Innovazione e imprenditorialità: le strade per il futuro. Il ruolo della Finanza
Finanza Etica, edizione speciale del Finance Channel Journal
1. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
A Monthly Technical Publication for Finance Experts and Professionals
SPECIAL EDITION: FINANZA ETICA
TRASPARENZA
INNOVAZIONE
SOSTENIBILITA’
REGOLE
sostenibilità
AMBIENTE
DIRITTI
INCLUSIONE
EQUITA’
SOCIALE
SINERGIE
RESPONSABILITA’
SOLIDALE
COOPERAZIONE
2. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
A Monthly Technical Publication for Finance Experts and Professionals
FROM THE EDITORS
di Barbara Monda
I firmatari dei PRI, i Principi per gli Investimenti Responsabili
In questo numero: (http://www.unpri.org/ ), sono oggi oltre 800, con capitali gestiti pari a
org/
circa 22.000 miliardi di dollari (oltre il 10% del valore complessivo
mondiale dei mercati dei capitali). Basterebbero questi numeri a
L’investimento etico: capirlo ed essere dimostrare l’importanza che la Finanza socialmente responsabile ha
liberi di scegliere 3
assunto nei nostri giorni.
Complice dell’aumentato interesse verso la Finanza Etica è
Oscar Green:
probabilmente anche la profonda crisi economico-finanziaria che ha
il premio all’innovazione verde 7 segnato gli ultimi 3 anni della nostra storia, imputabile anche a
comportamenti speculativi ed indifferenza per i rischi che si correvano,
spinti da un mercato bull con eccesso di liquidità.
Il Microcredito come nuovo strumento Esitono poi fattori socio-domografici.
12
di lotta alla povertà Nei Paesi Industrializzati l’immigrazione sta producendo una netta
spaccatura tra classi sociali, promuovendo nuove forme di povertà. Tra
le forme di Finanza Etica, la microfinanza, dopo il successo nei Paesi
La calda estate dell’art 111 18 in via di sviluppo, può quindi essere una risposta nuova a nuovi e
vecchi problemi anche nel nostro Paese.
Nel 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi di individui,
Jak Bank: interessante… 20 con un progressivo abbandono delle aree rurali a favore delle città e
…senza interessi! delle aree industriali Già oggi i livelli di inquinamento sono
industriali.
insopportabili; a ciò si aggiunga la preoccupazione per l’esaurimento
delle fonti energetiche e di alimentazione. Queste considerazioni
Evento: La Finanza Alternativa 21 spingono gli investitori ad una maggiore attenzione a ciò che
finanziano, e non solo al rendimento dei loro investimenti.
Chi siamo 22
Il tema è di grande rilievo per le aziende, non solo nella ricerca di
capitali: diversi studi mostrano come fattori di carattere non finanziario,
Call for Papers 23 specialmente quelli riconducibili alla sfera etica e della sostenibilità
sociale ed ambientale, abbiano effetti significativi sulle performance
finanziarie. Enorme è poi la pressione esercitata sulle società quotate
da codici e normative, oltre che dall’opinione pubblica, azionisti e
stakeholders, affinché adottino comportamenti etici, trasparenti e
Per saperne di più: socialmente responsabili
responsabili.
In Finance Channel crediamo che la Finanza Etica non sia una moda
passeggera, ma che sia destinata a modificare le abitudini di imprese
FCJ è disponibile qui: ed operatori finanziari nel lungo periodo, e speriamo che i nostri figli ed
i nostri nipoti possano vivere in un mondo migliore; per questo
www.financechannel.it/fcj.html dedichiamo questa edizione del Journal alle tematiche appena citate,
dagli investimenti etici alla microfinanza.
Enjoy your Finance!
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3. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
L’INVESTIMENTO ETICO: CAPIRLO ED ESSERE LIBERI DI
SCEGLIERE
di Claudia Chiari
Finanza ed etica un binomio di cui si parla molto, soprattutto da
etica:
quando si sono toccati con mano gli effetti della sua assenza negli
ultimi trenta anni, quando l’economia, eccessivamente “finanziarizzata”
ha iniziato a distaccarsi dall’economia cosiddetta reale.
Ma qual è l’approccio della Finanza Etica? Partiamo da un
presupposto, ovvero quello che i principi cardine della finanza classica
- ad esempio la raccolta di denaro piuttosto che il prestito - non
vengono ripudiati, ma rimangono funzionanti in qualità di meccanismi
di fondo. Sul crinale della diversificazione rispetto alla finanza classica,
corrono invece i valori di riferimento a cui si fa capo: la centralità del
capitale viene sostituita con quella della persona, così come la
speculazione è soppiantata dall’equa remunerazione. Altro pilastro
della Finanza Etica è la valutazione approfondita di ogni investimento
sull’economia reale, così da non perdere il contatto con il
funzionamento dell’economia in quest’ottica tutte le attività che vanno
dell’economia:
verso uno sviluppo umanamente ed ecologicamente sostenibile sono
Claudia Chiari le benvenute, come ad esempio quelle tradizionali del settore non
profit, o quelle relative al commercio equo e solidale o che, più in
generale, producono sul territorio un beneficio sociale ed ambientale.
Non dobbiamo tuttavia vedere la Finanza Etica come una forma di
beneficienza o collegarla esclusivamente alle associazioni benefiche:
investire in modo etico porta con sé la denuncia alle storture del
Dopo una Laurea in Giurisprudenza, sistema economico attuale, e considera il denaro come un mezzo e
frequenta un MBA alla European non come un fine, facilitando per esempio l’accesso al credito
School of Economics e si iscrive
soprattutto per le fasce deboli, e distribuendolo in maniera equa fra
all’Albo dei Giornalisti.
Amministratore della Studio Chiari
coloro che hanno contribuito alla sua realizzazione, senza divari
S.p.A., ha ricoperto il ruolo di abissali e ingiustificati
ingiustificati.
Marketing e Sales Manager alla Ed è nell’ultimo paio di decadi che la Finanza Etica ha avuto una
DRSdigital Italia s.r.l. e nel luglio del maggiore propensione allo sviluppo, passando da un ruolo più
2009 ha pubblicato con Editrice le passivo, essenzialmente diretto alla battaglia per la trasparenza
Fonti “Everlasting luxury: the future bancaria, ad uno più attivo e propositivo, ritagliandosi una sua identità
of inaccessibility”. all’interno del sistema economico.
