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PIEMONTE
PANISCIA ALLA NOVARESE
Ingredienti per 4 persone:
• 300 g di riso
• 60/80 g di salamella d’la duja
• 100 g di lardo
• 150 g di fagioli borlotti
• 2 pomodori
• ½ verza (foglie esterne)
• 1 costa di sedano
• 1 carota
• 1 bicchiere di vino rosso
• Sale
• brodo
Preparazione
Comporta l’impiego di brodo di verdure in luogo di brodo di carne, e di lardo in
luogo di burro.
A parte di pongano a cuocere le verdure in acqua (circa 1 litro e ½); si sala il
tutto mantenendo la cottura per circa 2 ore. In altro recipiente si fa soffriggere
un battuto di lardo (o burro) con cipolla. Si può aggiungere a questo punto un
salame “d’la duja”.
Quando tutto sarà ben rosolato unire il riso, rosolarlo ancora con gli ingredienti
sopra descritti, bagnarlo con un bicchiere di buon vino rosso e successivamente
aggiungere, poco alla volta, il brodo con le verdure, che si è messo a cuocere a
parte.
Quando il riso sarà cotto giustamente, ne risulterà un composto piuttosto solido
al punto che, piantandovi dentro il cucchiaio, sia in grado di sostenerlo ritto
(sarà quindi come si usa dire “all’onda”).
Una generosa pepata ed è pronto per essere gustato.
CENNI SULL’ORIGINE DEL PIATTO
Esistono due versioni della “paniscia” quella novarese, descritta nella ricetta
sopra, e quella vercellese che non utilizza le verdure. Nonostante oggi venga
preparata con il riso, che proprio nelle zone del novarese e vercellese raggiunge
produzioni importanti e di grande qualità, un tempo si preparava utilizzando il
“panìco” (o altro cereale poco pregiato); proprio dal temine latino “panicum”
(migliaccio) pare derivare l’origine etimologica del nome.
DOVE ASSAGGIARLA
Circolo della Paniscia , Cavallino Bianco, 2 ladroni.
CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI
La qualità dei prodotti del territorio, una tradizione culinaria ricca e antica e un
attento lavoro di ricerca, modernizzazione e tutela del territorio, inseriscono il
Piemonte tra le mete favorite del turismo enogastronomico in Italia. Dalla terra,
dal bosco e dalla stalla si ottengono prodotti di altissima qualità, come riso,
tartufi (il pregiatissimo bianco d’Alba), nocciole, carne bovina ed una infinita
varietà di formaggi, che concorrono a realizzare moltissimi dei piatti della cucina
tradizionale piemontese, tra cui le “panisse”, i risotti, le paste ripiene
aromatizzate al tartufo o ai formaggi, la gianduia e il rinomatissimo bollito.
Ricette segrete, tramandate di generazione in generazione, danno origine alle
tipiche salse che accompagnano solitamente i piatti di carne, ma anche
formaggi e verdure, come il “bagnet verd”, il “bagnet ross” e la gustosissima
“Bagna Càuda” servita nel “fojot”, tipico contenitore in terracotta con fornellino,
per mantenere la salsa in caldo. La pregiata carne piemontese è spesso
presente anche nei primi piatti, protagonista del ripieno degli agnolotti e dei
tradizionali “ravioli del plin”, serviti con il sugo d’arrosto o con una riduzione al
vino rosso. Per assaggiarli, il luogo ideale si chiama Plin & Tajarin, a Torino, non
lontano dal palazzo di giustizia; il locale è piccolo, ma è una vera e propria oasi
di gusto.
L’indiscusso re dei secondi piatti della trazione regionale del Piemonte è, senza
dubbio, il gran bollito
piemontese; la ricetta originale, ricostruita dalla
Accademia Italiana della Cucina, vuole che sia preparato con sette tagli di polpa
(tenerone, scaramella, muscolo di coscia, muscoletto, spalla, fiocco di punta,
cappello del prete), sette ammennicoli (lingua, testina col musetto, coda,
zampino, gallina, cotechino, rollata) e sette salse, o “bagnetti” (verde rustico,
verde ricco, rosso, cren, mostarda, cognà e salsa al miele) e che sia
accompagnato da sette contorni. Una piatto
“robusto” e sicuramente
impegnativo, peraltro difficile da trovare nella versione originale, anche se
all’Osteria dei Cinque Piatti a Torino, ripropongono la ricetta storica del bollito
risorgimentale piemontese, proprio come amava gustarlo Vittorio Emanuele II.
