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Silvestro Lega nacque a Modigliana (FO) nel 1826 e svolse la
sua formazione giovanile presso l’Accademia di Belle Arti di
Firenze. Si accostò alla tecnica a macchia degli artisti che si
riunivano al Caffè Michelangelo, compiendo un’evoluzione in
senso realista ma con caratteristiche personali.
Il contenuto dei suoi quadri tende ad esaltare la semplicità
delicata e gli affetti puri che caratterizzano la piccola
borghesia italiana di quegli anni. Nei suoi quadri vi è sempre
un po’ di commozione nostalgica per questo piccolo mondo
vissuto in piccoli centri urbani.
Al 1872 risale l'inizio di una malattia agli occhi che in futuro
provocherà disturbi sempre maggiori alla sua attività di
pittore.
Agli inizi degli anni Ottanta, sulla scia delle proposte
francesi, Lega abbandona la lucida oggettività degli anni
precedenti, per una pittura più mossa e animata, dalle forme
sfatte nel colore e nella luce. Appartengono a questo
periodo i più intensi ritratti di Lega e alcuni dei suoi paesaggi
tra i più cromaticamente accesi.
Morì di cancro a Firenze in condizioni di indigenza il 21
settembre 1895.
•La luce diventa il fulcro della composizione pittorica di Lega, in
sintonia con le ricerche dei macchiaioli e con quella che sarà la
sensibilità dell'Impressionismo.
•Lega si accosta con passione alla tecnica a macchia degli artisti che si
riunivano al Caffè Michelangelo e che svolgevano le loro ricerche
rimanendo sempre fedeli alle proprie ispirazioni di stampo realista.
•La bellezza dei paesaggi e il nuovo clima affettivo che lo circonda sono
fonte straordinaria di ispirazione.
•La sua pittura assume espressioni più vivaci e intimiste, riscontrabili
nei quadri che hanno per soggetto spesso le contadine dedite al lavoro
o le signore ritratte nei loro giardini.
•Nei suoi quadri che esaltano la semplicità e la delicatezza degli affetti
puri della piccola borghesia italiana, vi è sempre un po' di commozione
nostalgica per il mondo vissuto nei piccoli centri urbani.
A Firenze si forma il movimento artistico più
     importante dell'Ottocento, quello dei
Macchiaioli: un gruppo di artisti, provenienti
  da ogni parte d'Italia, che si riunivano al
Caffè Michelangelo di Firenze fra il 1855 e il
        1867 e propugnavano una pittura
        antiaccademica atta a riprodurre
  l'impressione del vero, volta a cogliere il
     senso più che l'apparenza delle cose,
 attraverso la tecnica abbreviata e diretta
                 della macchia.
        I Macchiaioli, quindi, abolirono il
 chiaroscuro per dipingere ad accostamenti
  di colore-ombra e colore-luce, ottenendo
  effetti di grande luminosità di suggestiva
      resa atmosferica e semplificarono il
paesaggio fino alle sue strutture essenziali. I
       principali rappresentanti di questo
      movimento furono: Giovanni Fattori,
      Telèmaco Signorini, Silvestro Lega.
Silvestro Lega, Il pergolato, 1868
                                               Brera, Milano




• Questo quadro rappresenta un realismo quasi fotografico che coglie una realtà molto ordinaria e comune. Lo
spazio prospettico presenta una metà più profonda, quella a sinistra, in cui si colloca un pergolato che crea un
angolo fresco ed accogliente, ed una metà meno profonda nella parte anteriore, ma che si apre in lontananza
verso la campagna. Dalla metà di destra proviene una donna con un vassoio in mano su cui porta un bricco di
caffè. Nell’altra metà sono collocate tre giovani donne sedute ed una bambina. Sono protette dall’ombra del
pergolato e stanno conversando in maniera tranquilla e rilassata. Tutta la scena è pervasa da una calma e da
un silenzio evidenti.
• Il realismo di Lega è accentuato dalla sua capacità di rappresentare anche i particolari più banali della
scena. Ciò che però dà una nota stilistica del tutto originale è l’uso della tecnica della macchia. I colori hanno
una luminosità e rappresentano il contrasto tra luce ed ombra. La luce è la vera protagonista e l’ombra del
pergolato serve proprio ad enfatizzare la luce che circonda la scena. Questa luce così forte costringe il pittore
a scegliere una tecnica che accentua ulteriormente il realismo: il controluce. Le figure, infatti, sono tutte
viste nel loro lato in ombra. Questa tecnica serve ad enfatizzare il senso di piacere interiore che l’ombra crea
nello spazio rappresentato.
• La rappresentazione di un momento di vita quotidiana semplice ed ordinaria serve a Lega per cogliere
quell’attimo fuggente di piaceri semplici della vita borghese.
Silvestro Lega, Il pergolato, 1868, Brera, Milano
Silvestro Lega, Le bambine che fanno le signore, 1865, olio su tela ; 57,5 x 94

 Nel novembre del 1865 Lega presenta a Genova Due bambine che fanno le signore, la prima
delle quattro redazioni di questo tema, dimostrando una particolare varietà di fantasia rispetto
ad altre opere contemporanee, con una sostanziale unità di intento. Anche qui siamo di fronte
ad una scena di vita ingenua, semplice e quotidiana, come scrive Matteucci: "con tutte quelle
     implicazioni di carattere psicologico, prospettico, disegnativo, compositivo, luminoso e
 cromatico, che sono suggerite dalla realtà, ma che egli filtra secondo una formazione purista
   non mai rinnegata". Il dipinto, inoltre, venne così commentato da Signorini sulla “Rivista
Europea”: "È semplice come il suo titolo, vero come questa scena di cui è testimone chiunque
  ha figli". Per questo dipinto, insieme a La nonna, Il canto di uno stornello, Una visita e a La
 pittrice, Lega ricevette la medaglia d’argento all’Esposizione italiana d’Arti Belle a Parma nel
                    1870, dove aveva esposto insieme al gruppo macchiaiolo.
