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MIUR - INSMLI: UNA COMUNICAZIONE STRATEGICA
                                          di Luciano Favini

Intervento del Presidente del Comitato paritetico Insmli–MIUR e Dirigente tecnico del MIUR al
Seminario nazionale “Cittadinanza, Costituzione, insegnamento della Storia – Percorsi e
prospettive”, Roma, Camera dei Deputati, 4 dicembre 2009

    Propongo in questa sede alcuni aspetti della collaborazione fra MIUR e Insmli. Mi piace però
subito ricordare le basi della collaborazione. È noto che l’Insmli ha le idee chiare non solo in
materia di ricerca storica ma anche in fatto di formazione. A questo riguardo, i punti chiave sono:
    - la definizione della figura dell’insegnante-ricercatore;
    - la teoria e la pratica del “laboratorio di storia”;
    - lo sviluppo del curricolo verticale di storia;
    - una storia dalle dimensioni plurime spaziali e temporali e attenta alle diversità;
    - la costruzione della cittadinanza e delle appartenenze fondate sulla responsabilità e il rispetto
dei diritti come finalità dell’apprendimento della storia e delle discipline connesse.
    È evidente che il nodo della questione è l’intreccio che collega l’insegnamento della storia e, in
specie, della storia contemporanea, che è parte essenziale della cosiddetta istruzione, all’educazione
del cittadino. Recentemente, parlando delle finalità della scuola, si è enfatizzato il (presunto)
contrasto fra istruzione ed educazione, quasi che la prima sia affare di scienziati e studiosi mentre la
seconda sia esposta ai rischi dell’indottrinamento, soggetta come sarebbe alle imposizioni del potere
costituito, democratico o pseudodemocratico che sia. Insmli non fa mistero di fondare la sua
vocazione formativa (nell’ambito di quella che una volta si chiamava educazione alla cittadinanza
ed ora si configura come azione volta a favorire l’acquisizione, da parte degli studenti, nel primo e
nel secondo ciclo di istruzione, delle conoscenze e delle competenze relative a “Cittadinanza e
Costituzione” nonché agli statuti regionali delle regioni ad autonomia ordinaria e speciale) sulle
competenze specifiche dei suoi docenti-ricercatori in materia di storia contemporanea e di
metodologie d’insegnamento della Storia. Non è indifferente mettere tra le finalità
dell’insegnamento della Storia nelle nostre scuole la costruzione della cittadinanza e delle
appartenenze fondate sulla responsabilità ed il rispetto dei diritti. È una scelta. Una scelta che
consegue dalla deontologia dell’insegnante di Storia.
    Subito dopo la fine della seconda Guerra mondiale qualcuno imputò al ginnasio umanistico
tedesco, e quindi alla Altertumswissenschaft come la si coltivava nelle università tedesche, la colpa
di non avere impedito il tracollo della democrazia tedesca e l’avvento del nazismo, con tutto ciò che
ne è seguito. Il deficit di educazione alla cittadinanza e alla legalità è spesso imputato all’inerzia o
al disinteresse dei docenti, che non troverebbero mai il tempo da dedicare all’insegnamento dei
principi e dei valori della Costituzione o dell’etica. È una vecchia storia.
    Il DPR 13 giugno 1958, n. 585, proponeva il programma di educazione civica per le scuole
secondarie: “Nelle classi del primo biennio gli argomenti da trattare sono i seguenti: Diritti e doveri
nella vita sociale. Il senso della responsabilità morale come fondamento dell’adempimento dei
doveri del cittadino. Interessi individuali ed interesse generale. I bisogni collettivi. I pubblici
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Lineamenti dell’ordinamento dello Stato Italiano. Rappresentanza politica ed elezioni. Lo Stato e il
cittadino. Nelle classi del triennio successivo gli argomenti da trattarsi sono i seguenti:
Inquadramento storico e principi ispiratori della Costituzione della Repubblica Italiana. Doveri e
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Il lavoro e la sua organizzazione. Previdenza ed assistenza. Le formazioni sociali nello quali si
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e supernazionali per la cooperazione tra i popoli. Nell’ambito dell’orario fissato per l’insegnamento
della storia il docente dovrà destinare due ore mensili alla trattazione degli argomenti su indicati”.
