Esauritosi il grande ciclo immobiliare più lungo dal dopoguerra ora il capitale finanziario punta sulle infrastrutture in "projet financing" in salsa veneta: un debito occulto che graverà sulle prossime generazioni e sottrae risorse all'economia reale.La rendita deprime l'economia mentre si vanta di salvarla. Qui risiede la sua forza ideologica, la sua intrinseca capacità di mistificare la realtà. Cresce però l'opposizione della parte più consapevole della società coinvolgendo in modo inedito comitati, sindacati e associazioni imprenditoriali. Le sempre più frequenti alluvioni indicano la necessità di fermare il consumo di suolo e di mettere mano a un serio programma dell'assetto idrogeologico. Un grande piano di piccole opere per recuperare ambienti compromessi, di riqualificazione energetica degli edifici, di promozione di attività produttive innovative. Un grande piano per la mobilità sostenibile sottoponendo il Veneto alla "cura del ferro" come "cura" alla "malattia dell'asfalto".Un altro Veneto è possibile unendo il "Rosso" e il "Verde", l'ambiente e il lavoro. La proposta di Sinistra Ecologia e Libertà per un PTRC che tuteli il patrimonio storico, culturale e paesaggistico.
1. Sinistra Ecologia e Libertà
Coordinamento regionale Veneto.
SALVIAMO IL VENETO
Per un PTRC che tuteli il patrimonio storico,
culturale e paesaggistico
2. «Il catalogo delle forme è sterminato: finché ogni forma non avrà
trovato la sua città, nuove città continueranno a nascere. Dove le
forme esauriscono le loro variazioni e si disfano, comincia la fine delle
città. Nelle ultime carte dell’atlante si diluivano reticoli senza principio
ne fine, città a forma di Los Angeles, a forma di Kyoto-Osaka, senza
forma»
«Io parlo parlo – dice Marco – ma chi mi ascolta ritiene solo le
parole che aspetta [...]. Chi comanda al racconto non è la voce: è
l’orecchio»
Italo Calvino, Le città invisibili
«Il mio convincimento è che oggi in Italia l’area della rendita si sia
estesa in modo patologico. E poiché il salario non è comprimibile
in una società democratica, quello che ne fa tutte le spese è il
profitto d’impresa. Questo è il male del quale soffriamo e contro
il quale dobbiamo assolutamente reagire [...] Oggi pertanto è
necessaria una svolta netta. Non abbiamo che due sole prospettive:
o uno scontro frontale per abbassare i salari o una serie di iniziative
coraggiose e di rottura per eliminare i fenomeni più intollerabili di
spreco e di inefficienza»
Gianni Agnelli, Espresso, novembre 1972
Relazione e comunicazioni all’assemblea regionale di
Sinistra Ecologia e Libertà del Veneto,
Padova 19 luglio 2013, presso ANPI
3. INDICE
Dino Facchini
Premessa
pag. 7
Oscar Mancini
Unire il “Rosso” e il “Verde”
pag. 9
Carlo Costantini
Il Veneto di Galan-Zaia
pag. 43
Luisa Calimani
pag. 63
Contributo per una proposta di Legge
“Consumo di suolo e riconversione ecologica delle città”
4. Premessa
di Dino Facchini
Coordinatore Veneto di Sinistra Ecologia Libertà
Questa è la seconda volta che SEL presenta le proprie proposte in
materia di ambiente e di territorio nella regione Veneto.
In occasione della presentazione del PTRC da parte della Giunta
regionale, Sinistra Ecologia Libertà ha partecipato con una propria
piattaforma alternativa alla discussione avviata nelle sette province
e, con l’assemblea svoltasi a Padova e conclusa dal responsabile
nazionale dell’ambiente Paolo Cento, ha approvato le linee di fondo
presentate nella relazione di Oscar Mancini e nelle comunicazioni di
Carlo Costantini e di Luisa Calimani.
I materiali che qui presentiamo sono anche l’occasione di un
confronto con tutte le associazioni e i movimenti che si sono costituiti
e che lavorano attivamente nella nostra regione.
In occasione della festa provinciale di SEL, svoltasi a Padova nell’ultima
settimana di agosto, una nostra delegazione regionale si è recata
ad incontrare Don Albino Bizzotto, impegnato con lo sciopero della
fame ad evitare il saccheggio del territorio veneto, che la giunta
Zaia si appresta a favorire con l’approvazione del PTRC.
7
5. In quella sede abbiamo introdotto tra gli argomenti da discutere e
approfondire quello del rapporto tra partiti e movimenti.
Noi siamo convinti che gli uni abbiano bisogno degli altri, anche
mantenendo loro caratteristiche peculiari e autonome.
Nessuna operazione di rinnovamento, anche in materia di difesa del
territorio, sarà possibile senza il contributo originale dei movimenti
di lotta, ma anche senza l’impegno generale delle organizzazioni
politiche progressiste sul territorio e dentro le istituzioni democratiche.
Unire il “Rosso” e il “Verde”
Venezia Mestre, settembre 2013
Relazione di Oscar Mancini
In questi giorni, più di un giornale sottolineava, fra i punti a favore
del così detto decreto del fare, le norme per la semplificazione in
materia edilizia1.
Di fronte alla più grave crisi economica dell’ultimo mezzo secolo e ai
guasti evidenti e sempre più irrecuperabili della cementificazione del
territorio, la risposta di questa transgenica compagine governativa
sembra essere ancora, almeno in parte, quella del rilancio dell’economia del mattone.
1
Il «Decreto del fare» contiene anche importanti misure di semplificazione in
materia edilizia, riconducibili sia sotto il profilo procedurale (si pensi alla soppressione
del comma 10 dell’art. 20 TUE, qualora l’immobile oggetto dell’intervento sia
sottoposto ad un vincolo la cui tutela non compete all’amministrazione comunale o
all’introduzione del nuovo art. 23-bis in materia di autorizzazioni preliminari alla SCIA),
ma anche sostanziale, dato il mantenimento, in sede di conversione, dell’originaria
rimozione dell’obbligo generale di rispetto della sagoma per tutti gli interventi di
ristrutturazione edilizia con demolizione e ricostruzione (contenuto nel previgente
art. 3, comma 1, lett. d) e art. 10, lett. c) del TUE).Viene altresì prevista, in favore
degli ordinamenti locali, la possibilità di introdurre deroghe ai limiti (fino ad oggi
inderogabili) di densità edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati e rapporti
massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici
o riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi da osservare ai fini
della formazione dei nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti,
previsti dal decreto ministeriale 2 aprile 1968 n. 1444. (Il Sole 24 Ore, 8 Agosto 2013)
8
9
6. Ma c’è del metodo in questa follia, in fondo. Ciò che accade oggi,
degli organi democratici- dal ruolo dei consigli regionali e comunali3
cioè gli ennesimi provvedimenti a favore di una speculazione edilizia
a quello dello stesso Parlamento – sia la corruzione, l’opacità delle
senza regole - perché è questo che si nasconde sotto il velo ipocrita
procedure e dei controlli e spesso anche l’infiltrazione delle grandi
delle “semplificazioni” - sono solo l’ultimo atto di un processo storico
organizzazioni criminali, ormai presenti in tutto il territorio nazionale
lungo, consapevole e coerente.
e in molti dei grandi cantieri aperti in questi ultimi decenni, fino agli
Quello che ha portato il nostro paese da giardino d’Europa, a primo
scandali più recenti.(M.P.Guermandi 2013)
fra i cementificatori, con un consumo annuale di circa 50.000 ettari,
Illuminanti sono i casi Consorzio Venezia Nuova e Sesto San Giovanni
di cui 35.000 di suolo fertile. E’ come se ogni quattro mesi sorgesse
anche per la loro trasversalità politica.
una nuova città delle dimensioni di Milano ed è come se in una dozzina d’anni si cementificasse un’intera regione delle dimensioni del
1. Il Veneto
Friuli Venezia Giulia.
La vera ricchezza del Veneto, uno dei territori più belli d’Italia – già
Negli ultimi dieci anni sono state realizzate circa 2.500.000 abitazioni.
Belpaese per antonomasia – sta, da un lato, nel suo patrimonio arti-
E’ come se avessimo costruito dal nulla due città grandi come Roma.
stico e storico, paesaggistico e culturale e, dall’altro, nella sua indu-
Altrettanto impetuosa è stata la cresita del patrimonio edilizio desti-
stria manifatturiera, un tempo locomotiva d’Italia.
nato alle attività produttive: un miliardo di metri cubi: affiancati tra
Entrambi questi patrimoni italiani sono a rischio.
di loro significano una costruzione larga 30 metri, alta 3 piani, lunga
E’ in crisi la nostra industria manifatturiera insidiata dai mancati inve-
2
3000 Km, due volte la distanza tra Palermo e Milano .E poi cave, dis-
stimenti in innovazione di processo e soprattutto di prodotto e dalle
cariche, piazzali, strade, svincoli e via elencando
delocalizzazioni, con conseguenze drammatiche sul lavoro e l’occu-
Le ‘semplificazioni’ di oggi sono figlie del progressivo abbandono delle
pazione.
pratiche di pianificazione di area vasta da parte dell’amministrazione
Negli ultimi cinque anni in Veneto abbiamo perso 80.000 posti di lavo-
pubblica, sempre più disponibile nei confronti della speculazione
ro, 7,8 punti di PIL4, il tasso di disoccupazione è salito all’11,6%, il soste-
fondiaria.
gno al reddito, tra cassa integrazione e disoccupazione, ha coinvol-
Così l’urbanistica contrattata, che dagli anni ‘80 ha scardinato la
to 250.000 persone nel 2012. Epicentro della crisi il lavoro dipendente
forma delle nostre città, rappresenta il momento di resa della pianifi-
e in particolare l’industria manifatturiera.
cazione pubblica agli interessi privati.
Non inaspettatamente, man mano che questo processo di sudditanza del pubblico nei confronti degli interessi privati progrediva,
aumentava, in modo direttamente proporzionale, sia lo svilimento
2
Mauro Baioni (2012) in Edoardo Salzano- Mauro Baioni- Ilaria Boniburini, La
città non è solo un affare, AEmilia University Press
10
3
La L.R.11/2004 prevede che, in caso di preventiva sottoscrizione di un
“accordo di co-pianificazione” tra regione, provincia e comune, il PAT non deve
nemmeno essere riportato in Consiglio Comunale per il parere (controdeduzioni)
sulle Osservazioni/opposizioni: l’approvazione si riduce alla conferenza dei servizi,
nella quale, il sindaco (o suo delegato), con i rappresentanti della regione e della
Provincia (ora le deleghe dell’approvazione formale sono attribuite alle province),
concordano l’approvazione ed il recepimento o meno delle osservazioni.
4
Nel 2013 si prevede una ulteriore perdita dell’1,2%.
11
7. E’ a rischio il nostro territorio, sempre più abbandonato al degrado
alloggio di edilizia pubblica. (Sergio Lironi)
e affogato dall’abnorme crescita urbana. Un pervasivo consumo di
La stessa bulimia si esplica ora nella previsione di infrastrutture stradali
5
suolo ha generato quel fenomeno denominato “sprawl” ossia – per
e autostradali. Ma poi si allarga alle ferrovie ad alta velocità, ai porti,
dirla con Sergio Lironi – “la città tentacolare che si è sparpagliata nel
agli aeroporti, alla realizzazione di grandi poli terziari e residenziali.
territorio, cancellando luoghi identitari, beni ambientali e culturali,
Per limitarci alle autostrade, i progetti inseriti negli accordi istituzionali
banalizzando e omologando il paesaggio, degradando la qualità
di programma tra Regione e Stato è lungo. Si va dalla Pedemontana
del vivere quotidiano di ciascuno di noi”.
veneta, al prolungamento della A27 fino a Perarolo di Cadore, al
In nove anni dal 2002 al 2010 si sono realizzati nel Veneto oltre 164
prolungamento della Valdastico Nord fino a Trento, al Passante di
milioni di mc di fabbricati non residenziali, mentre in undici anni dal
Mestre ultimato di recente, alla terza corsia della A4 Venezia-Trieste
2000 al 2010 la produzione di edilizia residenziale è stata pari a quasi
in corso di realizzazione, alla Nogara-mare, alla Via del mare (A4-Je-
150 milioni di metri cubi. Un boom edilizio, quello dell’ultimo decen-
solo), alla nuova Romea (Orte-Mestre), al GRA di Padova compresa
nio, che non trova certo giustificazione né nello sviluppo delle atti-
l’autostrada lungo l’idrovia PD-VE, alla nuova Valsugana.
vità produttive né nelle dimensioni reali e nelle caratteristiche della
Sono progetti vecchi, la cui mancata realizzazione è dovuta in parte
nuova domanda abitativa. Lo dimostra anche il fatto che oggi nel
alla opposizione delle popolazioni locali e soprattutto alla mancanza
Veneto vi sono oltre 97.000 alloggi invenduti e una grande quantità
di risorse finanziarie. Intanto il mondo è cambiato, sono cambiate le
di abitazioni sfitte.
prospettive di crescita e le sue stesse modalità. La sostenibilità è dive-
Si è dunque costruito troppo e si sono realizzate tipologie non rispon-
nuta obbligo non solo morale, ma condizione normativa di fattibilità
denti (per costi e dimensioni) alla reale domanda abitativa costituita
delle trasformazioni.
in prevalenza da immigrati e famiglie con bassi redditi: una dramma-
La Regione veneto non ha però registrato il cambiamento e prose-
tica contraddizione testimoniata in particolare dalla costante cre-
gue imperterrita nelle medesime politiche come fossimo negli anni
scita degli sfratti per morosità e dalla lunga lista dei richiedenti un
sessanta rinunciando al suo compito di orientare alla sostenibilità il
governo del territorio e facendosi portatrice degli interessi dei pro-
5
Secondo i dati forniti dall’Istat in occasione dei Censimenti della aziende
agricole, per effetto della crescita urbana e dell’abbandono delle montagne tra
il 1970 ed il 2010, in circa quarant’anni nel Veneto la superficie agraria totale (la
cosiddetta SAT) è diminuita di 385.588 ettari (con un decremento del 27%rispetto
al 1970), mentre la superficie agraria utilizzata (SAU) è diminuita di 107.698 ettari.
