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“ Il quale rimutò l’arte del dipingere greco in latino e
  ridusse al moderno; ed ebbe l’arte più compita che
             avesse mai più nessuno…”
Giotto
Vita              Opere            Citazioni

       Maggiori           Minori


Crediti                              Fine
Vita
1266/67 - Nasce da Bondone a Colledi Vespignano.
1272 - Entra come apprendista nella bottega di Cimabue.
1290 - Incomincia ad accettare lavori in proprio e sposa Monna Cinta (o
  Ciuta) dalla quale avrà otto figli. A quest'epoca conosce già Roma e
  Assisi.
1296/97 - Giovanni di Murro lo invita ad affrescare la basilica superiore
  di Assisi. Negli anni successivi Giotto divide il proprio tempo fra Assisi
  e Roma.
1303/11 - Primo fra i pittori toscani, lavora nell'Italia settentrionale, a
  Rimini e a Padova.
1311 - Si stabilisce definitivamente a Firenze.
1327 - Si iscrive all'Arte dei Medici e Speziali.
1329/33 - È a Napoli, ospite di Roberto d'Angiò che lo colma di onori.
  Esegue varie opere interamente perdute.
1334 - Succede ad Arnolfo di Cambio come architetto del Duomo e delle
  fortificazioni di Firenze, il 19 luglio dà inizio alla costruzione del
  campanile di Santa Maria del Fiore.
1335/36 - Azzone Visconti lo invita a Milano, dove esegue affreschi
  interamente perduti.
1337 - Muore a Firenze l'8 gennaio. È sepolto in Santa Croce.
Opere Maggiori
* Santa Maria Novella - Crocefisso (1290 ca.)
* Santa Maria
 della Costa - Madonna in trono con il Bambino e Santi (1290 ca.)
*
Assisi - Basilica inferiore di San Francesco - Affreschi con le storie della

*
Assisi - Basilica superiore di San Francesco - Affreschi con storie della v

* Vaticano - Pinacoteca Vaticana -Trittico Stefaneschi (1298/1300)
* Padova - Cappella Scrovegni
 - Affreschi comprendenti un Giudizio Universale sulla parete d'ingresso
 Maria
 e di Gioacchino, uno zoccolo monocromo con figure allegoriche (1304/06
* Rimini - Tempio Malatestiano - Crocefisso (1310 ca.)
* Firenze - Cappella Peruzzi
 in Santa Croce - Affreschi con storie della vita di san Giovanni Battista

*
Cappella Bardi in Santa Croce - Affreschi con storie della vita di san Fr

* Bologna - Pinacoteca - Madonna con il Bambino (1330 ca.)
*
Campanile del Duomo, iniziato il 19 luglio 1334 e proseguito dopo la mo
 Pontedera e da Francesco Talenti che ne modificò la sommità
* Uffizi - Madonna in Maestà, detta di Ognissanti
Opere Minori
*
    Madonna con Bambino in trono e angeli
         *
           Madonna con bambino
              *
                Crocifissione
             *
               San Francesco
             *
               Santo Stefano
Crocefisso
giotto02




Santa Maria Novella
            In questo dipinto Giotto fa
               apparire la croce in modo
               straordinariamente realistico.
               Riesce a ritrarre un Cristo di
               un’umanità sconvolgente che
               prevale sulla divinità
               abbandonando così quelle
               tradizioni bizantine.


              Tempera su tavola,
           cm578x406, ca 1285-1290
Madonna in trono con il Bambino e Santi
           con sette virtù
      Santa Maria della Costa
                Questa bellissima tavoletta è uno
                  degli esempi più antichi della
                  rappresentazione delle
                  personificazioni delle Virtù
                  intorno alla Madonna col
                  Bambino.