«L’educazione al lavoro» è una tela di grande
                                               fascino non tanto per il momento di
                                               corrispondenza di affetti materni che
                                               rappresenta, ma per la capacità di
                                               rappresentare uno spazio dotato di autonoma
                                               personalità. La luce che entra dalla finestra
                                               aperta, soluzione che adotterà in seguito anche
                                               per il «Canto dello stornello», crea un’atmosfera
                                               di silenzio intimo che dà maggior sapore alla
                                               scena rappresentata. Per questa tela, in cui la
                                               scena è rappresenta in un interno con una
                                               finestra posta sulla sinistra, si ritrovano
                                               atmosfere di serietà lavorative quotidiane.




Silvestro Lega, L'educazione al lavoro, 1863
• Il quadro è una delle tele più belle realizzate in
tutto l’Ottocento italiano.
• Prova di grande virtuosismo tecnico, la tela
rappresenta con fotografica analiticità un
momento quotidiano di grande semplicità. Le tre
donne intente a cantare mentre una di loro suona
il piano è un esempio dei più classici di quel
lirismo intimo comune a gran parte della
produzione artistica italiana del secolo.
• Lega pone la scena in controluce di fronte ad una
finestra aperta. Da quella finestra entra non solo
luce ma anche il respiro profondo di un’atmosfera
pulita che sa di campi coltivati e colline lontani,
sensazione che mai prima un quadro aveva
trasmesso con tanta intensità.

                                                       Silvestro Lega, Il canto dello stornello, 1867
                                                                   Galleria d’Arte Moderna, Firenze
Silvestro Lega, La visita, 1868




  «La visita» è un piccolo quadro che nella sua piccola dimensione riesce a sfruttare al meglio la sintetica
stesura della "macchia". Immagine di semplice ed efficace comunicatività, rappresenta uno di quei momenti
 di socialità piccolo borghese comune a tanti piccoli centri dell’Italia post-unitaria. Anche qui Lega riesce a
 cogliere momenti di semplicità quotidiana che rimandano ad una dimensione malinconica della memoria.
Silvestro Lega che dipinge sugli scogli, 1866, tavola, 12,5 x 28

Nel solco dei dipinti orizzontali eseguiti a Livorno, l'anno prima, Fattori esegue un'altra serie di opere che
   dimostrano il progressivo consolidarsi del suo linguaggio figurativo. In questa tavola si percepisce un
  processo di sintesi degli elementi descrittivi e un avvicinamento al punto di vista dell'osservatore, che
viene a coincidere con quello del pittore. L'uso della macchia è sempre più strutturato in una determinata
   partitura, e concorre alla definizione volumetrica delle forme. Il ritmo dei piani è serrato e invita a
  un'osservazione per gradi, dagli scogli luminosi in primo piano, all'orizzonte altrettanto luminoso che si
         staglia sul mare livido, mentre la figura di Lega appare come il termine di congiunzione.
L’assiduità di Silvestro Lega nella villa dei
                                                                   Batelli a Piagentina assumerà sempre più le
                                                                 forme di una convivenza, mentre la morte, il
                                                                      9 febbraio del 1863, di Paolina Cerreti,
                                                                    madre dell’adorata amica Virginia Batelli,
                                                                   turberà quell’atmosfera serena e toccherà
                                                                   Lega anche nella sua amicizia con il padre,
                                                                 Spirito Batelli. Questo delicato dipinto nasce,
                                                                 appunto, nell’atmosfera degli inizi del 1863,
                                                                   e riflette un sentimentalismo accattivante.
                                                                     Ad un’impressione immediata la scena si
                                                                       presenta come il tipico prodotto della
                                                                           cultura figurativa ottocentesca
                                                                   convenzionale, intorno a questi anni. É una
                                                                       favola tenera e delicata di una bimba
                                                                    addolorata per la morte di un passero. Un
                                                                  incontro con la morte che non sconvolge ma
                                                                       misuratamente intristisce il giovane e
                                                                       candido animo. Con quest’opera Lega
                                                                    partecipò alla Promotrice di Genova (città
Silvestro Lega, Il primo dolore, 1863, olio su tela; 39,5 x 50
                                                                  dove ancora si trova il quadro), inauguratasi
Genova, Palazzo della Provincia                                   il 28 marzo 1863, dove erano presenti anche
                                                                         i macchiaioli De Tivoli e Cabianca.
Silvestro Lega, L’elemosina, 1864, olio su tela; 71,8 x 124, Collezione Privata

    La scena si svolge su una terrazza all’aperto, dove le tre signore, vestite con modestia e semplicità e
      intente a leggere una lettera, sono interrotte dal discreto arrivo di un’anziana donna che chiede
l’elemosina. La signora in piedi con sguardo un po’ altezzoso le porge, tenendosi a distanza, delle monete
e tutta l’atmosfera è immersa in un clima di calma, di pace pomeridiana e di normale scorrere del giorno.