Si è chiesto troppo agli insegnanti? L’educazione civica non ha diritto di asilo nella scuola
secondaria? Non deve fare parte del curricolo? È un’attività complementare ed extracurricolare?
L’educazione alla convivenza civile, prevista dal decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 2006,
rientra nella sfera dell’autonomia scolastica o è un impegno cogente per i docenti? Ai sensi del
decreto-legge 1º settembre 2008, n. 137, convertito dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, “a decorrere
dall’inizio dell’anno scolastico 2008/2009, oltre ad una sperimentazione nazionale, [...] sono
attivate azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale finalizzate all’acquisizione nel
primo e nel secondo ciclo di istruzione delle conoscenze e delle competenze relative a “Cittadinanza
e Costituzione”, nell’ambito delle aree storico-geografica e storico-sociale e del monte ore
complessivo previsto per le stesse. Iniziative analoghe sono avviate nella scuola dell’infanzia [art. 1,
comma 1] e “al fine di promuovere la conoscenza del pluralismo istituzionale, definito dalla Carta
costituzionale, sono altresì attivate iniziative per lo studio degli statuti regionali delle regioni ad
autonomia ordinaria e speciale” [comma 1bis].
    La sperimentazione è in corso. Non mancherà certo il sostegno dell’Insmli ai docenti e agli
studenti impegnati nella sperimentazione. Ma il punto è: si tratta di una materia scolastica, al pari di
italiano, matematica, lingua straniera? Nel documento di indirizzo emanato il 4 marzo 2009 si parla
di “ora settimanale dedicata a Cittadinanza e Costituzione”. Si dice però anche che i relativi temi e
metodi di lavoro “vanno considerati come compito comune ai docenti e ai dirigenti scolastici, nel
dialogo allargato con forze potenzialmente educative. In particolare nei consigli di classe si tratta di
trovare intese per accordarsi sugli obiettivi di apprendimento relativi a questa area di concetti e di
competenze, anche sulla scorta dei contributi forniti dal docente di questa disciplina, per giungere a
valutare collegialmente i comportamenti dei bambini, degli adolescenti e dei giovani”. Dunque: c’è
anche il docente della “disciplina”. Il documento di indirizzo non precisa la classe di concorso di
riferimento. Sono certo che i nuovi Regolamenti per i licei, gli istituti tecnici e gli istituti
professionali risolveranno la questione. Fortunatamente, Insmli non è coinvolto nella faccenda.
Prosegue il suo lavoro nelle scuole a supporto e conforto dei docenti.
    Riprendo ora il mio discorso attingendo dai verbali del Comitato Paritetico.
    In effetti, dagli anni Settanta l’Insmli e la rete dei suoi Istituti hanno coniugato il loro compito
scientifico (archivi – biblioteche – ricerche) con l’attività formativa, nella convinzione che gli
insegnamenti siano efficaci non solo per i saperi che propongono ma anche per il metodo con cui
sono impostati. Per tale motivo la Rete è stata promotrice di ricerca storiograficodidattica anche in
prospettiva interdisciplinare. Su questa base dal 2003-2004 si è instaurato fra il MIUR e l’Insmli un
regime di convenzioni.
    Nel 2003-2004 il quadro di riferimento della prima Convenzione ha privilegiato la ricerca sulle
questioni generali della riforma dei saperi storici nell’insegnamento, con particolare riguardo all’età
contemporanea, alla nascita della nostra Repubblica democratica, ai grandi problemi della
convivenza tra individui e popoli.