                  Tavola, cm 34,5 x 25,5
                        1325 circa
Basilica inferiore di San Francesco
               Assisi
             Gli affreschi della Basilica inferiore hanno
                   una varietà stilistica che rimanda
              inevitabilmente alle differenze stilistiche
                  tra le diverse personalità che hanno
                    partecipato alla decorazione. Gli
                 affreschi di Giotto e della sua bottega
                   appaiono i più vivaci e i più ricchi
                 compositivamente. In essi manca quel
                rigore compositivo che ritroviamo negli
                 affreschi di Padova, ma ciò è in parte
                 comprensibile dal fatto che qui Giotto
                 interviene in un ambiente già segnato
               dalla presenza di altri affreschi e di altri
                                  artisti.
Gli affreschi


Le allegorie             Alcuni particolari
Noli me tangere
La nascita di Gesù
Basilica Superiore di San Francesco
               Assisi
Schema
I - L'omaggio di un uomo semplice
              1300
II - Il dono del mantello al povero
              1297-99
III - Il sogno del palazzo pieno d'armi
                1297-99
IV - La preghiere in San Damiano
            1297-99
V - La rinuncia agli averi
         1297-99
VI - Il sogno di Innocenzo III
           1297-99
Paricolare
del Sogno di Innocenzo III
VII - L'approvazione della regola
            1297-99
VIII - La visione del carro di fuoco
             1297-99
IX - La visione dei troni
        1297-99
X - La cacciata dei diavoli da Arezzo
              1297-99
XI - La prova del fuoco davanti al sultano
               1297-1300
XII - L'estasi di San Francesco
          1297-1300
XIII - Il presepe di Greccio
        1297-1300
XIV - Il miracolo della sorgente
          1297-1300
XV - La predica agli uccelli
       1297-1300
XVI - La morte del Cavaliere di Celano
            1297-1300
XVII - La Predica ad Onorio III
          1297-1300
XVIII - L'apparizione ad Arles
         1297-1300
XIX - San Francesco riceve le stigmate
            1297-1300
XX - La morte di San Francesco
            1300
XXI - L'apparizione al Vescovo Guidi ed a frate Agostino
                         1300
XXII - L'accertamento delle stigmate
               1300
XXIII - Il pianto delle Clarisse
             1300
XXIV - La canonizzazione
         1300
XXV - L'apparizione a Gregorio
           1300
XXVI – La guarigione di un ferito
            1300
XXVII – La gentildonna resuscitata per la confessione
                      1300
XXVIII – La liberazione di un prigioniero eretico
                    1300
San Francesco in Gloria
L'allegoria della Castità
L'allegoria della Povertà
L'allegoria dell'Obbedienza
Trittico Stefanenchi
      Vaticano
                   tempera su tavola
                   cm 178 x 89
                   (pannello centrale);
                   cm 168 x 83 ca.
                   (pannelli laterali);
                   cm 45 ca. x 83 ca.
                   (ciascuno scomparto
                   di predella)
Il trittico trae il nome dal cardinale Jacopo Caetani degli Stefaneschi, che
       lo fece eseguire per l'antica basilica di S. Pietro. Esso è dipinto su
       ambedue i lati poiché doveva essere visto sia dal sacerdote sia dai
      fedeli. Sul lato posteriore cioè rivolta verso l'abside sono raffigurati
           Cristo in trono con Angeli e il cardinale Stefaneschi, tra la
     Crocifissione di S. Pietro a sinistra e il Martirio di S. Paolo a destra;
     nella predella sottostante la Madonna col Bambino in trono tra due
     angeli e i dodici apostoli. Sul lato anteriore rivolto verso i fedeli sono
     rappresentati S. Pietro in trono con il cardinale Stefaneschi, tenente
      tra le mani il modellino del trittico, e papa Celestino I nella tavola
        centrale e in quelle laterali, S. Giacomo e S. Paolo a sinistra, S.
    Giovanni Evangelista e S. Andrea a destra; della predella rimane solo
                          uno scomparto con tre Santi.
Cappella degli Scrovegni
                  Padova
 Intorno al 1304-1306 Giotto lavorò a Padova dove decorò la
 cappella degli Scrovegni eretta da Enrico Scrovegni per espiare i
  peccati del padre condannato da Dante nella Divina commedia
                         alle pene dell'inferno.
  Il programma iconografico della cappella esalta la figura della
Madonna, la controfacciata è dipinta con il Giudizio Universale
 nel quale molte parti sono affidate ad allievi. Sui lati e nell'arco
trionfale sulle pareti, divise in tre registri decorativi, si trovano le
Storie di Gioacchino e Anna e le Storie della vita e della passione
 di Cristo che segnano l'inizio della maturità artistica del pittore,
   tra i quali: il Bacio di Giuda, il Compianto sul Cristo morto.
La cappella degli Scrovegni
Il Giudizio Universale
Il Bacio di Giuda
Il Compianto sul Cristo morto
Particolare
del Compianto sul Cristo morto
Crocefisso
Tempio Malatestiano
       Rimini
      La caratteristica forma del
        Crocifisso, con raccordi
        curvilinei all'incrocio dei
        bracci e all'innesto dei
        tabelloni, è stata ripresa da
        numerosi pittori riminesi.