Un decremento che ha subito una brusca accelerata negli ultimi due decenni.
Se negli anni Ottanta si registrava annualmente una diminuzione di 23 milioni di
mq all’anno di SAT, negli anni Novanta la media è salita a 132 milioni di mq/anno,
per raggiungere negli anni Duemila la cifra record di 147 milioni di mq/anno. Negli
ultimi venti anni, dal 1990 al 2010, la SAT del Veneto è diminuita di 279.830 ettari,
ovvero del 21,5%, un’estensione superiore a quella di tutta la superficie territoriale
della provincia di Vicenza: con un ritmo di 38 ettari/giorno, corrispondenti a più di
53 campi di calcio. (Sergio Lironi, Seminario AltroVe 2012)
12
motori delle grandi opere. (Vittadini 2013)
L’impatto sul territorio è devastante. Altrettanto sulle casse pubbliche.
Infatti, le decisioni di realizzare le grandi opere proposte si basano
sull’assunto che le risorse saranno messe a disposizione dai privati attraverso la formula del project financing e che si ripagheranno attraverso i pedaggi. Per tutte le opere sopra citate questo assunto è del
tutto falso: i privati realizzeranno le opere solo se l’Amministrazione
13
8. pubblica si impegna a coprirne i costi anche qualora gli investimenti
mondiale vengono dissimulate da una forte ristrutturazione degli as-
fossero maggiori del previsto o il traffico minore del previsto.
set patrimoniali.
Dunque per i privati proponenti, rischio zero e guadagno certo; per
Sull’altro lato del processo agiscono le banche che ricevono questi
la collettività utilità incerta e altissimo rischio di costruzione di un debi-
patrimoni e hanno il compito di valorizzarli tramite le società veico-
to differito di ingenti proporzioni, addossato alle spalle delle prossime
lo. L’obiettivo viene raggiunto promuovendo una forte crescita della
generazioni.
domanda di acquisto, spostando decisamente nel settore immobiliare l’offerta di credito e stimolando in tutti i modi le famiglie a inde-
2. Bolle immobiliari ed economia reale
bitarsi per la casa.
Crisi industriale e speculazione immobiliare sono due fenomeni sepa-
Questa politica ha aiutato la ricollocazione del capitalismo italiano
rati e distinti, senza alcuna connessione? Al contrario noi siamo con-
nei confronti della globalizzazione.
vinti che tra di essi esista una stretta relazione. La scarsa produttività
I grandi gruppi industriali, infatti, hanno capito molto presto che sen-
del sistema economico italiano è stata determinata in misura non
za impegnativi investimenti in ricerca e innovazione non avrebbero
trascurabile dalle politiche a favore della rendita parassitaria.
retto la concorrenza con i paesi emergenti; così, anziché puntare sul-
Il mondo degli affari immobiliari, anzi, ha costituito l’unica certezza
la via alta allo sviluppo intraprendono politiche di ripiegamento nei
disponibile per la ristrutturazione delle aziende industriali. I grandi
settori protetti dalla decisione pubblica e in quelli tendenzialmente
gruppi italiani hanno scoperto le gioie del Real Estate nella seconda
monopolistici.
metà degli anni novanta. Un’operazione emblematica è condotta
Già la Fiat di Romiti ridimensiona il core-business dell’automobile per
da Tronchetti Provera a partire da una joint venture del 1997 con
buttarsi nelle avventure mancate nei servizi, prima nell’elettricità con
Morgan Stanley, per unificare la gestione del patrimonio dell’indu-
Edison e poi nei telefoni con la privatizzazione Telecom.
stria Pirelli fino a farne un grande operatore immobiliare, la Pirelli & C.
Quel grande patrimonio di tecnologia che era Telecom è stato sfian-
Real Estate.
cato dalle incursioni prima della Fiat, poi della “razza padana” e infi-
L’esternalizzazione dei patrimoni industriali in appositi fondi immobi-
ne della Pirelli, divenendo il luogo privilegiato in cui il capitalismo ita-
liari viene realizzata in pochi anni da tutti i grandi gruppi italiani (da
liano risciacquava i propri debiti e si assicurava una protezione dalla
Fiat, Benetton, Falck ecc.), da banche e assicurazioni (Ina, San Pao-
competizione internazionale. Le privatizzazioni delle autostrade e
lo-Imi, Generali ecc.) e dai grandi enti pubblici (Eni, Enel, Fs ecc.). Si
degli aeroporti hanno dato l’occasione di ripiegamento a Benetton,
tratta della più importante ristrutturazione del capitalismo italiano di
considerato fino al decennio precedente l’emblema del successo
fronte alla sfida della globalizzazione.
internazionale del made in Italy.
I gruppi industriali ottengono da quest’operazione un netto miglio-
In questo grande ritiro del capitalismo italiano dalla globalizzazione
ramento dei propri bilanci, come non sarebbe stata possibile con
sono state coinvolte tante altre imprese medie e piccole. Non tutte
nessun’altra ristrutturazione produttiva. Le perdite nella competizione
fortunatamente.
14
15
9. I plusvalori della rendita finanziaria e immobiliare, sempre più intrec-
stimenti ma da pure rendite di posizione. Questi plusvalori succhiati
ciati, sono di gran lunga superiori rispetto a quelli normali dei profitti
dal tessuto urbano sono stati ricollocati nel circuito finanziario globa-
industriali, senza neanche la difficoltà di organizzare il ciclo produt-
lizzato.
tivo.
Nello stesso tempo la bolla immobiliare ha espulso i cittadini con bas-
Così come l’acqua si dirige dove trova la strada più agevole le risor-
si redditi negli hinterland, nei pulviscoli edilizi intorno alle città, con il
se disponibili sono attratte dagli usi speculativi a discapito di quelli
risultato di aumentare il pendolarismo casa – lavoro e di accrescere
produttivi.
la congestione del traffico che angoscia le nostre esistenze.
Un’area agricola per il solo fatto di essere resa edificabile dai piani
Ora che la bolla immobiliare ha incominciato a sgonfiarsi, chi ha
regolatori dei comuni o dai “piani strategici” della Regione moltiplica
comprato casa si ritrova con un patrimonio parzialmente svalutato,
per 10-20 volte il proprio valore di mercato. Qual è il settore industria-
con l’aumento della rata del mutuo e dell’IMU. E le imprese che, gra-
le che può consentire simili guadagni?
zie alle agevolazioni della Tremonti bis, hanno investito in capannoni,
E se si hanno le informazioni giuste al momento giusto si acquistano
anziché in ricerca e macchinari, appendono ora inutili cartelli “ven-
per tempo i terreni dove un giorno saranno allocati i caselli autostra-
desi” e “affittasi”. Quelle che resistono soffrono invece della stretta
dali per costruire lì le “New Cities” previste dal PTRC o dove saranno
creditizia.
consentite le nuove lottizzazioni volute dai comuni in cerca di oneri
Le banche hanno fatto di tutto per gonfiare la bolla immobiliare e
di urbanizzazione per i loro bilanci dissestati.
ora che i valori sono scesi, tengono in corpo gli asset senza certifi-
Infatti, per sopperire ai deficit d’infrastrutture e di bilancio, molti sin-
carne la perdita ma facendo pagare questa sofferenza al sistema
daci hanno inventato la “zecca immobiliare”, cioè – per dirla con
economico non erogando credito.6 E questo spiega molto della crisi
Walter Tocci – stampano carta moneta assegnando ulteriori diritti
italiana, certo non tutto, ma molto. Con la transizione postfordista
edificatori in cambio di oneri di concessione. Ma lo scambio è ine-
i capitali prima generano la fabbrica a rete dispersa nel territorio,
guale perché le infrastrutture necessarie per i nuovi quartieri costano
poi in parte delocalizzano7 e infine, in gran parte, si dislocano nella
molto di più degli oneri di concessione e richiedono un nuovo intervento della “zecca”, in una spirale sempre più dannosa per l’interesse pubblico.
Lo prova il fatto che il valore del capitale fisico delle città non è mai
cresciuto tanto, ma alla fine del ciclo immobiliare le città si ritrovano
povere di infrastrutture e con bilanci disastrati. Dove è andata a finire
tutta questa ricchezza? Come si spiega questo scarto tra ricchezza
immobiliare e povertà urbana? I plusvalori sono stati acquisiti in gran
parte da proprietari senza merito, non essendo determinati da inve-
16
6
Oggi le principali banche del paese pare che detengano da sole circa 400
miliardi di attivi immobiliari e che una parte di questi, sempre in aumento negli ultimi
anni, siano crediti in sofferenza. (Mario De Gaspari 2013, Bolle di mattone, Mimesis)
7
Nasce così l’impresa a rete, il lavoro si disperde nel territorio. Prima le reti
erano corte, distrettuali, oggi le reti diventano sempre più lunghe, tendono a stendersi
ed articolarsi su scala planetaria, connettendo segmenti di produzione, saperi
tecnologici e reti commerciali, dislocate magari in continenti diversi. Il cambiamento
è reso possibile dalla rivoluzione dell’I.C.T. che velocizza le comunicazioni e dalla
ricerca del capitale di luoghi di produzione a minor costo del lavoro. Così la fabbrica
post fordista esternalizza: prima il lavoro si disperde nel territorio e nascono come
i funghi i capannoni in mezzo alla campagna e nei nuovi P.I.P. della Tremonti
concepiti come siti a minor costo, poi su scala globale. La fabbrica just in time
elimina il magazzino perché esso viaggia sulle nostre strade congestionate che a
17
10. finanza e nell’immobiliare. Il territorio è diventato così il cantiere di
rendita e profitto e non se ne parlò più. Il suo posto è stato preso
produzione del valore che deriva dalla rendita fondiaria che un tem-
dall’attacco all’articolo 18, causa di tutti i mali. E’ stata proprio la
po definivamo parassitaria.
rendita la vera responsabile della bassa crescita dell’Italia, poiché
Ne deriva non solo il saccheggio del territorio ma anche l’impoveri-
ha sottratto risorse importanti agli impieghi produttivi per destinarle a
mento del tessuto produttivo, la compressione dei salari e dei diritti,
finalità speculative.
l’erosione del welfare.
A forza di creare valore spostando risorse dall’industria al cemento
Dall’economia delle cose si passa all’economia della carta. Il De-
alla fine si ottiene bassa produttività del sistema. La rendita deprime
naro non è più un mezzo per comprare Merci e produrre più Merci,
l’economia mentre si vanta di salvarla. Qui risiede la sua forza ideolo-
ma è il Denaro in sé che diventa il fine: trasformare il Denaro in più
gica, la sua intrinseca capacità di mistificare la realtà.
