2. “ Il quale rimutò l’arte del dipingere greco in latino e
ridusse al moderno; ed ebbe l’arte più compita che
avesse mai più nessuno…”
3. Giotto
Vita Opere Citazioni
Maggiori Minori
Crediti Fine
4. Vita
1266/67 - Nasce da Bondone a Colledi Vespignano.
1272 - Entra come apprendista nella bottega di Cimabue.
1290 - Incomincia ad accettare lavori in proprio e sposa Monna Cinta (o
Ciuta) dalla quale avrà otto figli. A quest'epoca conosce già Roma e
Assisi.
1296/97 - Giovanni di Murro lo invita ad affrescare la basilica superiore
di Assisi. Negli anni successivi Giotto divide il proprio tempo fra Assisi
e Roma.
1303/11 - Primo fra i pittori toscani, lavora nell'Italia settentrionale, a
Rimini e a Padova.
1311 - Si stabilisce definitivamente a Firenze.
5. 1327 - Si iscrive all'Arte dei Medici e Speziali.
1329/33 - È a Napoli, ospite di Roberto d'Angiò che lo colma di onori.
Esegue varie opere interamente perdute.
1334 - Succede ad Arnolfo di Cambio come architetto del Duomo e delle
fortificazioni di Firenze, il 19 luglio dà inizio alla costruzione del
campanile di Santa Maria del Fiore.
1335/36 - Azzone Visconti lo invita a Milano, dove esegue affreschi
interamente perduti.
1337 - Muore a Firenze l'8 gennaio. È sepolto in Santa Croce.
6. Opere Maggiori
* Santa Maria Novella - Crocefisso (1290 ca.)
* Santa Maria
della Costa - Madonna in trono con il Bambino e Santi (1290 ca.)
*
Assisi - Basilica inferiore di San Francesco - Affreschi con le storie della
*
Assisi - Basilica superiore di San Francesco - Affreschi con storie della v
* Vaticano - Pinacoteca Vaticana -Trittico Stefaneschi (1298/1300)
* Padova - Cappella Scrovegni
- Affreschi comprendenti un Giudizio Universale sulla parete d'ingresso
Maria
e di Gioacchino, uno zoccolo monocromo con figure allegoriche (1304/06
7. * Rimini - Tempio Malatestiano - Crocefisso (1310 ca.)
* Firenze - Cappella Peruzzi
in Santa Croce - Affreschi con storie della vita di san Giovanni Battista
*
Cappella Bardi in Santa Croce - Affreschi con storie della vita di san Fr
* Bologna - Pinacoteca - Madonna con il Bambino (1330 ca.)
*
Campanile del Duomo, iniziato il 19 luglio 1334 e proseguito dopo la mo
Pontedera e da Francesco Talenti che ne modificò la sommità
* Uffizi - Madonna in Maestà, detta di Ognissanti
8. Opere Minori
*
Madonna con Bambino in trono e angeli
*
Madonna con bambino
*
Crocifissione
*
San Francesco
*
Santo Stefano
9. Crocefisso
giotto02
Santa Maria Novella
In questo dipinto Giotto fa
apparire la croce in modo
straordinariamente realistico.
Riesce a ritrarre un Cristo di
un’umanità sconvolgente che
prevale sulla divinità
abbandonando così quelle
tradizioni bizantine.
Tempera su tavola,
cm578x406, ca 1285-1290
10. Madonna in trono con il Bambino e Santi
con sette virtù
Santa Maria della Costa
Questa bellissima tavoletta è uno
degli esempi più antichi della
rappresentazione delle
personificazioni delle Virtù
intorno alla Madonna col
Bambino.
Tavola, cm 34,5 x 25,5
1325 circa
11. Basilica inferiore di San Francesco
Assisi
Gli affreschi della Basilica inferiore hanno
una varietà stilistica che rimanda
inevitabilmente alle differenze stilistiche
tra le diverse personalità che hanno
partecipato alla decorazione. Gli
affreschi di Giotto e della sua bottega
appaiono i più vivaci e i più ricchi
compositivamente. In essi manca quel
rigore compositivo che ritroviamo negli
affreschi di Padova, ma ciò è in parte
comprensibile dal fatto che qui Giotto
interviene in un ambiente già segnato
dalla presenza di altri affreschi e di altri
artisti.
51. Trittico Stefanenchi
Vaticano
tempera su tavola
cm 178 x 89
(pannello centrale);
cm 168 x 83 ca.
(pannelli laterali);
cm 45 ca. x 83 ca.
