1. vino
vino
INTERVISTA ALL’ENOLOGO
Raccontare la complessità
del territorio in un vino
Per Francesco Iacono, professione “vitienologo”, di San Michele all’Adige – dal nella sua carriera professionale,
Arcipelago Muratori rappresenta la continuità di 1999 Iacono dirige l’Arcipelago ormai trentennale.
Muratori di cui lui stesso Sperimentazione è curiosità, un
un progetto professionale, iniziato da appassionato è l’ideatore. Un progetto bisogno continuo di viaggiare
ricercatore e proseguito da uomo d’azienda, avendo ambizioso, esempio unico in e navigare tra i propri pensieri,
come principio ispiratore la volontà di esprimere in un Italia che valorizza la diversità – tra i propri sogni, concretizzarli,
vino tutta la complessità del territorio di appartenenza di terre, climi, uomini, viticoltura puntare verso un orizzonte
– attraverso 4 tipologie di lontano, raggiungerlo e poi
C
f Roberto Tognella inquant’anni, vini e altrettanti marchi. Un scoprire che c’è ben altro al di là,
vicepresidente progetto in continuo divenire qualcosa di nuovo da scoprire,
dell’Azienda Agricola che ha permesso a Iacono di comprendere e acquisire. Senza
Fratelli Muratori e proseguire, anche da uomo questo continuo stimolo l’attività
responsabile dell’Arcipelago d’azienda, il suo appassionato professionale sprofonderebbe in
Muratori, con un neologismo cammino nella sperimentazione, una monotona e noiosa routine.
da lui stesso coniato Francesco sempre alla ricerca della In questo viaggio senza fine,
Iacono si definisce un migliore espressione del è importante tenere una rotta,
“vitienologo”, “viticulturist” per territorio, di quell’equilibrio dare coerenza ai propri progetti,
gli anglosassoni, un trait d’union delicato e straordinario in vigna ai propri pensieri, a quello che
tra l’agronomo e l’enologo, e in cantina tra uomo e natura, da essi creiamo. Penso che tale
cioè quella figura di studioso tra scienza e tradizione. Progetto coerenza abbia caratterizzato
e profondo conoscitore della che oggi approda a “Tutto la mia carriera professionale
vite capace d’interpretare Natura”, un brand trasversale fin da quando mi avvicinai alla
l’espressione di un territorio, di vini ottenuti senza ricorrere viticoltura, prima da tesista e
l’animo di chi lo abita e, a solforosa, chiarificazioni e poi da ricercatore. Di ciò sono
attraverso la vigna e i suoi filtrazioni, frutto di un’agricoltura profondamente soddisfatto.
frutti, coglierla e valorizzarla in simbiotica nella quale il terreno,
un vino. Con un importante il suo ecosistema svolgono La viticoltura non fu all’inizio
background di ricerca scientifica un ruolo decisivo, non più di una scelta vocazionale…
alle spalle – 17 anni, parecchi semplice comparse o di attori Sono figlio di un viticoltore
dei quali trascorsi in qualità comprimari, ma di protagonisti anche se inconsapevolmente…
di coordinatore del gruppo di della nascita di un vino. Mio padre, ischitano, lasciò
viticoltura e responsabile del nel Dopoguerra l’isola, la
gruppo di analisi sensoriale La ricerca e la sperimentazione terra, i campi, per cercare
Francesco Iacono GAS presso l’Istituto Agrario rappresentano la continuità fortuna in città, a Genova.
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2. La città incominciò a starmi viticoltura di qualità focalizzata
stretta dopo gli studi superiori, sul terroir e sull’importanza
pensavo a esperienze nuove, del territorio; Einhard, figura
all’indipendenza dalla mia molto carismatica, lavorava
famiglia; così, più per voglia di più sulle varietà, lui è stato il
evasione che per un’effettiva padre dell’Arneis. C’era quindi
convinzione, decisi di iscrivermi chi si ispirava a una filosofia
a Scienze agrarie all’Università anglosassone dove la gestione
Cattolica di Piacenza. Qualche e la modulazione dei parametri
anno dopo mi ritrovai a chiedere produttivi, attraverso tecniche
una tesi all’Istituto di coltivazioni agronomiche, aveva, nel Esempio della valorizzazione della diversità, l’Arcipelago Muratori è
arboree, mi attraevano il mondo perseguimento della qualità, composto da quattro territori, quattro “isole” in ognuna delle quali
si produce il vino più connaturato al territorio: metodo classico
vegetale e in particolare gli un’importanza rilevante rispetto in Franciacorta, Rosso da Sangiovese e di taglio bordolese nella
alberi. La tesi mi fu rifiutata, al contesto pedoclimatico in cui Maremma Toscana, a Suvereto, vini da uve a bacca “gialla” in
Campania, nel Sannio Beneventano, e vino da conversazione a Ischia
perché l’argomento era per così la vite cresceva, e chi invece
dire “esaurito”. Pensai allora riconosceva al territorio, al
a una specie di “surrogato”, a suolo, alla varietà, all’interazione Scienza, il quale mi propose essere paragonato a quello che,