Dopo anni di collaborazione, Scorriamo i punti cardine della Finanza Etica italiana attraverso il
attualmente lavora come Editor e Manifesto stilato dall’
dall’Associazione Finanza Etica in occasione di un
Responsabile Relazioni Esterne per
importante convegno tenutosi a Firenze nel 1998. Agire essendo
Editrice le Fonti s.r.l.
consapevoli delle conseguenze a livello umano, sociale ed ambientale.
claudiachiari.ar@libero.it
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4. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
L’INVESTIMENTO ETICO: CAPIRLO ED ESSERE LIBERI DI
SCEGLIERE (Cont
Cont.)
Questo il punto di partenza imprescindibile dal quale muove i passi la
Finanza Etica cheche:
1.Ritiene che il credito, in tutte le sue forme, sia un diritto umano:
quindi non discrimina i destinatari sulla base di elementi quali sesso,
razza, religione o impiego lavorativo, e valuta i progetti dal punto di
vista economico e sociale. Da un punto di vista di garanzie, oltre a
quelle di tipo patrimoniale, valuta quelle di tipo personale come
altrettanto valide.
2.Considera l’efficienza una componente della responsabilità
etica: fare uso del risparmio messo a disposizione in modo da
conservarne il valore, è un punto fondamentale.
3.Non ritiene legittimo l’arricchimento basato sul solo possesso e
scambio di denaro il tasso d’interesse dunque dovrebbe essere
denaro:
tenuto ai livelli minimi sulla base di valutazioni sociali ed etiche.
4.È trasparente: i risparmiatori hanno il diritto di conoscere i processi
di funzionamento dell’istituzione finanziaria, nonché delle sue decisioni
d’impiego e di investimento La trasparenza comporta anche la
investimento.
conseguenza che i risparmi siano sempre nominativi e che le
informazioni sui risparmiatori siano trattate con il massimo della
riservatezza.
5.Prevede la partecipazione alle scelte importanti dell’impresa
non solo da parte dei soci, ma anche da parte di risparmiatori che
quindi prendono parte alle decisioni per la destinazione dei fondi,
unendosi ad una comunità di migliaia di investitori che fa sentire la
propria voce agli amministratori delle imprese quotate, aiutandole ad
indirizzarle verso pratiche più responsabili. L'azionariato si esprime
partecipando alle assemblee ed alla votazione di mozioni.
6.Ha come criteri di riferimento per gli impieghi la responsabilità
sociale ed ambientale sono dunque escluse quelle attività
ambientale:
economiche che ostacolano lo sviluppo umano e violano i diritti
fondamentali della persona, come il commercio di armi e le attività
lesive della libertà e della salute umana. Questi sono i cosiddetti “criteri
negativi” (o di esclusione) che riguardano i settori banditi dagli
investimenti: non si riferiscono solo alle imprese operanti in un
determinato settore, ma anche gli Stati, ad esempio nell’esclusione di
titoli di stato di paesi che applicano la pena di morte o che violano
sistematicamente i diritti umani.
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5. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
L’INVESTIMENTO ETICO: CAPIRLO ED ESSERE LIBERI DI
SCEGLIERE (Cont
(Cont.)
Di contro, la selezione degli investimenti viene effettuata con i “criteri
positivi” , individuando imprese o Stati che si impegnano nella tutela
del capitale umano, sociale ed ambientale: nella prima ipotesi si è soliti
parlare di criteri positivi nell’ambito della governance che, nel caso
degli Stati, sono rappresentati dal rispetto dei diritti civili e politici,
dall’impegno della salvaguardia della pace o ancora dagli interventi a
sostegno di popolazioni del terzo mondo o colpite da catastrofi e
calamità naturali. I criteri di tipo sociale sono attinenti al tema dei diritti
umani e dell’impegno verso le categorie svantaggiate e del dialogo con
le comunità. Infine, adottare criteri di tipo ambientale significa
privilegiare imprese sensibili all’impatto dei processi produttivi oppure
gli Stati impegnati nella salvaguardia del patrimonio ambientale e delle
specie vegetali e animali
animali.
7. Richiede un’adesione globale e coerente da parte del gestore:
qualora l’orientamento etico fosse solo parziale, andrebbero spiegate
le ragioni della limitazione adottata.
Esiste una classifica per responsabilità dei fondi etici? Per garantire
che un prodotto di investimento risponda a criteri di responsabilità
sociale, non è sufficiente l’etichetta di Fondo Etico. Infatti l'analisi
condotta dall'Osservatorio Finanza Etica è indipendente e basata su
criteri oggettivi, prendendo in esame i sopra menzionati 7 parametri di
valutazione che corrispondono a dei veri e propri filtri, attraverso cui
l'universo investibile viene scremato fino ad identificare i titoli più
socialmente responsabili da inserire in portafoglio.
Sulla base di queste procedure di analisi, l'Osservatorio Finanza Etica
attribuisce ad ogni fondo etico un punteggio da 1 a 7, che esprime il
suo rating etico, cioè la sua "classe di eticità": maggiore è il numero di
filtri, maggiore è il punteggio raggiunto, che l'Osservatorio Finanza
Etica attribuisce a quel fondo. L'Osservatorio non si propone di coniare
una definizione di eticità universalmente accettata, ma si propone di
mettere nelle mani del risparmiatore uno strumento per capire come un
fondo etico è strutturato, quali sono le regole e le procedure adottate
dal gestore nella definizione dell'universo investibile di riferimento, e di
conseguenza, poter scegliere il prodotto d'investimento più adatto alla
propria sensibilità individuale.
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L’INVESTIMENTO ETICO: CAPIRLO ED ESSERE LIBERI DI
SCEGLIERE (Cont
(Cont.)