      Tempera e oro su tavola, cm 428x299
Cappella Peruzzi in Santa Croce
            Firenze
           La cappella Peruzzi fu affrescata per
             prima con Storie di San Giovanni
             Battista e di San Giovanni
             Evangelista, gli edifici
             rappresentati presentano
             architetture complesse con
             articolazione degli spazi molto
             varia nei quali l'interesse per la
             prospettiva da parte dell'artista è
             sempre più evidente.
Particolare della
Cappella Peruzzi
Particolare della
Cappella Peruzzi
Particolare della
Cappella Peruzzi
Cappella Bardi in Santa Croce
          Firenze
   La Cappella Bardi riprende il tema delle Storie di San
     Francesco, a cominciare dall’ampio riquadro con
     San Francesco che riceve le stimmate sull’arco
     d’ingresso. Rispetto al cielo di Assisi, dipinto
     trent’anni prima, Giotto ha acquisito un
     linguaggio più fermo e pacato, disteso
     completamente nello spazio. Anche i più forti
     sentimenti sono come trattenuti da una salda
     serenità che si traduce in strutture compositive
     ampie e ben distribuite. D’esempio è l’’
     Accertamento delle stimmate, con il commosso
     pianto dei frati per la morte di San Francesco. Lo
     stato di conservazione degli affreschi è
     compromesso dalla storia di manomissioni subite
     dalla cappella.
Esequie di San Francesco
San Francesco riceve le stigmate
Pinacoteca
Madonna con il Bambino
       Bologna




   Tempera su tavola cm 147,5 x 218
Già pala d'altare della soppressa Santa Maria degli
  Angeli, il polittico fu trasferito nel Settecento nel
  Collegio Montalto, in una cappella privata di
  Bologna. E' l'unica opera di Giotto sopravissuta a
  Bologna, riferita alla tarda maturità dell'artista.
  Il riferimento a quel periodo è interessante: è il
  momento in cui da tante diverse influenze riviste
  alla luce del "gotico" locale cresce la nuova scuola
  pittorica.
Il campanile di Santa Maria del Fiore
Nel 1334 Giotto fu nominato magister et
    gubernator dell'Opera del duomo e il
       suo interesse si appuntò sulla
  costruzione del campanile accanto alla
    cattedrale. Egli progettò il modello,
 «che fu di quella maniera tedesca che in
    quel tempo s'usava, disegnò tutte le
   storie che andavano nell'ornamento, e
  scompartì di colori bianchi, neri e rossi
    il modello in tutti que' luoghi, dove
 avevano a andare le pietre e i fregi, con
    molta diligenza» (G. Vasari, Vite).
L'idea fu completamente nuova rispetto ai modelli
    tradizionali e, nonostante la morte di Giotto che ne
    diresse personalmente la costruzione fino alla prima
 cornice, la torre con gli spigoli sottolineati dai torrioncini
   poligonali e l'apertura progressiva e finale verso l'alto
   delle bifore fu compiuta successivamente da Francesco
      Talenti. Al riguardo di quest'opera è interessante
   l'annotazione dell'anonimo del XIV secolo, secondo il
  quale Giotto vi commise due errori: «L'uno che non ebbe
ceppo da piè, l'altro che fu stretto»; perciò si afflisse tanto
    che si ammalò e morì. Villani ne registra la morte di
ritorno dal suo viaggio a Milano, presso Azzone Visconti,
       dove era stato inviato dal Comune di Firenze.
Il modello
     Alto 84,70 metri e largo circa 15
     è la più eloquente testimonianza
           dell’architettura gotica
      fiorentina del Trecento, che pur
         nello slancio verticale non
        abbandona il principio della
                   solidità.
       Presenta dei rafforzi angolari
      che salgono fino al coronamento
           a sbalzo orizzontale.
Madonna in Maestà, detta di
       Ognissanti
          Uffizi
           Giotto, in questo dipinto, unisce la
             tradizione ad alcune
             innovazioni. I personaggi
             principali sono infatti
             notevolmente più imponenti
             degli altri, ma il trono è invece
             reso con un fortissimo effetto
             prospettico.

