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ABITAZIONI
LE ABITAZIONI NELL’ANTICA ROMA

La domus, cioè l'abitazione privata, si ispirava generalmente ai medesimi
criteri di simmetria assiale tipici dell'edilizia pubblica, trasposti ovviamente
in strutture di dimensioni ridotte.

La tradizionale domus italica prevedeva un corridoio d'ingresso (fauces),
uno spazio centrale (atrium) a cielo aperto con al centro una vasca per la
raccolta dell'acqua piovana, camere da letto (cubicula), un soggiorno
(tablinum), una sala da pranzo (triclinium), una cucina (culina) e talora un
piccolo giardino (hortus). I locali che davano sulla strada potevano
ospitare botteghe. In epoca tardorepubblicana e imperiale, le abitazioni
divennero più articolate e i singoli ambienti furono decorati
sfarzosamente: nell'atrio vennero poste colonne di stile greco e il giardino
fu ampliato e cinto da un colonnato (peristilio).
Le case romane avevano vetri alle finestre solo se ricche, perchè i vetri costavano
molto, anche se meno di quelli soffiati, e venivano usati per suppelletili o pasta vitrea
per mosaici. Sulle finestre si utilizzavano altrimenti tele o pelli, o tende finissime, a
seconda della possibilità e della stagione, che lasciavano passare o meno il vento e
la pioggia, o battenti in legno che riparavano dal freddo o dal calore ma con poca
luce.

Sul piano terra delle domus o delle insule se di lusso, veniva costruito un secondo
pavimento, sostenuto da pile di mattoni. Si creava, così, un'intercapedine vuota,
comunicante con una caldaia esterna, che, nella stagione invernale, riscaldava il
pavimento e gli ambienti.
Naturalmente non erano utilizzabili per i piani alti.
I camini non si usavano, si usavano invece bracieri portatili o montati su ruote.
Domus Italica




Spaccato di una domus italica:
(1)-impluvio (2)-compluvium (3)-atrio (4)-vestibolo
(5)-stanze (6)-tablino (7)-giardino
Le ville nei dintorni della città sorgevano spesso al centro di grandi tenute
comprendenti campi e laghi, e talvolta anche templi votivi e terme; l'esempio più
grandioso è la villa di Adriano a Tivoli, iniziata nel 118 d.C.
L'INSULA

La maggioranza del popolo romano alloggiava in grandi casamenti a più piani che sorgevano nei
quartieri popolari, dato l'alto costo del terreno, insomma nei palazzi. Le insulae erano sorte nel IV
sec. a.C. con l'aumento della popolazione. Nel periodo imperiale queste costruzioni raggiungevano
il settimo piano, spesso preda di incendi e continui crolli per cui Augusto proibì di elevare sopra i
20 m. Al piano terra si trovavano le tabernae, sopra gli appartamenti, spesso subaffittati.

Le pareti delle insule erano di mattoni crudi, con finestre e solai di legno. A causa di questo, oltre
alle lampade e alle stufe per illuminare e riscaldare, queste case spesso prendevano fuoco,
mietendo molte vittime. Sotto l'impero il legno fu sostituito con la pietra proprio per evitare gli
incendi, oltre che per abbellire la città.

Alcune insule erano congiunte in alto a quelle di fronte con passaggi ad arco, che scavalcavano la
strada e contenevano altre camere da affittare, oppure semplicemente ingrandivano un'abitazione.

Molte insule avevano negozi a pianterreno, alcuni i balconi al secondo piano, in genere in legno
ma anche in pietra, sostenuti oltre che dai travi, da ferri forgiati e lavorati in varie fogge.
Mentre nelle insule più lussuose, il pianterreno era signorile e di un singolo locatario, nelle insule
popolari il pianterreno era occupato da magazzini e botteghe, le tabernae, in cui gli inquilini
lavoravano e vivevano, con una scala di legno che univa la bottega al piano di sopra.

Le insule al centro dell'urbe avevano un cortile con un giardino e una fontana per gli inquilini.

Le persone più abbienti abitavano ai primi piani, i più cari, mentre le altre stavano ai piani più alti,
scomodi per le lunghe scalinate e più pericolose per gli incendi.

Avevano aperture verso l'esterno e, se costituita da una serie di edifici disposti a quadrilatero, si
rivolgeva verso un cortile centrale, con porte, finestre e scale verso l'esterno e l'interno.