Chi sono gli investitori dei fondi d’investimento? Appartengono
generalmente alla fascia medio alta, hanno un notevole livello culturale
ed una certa disponibilità di risorse che gli consentono di diversificare i
propri investimenti L’investitore etico, che si aggira sui 40-50 anni, si
investimenti.
pone costantemente domande su dove finiscono i propri soldi, proprio
perché non è impossibile che chi sottoscrive un fondo d’investimento
tradizionale si trovi, per esempio, a finanziare l’industria delle armi
senza saperlo.
Il primo fondo etico è partito in Italia nel 1997 sotto il cappello di casa
San Paolo, ma non si può certo affermare che i fondi etici abbiano
conquistato l’ampio mercato dei piccoli investitori, nonostante il costo
degli stessi non sia maggiore dei classici fondi d’investimento, non
avendo, per esempio, neanche commissioni di sottoscrizione e di
uscita.
Mentre negli Stati Uniti e nel resto d’Europa i fondi SRI crescono a
ritmi serrati - secondo una recentissima indagine realizzata da Eurosif,
il mercato europeo del Sustainable and Responsible Investiment
avrebbe ormai raggiunto i 2.665 miliardi di euro, con una crescita del
102% in due anni - in Italia il settore dei fondi etici rappresenta una
fetta ancora trascurabile del risparmio gestito.
L’informazione nei confronti del risparmiatore italiano non è ancora
come dovrebbe, oltre che essere il nostro Paese partito in netto ritardo
rispetto agli altri I nuovi prodotti di investimento potrebbero e
altri.
dovrebbero essere promossi anche dalla banche ai quali, in questo
senso, spetterebbe il compito di dare maggiore formazione ai
promotori finanziari che generalmente non hanno una conoscenza
approfondita in materia di investimento etico. L’investitore da parte sua
deve impegnarsi a capire quali sono le strategie di gestione seguite dal
gestore, quali sono i criteri di inclusione e di esclusione,
comprendendo come il prodotto d’investimento è confezionato: ciò
presupporrebbe alla base un lavoro educativo che parta per esempio
dalle scuole primarie
primarie.
Concludo con le parole di Davide Dal Maso, Segretario Generale del
Forum per la Finanza sostenibile, l'associazione italiana senza scopo
di lucro che promuove la cultura della responsabilità sociale d'impresa
nella pratica degli investimenti finanziari: "In un contesto di crisi come
quello che stiamo attraversando, l'investimento socialmente
responsabile può rappresentare una risposta, per quanto parziale".
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7. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
OSCAR GREEN: IL PREMIO ALL’INNOVAZIONE VERDE
di Francesca Mazzieri
Si è tenuta a Roma il 18 giugno scorso, presso la sede nazionale di
Coldiretti, la proclamazione dei sei vincitori nazionali della quarta
edizione di Oscar Green, il Premio per le imprese agricole più
innovative promosso da Coldiretti Giovani Impresa.
Al concorso hanno partecipato centinaia di imprese agricole.
“Le imprese agricole dell'Oscar Green - afferma Donato Fanelli,
Delegato Nazionale dei Giovani Coldiretti - sono quelle che hanno
saputo coniugare innovazione e tradizione per competere e sviluppare
nuovi modelli di business, dando al settore agricolo e al Paese una
grande prospettiva di crescita”. In Italia sono quasi centomila i giovani
under 35 che hanno scelto di avviare aziende agricole che
rappresentano la componente più dinamica nel settore dell'agricoltura
in Italia: le aziende agricole guidate da giovani hanno un fatturato
superiore alla media del 75% per effetto di maggiore creatività e di
spinta verso l’innovazione Oltre il 33% delle imprese agricole che
l’innovazione.
hanno partecipato al concorso Oscar Green sono nate - riferisce la
Francesca Mazzieri Coldiretti - dopo il 2000 , più della metà (55%) hanno alla guida un
giovane sotto i 40 anni che nei due terzi dei casi (66%) è in possesso
di diploma o laurea Circa un terzo delle imprese - conclude la
laurea.
Coldiretti - ha superato il fatturato annuale di 100mila euro che è
peraltro previsto in crescita nel 75% dei casi come pure in aumento è
l'occupazione (43, ,3%). “Oscar Green firma l’innovazione”: una visione
interessante dunque dell’impresa agricola vista come opportunità di
successo individuale, come crescita di un territorio e sviluppo della
Laureata in Ingegneria delle
Telecomunicazioni al Politecnico di sensibilità verso l’ambiente nel recupero della delle tipicità e delle
Milano e dopo esperienze tradizioni.
professionali come consulente in L’imprenditorialità dei giovani nel settore dell’agricoltura si sviluppa
Accenture Tecnology Solutions e in anche su principi di eticità: un’attenzione particolare alla sicurezza
Siemens Product Lifecycle
Management Software, si iscrive al alimentare, al lavoro e al rispetto degli animali.
1Evening MBA presso il MIP. Il concorso, che costituisce ormai un punto di riferimento per le
È attualmente impegnata nella aziende agricole più innovative del settore dell'agricoltura nel nostro
redazione di un business plan sulla
Microfinanza in Italia la Paese, si articola in sei categorie: "Stile e cultura di impresa", "Sostieni
sponsorizzazione di Microfinanza il clima", "Sviluppo locale", "Esportare il territorio", "Campagna Amica"
Rating Srl. ed "Oltre la filiera"
filiera".
fmazzieri@mip.polimi.it
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8. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
OSCAR GREEN: IL PREMIO ALL’INNOVAZIONE VERDE
(Cont.)
Coldiretti premia un’agricoltura che guarda al futuro sulle tracce del
suo passato, come sostiene il Presidente dell’organizzazione, Sergio
Marini. “È un’agricoltura distintiva che richiama sì il passato - ha
sottolineato Marini - ma va verso il nuovo. Sono imprese che
generalmente riescono a fare una filiera corta, tutto un ciclo produttivo,
cercano di leggere le nuove domande della società in termini di
sicurezza, di tracciabilità del prodotto, di origine del prodotto, di etica
dei processi produttivi, dando una risposta a questa nuova domanda
della società. Una nuova agricoltura - ha aggiunto - che nasce sulla
domanda della gente, e da questo punto di vista ci fa essere ottimisti
perché un’impresa che nasce sulla domanda, e quindi sui consumi che
stanno emergendo, è un’impresa che può avere prospettive“.