    Uno sviluppo di tali tematiche si è avuto nella seconda Convenzione MIUR - INSMLI, del 2004-
2005, centrata su “Il cammino della democrazia”. Il cuore di tale progetto era l’esplorazione del
rapporto fra il presente ed i suoi molti passati, e particolarmente il passato che ha fondato la nostra
cittadinanza democratica considerando che, se la democrazia in senso generale è l’“esercizio della
ragione pubblica”, è necessario dare agli studenti lungo tutto il corso della loro vita scolastica gli
strumenti per giungere a comprendere i problemi che sono profondamente radicati nella storia, entro
tempi ed orizzonti diversi, dal vicino al lontano, dal territorio locale alle dimensioni nazionale,
europea e mondiale, problemi di uomini e donne, delle realtà individuali e collettive.
    Dal “cammino della democrazia” si è sviluppato nel 2005-2006 l’obiettivo dell’“educazione alla
cittadinanza”, che da un lato crea un piano di raccordo tra le discipline costituendo una finalità
comune, dall’altro ha nella storia un asse centrale per il suo essenziale rapporto fra presente e
passato, fra passato e presente. L’idea di cittadinanza non possiede un nucleo di senso circoscritto e
definitivo. Molti punti di vista e diversi fuochi d’attenzione conducono ad essa, riassumibili in
alcune parole-chiave individuate dal Comitato paritetico MIUR - INSMLI, a partire dal rapporto
fondamentale democrazia/cittadinanza: comunità, appartenenze, opportunità, scelta, responsabilità,
legalità, diritti-doveri, differenze, transizione.
    Su tale arco tematico nel 2007-2008 hanno continuato a fondarsi sia le linee portanti della
Convenzione, sia le attività degli Istituti, arricchendosi dell’attenzione alla comunicazione
mediatica. Nell’ambito degli accordi ministeriali, infatti, si è stabilito un terreno di scambio e
collaborazione con MEDITA (Mediateca Digitale Italiana), sezione di Rai Educational. Il tema
centrale dell’Educazione alla Cittadinanza è stato al centro di un convegno nazionale “Democrazia
Costituzione Cittadinanze. Seminario di formazione professionale per formatori”, organizzato
dall’Istituto di Ascoli Piceno, dalla Commissione Formazione nazionale e dal Landis, che si è
tenuto a San Benedetto del Tronto fra l’11 e il 13 ottobre 2007 ed a cui ha partecipato attivamente,
documentando i lavori con riprese televisive, la redazione di MEDITA. Intorno alle “parole chiave”
elaborate negli anni scorsi si sono formati quattro ambiti laboratoriali in cui, attraverso
l’individuazione di itinerari significativi, si sono anche valutate le opportunità ed i problemi
sull’uso della mediateca mentre si sviluppa la riflessione sul rapporto fra multimedialità e
insegnamento della Storia.
    Altro argomento che la convenzione ha proposto alla Rete è “la celebrazione, in chiave storica e
non retorica, del sessantennio della Costituzione”.
    La convenzione chiedeva, infine, che proseguisse la collaborazione “in relazione ai diffusi
processi di innovazione in atto”. L’Insmli ha sempre rinnovato la sua disponibilità al
coinvolgimento nei processi di elaborazione dei piani di studio ordinamentali, con speciale
riferimento all’insegnamento della Storia contemporanea, e nella riflessione sugli obiettivi generali
del processo formativo e specifici con riguardo alle discipline dell’ambito storico, ogni volta che il
Ministero ha ritenuto di avvalersi del suo patrimonio di esperienza.
    Nel 2008-2009, la Convenzione ha riconfermato il terreno d’interesse comune delle “numerose e
complesse attività svolte” dall’Insmli e dagli Istituti associati nell’interesse precipuo
dell’Amministrazione e della scuola, rinnovando l’attenzione, che fin dal 2003 aveva costituito il
filo conduttore di tutte le attività concordate, a un progetto per l’educazione alla cittadinanza.
