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“sviluppo locale e modelli di
governance culture-led”
Quali processi di modernizzazione e
di salvaguardia dell’identità
mediterranea?
Ing. Stefano Di Stasio
Sperlinga 13 settembre 2014
Le puntate precedenti 1
Modernizzazione
vs
Salvaguardia
Identità
vs
Mediterraneo
Trasformazione
vs
Conservazione e Recupero
Unicum – Unitario
vs
Luogo di natura policentrica
di comunanze e di divisioni
Tema vasto, di difficile trattazione
e molteplici declinazioni:
richiede di coniugare contrasti e risolvere conflitti
Il Tema
2
modernizzazione = valore ?
La linea guida per un percorso
esiste una possibile formulazione dello sviluppo territoriale
che sia compatibile con le identità di quel territorio?
Risposta non scontata e non banale :
strategie, politiche, modelli, strumenti
Sviluppo
Identità = valore Territorio (anche esteso)
Scorrere del tempo
incremento valore e
desiderabilità
Progresso
3
Quale?
Le puntate precedenti 2
Crescita
Trasformazione quantitativa
incrementale prevalentemente
di tipo economico o fisico
• Reddituale
• Patrimoniale
• Estensione del territorio
antropizzato
Lo sviluppo territoriale
Sviluppo
Trasformazioni più di tipo
qualitativo che quantitativo .
Multidimensionalità
• non solo aspetti economici o
urbanistici o fisici
• ma qualunque aspetto della vita
umana, inclusi quelli sociali e
culturali
Sviluppo non è (necessariamente) sinonimo di crescita
sviluppo locale e crescita presentano tra loro dei collegamenti
anche forti, ma le politiche che li perseguono hanno
impostazioni profondamente diverse.
4
Le puntate precedenti 3
E’ caratterizzato da
• centralità del territorio
• centralità della dimensione locale
• rapporto tra i processi dello sviluppo locale e le dinamiche
esterne ai differenti contesti.
Lo sviluppo locale
Lo sviluppo locale è un processo di valorizzazione non
distruttiva delle risorse territoriali esistenti
lo sviluppo locale si basa sull’ interazione dialettica tra
processi endogeni e processi esogeni e non è pertanto
sinonimo di localismo o di chiusura, ma piuttosto di
attivazione, interazione dialettica tra la dimensione locale e
quella esterna 5
Le puntate precedenti 4
Capitale naturale: insieme elementi non prodotti dall’Uomo
Capitale fisico : insieme elementi costruiti dall’Uomo
Capitale umano: insieme di conoscenze e competenze degli
individui, capacità umane conoscenze (brain capacity)
Capitale sociale: insieme di istituzioni, norme, reti di
relazioni interpersonali, tacitamente codificate
Capitale simbolico: interazioni e socialità nelle forme tangibili
ed intagibili (produzione e consumo di cultura,
tradizioni, storia, usi e costumi, identità dei luoghi)
Capitali di dotazione dei territori
Capitale identitario come insieme dei modelli legati ad identità
ed appartenenza che crea valore attraverso l’appartenenza ed il
potere identificativo 6
Lo sviluppo locale
Le puntate precedenti 5
Si è passati da
• uno sviluppo funzionale di tipo top-down in cui un centro
ordinatore decide dall’alto l’allocazione sul territorio di
funzioni e servizi indipendentemente dalle richieste locali
• ad uno di tipo territoriale con caratteristiche bottom-up.
Lo sviluppo locale
La concezione dello sviluppo ha subito variazioni nel tempo.
Si passa quindi
• da una concezione di supporto di funzioni a patrimonio da
valorizzare
• da una visione passiva dello stock di risorse territoriali a disposizione
delle dinamiche di sviluppo agli esiti dei processi di valorizzazione
territoriale.
7
Le puntate precedenti 6
Lo sviluppo locale sostenibile
Nei documenti delle Nazioni unite viene definito come quel tipo di
sviluppo che consente alle generazioni attuali di soddisfare i propri
bisogni senza compromettere le possibilità delle generazioni future di
poter soddisfare i propri.
8
Integrità ecologica
Crescita economica
Equità sociale
Le puntate precedenti 7
Modelli di sviluppo “culture-led”
Le logiche di sviluppo sostenibile più attuali e già applicate con
successo assegnano un ruolo guida al fattore cultura (Porter, Becattini,
Sacco) inteso non solo come fruizione dei beni culturali presenti su un
territorio ma soprattutto come capacità di creare valore attraverso le sue
componenti immateriali.