Le realtà proposte potrebbero essere anche chiamate mestieri per
sconfiggere la crisi e la disoccupazione: l’edizione 2010 è stata
caratterizzata da molta innovazione e nuove idee rigorosamente in
stile made in Italy. .
Tra tutti i partecipanti, sono stati selezionati sei vincitori che si sono
distinti per la capacità di riuscire a costruire progetti di impresa
competitivi e sostenibili rafforzando e conservando, allo stesso tempo,
il legame con il loro territorio d’appartenenza.
Per la sezione “Stile e cultura d’impresa” ha vinto il premio l’Azienda
Agricola “Cammarata” (San Cataldo, Caltanissetta): l’idea del
fondatore Luca Cammarata è di produrre salsicce di capra per le
comunità che non mangiano carne di maiale, come quelle musulmane.
Nella sezione “Sviluppo locale” si è distinto il caso dell’Azienda
Agricola “La Piemontesina (Chivasso, Torino), prima azienda in Italia
Piemontesina”
ad avere al suo interno un “agriasilo” aperto tutto l’anno, che propone
percorsi educativi dedicati ai bambini e attività agrituristiche con
l’obiettivo di far conoscere il mondo agrario.
La Società Agricola “Energia Futura” (Travagliato, Brescia) si è
aggiudicata il premio della sezione “Sostieni il clima” producendo
energia rinnovabili dalle biomasse; la centrale è alimentata da
coltivazioni di pioppeti per una potenza di 1 MW elettrico.
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9. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
OSCAR GREEN: IL PREMIO ALL’INNOVAZIONE VERDE
(Cont.)
La sezione “Esportare il territorio” ha visto come protagonista l’Azienda
Agricola “Cheo” di Vernazza (La Spezia) in cui, grazie all’imprenditrice
danese Lise Charlotte Bertram, si usano tecniche di coltivazione a
basso impatto ambientale e una strategia di recupero del territorio,
come terreni incolti e a rischio erosione.
Per la sezione “Oltre la filiera” ha vinto il premio il Consorzio Bio Piace
(Bettola, Piacenza) dove in un’area svantaggiata si è deciso di far
decollare l’agricoltura rilanciando il territorio attraverso una rete di 60
aziende biologiche, avviando attività come servizi alle mense
scolastiche e un punto vendita per i produttori dove i consumatori
possono trovare una vasta scelta di prodotti certificati e a km zero.
La Cooperativa Agricola “Idea Natura” (Eboli, Salerno) ha vinto il
premio della categoria “Campagna Amica”: attraverso la realizzazione
di una rete di imprenditori agricoli che hanno messo a sistema tutte le
fasi, dalla produzione alla distribuzione, è stato infatti realizzato un
grande supermercato dove si possono acquistare prodotti naturali di
cui sono garantite qualità e origine.
L’Oscar Green sembra dunque essere una occasione per rilanciare
antichi mestieri tra passione e innovazione in un mondo, come quello
agrario, che è sempre in costante evoluzione e che può rappresentare
una concreta possibilità di formazione e di carriera per i
giovani. L’economia agricola è inoltre strettamente legata all’economia
L’economia
delle risorse naturali, all’economia ambientale, agli aspetti politici, al
commercio agricolo e allo sviluppo economico di un Paese come
l’Italia.
Anche in Europa il dibattito è aperto e riguarda gli obiettivi futuri della
Politica Agricola Comune nella nuova prospettiva della strategia
Europa 2020.
Qualche dato può aiutare a comprendere le dimensioni della realtà
agricola in Europa
Europa.
Le zone rurali (terreni agricoli e foreste) coprono più del 90% del
territorio dell’Unione Europea e accolgono circa metà della sua
popolazione (agricoltori e altre persone residenti nelle campagne). Nei
27 paesi dell’UE ci sono circa 12 milioni di agricoltori a tempo pieno.1
1Fonte: sito web dell’Unione Europea, sezione “Agricoltura e Sviluppo Rurale”
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10. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
OSCAR GREEN: IL PREMIO ALL’INNOVAZIONE VERDE
(Cont.)
L’azienda a conduzione familiare ha tradizionalmente un ruolo molto
importante in Europa molto terreni sono posseduti e coltivati dalla
Europa:
stessa famiglia da più generazioni. In Europa i 12 milioni di agricoltori
hanno aziende di dimensioni medie di circa 12 ettari, basse rispetto ai
180 ettari dei 2 milioni di agricoltori degli Stati Uniti.
Nei Paesi dell'Unione Europea c’è attenzione a promuovere
un'agricoltura nel segno della sostenibilità e della competitività, anche
nelle zone che mostrano condizioni difficili.
Le comunità e le zone rurali devono essere preservate in quanto
componente essenziale del patrimonio e del paesaggio europeo e i
cittadini europei dovrebbero continuare non solo a beneficiare di
alimenti sicuri e a prezzi accessibili, ma anche a godere della bellezza
delle campagne.2
Anche se il settore agricolo generalmente sembra essere più resiliente
alle crisi economiche rispetto ad altri settori, sta comunque registrando
dei risultati poco positivi.3 Le stime delle entrate del settore
dell’agricoltura relative al 2009 mostrano una decrescita media
dell’11,6% delle entrate dalle attività dell’agricoltura svolte nell’Unione
Europea rispetto ai valori del 2008.
Tale decrescita deriva da una riduzione della forza lavoro (-2,3%) e
una caduta delle entrate nel settore (-13,6%) dovuta a sua volta alla
decrescita del valore dei beni prodotti dall’agricoltura ai prezzi base. Il
grafico mostra le variazioni negative percentuali dal 2000 al 2009
dell’AWU (Agricultural Labour Input) nei Paesi dell’Unione Europea4:
Agricultural
2Fonte: sito web dell’Unione Europea, sezione “Agricoltura e Sviluppo Rurale”
3Fonte: Agriculture in the European Union “Statistical economic information”, 2009
4Fonte: Eurostat
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11. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
OSCAR GREEN: IL PREMIO ALL’INNOVAZIONE VERDE
(Cont.)
