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Dott.ssa Simona Dalloca
in Teorie e tecniche della comunicazione di massa
Master in Counseling Pedagogico e Scolastico
Master in Counseling e formazione relazionale
Coach e Formatrice in NLP
Practitioner licensed number 95790
Master Practitioner licensed number 97802
Diploma dell’ Accademia Acting Traning di Beatrice Bracco
Counseling
Efficace© by Simona Dalloca
N° 340
Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale
COUNSELOR RELAZIONALE
«Il counselling è un processo che, attraverso il
dialogo e l’interazione, aiuta le persone a
risolvere e gestire problemi e a prendere
decisioni; esso coinvolge un “cliente” e un
“counsellor”.
Il primo è un soggetto che sente il bisogno di essere
aiutato, il secondo è una persona esperta,
imparziale, non legata al cliente, addestrata
all’ascolto, al supporto e alla guida»
(Organizzazione Mondiale della Sanità, 1989)
Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale
Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale
Il counseling nasce come intervento
psicoantropologico atto a promuovere ed
operare sulla salute più che sulla patologia
Da ASPIC Counseling & Cultura
Distinzione tra
 Problemi interpersonali limitati
e specifici all’area di conflitto
 Vissuti di ambivalenza, stress e
decisioni difficili
 FATTORI ESTERNI
 TEMPI BREVI
 CRESCITA, PREVENZIONE,
EDUCAZIONE PSICOSOCIALE
 Disordini psicologici dovuti a
disturbo strutturale di
personalità
 FATTORI INTERNI
 TEMPI PIU’ LUNGHI
 COMPLESSITA’ ED IMPEGNO
MAGGIORE
PATOGENESISALUTOGENESI
CLIENTI PAZIENTI
PREVENZIONE RECUPERO
DISAGIO
Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica
RE.elazionale
Da ASPIC Counseling & Cultura
Professione con proprio
codice deontologico che si
propone di migliorare il
benessere in diversi ambiti
e contesti.
Approccio globale e insieme
di tecniche utili per una
buona gestione delle
relazioni.
Competenze utili e
complementari in
molteplici ambiti
professionali.
Distinzione tra
Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale
Da ASPIC Counseling & Cultura
Prestazione di un professionista
che si propone di favorire un
cambiamento nel committente in
termini di miglioramento del
proprio benessere
Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica
RE.elazionale
ASPIC Counseling & Cultura
 POTER POTENZIARE LE PROPRIE
 CREARE LE CONDIZIONI
ED CHE
CONTRIBUISCONO AL PROPRIO
BENESSERE
METTERE IL CLIENTE NELLE CONDIZIONI DI:
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ASPIC Counseling & Cultura
 Prendere decisioni
 Superare crisi
 Migliorare i rapporti con gli altri
 Agevolare lo sviluppo
 Accrescere la conoscenza di sé
 Elaborare emozioni e conflitti interiori
(PREVENZIONE)
Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica
RE.elazionale
ASPIC Counseling & Cultura
Cosa caratterizza una relazione di
counseling?
 Facilita la crescita e il cambiamento
 Esplora le modalità relazionali e le
dinamiche intrapsichiche
 Mira all’identificazione e allo sviluppo
delle risorse
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ASPIC Counseling & Cultura
Distinzione dei ruoli:
Counselor
 Facilita
indirettamente il
cambiamento
favorendo
l’autoesplorazione
 Lascia che il cliente
diventi quello che è
Cliente
 Esplora i propri vissuti
 Sperimenta una
relazione sana
 Si libera da tensioni
inespresse
 Procede verso scelte
consapevoli
realizzando il
cambiamento
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• Chi esercita il counseling riconosce che trattare i
clienti come persone responsabili ed aiutarli a
trovare personalmente le proprie soluzioni
aumenta la possibilità di apprendimento e di
crescita.
• Il che lascia
le decisioni al cliente ed evita consigli diretti ed
interpretazioni, scoraggia la dipendenza e tende
a facilitare la conclusione del trattamento.
L’operatore che applica trattamenti di counseling
utilizza corretta empatia, calore non possessivo
ed autenticità (Rogers).
Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica
RE.elazionale
ASPIC Counseling & Cultura
“...Sentire il mondo personale del cliente
come se fosse nostro, senza però mai
perdere questa qualità del come se, questa
è empatia: sentire l'ira, la paura, il
turbamento del cliente, senza però
aggiungervi la nostra paura, il nostro
turbamento”.
“La terapia centrata sul cliente”
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maggior BENESSERE/minor MALESSERE
possibilità di STARE MEGLIO nella situazione data
Diapositiva a cura di
Sara Ferraris
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I Counsellor devono mettere in chiaro con i clienti
le possibilità offerte nella relazione d’aiuto. La
relazione professionale è definita da un esplicito e
reciproco accordo e termina con la conclusione del
contratto. Alcune responsabilità professionali
continuano anche dopo il termine del contratto.
Esse sono: Mantenere un alto grado di
riservatezza. Evitare ogni forma di uso della
relazione per scopi diversi da quelli originari.
Essere disponibili per eventuali bisogni successivi.
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Da Manuale per un counseling efficace e di successo
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È bene dedicare un po’ di tempo alle spiegazioni, nel caso in
cui il cliente ne fosse totalmente all’oscuro, su cosa sia il
counseling e su come potrà essere affrontato il lavoro e come
raggiungere e riconoscere gli obiettivi prefissati. Questo può
essere fatto all’interno della seduta stessa, senza esagerare coi
tempi oppure, meglio per chi è all’inizio della professione,
fissando un colloquio “informativo” gratuito. Esistono
parecchie informazioni confuse e contraddittorie sul
counseling, ed è sempre meglio spendere tempo e parole in
più per chiarire ogni dubbio piuttosto che lasciare il
cliente con qualche interpretazione sbagliata o fuorviante.
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Un cliente che ritarda o disdice all’ultimo il proprio appuntamento
può provocare al counselor diverse possibili reazioni; è bene che
venga mantenuta a riguardo una adeguata supervisione, soprattutto
all’inizio della propria esperienza. Comunque è opportuno che il
rapporto tra loro sia chiarito al meglio fin dalla prima seduta,
stabilendo delle regole. Per il counselor è importante sapere che il
rischio di ritardi o mancati appuntamenti da parte del cliente è tipico
di ogni tipo di terapia; questo atteggiamento fa parte delle resistenze
e dei punti che vengono a volte toccati nel corso delle sedute; la fuga
e la mancanza di un’adeguata responsabilità da parte del cliente
sono parte del percorso di crescita della persona e del materiale di
lavoro. Più il counselor è chiaro con se stesso e col cliente, più lo
sviluppo del tema porterà giovamento a questo percorso.