   La luce cristallina e limpida crea poche ombre, mentre gli alberi del giardino e quelli verso l’orizzonte
  formano delle macchie cromatiche delicate in contrasto con i colori più accesi dei vestiti delle donne in
      primo piano. Si tratta di una poetica romantica intima, fatta di piccoli momenti quotidiani di una
   borghesia modesta, campagnola, che non ostenta opulenza e neppure forzato sentimentalismo. Come
   scrive Matteucci, l’opera è "una delle grandi realizzazioni dell’arte leghiana, nella quale si dichiarano
tutto un momento di vita e una situazione personale che riescono a trovare, con accenti di vero e proprio
                                      lirismo, i loro equivalenti pittorici".
Lega espose quest’opera, nel 1865, nelle sale
                                                                             dell’Accademia di Belle Arti di via Ricasoli a
                                                                             Firenze, in una mostra di quadri a soggetto
                                                                             storico-medievale, promossa appunto
                                                                             dall’ambiente accademico cittadino in
                                                                             concomitanza alle celebrazioni del sesto
                                                                             centenario della nascita di Dante. Era un momento
                                                                             importante per la cultura della città anche perchè
                                                                             si era diffusa, già dal settembre del 1864, la
                                                                             notizia che Firenze sarebbe stata la futura
                                                                             capitale del Regno e nuovo centro politico e
                                                                             amministrativo della nazione. Lega non scelse,
                                                                             pertanto, una scena storica o politica ma una
                                                                             rievocazione delicata e sensibile di un
                                                                             sentimentalismo familiare. Il soggetto dell’opera
                                                                             è, infatti, intimo e domestico. La realizzazione
                                                                             semplice, immediata e realistica. Come scrive
                                                                             Matteucci: "Nella sua energia inventiva del 1864 si
                                                                             potrebbe quasi parlare di una specie di
                                                                             disponibilità femmineamente passiva nel recepire
                                                                             le impressioni del mondo circostante, appunto
                                                                             costituito in gran parte da presenze di donne e
                                                                             bambini, con cui il colloquio è percettibile nelle
Silvestro Lega, La nonna, 1865, olio su tela ; 59 x 70, Collezione privata   sue cadenze più dolci. Più che di passività, si
                                                                             tratta però di un momento particolarmente
                                                                             introspettivo a cui inducono le stesse evenienze
                                                                             private".
Silvestro Lega, I promessi sposi, 1869, olio su tela; 33,5 x 77, Milano, Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci

   Realizzato a Piagentina nel 1869, è un dipinto solenne, venato da una sottile malinconia e avvolto da una
 misteriosa e sensuale luce rosata. I due fidanzati, visti di spalle ma protagonisti della scena, sono i ritratti di
  una delle figlie della famiglia Cecchini e del suo promesso sposo. La famiglia in questione, costituita dalla
     madre Elena Settimelli e dalle tre figlie Maria, Isolina e la piccola Anna, risiedeva a Firenze in piazza
Sant’Ambrogio e in poco tempo raggiungeva casa Batelli, nel nuovo domicilio fiorentino di via di San Salvi. Per
 Lega divenne un punto di riferimento affettivo che, gradatamente, si sostituì a quello della famiglia Bartelli,
  soprattutto dopo la morte prematura di Virginia il 6 giugno del 1870. Il quadro –uno dei più ammirati nella
  mostra parigina dedicata ai macchiaioli risalente al 1978– ha un fascino ingenuo, discreto, raffinato, per la
    semplicità compositiva, la delicatezza del paesaggio, l’intensità sentimentale trattenuta, modesta ed
                                           equilibrata dei personaggi.
L’opera appartiene a quello che fu definito il “periodo
                                                           di Bellariva” (1881-1885 circa), vissuto da Lega, e da
                                                           altri artisti della nuova generazione, intorno alla villa
                                                           sull’Arno della famiglia Tommasi, colta, di idee
                                                           avanzate e dedita all’arte e alla musica. Lega, quasi
                                                           sessantenne, ritrovò una pienezza espressiva e una
                                                           nuova ispirazione vitale che lo portarono a trasformarsi
                                                           da pittore “di genere” ad artista moderno, attraverso la
                                                           ricerca di una verità pittorica di autentica vocazione.
                                                           Nel dipinto Una madre Lega sembra abbia avuto
                                                           l’ambizione di andare oltre al suo mondo, dalla vena
                                                           poetica e idilliaca, immergendo le due figure e
                                                           l’ambiente domestico in una visione ricca ed elaborata
                                                           attraverso il colore. Le grandi dimensioni del quadro
                                                           dovettero tenere il pittore impegnato per parecchi mesi
                                                           della primavera e dell’estate dell’84. A Settembre lo
                                                           inviò alla mostra della Reale Accademia a Milano, alla
                                                           Promotrice fiorentina, dove attirò l’interesse dell’amico
                                                           Signorini e poi, nel 1886, alla Prima Esposizione di Belle
                                                           Arti di Livorno dove trovò un acquirente.