    Nel corrente anno 2009-2010 gli Istituti sono attesi da tre compiti particolarmente impegnativi:
1) l’esplorazione delle competenze di cittadinanza, secondo le indicazioni europee riprese dalle
norme che regolano l’obbligo di istruzione; 2) la programmazione degli eventi collegati alla
celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia; 3) la collaborazione col Ministero e con Rai-
Education nell’ambito del Progetto MEDITA, all’interno di una prospettiva che dia spazio alla
riflessione sull’uso delle nuove tecnologie in campo educativo. Questi impegni si aggiungono,
ovviamente, agli altri di sostegno alle scuole, di elaborazione e supporto formativo, di azione
finalizzata alla Educazione alla cittadinanza.
    Il punto cruciale, intorno al quale ruotano anche le questioni relative a “Cittadinanza e
Costituzione”, è l’insegnamento della Storia nelle nostre scuole secondarie.
    Non solo la questione è incalzante sul piano dei contenuti dell’insegnamento ma anche su quello
della metodologia d’approccio e sullo sviluppo delle tematiche. Come da molti anni la ricerca
didattica che si è sviluppata negli Istituti ha ben messo a fuoco, la formazione storica e la
costruzione della coscienza di cittadini democratici non è soltanto legata agli argomenti messi in
campo, ma dipende anche, molto, dagli strumenti e dal metodo. In questo senso alcuni comandati e
alcuni Istituti hanno pensato di ripartire da una concreta ricognizione dell’esistente. Si è osservato il
Novecento così com’è narrato nei libri di testo ponendosi la domanda: quale storia è insegnata?
Quale si dovrebbe insegnare? Si è proceduto sistematicamente all’analisi della struttura dei manuali
delle scuole secondarie di primo e secondo grado e dei contenuti relativi alla storia del Novecento
per stimolare all’interno delle strutture scolastiche una riflessione sull’utilizzo dei libri di testo. Tali
riflessioni hanno condotto alla convinzione che, oggi più che mai, occorre rinforzare nella scuola
l’uso del laboratorio storico che consentirebbe anche di porre su basi più adeguate il tema del
rapporto fra Storia e Cittadinanza - Costituzione che, fra l’altro, incidono sullo stesso orario.
    Insegnare il Novecento con metodo laboratoriale, facendo sì che gli allievi diventino soggetti di
storia, e dunque protagonisti della cittadinanza, comporta l’analisi di alcuni problemi: di
tematizzazione, del rapporto fra storia e memoria, di scelta e uso delle fonti.
L’osservazione, l’interrogazione, l’interpretazione delle fonti sono esercizi fondamentali dello
spirito critico, che però non sono esclusivamente rivolti al materiale d’archivio, che pure gli Istituti
offrono in abbondanza, magari già selezionato in “archivi simulati”, un’offerta didattica che va
crescendo. La ricerca didattica dell’Insmli si è rivolta alle fonti locali (“Come strutturare un
laboratorio di ricerca storico-didattica a partire dalle fonti locali”), alle fonti orali, oggi anche nella
forma dell’intervista videoregistrata “tra archivio e didattica”; molto sta aumentando l’attenzione ai
“luoghi della memoria”, musei di storia ma non solo.
   Ma il Novecento, e questo inizio di Duemila, sono anche l’età del “ritorno dell’avvenimento”,
del brusio mediatico senza sosta. Allora è anche necessario mettere a fuoco le linee metodologiche
per una lettura critica dei linguaggi e delle rappresentazioni mediatiche perché cittadini consapevoli
possano affrontare la storia del presente. Il concetto di fonte si amplia, va oltre l’archivio, e il lavoro
dei comandati accompagna la ricerca su queste diverse piste.