Denaro attraverso la finanza e trasformando Beni comuni in Merci
Da noi le banche non sono fallite ma portano in corpo zavorra pe-
per produrre sempre più Denaro.
sante di titoli edificatori inesigibili e di immobili svalutati e proprio per
É una mutazione totale dell’economia capitalistica. Che trascina
questo contribuiscono alla stretta creditizia che soffoca le imprese.
con sé una mutazione profonda della società. Il capitalismo indu-
Esauritosi il grande ciclo immobiliare più lungo dal dopoguerra ora
striale, che fino a quel momento aveva guardato con aristocratica
il capitale finanziario punta sulle infrastrutture in “projet financing” in
diffidenza l’imprenditoria del mattone, dovette fare i conti con le re-
salsa veneta di cui noi, “coglioni” e “cretini” come ci definisce con
gole della trasformazione per portare a termine il riuso dei grandi
garbo Galan8, continuiamo a parlare male.
impianti produttivi, dal Lingotto alla Bicocca all’area Falck, fino alla
Attraverso la finanza di progetto si finanzia un diluvio di autostrade
trasformazione commerciale degli edifici storici com’è il caso di Be-
e di ospedali. La sanità veneta, che pure viene presentata come
netton a Venezia che nel frattempo si era già convertito nella rendita
la migliore d’Italia, si scopre improvvisamente piena di ospedali da
autostradale per citare i casi emblematici.
rottamare e da sostituire con ospedali nuovi di zecca: dopo Mestre e
La dismissione industriale fece scoprire ai capitalisti i vantaggi immeri-
Alto Vicentino tocca alla Bassa Padovana, a Padova e ampliamenti
tati delle plusvalenze immobiliari, un modo più semplice di arricchirsi,
e ristrutturazioni a Treviso e Verona. Mantovani costruzioni, Gemmo
senza dover fare i conti con l’organizzazione del ciclo produttivo.
impianti, Studio Altieri la fanno da padroni.
A quel punto terminarono i dibattiti sull’improbabile patto tra i pro-
La rete stradale viene progressivamente privatizzata. Mentre il SFMR
duttori, venne messa in soffitta qualsiasi ipotesi di separazione tra
è al palo da vent’anni e nessuna manutenzione e ammodernamento della viabilità ordinaria viene effettuata si progettano autostrade
loro volta attirano attività commerciali, il tutto genera una mobilità multidirezionale
delle merci e delle persone, quasi sempre su mezzi privati che congestiona il traffico
e soffoca la nostra esistenza. Una mutazione gigantesca, formata dalla somma di
trasformazioni diffuse e capillari, ha investito negli ultimi decenni il Veneto e l’intera
pianura padana. Un diluvio di cemento che ha deturpato uno dei paesaggi più belli
d’Europa. (Oscar Mancini, Città e Lavoro, Roma Ediesse 2009)
18
a go go: come abbiamo già detto, dopo il passante di Mestre è la
volta della Pedemontana, della Nogara Mare, della nuova Valsugana, della Valdastico Sud e Nord, della Romea commerciale, della
8
Giancarlo Galan, Intervista alla Nuova Venezia, 2013
19
11. camionabile e del Gra di Padova, del Traforo delle Torricelle a Ve-
Padova e rinegoziare la soluzione tecnica con i Trentini. I privati han-
rona, del sistema delle complanari della Serenissima, del prolunga-
no già rilevato le quote: sono Astaldi, Mantovani, F2i e naturalmente
mento della A27 fino a Longarone, le “Vie del mare” verso Iesolo e
Banca Intesa. L’affare vale 2 mdl e 700ml di euro”.11
potrei continuare9. Si sviluppa così “una repellente crosta di cemento
Ecco un esempio concreto d’intreccio tra grandi opere, affari e fi-
e asfalto” per dirla con Antonio Cederna.
nanza.
Il tutto sotto l’attenta regia dell’assessore Chisso e del potente segre-
Cosa c’è di male mi chiese una volta un vecchio sindaco di Venezia
tario alle Infrastrutture Silvano Vernizzi che riunisce nella sua persona
a proposito delle modalità con cui veniva costruito il nuovo ospeda-
un lungo elenco di funzioni in conflitto d’interesse tra di loro.10
le di Mestre. C’è di male innanzitutto che a differenza di altri tipi di
Emblematica è l’offensiva ripartita negli ultimi tempi per rimuovere
concessione in cui il concessionario privato si accolla tutti i rischi del
la storica ostilità dei trentini alla Valdastico Nord. Le ragioni vengono
mercato, con il projet financing sporco i rischi rimangono pubblici ed
ben spiegate da Renzo Mazzaro:
eventuali perdite per il privato vengono garantite dai fondi pubblici.
“La società proponente è la Brescia-Padova, con la concessione
Così se per ipotesi il privato gestisce male il servizio o il mercato cam-
in scadenza nel 2013. Alla perdita seguirebbe il disastro per le ban-
bia e i profitti non arrivano sarà l’ente pubblico che, dopo aver pa-
che che hanno prestato i soldi, soprattutto Intesa San Paolo. L’unico
gato il canone per 25/30 anni, ripagherà anche il debito. Un sistema
modo per far sopravvivere la concessione è privatizzare la Brescia-
questo per cui fin da subito si sottraggono risorse ai servizi che paghiamo in termini di minori prestazioni e tickets e inoltre l’ente pubbli-
9
Oggi il tema più rilevante è senza alcun dubbio la Pedemontana:
un’autostrada a pagamento che dovrebbe collegare Montecchio Maggiore (VI)
a Spresiano in provincia di Treviso, un serpentone di cemento e asfalto lungo 95 Km
di cui 50 in trincea, un’opera da 2 MDL e oltre di euro, più volte bloccata dai ricorsi
dei cittadini e di alcuni Comuni (Villaverla capofila) e fortemente voluta da Zaia e
dagli imprenditori. Un’autostrada, così come progettata, inutile e dannosa, come
ci ha spiegato l’arch. Massimo Follesa, il portavoce del Co.Ve.Pa, il Coordinamento
Veneto Pedemontana Alternativa.
10
Per la loro realizzazione va rimosso ogni ostacolo. Sino a invocare, come
fa il commissario Silvano Vernizzi, la cancellazione del diritto dei comitati a ricorrere.
Segretario di un’anomala e verticistica struttura amministrativa della Regione egli
è contemporaneamente Commissario per la Pedemontana Veneta (lo è stato
per il Passante di Mestre) nonché Amministratore Delegato della disastrata Veneto
Strade. Ne deriva un assetto gerarchico regionale che pone al vertice il Segretario
che riunisce le funzioni di valutazione tecnica e di verifica di compatibilità, anche
di progetti stradali. Ma non basta, perché la medesima persona è pure il Presidente
delle commissioni regionali in materia di valutazione ambientale (VAS e VIA) oltre che
“Autorità competente per la valutazione di incidenza ambientale” (la V.Inc.A, per
la tutela della biodiversità) e “coordinatore del Comitato Tecnico per l’attuazione
dell’intesa tra Regione e Ministero Beni Culturali in materia di paesaggio”. Di fronte
agli autorevoli pareri espressi dalla stessa persona, come si permettono questi
comitati di intralciare la realizzazione delle opere? Bonaparte dixit!
20
co si mette sulle spalle un debito occulto che graverà sulle prossime
generazioni.
Qualche anno fa, la Camera del Lavoro di Vicenza insieme al Sindaco di Schio, grazie ad un’autorevole consulenza, riuscì a dimostrare
che si poteva realizzare l’ospedale unico Schio-Thiene spendendo
meno della metà. Ma a nulla valsero i nostri numeri12 di fronte alla
protervia del duo Galan Sartori, alla via immobiliare alla sanità che
continua a essere ostinatamente perseguita, come ci ha spiegato
Fortunato Guarnieri.
Un altro esempio di projet financing è ben raccontato da Carlo Costantini nella prefazione al libro “Strada Chiusa” riguardante la Pede11
I padroni del Veneto, Renzo Mazzaro, Editori Laterza 2012.
12
In quegli anni svolgevo la funzione di segretario generale della CGIL
Vicentina.
21
12. montana veneta.
zioni, forze sociali e che non riuscì nemmeno ad arrivare alla discus-
Riassumendo possiamo dire con Giovanni Arrighi che “le spinte spe-
sione in Consiglio Regionale.
culative sottraggono capitali ai commerci e alle attività produttive
Quello che doveva essere il fiore all’occhiello della giunta Galan è
e prima o poi portano alla svalutazione” che, nell’attuale sistema di
appassito prima del tempo. Ma ovviamente gli immobiliaristi non de-
cambi fissi, si ripercuotono sul credito alle imprese, sui mutui, sui salari,
mordono e premono per realizzare quel piano.
sull’occupazione, sui servizi.
Nel frattempo però cresce l’opposizione coinvolgendo in modo inedito comitati e associazioni imprenditoriali e sindacali che il Presiden-
3. Il movimento contro il piano di cementificazione del Veneto
te Zaia - dopo aver spudoratamente dato via libera a Veneto city,
Nella torrida estate dello scorso anno il Presidente Zaia così si espri-
Tessera city, alla torre di Cardin e alla Pedemontana e via elencando
13:
meva
- cerca adesso di rabbonire proclamando a parole “Ora basta case
“Nel Veneto si è costruito troppo, non possiamo continuare così. È
e cemento” mentre, con un escamotage giuridico di dubbia legitti-
necessario fermarsi. È assurdo continuare ad approvare nuove lottiz-
mità, l’assessore Zorzato ha fatto approvare in Giunta una “Variante”
zazioni urbanistiche, quando esistono già abbastanza case per tutti.
al PTRC “adottato” dalla precedente Giunta, ma al contempo né
Piuttosto, diamo valore al recupero dei volumi esistenti. Basta con le
ampia il valore legale (attribuendogli una inesistente “valenza pa-
nuove lottizzazioni. Non possiamo continuare a sfigurare il paesag-
esaggistica”) e, per certi aspetti, ne peggiora i contenuti sostanziali
gio, consumare territorio, offrire speculazioni che oggi, tra l’altro, non
rendendo le “norme tecniche” prive di efficacia e tentando di dele-
hanno più mercato. E provocano un danno ancora più grave. Il pa-
gare alla Giunta regionale i concreti progetti attuativi.
trimonio edilizio esistente, a fronte di nuove costruzioni, si svaluta e
Il Consiglio Regionale e i Comuni vengono così sostanzialmente
perde valore”. Continua Zaia: “Sì, penso a una moratoria in piena
espropriati e gli interessi degli abitanti del Veneto totalmente ignorati.
regola”.
Cambiano le Giunte, si avvicendano in carcere e agli arresti domi-
Insomma dichiarazioni che facevano presagire, a quanti in buona
ciliari i vertici dei consorzi, delle imprese e delle società che mono-
fede gli danno ancora credito, a una svolta di chiaro stampo am-
polizzano le “grandi opere”, la Guardia di Finanza documenta l’infil-
bientalista da parte del governatore Veneto ed ex Ministro dell’Agri-
trazione mafiosa nel mercato immobiliare del Veneto, il dissesto idro-
coltura.
geologico provoca danni in continuazione, la qualità dell’aria è la
Invece No: contrordine. La Regione ci riprova. Dopo quattro anni da
peggiore d’Europa… ma la musica che suonano a Palazzo Balbi non
Galan, Zaia ripropone il PTRC (Piano Territoriale Regionale di Coor-
cambia: cementificare e asfaltare. Lasciare mano libera ai progetti
dinamento), il “super-piano” che a suo tempo fu sommerso da una
che le varie lobby finanziarie e del mattone hanno in programma e
marea di osservazioni (oltre 15.000) presentate da cittadini, associa-
che “concerteranno” con i soliti assessori.14
13
In una intervista, pubblicata sul ” Mattino” di Padova ed. on line del 19
agosto 2012.
14
Ripreso da un testo redatto da AltroVe, rete di comitati e associazioni per
un’AltroVeneto.
22
23
13. Sui tavoli degli uffici regionali sono già pronte decine di “progetti stra-
ora il loro e il nostro obiettivo è costringere la Regione a desistere dal
tegici”, che impegnano il suolo veneto con svariati milioni di metri
suo tentativo di distruggere definitivamente il Veneto.
cubi di volumetrie e centinaia di chilometri di nastri d’asfalto.