Silvestro Lega, Una madre, 1884, olio su tela; 191 x 124
Collezione privata
La zona collinare del Gabbro, distante circa dieci
                                                                  chilometri dalla costa livornese, era, come scrive
                                                            Matteucci "un mondo complesso e articolato, dai caratteri
                                                            specifici e autonomi, ricco di tradizioni proprie, vitale nei
                                                              suoi costumi popolari e nei principi che alimentavano i
                                                                rapporti sociali". Lega vi arrivò nell’estate del 1886,
                                                                ospite, insieme agli amici Angiolo Tommasi e Angelo
                                                                Torchi, presso la villa di Poggio Piano della famiglia
                                                                 Bandini (costituita dalla madre Clementina Fiorini,
                                                            personaggio in vista della borghesia livornese, e dalle sue
                                                             cinque figlie). Per tutta l’estate del 1887, avendo come
                                                                    modelle le cinque ragazze Bandini, il pittore fu
                                                            nuovamente preso da quella forza inventiva che già con le
                                                             Cecchini e i Tommasi lo aveva sorretto. È nel ritratto, in
                                                            particolare, che il nuovo stile “del Gabbro” si rivela nella
                                                                  vigoria espressiva del Lega, anche nelle figure di
                                                                   "contadine fiere e vigorose, nobilitate nella loro
                                                            femminilità rustica", come scrive Matteucci che continua:
                                                            "Il grande ritratto che egli fa di una Gabbrigiana in piedi,
                                                            riprendendola nel suo regno, è un monumento in omaggio
                                                                    alla sua condizione di protagonista plebea così
                                                               nettamente precisata nel suo piglio intemperante, da
                                                            proporsi come anticipazione di un qualche personaggio di
                                                                prima fila del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo".
Silvestro Lega, Gabbrigiana in piedi, 1888, olio su tela;
140 x 86, Collezione privata
Silvestro Lega, Episodio della guerra del 1859-Ritorno di bersaglieri italiani da una ricognizione, 1861
                             olio su tela ; 57,5 x 95, Firenze, Galleria d' Arte Moderna di Palazzo Pitti

Il dipinto risulta eseguito nel 1861, nello stesso anno della presentazione alla società fiorentina Promotrice di
  Belle Arti di un’altra opera, probabilmente in pendant con questa, ossia Imboscata di bersaglieri italiani in
 Lombardia. Anche un’altra opera dello stesso anno Ricognizione di cacciatori delle Alpi fa parte dello stesso
    ciclo di tele di soggetto militare, intrapreso da Lega (e da altri artisti toscani) su stimolo di un concorso
 indetto da Bettino Ricasoli, salito al potere in Toscana dopo il crollo del governo granducale. In tutte queste
    opere più “ufficiali” Lega riuscì, come scrive il Matteucci, "ad evitare la pesantezza e la retorica in cui
sfociava spesso il “sentimentalismo epico” di quel momento". Egli riesce, pertanto, come dimostra la chiara e
   luminosa scena in questione, ad amplificare lo spazio attarverso la vitalità dei personaggi descritti che si
                      muovono con naturalezza e disinvoltura nella semplicità del paesaggio.
La grande tela, che fa parte del gruppo di
opere più storiche e “politiche” del Lega degli
 anni Sessanta, è un ritratto abbastanza aulico
del generale Giuseppe Garibaldi, protagonista
       assoluto, in quell’anno, delle lotte
   d’indipendenza dell’Italia dagli austriaci e
        della riunificazione del paese. In
 quest’immagine di una “laica sacralità”, Lega
  non riesce a nascondere le proprie simpatie
 repubblicane e i propri sentimenti mazziniani
 e garibaldini. Attraverso una fattura pittorica
molto ricercata e raffinata, lo sguardo intenso
        e profondo di Garibaldi conquista
 l’osservatore, come pure la sua posa ufficiale
    e la descrizione puntigliosa dei dettagli
 dell’abbigliamento. La camicia rossa, infatti,
contrasta fortemente con il cielo azzurro dello
  sfondo, su cui la figura statuaria dell’eroico
generale acquista grandezza morale, spirituale
           e, naturalmente, militare.              Silvestro Lega, Ritratto di Garibaldi, 1861
                                                             olio su tela; 111 x 78,4
                                                                Collezione Privata
L’opera, la terza in ordine di esecuzione dopo le
                                                                       altre due simili: Rose della primavera e Motivo di
                                                                         grano, testimonia la serenità d’animo di Lega e
                                                                        l’assimilazione di nuovi e diversi stimoli pittorici
                                                                        del periodo cosiddetto “di Piagentina”, in cui la
                                                                       personalità dell’artista si arricchisce della poetica
                                                                            dei macchiaioli in direzione di una ricerca
                                                                       originale e non più isolata. Nella villa dei Batelli,
                                                                        nella campagna detta, appunto, di “Piagentina”,
                                                                        alle porte di Firenze (vicino al torrente Affrico),
                                                                       Lega aveva trovato una propria vena romantica e
                                                                         popolare, grazie anche all’affetto della giovane
                                                                        amica Virginia Batelli e dell’atmosfera semplice,
                                                                             autentica e serena della sua famiglia. La
                                                                           vicinanza, inoltre, a Piagentina di Telemaco
                                                                           Signorini (che era stato a Parigi) contribuì a
                                                                       rendere più stretti i contatti tra i due artisti. Una
                                                                          cultura più raffinata e “parigina” si intravede,
                                                                        appunto, in quest’opera intitolata Tra i fiori del
                                                                           giardino, in cui una giovane donna che legge
                                                                            (probabilmente Virginia) passeggia con un
Silvestro Lega, Ritratto di Garibaldi, 1862, olio su tela ; 49 x 59,       ombrellino parasole, immersa nell’ambiente
Collezione Privata
                                                                        rigoglioso, caldo e quasi etereo di uno splendido
                                                                       giardino. L’effetto luministico della scena appare
                                                                                  molto ricercato ed espressivo.
 In questa opera Lega rappresenta
Luigi Tommasi a mezzo busto facendolo
     ruotare leggermente sul busto e
      rendendolo luminoso sul fondo
    verdeggiante delle foglie, in una
giustapposizione di colori chiari e scuri
      che determina, per contrasto,
  l'esaltazione dei primi e da un tono
   squillante al bianco della camicia.




