertà, ma, soprattutto in questo momento di crisi economica globale, potrebbe essere un’opportunità per rinsaldare i legami sociali tra le persone, per aiutare chi è in difficoltà a ritornare a vivere in maniera dignitosa con le proprie forze e per sviluppare partecipazione e responsabilità all’interno della comunità dei cittadini. Riferimenti bibliografici: M. NOWAK, Non si presta solo ai ricchi, la rivoluzione del microcredito, Einaudi Editore, Torino, 2005. M. YUNUS, Il banchiere dei poveri, Universale Economica Feltrinelli, Milano, 2007. ISTAT, La povertà in Italia nel 2008, 30 luglio 2009. COMMISSIONE EUROPEA, Rapporto “ “From Exclusion to inclusion through Microfinance 2006. Microfinance”, 17
  • 18. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 LA CALDA ESTATE DELL’ART. 111 di Francesca Mazzieri Lo scorso 4 settembre è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.207 il decreto legislativo n.141 di attuazione della direttiva europea relativa ai contratti di credito ai consumatori. La riforma modifica il Titolo VI del Testo Unico Bancario (D.lgs. 385/1993) in merito alla disciplina dei soggetti che operano nel settore finanziario, degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi. In particolare l’art l’art.111 del Testo Unico Bancario disciplina i soggetti che erogano prodotti di Microcredito. Nell’articolo si dichiara che in deroga all’art.106 (Albo degli Intermediari Finanziari), i soggetti iscritti nell’apposito elenco – ordinato dall’art.113 - “possono concedere finanziamenti a persone fisiche o società di persone o società cooperative, per l’avvio o l’esercizio di attività di lavoro autonomo o di microimpresa, a condizione che i finanziamenti concessi abbiano le seguenti caratteristiche: • siano di ammontare non superiore a € 25.000 e non siano assistiti da garanzie reali reali; • siano finalizzati all’avvio o allo sviluppo di iniziative imprenditoriali o all’inserimento nel mercato del lavoro • siano accompagnati dalla prestazione di servizi ausiliari di assistenza e monitoraggio dei soggetti finanziati.” Possono iscriversi all’elenco le istituzioni a forma di società di capitali con capitale versato non inferiore a €600.000, con oggetto sociale limitato alle sole attività descritte sopra nonché alle attività accessorie e con la presentazione di un programma di attività. Gli stessi soggetti “possono erogare in via non prevalente finanziamenti anche a favore di persone fisiche in condizioni di particolare vulnerabilità economica o sociale, purché i finanziamenti concessi siano di importo massimo di €10.000, non siano assistiti da garanzie reali, siano accompagnati dalla prestazione di servizi ausiliari di bilancio familiare e abbiano lo scopo di consentire l'inclusione sociale e finanziaria del beneficiario”. Inoltre, “le associazioni non lucrative possono concedere finanziamenti ai propri associati, a condizione che tali finanziamenti non siano assistiti da garanzie reali, siano finalizzati a consentire l’inclusione sociale e finanziaria del beneficiario e siano prestati a condizioni più favorevoli di quelle prevalenti sul mercato” mercato”. 18
  • 19. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 LA CALDA ESTATE DELL’ART.111 (Cont.) In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo da circa due anni, che genera precari e disoccupati, il bisogno di microcredito all’impresa si intreccia al microcredito sociale, che può aiutare intere famiglie a superare momenti di difficoltà legati a spese improvvise. L’Istat dichiara che il 10,8 % delle famiglie italiane sono sulla soglia della povertà e il 4,7% delle famiglie residenti (un totale dunque di 3 milioni e 74 mila individui) risultano in condizione di povertà assoluta, cioè “non raggiungono una soglia di spesa mensile necessaria per acquistare il paniere i beni e servizi che, nel contesto italiano e per una determinata famiglia, sono considerati essenziali a conseguire uno standard di vita minimamente accettabile”1. L’articolo riconosce anche un ruolo importante alle associazioni no profit - le associazioni, le fondazioni, i comitati - da sempre impegnate nella lotta contro l’esclusione sociale e finanziaria. Non ultimo, il valore che tali realtà assumono nella comunità e in particolare verso le persone in difficoltà attraverso la presenza capillare sul territorio, i centri di ascolto, la partecipazione dei volontari. È giusto ricordare che i soggetti che operano nel settore della Microfinanza sono molteplici e vanno dalle Banche, alle Fondazioni, ai Gruppi di origine Ecclesiastica, agli Enti Amministrativi e alle Fondazioni anti-usura usura. Ed è questo uno dei motivi per cui una completa regolamentazione è necessaria. 1Fonte: ISTAT “La povertà in Italia” 15 luglio 2010) 19