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Un buon modo per stabilire la durata del ciclo di sedute è
quello di focalizzare prima l’attenzione sul tema che porta il
cliente, e poi concordare il termine degli incontri al
raggiungimento dell’obiettivo (soluzione) del tema stesso. Una
volta raggiunto l’obiettivo e aumentata, nel frattempo, l’intesa
e l’empatia tra cliente e counselor, si potrà stabilire, solo nel
caso di accordo preciso tra le parti, lo sviluppo di un nuovo
tema. È comunque importante che il counselor sia pronto ad
affrontare adeguatamente (supervisione) il tema che riguarda
la dipendenza, emotiva e in alcuni casi affettiva, che si può
creare tra loro.
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Dopo poche sedute, è bene che il counselor
abbia chiare le caratteristiche del cliente con cui
ha a che fare: si tratta di lati del carattere che
spesso risultano evidenti dopo poche conversazioni
o parti che emergeranno solo trattando argomenti
specifici. Sarà utile al counselor, in base a queste
caratteristiche, sapere che lo sviluppo di alcuni temi
sono da rimandare o da trattare con le dovute cautele.
Questo bagaglio informativo fa parte delle note scritte
che il counselor avrà con se durante la seduta.
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Uno dei primi obiettivi che il counselor è importante
che abbia, nel corso di una seduta, è quello di
stabilire un contatto col cliente: un buon contatto
consiste nel far sentire da subito che quello di cui si
parlerà nel corso della seduta sarà totalmente
incentrato sui suoi problemi. Sarà pertanto
importante evitare, almeno inizialmente, digressioni
di carattere amicale e confidenziale, o perdite di
tempo su argomenti generici e non pertinenti col
motivo per cui il cliente ha chiesto un incontro di
counseling.
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È importante che il cliente venga “accompagnato” dal
counselor nel corso di una seduta. Spesso è opportuno far
capire al cliente che quello che sta dicendo è chiaro; ciò
rafforza il rapporto e crea le condizioni affinché lo stesso possa
sentirsi autorizzato a entrare in una maggiore profondità della
propria esperienza condivisa.
Tale atteggiamento da parte del counselor ha anche una
funzione di guida; senza interpretazione o manipolazione, ma
ascoltato e sostenuto, il cliente si sentirà più facilmente in
grado di seguire le indicazioni relative a quanto sta
elaborando.
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Essere un counselor non significa interpretare in modo rigido
un ruolo ma portare al cliente il frutto della propria conoscenza
ed esperienza; occorre una buona dose di elasticità per potersi
adattare alle caratteristiche del cliente e delle argomentazioni
che lo stesso porta di volta in volta. Ad esempio a volte un po’
di umorismo non guasta, mentre in altre circostanze sarà
opportuno seguire seriamente e con attenzione ciò che viene
proposto nella seduta. Quello che funziona con alcuni, non
può funzionare con altri: è importante fluire con l’energia del
momento piuttosto che con la convinzione di avere una chiave
efficace di lettura di ciò che sta avvenendo.
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Più che digressioni intellettuali o, peggio,
interpretazioni di vario livello, quello che spesso è
necessario durante una seduta è di chiedere al cliente
di portare l’attenzione nel corpo: da qui infatti si
attingono una serie di informazioni, il più delle volte
inattese, utilissime al completamento di parti prima
scollegate. L’attenzione, ad esempio, tra sensazioni
provate durante un racconto e gli effetti che le stesse
hanno nel corpo, nonché il variare delle stesse, può
portare il cliente a immaginare una soluzione dove
sarà il corpo stesso a indicare un indice di gradimento
ottimale.
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L’empatia non va confusa con altre forme di
rapporto interpersonale: citiamo la
compiacenza dato che è, purtroppo, un
mezzo a volte ancora troppo spesso
utilizzato per ottenere la fiducia del cliente.
Un buon counseling non può dipendere
da una qualsiasi forma di compiacenza, dato
che questa non aiuta la persona nel suo
processo di crescita e cambiamento.
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Le metafore aiutano il cliente a mostrare, a se stessi e
al counselor, un’immagine chiara di ciò che a volte la
mente non riesce ad esprimere. Inoltre la metofora è facile
da ricordare e da portare con se al di fuori di una seduta e può
spesso essere usata come termine di paragone nel momento in
cui, ad esempio, attraverso scelte o impegni di varia natura
si ottengono risultati che creano una variazione nella
metafora stessa. In questo modo sarà il cliente in prima
persona che potrà verificare, nella vita di tutti i giorni, il
progresso della propria metafora e la esporrà facilmente
nell’incontro seguente col proprio counselor.
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Tutto ciò che rappresenta un “ragionevole” dubbio
sullo svolgimento di una seduta di counseling, è
necessario che venga riportato, tramite supervisione
o seduta specifica, al proprio counselor di fiducia.
Talvolta non è sufficiente basarsi sul puro buon
senso o sulle proprie convinzioni: un atto di umiltà
indispensabile, soprattutto all’inizio della
professione, è rappresentato dal rivolgersi a chi ha
più esperienza e
conoscenza della materia.
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Nella comunicazione interpersonale è ormai appurato che la
parte verbale riveste un’importanza minima, di quanto viene
trasmesso, rispetto al senso di ciò che viene ricevuto; il
counselor sarà quindi attento, oltre a ciò che viene detto dal
cliente, anche a come lo stesso trasmette i propri messaggi. La
parte non verbale, come ad esempio la postura, il tono della
voce, le inflessioni ecc. rivestono pertanto un aspetto
fondamentale nel livello di comunicazione; sapere di essere
ascoltato al di là delle parole facilita nel cliente il formarsi di
empatia e fiducia.
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Dare attenzione al setting durante le sedute
è fondamentale per instaurare nel cliente un
senso di fiducia e professionalità. Oltre a
vestirsi in modo adeguato, il counselor deve
prestare attenzione all’arredamento e ai
particolari della stanza dove si tengono le
sedute, allo scopo di rendere confortevole
l’ambiente e l’energia.
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La resistenza da parte del cliente a procedere nel lavoro di crescita e
cambiamento messo in atto dalle sedute, è parte integrante e
inevitabile del percorso. Capita a volte che, dopo aver trattato in
modo adeguato una resistenza, si possa procedere in modo più
spedito nel lavoro. In generale le resistenze possono essere di varia
natura: dalla poca voglia di venire a un appuntamento, alla fatica a
entrare in un tema toccante o doloroso, dal fastidio provato per un
particolare apparentemente insignificante durante una seduta, alla
sensazione di frustrazione di non procedere verso un risultato.