La cultura casearia custodisce, soprattutto nella zona delle Langhe, tradizioni
secolari, che portano sulle tavole italiane ottimi formaggi, tra i più conosciuti: il
Murazzano, la Toma Piemontese, la Robiola di Roccaverano e il superlativo
Castelmagno. Da segnalare anche i salumi, come il Salam d'la duja, salsiccia
ricoperta di strutto fuso e preparata in un canestro di terracotta, detto doja, il
fidighin, mortadella di fegato condita con Barbera e purè e il Meiron'd crava,
capra affumicata in salamoia.
Il fine pasto è delizioso con i classici dolci della tradizione tra cui lo zabaione, il
bonet e la torta con le pregiate nocciole delle langhe. Da non trascurare la
lunga tradizione cioccolatiera della città di Torino, che ci ha consegnato grandi
specialità come il “bicerin” e la celebratissima nutella. Torino ha espresso anche
attraverso la passione per il cioccolato la sua attitudine alla innovazione
sperimentando, agli inizi dell’800, un’apparecchiatura che consentiva di
trasformare cacao, vaniglia, acqua e zucchero in una tavoletta solida, dando
vita ad una inedita specialità, il cioccolatino, da allora in poi declinato in infinte
varianti: praline, bonbon, tartufi, cremini e i celeberrimi gianduiotti . Ancora
oggi nella capitale sabauda, hanno sede importanti aziende del settore
(Caffarel, Streglio, Feletti) e, soprattutto, grandi realtà artigianali e antiche
pasticcerie, come quella della famiglia Giordano, l’unica a produrre ancora il
cioccolatino “tagliato a mano”, e quella della famiglia Peyrano. Da Platti, invece,
altro locale storico della città, luogo di ritrovo di intellettuali e borghesi
nell’epoca monarchica, oltre alla pasticceria, si possono apprezzare ottimi
aperitivi con una vastissima scelta di finger food, tartine e canapè.
Di sicura importanza anche la tradizione enologica, valorizzata da produzioni di
assoluta qualità, provenienti delle regioni classiche di eccellenza: Langhe,
Monferrato e Roero; Tra i numerosi ricordiamo: Barolo, Barbaresco, Roero
Arneis, Dolcetto d’Alba, oltre alla ben nota Barbera d’Asti e del Monferrato. Di
grande pregio anche la produzione di vini bianchi, tra cui è impossibile non
ricordare l’Erbaluce di Caluso e il Gavi o Cortese Gavi, nonché numerosi vini
da dessert, tra cui il Moscato d’Asti, e il Brachetto d’Acqui. Molto conosciuti e
celebrati anche le grappe e il vermouth, inventato proprio a Torino, alla fine del
‘700, da Benedetto Carpano.
Non è quindi un caso che, proprio in Piemonte, sia nata l’Associazione Slow
Food, che opera per promuovere il consumo di cibo sano e per la tutela dei
territori e della biodiversità.
L’OGGETTO
Vanghetto o vanghello da tartufo

E’ l’utensile che si utilizza per l’escavazione del tartufo. In alcune regioni
italiane, a tutela della specie e in aggiunta alle norme nazionali, la normativa
regionale stabilisce anche le dimensioni del manico e della lama. In alcuni casi,
sono ancora realizzati a mano da abili artigiani, che utilizzano materiali di
grande qualità, come legno d’ulivo naturale e acciaio inossidabile dando vita ad
oggetti unici e bellissimi.
ITINERARI (IN) CONSUETI
LA MODERNITÀ TORINO E IL NUOVO LINGOTTO

E’ impossibile immaginare la storia italiana del novecento, senza che il pensiero
corra alla FIAT e al suo storico stabilimento produttivo “Lingotto” di Torino; un
milione di metri cubi di cemento armato, che testimoniano la storia di un uno
dei più grandi progetti industriali del nostro paese. Citato tra gli esempi,
nell’ambito del razionalismo italiano, compare - per la realizzazione
dell’autodromo sul tetto - tra le soluzioni architettoniche innovative nel saggio
“Vers une architecture” del celebre architetto e urbanista Le Courbasier. Oggi,
è annoverato tra i più importanti simboli di archeologia industriale e come
efficace modello di riconversione industriale. Dismesso dalla FIAT nel 1982, è
stato in seguito riconvertito a cura dell’architetto Renzo Piano. Oggi il “Lingotto”
è uno spazio multifunzionale in cui sono sapientemente allocate molteplici
funzioni.
Gli Uffici direzionali di importanti aziende (tra cui quello della stessa FIAT) un
auditorium, un centro congressi e uno spazio espositivo che accoglie i padiglioni
della fiera di Torino; servizi di carattere ricettivo, tra cui alberghi, ristoranti e
abitazioni con precedenza all’uso culturale. Il primo piano è interamente
occupato da una galleria commerciale, con negozi, bar, ristoranti e un multiplex.