Queste risorse (capitale umano, capitale sociale, capitale
identitario/culturale) non sono facilmente misurabili e dipendono dalla
“capacitazione” cognitiva e dai suoi impatti sui comportamenti
individuali e collettivi (ad es. rispetto norme su interessi
individuali/collettivi)
Un modello “culture-led” di realizzazione dello sviluppo sostenibile è
quello di tipo distrettuale cui accenneremo. 9
Il distretto originariamente indicava il territorio sottoposto al
dominio di una città ma oggi il termine è utilizzato in forma
ampia
Il distretto industriale è tipicamente un dominio di uno specifico
settore di produzione (calzaturiero, tessile, etc.) su di un
territorio caratterizzato da un’agglomerato in genere di PMI
Il distretto culturale
Un distretto culturale è un ambiente insediativo in cui il patto sociale per
lo sviluppo, accordo di concertazione, è fondato sulla valorizzazione del
patrimonio dei beni culturali e paesaggistici.
10
Il distretto culturale
11
Modelli distrettuali e innovazione
I distretti tradizionali, basati sull’integrazione verticali,
producono piccola innovazione incrementale -> troppa
omogeneità di atmosfera industriale
I distretti innovativi tendono a basarsi sull’integrazione
orizzontale -> sul dialogo tra filiere tra loro differenti ->
ibridazione tra diverse culture di prodotto -> atmosfera
industriale basata sul comune bisogno di innovazione
Distretti culturali evoluti -> è la cultura che fa da mediatore tra
filiere diverse
Il distretto culturale evoluto
Il concetto di distretto culturale evoluto è fondato sul
l'esistenza di complementarità strategiche tra filiere culturali
differenti, appartenenti a settori produttivi diversi.
12
Nel D.C. la cultura è fattore sinergico ad altri settori del sistema
produttivo, fornendo contenuti, strumenti, valore aggiunto in
termini di valore simbolico identitario. Quindi le economie della
quotidianità e della normale vita sociale si arricchiscono per
effetto dell’integrazione della componente culturale.
Nel D.C. evoluto si sviluppano le “capabilities” individuali
(rapporto tra sviluppo e libertà –teoria di Amartya Sen) e
l’individuo nella sua interezza diventa una chiave dello
sviluppo, che diventa quindi anche e soprattutto immateriale
come lo sono cultura, libertà creatività.
Il distretto culturale evoluto
Le tre classi di distretti culturali evoluti:
Attrazione (Florida): Austin, Toronto, Valencia, Rotterdam
Ricoversione (Porter): Linz, Saint Etienne, Malmo-Lund,
Essen
Capacitazione (Sen): Denver, Newcastle-Gateshead, Lille,
Tampere
13
Il distretto culturale evoluto
Affinchè si sviluppi un D.C. evoluto sono necessarie alcune
dinamiche:
•Attrazione di talento creativo
•Riconversione competitiva del sistema produttivo
•Capacitazione sistematica della comunità locale
14
Condizioni che favoriscono
1.Collocazione, nell’ambito del territorio locale, di un appropriato sistema di
infrastrutture culturali e ricreative;
2.Un sistema sociale ben integrato, reso adeguatamente partecipe del progetto
di sviluppo grazie all’ introduzione di risorse e politiche destinate alla
partecipazione degli individui;
3. La presenza di un sistema formativo di livello elevato;
4. Un sistema economico-produttivo che consenta l’interazione con gli attori
preesistenti.
• Non si costituisce in maniera spontanea
• Integra valorizzazione delle risorse culturali, materiali e immateriali,
con il sistema di infrastrutture che ne assicurano la fruibilità, con il
sistema delle organizzazioni che erogano servizi e con gli altri settori
produttivi connessi
• Realtà organica, sistemica, coordinata
Il distretto culturale evoluto
Un distretto culturale è il risultato finale di un progetto e, in quanto
tale,necessita di un’autorità che definisca una strategia di intervento per
il territorio, e che ne individui la forma più appropriata di gestione, in cui
gli attori pubblici e privati cooperino per la concretizzazione degli
obiettivi 15
Il distretto culturale evoluto
16
Affinché si sviluppi un distretto culturale evoluto è necessaria
una qualche forma di combinazione creativa di questi canali
teorici, da cui è possibile identificare dodici azioni di policy
che possono essere applicate sulle diverse dotazioni (che
chiameremo forme di capitale) del territorio.