                                            Silvestro Lega, Ritratto di Luigi Tommasi
Silvestro Lega, Alla villa di Poggio Piano, olio su tavola, cm. 34 x 60,5
Silvestro Lega, La ragazza di Crespina, olio su tavola, cm. 37,5 x 28,5
Silvestro Lega, Il pittore Tommasi che dipinge in giardino
              olio su tavola, cm. 37,3 x 27,5
Silvestro Lega, Paesaggio del Gabbro con contadini, olio su tavola, cm. 26 x 29
Silvestro Lega, Presso il Gabbro, olio su tavola, cm. 33,5 x 60
Silvestro Lega, L’Arno presso Firenze,1887, olio su catone, cm 20 x 35
Silvestro Lega, Ritratto di contadina,1889-1890, olio su tavola, cm 38 x 28
Silvestro Lega, Pagliai al sole, 1890 ca., Olio su tavola, cm 28 x 38
Silvestro Lega, Ritratto di Eleonora Tommasi
•www.artonline.it
•utenti.romanscuola.net/bramarte/macchiuaioli/lega.htm
•it.wikipedia.org/wiki/Silvestro_Lega
•www.arsmedia.net
•www.antiquars.com
•www.exibart.com
Silvestro Lega

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Silvestro Lega

  • 1.
  • 2.
  • 3. Silvestro Lega nacque a Modigliana (FO) nel 1826 e svolse la sua formazione giovanile presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Si accostò alla tecnica a macchia degli artisti che si riunivano al Caffè Michelangelo, compiendo un’evoluzione in senso realista ma con caratteristiche personali. Il contenuto dei suoi quadri tende ad esaltare la semplicità delicata e gli affetti puri che caratterizzano la piccola borghesia italiana di quegli anni. Nei suoi quadri vi è sempre un po’ di commozione nostalgica per questo piccolo mondo vissuto in piccoli centri urbani. Al 1872 risale l'inizio di una malattia agli occhi che in futuro provocherà disturbi sempre maggiori alla sua attività di pittore. Agli inizi degli anni Ottanta, sulla scia delle proposte francesi, Lega abbandona la lucida oggettività degli anni precedenti, per una pittura più mossa e animata, dalle forme sfatte nel colore e nella luce. Appartengono a questo periodo i più intensi ritratti di Lega e alcuni dei suoi paesaggi tra i più cromaticamente accesi. Morì di cancro a Firenze in condizioni di indigenza il 21 settembre 1895.
  • 4. •La luce diventa il fulcro della composizione pittorica di Lega, in sintonia con le ricerche dei macchiaioli e con quella che sarà la sensibilità dell'Impressionismo. •Lega si accosta con passione alla tecnica a macchia degli artisti che si riunivano al Caffè Michelangelo e che svolgevano le loro ricerche rimanendo sempre fedeli alle proprie ispirazioni di stampo realista. •La bellezza dei paesaggi e il nuovo clima affettivo che lo circonda sono fonte straordinaria di ispirazione. •La sua pittura assume espressioni più vivaci e intimiste, riscontrabili nei quadri che hanno per soggetto spesso le contadine dedite al lavoro o le signore ritratte nei loro giardini. •Nei suoi quadri che esaltano la semplicità e la delicatezza degli affetti puri della piccola borghesia italiana, vi è sempre un po' di commozione nostalgica per il mondo vissuto nei piccoli centri urbani.
  • 5. A Firenze si forma il movimento artistico più importante dell'Ottocento, quello dei Macchiaioli: un gruppo di artisti, provenienti da ogni parte d'Italia, che si riunivano al Caffè Michelangelo di Firenze fra il 1855 e il 1867 e propugnavano una pittura antiaccademica atta a riprodurre l'impressione del vero, volta a cogliere il senso più che l'apparenza delle cose, attraverso la tecnica abbreviata e diretta della macchia. I Macchiaioli, quindi, abolirono il chiaroscuro per dipingere ad accostamenti di colore-ombra e colore-luce, ottenendo effetti di grande luminosità di suggestiva resa atmosferica e semplificarono il paesaggio fino alle sue strutture essenziali. I principali rappresentanti di questo movimento furono: Giovanni Fattori, Telèmaco Signorini, Silvestro Lega.
  • 6.
  • 7. Silvestro Lega, Il pergolato, 1868 Brera, Milano • Questo quadro rappresenta un realismo quasi fotografico che coglie una realtà molto ordinaria e comune. Lo spazio prospettico presenta una metà più profonda, quella a sinistra, in cui si colloca un pergolato che crea un angolo fresco ed accogliente, ed una metà meno profonda nella parte anteriore, ma che si apre in lontananza verso la campagna. Dalla metà di destra proviene una donna con un vassoio in mano su cui porta un bricco di caffè. Nell’altra metà sono collocate tre giovani donne sedute ed una bambina. Sono protette dall’ombra del pergolato e stanno conversando in maniera tranquilla e rilassata. Tutta la scena è pervasa da una calma e da un silenzio evidenti. • Il realismo di Lega è accentuato dalla sua capacità di rappresentare anche i particolari più banali della scena. Ciò che però dà una nota stilistica del tutto originale è l’uso della tecnica della macchia. I colori hanno una luminosità e rappresentano il contrasto tra luce ed ombra. La luce è la vera protagonista e l’ombra del pergolato serve proprio ad enfatizzare la luce che circonda la scena. Questa luce così forte costringe il pittore a scegliere una tecnica che accentua ulteriormente il realismo: il controluce. Le figure, infatti, sono tutte viste nel loro lato in ombra. Questa tecnica serve ad enfatizzare il senso di piacere interiore che l’ombra crea nello spazio rappresentato. • La rappresentazione di un momento di vita quotidiana semplice ed ordinaria serve a Lega per cogliere quell’attimo fuggente di piaceri semplici della vita borghese.