(ciascuno scomparto
di predella)
52. Il trittico trae il nome dal cardinale Jacopo Caetani degli Stefaneschi, che
lo fece eseguire per l'antica basilica di S. Pietro. Esso è dipinto su
ambedue i lati poiché doveva essere visto sia dal sacerdote sia dai
fedeli. Sul lato posteriore cioè rivolta verso l'abside sono raffigurati
Cristo in trono con Angeli e il cardinale Stefaneschi, tra la
Crocifissione di S. Pietro a sinistra e il Martirio di S. Paolo a destra;
nella predella sottostante la Madonna col Bambino in trono tra due
angeli e i dodici apostoli. Sul lato anteriore rivolto verso i fedeli sono
rappresentati S. Pietro in trono con il cardinale Stefaneschi, tenente
tra le mani il modellino del trittico, e papa Celestino I nella tavola
centrale e in quelle laterali, S. Giacomo e S. Paolo a sinistra, S.
Giovanni Evangelista e S. Andrea a destra; della predella rimane solo
uno scomparto con tre Santi.
53. Cappella degli Scrovegni
Padova
Intorno al 1304-1306 Giotto lavorò a Padova dove decorò la
cappella degli Scrovegni eretta da Enrico Scrovegni per espiare i
peccati del padre condannato da Dante nella Divina commedia
alle pene dell'inferno.
Il programma iconografico della cappella esalta la figura della
Madonna, la controfacciata è dipinta con il Giudizio Universale
nel quale molte parti sono affidate ad allievi. Sui lati e nell'arco
trionfale sulle pareti, divise in tre registri decorativi, si trovano le
Storie di Gioacchino e Anna e le Storie della vita e della passione
di Cristo che segnano l'inizio della maturità artistica del pittore,
tra i quali: il Bacio di Giuda, il Compianto sul Cristo morto.
59. Crocefisso
Tempio Malatestiano
Rimini
La caratteristica forma del
Crocifisso, con raccordi
curvilinei all'incrocio dei
bracci e all'innesto dei
tabelloni, è stata ripresa da
numerosi pittori riminesi.
Tempera e oro su tavola, cm 428x299
60. Cappella Peruzzi in Santa Croce
Firenze
La cappella Peruzzi fu affrescata per
prima con Storie di San Giovanni
Battista e di San Giovanni
Evangelista, gli edifici
rappresentati presentano
architetture complesse con
articolazione degli spazi molto
varia nei quali l'interesse per la
prospettiva da parte dell'artista è
sempre più evidente.
64. Cappella Bardi in Santa Croce
Firenze
La Cappella Bardi riprende il tema delle Storie di San
Francesco, a cominciare dall’ampio riquadro con
San Francesco che riceve le stimmate sull’arco
d’ingresso. Rispetto al cielo di Assisi, dipinto
trent’anni prima, Giotto ha acquisito un
linguaggio più fermo e pacato, disteso
completamente nello spazio. Anche i più forti
sentimenti sono come trattenuti da una salda
serenità che si traduce in strutture compositive
ampie e ben distribuite. D’esempio è l’’
Accertamento delle stimmate, con il commosso
pianto dei frati per la morte di San Francesco. Lo
stato di conservazione degli affreschi è
compromesso dalla storia di manomissioni subite
dalla cappella.
68. Già pala d'altare della soppressa Santa Maria degli
Angeli, il polittico fu trasferito nel Settecento nel
Collegio Montalto, in una cappella privata di
Bologna. E' l'unica opera di Giotto sopravissuta a
Bologna, riferita alla tarda maturità dell'artista.
Il riferimento a quel periodo è interessante: è il
momento in cui da tante diverse influenze riviste
alla luce del "gotico" locale cresce la nuova scuola
pittorica.
69. Il campanile di Santa Maria del Fiore
Nel 1334 Giotto fu nominato magister et
gubernator dell'Opera del duomo e il
suo interesse si appuntò sulla
costruzione del campanile accanto alla
cattedrale. Egli progettò il modello,
«che fu di quella maniera tedesca che in
quel tempo s'usava, disegnò tutte le
storie che andavano nell'ornamento, e
scompartì di colori bianchi, neri e rossi
il modello in tutti que' luoghi, dove
avevano a andare le pietre e i fregi, con
molta diligenza» (G. Vasari, Vite).
70. L'idea fu completamente nuova rispetto ai modelli
tradizionali e, nonostante la morte di Giotto che ne
diresse personalmente la costruzione fino alla prima
cornice, la torre con gli spigoli sottolineati dai torrioncini
poligonali e l'apertura progressiva e finale verso l'alto
delle bifore fu compiuta successivamente da Francesco
Talenti. Al riguardo di quest'opera è interessante
l'annotazione dell'anonimo del XIV secolo, secondo il
quale Giotto vi commise due errori: «L'uno che non ebbe
ceppo da piè, l'altro che fu stretto»; perciò si afflisse tanto
che si ammalò e morì. Villani ne registra la morte di
ritorno dal suo viaggio a Milano, presso Azzone Visconti,
dove era stato inviato dal Comune di Firenze.
71. Il modello
Alto 84,70 metri e largo circa 15
è la più eloquente testimonianza
dell’architettura gotica
fiorentina del Trecento, che pur
nello slancio verticale non
abbandona il principio della
solidità.