Le azioni possono essere viste come:
• strumenti di intervento per lo sviluppo del territorio
Oppure
•Chiavi di interpretazione dell’esistente per comprendere se vi
sono già azioni in corso orientate verso il DC evoluto
Il distretto culturale evoluto – le azioni
17
a. qualità offerta culturale (QOC)
b. capacitazione e formazione della comunità locale (CFC)
c. sviluppo imprenditoriale (SIM)
d. attrazione imprese esterne (AIE).
e. attrazione del talento estero (ATE).
f. gestioni delle criticità sociali e dell‟emarginazione (GCS)
g. sviluppo del talento locale (STL)
h. partecipazione dei cittadini e della comunità locale (PAC)
i. qualità della governance locale (QGL)
j. qualità della produzione di conoscenza (QPC)
k. capacità di networking locale (CNL)
l. capacità di networking esterno (CNE)
Il distretto culturale evoluto – le azioni
18
Le dodici azioni di policy si possono raggruppare in categorie relative a :
•Qualità
•Sviluppo
•Attrazione
•Socialità
•Networking
Esse interagiscono con le cinque tipologie di capitale presenti sul
territorio e prima descritte :
Capitale naturale
Capitale fisico
Capitale Umano
Capitale sociale
Capitale simbolico
Il distretto culturale evoluto – le interazioni
19
Matrice degli asset/azioni
Il distretto culturale evoluto – Esempio
20
Le intersezioni tra le dodici
politiche di intervento e le
linee strategiche
Per ogni linea strategica
vengono definiti:
•Linea strategica
•Motivazione
•Progetto chiave
•Azioni collegate
•Soggetti pubblici e privati
coinvolti
•Tempo di esecuzione
•Strategia di fundraising
Il distretto culturale evoluto – Esempio
21
Il percorso attuativo dalla individuazione del fabbisogno alla
pianificazione strategica all’interno dello studio di fattibilità.
I tempi
I) alcuni mesi - individuazione e condivisione linee strategiche
II) un anno - consolidamento politiche culturali, coordinamento linee
strategiche
III) tre-cinque anni- sviluppo sinergico settori culturale, formativo ,
Il distretto culturale evoluto
22
Il ciclo di progettazione
• analisi del territorio regionale
• clusterizzazione del territorio regionale
• benchmark di riferimento nazionale ed internazionale
• definizione del modello di sviluppo locale
• individuazione e condivisione delle linee strategiche di
intervento
• Implementazione bottom-up
• sviluppo transnazionale del progetto
Il distretto culturale evoluto – Esempio
23
Faenza : oltre 50.000 abitanti – città rinascimentale architettonicamente;
centro di eccellenza per la ceramica;
1. Alcune associazioni culturali sottopongono ipotesi di progetto alla
pubblica amministrazione per realizzare un centro polifunzionale
denominato Laboratorio Cultura.
2. La p.a. accoglie la proposta e la rende punto di partenza di una
strategia di lungo respiro per un ampio coinvolgimento territoriale
3. Si crea un “tavolo di lavoro” ad hoc con cooperazione e partnership
tra p.a. e Laboratorio Cultura con una consulenza esterna alla società
Goodwill
4. Il Tavolo di lavoro definisce uno studio di fattibilità per la
realizzazione di un distretto culturale evoluto
5. Nasce un piano strategico calibrato sui bisogni e le risorse del
territorio
Il distretto culturale evoluto – Esempio
24
•Ciclo di pianificazione quinquennale (2006-2010)
• Eccellenza in QPC, QGL, GCL, CCL, NWI
• Ma lacune in QOC, ATE, STL, NWE, CFC
• Di conseguenza: identità cittadina ‘congelata’ ®Faenza, città della
ceramica, da preservare più che da far crescere
• Una città che vede il futuro come estensione del passato
• Iniziatori: laboratorio cultura, comune (sindaco e assessore alla
cultura)
• La sfida: dare alla città uno ‘shock culturale’ e allargare il più possibile
la base di competenze locali - (capitale umano e simbolico)
• Festival Internazionale d’Arte Contemporanea “Futuro Presente”,
Centro Culturale Comunitario di Palazzo Mazzolani,
Nucleo Culturale
Il distretto culturale evoluto - Esempio
25
Risultati
• Più di 40 eventi in 3 giorni che hanno coinvolto molte delle figure
chiave della scena internazionale
• 150 giovani volontari reclutati in 4 giorni
• Tutti gli eventi gratuiti; pubblico >10.000 per eventi per lo più in
inglese e spesso rivolti ad un pubblico specializzato e competente.