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Fare storia. Crescere cittadini - "MIUR-Insmli: una collaborazione strategica", di Luciano Favini

  • 1. MIUR - INSMLI: UNA COMUNICAZIONE STRATEGICA di Luciano Favini Intervento del Presidente del Comitato paritetico Insmli–MIUR e Dirigente tecnico del MIUR al Seminario nazionale “Cittadinanza, Costituzione, insegnamento della Storia – Percorsi e prospettive”, Roma, Camera dei Deputati, 4 dicembre 2009 Propongo in questa sede alcuni aspetti della collaborazione fra MIUR e Insmli. Mi piace però subito ricordare le basi della collaborazione. È noto che l’Insmli ha le idee chiare non solo in materia di ricerca storica ma anche in fatto di formazione. A questo riguardo, i punti chiave sono: - la definizione della figura dell’insegnante-ricercatore; - la teoria e la pratica del “laboratorio di storia”; - lo sviluppo del curricolo verticale di storia; - una storia dalle dimensioni plurime spaziali e temporali e attenta alle diversità; - la costruzione della cittadinanza e delle appartenenze fondate sulla responsabilità e il rispetto dei diritti come finalità dell’apprendimento della storia e delle discipline connesse. È evidente che il nodo della questione è l’intreccio che collega l’insegnamento della storia e, in specie, della storia contemporanea, che è parte essenziale della cosiddetta istruzione, all’educazione del cittadino. Recentemente, parlando delle finalità della scuola, si è enfatizzato il (presunto) contrasto fra istruzione ed educazione, quasi che la prima sia affare di scienziati e studiosi mentre la seconda sia esposta ai rischi dell’indottrinamento, soggetta come sarebbe alle imposizioni del potere costituito, democratico o pseudodemocratico che sia. Insmli non fa mistero di fondare la sua vocazione formativa (nell’ambito di quella che una volta si chiamava educazione alla cittadinanza ed ora si configura come azione volta a favorire l’acquisizione, da parte degli studenti, nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, delle conoscenze e delle competenze relative a “Cittadinanza e Costituzione” nonché agli statuti regionali delle regioni ad autonomia ordinaria e speciale) sulle competenze specifiche dei suoi docenti-ricercatori in materia di storia contemporanea e di metodologie d’insegnamento della Storia. Non è indifferente mettere tra le finalità dell’insegnamento della Storia nelle nostre scuole la costruzione della cittadinanza e delle appartenenze fondate sulla responsabilità ed il rispetto dei diritti. È una scelta. Una scelta che consegue dalla deontologia dell’insegnante di Storia. Subito dopo la fine della seconda Guerra mondiale qualcuno imputò al ginnasio umanistico tedesco, e quindi alla Altertumswissenschaft come la si coltivava nelle università tedesche, la colpa di non avere impedito il tracollo della democrazia tedesca e l’avvento del nazismo, con tutto ciò che ne è seguito. Il deficit di educazione alla cittadinanza e alla legalità è spesso imputato all’inerzia o al disinteresse dei docenti, che non troverebbero mai il tempo da dedicare all’insegnamento dei principi e dei valori della Costituzione o dell’etica. È una vecchia storia. Il DPR 13 giugno 1958, n. 585, proponeva il programma di educazione civica per le scuole secondarie: “Nelle classi del primo biennio gli argomenti da trattare sono i seguenti: Diritti e doveri nella vita sociale. Il senso della responsabilità morale come fondamento dell’adempimento dei doveri del cittadino. Interessi individuali ed interesse generale. I bisogni collettivi. I pubblici servizi. La solidarietà sociale nelle sue varie forme. Il lavoro, sua organizzazione e tutela. Lineamenti dell’ordinamento dello Stato Italiano. Rappresentanza politica ed elezioni. Lo Stato e il cittadino. Nelle classi del triennio successivo gli argomenti da trattarsi sono i seguenti: Inquadramento storico e principi ispiratori della Costituzione della Repubblica Italiana. Doveri e diritti dell’uomo e del cittadino. La libertà, sue garanzie e suoi limiti. La solidarietà sociale nello Stato moderno. In particolare i problemi sociali anche con riferimento alla loro evoluzione storica. Il lavoro e la sua organizzazione. Previdenza ed assistenza. Le formazioni sociali nello quali si esplica la personalità umana. La famiglia. Gli enti autarchici. L’ordinamento dello Stato italiano. Gli organi costituzionali, in particolare formazione e attuazione delle leggi. Gli organismi internazionali e supernazionali per la cooperazione tra i popoli. Nell’ambito dell’orario fissato per l’insegnamento della storia il docente dovrà destinare due ore mensili alla trattazione degli argomenti su indicati”.