Le principali obiezioni che formuliamo, sono le seguenti:
Progetti che vanno approvati con le norme “semplificate” della Leg-
1. Il nuovo PTRC non può avere “valenza paesaggistica” poiché
ge Obiettivo, degli Accordi di Programma, dei famigerati Project Fi-
non rispetta le disposizioni del Codice dei Beni Culturali e del Pa-
nancing e spesso gestite dai super-dirigenti e commissari.
esaggio e perché rinvia a data da destinarsi l’approvazione dei
Ma per riuscirci la Regione ha bisogno di “derogare” dalle norme vi-
“Piani d’ambito”. Quindi non possono essere abrogate le norme
genti sulla salvaguardia e sulla tutela del territorio stabilite dalle Con-
di salvaguardia vigenti del PTRC del 1992, salvo dare il via libera
venzioni europee sul paesaggio e sulle aree protette, dal Codice sui
all’ulteriore devastazione del territorio: viene da chiedersi se il So-
15
Beni Culturali , dai Piani di assetto Idrogeologici e dalle stesse leggi
printendente regionale ne sia consapevole e perché avvalli tale
regionali ancora vigenti. Questo è lo scopo vero del nuovo PTRC:
Piano.
un Piano che non è un piano. Centinaia di pagine, di relazioni di
2. Il nuovo PTRC non rispetta i Piani di assetto idrogeologico, né
esperti ben pagati, di indagini conoscitive disattese… servono solo a
adotta una qualsiasi misura efficace per la tutela e il risanamento
incartare con belle parole le peggiori intenzioni che stanno dietro al
dell’atmosfera, dando il via libera generalizzato a centrali elettri-
nuovo Piano. Una bella confezione per incartare un uovo vuoto per
che di ogni tipo, numero e dimensione - a partire da Porto Tolle16
dirla con Eddy Salzano.
per finire con l’imbrigliamento dei fiumi del Bellunese - e conti-
Di fronte a tanta sfacciataggine, le associazioni, i comitati, i gruppi
nuando ad incentivare il traffico su gomma con il diluvio di pro-
che da anni operano nel Veneto a difesa del territorio e della qualità
getti autostradali promossi dalle solite società
della vita degli abitanti e che già all’epoca dell’adozione del nuovo
3. Il nuovo PTRC dà carta bianca alla Giunta regionale, delegan-
PTRC (2009) si erano mobilitati, hanno ricostituito un tavolo di lavo-
do a essa ogni decisione sull’individuazione e l’approvazione dei
ro che si riunisce presso l’Università di Architettura di Venezia. Inco-
grandi e meno grandi “Progetti strategici “ che, con le nuove au-
raggiati da alcuni successi parziali – Stop a Elettrodotto Dolo Camin,
tostrade e strade a pagamento in projet financing, sono di fatto
Barcon, Ikea Casale, lottizzazione Asolo, a interporto a Dogaletto di
Mira etc, ridimensionamento di Quadrante Tessera – e da un’ inedito
ascolto da parte delle forze di opposizione in Consiglio Regionale,
15
Il paesaggio è tutelato dal Codice (art.131 c.2) relativamente “a quegli
aspetti e caratteri che costituiscono la rappresentazione materiale e visibile
dell’identità nazionale, in quanto espressione di valori culturali”. Il paesaggio quindi
come identità nazionale non può essere evidentemente tutelato in autonomia
dalle Regioni, e perciò il Codice dispone (art. 135 c.1) che i piani paesaggistici siano
elaborati “congiuntamente” tra Ministero dei Beni culturali e Regioni.
24
16
Come indicato nel 2012 dal Convegno Interregionale SEL di Adria, sono
maturi i tempi,anche in considerazione della crescita di consapevolezza dei cittadini,
perché le giunte regionali di Veneto ed Emilia Romagna diano attuazione agli
impegni da loro assunti con la firma del protocollo del 27 dicembre 96.L’obiettivo è
quello d’istituire il Parco interregionale del Delta per superare artificiose separatezze,
potenziare l’efficienza e l’efficacia gestionale al fine di tutelare la più vasta zona
umida presente in Italia che, per le sue caratteristiche morfologiche e naturalistiche,
riveste una importanza internazionale. In questa prospettiva rimane centrale
l’obiettivo, già indicato dal Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna, di fermare lo
sciagurato progetto di riconvertire a carbone la centrale termoelettrica di Porto
Tolle per il momento in stand by.
25
14. l’unico vero obiettivo di Zaia: il potere decisionale sul governo di
zioni del SFMR e persino della TAV, quest’ultimo è il caso di Tessera.
gran parte del territorio regionale è di fatto espropriato ai Comuni
4. Non vi è alcuna norma minimamente cogente ed efficace per
ed allo stesso Consiglio regionale che, con queste norme, darebbe
contenere il consumo di suolo che, nel Veneto, è ai massimi livelli
totale delega alla Giunta regionale.
in Italia e in Europa. Lo stresso assessore Zorzato da noi incalzato
Infatti, il nuovo PTRC crea attorno a tutti i caselli autostradali e alle
nel recente incontro di Treviso ha ammesso che questo “non è un
stazioni ferroviarie una zona franca di due chilometri di raggio dove
piano di prescrizioni”. Non si era mai visto prima un piano fatto di
ogni decisione, favorevole o contraria, su nuovi insediamenti, sarà
“auspici” di buoni proponimenti, al massimo di qualche “esorta-
frutto di accordi tra i proprietari delle aree e la Giunta regionale – la
zione”. Di fatto siamo quindi in presenza di “un non piano”.
Giunta, non il Consiglio - con la massima discrezionalità concessa
dalla totale assenza di regole certe17. Per dare un’idea: ciascuna
Questa analisi largamente ripresa dalle elaborazione di AltroVe, la
area corrisponde a 1256 ettari, 20.000 ettari (200.000.000 mq.) nei
rete dei comitati e delle associazioni per un altro Veneto, al cui la-
soli caselli della Pedemontana Veneta.
voro contribuiscono in modo significativo numerose/i compagne/i
È un sistema centrato sull’utilizzazione intensiva delle aree circostan-
iscritti a SEL, è stata fatta propria e rilanciata da SEL Veneto con un
ti i caselli. Là devono addensarsi le attività direzionali nuove da pro-
apprezzato volantino diffuso in migliaia di copie.
muovere, la ricettività alberghiera, i centri commerciali, tutti i centri
Essa evidenzia innanzitutto che le norme contraddicono i buoni pro-
d’interesse. Poco importa se non esiste alcuna seria dimostrazione
ponimenti. Vi sono i titoli e le enunciazioni ma il Piano è vuoto di in-
dell’esigenza di aumentare le sedi per tali attività senza verificare la
dicazioni prescrittive, di vincoli e di norme cogenti proprio sui temi
possibilità di ospitarle nelle strutture edilizie esistenti. Poco importa
che sono quelli per cui il PTRC dovrebbe poter assumere la “valenza
che con questa operazione si svuotino le città e si condannino al
paesaggistica”.
deperimento i centri storici.
La contraddizione non è solo in termini. Essa evidenzia invece il carat-
Ciò che conta è che le decisioni relative a questi nodi li assuma tutti
tere strumentale e le finalità effettive di questa “Variante parziale” al
la Giunta regionale. Nascono così le varie new Cities, da Veneto
PTRC: dotare la Regione di uno strumento che è solo nominalmente
City a Tessera city a Motor city, alla cui realizzazione si piegano le
un Piano in quanto improntato alla filosofia di Galan, fatta propria
infrastrutture con la previsione di spostare caselli autostradali, le sta-
anche da Zaia, riassumibile in tre punti:
1° - “nessuna norma, deciderà il mercato!”,
17
Le norme infatti stabiliscono (articolo 38) che “le aree afferenti ai caselli
autostradali, agli accessi alla rete primaria ed al SFMR per un raggio di 2 Km dalla
barriera stradale sono da ritenersi aree strategiche di rilevante interesse pubblico
ai fini della mobilità regionale. Dette aree sono da pianificare sulla base di appositi
progetti strategici regionali”. Le aree dove si prevede di concentrare lo sviluppo
immobiliare e finanziario, e insieme con esse i cuori delle aree urbane (poiché tali
sono spesso le stazioni ferroviarie) sono sottratte al potere dei poteri locali: sono
affidati alla Giunta regionale.
26
2° - “il potere decisionale e la gestione vanno delegati al governo
regionale” che tratterà volta per volta col mercato stesso ossia
con gli immobiliaristi.
3° - assolvere nominalmente all’obbligo della attribuzione della Valenza Paesaggistica e strappare al Ministero per i BB.CC. il ne-
27
15. cessario nulla-osta per avere poi, una volta delimitate le aree
Nella stessa direzione spingono le scelte che la Giunta regionale
vincolate, mano libera sul restante 90 % del territorio.
compie per quanto riguardala residenza. Si afferma categoricamente che l’incremento demografico registrato negli ultimi anni, che si
Quali gli sono gli interessi in campo? La strategia pro rendita della
prevede possa continuare, “rende inevitabile un ulteriore aumento
Giunta del Veneto è ben descritta in un documento preliminare al
dell’edificato. Inevitabile, non c’è scelta” (Relazione dei proto, p.
piano: quello scritto da Paolo Feltrin, esperto bypartisan di politiche
94). Si trascura del tutto la presenza di una enorme quantità di volu-
amministrative, dedicato a “La seconda modernità veneta e il terri-
mi inutilizzati, e una quantità ancora maggiore di volumi previsti dagli
torio”.
strumenti urbanistici vigenti. Tiziano Tempesta, valuta che si sia co-
Ben consapevole che l’espansione della città favorisce la rendita
struiti edifici per un milione di nuovi abitanti. In questo modo le città
marginale, si affretta a rassicurare i percettori di rendita differenziale,
verranno saturate e devastate irrimediabilmente.
termine che allude al tema ricardiano dei terreni a diversa fertilità e
Si trascura, come ci ha ricordato Vincenzo Genovese, che l’impron-
che, in questo caso, indica la valorizzazione degli immobili interni alla
ta ecologica del Veneto registra un deficit di 4,81 ettari per abitante,
città, dotati di vantaggi posizionali.
come dire che se tutti gli abitanti del mondo si comportassero come
Si raccoglie in anticipo l’obiezione e si corre subito ai ripari raddop-
noi avremmo bisogno di più di 4 pianeti.
piando. Non solo nuovi insediamenti omnibus in corrispondenza dei
Si trascura, come scrive efficacemente Luisa Calimani, che:
caselli autostradali ma si suggerisce anche d’ incentivare “uno svi-
“Salvare i territori agricoli è necessario, ma non lo si può fare con-
luppo edilizio verticalizzato, in modo da trasferire all’interno del cen-
sumando le poche aree libere e permeabili rimaste all’interno dei
tro urbano il centro commerciale tout-court” (p. 41).
tessuti edificati, preziose per il benessere fisico e sociale dei cittadi-
E le Norme raccolgono il suggerimento: si invitano i comuni a indivi-
ni, per un miglioramento del microclima urbano, per un adeguato
duare anche nei centri urbani e in quelli storici “aree ed edifici che
soleggiamento dei fabbricati e necessarie per evitare i sempre più
consentano l’insediamento di grandi strutture di vendita” (articolo
frequenti allagamenti”.
47). E perché no anche grattacieli “tout court”, suggerimento subito
Luisa, nel suo importante contributo nazionale di cui ci parlerà ci ri-
accolto prima a Iesolo e poi in modo bypartisan da Zaia e Orsoni,
corda anche che:
con il Palais, per il momento sCARDINato grazie anche alla mobilita-
“Un ettaro di terreno urbano tenuto a prato con 150 alberature: as-
18
zione nazionale e internazionale .
18
L’ultimo assalto a Venezia è quello ordito da Pierre Cardin. Un palazzoscultura, battezzato Palais Lumiere, il manufatto più alto e voluminoso di tutta la
pianura padana, nelle giornate terse visibile anche dalle Dolomiti. Un progetto
entusiasticamente sostenuto dalla Regione e dal Comune di Venezia. Contro
il progetto si sono schierati cinquanta esponenti dell’intellettualità italiana, da
Salvatore Settis a Carlo Ginzburg, da Stefano Rodotà a Vittorio Emiliani, da Vezio De
Lucia a Edoardo Salzano, da Tomaso Montanari a Pierluigi Cervellati. Lo scempio è
28
per ora accantonato ma il Comune non demorde: chiede addirittura di cancellare
la fascia di rispetto paesaggistica di 300 metri che delimita l’ecosistema lagunare.
Giù dalla Torre. È il titolo del saggio che l’urbanista veneziano Stefano Boato, docente
dell’Iuav, ha dedicato proprio alla vicenda del progetto del Palais Lumière, uscito in
questi giorni per la collana «Occhi aperti su Venezia» di Corte del Fontego Editore.
Il testo ricostruisce in dettaglio tutti i passaggi amministrativi e burocratici della
vicenda, compreso anche il carteggio intercorso tra il Comune e i Beni Culturali
sull’esistenza del vincolo e le molte contraddizioni che l’hanno accompagnata.
29
16. sorbe quasi 30 tonnellate annue di Anidride Carbonica; produce ol-
componenti della Città del Passante e poi siccome Verona non può
tre 5 tonnellate annue di Ossigeno; traspira/evapora quasi 33 tonnel-
essere da meno ecco Motor City tra Verona e Mantova e via elen-
late annue di acqua; la temperatura media di una città è di 0,5-1,5
cando, che hanno già i suoi robusti sponsor, i suoi politici di supporto,
gradi superiore a quella delle campagne circostanti. D’estate l’aria
e le sue proprietà immobiliari.
soprastante un prato alberato può avere una temperatura inferiore
Dunque verticalizzare e densificare a partire degli spazi compresi
anche di 15 gradi rispetto ad una superficie asfaltata”.
tra il nuovo passante e la vecchia tangenziale di Mestre e dentro il
A questi aspetti ecologici si aggiungono i benefici sociali che gli spazi
GRA di Padova per dare forma alla progettata PATREVE, la vagheg-
pubblici offrono come luoghi di aggregazione e di relazione. Sono gli
giata città metropolitana dai confini infiniti e indefiniti facendo leva
spazi, che fanno di un luogo costruito, una città e non un ammasso
sul sull’intreccio di fitti interessi che unirebbero i colli euganei con
di cemento come diventerebbe saturando tutte le aree ancora ine-
le spiagge iesolane e il Montello. D’altra parte se Venezia è solo un
dificate.
brand perché proporsi il governo democratico di una comunità?