Migliaia di spettatori aggiuntivi per gli eventi collaterali organizzati
dalle associazioni locali
• Vasto portafoglio di sponsor di livello nazionale e di istituzioni
sostenitrici di livello internazionale
• Più di 370 voci di rassegna stampa. Valore complessivo stimato >3
milioni di euro solo per carta stampata e radio-tv; 60 giornalisti
accreditati. Copertura sulla maggior parte dei canali radio-tv nazionali
Grazie per l’attenzione
…. e la pazienza
26
“sviluppo locale e modelli culture-led”
Paesi evoluti : cultura ha ruolo
centrale nello sviluppo
economico
Italia: cultura utilizzata per
impiego prevalente tempo
libero ; turismo culturale
Rapporto tra cultura e sviluppo locale
Differente ruolo della cultura nello sviluppo locale
nei diversi Paesi
27
Paesi evoluti : innesca
processi di creazione del
valore;
Italia: passeggiata tra i
monumenti combinata a
prodotti tipici locali (effetto
Disney delle città d’arte)
La cultura e l’economia della cultura
• Nella cultura risiedono i tratti distintivi di una collettività ed i suoi
codici e modelli di comportamento.
• La cultura è un aspetto caratterizzante di una identità collettiva,
almeno in una società statica quale quella del periodo industriale.
• Economie industriali
Nell’ economia della scarsità si crea e si consolida un sistema culturale
la cui logica di base è quella di garantire la sopravvivenza. Si crea un
rapporto statico tra identità individuale e sociale.
Secondo una una teoria elaborata da Baumol e Bowen verso la metà
degli anni 60, le industrie culturali presentano una debolezza strutturale
(Il morbo di Baumol) che rende indispensabile l’intervento
dell’operatore pubblico. 28
Esiste la possibilità di un’ industria culturale?
La cultura e l’economia della cultura
• Economie postindustriali
Il contesto sociale ed economico si modifica rapidamente (era
globalizzazione): si può verificare lo scollamento tra sistema culturale
interiorizzato dalle precedenti generazioni e quello individualmente
elaborato. Diventano obsoleti i modelli delle logiche di sopravvivenza.
Nell’economia postindustriale e globalizzata le persone, liberate
dall’affanno della sopravvivenza, fanno emergere la necessità di un
nuovo sistema culturale adeguato al nuovo contesto sociale.
29
Sviluppo virtuoso dell’offerta culturale
acquisizione di nuove esperienze culturali =>
=> nuove competenze individuali =>
=> ampliamento paniere di consumo =>
=> sostegno a nuovo tipo di offerta culturale.
La cultura e l’economia della cultura
L’economia della cultura in questo caso non può limitarsi all’insieme di
solite categorie predefinite (arti in genere, conservazione e
manutenzione del patrimonio etc.) ma deve essere valutata rispetto a
qualunque supporto (materiale o immateriale) che possa potenzialmente
avere una valenza culturale.
Il “milieu” di un territorio rappresenta quella dotazione permanente di
caratteri socioculturali sedimentatisi in un’area geografica attraverso
l’evoluzione storica di rapporti individuali e che determina potenzialità
utili allo sviluppo ma che debbono essere riconosciute ed attivate dai
soggetti locali.
Il distretto culturale è un particolare modello di sviluppo territoriale, in
cui la finalità prima è la valorizzazione dei beni culturali, materiali ed
immateriali, in esso presenti 30
Il distretto culturale evoluto
31
E’ un sistema
• complesso , in quanto articolato
• olistico, per gli effetti generati e le retroazioni innescate
• relazionale, in quanto le reti lo valorizzano
• programmato, in quanto non è il risultato del mercato
• partecipato perché mette in rete soggetti oltre che risorse e
progetti .