Nel 2009 gli addetti del settore dei 21 Stati Membri hanno registrato
livelli di guadagno inferiori al 2008. Le decrescite maggiori si sono
verificate in Ungheria (-32,2%), in Lussemburgo (-25,5%) ed in Irlanda
(-23,6%); i maggiori aumenti sono stati registrati a Malta (+7,8%), in
Danimarca (+4,3% ed in Finlandia (+2,6%). Il seguente grafico mostra
%)
le variazioni percentuali del 2009 rispetto al 2008 registrate negli Stati
dell’Unione Europea5:
Tuttavia i messaggi positivi che arrivano dall’Oscar Green sulla voglia
di innovazione e di investire nell’agricoltura capacità e passione, sono
dei buoni presupposti per una ripresa futura
5Fonte: Eurostat
11
12. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
IL MICROCREDITO COME NUOVO STRUMENTO DI LOTTA
ALLA POVERTA’
di Stefania Vico
Dopo che le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2005 come Anno
Internazionale del Microcredito e dopo che nel 2006 Muhammad
Yunus, riconosciuto da tutti come “l’inventore” del microcredito, ha
ricevuto il Premio Nobel per la Pace, si è iniziato a parlare sempre più
spesso di questo strumento e sembra che siano sempre più numerosi i
soggetti che praticano il microcredito.
Esso si basa su principi semplici e chiari:
• il credito e il suo recupero vengono adattati ai bisogni del
richiedente, cioè vengono prestate piccole cifre attraverso semplici
procedure, prevedendo rate di piccola entità e rapidi tempi di
restituzione;
• esiste un sistema di garanzia che non si basa sul possesso di
capitali da parte del richiedente, ma sul fatto che esso può contare
sulla rete di rapporti di solidarietà e sostegno che ha intorno e che
Stefania Vico
giocano un importante ruolo di prevenzione del rischio. Dove il
stefaniavico@alice.it tessuto sociale non è così attivo da riuscire a creare tale rete di
sostegno e dove c’è una maggiore complessità amministrativa, è
fondamentale il rapporto che si crea tra il cliente e l’agente di
credito, che deve aiutare il cliente ad avviare o a rimettere in sesto
Frequenta il corso di laurea la sua attività per poi rimborsare il credito;
triennale in “Servizio Sociale” presso • gli interessi versati dal creditore servono all’organizzazione di
la Facoltà di Economia microcredito per coprire i propri costi e per ottenere una certa
dell’Università Politecnica delle autonomia finanziaria ed operativa.
Marche laureandosi con una tesi
sulla cooperazione e I diritti umani; Ciò che differenzia il microcredito da tutte le altre forme di prestito e lo
frequenta poi il servizio civile alla rende portatore di una grande rivoluzione, consiste nel fatto che esso:
Caritas Diocesana di Jesi lavorando
come assistente socialee • è orientato a nuovi destinatari, i poveri e gli esclusi, riconoscendo i
partecipando anche ai progetti della
loro bisogni e la loro capacità di rimborsare il prestito e
Caritas in ambito internazionale.
Successivamente si iscrive al corso implementando metodi e garanzie che si adattino ad essi;
di laurea specialistica in • si mette all’ascolto dei bisogni delle persone e non impone nessun
“Organizzazione Sociale e No Profit” tipo di progetto, dimostrando di credere che coloro che sono esclusi
con indirizzo “Servizi Sociali dal credito bancario sono dotati di spirito imprenditoriale e di
Internazionali”. Si laurea a luglio di capacità di giudizio, sono solidali tra di loro ed affidabili nella
quest’anno con la tesi “Nuove forme restituzione del prestito, perché sanno che se rimborsano il primo
di lotta alla povertà: il microcredito prestito potranno avere accesso anche al secondo.
e i fondi di solidarietà”. Attualmente
lavora come educatrice di minori in
difficoltà.
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13. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
IL MICROCREDITO COME NUOVO STRUMENTO DI LOTTA
ALLA POVERTA’ (Cont.)
Sulla base di questi principi fondamentali sono state avviate diverse
esperienze di microcredito, soprattutto perché questo strumento si è
sviluppato in modo differente nei Paesi industrializzati e in quelli in via
di sviluppo. Nei primi, infatti, il microcredito si concretizza come
prestito individuale concesso per la creazione di piccole imprese o per
la soluzione di problemi legati alla gestione economica della
quotidianità di persone e di famiglie. Nei Paesi in via di sviluppo,
invece, dove è più facile trovare un forte tessuto sociale di relazioni e
sostegno reciproco, il microcredito si attua attraverso prestiti di gruppo,
utilizzati per sviluppare piccole attività informali che producono un
reddito immediato
immediato.
Le esperienze di microcredito realizzate in tutto il mondo hanno
prodotto risultati simili per quanto riguarda il loro impatto, le condizioni
che ne hanno determinato la loro riuscita e le possibilità di sviluppo per
il futuro. Infatti il microcredito, ad ogni latitudine, ha un rilevante
impatto sul beneficiario del prestito, perché permette alla persona che
vive una condizione di difficoltà di recuperare speranza e fiducia in sé
stessa. Nei Paesi in via di sviluppo, in particolare, il microcredito
determina un aumento del reddito del beneficiario e di conseguenza
un miglioramento delle condizioni di vita della sua famiglia, per quanto
riguarda ad esempio l’istruzione e la salute. Questi effetti positivi che
riguardano il singolo, se iniziano ad interessare diversi nuclei familiari,
si estendono anche a livello della collettività, rafforzando quello che
viene definito come “capitale umano” e producendo anche effetti
benefici a livello economico. Infatti, se si creano posti di lavoro
attraverso lo sviluppo di attività economiche indipendenti, si riduce
l’eccesso di manodopera sul mercato del lavoro e questo potrebbe
portare ad un aumento dei salari.
Se nei Paesi in via di sviluppo il microcredito può determinare questi
effetti, nei Paesi industrializzati, proprio perché restituisce alle persone
dignità e fiducia in se stesse, favorisce la riduzione di atteggiamenti di
passività o di violenza, che si manifestano quando ad esempio
l’individuo resta per molto tempo senza lavoro e in una situazione di
povertà economica In questo caso il microcredito migliora la coesione
economica.
sociale, riduce le disuguaglianze garantendo una migliore integrazione
degli individui all’interno della comunità e valorizza una forza lavoro
che in quel momento non era impiegata, ed infine stimola i consumi
attraverso l’aumento del potere d’acquisto.