  • 8. Silvestro Lega, Il pergolato, 1868, Brera, Milano
  • 9. Silvestro Lega, Le bambine che fanno le signore, 1865, olio su tela ; 57,5 x 94 Nel novembre del 1865 Lega presenta a Genova Due bambine che fanno le signore, la prima delle quattro redazioni di questo tema, dimostrando una particolare varietà di fantasia rispetto ad altre opere contemporanee, con una sostanziale unità di intento. Anche qui siamo di fronte ad una scena di vita ingenua, semplice e quotidiana, come scrive Matteucci: "con tutte quelle implicazioni di carattere psicologico, prospettico, disegnativo, compositivo, luminoso e cromatico, che sono suggerite dalla realtà, ma che egli filtra secondo una formazione purista non mai rinnegata". Il dipinto, inoltre, venne così commentato da Signorini sulla “Rivista Europea”: "È semplice come il suo titolo, vero come questa scena di cui è testimone chiunque ha figli". Per questo dipinto, insieme a La nonna, Il canto di uno stornello, Una visita e a La pittrice, Lega ricevette la medaglia d’argento all’Esposizione italiana d’Arti Belle a Parma nel 1870, dove aveva esposto insieme al gruppo macchiaiolo.
  • 10. «L’educazione al lavoro» è una tela di grande fascino non tanto per il momento di corrispondenza di affetti materni che rappresenta, ma per la capacità di rappresentare uno spazio dotato di autonoma personalità. La luce che entra dalla finestra aperta, soluzione che adotterà in seguito anche per il «Canto dello stornello», crea un’atmosfera di silenzio intimo che dà maggior sapore alla scena rappresentata. Per questa tela, in cui la scena è rappresenta in un interno con una finestra posta sulla sinistra, si ritrovano atmosfere di serietà lavorative quotidiane. Silvestro Lega, L'educazione al lavoro, 1863
  • 11. • Il quadro è una delle tele più belle realizzate in tutto l’Ottocento italiano. • Prova di grande virtuosismo tecnico, la tela rappresenta con fotografica analiticità un momento quotidiano di grande semplicità. Le tre donne intente a cantare mentre una di loro suona il piano è un esempio dei più classici di quel lirismo intimo comune a gran parte della produzione artistica italiana del secolo. • Lega pone la scena in controluce di fronte ad una finestra aperta. Da quella finestra entra non solo luce ma anche il respiro profondo di un’atmosfera pulita che sa di campi coltivati e colline lontani, sensazione che mai prima un quadro aveva trasmesso con tanta intensità. Silvestro Lega, Il canto dello stornello, 1867 Galleria d’Arte Moderna, Firenze
  • 12. Silvestro Lega, La visita, 1868 «La visita» è un piccolo quadro che nella sua piccola dimensione riesce a sfruttare al meglio la sintetica stesura della "macchia". Immagine di semplice ed efficace comunicatività, rappresenta uno di quei momenti di socialità piccolo borghese comune a tanti piccoli centri dell’Italia post-unitaria. Anche qui Lega riesce a cogliere momenti di semplicità quotidiana che rimandano ad una dimensione malinconica della memoria.
  • 13. Silvestro Lega che dipinge sugli scogli, 1866, tavola, 12,5 x 28 Nel solco dei dipinti orizzontali eseguiti a Livorno, l'anno prima, Fattori esegue un'altra serie di opere che dimostrano il progressivo consolidarsi del suo linguaggio figurativo. In questa tavola si percepisce un processo di sintesi degli elementi descrittivi e un avvicinamento al punto di vista dell'osservatore, che viene a coincidere con quello del pittore. L'uso della macchia è sempre più strutturato in una determinata partitura, e concorre alla definizione volumetrica delle forme. Il ritmo dei piani è serrato e invita a un'osservazione per gradi, dagli scogli luminosi in primo piano, all'orizzonte altrettanto luminoso che si staglia sul mare livido, mentre la figura di Lega appare come il termine di congiunzione.
  • 14. L’assiduità di Silvestro Lega nella villa dei Batelli a Piagentina assumerà sempre più le forme di una convivenza, mentre la morte, il 9 febbraio del 1863, di Paolina Cerreti, madre dell’adorata amica Virginia Batelli, turberà quell’atmosfera serena e toccherà Lega anche nella sua amicizia con il padre, Spirito Batelli. Questo delicato dipinto nasce, appunto, nell’atmosfera degli inizi del 1863, e riflette un sentimentalismo accattivante. Ad un’impressione immediata la scena si presenta come il tipico prodotto della cultura figurativa ottocentesca convenzionale, intorno a questi anni. É una favola tenera e delicata di una bimba addolorata per la morte di un passero. Un incontro con la morte che non sconvolge ma misuratamente intristisce il giovane e candido animo. Con quest’opera Lega partecipò alla Promotrice di Genova (città Silvestro Lega, Il primo dolore, 1863, olio su tela; 39,5 x 50 dove ancora si trova il quadro), inauguratasi Genova, Palazzo della Provincia il 28 marzo 1863, dove erano presenti anche i macchiaioli De Tivoli e Cabianca.