• Faenza 2005
• Torino Milano 2007
• Rovereto –Trento
• Distretti culturali
Lombardia 2009-2011
Distretti culturali in Italia
• Sicilia sud –est (Noto)- 2002
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culturali – 2003

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sviluppo locale e modelli di governance culture led

  • 1. “sviluppo locale e modelli di governance culture-led” Quali processi di modernizzazione e di salvaguardia dell’identità mediterranea? Ing. Stefano Di Stasio Sperlinga 13 settembre 2014
  • 2. Le puntate precedenti 1 Modernizzazione vs Salvaguardia Identità vs Mediterraneo Trasformazione vs Conservazione e Recupero Unicum – Unitario vs Luogo di natura policentrica di comunanze e di divisioni Tema vasto, di difficile trattazione e molteplici declinazioni: richiede di coniugare contrasti e risolvere conflitti Il Tema 2
  • 3. modernizzazione = valore ? La linea guida per un percorso esiste una possibile formulazione dello sviluppo territoriale che sia compatibile con le identità di quel territorio? Risposta non scontata e non banale : strategie, politiche, modelli, strumenti Sviluppo Identità = valore Territorio (anche esteso) Scorrere del tempo incremento valore e desiderabilità Progresso 3 Quale? Le puntate precedenti 2
  • 4. Crescita Trasformazione quantitativa incrementale prevalentemente di tipo economico o fisico • Reddituale • Patrimoniale • Estensione del territorio antropizzato Lo sviluppo territoriale Sviluppo Trasformazioni più di tipo qualitativo che quantitativo . Multidimensionalità • non solo aspetti economici o urbanistici o fisici • ma qualunque aspetto della vita umana, inclusi quelli sociali e culturali Sviluppo non è (necessariamente) sinonimo di crescita sviluppo locale e crescita presentano tra loro dei collegamenti anche forti, ma le politiche che li perseguono hanno impostazioni profondamente diverse. 4 Le puntate precedenti 3
  • 5. E’ caratterizzato da • centralità del territorio • centralità della dimensione locale • rapporto tra i processi dello sviluppo locale e le dinamiche esterne ai differenti contesti. Lo sviluppo locale Lo sviluppo locale è un processo di valorizzazione non distruttiva delle risorse territoriali esistenti lo sviluppo locale si basa sull’ interazione dialettica tra processi endogeni e processi esogeni e non è pertanto sinonimo di localismo o di chiusura, ma piuttosto di attivazione, interazione dialettica tra la dimensione locale e quella esterna 5 Le puntate precedenti 4
  • 6. Capitale naturale: insieme elementi non prodotti dall’Uomo Capitale fisico : insieme elementi costruiti dall’Uomo Capitale umano: insieme di conoscenze e competenze degli individui, capacità umane conoscenze (brain capacity) Capitale sociale: insieme di istituzioni, norme, reti di relazioni interpersonali, tacitamente codificate Capitale simbolico: interazioni e socialità nelle forme tangibili ed intagibili (produzione e consumo di cultura, tradizioni, storia, usi e costumi, identità dei luoghi) Capitali di dotazione dei territori Capitale identitario come insieme dei modelli legati ad identità ed appartenenza che crea valore attraverso l’appartenenza ed il potere identificativo 6 Lo sviluppo locale Le puntate precedenti 5
  • 7. Si è passati da • uno sviluppo funzionale di tipo top-down in cui un centro ordinatore decide dall’alto l’allocazione sul territorio di funzioni e servizi indipendentemente dalle richieste locali • ad uno di tipo territoriale con caratteristiche bottom-up. Lo sviluppo locale La concezione dello sviluppo ha subito variazioni nel tempo. Si passa quindi • da una concezione di supporto di funzioni a patrimonio da valorizzare • da una visione passiva dello stock di risorse territoriali a disposizione delle dinamiche di sviluppo agli esiti dei processi di valorizzazione territoriale. 7 Le puntate precedenti 6