qualcosa che si avvicinasse alla dell’uomo un’importanza di passare all’Istituto Agrario di negli anni ’20 a Copenaghen,
mia ipotesi iniziale: la viticoltura decisiva per la produzione di un San Michele. Scienza intuì che caratterizzò la fisica atomica. Noi
pensai facesse al caso mio. Mi vino di qualità. la cantina di microvinificazione non demmo seguito a nessuna
laureai con un personaggio che poteva essere quel luogo rivoluzione scientifica ma senza
segnò, in seguito, una tappa Lei che filosofia sposò? nel quale i due mondi dubbio diventammo il punto
importante nella mia crescita Mantenni un approccio diciamo potevano incontrarsi: se infatti di riferimento per la viticoltura
professionale: il professor Attilio “laico”, non mi schierai, cercai l’enologo conduceva prove di e l’enologia italiana; moltissimi
Scienza. Confesso che allora piuttosto, senza pregiudizi, – temperatura, di fermentazione furono i produttori, i tecnici che
l’entusiasmo per la vigna e anche grazie alla guida dei miei malolattica..., l’agronomo poteva decisero di frequentare i nostri
per il vino era ancora in una tutor – di far tesoro di quelle verificare l’effetto delle potature, corsi. A San Michele si studiava
fase parecchio embrionale, conoscenze che, alla luce degli del diradamento, le diverse a tutto campo la viticoltura e
mi interessava soprattutto studi che stavo conducendo epoche di vinificazione… l’enologia anche con attrezzature
concludere gli studi universitari. sull’ecofisiologia delle piante, L’analisi sensoriale produceva sofisticate. Ricordo nel nostro
Fu quando iniziai a collaborare erano confermate da dati dati per entrambe le laboratorio di ecofisiologia le
con l’Università, dopo la laurea, oggettivi e sperimentali. Nel sperimentazioni, agronomiche prime macchine di misura
che scaturì una scintilla, la frattempo mi accorsi quanto il ed enologiche, dati oggettivi della fotosintesi, l’impiego della
passione che ancora oggi campo e la cantina, la viticoltura sui quali era possibile aprire un fluorescenza… Quello che
accompagna la mia attività. e l’enologia procedessero per confronto, un dialogo. Dialogo sicuramente ci differenziò fu il
vie distinte, senza comunicare che io ebbi il compito di mediare risvolto applicativo di ciascuna
Ricercatore dall’‘83 al ’99. tra loro: in campo si parlava di in qualità di coordinatore ricerca, ogni nostro studio era
Che aria si respirava in quegli zuccheri e acidità, si iniziava del gruppo di viticoltura e di finalizzato a fornire delle risposte
anni in viticoltura? timidamente anche a valutare responsabile del GAS, il gruppo subito fruibili per l’agronomo,
Quella di Piacenza con il i polifenoli, in cantina invece di di analisi sensoriale. l’enologo, l’agricoltore; cercammo
professor Fregoni era una lieviti e di tecnologie. Sebbene di spiegare le contraddizioni che
delle prime cattedre istituite in l’obiettivo finale comune fosse Quelli, per l’Istituto Agrario di scaturivano da alcune prove
viticoltura insieme a quella di la qualità del prodotto, non c’era San Michele all’Adige, furono sperimentali.
Torino con il professor Einhard alcuna sinergia o concomitanza anni di rinascita, di grande
e a quella di Bologna con il d’intenti nel perseguire questo fermento intellettuale. Qualche risultato eclatante
professor Intrieri. Tre cattedre, scopo. Serviva un mezzo che Furono anni di estremo di questa attività di ricerca?
tre approcci molto diversi al permettesse a questi due mondi entusiasmo, quelli dall’‘87 al Chiarimmo una volta per tutte,
problema: Intrieri insegnava di comunicare… ’95. All’Istituto lavorava un introducendo il rapporto tra
il Canopy Management, la gruppo di viticoltura giovane, foglie e produzione – che gli
gestione della chioma, tecnica Lo trovò? molto attivo. Il fermento anglosassoni poi chiamarono
molto in voga Oltreoceano; Fu l’analisi sensoriale. Un’idea intellettuale che si sviluppò “source-sink” – il motivo per cui
Fregoni puntava su una che piacque al professor potrebbe in qualche modo certi diradamenti funzionavano
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3. vino
vino
INTERVISTA ALL’ENOLOGO
mentre altri no. Lo studio dei alcuni risultati sperimentali che fino a quel momento, era amico australiano… All’Istituto
diradamenti e quindi del Canopy ci saremmo aspettati per alcuni spesso teso a forzare la natura, di San Michele all’Adige, nel
Management fu solo la punta di ambienti non si verificarono. non tanto a livello ambientale frattempo, aveva preso sempre
un iceberg di un filone di ricercaCapimmo che rimaneva un quanto – ancor più grave – a più importanza una linea molto
ben più ampio che spaziava su vuoto di conoscenze importante livello concettuale. C’era una biomolecolare dove lo spazio
tutte le pratiche agronomiche da colmare che riguardava la violenza di fondo – ho i mezzi alla terra, a “sporcarsi le mani”
parte nascosta della pianta.