Si trascura del tutto di domandarsi per quali ceti, in quali luoghi, in
Io penso al contrario che la città metropolitana debba essere rap-
relazione a quali redditi esiste un problema di accesso all’alloggio. E,
presentativa di una comunità territoriale e non avere un puro carat-
nel concreto, non si fornisce alcuna indicazione, alcun programma,
tere di “integrazione funzionale” bensì “strutturale” cioè “istituziona-
alcuna ipotesi di finanziamento, se non la sollecitazione a costruire,
le”. Ne deriva che necessariamente una comunità pretende l’elezio-
intensificare, proseguire e “governare” l’espansione delle villettopoli.
ne diretta degli organi del nuovo ente.19
Questa spinta all’espansione dell’urbanizzazione si sposa, da un lato,
Sul secondo versante ci pensano i comuni con le nuove lottizzazioni
al disegno delle grandi infrastrutture, dall’altro, al proliferare delle ini-
oppure svendendo il loro patrimonio, consentendo cambi di destina-
ziative di bricolage immobiliare.
zione d’uso, come nei casi esemplari della “Benettown” veneziana
Sul primo versante la citata Relazione dei proto suggerisce immagini
descritta da Paola Somma20, “dal Ridotto al Fontego dei Tedeschi,
significative:
all’assalto alla Stazione Santa Lucia” sostenuto anche dal “dono”
“Il passante di Mestre e il GRA di Padova lasciano prefigurare diversi
che ci ha fatto l’archistar Santiago Calatrava, e dello scandalo del
possibili scenari di sviluppo per le due città. Se guardiamo a Mestre, il
Lido dettagliatamente raccontato da Edoardo Salzano in un aureo
Passante potrebbe essere interpretato come una nuova, più ampia
libretto21.
cinta muraria, il nuovo confine di una diversa città con ambizioni di
capitale regionale”.
Immagine ripresa purtroppo anche dal rettore dello IUAV.
Non è necessario lanciare una sfida ai politici, come fa il “proto”
19
Ragionamenti sulla città metropolitana di Venezia, Oscar Mancini,
Eddyburg.it, 05 Gennaio 2013
Paolo Feltrin. L’hanno già raccolta in anticipo: si tratta dei progetti
20
Veneto City e Marco Polo City, quest’ultima ridimensionata dal PAT,
21
Edoardo Salzano. Lo scandalo del Lido di Venezia. Cultura e affari, turismo
e cemento nell’ isola di Aschenbach, Corte del Fontego, Venezia 2011
30
Benettown, Paola Somma, Occhi aperti su Venezia, Corte del Fondaco 2011.
31
17. Al resto ci pensa la finanza per immettere i patrimoni immobiliari
Come scrive al mia amica Anna Marson, oggi assessore all’urbanisti-
nel circuito globale della finanza per elevare nell’Olimpo la rendita
ca in Toscana, nel Veneto si scontrano, schematizzando, due scenari.
22
pura , che riassume in se rendita marginale, rendita differenziale e
Il primo vede l’area centrale solo come un corridoio, un luogo di
rendita finanziaria.
transito di merci tra Est e Ovest. Nuove infrastrutture stradali e ulteriore urbanizzazione di suoli agricoli e investimenti scaricati sugli enti
4. Che fare
pubblici.
Lo slogan “stop al consumo di suolo”, che costituisce il vessillo di un
Il secondo, il nostro, punta sul restauro del territorio come patrimonio,
sempre più ampio arco di forze sociali e culturali, deve essere ac-
luogo di vita e di produzioni di qualità e cura delle eccellenze pro-
compagnato da un altro: “riqualificare le nostre città per tutti i loro
duttive e sociali.
abitanti”.
Per queste esigenze esistono in ogni comune vaste aree urbanizzate
Non è vero che non ci siano esigenze di nuovi interventi di trasforma-
e non utilizzate: dalle caserme agli edifici dismessi, alle zone industriali
zione delle città. Insieme a un serio programma di difesa del suolo
semivuote insieme a tanti alloggi tenuti sfitti.
23
-che abbiamo lanciato con la campagna “Terra Nostra” - e di rico-
Ciò che più indigna è veder sottratto al ciclo biologico risorse insosti-
struzione di ambienti compromessi serve un piano di messa in sicu-
tuibili per l’equilibrio tra l’uomo e la natura quando abbiamo a dispo-
rezza e di riqualificazione energetica degli edifici a partire da quelli
sizione, per fare l’esempio più significativo, una parte rilevantissima
scolastici, di attivazione di attività produttive innovative, di recupero
dei 2000 ettari di Porto Marghera, l’area più attrezzata e infrastrut-
e restauro architettonico degli edifici, dedicando attenzione alle esi-
turata di tutto il Nord Est, sito d’interesse nazionale, che attende di
genze abitative delle persone con bassi redditi, agli spazi pubblici.
essere bonificata e riqualificata24.
Un grande piano di piccole opere come abbiamo detto e poi un
Gli ineludibili processi di riconversione industriale, come sottolinea
grande piano per la mobilità sostenibile sottoponendo il Veneto alla
giustamente la CGIL25, sono messi a rischio da “progetti come quello
“cura del ferro” come “cura” alla “malattia dell’asfalto”.
di Veneto City, di fatto alternativi alla riqualificazione di quelle prezio-
22
Il fondo immobiliare consente di raggruppare in un portafoglio unico
le proprietà di una vasta gamma di immobili e di coinvolgere anche i piccoli
risparmiatori su operazioni altrimenti fuori dalla loro portata, godendo altresì di
agevolazioni fiscali negate ai comuni cittadini. Con il fondo la valorizzazione approda
a una rendita immobiliare pura, distante dalle concrete condizioni fisiche della
trasformazione edilizia e connessa alle tendenze macroeconomiche determinate
dalla finanziarizzazione. Allo stesso tempo, però, il fondo immobiliare consente una
maggiore opacità delle operazioni rispetto alla normale gestione finanziaria, la
quale non ha certo brillato per trasparenza. (Walter Tocci 2010)
24
Riqualificare Marghera significa, a mio parere, puntare su attività innovative
e non a un porto croceristico per grandi navi, incompatibili con quella laguna, fra
le più belle al mondo, dove passano i mostri giganti, “templi del consumismo che
somigliano più a uno dei colossali alberghi di Las Vegas che non a semplici navi”(
Salvatore Settis)
23
“Contrastare il grande saccheggio del territorio veneto”, seminario SEL
Veneto, Rovigo 22 ottobre 2011. Relazioni e interventi di Dino Facchini, Valerio
Calzolaio, Oscar Mancini, Sergio Lironi, Luca De Marco.
32
25
Il documento di osservazioni al PTCP e al PTRC della Camera del Lavoro
di Venezia rileva che questi progetti “oggettivamente possono compromettere la
principale priorità produttiva del territorio, cioè la bonifica e la riqualificazione di
Porto Marghera e di fatto alternativi alla riqualificazione di quelle aree e all’uso delle
amplissime aree già previste dal Piano Regolatore vigente. Una corretta politica
urbanistica e industriale dovrebbe invece fondarsi sul recupero e la riqualificazione
degli insediamenti esistenti minimizzando il consumo di suolo”.
33
18. se aree”. Se la giunta Regionale fosse animata da buoni propositi è
Archistar, dei promotori alla Cardin e a quelle del conto in banca di
qui che si dovrebbe applicare un “piano strategico” per una ricon-
quanti approfittano del banchetto. (Salzano 2012)
versione ecologica di quelle aree. Questo è il progetto strategico
Il Piano del lavoro della CGIL è una buona base di partenza, le detta-
che SEL rivendica.
gliate sette proposte della FILLEA (40 Mdl in 20 anni) indicano il salto
Più in generale compito del Ptrc dovrebbe essere quello della costru-
di qualità che è in atto all’interno del movimento operaio proprio
zione di uno specifico progetto (strategico) di riorganizzazione degli
nella parte più colpita dalla crisi.
insediamenti basato sull’innovazione tecnologica e l’ecoefficienza
Anche noi vogliamo contribuire a definire una nostra proposta per
con l’obiettivo di realizzare un consistente numero di “aree ecologi-
il Veneto attraverso la costituzione di un dipartimento regionale. Un
camente attrezzate.”
gruppo di lavoro aperto a quanti vogliono dare il proprio contributo
Un simile progetto ha ovviamente bisogno del contributo degli enti
d’idee e di proposte. A questo fine torno a sollecitare l’indicazione di
locali (Provincia e Comuni) e di tavoli di concertazione che coinvol-
referenti provinciali per questi temi.
gano le associazioni imprenditoriali e i sindacati, per individuare insie-
Non partiamo da zero. Con le iniziative regionali di Padova e Rovigo,
me i problemi emergenti. L’obiettivo dovrebbe essere quello di veri-
quelle provinciali di Vicenza e Treviso, con il documento sui rifiuti27,
ficare la qualità degli insediamenti, i diversi gradi di saturazione nelle
con le iniziative di diversi circoli, come quelle recentemente svoltesi
diverse zone produttive e le esigenze delle imprese e del mondo del
a Mogliano e Dolo, stiamo ponendo le basi per costruire in modo
lavoro, definibili in base a criteri di carattere tipologico, normativo,
partecipato la nostra idea del Veneto. Fin d’ora chiediamo che si
ambientale, viabilistico, infrastrutturale, di qualità della vita, da cui
proceda con la massima urgenza alla redazione ed approvazione
far discendere iniziative e progetti di riordino e riqualificazione, con
di un vero Piano Paesaggistico e di un nuovo PTRC ispirato ai principi
26
le modalità sopracitate .
della effettiva tutela del patrimonio storico, culturale e paesaggisti-
Tante possibilità di trasformazione a fini sociali su cui impegnare intel-
co della nostra Regione, della sostenibilità ecologica ed ambientale
ligenze e capacità professionali e risorse oggi follemente impiegate
nelle “Grandi Opere”, inutili a tutti fuorché alla crescita dell’Ego degli
26
In alcuni contesti provinciali significativi la Regione dovrebbe avviare
progetti pilota di “aree ecologicamente attrezzate” che sappiano proiettare
all’esterno una diversa immagine delle zone industriali, intese come elementi
qualificanti, non solo dal punto di vista dell’attrattività economica, ma anche
sotto il profilo dell’ecoefficienza, ottimizzando le risorse aziendali ed umane a
disposizione. Il layout degli interventi dovrebbe ispirarsi al Regolamento (CE)
n.761/2001 per l’adesione volontaria a un sistema di ecogestione e audit
ambientale (EMAS) che prenda in considerazione le questioni fondamentali
dell’edilizia sostenibile, dei consumi energetici e delle risorse idriche, nonché
della mobilità e della qualità ambientale all’interno dell’area presa in
considerazione per renderla “ecologicamente attrezzata” (certificazione
EMAS ) nonché rispettosa delle norme sulla sicurezza nel lavoro.
34
27
L’obiettivo da cogliere con il nuovo piano dei rifiuti regionale è quello
di modificare completamente l’attuale gestione del ciclo per un percorso
“verso rifiuti zero”. Si tratta di sviluppare il concetto di rifiuto come una risorsa
affermando una maggiore partecipazione responsabile e consapevole dei
cittadini, con l’obiettivo di realizzare le condizioni per soddisfare i bisogni umani
e sociali impiegando meno risorse, consumando meno energia, riducendo
le emissioni in atmosfera, producendo meno rifiuti, facendo risparmiare i
cittadini con la diminuzione delle tariffe e creando lavoro sul territorio. Ne
consegue l’annullamento dei progettati nuovi impianti per l’incenerimento,
come quello previsto per Verona a Ca’ del Bue e una graduale dismissione
di quelli esistenti a Schio, a Fusina (VE) e a Padova. Lo scenario alternativo,
rispetto alla proposta di piano della Regione, prevede il raggiungimento della
percentuale dell’80% di raccolta differenziata attraverso l’estensione del
sistema “porta a porta”: Il risultato di oltre il 70% è un traguardo già raggiunto
da molti comuni del Veneto.