  • 8. Lo sviluppo locale sostenibile Nei documenti delle Nazioni unite viene definito come quel tipo di sviluppo che consente alle generazioni attuali di soddisfare i propri bisogni senza compromettere le possibilità delle generazioni future di poter soddisfare i propri. 8 Integrità ecologica Crescita economica Equità sociale Le puntate precedenti 7
  • 9. Modelli di sviluppo “culture-led” Le logiche di sviluppo sostenibile più attuali e già applicate con successo assegnano un ruolo guida al fattore cultura (Porter, Becattini, Sacco) inteso non solo come fruizione dei beni culturali presenti su un territorio ma soprattutto come capacità di creare valore attraverso le sue componenti immateriali. Queste risorse (capitale umano, capitale sociale, capitale identitario/culturale) non sono facilmente misurabili e dipendono dalla “capacitazione” cognitiva e dai suoi impatti sui comportamenti individuali e collettivi (ad es. rispetto norme su interessi individuali/collettivi) Un modello “culture-led” di realizzazione dello sviluppo sostenibile è quello di tipo distrettuale cui accenneremo. 9
  • 10. Il distretto originariamente indicava il territorio sottoposto al dominio di una città ma oggi il termine è utilizzato in forma ampia Il distretto industriale è tipicamente un dominio di uno specifico settore di produzione (calzaturiero, tessile, etc.) su di un territorio caratterizzato da un’agglomerato in genere di PMI Il distretto culturale Un distretto culturale è un ambiente insediativo in cui il patto sociale per lo sviluppo, accordo di concertazione, è fondato sulla valorizzazione del patrimonio dei beni culturali e paesaggistici. 10
  • 11. Il distretto culturale 11 Modelli distrettuali e innovazione I distretti tradizionali, basati sull’integrazione verticali, producono piccola innovazione incrementale -> troppa omogeneità di atmosfera industriale I distretti innovativi tendono a basarsi sull’integrazione orizzontale -> sul dialogo tra filiere tra loro differenti -> ibridazione tra diverse culture di prodotto -> atmosfera industriale basata sul comune bisogno di innovazione Distretti culturali evoluti -> è la cultura che fa da mediatore tra filiere diverse
  • 12. Il distretto culturale evoluto Il concetto di distretto culturale evoluto è fondato sul l'esistenza di complementarità strategiche tra filiere culturali differenti, appartenenti a settori produttivi diversi. 12 Nel D.C. la cultura è fattore sinergico ad altri settori del sistema produttivo, fornendo contenuti, strumenti, valore aggiunto in termini di valore simbolico identitario. Quindi le economie della quotidianità e della normale vita sociale si arricchiscono per effetto dell’integrazione della componente culturale. Nel D.C. evoluto si sviluppano le “capabilities” individuali (rapporto tra sviluppo e libertà –teoria di Amartya Sen) e l’individuo nella sua interezza diventa una chiave dello sviluppo, che diventa quindi anche e soprattutto immateriale come lo sono cultura, libertà creatività.
  • 13. Il distretto culturale evoluto Le tre classi di distretti culturali evoluti: Attrazione (Florida): Austin, Toronto, Valencia, Rotterdam Ricoversione (Porter): Linz, Saint Etienne, Malmo-Lund, Essen Capacitazione (Sen): Denver, Newcastle-Gateshead, Lille, Tampere 13
  • 14. Il distretto culturale evoluto Affinchè si sviluppi un D.C. evoluto sono necessarie alcune dinamiche: •Attrazione di talento creativo •Riconversione competitiva del sistema produttivo •Capacitazione sistematica della comunità locale 14 Condizioni che favoriscono 1.Collocazione, nell’ambito del territorio locale, di un appropriato sistema di infrastrutture culturali e ricreative; 2.Un sistema sociale ben integrato, reso adeguatamente partecipe del progetto di sviluppo grazie all’ introduzione di risorse e politiche destinate alla partecipazione degli individui; 3. La presenza di un sistema formativo di livello elevato; 4. Un sistema economico-produttivo che consenta l’interazione con gli attori preesistenti.