volte alla corretta gestione della tecnologici, ho le conoscenze cominciava a venire meno.
vigna: quando e se cimare, Il confine tra la gestione della quindi posso ottenere il risultato Più spazio alla teoria meno alla
quando e perché sfogliare, parte epigea e del terroir che mi sono prefissato – rispetto pratica: il contatto con la realtà,
diradare perché… Si cominciò a divenne molto labile e iniziammo a un messaggio primario che è il risvolto applicativo, che tanto
studiare in maniera approfondita a studiare il terreno e le sue il valore simbolico e storico del aveva caratterizzato le ricerche
anche l’importanza dell’apporto interazioni con la pianta. Ma la vino, valore che non possiamo condotte dall’Istituto, venne un
idrico nei diversi momenti della via meccanicistica, l’impiego di disconoscere. Affossarlo, svilire po’ a mancare…
stagione, la correlazione tra sistemi di misurazione sempre quel rapporto che nel tempo
apporto idrico e produzione, e più sofisticati, il concetto di si è stabilito tra uomo, terra e Incontrò i fratelli Muratori
grandi riscontri pratici ebbero separare il più possibile tutti i vite, significa banalizzare il vino, e fu la svolta.
gli studi di zonazione condotti fattori di variabilità, non davano renderlo un mero oggetto di L’incontro fu del tutto casuale,
da Mario Falcetti. A una a una gli esiti sperati. Compresi che marketing per il quale il luogo nel ’99. Industriali tessili
collocammo molte tessere serviva un approccio diverso allo d’origine, chi l’ha prodotto e franciacortini, i fratelli Muratori
di un mosaico e a un certo studio del terreno. Terreno che come rivestono un’importanza da qualche tempo pensavano
punto, peccando un po’ di sfortunatamente era – e ancora marginale. di differenziare il loro business
presunzione, pensai che le è – visto come un substrato di puntando sulla viticoltura.
conoscenze acquisite potessero crescita, con una sua tessitura, Presagi di una svolta… Mi chiesero un parere su come
rappresentare la via attraverso al quale apportare elementi al Fu durante un convegno di impostare questa attività.
la quale gestire integralmente lafine di equilibrare un quadro viticoltura delle zone fredde La mia risposta, diversa
qualità di un prodotto… nutrizionale non corretto; svoltosi negli USA vicino dalle molte finora ricevute, li
un ambiente quindi più teorico al lago Ontario nel ’96, impressionò favorevolmente.
Non fu così? che reale dove gli interventi che le perplessità, che da In maniera forse un po’
Le conoscenze maturate, venivano decisi a tavolino. In qualche tempo coltivavo, si preveggente per l’epoca, risposi
perlopiù focalizzate sulla parte quegli anni capii, complici anche concretizzarono. Incontrai, del che in Franciacorta avrebbero
epigea della pianta, non ci i nuovi studi che intrapresi sul tutto inaspettatamente, un amico dovuto produrre esclusivamente
permisero di spiegare come mai terreno, che il lavoro svolto e ricercatore australiano che si Franciacorta. Le motivazioni che
occupava di viticoltura in zone portai furono lapalissiane: chi
aride. Stupito, gli chiesi perché si sarebbe sognato di andare
partecipasse a quel convegno. ad assaggiare una bollicina a
Mi spiegò che, attraverso la Bordeaux o un merlot nella
gestione della chioma e del Champagne? Benché nessuno
terreno, era possibile simulare avesse mai pensato di costruire
il comportamento della vite e la a quei tempi un’azienda
qualità dell’uva come se essa monoprodotto in Franciacorta,
fosse prodotta in un ambiente a detta di molti insostenibile
freddo. Mi chiesi allora quale commercialmente, i fratelli
fosse in realtà l’obiettivo delle Muratori decisero di accettare la
nostre ricerche: raggiungere sfida e di avallare in toto il mio
un risultato prefissato a ogni ambizioso progetto: l’Arcipelago
costo e indipendentemente Muratori.
da, o valorizzare al meglio ciò
che si ha, il territorio, gli uomini, Di che cosa si tratta?
il clima, il suolo, le varietà? L’Arcipelago Muratori
Sono passati 15 anni da quei rappresenta un esempio della
«Il nostro approccio, se l’obiettivo è realmente quello di
rappresentare nei nostri vini il territorio, prevede di ridurre al minimo
giorni e molta viticoltura la valorizzazione della diversità;
gli interventi. pensa ancora come il mio diversità di uomini, terreni,
Imbottigliamento
24 MAGGIO 2011