35
19. e della drastica riduzione del consumo di suolo.
li conflitti trovino soluzioni coerenti con gli obiettivi di sostenibilità
Chiediamo inoltre che, in attesa dell’approvazione di detto piano e
ambientale e paesaggistica. Un Piano che parta da una cono-
delle relative norme tecniche cogenti, venga stabilita con apposito
scenza approfondita dei comportamenti, attento alla dimensione
provvedimento regionale una moratoria edilizia28, ovvero la sospen-
delle brevi e medie distanze, capace di raccordarsi alla dimensio-
sione da parte degli enti locali di ogni determinazione sulle doman-
ne locale recependone le ambizioni di coesione sociale, di quali-
de relative ad interventi di trasformazione edilizia ed urbanistica che
tà e di sostenibilità .
interessino aree di espansione urbana (in particolare se utilizzate o
Un Piano infine nel quale riesaminare tutti i progetti infrastrutturali
utilizzabili a fini agricoli) ed aree poste ad una distanza inferiore al
fin qui assentiti al fine di valutarne la fattibilità alla luce dei nuovi
chilometro e mezzo dagli immobili individuati come beni paesaggi-
indirizzi comunitari (al 2050 riduzione dei consumi energetici del
stici.
70% del consumo di energia nei trasporti rispetto al 2009; al 2030 ri-
Fin d’ora facciamo nostre cinque richieste importanti - in parte già
duzione delle emissioni di gas climalteranti del 30% rispetto al 2008
presentate al Consiglio Regionale da Don Albino Bizzotto - tutte cen-
e riduzione del 60% al 2050) e di ricomporre un disegno di prospet-
trate sulla necessità di rilanciare la pianificazione, quale strumento di
tiva orientato alla sostenibilità sociale, finanziarie ed ambientale.
rinnovamento e democrazia:
2. Introdurre e sperimentare metodi di reale coinvolgimento della
1. Elaborare finalmente un vero nuovo Piano Regionale dei Trasporti
popolazione locale nei processi di decisione che riguardano la
(quello vigente risale al 1992, e le proposte intermedie di aggior-
costruzione di nuove infrastrutture. Sul modello, opportunamente
namento non sono mai state approvate dal Consiglio regionale).
rivisto per adattarlo alla situazione italiana, del Débat Public pre-
Un Piano che parta dai servizi necessari a garantire l’accessibilità
visto dalle norme francesi sulla protezione dell’ambiente. Questa
e assuma la migliore utilizzazione delle infrastrutture esistenti come
prospettiva è particolarmente importante per il progetto di poten-
principio prioritario rispetto alla costruzione di nuove infrastrutture.
ziamento ferroviario Mestre-Trieste da ripensare completamente
Un Piano fondato sulla domanda di mobilità espressa dai territori,
rispetto ai progetti di linea ad alta velocità (stupidamente sovra-
riconosciuta attraverso un vero processo di partecipazione, in cui
dimensionati, territorialmente devastanti e funzionalmente inutili)
le scelte rispondano ad obiettivi di qualità della mobilità per tutte
finora presentati, disconosciuti addirittura dal Commissario di go-
le componenti sociali e territoriali. Un Piano nel quale gli inevitabi-
verno (Bortolo Mainardi) incaricato di portarli avanti.
3. Riformare composizione, struttura e funzionamento della Commis-
28
La proposta di “una decennale moratoria, eccezionale sospensione
del corso dei termini per l’adempimento delle obbligazioni di piano” era
stata avanzata ancora nel 2008 da Domenico Patassini, allora preside della
facoltà di urbanistica dello IUAV. Essa era motivata dalla considerazione
che “la distruzione del territorio è assimilabile a pubblica calamità” e dalla
valutazione che “consumo zero non produce effetti depressivi sul ciclo edilizio,
ma lo qualifica.” Domenico Patassini in Edoardo Salzano, Oscar Mancini,
Sergio Chiloiro, Città e Lavoro, Ediesse 2009.
36
sione Regionale VAS, responsabile della Valutazione di impatto
ambientale dei progetti e della Valutazione ambientale dei Piani
e dei programmi. La riforma deve rimuovere gli evidenti conflitti
di interesse (come è possibile che il presidente di tale Commissione sia contemporaneamente presidente di Veneto Strade? Sarà
37
20. per questo che nessun progetto di grande opera è stato valutato
que. Ma dalle informazioni fin qui disponibili non risulta che il Piano
dalla Regione Veneto ambientalmente incompatibile?) e per mi-
si occupi delle proposte di riorganizzazione del traffico crocieristico,
gliorare l’efficacia, finora assai modesta, delle valutazioni ai fini
ciascuna delle quali è suscettibile di avere impatti diversi, ma in ogni
della sostenibilità degli interventi. Riformare le strutture di valuta-
caso molto gravi sulla morfologia lagunare.
zione economico-finanziaria dei progetti stabilendo regole severe
Il Piano regolatore portuale è atteso da anni, ma da anni evitato
di esclusione dei progetti che richiedano “salvataggi” a posteriori
dall’autorità portuale che procede per interventi basati sul Piano
nel caso di valutazioni sbagliate, delle quali devono farsi carico i
del 1963. Mentre l’elaborazione del Piano morfologico langue van-
proponenti.
no avanti i progetti di nuovi percorsi lagunari per le grandi navi e
4. Prendere finalmente sul serio, prima della costruzione di qualsiasi
di nuovi terminal, senza alcun quadro di riferimento. I più aggressivi
nuova strada, la realizzazione del Servizio Metropolitano Ferrovia-
appaiono quelli promossi dall’Autorità portuale interessata a mante-
rio Regionale, finanziando opportunamente treni e servizi come
nere quanto più possibile il passaggio attraverso il bacino di S. Marco
richiesto dai sindacati29, favorendo la concentrazione di attività
oppure lo scavo di nuovi canali di impatto non minore di quello triste-
e di insediamenti intorno alle stazioni in un progetto di riorganiz-
mente noto del Canale dei petroli.
zazione territoriale improntata al riordino degli insediamenti e alla
Il confronto tra le varie proposte di riorganizzazione non può esse-
riduzione della dispersione e del consumo di suolo. Le stazioni del
re ragionevolmente condotto che all’interno dei due piani sopra
SFMR devono divenire poli urbani di massima accessibilità, piena-
ricordati, che riguardano la morfologia lagunare e le attrezzature
mente integrate dal punto di vista fisico e funzionale con il traspor-
portuali e che richiedono con evidenza una stretta integrazione. Le
to pubblico su gomma, con le piste e gli itinerari ciclabili e anche
alternative a confronto, che nascono ad oggi da interessi e soggetti
con la dimensione pedonale della mobilità urbana.
diversi, devono trovare il loro limite nella sostenibilità dell’ambiente
5. Affrontare con decisione il rapporto con lo Stato a proposito di Ve-
lagunare: non è la laguna che deve adattarsi alle grandi navi, ma
nezia, della città metropolitana e della nuova legge speciale. A
le navi devono essere compatibili per dimensione e percorso con gli
partire dalla questione delle Grandi navi. Qui occorre affrontare il
equilibri ecologici della laguna30.
problema nel quadro di due Piani ad oggi mancanti: il Piano mor-
Infine, occorre trovare gli strumenti perché i comuni possano recupe-
fologico e ambientale della laguna e il nuovo Piano regolatore
rare quell’attitudine virtuosa che negli anni settanta aveva connota-
portuale.
to alcune amministrazioni comunali di sinistra: il recupero dei centri
storici da destinare ai residenti e non alle seduzioni della gentrifica-
Il Piano Morfologico e ambientale è in corso di redazione da parte
tion bancaria, direzionale e delle firme globali della moda. (Vallerani
del Consorzio Venezia Nuova concessionario del Magistrato alle ac-
2013).
29
Riferimento a contributi di Ilario Simonaggio, segretario generale FILT
CGIL Veneto.
30
Per la stesura di questa parte ci siamo ampiamente avvalsi di una
nota inedita della Prof. Maria Rosa Vittadini, docente IUAV.
38
39
21. Con questa relazione abbiamo voluto esaminare il PTRC e mettere in
rappresentanza e rappresentatività che garantisca democrazia nei
luce come oggi la rendita sia diventata il motore del sistema econo-
luoghi di lavoro.
mico e sociale, un tempo considerata una componente parassita-
L’alternativa alla demagogia populistica non è certo il governo del-
ria da ridurre e oggi invece diventata la componente dominante a
le larghe intese. Non è vero che di fronte al ricatto esercitato dai
danno dell’economia reale e del lavoro.
mercati finanziari si può solo gravare sui diritti del lavoro estendendo
C’è un nesso storico tra ambiente lavoro ed economia. Finché questo
disoccupazione e precariato per guadagnare produttività. Questa è
nesso non sarà ricostruito noi non riusciremo a parlare a tante persone
la strada del degrado e della rovina economica.
che invece potrebbero ascoltarci se saremo in grado di non tenerli se-
L’avvenire sta nella ricerca e nell’innovazione, nella valorizzazione
parati. Se saremo in grado di unire il “Rosso” e il “Verde”. Unire non giu-
dell’ingegno e dello studio, nella difesa e nella messa in valore dell’i-
stapporre. Noi siamo nati per questo: non è un caso che ci chiamiamo
nestimabile patrimonio di cultura e di natura che l’Italia possiede -
SEL, dove la e, come sappiamo, non è una congiunzione tra Sinistra e
oggi ignobilmente negletto e trascurato - nello sforzo solidale rispet-
Libertà ma connotata il carattere ecologista del nostro Partito.
toso dei diritti del lavoro.
Certo è di scarsa utilità discutere di sostenibilità, indicarla come chia-
La strada maestra per l’avvenire è quella tracciata dal programma
ve di lettura per ridefinire politiche economiche, del lavoro, della
della Costituzione repubblicana, apertamente minacciato e attac-
salute pubblica, della sicurezza dei cittadini, della pace, dell’istruzio-
cato da destra e fin troppo disatteso o abbandonato.
ne e della cultura, con quanti contrapponendo la crescita lineare
Come diceva Pietro Calamandrei “la Costituzione non è una mac-
come condizione preliminare per affrontare la sostenibilità, pensano
china che una volta messa in moto va avanti da se”, essa va alimen-
che ciò che deve crescere, per fare ricco un paese, sono il cemento
tata continuamente mantenendola attuale.
e l’asfalto, i consumi irrazionali ed indotti, le merci e i rifiuti.
La sfida che si ripropone è sul cosa, come, dove e per chi produrre.31
Serve invece un piano di manutenzione del territorio, di rinaturalizza-
E’ il tema della riconversione/conversione ecologica dell’economia
zione dei corsi d’acqua, di riqualificazione energetica degli edifici, di
e della società. Abbiamo bisogno di nuova crescita economica ma
investimenti sulle energie rinnovabili e distribuite, sulle reti intelligenti
questa non può che essere una crescita “nuova”, anche in direzione
(smart gride); sull’agricoltura biologica riscoprendo varietà antiche e
di un’economia della conoscenza e di un’economia sostenibile in
preziose. Altro che gli OGM delle multinazionali di cui parla l’ex Ministro Clini. E poi una più generale riconversione ecologica dell’apparato industriale che punti sull’efficienza energetica dei processi produttivi e dei prodotti orientati ai bisogni collettivi.
Non si può tornare all’economia del passato ma occorre mettere
al centro l’ambiente, dire basta alla precarietà e chiudere con la
stagione degli accordi separati anche approvando una legge sulla
40
31
La relazione al PTRC propone giustamente un “terzo Veneto” -dopo
quello della pellagra e del miracolo economico- capace di archiviare
la crescita quantitativa, orientato alla ricerca della qualità e alla tutela
dei valori territoriali compromessi o messi a rischio dall’attuale modello di
sviluppo. La grave crisi economica in atto da un lato e quella ecologica
dall’altro spingono verso una riconversione ecologica del sistema produttivo
capace di sostenere un’occupazione qualificata partecipando alla divisione
internazionale del lavoro con produzioni a maggior valore aggiunto. Il Ptrc
deve contribuire al conseguimento di tali obiettivi.
41
22. termini ambientali, distributivi e sociali.
Oggi più che mai “cosa produrre” è importante almeno quanto
“come produrre”. Ci vuole un nuovo modello in cui lo Stato e le istituzioni sovranazionali orientino i risparmi, gli investimenti e lo sviluppo. È necessaria dunque una nuova politica economica, ispirata da
una nuova idea di sostenibilità di lungo periodo, economica, sociale,
ambientale e intergenerazionale.
Noi ci proponiamo un “modello di sviluppo” fondato sullo sviluppo
dei servizi collettivi, sul welfare, sull’industria innovativa; su minori consumi di energia e quella necessaria procurata con le fonti rinnovabili;
Il Veneto di Galan - Zaia
di Carlo Costantini
minore sfruttamento delle materie prime; minori pretese di mobilità;
minore produzione di rifiuti ed infine minori Km percorsi dai prodotti
che si consumano.
Non sono certo questi i criteri cui sottostà l’imperativo della massimizzazione del valore per gli azionisti, a tutti i costi e senza nessuno scrupolo per le esternalità negative che esso in molti casi può generare.
Ma questo è tema per un’altra assemblea sulla riconversione ecologica dell’economia e la conversione ecologica della società. Oggi
ci siamo attenuti al tema ricordando a tutti che ad agosto scadono
i termini per presentare le osservazioni al PTRC e che sarebbe opportuno fossero presentate anche dai comuni oltre che dai cittadini.