  • 15. • Non si costituisce in maniera spontanea • Integra valorizzazione delle risorse culturali, materiali e immateriali, con il sistema di infrastrutture che ne assicurano la fruibilità, con il sistema delle organizzazioni che erogano servizi e con gli altri settori produttivi connessi • Realtà organica, sistemica, coordinata Il distretto culturale evoluto Un distretto culturale è il risultato finale di un progetto e, in quanto tale,necessita di un’autorità che definisca una strategia di intervento per il territorio, e che ne individui la forma più appropriata di gestione, in cui gli attori pubblici e privati cooperino per la concretizzazione degli obiettivi 15
  • 16. Il distretto culturale evoluto 16 Affinché si sviluppi un distretto culturale evoluto è necessaria una qualche forma di combinazione creativa di questi canali teorici, da cui è possibile identificare dodici azioni di policy che possono essere applicate sulle diverse dotazioni (che chiameremo forme di capitale) del territorio. Le azioni possono essere viste come: • strumenti di intervento per lo sviluppo del territorio Oppure •Chiavi di interpretazione dell’esistente per comprendere se vi sono già azioni in corso orientate verso il DC evoluto
  • 17. Il distretto culturale evoluto – le azioni 17 a. qualità offerta culturale (QOC) b. capacitazione e formazione della comunità locale (CFC) c. sviluppo imprenditoriale (SIM) d. attrazione imprese esterne (AIE). e. attrazione del talento estero (ATE). f. gestioni delle criticità sociali e dell‟emarginazione (GCS) g. sviluppo del talento locale (STL) h. partecipazione dei cittadini e della comunità locale (PAC) i. qualità della governance locale (QGL) j. qualità della produzione di conoscenza (QPC) k. capacità di networking locale (CNL) l. capacità di networking esterno (CNE)
  • 18. Il distretto culturale evoluto – le azioni 18 Le dodici azioni di policy si possono raggruppare in categorie relative a : •Qualità •Sviluppo •Attrazione •Socialità •Networking Esse interagiscono con le cinque tipologie di capitale presenti sul territorio e prima descritte : Capitale naturale Capitale fisico Capitale Umano Capitale sociale Capitale simbolico
  • 19. Il distretto culturale evoluto – le interazioni 19 Matrice degli asset/azioni
  • 20. Il distretto culturale evoluto – Esempio 20 Le intersezioni tra le dodici politiche di intervento e le linee strategiche Per ogni linea strategica vengono definiti: •Linea strategica •Motivazione •Progetto chiave •Azioni collegate •Soggetti pubblici e privati coinvolti •Tempo di esecuzione •Strategia di fundraising
  • 21. Il distretto culturale evoluto – Esempio 21 Il percorso attuativo dalla individuazione del fabbisogno alla pianificazione strategica all’interno dello studio di fattibilità. I tempi I) alcuni mesi - individuazione e condivisione linee strategiche II) un anno - consolidamento politiche culturali, coordinamento linee strategiche III) tre-cinque anni- sviluppo sinergico settori culturale, formativo ,
  • 22. Il distretto culturale evoluto 22 Il ciclo di progettazione • analisi del territorio regionale • clusterizzazione del territorio regionale • benchmark di riferimento nazionale ed internazionale • definizione del modello di sviluppo locale • individuazione e condivisione delle linee strategiche di intervento • Implementazione bottom-up • sviluppo transnazionale del progetto
  • 23. Il distretto culturale evoluto – Esempio 23 Faenza : oltre 50.000 abitanti – città rinascimentale architettonicamente; centro di eccellenza per la ceramica; 1. Alcune associazioni culturali sottopongono ipotesi di progetto alla pubblica amministrazione per realizzare un centro polifunzionale denominato Laboratorio Cultura. 2. La p.a. accoglie la proposta e la rende punto di partenza di una strategia di lungo respiro per un ampio coinvolgimento territoriale 3. Si crea un “tavolo di lavoro” ad hoc con cooperazione e partnership tra p.a. e Laboratorio Cultura con una consulenza esterna alla società Goodwill 4. Il Tavolo di lavoro definisce uno studio di fattibilità per la realizzazione di un distretto culturale evoluto 5. Nasce un piano strategico calibrato sui bisogni e le risorse del territorio
  • 24. Il distretto culturale evoluto – Esempio 24 •Ciclo di pianificazione quinquennale (2006-2010) • Eccellenza in QPC, QGL, GCL, CCL, NWI • Ma lacune in QOC, ATE, STL, NWE, CFC • Di conseguenza: identità cittadina ‘congelata’ ®Faenza, città della ceramica, da preservare più che da far crescere • Una città che vede il futuro come estensione del passato • Iniziatori: laboratorio cultura, comune (sindaco e assessore alla cultura) • La sfida: dare alla città uno ‘shock culturale’ e allargare il più possibile la base di competenze locali - (capitale umano e simbolico) • Festival Internazionale d’Arte Contemporanea “Futuro Presente”, Centro Culturale Comunitario di Palazzo Mazzolani, Nucleo Culturale