LE PICCOLE INSULE
Non si viveva solo nelle insulae, costruite quasi tutte durante l'Impero, ma la maggior parte del
Popolo viveva in case con due o più raramente tre piani, destinando il piano terra generalmente,
come nelle insule, alla conduzione di una o più attività commerciali, e gli altri ad abitazioni di una o
due famiglie. Naturalmente più la zona era centrale più le insule erano alte perchè il terreno più
caro. Il Palatino, il quartiere più lussuoso, aveva palazzi a cinque piani.
In epoca imperiale i cittadini meno abbienti abitavano nelle insulae, edifici
a più piani in mattoni e cemento, molto simili ai nostri condomini. Gli
esempi meglio conservati, risalenti al II e III secolo, sono a Ostia, il porto
di Roma alla foce del Tevere.
ACQUEDOTTO
1. L’ACQUEDOTTO

I Romani realizzarono un efficace sistema viario e di ponti che
facilitava fortemente i collegamenti all'interno dell'impero, e
realizzarono lunghi acquedotti, che approvvigionavano le città
con l'acqua proveniente da sorgenti anche molto lontane (come
nel caso del Pont du Gard, costruito nel 19 a.C. vicino a Nîmes in
Francia).
ARCO DI TRIONFO
ARCHI DI TRIONFO

Tra le costruzioni tipiche dell’architettura romana vi sono gli
archi di trionfo.
Monumenti dall’imponente mole, essi furono inizialmente eretti
per simboleggiare una porta urbica, sotto la quale avveniva il
passaggio delle legioni che tornavano vittoriose dalle campagne
militari.
Tali archi, in seguito, da trionfali divennero onorari, eretti in
ricordo delle imprese, sia civili sia militari, degli imperatori.
La loro tipologia è abbastanza semplice: si componevano di due
enormi pilastri, in cui era aperto uno o più archi (fornici), con un
attico sovrastante.
Questi monumenti erano sfruttati per essere ricoperti di
bassorilievi. Oltre alle iscrizioni dedicatorie e alle effigi e busti
degli imperatori o altri personaggi o divinità, si componevano di
pannelli scultorei in bassorilievo, che illustravano le imprese
benemerite dell’imperatore.
Gli archi trionfali sono uno degli esempi più chiari della
concezione architettonica romana: unire il sistema
costruttivo ad arco con gli ordini architettonici greci.
L’ordine architettonico non ha solo una funzione decorativa – le
colonne, infatti, non hanno alcuna funzione statica per il
sostegno del monumento –, ma ha soprattutto una funzione
progettuale: crea la base per il proporzionamento dell’edificio.

I romani, coniugando l’arco con gli ordini architettonici, hanno
creato il linguaggio classico dell’architettura, che resterà
patrimonio per le epoche successive, quando queste, come il
Rinascimento o il Neoclassicismo, guarderanno all’antichità per
ritrovarvi ideali estetici senza tempo.
ARCO DI COSTANTINO

L'arco di Costantino è un arco trionfale a tre fornici (con un passaggio centrale
affiancato da due passaggi laterali più piccoli), situato a Roma, a breve distanza
dal Colosseo. Oltre alla notevole importanza storica come monumento, l'Arco
può essere considerato come un vero e proprio museo di scultura romana
ufficiale, straordinario per ricchezza e importanza.
Si tratta di un arco a tre fornici con attico, di 21x26 metri.
Sulla base di scavi condotti nelle fondazioni dell'arco, su uno dei lati, è stata
proposta l'ipotesi che il monumento sia stato costruito all'epoca di Adriano e
successivamente pesantemente rimaneggiato in epoca costantiniana, con lo
spostamento in fuori delle colonne, il rifacimento dell'intero attico, l'inserimento
del Grande fregio traianeo sulle pareti interne del passaggio centrale, e
l'esecuzione dei rilievi e delle decorazioni riconosciute di epoca costantiniana,
sia per mezzo della rilavorazione dei blocchi già inseriti nella muratura, sia con
l'inserzione di nuovi elementi. All'originaria decorazione del monumento
apparterrebbero dunque i Tondi adriane.
L'arco fu dedicato dal senato per commemorare la vittoria dell'imperatore
romano Costantino I contro Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio (28
ottobre del 312) e inaugurato ufficialmente nel 315 (nei decennalia
dell'imperatore, cioè l'anniversario dei dieci anni di potere) o nel 325
(vicennalia). La collocazione, tra il Palatino e il Celio, era sull'antico percorso
dei trionfi.