Non mancano gli spazi dedicati ai più piccoli e un orto botanico, creato in uno
dei quattro cortili interni.
Sul tetto, quasi come fossero appoggiate, due nuove realizzazioni dello stesso
Renzo Piano: la “bolla”, costruita in cristallo e acciaio, che ospita una sala
meeting di prestigio che, collocata a 40 metri di altezza, regala gli utilizzatori
una veduta mozzafiato sulle colline torinesi e lo “scrigno”, che rappresenta il
livello più alto dello spazio occupato dalla pinacoteca intitolata a Giovanni e
Marella Agnelli. Nella pinacoteca, realizzata in acciaio e dotata di un sofisticato
sistema di illuminazione, sono custodite opere importanti, appartenenti alla
collezione privata degli Agnelli, tra cui dipinti di Canaletto, Matisse e Picasso.
Al Lingotto hanno inoltre trovato collocazione una sede distaccata del
Politecnico di Torino, che ospita i corsi di ingegneria dell’autoveicolo e quelli
della clinica odontoiatrica universitaria distaccata delle “Molinette”.
Gli interventi di Renzo Piano hanno mutato il “carattere” dello storico
stabilimento torinese, mitigando quei tratti inevitabilmente austeri, che hanno
caratterizzato l’estetica dei luoghi di lavoro per buona parte del novecento.
Oggi, il nuovo Lingotto racconta la storia di un cambiamento epocale: la
transazione verso nuovi paradigmi produttivi, orientati allo sviluppo del terziario
avanzato e all’ascesa dell’economia della conoscenza e della creatività.
PIEMONTE E I SAVOIA - LA REGGIA DI VENARIA REALE

La reggia di Venaria Reale è uno delle più importanti residenze piemontesi della
famiglia reale dei Savoia, che iniziarono nel Cinquecento a commissionare il
rifacimento degli antichi castelli inseriti nella brughiera torinese. Voluta dal
Duca Carlo Emanuele II, quale base per le battute di caccia, è stata progettata
tra il 1658 e il 1679 e rappresenta un mirabile esempio di architettura barocca.
Per lunghissimo tempo lasciata al degrado e all’incuria, è considerato oggi uno
dei più grandi cantieri di restauro europeo, che ha consentito il recupero
urbanistico e ambientale di un intero territorio. Il progetto di restauro, che ha
coinvolto numerosi professionisti e utilizzato tecnologie avanzate, ha riguardato
l’imponente struttura della reggia, le scuderie e i meravigliosi giardini, ma anche
il centro storico della città di Venaria e del vicino Borgo Castello, con le ville e le
cascine inserite nel parco regionale La Mandria, annoverato tra le maggiori
realtà di tutela ambientale in Europa.
Il sistema della Venaria Reale è un insieme architettonico-ambientale di
pregevole bellezza, arricchito da un mix equilibrato di servizi, tra cui non
mancano bar, ristoranti di qualità - come il Dolce Stil Novo, all’ultimo piano della
reggia, sopra la galleria di Diana - punti ristoro, librerie e attività didattiche.
Dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, è senz’altro una meta artistica
di grande interesse, ma anche un luogo di eccellente produzione culturale, che
offre uno scenario indimenticabile ad eventi, spettacoli e mostre d’eccezione,
dove è impossibile non trascorrere almeno un’intera giornata.
Vero è che, se i Savoia ne avevano fatto uno dei luoghi privilegiati per il loro
svago (la reggia apparteneva a quelle, un tempo definite residenze di “delizie e
capricci”) l’imponente progetto di recupero l’ha sapientemente trasformato in un
teatro del piacere e del divertimento contemporaneo, in grado di saziare
anche i palati più esigenti, in termini di storia, architettura e cultura
enogastronomica.
Fuori dalla reggia, nel centro storico di Venaria, in uno scorcio “da cartolina”, si
possono gustare piatti semplici e curati, e preparati con carni di grande
qualità, all’osteria “Passami il sale”
PIEMONTE E IL MEDIOEVO - SALUZZO

Splendido esempio di architettura medievale Saluzzo, situata ai piedi del
Monviso, è stata per quasi quattro secoli la capitale di un marchesato
politicamente autonomo, che si estendeva oltre la pianura saluzzese e
comprendeva le valli: Po, Varaita, Maira e Grana. Dotata di castello e di una
doppia cinta muraria si è avvantaggiata nel corso dei secoli, di una posizione
geografica che ha immensamente facilitato i rapporti commerciali e culturali con
la vicina Francia. Il marchesato ha vissuto il suo periodo di massimo fulgore nel
XV secolo, quando la realizzazione di importanti interventi di governo del
territorio e delle acque, hanno consentito lo sviluppo dell’agricoltura e
dell’economia, garantendo benessere e prosperità. Fu in qual periodo che la
città fu arricchita di importanti monumenti e di quelle soluzioni urbanistiche che
rendono ancora oggi il suo centro storico un gioiello di architettura e arte.