  • 2. Si è chiesto troppo agli insegnanti? L’educazione civica non ha diritto di asilo nella scuola secondaria? Non deve fare parte del curricolo? È un’attività complementare ed extracurricolare? L’educazione alla convivenza civile, prevista dal decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 2006, rientra nella sfera dell’autonomia scolastica o è un impegno cogente per i docenti? Ai sensi del decreto-legge 1º settembre 2008, n. 137, convertito dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, “a decorrere dall’inizio dell’anno scolastico 2008/2009, oltre ad una sperimentazione nazionale, [...] sono attivate azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale finalizzate all’acquisizione nel primo e nel secondo ciclo di istruzione delle conoscenze e delle competenze relative a “Cittadinanza e Costituzione”, nell’ambito delle aree storico-geografica e storico-sociale e del monte ore complessivo previsto per le stesse. Iniziative analoghe sono avviate nella scuola dell’infanzia [art. 1, comma 1] e “al fine di promuovere la conoscenza del pluralismo istituzionale, definito dalla Carta costituzionale, sono altresì attivate iniziative per lo studio degli statuti regionali delle regioni ad autonomia ordinaria e speciale” [comma 1bis]. La sperimentazione è in corso. Non mancherà certo il sostegno dell’Insmli ai docenti e agli studenti impegnati nella sperimentazione. Ma il punto è: si tratta di una materia scolastica, al pari di italiano, matematica, lingua straniera? Nel documento di indirizzo emanato il 4 marzo 2009 si parla di “ora settimanale dedicata a Cittadinanza e Costituzione”. Si dice però anche che i relativi temi e metodi di lavoro “vanno considerati come compito comune ai docenti e ai dirigenti scolastici, nel dialogo allargato con forze potenzialmente educative. In particolare nei consigli di classe si tratta di trovare intese per accordarsi sugli obiettivi di apprendimento relativi a questa area di concetti e di competenze, anche sulla scorta dei contributi forniti dal docente di questa disciplina, per giungere a valutare collegialmente i comportamenti dei bambini, degli adolescenti e dei giovani”. Dunque: c’è anche il docente della “disciplina”. Il documento di indirizzo non precisa la classe di concorso di riferimento. Sono certo che i nuovi Regolamenti per i licei, gli istituti tecnici e gli istituti professionali risolveranno la questione. Fortunatamente, Insmli non è coinvolto nella faccenda. Prosegue il suo lavoro nelle scuole a supporto e conforto dei docenti. Riprendo ora il mio discorso attingendo dai verbali del Comitato Paritetico. In effetti, dagli anni Settanta l’Insmli e la rete dei suoi Istituti hanno coniugato il loro compito scientifico (archivi – biblioteche – ricerche) con l’attività formativa, nella convinzione che gli insegnamenti siano efficaci non solo per i saperi che propongono ma anche per il metodo con cui sono impostati. Per tale motivo la Rete è stata promotrice di ricerca storiograficodidattica anche in prospettiva interdisciplinare. Su questa base dal 2003-2004 si è instaurato fra il MIUR e l’Insmli un regime di convenzioni. Nel 2003-2004 il quadro di riferimento della prima Convenzione ha privilegiato la ricerca sulle questioni generali della riforma dei saperi storici nell’insegnamento, con particolare riguardo all’età contemporanea, alla nascita della nostra Repubblica democratica, ai grandi problemi della convivenza tra individui e popoli. Uno sviluppo di tali tematiche si è avuto nella seconda Convenzione MIUR - INSMLI, del 2004- 2005, centrata su “Il cammino della democrazia”. Il