        Tempera e oro su tavola, cm325x204
                     1310ca
Particolare della Madonna di Ognissanti
                   Gli angeli in primo danno
                     un effetto
                     tridimensionale al
                     dipinto e introducono
                     un forte naturalismo,
                     ne sono un esempio i
                     vasi con rose e gigli,
                     che alludono alla
                     purezza della
                     Madonna.
Madonna con Bambino in trono e
           angeli
            La complessa struttura del trono,
              una sorta di scatola concepita
              in forma di un vero e proprio
              tabernacolo, rivela chiaramente
              la paternità giottesca di questo
              dipinto.

                   Tavola, cm 74 x 59
             Firenze, Santa Maria a Ricorboli
                        1335 circa
Madonna con bambino


        tempera su pannello, cm.85x62,
            National Gallery of Art,
                  Washington
                  1320-1330
Crocifissione
        Opera tra le più alte sul piano
          qualitativo tra quelle
          realizzate da Giotto nella
          piena maturità, è uno dei
          pochi dipinti di destinazione
          privata arrivati fino a noi.


               1325 circa
           Tavola, cm 39 x 26
   Strasburgo, Museée des Beaux Arts
San Francesco
                                  "È poco più grande, poco
                                    più spessa e poco più
                                    pesante di una fetta
                                    biscottata": con questa
                                    descrizione molto
                                    efficace lo storico d'arte
                                    Luciano Bellosi rese
                                    nota questa tavoletta nel
                                    1997.
Tavoletta, cm 11 x 11,3 Firenze, Collezione privata 1315-1325 circa
Santo Stefano
      Si tratta di uno dei dipinti su
         tavola di Giotto più belli tra
         quelli che sono giunti fino a
         noi: qui l'arte pittorica di
         Giotto raggiunge vertici
         straordinari.

               Tavola, cm 84 x 54
     Firenze, Museo della fondazione Horne
                  1330-1335
Consapevolezza di un'arte nuova
    I contemporanei si convinsero immediatamente dell'importanza della sua
    pittura.
  •Dante nella Divina Commedia celebra l'amico con la nota terzina: «Credette
  Cimabue nella pittura/ tener lo campo, e ora ha Giotto il grido/ si che la fame di
                      colui oscura» (Purgatorio, XI, 94-96).
  •Boccaccio nel Decameron (1349-53) dice che per merito di Giotto «quella arte
 ritornata in luce, che molti secoli sotto gli error d'alcuni, che più a dilettar gli occhi
     degli ignoranti che a compiacere allo 'ntelletto de' savj dipingendo, era stata
sepulta» (Novella V, giornata VI). È questo un esplicito riconoscimento della lucida
    coscienza di una nuova era, opposta al mosaico bizantino, tutto luce e oro, che
affascinava chi non si lasciava guidare dalla ragione ma solo dal piacere della vista.

• Petrarca afferma nella Lettera ai posteri (1370-71) che la bellezza dell'arte di
            Giotto si comprende più con l'intelletto che con gli occhi.
• Cennino Cennini con chiaro senso critico scrive che «Giotto rimutò l'arte del
  dipingere di greco in latino e ridusse al moderno; ed ebbe l'arte più compiuta che
  avesse mai più nessuno» (Il libro dell'arte 1370), rifiutando quindi la tradizione
    bizantina (greco) per adottare un linguaggio moderno fondato sulla cultura
                                         latina.

   •Filippo Villani, nel libro di lode a Firenze (1381-82), scisse che Giotto è
  diventato uguale per fama ai pittori antichi e anche superiore, affermandone il
 valore assoluto e determinandone il carattere, che è significato dalla sua cultura
storica e dal suo desiderio di gloria: segni evidenti della sua modernità. È da tutti
accettato che Giotto fu discepolo di Cimabue e in poco tempo non solo eguagliò lo
   stile del maestro, ma lo superò allontanandosi dai modi ieratici e statici della
     pittura precedente per ritrarre le figure con più naturalezza e gentilezza.
• Lorenzo Ghiberti nel Commentario secondo scrisse infatti che
       egli «lasciò la rozzezza de' Greci... arrecò l'arte naturale e la
   gentilezza con essa, non uscendo dalle misure». Abbandonò quindi
   la rigidità d'espressione dell'arte bizantina proponendo una novità
   che non esce però da un senso di misura morale, che non lascia cioè
                           esasperare i sentimenti.