Saluzzo oggi è una pittoresca cittadina, immersa in una campagna ridente e
fertile (è un importante centro di produzione frutticola) dove è possibile
soggiornare e divertirsi, grazie a strutture ricettive di qualità e ad una offerta
culturale ricca e variegata.
In un piccolo e sperduto centro, a pochi chilometri da Saluzzo, alla Locanda per
Viandanti e Sognatori, è possibile assaggiare una cucina creativa e naturale,
che reinterpreta con grande raffinatezza, piatti tipici della tradizione della Val
Varaita.
DA NON PERDERE
Eatitaly
Il più grande centro enogastronomico del mondo, specializzato nella
somministrazione e vendita di prodotti tipici e di alta qualità. Localizzato nei
vecchi stabilimenti di produzione del vermouth Carpano a Torino, proprio
accanto al Lingotto, è un luogo unico in cui, oltre che acquistare e consumare
ottimi prodotti, è possibile approfondire la proprie conoscenze sul cibo e sui
territori di provenienza. Eatitaly che ha già diverse sedi sparse sul territorio
nazionale e internazionale (tra cui Roma Milano, New York e Tokio) continua ad
ampliare la sua rete con nuovi punti vendita in apertura a Firenze e Bari.
Impossibile, dunque, visitare Torino e non vedere il tempio del “made in Italy”
gastronomico.

SCRITTORI E STORIE DEL PIEMONTE
Vestivamo alla marinara, Susanna Agnelli - Mondadori
“Don’t forget you are an Agnelli……” .
Pubblicato nel 1975, raccoglie le memorie di Susanna Agnelli dall’infanzia fino
al matrimonio, celebrato immediatamente dopo la fine del secondo conflitto
mondiale. Un resoconto accorato e vivace della vita quotidiana dell’alta società
italiana negli anni venti e trenta. Profondamente consapevole di avere condotto
da sempre un’ esistenza privilegiata, l’autrice dipinge, con grande sensibilità,
l’infanzia e la giovinezza degli eredi della più grande dinastia industriale italiana.
Racconta delle relazione con i genitori, della rigida educazione ricevuta e del
senso di responsabilità indotto a lei e a suoi fratelli, in particolare a Gianni –
erede designato dal nonno – che, dalla fine degli sessanta, avrebbe contribuito
a trasformare Torino nella città del sogno del lavoro.
EVENTI ENOGASTRONOMICI, SAGRE E FIERE
Vastissimo il panorama di eventi gastronomici di carattere internazionale,
organizzati nella regione Piemonte, i più importanti sono:
 BITEG (Borsa Internazionale del Turismo Enogastronomico)
 Cheese Le forme del latte
 CioccolaTO
 Salone nazionale di vini selezionati Douja d’Or
 Fiera nazionale del marrone
 Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba
 Salone internazionale del gusto che dallo scorso anno ospita anche l’evento
organizzato da Terra Madre, una rete internazionale che promuove e incoraggia
metodi di produzione alimentari sostenibili.
Nelle diverse provincie piemontesi sono tantissime anche le sagre e fiere
stagionali, dedicate alla promozione dei prodotti tipici locali. Tra le più
“appetitose” suggeriamo:
 Antica fiera delle ciliegie di Dogliani, a Dogliani (CN), nel mese di maggio;
 La Transumanza a Pont Canavese (TO), nel mese di settembre;
 Festival della Sagre ad Asti, nel mese di settembre;
 La sagra della trippa a Passerano Marmorito (AT), nel mese di ottobre;
 Festa della Bagna Cauda a Faule (CN), nel mese di ottobre;
 Festa della castagna a Roccavione (CN), nel mese di ottobre;
 Sagra della salsiccia a Bra (TO), a fine marzo, inizio aprile;
 Sagra del peperone a Carmagnola (TO) nel mese di settembre;
 Fiera nazionale del bue grasso a Carrù (CN), nel mese di dicembre;
 Sagra della nocciola a Cortemilia (CN), nel mese di agosto;
 Sagra del salam ‘d patata a Settimo Rottaro (TO), nei mesi di gennaio e
febbraio;
 Festa della Barbera a Castagnola delle Lanze (CN), in maggio.
ALTRI EVENTI
Per gli appassionati di moda, o per chiunque sia attratto dal genio e dalla
creatività italiane, è di sicuro interesse ROBERTO CAPUCCI. LA RICERCA DELLA
REGALITÀ che, fino all’8 settembre
2013, nello splendido scenario della Reggia di Venaria Reale, mette in mostra
cinquanta abiti realizzati dal celebre stilista Roberto Capucci per principesse,
star e dame dell’alta società.