cuore di tale progetto era l’esplorazione del rapporto fra il presente ed i suoi molti passati, e particolarmente il passato che ha fondato la nostra cittadinanza democratica considerando che, se la democrazia in senso generale è l’“esercizio della ragione pubblica”, è necessario dare agli studenti lungo tutto il corso della loro vita scolastica gli strumenti per giungere a comprendere i problemi che sono profondamente radicati nella storia, entro tempi ed orizzonti diversi, dal vicino al lontano, dal territorio locale alle dimensioni nazionale, europea e mondiale, problemi di uomini e donne, delle realtà individuali e collettive. Dal “cammino della democrazia” si è sviluppato nel 2005-2006 l’obiettivo dell’“educazione alla cittadinanza”, che da un lato crea un piano di raccordo tra le discipline costituendo una finalità comune, dall’altro ha nella storia un asse centrale per il suo essenziale rapporto fra presente e passato, fra passato e presente. L’idea di cittadinanza non possiede un nucleo di senso circoscritto e definitivo. Molti punti di vista e diversi fuochi d’attenzione conducono ad essa, riassumibili in alcune parole-chiave individuate dal Comitato paritetico MIUR - INSMLI, a partire dal rapporto fondamentale democrazia/cittadinanza: comunità, appartenenze, opportunità, scelta, responsabilità,
  • 3. legalità, diritti-doveri, differenze, transizione. Su tale arco tematico nel 2007-2008 hanno continuato a fondarsi sia le linee portanti della Convenzione, sia le attività degli Istituti, arricchendosi dell’attenzione alla comunicazione mediatica. Nell’ambito degli accordi ministeriali, infatti, si è stabilito un terreno di scambio e collaborazione con MEDITA (Mediateca Digitale Italiana), sezione di Rai Educational. Il tema centrale dell’Educazione alla Cittadinanza è stato al centro di un convegno nazionale “Democrazia Costituzione Cittadinanze. Seminario di formazione professionale per formatori”, organizzato dall’Istituto di Ascoli Piceno, dalla Commissione Formazione nazionale e dal Landis, che si è tenuto a San Benedetto del Tronto fra l’11 e il 13 ottobre 2007 ed a cui ha partecipato attivamente, documentando i lavori con riprese televisive, la redazione di MEDITA. Intorno alle “parole chiave” elaborate negli anni scorsi si sono formati quattro ambiti laboratoriali in cui, attraverso l’individuazione di itinerari significativi, si sono anche valutate le opportunità ed i problemi sull’uso della mediateca mentre si sviluppa la riflessione sul rapporto fra multimedialità e insegnamento della Storia. Altro argomento che la convenzione ha proposto alla Rete è “la celebrazione, in chiave storica e non retorica, del sessantennio della Costituzione”. La convenzione chiedeva, infine, che proseguisse la collaborazione “in relazione ai diffusi processi di innovazione in atto”. L’Insmli ha sempre rinnovato la sua disponibilità al coinvolgimento nei processi di elaborazione dei piani di studio ordinamentali, con speciale riferimento all’insegnamento della Storia contemporanea, e nella riflessione sugli obiettivi generali del processo formativo e specifici con riguardo alle discipline dell’ambito storico, ogni volta che il Ministero ha ritenuto di avvalersi del suo patrimonio di esperienza. Nel 2008-2009, la Convenzione ha riconfermato il terreno d’interesse comune delle “numerose e complesse attività svolte” dall’Insmli e dagli Istituti associati nell’interesse precipuo dell’Amministrazione e della scuola, rinnovando l’attenzione, che fin dal 2003 aveva costituito il filo conduttore di tutte le attività concordate, a un progetto per