  • 15. Silvestro Lega, L’elemosina, 1864, olio su tela; 71,8 x 124, Collezione Privata La scena si svolge su una terrazza all’aperto, dove le tre signore, vestite con modestia e semplicità e intente a leggere una lettera, sono interrotte dal discreto arrivo di un’anziana donna che chiede l’elemosina. La signora in piedi con sguardo un po’ altezzoso le porge, tenendosi a distanza, delle monete e tutta l’atmosfera è immersa in un clima di calma, di pace pomeridiana e di normale scorrere del giorno. La luce cristallina e limpida crea poche ombre, mentre gli alberi del giardino e quelli verso l’orizzonte formano delle macchie cromatiche delicate in contrasto con i colori più accesi dei vestiti delle donne in primo piano. Si tratta di una poetica romantica intima, fatta di piccoli momenti quotidiani di una borghesia modesta, campagnola, che non ostenta opulenza e neppure forzato sentimentalismo. Come scrive Matteucci, l’opera è "una delle grandi realizzazioni dell’arte leghiana, nella quale si dichiarano tutto un momento di vita e una situazione personale che riescono a trovare, con accenti di vero e proprio lirismo, i loro equivalenti pittorici".
  • 16. Lega espose quest’opera, nel 1865, nelle sale dell’Accademia di Belle Arti di via Ricasoli a Firenze, in una mostra di quadri a soggetto storico-medievale, promossa appunto dall’ambiente accademico cittadino in concomitanza alle celebrazioni del sesto centenario della nascita di Dante. Era un momento importante per la cultura della città anche perchè si era diffusa, già dal settembre del 1864, la notizia che Firenze sarebbe stata la futura capitale del Regno e nuovo centro politico e amministrativo della nazione. Lega non scelse, pertanto, una scena storica o politica ma una rievocazione delicata e sensibile di un sentimentalismo familiare. Il soggetto dell’opera è, infatti, intimo e domestico. La realizzazione semplice, immediata e realistica. Come scrive Matteucci: "Nella sua energia inventiva del 1864 si potrebbe quasi parlare di una specie di disponibilità femmineamente passiva nel recepire le impressioni del mondo circostante, appunto costituito in gran parte da presenze di donne e bambini, con cui il colloquio è percettibile nelle Silvestro Lega, La nonna, 1865, olio su tela ; 59 x 70, Collezione privata sue cadenze più dolci. Più che di passività, si tratta però di un momento particolarmente introspettivo a cui inducono le stesse evenienze private".
  • 17. Silvestro Lega, I promessi sposi, 1869, olio su tela; 33,5 x 77, Milano, Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci Realizzato a Piagentina nel 1869, è un dipinto solenne, venato da una sottile malinconia e avvolto da una misteriosa e sensuale luce rosata. I due fidanzati, visti di spalle ma protagonisti della scena, sono i ritratti di una delle figlie della famiglia Cecchini e del suo promesso sposo. La famiglia in questione, costituita dalla madre Elena Settimelli e dalle tre figlie Maria, Isolina e la piccola Anna, risiedeva a Firenze in piazza Sant’Ambrogio e in poco tempo raggiungeva casa Batelli, nel nuovo domicilio fiorentino di via di San Salvi. Per Lega divenne un punto di riferimento affettivo che, gradatamente, si sostituì a quello della famiglia Bartelli, soprattutto dopo la morte prematura di Virginia il 6 giugno del 1870. Il quadro –uno dei più ammirati nella mostra parigina dedicata ai macchiaioli risalente al 1978– ha un fascino ingenuo, discreto, raffinato, per la semplicità compositiva, la delicatezza del paesaggio, l’intensità sentimentale trattenuta, modesta ed equilibrata dei personaggi.
  • 18. L’opera appartiene a quello che fu definito il “periodo di Bellariva” (1881-1885 circa), vissuto da Lega, e da altri artisti della nuova generazione, intorno alla villa sull’Arno della famiglia Tommasi, colta, di idee avanzate e dedita all’arte e alla musica. Lega, quasi sessantenne, ritrovò una pienezza espressiva e una nuova ispirazione vitale che lo portarono a trasformarsi da pittore “di genere” ad artista moderno, attraverso la ricerca di una verità pittorica di autentica vocazione. Nel dipinto Una madre Lega sembra abbia avuto l’ambizione di andare oltre al suo mondo, dalla vena poetica e idilliaca, immergendo le due figure e l’ambiente domestico in una visione ricca ed elaborata attraverso il colore. Le grandi dimensioni del quadro dovettero tenere il pittore impegnato per parecchi mesi della primavera e dell’estate dell’84. A Settembre lo inviò alla mostra della Reale Accademia a Milano, alla Promotrice fiorentina, dove attirò l’interesse dell’amico Signorini e poi, nel 1886, alla Prima Esposizione di Belle Arti di Livorno dove trovò un acquirente. Silvestro Lega, Una madre, 1884, olio su tela; 191 x 124 Collezione privata