Presenta dei rafforzi angolari
che salgono fino al coronamento
a sbalzo orizzontale.
72. Madonna in Maestà, detta di
Ognissanti
Uffizi
Giotto, in questo dipinto, unisce la
tradizione ad alcune
innovazioni. I personaggi
principali sono infatti
notevolmente più imponenti
degli altri, ma il trono è invece
reso con un fortissimo effetto
prospettico.
Tempera e oro su tavola, cm325x204
1310ca
73. Particolare della Madonna di Ognissanti
Gli angeli in primo danno
un effetto
tridimensionale al
dipinto e introducono
un forte naturalismo,
ne sono un esempio i
vasi con rose e gigli,
che alludono alla
purezza della
Madonna.
74. Madonna con Bambino in trono e
angeli
La complessa struttura del trono,
una sorta di scatola concepita
in forma di un vero e proprio
tabernacolo, rivela chiaramente
la paternità giottesca di questo
dipinto.
Tavola, cm 74 x 59
Firenze, Santa Maria a Ricorboli
1335 circa
75. Madonna con bambino
tempera su pannello, cm.85x62,
National Gallery of Art,
Washington
1320-1330
76. Crocifissione
Opera tra le più alte sul piano
qualitativo tra quelle
realizzate da Giotto nella
piena maturità, è uno dei
pochi dipinti di destinazione
privata arrivati fino a noi.
1325 circa
Tavola, cm 39 x 26
Strasburgo, Museée des Beaux Arts
77. San Francesco
"È poco più grande, poco
più spessa e poco più
pesante di una fetta
biscottata": con questa
descrizione molto
efficace lo storico d'arte
Luciano Bellosi rese
nota questa tavoletta nel
1997.
Tavoletta, cm 11 x 11,3 Firenze, Collezione privata 1315-1325 circa
78. Santo Stefano
Si tratta di uno dei dipinti su
tavola di Giotto più belli tra
quelli che sono giunti fino a
noi: qui l'arte pittorica di
Giotto raggiunge vertici
straordinari.
Tavola, cm 84 x 54
Firenze, Museo della fondazione Horne
1330-1335
79. Consapevolezza di un'arte nuova
I contemporanei si convinsero immediatamente dell'importanza della sua
pittura.
•Dante nella Divina Commedia celebra l'amico con la nota terzina: «Credette
Cimabue nella pittura/ tener lo campo, e ora ha Giotto il grido/ si che la fame di
colui oscura» (Purgatorio, XI, 94-96).
•Boccaccio nel Decameron (1349-53) dice che per merito di Giotto «quella arte
ritornata in luce, che molti secoli sotto gli error d'alcuni, che più a dilettar gli occhi
degli ignoranti che a compiacere allo 'ntelletto de' savj dipingendo, era stata
sepulta» (Novella V, giornata VI). È questo un esplicito riconoscimento della lucida
coscienza di una nuova era, opposta al mosaico bizantino, tutto luce e oro, che
affascinava chi non si lasciava guidare dalla ragione ma solo dal piacere della vista.
• Petrarca afferma nella Lettera ai posteri (1370-71) che la bellezza dell'arte di
Giotto si comprende più con l'intelletto che con gli occhi.
80. • Cennino Cennini con chiaro senso critico scrive che «Giotto rimutò l'arte del
dipingere di greco in latino e ridusse al moderno; ed ebbe l'arte più compiuta che
avesse mai più nessuno» (Il libro dell'arte 1370), rifiutando quindi la tradizione
bizantina (greco) per adottare un linguaggio moderno fondato sulla cultura
latina.
•Filippo Villani, nel libro di lode a Firenze (1381-82), scisse che Giotto è
diventato uguale per fama ai pittori antichi e anche superiore, affermandone il
valore assoluto e determinandone il carattere, che è significato dalla sua cultura
storica e dal suo desiderio di gloria: segni evidenti della sua modernità. È da tutti
accettato che Giotto fu discepolo di Cimabue e in poco tempo non solo eguagliò lo
stile del maestro, ma lo superò allontanandosi dai modi ieratici e statici della
pittura precedente per ritrarre le figure con più naturalezza e gentilezza.
81. • Lorenzo Ghiberti nel Commentario secondo scrisse infatti che
egli «lasciò la rozzezza de' Greci... arrecò l'arte naturale e la
gentilezza con essa, non uscendo dalle misure». Abbandonò quindi
la rigidità d'espressione dell'arte bizantina proponendo una novità
che non esce però da un senso di misura morale, che non lascia cioè
esasperare i sentimenti.
•E. H. Gombrich fa rilevare che Giotto nei suoi metodi è molto
debitore dei maestri bizantini, e nelle finalità e negli orientamenti della
sua arte deve molto anche agli scultori delle cattedrali del Nord, cioè la
sua novità è pur sempre inserita in un divenire storico.