L'arco è uno dei tre archi trionfali sopravvissuti a Roma, in via dei Fori imperiali:
gli altri due sono l'arco di Tito (81-90 circa) e l'arco di Settimio Severo (202-
203).

Tra i rilievi dell'arco sono presenti scene di sacrificio a diverse divinità pagane
(nei tondi adrianei) e busti di divinità sono presenti anche nei passaggi laterali,
mentre altre divinità pagane erano raffigurate sulle chiavi dell'arco.

Nel 1530 Lorenzino de' Medici venne cacciato da Roma per aver tagliato per
divertimento le teste sui rilievi dell'arco, che vennero in parte reintegrate nel
XVIII secolo.
La trabeazione (angolo nord-ovest): la cornice sporgente sopra la colonna è di epoca
costantiniana ed è stata inserita tra gli elementi reimpiegati di epoca precedente sui lati
dell'arco
Sull'attico rilievi dell'epoca dell'imperatore Marco Aurelio
Prima parte (estrema sinistra):Traiano che entra a Roma




Seconda parte: I prigionieri sono incalzati da una carica della cavalleria guidata
dall'imperatore stesso e seguito da signiferi e cornicini
Terza parte: Conquista di un villaggio dacico da parte della cavalleria e la
fanteria romana che spingono i prigionieri




Quarta parte (estrema destra): I soldati mostrano le teste mozzate dei barbari
Rilievi circolari dell'epoca dell'imperatore Adriano e fregio contemporaneo all'arco




I due tondi di epoca adrianea, l'Assedio di Verona, fregio contemporaneo all'arco.
Pannelli di Marco Aurelio
Particolare dell'attico con due episodi delle imprese dell'imperatore Marco Aurelio
Ritratto di Tiberio Claudio Pompeiano (al centro)
Capo barbaro supplicante, che abbraccia il figlio (dettaglio dal pannello della
Clemetia)

Sull'attico, ai lati dell'iscrizione, sono murati otto rilievi rettangolari (alti più di 3 metri)
che raffigurano diversi episodi delle imprese dell'imperatore Marco Aurelio contro i
Quadi e i Marcomanni (definitivamente sconfitti nel 175). Le teste dell'imperatore
sono state rilavorate anche in questo caso, come ritratti probabilmente di Costantino
e Licinio (oggi le teste sono quelle del restauro del XVIII secolo e raffigurano
Traiano, in quanto all'epoca i rilievi erano stati attribuiti all'epoca di questo
imperatore). Fanno forse parte della serie altri tre rilievi analoghi per dimensioni ma
alcune con differenze stilistiche oggi esposti a palazzo dei Conservatori. In ogni caso
il medesimo soggetto delle imprese e la presenza fissa, alle spalle dell'imperatore, di
un personaggio indicato come il genero e, per un certo periodo, successore in
pectore di Marco Aurelio, Tiberio Claudio Pompeiano, fa propendere per un'origine
comune dei rilievi.




        Particolare dell'attico con due episodi delle imprese dell'imperatore Marco Aurelio
Tondi costantiniani
Sui lati corti dell'arco il ciclo è completato da due tondi appositamente scolpiti per
l'arco all'epoca di Costantino; sul lato est il Sole-Apollo sulla quadriga sorge dal
mare, mentre sul lato ovest la Luna-Diana guida invece una biga che si immerge
nell'Oceano: i due rilievi inquadrano la vittoria dell'imperatore in una dimensione
cosmica.
Fregio costantiniano [modifica]
Fregio costantiniano "Obsidio"
Fregio costantiniano "Proelium"
Fregio costantiniano "Oratio"
Fregio costantiniano "Liberalitas"

Al di sopra dei fornici laterali e sotto i tondi adrianei, un fregio continuo (alto poco
meno di 1 m) che prosegue anche sui lati corti del monumento con il raccordo di
elementi angolari, fu scolpito all'epoca di Costantino direttamente sui blocchi che
compongono la muratura, leggermente sporgenti. L'opera è una delle più
significative dell'arte costantiniana perché mostra con estrema chiarezza una serie
di elementi di rottura rispetto alla tradizione classica antecedente.