l’educazione alla cittadinanza. Nel corrente anno 2009-2010 gli Istituti sono attesi da tre compiti particolarmente impegnativi: 1) l’esplorazione delle competenze di cittadinanza, secondo le indicazioni europee riprese dalle norme che regolano l’obbligo di istruzione; 2) la programmazione degli eventi collegati alla celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia; 3) la collaborazione col Ministero e con Rai- Education nell’ambito del Progetto MEDITA, all’interno di una prospettiva che dia spazio alla riflessione sull’uso delle nuove tecnologie in campo educativo. Questi impegni si aggiungono, ovviamente, agli altri di sostegno alle scuole, di elaborazione e supporto formativo, di azione finalizzata alla Educazione alla cittadinanza. Il punto cruciale, intorno al quale ruotano anche le questioni relative a “Cittadinanza e Costituzione”, è l’insegnamento della Storia nelle nostre scuole secondarie. Non solo la questione è incalzante sul piano dei contenuti dell’insegnamento ma anche su quello della metodologia d’approccio e sullo sviluppo delle tematiche. Come da molti anni la ricerca didattica che si è sviluppata negli Istituti ha ben messo a fuoco, la formazione storica e la costruzione della coscienza di cittadini democratici non è soltanto legata agli argomenti messi in campo, ma dipende anche, molto, dagli strumenti e dal metodo. In questo senso alcuni comandati e alcuni Istituti hanno pensato di ripartire da una concreta ricognizione dell’esistente. Si è osservato il Novecento così com’è narrato nei libri di testo ponendosi la domanda: quale storia è insegnata? Quale si dovrebbe insegnare? Si è proceduto sistematicamente all’analisi della struttura dei manuali delle scuole secondarie di primo e secondo grado e dei contenuti relativi alla storia del Novecento per stimolare all’interno delle strutture scolastiche una riflessione sull’utilizzo dei libri di testo. Tali riflessioni hanno condotto alla convinzione che, oggi più che mai, occorre rinforzare nella scuola l’uso del laboratorio storico che consentirebbe anche di porre su basi più adeguate il tema del rapporto fra Storia e Cittadinanza - Costituzione che, fra l’altro, incidono sullo stesso orario. Insegnare il Novecento con metodo laboratoriale, facendo sì che gli allievi diventino soggetti di storia, e dunque protagonisti della cittadinanza, comporta l’analisi di alcuni problemi: di tematizzazione, del rapporto fra storia e memoria, di scelta e uso delle fonti.
  • 4. L’osservazione, l’interrogazione, l’interpretazione delle fonti sono esercizi fondamentali dello spirito critico, che però non sono esclusivamente rivolti al materiale d’archivio, che pure gli Istituti offrono in abbondanza, magari già selezionato in “archivi simulati”, un’offerta didattica che va crescendo. La ricerca didattica dell’Insmli si è rivolta alle fonti locali (“Come strutturare un laboratorio di ricerca storico-didattica a partire dalle fonti locali”), alle fonti orali, oggi anche nella forma dell’intervista videoregistrata “tra archivio e didattica”; molto sta aumentando l’attenzione ai “luoghi della memoria”, musei di storia ma non solo. Ma il Novecento, e questo inizio di Duemila, sono anche l’età del “ritorno dell’avvenimento”, del brusio mediatico senza sosta. Allora è anche necessario mettere a fuoco le linee metodologiche per una lettura critica dei linguaggi e delle rappresentazioni mediatiche perché cittadini consapevoli possano affrontare la storia del presente. Il concetto di fonte si amplia, va oltre l’archivio, e il lavoro dei comandati accompagna la ricerca su queste diverse piste.