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Piemonte

  • 1. PIEMONTE PANISCIA ALLA NOVARESE Ingredienti per 4 persone: • 300 g di riso • 60/80 g di salamella d’la duja • 100 g di lardo • 150 g di fagioli borlotti • 2 pomodori • ½ verza (foglie esterne) • 1 costa di sedano • 1 carota • 1 bicchiere di vino rosso • Sale • brodo Preparazione Comporta l’impiego di brodo di verdure in luogo di brodo di carne, e di lardo in luogo di burro. A parte di pongano a cuocere le verdure in acqua (circa 1 litro e ½); si sala il tutto mantenendo la cottura per circa 2 ore. In altro recipiente si fa soffriggere un battuto di lardo (o burro) con cipolla. Si può aggiungere a questo punto un salame “d’la duja”. Quando tutto sarà ben rosolato unire il riso, rosolarlo ancora con gli ingredienti sopra descritti, bagnarlo con un bicchiere di buon vino rosso e successivamente aggiungere, poco alla volta, il brodo con le verdure, che si è messo a cuocere a parte. Quando il riso sarà cotto giustamente, ne risulterà un composto piuttosto solido al punto che, piantandovi dentro il cucchiaio, sia in grado di sostenerlo ritto (sarà quindi come si usa dire “all’onda”). Una generosa pepata ed è pronto per essere gustato.
  • 2. CENNI SULL’ORIGINE DEL PIATTO Esistono due versioni della “paniscia” quella novarese, descritta nella ricetta sopra, e quella vercellese che non utilizza le verdure. Nonostante oggi venga preparata con il riso, che proprio nelle zone del novarese e vercellese raggiunge produzioni importanti e di grande qualità, un tempo si preparava utilizzando il “panìco” (o altro cereale poco pregiato); proprio dal temine latino “panicum” (migliaccio) pare derivare l’origine etimologica del nome. DOVE ASSAGGIARLA Circolo della Paniscia , Cavallino Bianco, 2 ladroni.
  • 3. CARATTERISTICHE ENOGASTRONOMICHE E PRODOTTI TIPICI La qualità dei prodotti del territorio, una tradizione culinaria ricca e antica e un attento lavoro di ricerca, modernizzazione e tutela del territorio, inseriscono il Piemonte tra le mete favorite del turismo enogastronomico in Italia. Dalla terra, dal bosco e dalla stalla si ottengono prodotti di altissima qualità, come riso, tartufi (il pregiatissimo bianco d’Alba), nocciole, carne bovina ed una infinita varietà di formaggi, che concorrono a realizzare moltissimi dei piatti della cucina tradizionale piemontese, tra cui le “panisse”, i risotti, le paste ripiene aromatizzate al tartufo o ai formaggi, la gianduia e il rinomatissimo bollito. Ricette segrete, tramandate di generazione in generazione, danno origine alle tipiche salse che accompagnano solitamente i piatti di carne, ma anche formaggi e verdure, come il “bagnet verd”, il “bagnet ross” e la gustosissima “Bagna Càuda” servita nel “fojot”, tipico contenitore in terracotta con fornellino, per mantenere la salsa in caldo. La pregiata carne piemontese è spesso presente anche nei primi piatti, protagonista del ripieno degli agnolotti e dei tradizionali “ravioli del plin”, serviti con il sugo d’arrosto o con una riduzione al vino rosso. Per assaggiarli, il luogo ideale si chiama Plin & Tajarin, a Torino, non lontano dal palazzo di giustizia; il locale è piccolo, ma è una vera e propria oasi di gusto. L’indiscusso re dei secondi piatti della trazione regionale del Piemonte è, senza dubbio, il gran bollito piemontese; la ricetta originale, ricostruita dalla Accademia Italiana della Cucina, vuole che sia preparato con sette tagli di polpa (tenerone, scaramella, muscolo di coscia, muscoletto, spalla, fiocco di punta, cappello del prete), sette ammennicoli (lingua, testina col musetto, coda, zampino, gallina, cotechino, rollata) e sette salse, o “bagnetti” (verde rustico, verde ricco, rosso, cren, mostarda, cognà e salsa al miele) e che sia accompagnato da sette contorni. Una piatto “robusto” e sicuramente impegnativo, peraltro difficile da trovare nella versione originale, anche se all’Osteria dei Cinque Piatti a Torino, ripropongono la ricetta storica del bollito risorgimentale piemontese, proprio come amava gustarlo Vittorio Emanuele II. La cultura casearia custodisce, soprattutto nella zona delle Langhe, tradizioni secolari, che portano sulle tavole italiane ottimi formaggi, tra i più conosciuti: il Murazzano, la Toma Piemontese, la Robiola di Roccaverano e il superlativo Castelmagno. Da segnalare anche i salumi, come il Salam d'la duja, salsiccia ricoperta di strutto fuso e preparata in un canestro di terracotta, detto doja, il fidighin, mortadella di fegato condita con Barbera e purè e il Meiron'd crava, capra affumicata in salamoia.