Il racconto, che riguarda gli episodi della guerra contro Massenzio e la celebrazione
della vittoria di Costantino a Roma, inizia sul lato corto occidentale e prosegue
girando intorno all'arco in senso antiorario per terminare all'angolo nordoccidentale:




                   Il fregio costantiniano sul lato settentrionale (Liberalitas)

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20. Le abitazioni romane - Altre tipologie

  • 2. LE ABITAZIONI NELL’ANTICA ROMA La domus, cioè l'abitazione privata, si ispirava generalmente ai medesimi criteri di simmetria assiale tipici dell'edilizia pubblica, trasposti ovviamente in strutture di dimensioni ridotte. La tradizionale domus italica prevedeva un corridoio d'ingresso (fauces), uno spazio centrale (atrium) a cielo aperto con al centro una vasca per la raccolta dell'acqua piovana, camere da letto (cubicula), un soggiorno (tablinum), una sala da pranzo (triclinium), una cucina (culina) e talora un piccolo giardino (hortus). I locali che davano sulla strada potevano ospitare botteghe. In epoca tardorepubblicana e imperiale, le abitazioni divennero più articolate e i singoli ambienti furono decorati sfarzosamente: nell'atrio vennero poste colonne di stile greco e il giardino fu ampliato e cinto da un colonnato (peristilio).
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  • 5. Le case romane avevano vetri alle finestre solo se ricche, perchè i vetri costavano molto, anche se meno di quelli soffiati, e venivano usati per suppelletili o pasta vitrea per mosaici. Sulle finestre si utilizzavano altrimenti tele o pelli, o tende finissime, a seconda della possibilità e della stagione, che lasciavano passare o meno il vento e la pioggia, o battenti in legno che riparavano dal freddo o dal calore ma con poca luce. Sul piano terra delle domus o delle insule se di lusso, veniva costruito un secondo pavimento, sostenuto da pile di mattoni. Si creava, così, un'intercapedine vuota, comunicante con una caldaia esterna, che, nella stagione invernale, riscaldava il pavimento e gli ambienti. Naturalmente non erano utilizzabili per i piani alti. I camini non si usavano, si usavano invece bracieri portatili o montati su ruote.
  • 6. Domus Italica Spaccato di una domus italica: (1)-impluvio (2)-compluvium (3)-atrio (4)-vestibolo (5)-stanze (6)-tablino (7)-giardino
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  • 12. Le ville nei dintorni della città sorgevano spesso al centro di grandi tenute comprendenti campi e laghi, e talvolta anche templi votivi e terme; l'esempio più grandioso è la villa di Adriano a Tivoli, iniziata nel 118 d.C.
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  • 14. L'INSULA La maggioranza del popolo romano alloggiava in grandi casamenti a più piani che sorgevano nei quartieri popolari, dato l'alto costo del terreno, insomma nei palazzi. Le insulae erano sorte nel IV sec. a.C. con l'aumento della popolazione. Nel periodo imperiale queste costruzioni raggiungevano il settimo piano, spesso preda di incendi e continui crolli per cui Augusto proibì di elevare sopra i 20 m. Al piano terra si trovavano le tabernae, sopra gli appartamenti, spesso subaffittati. Le pareti delle insule erano di mattoni crudi, con finestre e solai di legno. A causa di questo, oltre alle lampade e alle stufe per illuminare e riscaldare, queste case spesso prendevano fuoco, mietendo molte vittime. Sotto l'impero il legno fu sostituito con la pietra proprio per evitare gli incendi, oltre che per abbellire la città. Alcune insule erano congiunte in alto a quelle di fronte con passaggi ad arco, che scavalcavano la strada e contenevano altre camere da affittare, oppure semplicemente ingrandivano un'abitazione. Molte insule avevano negozi a pianterreno, alcuni i balconi al secondo piano, in genere in legno ma anche in pietra, sostenuti oltre che dai travi, da ferri forgiati e lavorati in varie fogge. Mentre nelle insule più lussuose, il pianterreno era signorile e di un singolo locatario, nelle insule popolari il pianterreno era occupato da magazzini e botteghe, le tabernae, in cui gli inquilini lavoravano e vivevano, con una scala di legno che univa la bottega al piano di sopra. Le insule al centro dell'urbe avevano un cortile con un giardino e una fontana per gli inquilini. Le persone più abbienti abitavano ai primi piani, i più cari, mentre le