  •E. H. Gombrich fa rilevare che Giotto nei suoi metodi è molto
debitore dei maestri bizantini, e nelle finalità e negli orientamenti della
sua arte deve molto anche agli scultori delle cattedrali del Nord, cioè la
        sua novità è pur sempre inserita in un divenire storico.
Crediti
•san-francesco.org
•www.opereduomo.firenze.org
•www.storiadellarte.com
•www.cronologia.it
lavoro
     di




Sharon
Anastasi
Giotto

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Giotto

  • 1.
  • 2. “ Il quale rimutò l’arte del dipingere greco in latino e ridusse al moderno; ed ebbe l’arte più compita che avesse mai più nessuno…”
  • 3. Giotto Vita Opere Citazioni Maggiori Minori Crediti Fine
  • 4. Vita 1266/67 - Nasce da Bondone a Colledi Vespignano. 1272 - Entra come apprendista nella bottega di Cimabue. 1290 - Incomincia ad accettare lavori in proprio e sposa Monna Cinta (o Ciuta) dalla quale avrà otto figli. A quest'epoca conosce già Roma e Assisi. 1296/97 - Giovanni di Murro lo invita ad affrescare la basilica superiore di Assisi. Negli anni successivi Giotto divide il proprio tempo fra Assisi e Roma. 1303/11 - Primo fra i pittori toscani, lavora nell'Italia settentrionale, a Rimini e a Padova. 1311 - Si stabilisce definitivamente a Firenze.
  • 5. 1327 - Si iscrive all'Arte dei Medici e Speziali. 1329/33 - È a Napoli, ospite di Roberto d'Angiò che lo colma di onori. Esegue varie opere interamente perdute. 1334 - Succede ad Arnolfo di Cambio come architetto del Duomo e delle fortificazioni di Firenze, il 19 luglio dà inizio alla costruzione del campanile di Santa Maria del Fiore. 1335/36 - Azzone Visconti lo invita a Milano, dove esegue affreschi interamente perduti. 1337 - Muore a Firenze l'8 gennaio. È sepolto in Santa Croce.
  • 6. Opere Maggiori * Santa Maria Novella - Crocefisso (1290 ca.) * Santa Maria della Costa - Madonna in trono con il Bambino e Santi (1290 ca.) * Assisi - Basilica inferiore di San Francesco - Affreschi con le storie della * Assisi - Basilica superiore di San Francesco - Affreschi con storie della v * Vaticano - Pinacoteca Vaticana -Trittico Stefaneschi (1298/1300) * Padova - Cappella Scrovegni - Affreschi comprendenti un Giudizio Universale sulla parete d'ingresso Maria e di Gioacchino, uno zoccolo monocromo con figure allegoriche (1304/06
  • 7. * Rimini - Tempio Malatestiano - Crocefisso (1310 ca.) * Firenze - Cappella Peruzzi in Santa Croce - Affreschi con storie della vita di san Giovanni Battista * Cappella Bardi in Santa Croce - Affreschi con storie della vita di san Fr * Bologna - Pinacoteca - Madonna con il Bambino (1330 ca.) * Campanile del Duomo, iniziato il 19 luglio 1334 e proseguito dopo la mo Pontedera e da Francesco Talenti che ne modificò la sommità * Uffizi - Madonna in Maestà, detta di Ognissanti
  • 8. Opere Minori * Madonna con Bambino in trono e angeli * Madonna con bambino * Crocifissione * San Francesco * Santo Stefano
  • 9. Crocefisso giotto02 Santa Maria Novella In questo dipinto Giotto fa apparire la croce in modo straordinariamente realistico. Riesce a ritrarre un Cristo di un’umanità sconvolgente che prevale sulla divinità abbandonando così quelle tradizioni bizantine. Tempera su tavola, cm578x406, ca 1285-1290
  • 10. Madonna in trono con il Bambino e Santi con sette virtù Santa Maria della Costa Questa bellissima tavoletta è uno degli esempi più antichi della rappresentazione delle personificazioni delle Virtù intorno alla Madonna col Bambino. Tavola, cm 34,5 x 25,5 1325 circa
  • 11. Basilica inferiore di San Francesco Assisi Gli affreschi della Basilica inferiore hanno una varietà stilistica che rimanda inevitabilmente alle differenze stilistiche tra le diverse personalità che hanno partecipato alla decorazione. Gli affreschi di Giotto e della sua bottega appaiono i più vivaci e i più ricchi compositivamente. In essi manca quel rigore compositivo che ritroviamo negli affreschi di Padova, ma ciò è in parte comprensibile dal fatto che qui Giotto interviene in un ambiente già segnato dalla presenza di altri affreschi e di altri artisti.