Infine consentitemi, capovolgendo la tradizione terzinternazionalista, di ricordare solo alla fine che la scintilla che ha dato avvio alle
lotte dei giovani turchi è stata la difesa di un parco, di uno spazio
pubblico preda della speculazione immobiliare. Gezi Park dimostra
la crescita, su scala internazionale, delle lotte in difesa del territorio,
dell’ambiente, degli spazi pubblici.
Noi vogliamo essere parte di questo movimento per cambiare lo stato di cose presente.
Il Veneto è un caso esemplare delle tendenze in atto, ma il problema
è nazionale.
E’ ormai chiaro da tempo che se il Veneto è del tutto privo di strumenti di programmazione e pianificazione ciò non è dovuto né all’incapacità della Giunta e del Consiglio Regionale né alla “filosofia”
ultraliberista più volte enunciata da Galan: ciò dipende dal fatto
che spesso le scelte non si fanno nelle sedi istituzionali, con i Piani e le
relative Valutazioni Ambientali Strategiche pubblicamente discussi e
democraticamente approvati, ma in ristretti circoli.
D’altronde Galan non ha mai fatto mistero che questi fossero i luoghi
ove si prendevano le decisioni: nel libro agiografico-autobiografico
“Il NordEst sono io” ci sono alcune pagine in cui il Governatore appare del tutto sincero, a tratti perfino ingenuo, in realtà manifestamente arrogante (era ben nota la sua insofferenza per il ruolo stesso
del Consiglio Regionale che raramente lo aveva visto presente). Ad
esempio, quando parla dell’ing. Piergiorgio Baita (Amministratore
delegato dell’Impresa Mantovani S.p.A. di Venezia, quella del Mose
e di Venezia Nuova SpA), Galan se ne esce con una frase che sembra buttata là: dice Galan di essere molto riconoscente a Piergiorgio
42
43
23. Baita perchè questi gli ha spiegato cosa sia effettivamente il project
tan, condannato a 4 anni per tangenti connesse ad appalti “minori”,
financing e come possa essere utilizzato! Come ha scritto più volte la
già Assessore ai LLPP della Provincia di Venezia e A.D. della Società
stampa, in particolare l’Espresso, Baita spiega a Galan i grandi van-
autostradale Venezia-Padova nonché presente nei CdA di moltepli-
taggi del finanziamento privato delle opere pubbliche, in particolare
ci altre società del settore, è interessante approfondire quale sia il
delle autostrade e altre strade a pagamento. Evidentemente Galan
gruppo di potere politico-imprenditoriale che promuove e gestisce i
recepisce. In ogni caso, è un fatto che viene dato il via ad una serie
grandi affari nel Veneto, e che non appare scalfito dai nuovi equilibri
impressionante di opere, che ogni project financing proposto dalla
politici regionali scaturiti dalla Presidenza Zaia.
Mantovani viene approvato e, salvo incidenti di percorso, come nel
Finite le divisioni “ideologiche”, l’assegnazione degli appalti non
caso della Pedemontana, vince sempre o quasi l’impresa di Baita.
avviene più in maniera verticale (tre appalti/affari a me, due a lui,
Mentre un altro vecchio amico, l’Ing. Vittorio Altieri, suggeriva a Ga-
uno a te, in base al peso politico), come accadeva ai tempi della
lan la realizzazione e gestione delle strutture ospedaliere, sempre at-
Prima Repubblica, ma orizzontale (ovvero attraverso la costituzione
traverso i “miracoli” della finanza di progetto.
di società ad hoc in cui è assegnata una quota azionaria secondo
Tutto sembra funzionare per il meglio, o forse non è affatto cosi, come
proporzioni che appaiono spesso costanti e predefinite). E’ evidente
dimostra ciò che sta accadendo proprio con l’ospedale di Mestre (si
che questo metodo garantisce molto meglio il sistema, riducendo la
veda l’esito della Commissione d’inchiesta nominata dal Consiglio
concorrenza di soggetti esterni e la necessità di bandire gare che
Regionale nel 2010): contratti e convenzioni ultra favorevoli per i pri-
non siano pure formalità, e consentendo di affidare molto spesso
vati e condizioni capestro per gli utenti e la Regione, con aumento
le opere ai soliti noti, in particolare proprio attraverso il sistema del
vertiginoso di costi e peggioramento dei servizi e conseguente fuga
project financing e/o del general contractor.
dei migliori dirigenti medici e specialisti.
Un censimento che abbiamo avviato come AltroVe, conferma la co-
Al punto che perfino il vice-presidente di Confindustria con delega
stante e sistematica presenza di alcune società e studi professionali
alle Autonomie e agli Enti locali, il rodigino Costato, in un interven-
in tutti i grandi affari autostradali ed immobiliari del Veneto.
to sul Corriere del Veneto del settembre 2009, esprimeva una po-
Viene da chiedersi se nessuno, né a livello politico o nelle associa-
sizione nettamente contraria alla realizzazione di opere pubbliche
zioni imprenditoriali né nella magistratura o nelle autority di vigilan-
mediante la finanza di progetto, in quanto finisce per determinare
za sugli appalti, sulla concorrenza e sul mercato, abbia mai rilevato
una ulteriore tassazione occulta a carico delle imprese e dei cittadi-
niente di anomalo nel fatto che un gruppo molto ristretto di ditte e
ni (nel caso delle strade a pagamento), nonché un indebitamento
studi professionali faccia man bassa, grazie a queste procedure, di
insopportabile per la Regione e lo Stato (nel caso degli ospedali, ma
tutti i giganteschi appalti ed affari immobiliari e veneti per cifre che
anche delle autostrade, come nel caso della Pedemontana), desti-
superano complessivamente le decine di miliardi.
nato a pesare per decenni.
L’altro importante settore, strettamente interconnesso con quello
Se fra i referenti dell’opposizione vi è chiaramente quel Lino Bren-
delle infrastrutture, è quello delle grandi operazioni immobiliari: so-
44
45
24. cietà acquistano aree agricole o aree industriali mai attuate, studi
Delegato di Veneto Strade SpA e Commissario straordinario anche
professionali – che di fatto sono i mediatori tra la politica e gli affari
per i lavori della Pedemontana veneta, oltre che per il Passante di
– ne promuovono, spesso con il sostegno di campagne mediatiche
Mestre, nonché Presidente di tutte le Commissioni regionali in mate-
e adesioni di imprese locali cui vengono promessi subbappalti e l’as-
ria ambientale (VIA, VAS, VINCA), VTR, ecc.
senso dei Comuni interessati cui vengono prospettati benefici econo-
Nel nome del “fare”, della riduzione dei tempi di approvazione, perfi-
mici ed occupazionali, la valorizzazione mediante la variazione della
no della riduzione dei costi della politica e dell’anti-politica, il sistema
destinazione urbanistica, il tutto con i finanziamenti di banche nei cui
politico-affaristico sta minando le fondamenta stesse della nostra Re-
consigli di amministrazione siedono gli stessi promotori o i loro refe-
pubblica democratica-parlamentare, riducendo le sedi istituzionali
renti: cose che, più o meno, avvengono quasi ovunque – in maniera
– in particolare le assemblee elettive – dal parlamento, ai consigli
sempre più pervasiva - con i Piani Regolatori comunali (tanto meglio
regionali, comunali, ecc. – a pura formalità, via via riducendone le
con l’“urbanistica concertata” dei nuovi PAT) ma che, in alcuni casi,
competenze e lo stesso numero dei membri e quindi la rappresenta-
assumono un’importanza ed una dimensione eccezionali nel con-
tività; un esempio, fra i tanti, per comprendere la strumentalità della
testo regionale e sub-regionale (oltre all’operazione “Autodromo di
riduzione dei consiglieri comunali: il CdA di Veneto Strade SpA costa
Verona”, ricordiamo qui il mega polo del terziario avanzato, denomi-
all’incirca quanto duemila consiglieri di piccoli-medi Comuni. E se
nato “Veneto City”, nella Riviera del Brenta e l’analoga operazione
consideriamo che di queste società pubbliche e pubblico-private
“Quadrante Tessera”, promossa dalla SAVE di Marchi e dalla Società
ce ne sono all’incirca 10.000, si ha una dimensione del problema e
del Casinò di Venezia). Ma più ampiamente lo stesso meccanismo è
della strumentalità della riduzione dei consiglieri comunali e persino
destinato a riprodursi ed estendersi all’intero territorio veneto.
dei parlamentari.
E’ necessario, innanzi tutto, avere ben presente il quadro di assetto
Fondamentalmente la riduzione della democrazia (che significa mi-
politico-istituzionale - frutto di una sostanziale convergenza tra mag-
nore trasparenza partecipazione) si concretizza nei seguenti aspetti:
gioranza [centrodestra] e opposizione [partito democratico] - in cui
a) Forte limitazione dei poteri e della rappresentatività dei Consigli
si colloca questo “sistema”, che non interessa solo il Veneto anche se
democraticamente eletti [consigli comunali, provinciali, regio-
qui è più ampiamente diffuso.
nali, parlamento, ecc.], le cui competenze sono andate via via
Già da tempo nel Veneto si è vista un’ulteriore accentuazione
esaurendosi.
dell’accentramento del potere e delle sedi decisionali che riguar-
b) Crescente concentrazione di poteri in organi monocratici, eletti
dano un po’ tutti i settori: fra questi, in particolare, il settore delle in-
«plebiscitariamente» dai cittadini [sindaci, presidenti delle pro-
frastrutture e dei grandi progetti, della pianificazione territoriale, del-
vince, presidenti delle Regioni] con largo uso di strumenti decisio-
le valutazioni di impatto ed incidenza ambientali e della tutela del
nali come le Conferenze dei Servizi (e abuso dei “decreti-legge”
paesaggio, tutto concentrato – caso probabilmente unico in Italia
governativi a livello nazionale).
- nella mani del super-dirigente Ing. Silvano Vernizzi, Amministratore
46
c) Creazione di tutta una serie di società controllate dalla Regione
47
25. cui vengono affidate la gestione di servizi e la realizzazione di
le critiche allo status quo, al “modello veneto” come concretizzatosi
opere pubbliche, con erogazione di ingentissimi finanziamenti
negli ultimi 30-40 anni, le criticità rilevate, gli indirizzi correttivi proposti,
“al di fuori di ogni controllo”, come denuncia da tempo la stessa
da un lato, e le azioni proposte e l’apparato tecnico-normativo del
Corte dei Conti ed ha accertato talvolta la Magistratura ordina-
Piano, dall’altro.
ria.
I Piani che derivano dalla “filosofia” della L.R. 11/2004 sono fonda-
d) Programmazione, pianificazione territoriale, certezza di regole
mentalmente Piani senza regole, ovvero non sono altro che una serie
[diritti e doveri], sostituiti da tutta una serie di accordi pubblico-
di operazioni immobiliari e/o infrastrutturali, di volta in volta concer-
privati «in deroga», fortemente discrezionali, quali gli «accordi di
tati tra gli operatori privati (talvolta associati a operatori pubblici per
programma», i «progetti strategici” o i “progetti speciali a regia
aver copertura politico-istituzionale e legale – vedasi, ad es. l’opera-
regionale».
zione “Autodromo del Veneto” a Verona sud promossa formalmente
dalla Regione, o il Polo di Tessera in cui, assieme a SAVE, è coinvolta
E’ da notare come gli esiti negativi, specie in termini di accentuata
la Società comunale del Casinò di Venezia): la mancanza di regole
ripresa dei fenomeni corruttivi, legati in particolare allo spreco o cat-
certe e definite e l’assenza di una pianificazione/programmazione
tivo utilizzo dei fondi pubblici e di malgoverno del territorio, siano stati
generale, lasciano le decisioni ai “poteri forti” privati e alla più ampia
più volte documentati e denunciati dalla Corte dei Conti [vedasi le
discrezionalità politica.
ultime relazioni annuali del Presidente], che - non a caso - il potere
Una critica efficace da parte dei Comitati di cittadini è pertanto fon-
politico (specie, ma non solo, il centro-destra) periodicamente pro-
data, in primo luogo, su una verifica - e in larga parte, sulla condivi-
pone di ridimensionare e di sottoporre al controllo dell’esecutivo.
sione - delle stesse analisi, spesso molto approfondite, del PTRC (ve-
Il nuovo Piano territoriale regionale di coordinamento [PTRC], adot-
dasi la Relazione Illustrativa, le tavole di analisi, l’Atlante ricognitivo
tato dalla Giunta Regionale nel 2009 e arenatosi a seguito delle for-
degli Ambiti di Paesaggio del Veneto); in secondo luogo, sull’eviden-
ti contestazioni di comitati ed associazioni ma anche di categorie
za delle lacune e delle contraddizioni delle analisi rispetto alla parte
economiche, compreso la Variante con “valenza paesaggistica” re-
progettuale (Tavole, Norme di Attuazione): contraddizioni e lacune
centemente adottata, è un esempio sintomatico per comprenderne
volute, perché parti fondamentali proprio delle “filosofia” del Piano,
appieno la ratio, i contenuti e le norme, la stessa “filosofia” che, non
ovvero del Non–Piano.