Compito del counselor è quello di non farsi condizionare, a livello
personale, da queste resistenze del cliente, ma trovare insieme a lui
la chiave migliore per “scardinare” il blocco restituendogli la fiducia e
l’autostima necessarie per procedere oltre.
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Per attenzione al cliente si intende tutto ciò che è
utile per farlo sentire totalmente al centro di quanto
sta succedendo. Questo riguarda sia il setting che
l’impostazione che il counselor decide di dare alla
seduta: se, ad esempio, viene trattato un
argomento che include una o altre persone,
portando magari il cliente alla conclusione di sentirsi
vittima di quanto sta succedendo, sarà opportuno
per il counselor trovare una modalità appropriata
per riportarlo alla sua responsabilità o come si sente
in tutto questo.
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Quello che spesso avviene è che il counselor “porti a casa” i
problemi emersi nel corso di una seduta; questo è uno dei
modi possibili per descrivere l’insorgere di un tema che
riguarda non il livello di crescita del cliente ma del counselor
stesso. Spesso ciò coincide con l’incertezza su cosa fare e
come affrontare il tema nella seduta successiva, e questo può
portare ansia e paure di fallire. Il counselor ha a questo punto
il dovere etico di risolvere la faccenda prima di tutto
personalmente (seduta su di se e/o supervisione) per poi
arrivare al proprio cliente sereno e “pulito” da condizionamenti
troppo personali. Evitare in questo senso procrastinazioni o
sottovalutazioni del tema è fondamentale per il proseguimento
della professione di counselor.
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Compito del counselor è quello di facilitare i clienti verso le
proprie soluzioni. Tanto non va dimenticata questa
affermazione, tanto sarà opportuno che ci si renda conto che
molti clienti vanno “educati” alla soluzione poco alla volta. La
tendenza a fare affidamento sugli altri è ben radicata
nell’intimo dell’essere umano e sarà quindi naturale che spesso
emerga, nel corso di una seduta, la domanda: “e quindi cosa
faccio?”. Una buona risposta a questo punto potrebbe essere
quella di dire, ad esempio: “vediamo insieme cosa si può fare”.
Da qui l’esperienza del counselor potrebbe anche fornire dei
suggerimenti, ma questi avranno più il senso di una domanda
di scoperta reciproca piuttosto che di una risposta definita.
Questa strategia, nel tempo, crea nel cliente lo spazio e la
fiducia per poter operare autonomamente le proprie scelte.
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Le scelte radicali di cambiamento difficilmente
producono risultati duraturi: a maggior ragione se
queste nascono da una sollecitazione esterna. In altre
parole, se è vero che per alcuni il cambiamento è
necessario e consigliabile, lo è altrettanto il fatto che
questi cambiamenti hanno bisogno di tempo e
convinzione per poter diventare fattivi. In questo
senso il counselor potrà aiutare il cliente a educarsi al
cambiamento, sottolineandogli ad esempio le capacità
e i miglioramenti fatti e il rispetto dei propri tempi,
senza cadere nella tentazione di forzare, con
tempistiche inadeguate, il cliente verso una direzione.
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Le domande chiuse, per definizione, impongono
come risposta una frase o un’affermazione senza via
d’uscita. Spesso questo fa sentire chi riceve questo
tipo di domande con le “spalle al muro” e nel
peggiore dei casi porta a una troncatura del
pensiero e della comunicazione. In questi casi è
opportuno che il counselor si alleni a trovare
domande “aperte”, in modo da portare il cliente ad
una introspezione specifica su come, ad esempio, si
sente rispetto la questione o come si è creata nella
sua vita tale circostanza.
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Anche in presenza di argomenti o situazioni apparentemente
eclatanti, è bene che il counselor non ceda alla tentazione di
dispensare giudizi o interpretazioni di parte. Il motivo per cui il
cliente è arrivato, nel corso della sua vita, ad assumere una
visione, per esempio estrema di alcuni argomenti, è
probabilmente la ragione per cui egli stesso ha scelto di fare
una seduta di counseling. In altre parole l’ammissione di una
visione o di una modalità, nel momento in cui viene espressa e
confidata al counselor ha già in se il seme del cambiamento.
Un giudizio moralistico o di parte è forse quello che lui stesso
ha ricevuto per anni nell’ambiente in cui è vissuto. Pagare per
ricevere lo stesso trattamento non può essere producente per
il seguito delle sue sedute di counseling.
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Creare l’alleanza terapeutica è compito esclusivo del
counselor: il cliente fa il proprio “primo” passo
decidendo di scegliere di lavorare su di se. Il
counselor ha l’opportunità di creare le condizioni tali
per cui l’ambiente, il dialogo e soprattutto l’ascolto e
la comprensione rendano il rapporto proficuo e
fertile. Nessuno si sente al sicuro se ha a che fare
con un interlocutore che lo forza o, peggio, lo
interpreta. Il counselor ha peraltro anche l’obbligo
etico di far si che l’investimento economico del
cliente possa dare i frutti migliori.
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Nel counseling è il cliente a “guarire” se
stesso; questo significa che il counselor farà
di tutto per far si che questo processo
avvenga grazie all’ascolto e all’attenzione
che il cliente sarà in grado di dare a se
stesso nel corso di una seduta. Avere fiducia
in questo processo impone quindi al
counselor un atteggiamento di ascolto,
attenzione e positività nei confronti del
proprio cliente.
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Uno dei rischi più ricorrenti, dopo qualche seduta con
lo stesso cliente, è di cadere nell’idea di sapere già
cosa farà, dirà o come si comporterà lo stesso. È
importante rendersi conto, a questo punto, che dal
punto di vista energetico e creativo, il
corretto proseguimento delle sedute rischia di essere
seriamente compromesso. Ciò che pensa il counselor a
qualche livello viene sentito dal cliente. Lasciare a
riguardo ogni aspettativa porta al fiorire invece di
possibilità in ogni direzione, dato che un clima di
fiducia aiuta a sentirsi più liberi di esprimersi e
migliorare.
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Mantenere un livello di supervisione costante
La supervisione, oltre a essere espressamente
richiesta già in fase di formazione, è un requisito
indispensabile anche nella fase iniziale e successiva
della professione. Ogni momento di crescita
professionale, in realtà, non può prescindere da un
livello di supervisione costante e duraturo; nelle
supervisioni di gruppo inoltre è possibile apprendere
anche dalle esperienze portate da altri counselor.