  • 12. Gli affreschi Le allegorie Alcuni particolari
  • 14. La nascita di Gesù
  • 15. Basilica Superiore di San Francesco Assisi
  • 17. I - L'omaggio di un uomo semplice 1300
  • 18. II - Il dono del mantello al povero 1297-99
  • 19. III - Il sogno del palazzo pieno d'armi 1297-99
  • 20. IV - La preghiere in San Damiano 1297-99
  • 21. V - La rinuncia agli averi 1297-99
  • 22. VI - Il sogno di Innocenzo III 1297-99
  • 23. Paricolare del Sogno di Innocenzo III
  • 24. VII - L'approvazione della regola 1297-99
  • 25. VIII - La visione del carro di fuoco 1297-99
  • 26. IX - La visione dei troni 1297-99
  • 27. X - La cacciata dei diavoli da Arezzo 1297-99
  • 28. XI - La prova del fuoco davanti al sultano 1297-1300
  • 29. XII - L'estasi di San Francesco 1297-1300
  • 30. XIII - Il presepe di Greccio 1297-1300
  • 31. XIV - Il miracolo della sorgente 1297-1300
  • 32. XV - La predica agli uccelli 1297-1300
  • 33. XVI - La morte del Cavaliere di Celano 1297-1300
  • 34. XVII - La Predica ad Onorio III 1297-1300
  • 35. XVIII - L'apparizione ad Arles 1297-1300
  • 36. XIX - San Francesco riceve le stigmate 1297-1300
  • 37. XX - La morte di San Francesco 1300
  • 38. XXI - L'apparizione al Vescovo Guidi ed a frate Agostino 1300
  • 39. XXII - L'accertamento delle stigmate 1300
  • 40. XXIII - Il pianto delle Clarisse 1300
  • 41. XXIV - La canonizzazione 1300
  • 42. XXV - L'apparizione a Gregorio 1300
  • 43. XXVI – La guarigione di un ferito 1300
  • 44. XXVII – La gentildonna resuscitata per la confessione 1300
  • 45. XXVIII – La liberazione di un prigioniero eretico 1300
  • 46.
  • 51. Trittico Stefanenchi Vaticano tempera su tavola cm 178 x 89 (pannello centrale); cm 168 x 83 ca. (pannelli laterali); cm 45 ca. x 83 ca. (ciascuno scomparto di predella)
  • 52. Il trittico trae il nome dal cardinale Jacopo Caetani degli Stefaneschi, che lo fece eseguire per l'antica basilica di S. Pietro. Esso è dipinto su ambedue i lati poiché doveva essere visto sia dal sacerdote sia dai fedeli. Sul lato posteriore cioè rivolta verso l'abside sono raffigurati Cristo in trono con Angeli e il cardinale Stefaneschi, tra la Crocifissione di S. Pietro a sinistra e il Martirio di S. Paolo a destra; nella predella sottostante la Madonna col Bambino in trono tra due angeli e i dodici apostoli. Sul lato anteriore rivolto verso i fedeli sono rappresentati S. Pietro in trono con il cardinale Stefaneschi, tenente tra le mani il modellino del trittico, e papa Celestino I nella tavola centrale e in quelle laterali, S. Giacomo e S. Paolo a sinistra, S. Giovanni Evangelista e S. Andrea a destra; della predella rimane solo uno scomparto con tre Santi.
  • 53. Cappella degli Scrovegni Padova Intorno al 1304-1306 Giotto lavorò a Padova dove decorò la cappella degli Scrovegni eretta da Enrico Scrovegni per espiare i peccati del padre condannato da Dante nella Divina commedia alle pene dell'inferno. Il programma iconografico della cappella esalta la figura della Madonna, la controfacciata è dipinta con il Giudizio Universale nel quale molte parti sono affidate ad allievi. Sui lati e nell'arco trionfale sulle pareti, divise in tre registri decorativi, si trovano le Storie di Gioacchino e Anna e le Storie della vita e della passione di Cristo che segnano l'inizio della maturità artistica del pittore, tra i quali: il Bacio di Giuda, il Compianto sul Cristo morto.
  • 54. La cappella degli Scrovegni
  • 56. Il Bacio di Giuda
  • 57. Il Compianto sul Cristo morto