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14. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
IL MICROCREDITO COME NUOVO STRUMENTO DI LOTTA
ALLA POVERTA’ (Cont.)
Inoltre il microcredito non va ad incidere sulla spesa pubblica di un
Paese, perché si tratta di interventi che si sostengono da soli, una
volta che sono stati avviati: il credito non ha bisogno di sovvenzioni o
finanziamenti. Si viene a creare cioè una sorta di circolo virtuoso del
microcredito.
Affinché il microcredito possa determinare questi effetti positivi, è
necessario che siano tenute in considerazione e rispettate alcune
condizioni fondamentali, tra cui la più importante riguarda la scelta dei
potenziali beneficiari Infatti il microcredito non può rivolgersi a coloro
beneficiari.
che possono avere accesso alle banche, né a coloro che, in un
determinato momento della loro vita, si trovano in una condizione di
disagio fisico o anche psicologico che non permetterebbe loro di
impegnarsi in attività economiche di nessun tipo. Nei Paesi in via di
sviluppo il microcredito deve rivolgersi ai poveri attivi, cioè a coloro che
sono in grado, perché hanno volontà e capacità, di uscire dalla
povertà; nei Paesi industrializzati il microcredito deve orientarsi a
coloro che sono esclusi dal sistema economico e vogliono reinserirsi al
suo interno.
Scegliere in maniera adeguata i beneficiari significa influenzare
notevolmente la riuscita e l’efficacia del progetto di microcredito.
La seconda condizione riguarda la creazione di istituzioni permanenti
di microcredito, che possono organizzarsi in molteplici forme, ma
devono rendersi finanziariamente autonome e devono essere in grado
di collaborare e sostenersi reciprocamente per rispondere alle
innumerevoli esigenze dei beneficiari.
Come ultima condizione, va sottolineato che anche lo Stato ha un
ruolo fondamentale nello sviluppo del microcredito, perché, soprattutto
nei Paesi industrializzati, garantendo il buon funzionamento delle
istituzioni di microfinanza e non obbligando gli imprenditori a versare
prelievi fiscali e sociali eccessivi, può creare un ambiente semplice e
stabile dove il microcredito potrà svilupparsi efficacemente.
Secondo il rapporto “Financial Services Provision and Prevention of
Financial Exclusion della Commissione Europea del marzo 2008, il
Exclusion”
16% della popolazione italiana è esclusa dal credito e dai servizi
finanziari. È una percentuale molto alta anche rispetto ad altri Paesi
europei come la Francia, dove si arriva solo al 2%.
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15. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
IL MICROCREDITO COME NUOVO STRUMENTO DI LOTTA
ALLA POVERTA’ (Cont.)
C’è quindi in Italia una parte rilevante della popolazione che ha a che
fare con il nuovo fenomeno dell’esclusione finanziaria, intesa come
difficoltà di accesso al credito e ad altri servizi finanziari. Secondo i
dati dell’ISTAT le famiglie in condizione di povertà relativa si aggirano
attorno all’11%; secondo il Dossier Caritas/Migrantes 2008 in Italia
vivono 4 milioni di immigrati regolari e 165.000 sono titolari d’impresa;
il numero sale a 300
300.000 se consideriamo anche i soci delle imprese.
Secondo un rapporto ABI del 2008, solo il 23% degli immigrati
bancarizzati accede a prestiti, mentre il 40% delle famiglie italiane più
giovani, quelle nella fascia sotto i 60 anni, è indebitato, con un debito
medio che si avvicina al 50% del reddito per le classi di età più giovani
e per le famiglie più numerose.
Il microcredito, che in Italia è ancora un fenomeno poco diffuso, sta
diventando non solo uno strumento di supporto al welfare già
esistente, ma anche uno strumento di lotta contro l’esclusione sociale.
Infatti i cosiddetti soggetti “non bancabili”, cioè le persone che non
possono accedere al credito tradizionale in quanto privi di garanzie
reali (abitazione di proprietà, contratto di lavoro a tempo
indeterminato), sono rappresentati da lavoratori precari, immigrati,
famiglie disagiate e aspiranti imprenditori. Si tratta di tutti coloro che
avrebbero più bisogno di un prestito, ma che in realtà non hanno
nessuna possibilità di ottenerlo attraverso il sistema bancario
tradizionale. Questa situazione è molto simile a quella del Bangladesh
nei primi anni ’70 quando il professor Yunus iniziò a sperimentare il
70,
suo microcredito e quando scoprì che una delle mancanze più gravi
per i poveri era quella di non avere accesso al credito per modificare la
loro situazione di difficoltà.
Nonostante la ridotta diffusione del microcredito in Italia, ci sono già
alcune associazioni che nel nostro Paese si occupano di microcredito
e che qui mi limito a menzionare: Micro.Bo (Associazione Microfinanza
Bologna), che è l’unica associazione italiana che ha applicato il
microcredito secondo il modello di Yunus; PerMicro, società
specializzata in microcredito, nata a Torino e operante su tutto il
territorio nazionale Inoltre all’interno del comune di Firenze diversi
nazionale.
quartieri si sono organizzati attraverso le Mutue di Autogestione, per
finanziare fondi destinati al microcredito (quartiere periferico “Le
Piagge” e Fondo Essere)
Essere).
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16. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
IL MICROCREDITO COME NUOVO STRUMENTO DI LOTTA
ALLA POVERTA’ (Cont.)
Non va dimenticata l’esperienza di Banca Etica che promuove un
microcredito articolato su due linee di intervento: il microcredito socio-
assistenziale e quello imprenditoriale.
Nell’ultimo periodo anche alcuni Enti Locali hanno partecipato a
progetti di microcredito (Comune di Roma e Regione Lazio).