  • 4. Il fine pasto è delizioso con i classici dolci della tradizione tra cui lo zabaione, il bonet e la torta con le pregiate nocciole delle langhe. Da non trascurare la lunga tradizione cioccolatiera della città di Torino, che ci ha consegnato grandi specialità come il “bicerin” e la celebratissima nutella. Torino ha espresso anche attraverso la passione per il cioccolato la sua attitudine alla innovazione sperimentando, agli inizi dell’800, un’apparecchiatura che consentiva di trasformare cacao, vaniglia, acqua e zucchero in una tavoletta solida, dando vita ad una inedita specialità, il cioccolatino, da allora in poi declinato in infinte varianti: praline, bonbon, tartufi, cremini e i celeberrimi gianduiotti . Ancora oggi nella capitale sabauda, hanno sede importanti aziende del settore (Caffarel, Streglio, Feletti) e, soprattutto, grandi realtà artigianali e antiche pasticcerie, come quella della famiglia Giordano, l’unica a produrre ancora il cioccolatino “tagliato a mano”, e quella della famiglia Peyrano. Da Platti, invece, altro locale storico della città, luogo di ritrovo di intellettuali e borghesi nell’epoca monarchica, oltre alla pasticceria, si possono apprezzare ottimi aperitivi con una vastissima scelta di finger food, tartine e canapè. Di sicura importanza anche la tradizione enologica, valorizzata da produzioni di assoluta qualità, provenienti delle regioni classiche di eccellenza: Langhe, Monferrato e Roero; Tra i numerosi ricordiamo: Barolo, Barbaresco, Roero Arneis, Dolcetto d’Alba, oltre alla ben nota Barbera d’Asti e del Monferrato. Di grande pregio anche la produzione di vini bianchi, tra cui è impossibile non ricordare l’Erbaluce di Caluso e il Gavi o Cortese Gavi, nonché numerosi vini da dessert, tra cui il Moscato d’Asti, e il Brachetto d’Acqui. Molto conosciuti e celebrati anche le grappe e il vermouth, inventato proprio a Torino, alla fine del ‘700, da Benedetto Carpano. Non è quindi un caso che, proprio in Piemonte, sia nata l’Associazione Slow Food, che opera per promuovere il consumo di cibo sano e per la tutela dei territori e della biodiversità.
  • 5. L’OGGETTO Vanghetto o vanghello da tartufo E’ l’utensile che si utilizza per l’escavazione del tartufo. In alcune regioni italiane, a tutela della specie e in aggiunta alle norme nazionali, la normativa regionale stabilisce anche le dimensioni del manico e della lama. In alcuni casi, sono ancora realizzati a mano da abili artigiani, che utilizzano materiali di grande qualità, come legno d’ulivo naturale e acciaio inossidabile dando vita ad oggetti unici e bellissimi.
  • 6. ITINERARI (IN) CONSUETI LA MODERNITÀ TORINO E IL NUOVO LINGOTTO E’ impossibile immaginare la storia italiana del novecento, senza che il pensiero corra alla FIAT e al suo storico stabilimento produttivo “Lingotto” di Torino; un milione di metri cubi di cemento armato, che testimoniano la storia di un uno dei più grandi progetti industriali del nostro paese. Citato tra gli esempi, nell’ambito del razionalismo italiano, compare - per la realizzazione dell’autodromo sul tetto - tra le soluzioni architettoniche innovative nel saggio “Vers une architecture” del celebre architetto e urbanista Le Courbasier. Oggi, è annoverato tra i più importanti simboli di archeologia industriale e come efficace modello di riconversione industriale. Dismesso dalla FIAT nel 1982, è stato in seguito riconvertito a cura dell’architetto Renzo Piano. Oggi il “Lingotto” è uno spazio multifunzionale in cui sono sapientemente allocate molteplici funzioni. Gli Uffici direzionali di importanti aziende (tra cui quello della stessa FIAT) un auditorium, un centro congressi e uno spazio espositivo che accoglie i padiglioni della fiera di Torino; servizi di carattere ricettivo, tra cui alberghi, ristoranti e abitazioni con precedenza all’uso culturale. Il primo piano è interamente occupato da una galleria commerciale, con negozi, bar, ristoranti e un multiplex. Non mancano gli spazi dedicati ai più piccoli e un orto botanico, creato in uno dei quattro cortili interni.