  • 20. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 JAK BANK: INTERESSANTE … SENZA INTERESSI! di Francesca Mazzieri La Jak Bank è una banca cooperativa con sede a Skovde, una città svedese a 350 km da Stoccolma. JAK è l’acronimo di Jord Arbejde Kapital, in svedese Terra Lavoro Capitale, associazione cooperativa fondata in Danimarca nel 1931. I suoi fondamenti si basavano infatti sui principi cardine dell’economia la Terra, cioè le risorse della natura, il dell’economia: Lavoro, cioè le risorse generate dall’uomo, e il Capitale, che genera sviluppo. La Jak Danese fu costretta a chiudere qualche anno dopo, ma i principi che aveva promosso ispirarono un gruppo di svedesi che nel 1965 fondarono un’Associazione che sviluppò il sistema matematico chiamato “sistema di risparmio bilanciato”, basato cioè sui punti di risparmio. Nacque così nel 1997 la Jak Bank Svezia. Jak Bank è una banca cooperativa con 35.000 soci sparsi sul territorio svedese e ha come scopo quello di creare un modello alternativo di finanza non speculativa al servizio delle persone e delle piccole realtà imprenditoriali. In questa banca tutti i soci sono uguali, detengono infatti una sola azione e dunque hanno lo stesso peso nell’elezione del consiglio direttivo. Scopo della banca non è di massimizzare i profitti, bensì quello di prestare i soldi ai propri soci nel modo più conveniente possibile. Questo modello è dunque critico nei confronti del concetto di interesse che, secondo i fondatori di Jak Bank, trasferisce il denaro dalla parte sbagliata, perché chi ha già molti soldi percepisce alti interessi e chi ne ha pochi riceve interessi che non sono necessari neanche per pagare le spese. Nella Jak Bank i risparmi non generano interesse e i prestiti sono concessi ad un costo che serve a ripagare le spese di gestione e di rischio, che vale circa il 2,5%. I prestiti della banca sono finanziati unicamente dal risparmio dei soci. Jak Bank presta servizi per le economie locali e per lo sviluppo del territorio in cui è diffusa attraverso investimenti di lungo periodo, che possono durare anche generazioni, in un’ottica, per come la definiscono gli esponenti della Banca, di economia sostenibile. I soci Jak devono risiedere necessariamente in Svezia, tuttavia il modello di business è stato replicato a Stoccarda, in Germania. In Italia è sorta l’Associazione Culturale Jak Bank Italia che analizza i principi di funzionamento del modello originario e studia la realizzabilità di una Jak Bank Italia. Avremo l’opportunità di approfondire questo caso di successo e di comprenderne i principi di funzionamento in occasione del prossimo evento organizzato da AlumniMIP e Finance Channel che si svolgerà giovedì 21 Ottobre alle 19 al MIP, via Lambruschini 4C, Milano 20
  • 21. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 21
  • 22. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 CHI SIAMO Network di expertise e Knowledge di frontiera. Finance Channel nasce come punto di riferimento di eccellenza per l'informazione e la continua ricerca di approfondimenti in ambito finanziario. Primo al mondo nel suo genere, Finance Channel è un network indipendente di expertise nato nelle aule MBA del MIP, la prestigiosa Business School del Politecnico di Milano, che dalla tradizione ingegneristica eredita sia l'approccio sistemico al problem solving che il forte orientamento al risultato. La forza di Finance Channel consiste nello sviluppare un knowledge di frontiera, ovvero l'interazione continua tra ricerca accademica e operatività sul campo non solo quindi divulgazione e informazione, ma campo: anche un confronto diretto sulle problematiche di maggiore attualità e ricerca di soluzioni mirate rivolte a imprenditori, manager, consulenti. Il principale obiettivo è rappresentare il trait d’union tra il mondo bancario, quello delle imprese e quello accademico, ponendosi come interlocutore privilegiato tra le parti, e proponendo modelli per lo sviluppo culturale e per l’informazione finanziaria. Finance Channel si avvale della collaborazione di esponenti di spicco delle realtà aziendali, consulenziali ed accademiche, con il coordinamento scientifico del Prof. Marco Giorgino, Ordinario di Finanza al Politecnico di Milano e MIP School of Management. Nei primi sei mesi di vita, Finance Channel ha organizzato già svariate occasioni di dibattito e confronto, anche con la partecipazione di Borsa Italiana, ed ha avviato importanti collaborazioni a livello nazionale ed internazionale nell’ambito delle aree di interesse principali (Finanza Comportamentale, Finanza Etica, Imprenditorialità e Family Business, Risk Management) Management). 22
  • 23. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 CALL FOR PAPERS Finance Channel Journal è una pubblicazione bimestrale diffusa gratuitamente in forma elettronica. Il FCJ vuole essere uno strumento di informazione e divulgazione finanziaria dedicato ai topics delle aree tematiche e ad argomenti di attualità legati al mondo Finance. Se desiderate collaborare con Finance Channel, potete inviare i vostri contributi all'indirizzo info@financechannel.it I migliori articoli verranno pubblicati. PER SAPERNE DI PIU' Finance Channel è anche sul web: http://www.linkedin.com/groups?gid=1962245&trk=myg_ugrp_ovr http://www.facebook.com/group.php?gid=75382471604 http://www.labyring.com/it/groups/groupin/77 www.financechannel.it 23
  • 24. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4 FCJ SUPPORTA 24