Per concludere possiamo dire che avviare un progetto di microcredito
offre numerose possibilità, soprattutto nel contesto di un Paese
sviluppato come l’Italia. Nella situazione di crisi economica attuale,
molte persone e famiglie si trovano a dover affrontare problemi
economici non eccessivamente gravi (ad esempio il pagamento
dell’affitto o delle bollette, spese scolastiche, spese sanitarie e
qualsiasi altra spesa di carattere eccezionale ed improvviso), che non
possono risolvere perché non sono in grado di attingere a risparmi
accumulati precedentemente
precedentemente.
Inoltre la condizione lavorativa di molte persone è sempre più precaria,
la perdita del lavoro è molto diffusa e chi è riuscito a conservare il
proprio reddito deve fare i conti con un indebolimento del suo potere
d’acquisto. Tutti questi fattori, se non affrontati in tempo, possono
trasformare una difficoltà economica temporanea in una condizione di
profondo disagio, non solo economico, ma a lungo andare anche
sociale. Con il microcredito, in questo caso, si offre un aiuto economico
sotto forma di prestito, che permette di risolvere una difficoltà
temporanea senza correre il rischio che essa diventi cronica.
Infine, per avviare un progetto di microcredito, è necessario costituire
un fondo, ossia avere a disposizione una certa quantità di denaro per
erogare i primi crediti, quando ancora non è stata rimborsata nessuna
rata e anche per far fronte a possibili insolvenze. La costituzione di
questo fondo e il suo necessario incremento nel tempo, sono un’ottima
occasione per coinvolgere la collettività dei cittadini: possono essere
promosse forme di raccolta del denaro etiche o, comunque, ai
risparmiatori può essere proposta una forma di risparmio che assicuri
un minimo di guadagno, ma soprattutto che permetta al risparmiatore
di utilizzare quel denaro per il credito a persone in difficoltà
L’incremento del fondo può essere occasione anche per promuovere
iniziative di solidarietà e condivisione, rivolte a favorire una gestione
etica e solidale del denaro, perché anche questo mezzo può diventare
strumento per costruire relazioni sociali giuste.
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IL MICROCREDITO COME NUOVO STRUMENTO DI LOTTA
ALLA POVERTA’ (Cont.)
Il microcredito è speranza ed opportunità, per chi è in difficoltà, di
risollevarsi, ed è occasione per tutta la comunità dei cittadini, di gestire
responsabilmente il proprio denaro, creando occasioni di condivisione
e accoglienza. Non può risolvere tutti i problemi del mondo, né
eliminare tutta la povertà, ma, soprattutto in questo momento di crisi
economica globale, potrebbe essere un’opportunità per rinsaldare i
legami sociali tra le persone, per aiutare chi è in difficoltà a ritornare a
vivere in maniera dignitosa con le proprie forze e per sviluppare
partecipazione e responsabilità all’interno della comunità dei cittadini.
Riferimenti bibliografici:
M. NOWAK, Non si presta solo ai ricchi, la rivoluzione del microcredito,
Einaudi Editore, Torino, 2005.
M. YUNUS, Il banchiere dei poveri, Universale Economica Feltrinelli,
Milano, 2007.
ISTAT, La povertà in Italia nel 2008, 30 luglio 2009.
COMMISSIONE EUROPEA, Rapporto “ “From Exclusion to inclusion
through Microfinance 2006.
Microfinance”,
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18. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
LA CALDA ESTATE DELL’ART. 111
di Francesca Mazzieri
Lo scorso 4 settembre è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.207
il decreto legislativo n.141 di attuazione della direttiva europea relativa
ai contratti di credito ai consumatori.
La riforma modifica il Titolo VI del Testo Unico Bancario (D.lgs.
385/1993) in merito alla disciplina dei soggetti che operano nel settore
finanziario, degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi.
In particolare l’art
l’art.111 del Testo Unico Bancario disciplina i soggetti
che erogano prodotti di Microcredito.
Nell’articolo si dichiara che in deroga all’art.106 (Albo degli
Intermediari Finanziari), i soggetti iscritti nell’apposito elenco – ordinato
dall’art.113 - “possono concedere finanziamenti a persone fisiche o
società di persone o società cooperative, per l’avvio o l’esercizio di
attività di lavoro autonomo o di microimpresa, a condizione che i
finanziamenti concessi abbiano le seguenti caratteristiche:
• siano di ammontare non superiore a € 25.000 e non siano assistiti
da garanzie reali
reali;
• siano finalizzati all’avvio o allo sviluppo di iniziative imprenditoriali o
all’inserimento nel mercato del lavoro
• siano accompagnati dalla prestazione di servizi ausiliari di
assistenza e monitoraggio dei soggetti finanziati.”
Possono iscriversi all’elenco le istituzioni a forma di società di capitali
con capitale versato non inferiore a €600.000, con oggetto sociale
limitato alle sole attività descritte sopra nonché alle attività accessorie
e con la presentazione di un programma di attività.
Gli stessi soggetti “possono erogare in via non prevalente
finanziamenti anche a favore di persone fisiche in condizioni di
particolare vulnerabilità economica o sociale, purché i finanziamenti
concessi siano di importo massimo di €10.000, non siano assistiti da
garanzie reali, siano accompagnati dalla prestazione di servizi ausiliari
di bilancio familiare e abbiano lo scopo di consentire l'inclusione
sociale e finanziaria del beneficiario”. Inoltre, “le associazioni non
lucrative possono concedere finanziamenti ai propri associati, a
condizione che tali finanziamenti non siano assistiti da garanzie reali,
siano finalizzati a consentire l’inclusione sociale e finanziaria del
beneficiario e siano prestati a condizioni più favorevoli di quelle
prevalenti sul mercato”
mercato”.
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19. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
LA CALDA ESTATE DELL’ART.111
(Cont.)
In un momento di crisi come quello che stiamo vivendo da circa due
anni, che genera precari e disoccupati, il bisogno di microcredito
all’impresa si intreccia al microcredito sociale, che può aiutare intere
famiglie a superare momenti di difficoltà legati a spese improvvise.