altre stavano ai piani più alti, scomodi per le lunghe scalinate e più pericolose per gli incendi. Avevano aperture verso l'esterno e, se costituita da una serie di edifici disposti a quadrilatero, si rivolgeva verso un cortile centrale, con porte, finestre e scale verso l'esterno e l'interno. LE PICCOLE INSULE Non si viveva solo nelle insulae, costruite quasi tutte durante l'Impero, ma la maggior parte del Popolo viveva in case con due o più raramente tre piani, destinando il piano terra generalmente, come nelle insule, alla conduzione di una o più attività commerciali, e gli altri ad abitazioni di una o due famiglie. Naturalmente più la zona era centrale più le insule erano alte perchè il terreno più caro. Il Palatino, il quartiere più lussuoso, aveva palazzi a cinque piani.
  • 15. In epoca imperiale i cittadini meno abbienti abitavano nelle insulae, edifici a più piani in mattoni e cemento, molto simili ai nostri condomini. Gli esempi meglio conservati, risalenti al II e III secolo, sono a Ostia, il porto di Roma alla foce del Tevere.
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  • 19. 1. L’ACQUEDOTTO I Romani realizzarono un efficace sistema viario e di ponti che facilitava fortemente i collegamenti all'interno dell'impero, e realizzarono lunghi acquedotti, che approvvigionavano le città con l'acqua proveniente da sorgenti anche molto lontane (come nel caso del Pont du Gard, costruito nel 19 a.C. vicino a Nîmes in Francia).
  • 21. ARCHI DI TRIONFO Tra le costruzioni tipiche dell’architettura romana vi sono gli archi di trionfo. Monumenti dall’imponente mole, essi furono inizialmente eretti per simboleggiare una porta urbica, sotto la quale avveniva il passaggio delle legioni che tornavano vittoriose dalle campagne militari. Tali archi, in seguito, da trionfali divennero onorari, eretti in ricordo delle imprese, sia civili sia militari, degli imperatori. La loro tipologia è abbastanza semplice: si componevano di due enormi pilastri, in cui era aperto uno o più archi (fornici), con un attico sovrastante. Questi monumenti erano sfruttati per essere ricoperti di bassorilievi. Oltre alle iscrizioni dedicatorie e alle effigi e busti degli imperatori o altri personaggi o divinità, si componevano di pannelli scultorei in bassorilievo, che illustravano le imprese benemerite dell’imperatore. Gli archi trionfali sono uno degli esempi più chiari della concezione architettonica romana: unire il sistema costruttivo ad arco con gli ordini architettonici greci. L’ordine architettonico non ha solo una funzione decorativa – le colonne, infatti, non hanno alcuna funzione statica per il sostegno del monumento –, ma ha soprattutto una funzione progettuale: crea la base per il proporzionamento dell’edificio. I romani, coniugando l’arco con gli ordini architettonici, hanno creato il linguaggio classico dell’architettura, che resterà patrimonio per le epoche successive, quando queste, come il Rinascimento o il Neoclassicismo, guarderanno all’antichità per ritrovarvi ideali estetici senza tempo.
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  • 26. ARCO DI COSTANTINO L'arco di Costantino è un arco trionfale a tre fornici (con un passaggio centrale affiancato da due passaggi laterali più piccoli), situato a Roma, a breve distanza dal Colosseo. Oltre alla notevole importanza storica come monumento, l'Arco può essere considerato come un vero e proprio museo di scultura romana ufficiale, straordinario per ricchezza e importanza. Si tratta di un arco a tre fornici con attico, di 21x26 metri. Sulla base di scavi condotti nelle fondazioni dell'arco, su uno dei lati, è stata proposta l'ipotesi che il monumento sia stato costruito all'epoca di Adriano e successivamente pesantemente rimaneggiato in epoca costantiniana, con lo spostamento in fuori delle colonne, il rifacimento dell'intero attico, l'inserimento del Grande fregio traianeo sulle pareti interne del passaggio centrale, e l'esecuzione dei rilievi e delle decorazioni riconosciute di epoca costantiniana, sia per mezzo della rilavorazione dei blocchi già inseriti nella muratura, sia con l'inserzione di nuovi elementi. All'originaria decorazione del monumento apparterrebbero dunque i Tondi adriane. L'arco fu dedicato dal senato per commemorare la vittoria dell'imperatore romano Costantino I contro Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio (28 ottobre del 312) e inaugurato ufficialmente nel 315 (nei decennalia dell'imperatore, cioè l'anniversario dei dieci anni di potere) o nel 325 (vicennalia). La collocazione, tra il Palatino e il Celio, era sull'antico percorso dei trionfi. L'arco è uno dei tre archi trionfali sopravvissuti a Roma, in via dei Fori imperiali: gli altri due sono l'arco di Tito (81-90 circa) e l'arco di Settimio Severo (202- 203). Tra i rilievi dell'arco sono presenti scene di sacrificio a diverse divinità pagane (nei tondi adrianei) e busti di divinità sono presenti anche nei passaggi laterali, mentre altre divinità pagane erano raffigurate sulle chiavi dell'arco. Nel 1530 Lorenzino de' Medici venne cacciato da Roma per aver tagliato per divertimento le teste sui rilievi dell'arco, che vennero in parte reintegrate nel XVIII secolo.
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  • 28. La trabeazione (angolo nord-ovest): la cornice sporgente sopra la colonna è di epoca costantiniana ed è stata inserita tra gli elementi reimpiegati di epoca precedente sui lati dell'arco
  • 29. Sull'attico rilievi dell'epoca dell'imperatore Marco Aurelio
  • 30. Prima parte (estrema sinistra):Traiano che entra a Roma Seconda parte: I prigionieri sono incalzati da una carica della cavalleria guidata dall'imperatore stesso e seguito da signiferi e cornicini
  • 31. Terza parte: Conquista di un villaggio dacico da parte della cavalleria e la fanteria romana che spingono i prigionieri Quarta parte (estrema destra): I soldati mostrano le teste mozzate dei barbari
  • 32. Rilievi circolari dell'epoca dell'imperatore Adriano e fregio contemporaneo all'arco I due tondi di epoca adrianea, l'Assedio di Verona, fregio contemporaneo all'arco.
  • 33. Pannelli di Marco Aurelio Particolare dell'attico con due episodi delle imprese dell'imperatore Marco Aurelio Ritratto di Tiberio Claudio Pompeiano (al centro) Capo barbaro supplicante, che abbraccia il figlio (dettaglio dal pannello della Clemetia) Sull'attico, ai lati dell'iscrizione, sono murati otto rilievi rettangolari (alti più di 3 metri) che raffigurano diversi episodi delle imprese dell'imperatore Marco Aurelio contro i Quadi e i Marcomanni (definitivamente sconfitti nel 175). Le teste dell'imperatore sono state rilavorate anche in questo caso, come ritratti probabilmente di Costantino e Licinio (oggi le teste sono quelle del restauro del XVIII secolo e raffigurano Traiano, in quanto all'epoca i rilievi erano stati attribuiti all'epoca di questo imperatore). Fanno forse parte della serie altri tre rilievi analoghi per dimensioni ma alcune con differenze stilistiche oggi esposti a palazzo dei Conservatori. In ogni caso il medesimo soggetto delle imprese e la presenza fissa, alle spalle dell'imperatore, di un personaggio indicato come il genero e, per un certo periodo, successore in pectore di Marco Aurelio, Tiberio Claudio Pompeiano, fa propendere per un'origine comune dei rilievi. Particolare dell'attico con due episodi delle imprese dell'imperatore Marco Aurelio
  • 34. Tondi costantiniani Sui lati corti dell'arco il ciclo è completato da due tondi appositamente scolpiti per l'arco all'epoca di Costantino; sul lato est il Sole-Apollo sulla quadriga sorge dal mare, mentre sul lato ovest la Luna-Diana guida invece una biga che si immerge nell'Oceano: i due rilievi inquadrano la vittoria dell'imperatore in una dimensione cosmica. Fregio costantiniano [modifica] Fregio costantiniano "Obsidio" Fregio costantiniano "Proelium" Fregio costantiniano "Oratio" Fregio costantiniano "Liberalitas" Al di sopra dei fornici laterali e sotto i tondi adrianei, un fregio continuo (alto poco meno di 1 m) che prosegue anche sui lati corti del monumento con il raccordo di elementi angolari, fu scolpito all'epoca di Costantino direttamente sui blocchi che compongono la muratura, leggermente sporgenti. L'opera è una delle più significative dell'arte costantiniana perché mostra con estrema chiarezza una serie di elementi di rottura rispetto alla tradizione classica antecedente. Il racconto, che riguarda gli episodi della guerra contro Massenzio e la celebrazione della vittoria di Costantino a Roma, inizia sul lato corto occidentale e prosegue girando intorno all'arco in senso antiorario per terminare all'angolo nordoccidentale: Il fregio costantiniano sul lato settentrionale (Liberalitas)