  • 19. La zona collinare del Gabbro, distante circa dieci chilometri dalla costa livornese, era, come scrive Matteucci "un mondo complesso e articolato, dai caratteri specifici e autonomi, ricco di tradizioni proprie, vitale nei suoi costumi popolari e nei principi che alimentavano i rapporti sociali". Lega vi arrivò nell’estate del 1886, ospite, insieme agli amici Angiolo Tommasi e Angelo Torchi, presso la villa di Poggio Piano della famiglia Bandini (costituita dalla madre Clementina Fiorini, personaggio in vista della borghesia livornese, e dalle sue cinque figlie). Per tutta l’estate del 1887, avendo come modelle le cinque ragazze Bandini, il pittore fu nuovamente preso da quella forza inventiva che già con le Cecchini e i Tommasi lo aveva sorretto. È nel ritratto, in particolare, che il nuovo stile “del Gabbro” si rivela nella vigoria espressiva del Lega, anche nelle figure di "contadine fiere e vigorose, nobilitate nella loro femminilità rustica", come scrive Matteucci che continua: "Il grande ritratto che egli fa di una Gabbrigiana in piedi, riprendendola nel suo regno, è un monumento in omaggio alla sua condizione di protagonista plebea così nettamente precisata nel suo piglio intemperante, da proporsi come anticipazione di un qualche personaggio di prima fila del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo". Silvestro Lega, Gabbrigiana in piedi, 1888, olio su tela; 140 x 86, Collezione privata
  • 20. Silvestro Lega, Episodio della guerra del 1859-Ritorno di bersaglieri italiani da una ricognizione, 1861 olio su tela ; 57,5 x 95, Firenze, Galleria d' Arte Moderna di Palazzo Pitti Il dipinto risulta eseguito nel 1861, nello stesso anno della presentazione alla società fiorentina Promotrice di Belle Arti di un’altra opera, probabilmente in pendant con questa, ossia Imboscata di bersaglieri italiani in Lombardia. Anche un’altra opera dello stesso anno Ricognizione di cacciatori delle Alpi fa parte dello stesso ciclo di tele di soggetto militare, intrapreso da Lega (e da altri artisti toscani) su stimolo di un concorso indetto da Bettino Ricasoli, salito al potere in Toscana dopo il crollo del governo granducale. In tutte queste opere più “ufficiali” Lega riuscì, come scrive il Matteucci, "ad evitare la pesantezza e la retorica in cui sfociava spesso il “sentimentalismo epico” di quel momento". Egli riesce, pertanto, come dimostra la chiara e luminosa scena in questione, ad amplificare lo spazio attarverso la vitalità dei personaggi descritti che si muovono con naturalezza e disinvoltura nella semplicità del paesaggio.
  • 21. La grande tela, che fa parte del gruppo di opere più storiche e “politiche” del Lega degli anni Sessanta, è un ritratto abbastanza aulico del generale Giuseppe Garibaldi, protagonista assoluto, in quell’anno, delle lotte d’indipendenza dell’Italia dagli austriaci e della riunificazione del paese. In quest’immagine di una “laica sacralità”, Lega non riesce a nascondere le proprie simpatie repubblicane e i propri sentimenti mazziniani e garibaldini. Attraverso una fattura pittorica molto ricercata e raffinata, lo sguardo intenso e profondo di Garibaldi conquista l’osservatore, come pure la sua posa ufficiale e la descrizione puntigliosa dei dettagli dell’abbigliamento. La camicia rossa, infatti, contrasta fortemente con il cielo azzurro dello sfondo, su cui la figura statuaria dell’eroico generale acquista grandezza morale, spirituale e, naturalmente, militare. Silvestro Lega, Ritratto di Garibaldi, 1861 olio su tela; 111 x 78,4 Collezione Privata
  • 22. L’opera, la terza in ordine di esecuzione dopo le altre due simili: Rose della primavera e Motivo di grano, testimonia la serenità d’animo di Lega e l’assimilazione di nuovi e diversi stimoli pittorici del periodo cosiddetto “di Piagentina”, in cui la personalità dell’artista si arricchisce della poetica dei macchiaioli in direzione di una ricerca originale e non più isolata. Nella villa dei Batelli, nella campagna detta, appunto, di “Piagentina”, alle porte di Firenze (vicino al torrente Affrico), Lega aveva trovato una propria vena romantica e popolare, grazie anche all’affetto della giovane amica Virginia Batelli e dell’atmosfera semplice, autentica e serena della sua famiglia. La vicinanza, inoltre, a Piagentina di Telemaco Signorini (che era stato a Parigi) contribuì a rendere più stretti i contatti tra i due artisti. Una cultura più raffinata e “parigina” si intravede, appunto, in quest’opera intitolata Tra i fiori del giardino, in cui una giovane donna che legge (probabilmente Virginia) passeggia con un Silvestro Lega, Ritratto di Garibaldi, 1862, olio su tela ; 49 x 59, ombrellino parasole, immersa nell’ambiente Collezione Privata rigoglioso, caldo e quasi etereo di uno splendido giardino. L’effetto luministico della scena appare molto ricercato ed espressivo.
  • 23.  In questa opera Lega rappresenta Luigi Tommasi a mezzo busto facendolo ruotare leggermente sul busto e rendendolo luminoso sul fondo verdeggiante delle foglie, in una giustapposizione di colori chiari e scuri che determina, per contrasto, l'esaltazione dei primi e da un tono squillante al bianco della camicia. Silvestro Lega, Ritratto di Luigi Tommasi
  • 24. Silvestro Lega, Alla villa di Poggio Piano, olio su tavola, cm. 34 x 60,5
  • 25. Silvestro Lega, La ragazza di Crespina, olio su tavola, cm. 37,5 x 28,5
  • 26. Silvestro Lega, Il pittore Tommasi che dipinge in giardino olio su tavola, cm. 37,3 x 27,5
  • 27. Silvestro Lega, Paesaggio del Gabbro con contadini, olio su tavola, cm. 26 x 29
  • 28. Silvestro Lega, Presso il Gabbro, olio su tavola, cm. 33,5 x 60
  • 29. Silvestro Lega, L’Arno presso Firenze,1887, olio su catone, cm 20 x 35
  • 30. Silvestro Lega, Ritratto di contadina,1889-1890, olio su tavola, cm 38 x 28
  • 31. Silvestro Lega, Pagliai al sole, 1890 ca., Olio su tavola, cm 28 x 38
  • 32. Silvestro Lega, Ritratto di Eleonora Tommasi