L’Istat dichiara che il 10,8 % delle famiglie italiane sono sulla soglia
della povertà e il 4,7% delle famiglie residenti (un totale dunque di 3
milioni e 74 mila individui) risultano in condizione di povertà assoluta,
cioè “non raggiungono una soglia di spesa mensile necessaria per
acquistare il paniere i beni e servizi che, nel contesto italiano e per una
determinata famiglia, sono considerati essenziali a conseguire uno
standard di vita minimamente accettabile”1.
L’articolo riconosce anche un ruolo importante alle associazioni no
profit - le associazioni, le fondazioni, i comitati - da sempre impegnate
nella lotta contro l’esclusione sociale e finanziaria. Non ultimo, il valore
che tali realtà assumono nella comunità e in particolare verso le
persone in difficoltà attraverso la presenza capillare sul territorio, i
centri di ascolto, la partecipazione dei volontari.
È giusto ricordare che i soggetti che operano nel settore della
Microfinanza sono molteplici e vanno dalle Banche, alle Fondazioni, ai
Gruppi di origine Ecclesiastica, agli Enti Amministrativi e alle
Fondazioni anti-usura
usura.
Ed è questo uno dei motivi per cui una completa regolamentazione è
necessaria.
1Fonte: ISTAT “La povertà in Italia” 15 luglio 2010)
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20. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
JAK BANK: INTERESSANTE … SENZA INTERESSI!
di Francesca Mazzieri
La Jak Bank è una banca cooperativa con sede a Skovde, una città
svedese a 350 km da Stoccolma. JAK è l’acronimo di Jord Arbejde
Kapital, in svedese Terra Lavoro Capitale, associazione cooperativa
fondata in Danimarca nel 1931. I suoi fondamenti si basavano infatti sui
principi cardine dell’economia la Terra, cioè le risorse della natura, il
dell’economia:
Lavoro, cioè le risorse generate dall’uomo, e il Capitale, che genera
sviluppo. La Jak Danese fu costretta a chiudere qualche anno dopo, ma
i principi che aveva promosso ispirarono un gruppo di svedesi che nel
1965 fondarono un’Associazione che sviluppò il sistema matematico
chiamato “sistema di risparmio bilanciato”, basato cioè sui punti di
risparmio. Nacque così nel 1997 la Jak Bank Svezia. Jak Bank è una
banca cooperativa con 35.000 soci sparsi sul territorio svedese e ha
come scopo quello di creare un modello alternativo di finanza non
speculativa al servizio delle persone e delle piccole realtà imprenditoriali.
In questa banca tutti i soci sono uguali, detengono infatti una sola azione
e dunque hanno lo stesso peso nell’elezione del consiglio direttivo.
Scopo della banca non è di massimizzare i profitti, bensì quello di
prestare i soldi ai propri soci nel modo più conveniente possibile. Questo
modello è dunque critico nei confronti del concetto di interesse che,
secondo i fondatori di Jak Bank, trasferisce il denaro dalla parte
sbagliata, perché chi ha già molti soldi percepisce alti interessi e chi ne
ha pochi riceve interessi che non sono necessari neanche per pagare le
spese. Nella Jak Bank i risparmi non generano interesse e i prestiti sono
concessi ad un costo che serve a ripagare le spese di gestione e di
rischio, che vale circa il 2,5%. I prestiti della banca sono finanziati
unicamente dal risparmio dei soci.
Jak Bank presta servizi per le economie locali e per lo sviluppo del
territorio in cui è diffusa attraverso investimenti di lungo periodo, che
possono durare anche generazioni, in un’ottica, per come la definiscono
gli esponenti della Banca, di economia sostenibile. I soci Jak devono
risiedere necessariamente in Svezia, tuttavia il modello di business è
stato replicato a Stoccarda, in Germania. In Italia è sorta l’Associazione
Culturale Jak Bank Italia che analizza i principi di funzionamento del
modello originario e studia la realizzabilità di una Jak Bank Italia.
Avremo l’opportunità di approfondire questo caso di successo e di
comprenderne i principi di funzionamento in occasione del prossimo
evento organizzato da AlumniMIP e Finance Channel che si svolgerà
giovedì 21 Ottobre alle 19 al MIP, via Lambruschini 4C, Milano
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22. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
CHI SIAMO
Network di expertise e Knowledge di frontiera.
Finance Channel nasce come punto di riferimento di eccellenza per
l'informazione e la continua ricerca di approfondimenti in ambito
finanziario.
Primo al mondo nel suo genere, Finance Channel è un network
indipendente di expertise nato nelle aule MBA del MIP, la prestigiosa
Business School del Politecnico di Milano, che dalla tradizione
ingegneristica eredita sia l'approccio sistemico al problem solving che
il forte orientamento al risultato.
La forza di Finance Channel consiste nello sviluppare un knowledge di
frontiera, ovvero l'interazione continua tra ricerca accademica e
operatività sul campo non solo quindi divulgazione e informazione, ma
campo:
anche un confronto diretto sulle problematiche di maggiore attualità e
ricerca di soluzioni mirate rivolte a imprenditori, manager, consulenti.
Il principale obiettivo è rappresentare il trait d’union tra il mondo
bancario, quello delle imprese e quello accademico, ponendosi come
interlocutore privilegiato tra le parti, e proponendo modelli per lo
sviluppo culturale e per l’informazione finanziaria.
Finance Channel si avvale della collaborazione di esponenti di spicco
delle realtà aziendali, consulenziali ed accademiche, con il
coordinamento scientifico del Prof. Marco Giorgino, Ordinario di
Finanza al Politecnico di Milano e MIP School of Management.
Nei primi sei mesi di vita, Finance Channel ha organizzato già svariate
occasioni di dibattito e confronto, anche con la partecipazione di Borsa
Italiana, ed ha avviato importanti collaborazioni a livello nazionale ed
internazionale nell’ambito delle aree di interesse principali (Finanza
Comportamentale, Finanza Etica, Imprenditorialità e Family Business,
Risk Management)
Management).
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23. Settembre-Ottobre 2010 Volume 2, Numero 4
CALL FOR PAPERS
Finance Channel Journal è una pubblicazione bimestrale diffusa
gratuitamente in forma elettronica.
Il FCJ vuole essere uno strumento di informazione e divulgazione
finanziaria dedicato ai topics delle aree tematiche e ad argomenti di
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