  • 7. Sul tetto, quasi come fossero appoggiate, due nuove realizzazioni dello stesso Renzo Piano: la “bolla”, costruita in cristallo e acciaio, che ospita una sala meeting di prestigio che, collocata a 40 metri di altezza, regala gli utilizzatori una veduta mozzafiato sulle colline torinesi e lo “scrigno”, che rappresenta il livello più alto dello spazio occupato dalla pinacoteca intitolata a Giovanni e Marella Agnelli. Nella pinacoteca, realizzata in acciaio e dotata di un sofisticato sistema di illuminazione, sono custodite opere importanti, appartenenti alla collezione privata degli Agnelli, tra cui dipinti di Canaletto, Matisse e Picasso. Al Lingotto hanno inoltre trovato collocazione una sede distaccata del Politecnico di Torino, che ospita i corsi di ingegneria dell’autoveicolo e quelli della clinica odontoiatrica universitaria distaccata delle “Molinette”. Gli interventi di Renzo Piano hanno mutato il “carattere” dello storico stabilimento torinese, mitigando quei tratti inevitabilmente austeri, che hanno caratterizzato l’estetica dei luoghi di lavoro per buona parte del novecento. Oggi, il nuovo Lingotto racconta la storia di un cambiamento epocale: la transazione verso nuovi paradigmi produttivi, orientati allo sviluppo del terziario avanzato e all’ascesa dell’economia della conoscenza e della creatività.
  • 8. PIEMONTE E I SAVOIA - LA REGGIA DI VENARIA REALE La reggia di Venaria Reale è uno delle più importanti residenze piemontesi della famiglia reale dei Savoia, che iniziarono nel Cinquecento a commissionare il rifacimento degli antichi castelli inseriti nella brughiera torinese. Voluta dal Duca Carlo Emanuele II, quale base per le battute di caccia, è stata progettata tra il 1658 e il 1679 e rappresenta un mirabile esempio di architettura barocca. Per lunghissimo tempo lasciata al degrado e all’incuria, è considerato oggi uno dei più grandi cantieri di restauro europeo, che ha consentito il recupero urbanistico e ambientale di un intero territorio. Il progetto di restauro, che ha coinvolto numerosi professionisti e utilizzato tecnologie avanzate, ha riguardato l’imponente struttura della reggia, le scuderie e i meravigliosi giardini, ma anche il centro storico della città di Venaria e del vicino Borgo Castello, con le ville e le cascine inserite nel parco regionale La Mandria, annoverato tra le maggiori realtà di tutela ambientale in Europa. Il sistema della Venaria Reale è un insieme architettonico-ambientale di pregevole bellezza, arricchito da un mix equilibrato di servizi, tra cui non mancano bar, ristoranti di qualità - come il Dolce Stil Novo, all’ultimo piano della reggia, sopra la galleria di Diana - punti ristoro, librerie e attività didattiche. Dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, è senz’altro una meta artistica di grande interesse, ma anche un luogo di eccellente produzione culturale, che offre uno scenario indimenticabile ad eventi, spettacoli e mostre d’eccezione, dove è impossibile non trascorrere almeno un’intera giornata.
  • 9. Vero è che, se i Savoia ne avevano fatto uno dei luoghi privilegiati per il loro svago (la reggia apparteneva a quelle, un tempo definite residenze di “delizie e capricci”) l’imponente progetto di recupero l’ha sapientemente trasformato in un teatro del piacere e del divertimento contemporaneo, in grado di saziare anche i palati più esigenti, in termini di storia, architettura e cultura enogastronomica. Fuori dalla reggia, nel centro storico di Venaria, in uno scorcio “da cartolina”, si possono gustare piatti semplici e curati, e preparati con carni di grande qualità, all’osteria “Passami il sale”
  • 10. PIEMONTE E IL MEDIOEVO - SALUZZO Splendido esempio di architettura medievale Saluzzo, situata ai piedi del Monviso, è stata per quasi quattro secoli la capitale di un marchesato politicamente autonomo, che si estendeva oltre la pianura saluzzese e comprendeva le valli: Po, Varaita, Maira e Grana. Dotata di castello e di una doppia cinta muraria si è avvantaggiata nel corso dei secoli, di una posizione geografica che ha immensamente facilitato i rapporti commerciali e culturali con la vicina Francia. Il marchesato ha vissuto il suo periodo di massimo fulgore nel XV secolo, quando la realizzazione di importanti interventi di governo del territorio e delle acque, hanno consentito lo sviluppo dell’agricoltura e dell’economia, garantendo benessere e prosperità. Fu in qual periodo che la città fu arricchita di importanti monumenti e di quelle soluzioni urbanistiche che rendono ancora oggi il suo centro storico un gioiello di architettura e arte. Saluzzo oggi è una pittoresca cittadina, immersa in una campagna ridente e fertile (è un importante centro di produzione frutticola) dove è possibile soggiornare e divertirsi, grazie a strutture ricettive di qualità e ad una offerta culturale ricca e variegata. In un piccolo e sperduto centro, a pochi chilometri da Saluzzo, alla Locanda per Viandanti e Sognatori, è possibile assaggiare una cucina creativa e naturale, che reinterpreta con grande raffinatezza, piatti tipici della tradizione della Val Varaita.