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Qualsiasi associazione di counseling prevede un
minimo di ore annuali di frequentazione di corsi in
aula al fine di mantenere “vivo” il proprio livello di
aggiornamento; senza queste frequentazioni il
diploma di counselor viene revocato
dall’associazione che lo ha certificato. Il counseling,
come tutte le tecniche correlate, è sempre in
costante cambiamento e miglioramento; è
fondamentale essere aggiornati su tutti i possibili
sviluppi che questa professione ci offre.
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È buona cosa prendere appunti sullo svolgimento
della seduta. Non esiste un modo unico e migliore
per farlo e su come o cosa prendere nota, dato che
questo è uno spazio il più delle volte vissuto in
modo personale dal counselor. Sicuramente però il
consiglio è di non tralasciare eventi importanti, in
modo di non correre il rischio, dopo qualche seduta,
di ritornare su questi argomenti già trattati senza
ricordarsi di averlo fatto, dando per altro un
messaggio di poca attenzione al cliente.
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È importante dare priorità a quello che il cliente ha
da dire piuttosto che “inondarlo” di ragionamenti o
peggio, consigli e suggerimenti. La capacità di saper
ascoltare è di gran lunga una delle caratteristiche
che rendono efficace una seduta di counseling. Sono
sufficienti poche parole o domande ben rivolte per
aprire degli spazi che sono di proprietà del cliente e
non del counselor, dato che riguardano la sua vita e
il suo cambiamento.
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Esistono tecniche, all'interno di una seduta,
consigliabili solo dopo aver chiaro che esiste una
relazione di fiducia e stima reciproca. È questo il
caso delle "obiezioni", che vengono portate al
cliente al solo scopo di far si che sperimenti una
condizione diversa da quella che ha immaginato o
vissuto fino ad allora.È opportuno a riguardo
utilizzare frasi come ad esempio: "come sarebbe se
tu...", "… e se invece provassi a ...", "hai mai
provato a ...". Come si può notare in questi esempi,
l'ultima parola resta al cliente.
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La tecnica della riformulazione consiste nel
riproporre in modo sintetico e riassuntivo quanto
espresso fino a quel punto dal cliente. È un metodo
valido in generale e soprattutto con quelle persone
che hanno la tendenza a perdersi nelle parole o a
perdere il senso di quello che intendevano dire
inizialmente. In questo modo, oltre a ricevere
l’informazione che è seguito con attenzione, il
cliente è stimolato a ripartire dal punto centrale del
ragionamento che magari aveva abbandonato a
favore di altri ragionamenti.
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LA FORZA DEL LINGUAGGIO
Il metamodello
Sebbene la
polvere d’oro
sia preziosa,
quando ti
entra negli
occhi ti
ostacola la
vista.
Hsi-Tang
“Quali sono le conseguenze per la mia vita e per quella di chi mi
circonda, se decido di pormi quest’obiettivo?”.
DESIDERIREALTÀ
Ciò che
Vorremmo avere
Ciò che abbiamo
Comprendere il Cliente
La nostra esistenza di Clienti si svolge costantemente nell’attrazione tra:
Se queste due sfere non corrispondono nasce un’esigenza che può essere
espressa o latente.
Le esigenze, ciò che vorrei avere, devono essere esplorate ed individuate con il
metodo delle domande.
Porre domande al cliente è l’operazione
fondamentale da fare se vogliamo ampliare
la sua mappa del mondo
LA STRUTTURA DELL’ESPERIENZA
LINGUISTICA
STRUTTURA SUPERFICIALE
CANCELLAZIONI DISTORSIONI
GENERALIZZAZIONI
STRUTTURA PROFONDA
La struttura linguistica
Le cancellazioni linguistiche
SEMPLICI
Sono frasi che omettono parti o intere
informazioni
Ho paura!……………….(di chi/cosa?)
Sono confuso!……..(da chi/da cosa?)
Non ho le idee chiare!…… .(di cosa?)
Le cancellazioni linguistiche
1. I VERBI NON SPECIFICATI
...Penso, che domani pioverà!
...So, che Lucia è in ritardo!
2. FRASI CHE CONTENGONO VERBI CHE
NON SPECIFICANO IL PROCESSO
ESEMPIO:
Le cancellazioni linguistiche
ESEMPIO:
Le cancellazioni linguistiche
ESEMPIO:
Distorsioni linguistiche
AMORE
AMICIZIA
FIDUCIA
NOMINALIZZAZIONI
RISORSE
SERVIZIO
QUALITA’
MOTIVAZIONE
La deformazione
LETTURA DEL PENSIERO
Quando si pensa di conoscere il pensiero
altrui basandosi sulla nostra percezione
ESEMPIO:
CAUSA - EFFETTO
Quando è presente una convinzione che
determina uno stimolo esterno e questo sia
la causa della reazione
“Maria mi fa arrabbiare”
“La vista del sangue mi spaventa”
ESEMPIO:
La deformazione
SUPPOSIZIONI
Le supposizioni si riferiscono ad ogni
situazione che viene considerata
assolutamente vera.
La supposizione è basata sul concetto di
realtà in modo che la frase acquisti un
senso compiuto
La deformazione
EQUIVALENZA COMPLESSA
Causa - effetto tra due eventi distinti
“Hai la scrivania in disordine, non sai lavorare”
“E’ in ritardo, non le interesso più”
“Se non mi prendo cura delle persone,
esse non mi vorranno bene
ESEMPI:
La deformazione
Metamodello
“Non c’è più
amore”
“Cosa intendi per
amore?”
“so che sei
arrabbiato”
“Cosa ti fa pensare
che io sia
arrabbiato?”
“per Mario è meglio
così”
”Come lo sai?”
“La vista del sangue
mi fa svenire”
“Cosa nel vedere il
sangue ti fa
svenire?”
“ho bisogno di
aiuto”
”Cosa posso fare per
aiutarti?”
“Ilaria mi fa
arrabbiare”
”Cosa fa Ilaria per
farti arrabbiare?”
“Se non mi porti fiori
vuol dire che non mi
ami”
“In che modo non
portarti fiori significa
che?”
“Se non mi porti fiori vuol dire
che non mi ami”
“Tutte le persone che ti
amano ti portano fiori?”
“continuo ad
essere triste”
“eri triste anche
prima?”
“ovviamente sei
in ritardo”
“Cosa intendi per
ovviamente?”
“Se non mi porti fiori vuol dire
che non mi ami”
“Tutte le persone che non ti
portano fiori non ti amano?”
By Borro
“sono curioso”
“di cosa sei
curioso?”
“ho paura”
”Hai paura di chi o
cosa?”
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costoso”
”rispetto a cosa è
troppo costoso?”