a caso, sta alla base della Legge urbanistica regionale n.11/2004 e,
Il «patto scellerato» che viene posto alla base del PTRC è sostanzial-
conseguentemente, dei Piani territoriali di coordinamento provinciali
mente dato dalla concentrazione del potere decisionale regiona-
[Ptcp] e dei Piani di Assetto del Territorio [PAT comunali], generalmen-
le sulle grandi opere e sulle grandi operazioni immobiliari (progetti
te «concertati» con la Regione.
speciali), addirittura prevedendo in norma che determinate aree
In questo quadro, si ha una evidentissima sproporzione e contraddi-
siano gestite dalla Giunta regionale scavalcando di fatto i consigli
zione tra le analisi, anche approfondite e in larga misura condivisibili,
comunali [vedasi, significativamente, la riserva regionale sulle aree
48
49
26. nel raggio di 2 km dagli assi e dai nodi: fermate delle ferrovie e caselli
1) L’accordo di Programma.
delle autostrade, oppure i “poli” commerciali/direzionali/residenziali
L’istituto dell’Accordo di Programma è stato introdotto nell’ordina-
già individuati, come Veneto City a Dolo-Pianiga, a Tessera o a Ve-
mento statale dalla L.267/2000 (T.U. degli Enti Locali), all’art.34. Esso
rona sud].
era chiaramente finalizzato a semplificare e velocizzare l’iter di ap-
Alle province viene lasciato solo il compito di recepire tali progetti e
provazione di Programmi e progetti di opere pubbliche e di pubbli-
di integrarne loro parti, ma con un ruolo del tutto marginale se non
co interesse che necessitano dei pareri e/o dell’intervento di più Enti
addirittura nullo.
pubblici diversi.
Ai Comuni, o meglio ai sindaci che con gli “accordi di co-pianificazio-
Nel recepimento di tale normativa nella propria Legge regionale
ne” hanno di fatto carta bianca evitando perfino la doppia delibera
n.35/2001, la Regione Veneto ha introdotto alcune significative mo-
di adozione del Consiglio Comunale, in cambio dell’accettazione
difiche, tali da poterne forse configurare l’incostituzionalità.
o imposizione dei grandi affari regionali, viene lasciato sostanziale
Una prima, sostanziale, differenza sta nell’aver introdotto, nella Leg-
campo libero nella approvazione e gestione dei Piani Regolatori co-
ge regionale, la possibilità di partecipazione di “soggetti privati”:
munali [PAT, PI] ove non confliggenti con i progetti regionali.
quindi, mentre la legge nazionale prevedeva solo la partecipazione
Il «Terzo» Veneto dei Traguardi e della Sostenibilità, della qualità del
di soggetti pubblici (i quali sono in quanto tali interessati a realizzare
vivere e del lavorare, della tutela del paesaggio e della salvaguardia
opere pubbliche), la legge regionale ammette la partecipazione di
dell’ambiente, obiettivi dichiarati del «secondo PTRC» rischia di tra-
soggetti privati (e quindi apre l’ambito applicativo verso opere an-
dursi in una immensa nuova colata di cemento e di asfalto: cemento
che d’interesse privato).
che richiede nuovo asfalto che a sua volta genera ancora cemento.
L’istituto dell’accordo di programma pubblico-privato è stato introdotto con l’articolo 16 della legge 17 febbraio 1992, n. 179, tradotto
Alcune considerazioni sul quadro normativo.
nella L.R. n.23/1999 (Programmi integrati di riqualificazione urbanisti-
Deregulation, discrezionalità e accentramento delle decisioni, che
ca edilizia e ambientale - PIRUEA) che, sia nella formulazione nazio-
sono alla base del PTRC e in generale dell’azione del governo na-
nale sia in quella regionale, ne consentono l’approvazione anche in
zionale e, in particolare, della Giunta regionale guidata da Galan e
Variante al PRG, qualora sia dimostrato un indefinito interesse pub-
Zaia, trovano ampio spazio in alcuni strumenti introdotti via via nella
blico (e qui, in mancanza di criteri certi, si è assistito ad ogni genere
legislazione nazionale e veneta. Fra questi: l’accordo di programma,
di abusi ed eccessi), ma con procedura che in ogni caso passa due
i progetti strategici, le forme dell’urbanistica contrattata, le società
volte al vaglio del consiglio comunale: la prima, preventiva per veri-
miste pubblico-private, il project financing.
ficare l’interesse pubblico della proposta; la seconda, per la ratifica
dell’adesione del Sindaco; inoltre, il Programma deve essere pubblicato e possono essere presentate le “osservazioni” in maniera analoga ai PUA tradizionali, prima della convocazione della conferenza
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27. dei servizi “decisoria”). Ora la Legge Regionale n.23 è stata abro-
qualsiasi luogo e funzione decisi dalla Giunta regionale. E’ il caso in
gata, essendo stati compresi i PIREUA nelle normali procedure dei
particolare delle seguenti aree, puramente indicate nel Piano e nelle
PUA (non possono più essere in variante al PRG, se non nei limiti or-
Norme, senza alcun limite geografico, senza alcun limite dimensio-
dinariamente ammessi per i PUA, mentre altri “programmi o progetti
nale, senza alcuna norma concernente le destinazioni d’uso, di fatto
complessi “ pubblico-privati in variante ai PRG sono possibili, come si
lasciando assoluta discrezionalità alla Giunta Regionale. E’ quanto
è visto, ai sensi degli art. 6-7 della L.R. 11/2004).
prevede l’art.5:
La legge urbanistica regionale quindi ribadisce, seppur in forme più
Per l’attuazione del PTRC possono essere definiti appositi progetti
limitate, l’obbligatorietà del coinvolgimento dei cittadini nella piani-
strategici finalizzati alla realizzazione di opere, interventi o programmi
ficazione urbanistica ed il ruolo inespropriabile del Consiglio Comu-
di intervento di particolare rilevanza che interessino parti significative
nale.
del territorio regionale. In sede di prima attuazione del PTRC sono
Ma la modifica, con legge nazionale, passata nel silenzio generale
individuati come progetti strategici (…)
durante l’ultimo Governo Berlusconi - forse non per caso dopo al-
In mancanza di una più precisa formulazione, non è difficile che, col
cuni scandali finanziari-immobiliari dei c.d. “furbetti del quartierino”
pretesto del rilevante interesse pubblico, si giustifichino e si agevolino
o le inchieste sulla riconversione dell’Area Falk - delle competenze
grandi affari privati (vedasi Veneto City e, soprattutto, il Quadrante
in materia di approvazione dei PUA, strappate ai consigli comunali
Tessera o l’Autodromo del Veneto a Verona);
(pubblici e in cui sono presenti le opposizioni) a favore delle giun-
Il PTRC adottato nel 2009 elencava un primo, ampio, gruppo di “pro-
te (riservate ed esclusivamente espressione della maggioranza), ha
getti strategici”.
ulteriormente ridotto la trasparenza nelle decisioni sul governo del
La Variante al PTRC del 2013 ha, viceversa, eliminato specifici riferi-
territorio.
menti, rinviando a successive decisioni della Giunta Regionale, ciò
in contrasto con la stessa L.R. n.11/2004 secondo la quale i “progetti
2) I progetti strategici.
strategici” devono essere individuati dal PTRC, essendone uno stru-
Tale “apertura” ai promotori privati trova infatti spazio negli artt. 6
mento di attuazione, e, pertanto, approvati con esso dal Consiglio
e 7 della L.R. 11/2004, che prevede la possibilità che siano soggetti
Regionale.
privati a proporre progetti di “rilevante interesse pubblico” anche in
La Giunta regionale per altro già da tempo approva e finanzia fre-
variante ai PAT e/o da recepire in essi. Cosi come l’art.26 della stessa
quentemente progetti definiti “ a regia regionale”, proposti da enti
L.R. n.11/2004 anticipa lo strumento cardine alla base delle politiche
pubblici ma anche da società “miste” o private, per giustificare l’as-
territoriali e economiche regionali: i “Progetti strategici”. Il PTRC affi-
senza o il contrasto con procedure concorsuali di evidenza pubblica
da a questo nuovo strumento, non codificato in precedenza dalla
e relative graduatorie, previste dalla normativa europea per l’ero-
legislazione urbanistica, il governo di importanti aree – anzi delle più
gazione dei fondi strutturali. Di norma, i fondi strutturali sono suddivisi
importanti parti del territorio regionale - potenzialmente estensibili a
in “Misure” ed in “Aree Obiettivo” e sono elargiti agli aventi diritto
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28. (Enti pubblici, consorzi, Società pubbliche, miste, private) sulla base
Possono decidere cosa eventualmente prevedervi, quali destinazio-
di bandi pubblici e relative graduatorie: i progetti definiti “a regia
ni urbanistiche, con quali dimensioni, ecc.?
regionale”, che molto spesso non hanno alcun interesse generale
E ancora: data l’assoluta mancanza di normativa del PTRC (manca
oltre a quello del soggetto richiedente, scavalcano tali graduatorie
qualsiasi parametro quali-quantitativo ) e atteso che risulta impen-
( prestandosi alla più ampia discrezionalità, se non al più ignobile
sabile riempire di edifici, di imprecisata destinazione e dimensione,
clientelismo, talvolta per realizzare opere praticamente inutili).
tutte le aree cosi genericamente identificate (di complessivi decine
Nelle Norme, cosi come formulate, manca un qualsiasi riferimento
di migliaia di ettari), chi deciderà in quali si possa edificare, quanto
giuridico dei “progetti strategici ”, da cui dipende la loro stessa effi-
e cosa edificare? Lo deciderà, di volta in volta, la Giunta regionale
cacia normativa/prescrittiva, oltre che tecnica ( cioè dei contenuti
in accordo con operatori privati e pubblici, proprietari o acquirenti
e della forma ).
di questa o quella area, posta in prossimità di questo o quel casello
Per come sono scritti gli articoli delle NTA del PTRC che vi fanno rife-
autostradale o stazione del SMFR ? E in base a quali criteri (inesistenti
rimento, par di capire che la Regione “vincoli” parti, le più rilevanti
nelle NTA) verrà accolta una proposta piuttosto che un’altra?
per importanza e indefinite nella dimensione, del territorio regionale,
Ci sono anche altri aspetti relativi alla natura giuridica: atteso che i
riservandosi di darvi una successiva pianificazione, di cui il PTRC non
“progetti strategici” non sono strumenti codificati dalla legislazione,
definisce che una generica denominazione.
quale valore cogente possono avere in termini di attuabilità, per es.
In alcuni casi, come quelli di cui agli articoli 5 punto h), art.38, com-
di acquisizione dei terreni per opere pubbliche, di regolamentazione
ma 1, art.43 punto d), si ha addirittura una “riserva “ della Giunta
della realizzazione delle infrastrutture, delle opere di urbanizzazione,
regionale a decidere successivamente su una vastissima parte del
di edifici pubblici e privati?
territorio regionale, generalizzata, di cui non è data alcuna indicazio-
Quali sono le forme di coinvolgimento democratico e di trasparenza
ne relativa alle specifiche destinazioni né alla perimetrazione. Mentre
delle decisioni, a chi spetta l’approvazione, come possono i citta-
in altri casi si fa riferimento a “progetti o programmi complessi” da
dini, le associazioni, i soggetti portatori di interessi diffusi, oltre che
redigere di concerto con i Comuni e le Province interessate, nei casi
ovviamente gli stessi enti locali, partecipare all’elaborazione di tali
suddetti a tale concertazione non si fa nemmeno accenno.
“progetti strategici”?
Viene da chiedersi se, secondo uno strano tipo di “federalismo” che
Hanno valore di “Varianti ai PAT/PATI”, con effetto cogente (espro-
diviene un inusitato neo-centralismo regionale, tali “progetti” possa-
priante) sulle decisioni comunali (i Comuni possono opporvisi?), han-
no essere approvati in assenza o contro i pareri dei Comuni (e delle
no effetto – quando siano conformi ai Piani Regolatori - di Piani Urba-
Province) e se questi, nelle aree cosi individuate dalle NTA del PTRC,
nistici Attuativi ? Con quali procedure vengono approvati?
non risultino di fatto espropriati della propria potestà pianificatoria.
Si pensi al paradosso: nel caso di una modesta Variante al PAT di
In altre parole, i Comuni possono decidere diversamente, possono,
un comune di 1000 abitanti si deve seguire la normale procedura di
ad es. prevedere nelle aree di cui sopra di non edificare alcunchè?
adozione-pubblicazione-osservazioni-approvazione da parte della
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