  • 11. DA NON PERDERE Eatitaly Il più grande centro enogastronomico del mondo, specializzato nella somministrazione e vendita di prodotti tipici e di alta qualità. Localizzato nei vecchi stabilimenti di produzione del vermouth Carpano a Torino, proprio accanto al Lingotto, è un luogo unico in cui, oltre che acquistare e consumare ottimi prodotti, è possibile approfondire la proprie conoscenze sul cibo e sui territori di provenienza. Eatitaly che ha già diverse sedi sparse sul territorio nazionale e internazionale (tra cui Roma Milano, New York e Tokio) continua ad ampliare la sua rete con nuovi punti vendita in apertura a Firenze e Bari. Impossibile, dunque, visitare Torino e non vedere il tempio del “made in Italy” gastronomico. SCRITTORI E STORIE DEL PIEMONTE Vestivamo alla marinara, Susanna Agnelli - Mondadori “Don’t forget you are an Agnelli……” . Pubblicato nel 1975, raccoglie le memorie di Susanna Agnelli dall’infanzia fino al matrimonio, celebrato immediatamente dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Un resoconto accorato e vivace della vita quotidiana dell’alta società italiana negli anni venti e trenta. Profondamente consapevole di avere condotto da sempre un’ esistenza privilegiata, l’autrice dipinge, con grande sensibilità, l’infanzia e la giovinezza degli eredi della più grande dinastia industriale italiana. Racconta delle relazione con i genitori, della rigida educazione ricevuta e del senso di responsabilità indotto a lei e a suoi fratelli, in particolare a Gianni – erede designato dal nonno – che, dalla fine degli sessanta, avrebbe contribuito a trasformare Torino nella città del sogno del lavoro.
  • 12. EVENTI ENOGASTRONOMICI, SAGRE E FIERE Vastissimo il panorama di eventi gastronomici di carattere internazionale, organizzati nella regione Piemonte, i più importanti sono:  BITEG (Borsa Internazionale del Turismo Enogastronomico)  Cheese Le forme del latte  CioccolaTO  Salone nazionale di vini selezionati Douja d’Or  Fiera nazionale del marrone  Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba  Salone internazionale del gusto che dallo scorso anno ospita anche l’evento organizzato da Terra Madre, una rete internazionale che promuove e incoraggia metodi di produzione alimentari sostenibili. Nelle diverse provincie piemontesi sono tantissime anche le sagre e fiere stagionali, dedicate alla promozione dei prodotti tipici locali. Tra le più “appetitose” suggeriamo:  Antica fiera delle ciliegie di Dogliani, a Dogliani (CN), nel mese di maggio;  La Transumanza a Pont Canavese (TO), nel mese di settembre;  Festival della Sagre ad Asti, nel mese di settembre;  La sagra della trippa a Passerano Marmorito (AT), nel mese di ottobre;  Festa della Bagna Cauda a Faule (CN), nel mese di ottobre;  Festa della castagna a Roccavione (CN), nel mese di ottobre;  Sagra della salsiccia a Bra (TO), a fine marzo, inizio aprile;  Sagra del peperone a Carmagnola (TO) nel mese di settembre;  Fiera nazionale del bue grasso a Carrù (CN), nel mese di dicembre;  Sagra della nocciola a Cortemilia (CN), nel mese di agosto;  Sagra del salam ‘d patata a Settimo Rottaro (TO), nei mesi di gennaio e febbraio;  Festa della Barbera a Castagnola delle Lanze (CN), in maggio.
  • 13. ALTRI EVENTI Per gli appassionati di moda, o per chiunque sia attratto dal genio e dalla creatività italiane, è di sicuro interesse ROBERTO CAPUCCI. LA RICERCA DELLA REGALITÀ che, fino all’8 settembre 2013, nello splendido scenario della Reggia di Venaria Reale, mette in mostra cinquanta abiti realizzati dal celebre stilista Roberto Capucci per principesse, star e dame dell’alta società.