  • 25. Il distretto culturale evoluto - Esempio 25 Risultati • Più di 40 eventi in 3 giorni che hanno coinvolto molte delle figure chiave della scena internazionale • 150 giovani volontari reclutati in 4 giorni • Tutti gli eventi gratuiti; pubblico >10.000 per eventi per lo più in inglese e spesso rivolti ad un pubblico specializzato e competente. Migliaia di spettatori aggiuntivi per gli eventi collaterali organizzati dalle associazioni locali • Vasto portafoglio di sponsor di livello nazionale e di istituzioni sostenitrici di livello internazionale • Più di 370 voci di rassegna stampa. Valore complessivo stimato >3 milioni di euro solo per carta stampata e radio-tv; 60 giornalisti accreditati. Copertura sulla maggior parte dei canali radio-tv nazionali
  • 26. Grazie per l’attenzione …. e la pazienza 26 “sviluppo locale e modelli culture-led”
  • 27. Paesi evoluti : cultura ha ruolo centrale nello sviluppo economico Italia: cultura utilizzata per impiego prevalente tempo libero ; turismo culturale Rapporto tra cultura e sviluppo locale Differente ruolo della cultura nello sviluppo locale nei diversi Paesi 27 Paesi evoluti : innesca processi di creazione del valore; Italia: passeggiata tra i monumenti combinata a prodotti tipici locali (effetto Disney delle città d’arte)
  • 28. La cultura e l’economia della cultura • Nella cultura risiedono i tratti distintivi di una collettività ed i suoi codici e modelli di comportamento. • La cultura è un aspetto caratterizzante di una identità collettiva, almeno in una società statica quale quella del periodo industriale. • Economie industriali Nell’ economia della scarsità si crea e si consolida un sistema culturale la cui logica di base è quella di garantire la sopravvivenza. Si crea un rapporto statico tra identità individuale e sociale. Secondo una una teoria elaborata da Baumol e Bowen verso la metà degli anni 60, le industrie culturali presentano una debolezza strutturale (Il morbo di Baumol) che rende indispensabile l’intervento dell’operatore pubblico. 28 Esiste la possibilità di un’ industria culturale?
  • 29. La cultura e l’economia della cultura • Economie postindustriali Il contesto sociale ed economico si modifica rapidamente (era globalizzazione): si può verificare lo scollamento tra sistema culturale interiorizzato dalle precedenti generazioni e quello individualmente elaborato. Diventano obsoleti i modelli delle logiche di sopravvivenza. Nell’economia postindustriale e globalizzata le persone, liberate dall’affanno della sopravvivenza, fanno emergere la necessità di un nuovo sistema culturale adeguato al nuovo contesto sociale. 29 Sviluppo virtuoso dell’offerta culturale acquisizione di nuove esperienze culturali => => nuove competenze individuali => => ampliamento paniere di consumo => => sostegno a nuovo tipo di offerta culturale.
  • 30. La cultura e l’economia della cultura L’economia della cultura in questo caso non può limitarsi all’insieme di solite categorie predefinite (arti in genere, conservazione e manutenzione del patrimonio etc.) ma deve essere valutata rispetto a qualunque supporto (materiale o immateriale) che possa potenzialmente avere una valenza culturale. Il “milieu” di un territorio rappresenta quella dotazione permanente di caratteri socioculturali sedimentatisi in un’area geografica attraverso l’evoluzione storica di rapporti individuali e che determina potenzialità utili allo sviluppo ma che debbono essere riconosciute ed attivate dai soggetti locali. Il distretto culturale è un particolare modello di sviluppo territoriale, in cui la finalità prima è la valorizzazione dei beni culturali, materiali ed immateriali, in esso presenti 30
  • 31. Il distretto culturale evoluto 31 E’ un sistema • complesso , in quanto articolato • olistico, per gli effetti generati e le retroazioni innescate • relazionale, in quanto le reti lo valorizzano • programmato, in quanto non è il risultato del mercato • partecipato perché mette in rete soggetti oltre che risorse e progetti . • Faenza 2005 • Torino Milano 2007 • Rovereto –Trento • Distretti culturali Lombardia 2009-2011 Distretti culturali in Italia • Sicilia sud –est (Noto)- 2002 • Baia di Napoli – 2006 • Viterbo -2004 • Metadistretto Veneto dei Beni culturali – 2003