  • 59. Crocefisso Tempio Malatestiano Rimini La caratteristica forma del Crocifisso, con raccordi curvilinei all'incrocio dei bracci e all'innesto dei tabelloni, è stata ripresa da numerosi pittori riminesi. Tempera e oro su tavola, cm 428x299
  • 60. Cappella Peruzzi in Santa Croce Firenze La cappella Peruzzi fu affrescata per prima con Storie di San Giovanni Battista e di San Giovanni Evangelista, gli edifici rappresentati presentano architetture complesse con articolazione degli spazi molto varia nei quali l'interesse per la prospettiva da parte dell'artista è sempre più evidente.
  • 64. Cappella Bardi in Santa Croce Firenze La Cappella Bardi riprende il tema delle Storie di San Francesco, a cominciare dall’ampio riquadro con San Francesco che riceve le stimmate sull’arco d’ingresso. Rispetto al cielo di Assisi, dipinto trent’anni prima, Giotto ha acquisito un linguaggio più fermo e pacato, disteso completamente nello spazio. Anche i più forti sentimenti sono come trattenuti da una salda serenità che si traduce in strutture compositive ampie e ben distribuite. D’esempio è l’’ Accertamento delle stimmate, con il commosso pianto dei frati per la morte di San Francesco. Lo stato di conservazione degli affreschi è compromesso dalla storia di manomissioni subite dalla cappella.
  • 65. Esequie di San Francesco
  • 66. San Francesco riceve le stigmate
  • 67. Pinacoteca Madonna con il Bambino Bologna Tempera su tavola cm 147,5 x 218
  • 68. Già pala d'altare della soppressa Santa Maria degli Angeli, il polittico fu trasferito nel Settecento nel Collegio Montalto, in una cappella privata di Bologna. E' l'unica opera di Giotto sopravissuta a Bologna, riferita alla tarda maturità dell'artista. Il riferimento a quel periodo è interessante: è il momento in cui da tante diverse influenze riviste alla luce del "gotico" locale cresce la nuova scuola pittorica.
  • 69. Il campanile di Santa Maria del Fiore Nel 1334 Giotto fu nominato magister et gubernator dell'Opera del duomo e il suo interesse si appuntò sulla costruzione del campanile accanto alla cattedrale. Egli progettò il modello, «che fu di quella maniera tedesca che in quel tempo s'usava, disegnò tutte le storie che andavano nell'ornamento, e scompartì di colori bianchi, neri e rossi il modello in tutti que' luoghi, dove avevano a andare le pietre e i fregi, con molta diligenza» (G. Vasari, Vite).
  • 70. L'idea fu completamente nuova rispetto ai modelli tradizionali e, nonostante la morte di Giotto che ne diresse personalmente la costruzione fino alla prima cornice, la torre con gli spigoli sottolineati dai torrioncini poligonali e l'apertura progressiva e finale verso l'alto delle bifore fu compiuta successivamente da Francesco Talenti. Al riguardo di quest'opera è interessante l'annotazione dell'anonimo del XIV secolo, secondo il quale Giotto vi commise due errori: «L'uno che non ebbe ceppo da piè, l'altro che fu stretto»; perciò si afflisse tanto che si ammalò e morì. Villani ne registra la morte di ritorno dal suo viaggio a Milano, presso Azzone Visconti, dove era stato inviato dal Comune di Firenze.
  • 71. Il modello Alto 84,70 metri e largo circa 15 è la più eloquente testimonianza dell’architettura gotica fiorentina del Trecento, che pur nello slancio verticale non abbandona il principio della solidità. Presenta dei rafforzi angolari che salgono fino al coronamento a sbalzo orizzontale.
  • 72. Madonna in Maestà, detta di Ognissanti Uffizi Giotto, in questo dipinto, unisce la tradizione ad alcune innovazioni. I personaggi principali sono infatti notevolmente più imponenti degli altri, ma il trono è invece reso con un fortissimo effetto prospettico. Tempera e oro su tavola, cm325x204 1310ca
  • 73. Particolare della Madonna di Ognissanti Gli angeli in primo danno un effetto tridimensionale al dipinto e introducono un forte naturalismo, ne sono un esempio i vasi con rose e gigli, che alludono alla purezza della Madonna.