“Mario è il
migliore”
“Migliore di chi,
migliore in
cosa?”
“gli italiani sono
creativi”
“quali italiani?”
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tardi”
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“sei sempre in
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Counseling efficace

  • 1. Dott.ssa Simona Dalloca in Teorie e tecniche della comunicazione di massa Master in Counseling Pedagogico e Scolastico Master in Counseling e formazione relazionale Coach e Formatrice in NLP Practitioner licensed number 95790 Master Practitioner licensed number 97802 Diploma dell’ Accademia Acting Traning di Beatrice Bracco Counseling Efficace© by Simona Dalloca N° 340 Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale COUNSELOR RELAZIONALE
  • 2. «Il counselling è un processo che, attraverso il dialogo e l’interazione, aiuta le persone a risolvere e gestire problemi e a prendere decisioni; esso coinvolge un “cliente” e un “counsellor”. Il primo è un soggetto che sente il bisogno di essere aiutato, il secondo è una persona esperta, imparziale, non legata al cliente, addestrata all’ascolto, al supporto e alla guida» (Organizzazione Mondiale della Sanità, 1989) Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale
  • 3. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Il counseling nasce come intervento psicoantropologico atto a promuovere ed operare sulla salute più che sulla patologia
  • 4. Da ASPIC Counseling & Cultura Distinzione tra  Problemi interpersonali limitati e specifici all’area di conflitto  Vissuti di ambivalenza, stress e decisioni difficili  FATTORI ESTERNI  TEMPI BREVI  CRESCITA, PREVENZIONE, EDUCAZIONE PSICOSOCIALE  Disordini psicologici dovuti a disturbo strutturale di personalità  FATTORI INTERNI  TEMPI PIU’ LUNGHI  COMPLESSITA’ ED IMPEGNO MAGGIORE PATOGENESISALUTOGENESI CLIENTI PAZIENTI PREVENZIONE RECUPERO DISAGIO Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale
  • 5. Da ASPIC Counseling & Cultura Professione con proprio codice deontologico che si propone di migliorare il benessere in diversi ambiti e contesti. Approccio globale e insieme di tecniche utili per una buona gestione delle relazioni. Competenze utili e complementari in molteplici ambiti professionali. Distinzione tra Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale
  • 6. Da ASPIC Counseling & Cultura Prestazione di un professionista che si propone di favorire un cambiamento nel committente in termini di miglioramento del proprio benessere Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale
  • 7. ASPIC Counseling & Cultura  POTER POTENZIARE LE PROPRIE  CREARE LE CONDIZIONI ED CHE CONTRIBUISCONO AL PROPRIO BENESSERE METTERE IL CLIENTE NELLE CONDIZIONI DI: Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale
  • 8. ASPIC Counseling & Cultura  Prendere decisioni  Superare crisi  Migliorare i rapporti con gli altri  Agevolare lo sviluppo  Accrescere la conoscenza di sé  Elaborare emozioni e conflitti interiori (PREVENZIONE) Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale
  • 9. ASPIC Counseling & Cultura Cosa caratterizza una relazione di counseling?  Facilita la crescita e il cambiamento  Esplora le modalità relazionali e le dinamiche intrapsichiche  Mira all’identificazione e allo sviluppo delle risorse Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale
  • 10. ASPIC Counseling & Cultura Distinzione dei ruoli: Counselor  Facilita indirettamente il cambiamento favorendo l’autoesplorazione  Lascia che il cliente diventi quello che è Cliente  Esplora i propri vissuti  Sperimenta una relazione sana  Si libera da tensioni inespresse  Procede verso scelte consapevoli realizzando il cambiamento Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale
  • 11. • Chi esercita il counseling riconosce che trattare i clienti come persone responsabili ed aiutarli a trovare personalmente le proprie soluzioni aumenta la possibilità di apprendimento e di crescita. • Il che lascia le decisioni al cliente ed evita consigli diretti ed interpretazioni, scoraggia la dipendenza e tende a facilitare la conclusione del trattamento. L’operatore che applica trattamenti di counseling utilizza corretta empatia, calore non possessivo ed autenticità (Rogers). Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale
  • 12. ASPIC Counseling & Cultura “...Sentire il mondo personale del cliente come se fosse nostro, senza però mai perdere questa qualità del come se, questa è empatia: sentire l'ira, la paura, il turbamento del cliente, senza però aggiungervi la nostra paura, il nostro turbamento”. “La terapia centrata sul cliente” Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale
  • 13. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale
  • 14. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale
  • 15. maggior BENESSERE/minor MALESSERE possibilità di STARE MEGLIO nella situazione data Diapositiva a cura di Sara Ferraris Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale
  • 16. I Counsellor devono mettere in chiaro con i clienti le possibilità offerte nella relazione d’aiuto. La relazione professionale è definita da un esplicito e reciproco accordo e termina con la conclusione del contratto. Alcune responsabilità professionali continuano anche dopo il termine del contratto. Esse sono: Mantenere un alto grado di riservatezza. Evitare ogni forma di uso della relazione per scopi diversi da quelli originari. Essere disponibili per eventuali bisogni successivi. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 17. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale È bene dedicare un po’ di tempo alle spiegazioni, nel caso in cui il cliente ne fosse totalmente all’oscuro, su cosa sia il counseling e su come potrà essere affrontato il lavoro e come raggiungere e riconoscere gli obiettivi prefissati. Questo può essere fatto all’interno della seduta stessa, senza esagerare coi tempi oppure, meglio per chi è all’inizio della professione, fissando un colloquio “informativo” gratuito. Esistono parecchie informazioni confuse e contraddittorie sul counseling, ed è sempre meglio spendere tempo e parole in più per chiarire ogni dubbio piuttosto che lasciare il cliente con qualche interpretazione sbagliata o fuorviante. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 18. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Un cliente che ritarda o disdice all’ultimo il proprio appuntamento può provocare al counselor diverse possibili reazioni; è bene che venga mantenuta a riguardo una adeguata supervisione, soprattutto all’inizio della propria esperienza. Comunque è opportuno che il rapporto tra loro sia chiarito al meglio fin dalla prima seduta, stabilendo delle regole. Per il counselor è importante sapere che il rischio di ritardi o mancati appuntamenti da parte del cliente è tipico di ogni tipo di terapia; questo atteggiamento fa parte delle resistenze e dei punti che vengono a volte toccati nel corso delle sedute; la fuga e la mancanza di un’adeguata responsabilità da parte del cliente sono parte del percorso di crescita della persona e del materiale di lavoro. Più il counselor è chiaro con se stesso e col cliente, più lo sviluppo del tema porterà giovamento a questo percorso. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 19. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Un buon modo per stabilire la durata del ciclo di sedute è quello di focalizzare prima l’attenzione sul tema che porta il cliente, e poi concordare il termine degli incontri al raggiungimento dell’obiettivo (soluzione) del tema stesso. Una volta raggiunto l’obiettivo e aumentata, nel frattempo, l’intesa e l’empatia tra cliente e counselor, si potrà stabilire, solo nel caso di accordo preciso tra le parti, lo sviluppo di un nuovo tema. È comunque importante che il counselor sia pronto ad affrontare adeguatamente (supervisione) il tema che riguarda la dipendenza, emotiva e in alcuni casi affettiva, che si può creare tra loro. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 20. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Dopo poche sedute, è bene che il counselor abbia chiare le caratteristiche del cliente con cui ha a che fare: si tratta di lati del carattere che spesso risultano evidenti dopo poche conversazioni o parti che emergeranno solo trattando argomenti specifici. Sarà utile al counselor, in base a queste caratteristiche, sapere che lo sviluppo di alcuni temi sono da rimandare o da trattare con le dovute cautele. Questo bagaglio informativo fa parte delle note scritte che il counselor avrà con se durante la seduta. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 21. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Uno dei primi obiettivi che il counselor è importante che abbia, nel corso di una seduta, è quello di stabilire un contatto col cliente: un buon contatto consiste nel far sentire da subito che quello di cui si parlerà nel corso della seduta sarà totalmente incentrato sui suoi problemi. Sarà pertanto importante evitare, almeno inizialmente, digressioni di carattere amicale e confidenziale, o perdite di tempo su argomenti generici e non pertinenti col motivo per cui il cliente ha chiesto un incontro di counseling. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 22. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale È importante che il cliente venga “accompagnato” dal counselor nel corso di una seduta. Spesso è opportuno far capire al cliente che quello che sta dicendo è chiaro; ciò rafforza il rapporto e crea le condizioni affinché lo stesso possa sentirsi autorizzato a entrare in una maggiore profondità della propria esperienza condivisa. Tale atteggiamento da parte del counselor ha anche una funzione di guida; senza interpretazione o manipolazione, ma ascoltato e sostenuto, il cliente si sentirà più facilmente in grado di seguire le indicazioni relative a quanto sta elaborando. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 23. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Essere un counselor non significa interpretare in modo rigido un ruolo ma portare al cliente il frutto della propria conoscenza ed esperienza; occorre una buona dose di elasticità per potersi adattare alle caratteristiche del cliente e delle argomentazioni che lo stesso porta di volta in volta. Ad esempio a volte un po’ di umorismo non guasta, mentre in altre circostanze sarà opportuno seguire seriamente e con attenzione ciò che viene proposto nella seduta. Quello che funziona con alcuni, non può funzionare con altri: è importante fluire con l’energia del momento piuttosto che con la convinzione di avere una chiave efficace di lettura di ciò che sta avvenendo. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 24. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Più che digressioni intellettuali o, peggio, interpretazioni di vario livello, quello che spesso è necessario durante una seduta è di chiedere al cliente di portare l’attenzione nel corpo: da qui infatti si attingono una serie di informazioni, il più delle volte inattese, utilissime al completamento di parti prima scollegate. L’attenzione, ad esempio, tra sensazioni provate durante un racconto e gli effetti che le stesse hanno nel corpo, nonché il variare delle stesse, può portare il cliente a immaginare una soluzione dove sarà il corpo stesso a indicare un indice di gradimento ottimale. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 25. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale L’empatia non va confusa con altre forme di rapporto interpersonale: citiamo la compiacenza dato che è, purtroppo, un mezzo a volte ancora troppo spesso utilizzato per ottenere la fiducia del cliente. Un buon counseling non può dipendere da una qualsiasi forma di compiacenza, dato che questa non aiuta la persona nel suo processo di crescita e cambiamento. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 26. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale
  • 27. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Le metafore aiutano il cliente a mostrare, a se stessi e al counselor, un’immagine chiara di ciò che a volte la mente non riesce ad esprimere. Inoltre la metofora è facile da ricordare e da portare con se al di fuori di una seduta e può spesso essere usata come termine di paragone nel momento in cui, ad esempio, attraverso scelte o impegni di varia natura si ottengono risultati che creano una variazione nella metafora stessa. In questo modo sarà il cliente in prima persona che potrà verificare, nella vita di tutti i giorni, il progresso della propria metafora e la esporrà facilmente nell’incontro seguente col proprio counselor. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 28. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 29. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Tutto ciò che rappresenta un “ragionevole” dubbio sullo svolgimento di una seduta di counseling, è necessario che venga riportato, tramite supervisione o seduta specifica, al proprio counselor di fiducia. Talvolta non è sufficiente basarsi sul puro buon senso o sulle proprie convinzioni: un atto di umiltà indispensabile, soprattutto all’inizio della professione, è rappresentato dal rivolgersi a chi ha più esperienza e conoscenza della materia. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 30. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Nella comunicazione interpersonale è ormai appurato che la parte verbale riveste un’importanza minima, di quanto viene trasmesso, rispetto al senso di ciò che viene ricevuto; il counselor sarà quindi attento, oltre a ciò che viene detto dal cliente, anche a come lo stesso trasmette i propri messaggi. La parte non verbale, come ad esempio la postura, il tono della voce, le inflessioni ecc. rivestono pertanto un aspetto fondamentale nel livello di comunicazione; sapere di essere ascoltato al di là delle parole facilita nel cliente il formarsi di empatia e fiducia. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 31. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Dare attenzione al setting durante le sedute è fondamentale per instaurare nel cliente un senso di fiducia e professionalità. Oltre a vestirsi in modo adeguato, il counselor deve prestare attenzione all’arredamento e ai particolari della stanza dove si tengono le sedute, allo scopo di rendere confortevole l’ambiente e l’energia. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 32. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale La resistenza da parte del cliente a procedere nel lavoro di crescita e cambiamento messo in atto dalle sedute, è parte integrante e inevitabile del percorso. Capita a volte che, dopo aver trattato in modo adeguato una resistenza, si possa procedere in modo più spedito nel lavoro. In generale le resistenze possono essere di varia natura: dalla poca voglia di venire a un appuntamento, alla fatica a entrare in un tema toccante o doloroso, dal fastidio provato per un particolare apparentemente insignificante durante una seduta, alla sensazione di frustrazione di non procedere verso un risultato. Compito del counselor è quello di non farsi condizionare, a livello personale, da queste resistenze del cliente, ma trovare insieme a lui la chiave migliore per “scardinare” il blocco restituendogli la fiducia e l’autostima necessarie per procedere oltre. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 33. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Per attenzione al cliente si intende tutto ciò che è utile per farlo sentire totalmente al centro di quanto sta succedendo. Questo riguarda sia il setting che l’impostazione che il counselor decide di dare alla seduta: se, ad esempio, viene trattato un argomento che include una o altre persone, portando magari il cliente alla conclusione di sentirsi vittima di quanto sta succedendo, sarà opportuno per il counselor trovare una modalità appropriata per riportarlo alla sua responsabilità o come si sente in tutto questo. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 34. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Quello che spesso avviene è che il counselor “porti a casa” i problemi emersi nel corso di una seduta; questo è uno dei modi possibili per descrivere l’insorgere di un tema che riguarda non il livello di crescita del cliente ma del counselor stesso. Spesso ciò coincide con l’incertezza su cosa fare e come affrontare il tema nella seduta successiva, e questo può portare ansia e paure di fallire. Il counselor ha a questo punto il dovere etico di risolvere la faccenda prima di tutto personalmente (seduta su di se e/o supervisione) per poi arrivare al proprio cliente sereno e “pulito” da condizionamenti troppo personali. Evitare in questo senso procrastinazioni o sottovalutazioni del tema è fondamentale per il proseguimento della professione di counselor. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 35. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Compito del counselor è quello di facilitare i clienti verso le proprie soluzioni. Tanto non va dimenticata questa affermazione, tanto sarà opportuno che ci si renda conto che molti clienti vanno “educati” alla soluzione poco alla volta. La tendenza a fare affidamento sugli altri è ben radicata nell’intimo dell’essere umano e sarà quindi naturale che spesso emerga, nel corso di una seduta, la domanda: “e quindi cosa faccio?”. Una buona risposta a questo punto potrebbe essere quella di dire, ad esempio: “vediamo insieme cosa si può fare”. Da qui l’esperienza del counselor potrebbe anche fornire dei suggerimenti, ma questi avranno più il senso di una domanda di scoperta reciproca piuttosto che di una risposta definita. Questa strategia, nel tempo, crea nel cliente lo spazio e la fiducia per poter operare autonomamente le proprie scelte. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 36. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Le scelte radicali di cambiamento difficilmente producono risultati duraturi: a maggior ragione se queste nascono da una sollecitazione esterna. In altre parole, se è vero che per alcuni il cambiamento è necessario e consigliabile, lo è altrettanto il fatto che questi cambiamenti hanno bisogno di tempo e convinzione per poter diventare fattivi. In questo senso il counselor potrà aiutare il cliente a educarsi al cambiamento, sottolineandogli ad esempio le capacità e i miglioramenti fatti e il rispetto dei propri tempi, senza cadere nella tentazione di forzare, con tempistiche inadeguate, il cliente verso una direzione. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 37. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Le domande chiuse, per definizione, impongono come risposta una frase o un’affermazione senza via d’uscita. Spesso questo fa sentire chi riceve questo tipo di domande con le “spalle al muro” e nel peggiore dei casi porta a una troncatura del pensiero e della comunicazione. In questi casi è opportuno che il counselor si alleni a trovare domande “aperte”, in modo da portare il cliente ad una introspezione specifica su come, ad esempio, si sente rispetto la questione o come si è creata nella sua vita tale circostanza. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 38. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Anche in presenza di argomenti o situazioni apparentemente eclatanti, è bene che il counselor non ceda alla tentazione di dispensare giudizi o interpretazioni di parte. Il motivo per cui il cliente è arrivato, nel corso della sua vita, ad assumere una visione, per esempio estrema di alcuni argomenti, è probabilmente la ragione per cui egli stesso ha scelto di fare una seduta di counseling. In altre parole l’ammissione di una visione o di una modalità, nel momento in cui viene espressa e confidata al counselor ha già in se il seme del cambiamento. Un giudizio moralistico o di parte è forse quello che lui stesso ha ricevuto per anni nell’ambiente in cui è vissuto. Pagare per ricevere lo stesso trattamento non può essere producente per il seguito delle sue sedute di counseling. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 39. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Creare l’alleanza terapeutica è compito esclusivo del counselor: il cliente fa il proprio “primo” passo decidendo di scegliere di lavorare su di se. Il counselor ha l’opportunità di creare le condizioni tali per cui l’ambiente, il dialogo e soprattutto l’ascolto e la comprensione rendano il rapporto proficuo e fertile. Nessuno si sente al sicuro se ha a che fare con un interlocutore che lo forza o, peggio, lo interpreta. Il counselor ha peraltro anche l’obbligo etico di far si che l’investimento economico del cliente possa dare i frutti migliori. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 40. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Nel counseling è il cliente a “guarire” se stesso; questo significa che il counselor farà di tutto per far si che questo processo avvenga grazie all’ascolto e all’attenzione che il cliente sarà in grado di dare a se stesso nel corso di una seduta. Avere fiducia in questo processo impone quindi al counselor un atteggiamento di ascolto, attenzione e positività nei confronti del proprio cliente. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 41. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Uno dei rischi più ricorrenti, dopo qualche seduta con lo stesso cliente, è di cadere nell’idea di sapere già cosa farà, dirà o come si comporterà lo stesso. È importante rendersi conto, a questo punto, che dal punto di vista energetico e creativo, il corretto proseguimento delle sedute rischia di essere seriamente compromesso. Ciò che pensa il counselor a qualche livello viene sentito dal cliente. Lasciare a riguardo ogni aspettativa porta al fiorire invece di possibilità in ogni direzione, dato che un clima di fiducia aiuta a sentirsi più liberi di esprimersi e migliorare. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 42. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Mantenere un livello di supervisione costante La supervisione, oltre a essere espressamente richiesta già in fase di formazione, è un requisito indispensabile anche nella fase iniziale e successiva della professione. Ogni momento di crescita professionale, in realtà, non può prescindere da un livello di supervisione costante e duraturo; nelle supervisioni di gruppo inoltre è possibile apprendere anche dalle esperienze portate da altri counselor. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 43. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Qualsiasi associazione di counseling prevede un minimo di ore annuali di frequentazione di corsi in aula al fine di mantenere “vivo” il proprio livello di aggiornamento; senza queste frequentazioni il diploma di counselor viene revocato dall’associazione che lo ha certificato. Il counseling, come tutte le tecniche correlate, è sempre in costante cambiamento e miglioramento; è fondamentale essere aggiornati su tutti i possibili sviluppi che questa professione ci offre. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 44. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale È buona cosa prendere appunti sullo svolgimento della seduta. Non esiste un modo unico e migliore per farlo e su come o cosa prendere nota, dato che questo è uno spazio il più delle volte vissuto in modo personale dal counselor. Sicuramente però il consiglio è di non tralasciare eventi importanti, in modo di non correre il rischio, dopo qualche seduta, di ritornare su questi argomenti già trattati senza ricordarsi di averlo fatto, dando per altro un messaggio di poca attenzione al cliente. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 45. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale È importante dare priorità a quello che il cliente ha da dire piuttosto che “inondarlo” di ragionamenti o peggio, consigli e suggerimenti. La capacità di saper ascoltare è di gran lunga una delle caratteristiche che rendono efficace una seduta di counseling. Sono sufficienti poche parole o domande ben rivolte per aprire degli spazi che sono di proprietà del cliente e non del counselor, dato che riguardano la sua vita e il suo cambiamento. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 46. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale Esistono tecniche, all'interno di una seduta, consigliabili solo dopo aver chiaro che esiste una relazione di fiducia e stima reciproca. È questo il caso delle "obiezioni", che vengono portate al cliente al solo scopo di far si che sperimenti una condizione diversa da quella che ha immaginato o vissuto fino ad allora.È opportuno a riguardo utilizzare frasi come ad esempio: "come sarebbe se tu...", "… e se invece provassi a ...", "hai mai provato a ...". Come si può notare in questi esempi, l'ultima parola resta al cliente. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 47. Cu.O.RE. © by Dott.ssa Simona Dalloca Cu.ltura O.listica RE.elazionale La tecnica della riformulazione consiste nel riproporre in modo sintetico e riassuntivo quanto espresso fino a quel punto dal cliente. È un metodo valido in generale e soprattutto con quelle persone che hanno la tendenza a perdersi nelle parole o a perdere il senso di quello che intendevano dire inizialmente. In questo modo, oltre a ricevere l’informazione che è seguito con attenzione, il cliente è stimolato a ripartire dal punto centrale del ragionamento che magari aveva abbandonato a favore di altri ragionamenti. Da Manuale per un counseling efficace e di successo
  • 48. LA FORZA DEL LINGUAGGIO Il metamodello
  • 49. Sebbene la polvere d’oro sia preziosa, quando ti entra negli occhi ti ostacola la vista. Hsi-Tang “Quali sono le conseguenze per la mia vita e per quella di chi mi circonda, se decido di pormi quest’obiettivo?”.
  • 50. DESIDERIREALTÀ Ciò che Vorremmo avere Ciò che abbiamo Comprendere il Cliente La nostra esistenza di Clienti si svolge costantemente nell’attrazione tra: Se queste due sfere non corrispondono nasce un’esigenza che può essere espressa o latente. Le esigenze, ciò che vorrei avere, devono essere esplorate ed individuate con il metodo delle domande. Porre domande al cliente è l’operazione fondamentale da fare se vogliamo ampliare la sua mappa del mondo
  • 51. LA STRUTTURA DELL’ESPERIENZA LINGUISTICA STRUTTURA SUPERFICIALE CANCELLAZIONI DISTORSIONI GENERALIZZAZIONI STRUTTURA PROFONDA La struttura linguistica
  • 52. Le cancellazioni linguistiche SEMPLICI Sono frasi che omettono parti o intere informazioni Ho paura!……………….(di chi/cosa?) Sono confuso!……..(da chi/da cosa?) Non ho le idee chiare!…… .(di cosa?)
  • 53. Le cancellazioni linguistiche 1. I VERBI NON SPECIFICATI ...Penso, che domani pioverà! ...So, che Lucia è in ritardo! 2. FRASI CHE CONTENGONO VERBI CHE NON SPECIFICANO IL PROCESSO ESEMPIO:
  • 57. La deformazione LETTURA DEL PENSIERO Quando si pensa di conoscere il pensiero altrui basandosi sulla nostra percezione ESEMPIO:
  • 58. CAUSA - EFFETTO Quando è presente una convinzione che determina uno stimolo esterno e questo sia la causa della reazione “Maria mi fa arrabbiare” “La vista del sangue mi spaventa” ESEMPIO: La deformazione
  • 59. SUPPOSIZIONI Le supposizioni si riferiscono ad ogni situazione che viene considerata assolutamente vera. La supposizione è basata sul concetto di realtà in modo che la frase acquisti un senso compiuto La deformazione
  • 60. EQUIVALENZA COMPLESSA Causa - effetto tra due eventi distinti “Hai la scrivania in disordine, non sai lavorare” “E’ in ritardo, non le interesso più” “Se non mi prendo cura delle persone, esse non mi vorranno bene ESEMPI: La deformazione
  • 61. Metamodello “Non c’è più amore” “Cosa intendi per amore?” “so che sei arrabbiato” “Cosa ti fa pensare che io sia arrabbiato?” “per Mario è meglio così” ”Come lo sai?” “La vista del sangue mi fa svenire” “Cosa nel vedere il sangue ti fa svenire?” “ho bisogno di aiuto” ”Cosa posso fare per aiutarti?” “Ilaria mi fa arrabbiare” ”Cosa fa Ilaria per farti arrabbiare?” “Se non mi porti fiori vuol dire che non mi ami” “In che modo non portarti fiori significa che?” “Se non mi porti fiori vuol dire che non mi ami” “Tutte le persone che ti amano ti portano fiori?” “continuo ad essere triste” “eri triste anche prima?” “ovviamente sei in ritardo” “Cosa intendi per ovviamente?” “Se non mi porti fiori vuol dire che non mi ami” “Tutte le persone che non ti portano fiori non ti amano?” By Borro
  • 62. “sono curioso” “di cosa sei curioso?” “ho paura” ”Hai paura di chi o cosa?” “è troppo costoso” ”rispetto a cosa è troppo costoso?” “Mario è il migliore” “Migliore di chi, migliore in cosa?” “gli italiani sono creativi” “quali italiani?” “loro arrivano tardi” “loro chi?” Quantificatori universali Operatori modali Performativa persa “sei sempre in ritardo” “sempre?” “tutti i marziani sono fannulloni” “tutti?” “non posso rimanere” “cosa accadrebbe se lo facessi?” (Possibilità) “cosa te lo impedisce?” (Necessità) “è giusto arrivare in orario” “secondo chi?” “si dice che sei in gamba” “chi lo dice?” “devo andare via” “cosa accadrebbe se rimanessi?” (Possibilità) “cosa ti impedisce di restare?” (Necessità) Metamodello By Borro