  • 74. Madonna con Bambino in trono e angeli La complessa struttura del trono, una sorta di scatola concepita in forma di un vero e proprio tabernacolo, rivela chiaramente la paternità giottesca di questo dipinto. Tavola, cm 74 x 59 Firenze, Santa Maria a Ricorboli 1335 circa
  • 75. Madonna con bambino tempera su pannello, cm.85x62, National Gallery of Art, Washington 1320-1330
  • 76. Crocifissione Opera tra le più alte sul piano qualitativo tra quelle realizzate da Giotto nella piena maturità, è uno dei pochi dipinti di destinazione privata arrivati fino a noi. 1325 circa Tavola, cm 39 x 26 Strasburgo, Museée des Beaux Arts
  • 77. San Francesco "È poco più grande, poco più spessa e poco più pesante di una fetta biscottata": con questa descrizione molto efficace lo storico d'arte Luciano Bellosi rese nota questa tavoletta nel 1997. Tavoletta, cm 11 x 11,3 Firenze, Collezione privata 1315-1325 circa
  • 78. Santo Stefano Si tratta di uno dei dipinti su tavola di Giotto più belli tra quelli che sono giunti fino a noi: qui l'arte pittorica di Giotto raggiunge vertici straordinari. Tavola, cm 84 x 54 Firenze, Museo della fondazione Horne 1330-1335
  • 79. Consapevolezza di un'arte nuova I contemporanei si convinsero immediatamente dell'importanza della sua pittura. •Dante nella Divina Commedia celebra l'amico con la nota terzina: «Credette Cimabue nella pittura/ tener lo campo, e ora ha Giotto il grido/ si che la fame di colui oscura» (Purgatorio, XI, 94-96). •Boccaccio nel Decameron (1349-53) dice che per merito di Giotto «quella arte ritornata in luce, che molti secoli sotto gli error d'alcuni, che più a dilettar gli occhi degli ignoranti che a compiacere allo 'ntelletto de' savj dipingendo, era stata sepulta» (Novella V, giornata VI). È questo un esplicito riconoscimento della lucida coscienza di una nuova era, opposta al mosaico bizantino, tutto luce e oro, che affascinava chi non si lasciava guidare dalla ragione ma solo dal piacere della vista. • Petrarca afferma nella Lettera ai posteri (1370-71) che la bellezza dell'arte di Giotto si comprende più con l'intelletto che con gli occhi.
  • 80. • Cennino Cennini con chiaro senso critico scrive che «Giotto rimutò l'arte del dipingere di greco in latino e ridusse al moderno; ed ebbe l'arte più compiuta che avesse mai più nessuno» (Il libro dell'arte 1370), rifiutando quindi la tradizione bizantina (greco) per adottare un linguaggio moderno fondato sulla cultura latina. •Filippo Villani, nel libro di lode a Firenze (1381-82), scisse che Giotto è diventato uguale per fama ai pittori antichi e anche superiore, affermandone il valore assoluto e determinandone il carattere, che è significato dalla sua cultura storica e dal suo desiderio di gloria: segni evidenti della sua modernità. È da tutti accettato che Giotto fu discepolo di Cimabue e in poco tempo non solo eguagliò lo stile del maestro, ma lo superò allontanandosi dai modi ieratici e statici della pittura precedente per ritrarre le figure con più naturalezza e gentilezza.
  • 81. • Lorenzo Ghiberti nel Commentario secondo scrisse infatti che egli «lasciò la rozzezza de' Greci... arrecò l'arte naturale e la gentilezza con essa, non uscendo dalle misure». Abbandonò quindi la rigidità d'espressione dell'arte bizantina proponendo una novità che non esce però da un senso di misura morale, che non lascia cioè esasperare i sentimenti. •E. H. Gombrich fa rilevare che Giotto nei suoi metodi è molto debitore dei maestri bizantini, e nelle finalità e negli orientamenti della sua arte deve molto anche agli scultori delle cattedrali del Nord, cioè la sua novità è pur sempre inserita in un divenire storico.
  • 83. lavoro di Sharon Anastasi