17. Il procedere infinito dell'azione divina nel mondo – oggetto di fede – ossia la stessa volontà provvidenziale divina, intrecciata con l'atto stesso di creazione, procura all'uomo la consapevolezza limitata della propria volontà come immagine ridotta di quella: la sua libertà diviene la nostra libertà, di amare e di agire secondo ciò che si sceglie come bene per noi. È la discrezione e determinazione divina del bene la costituzione della finalità umana, che per noi vale come necessità e legge e che determina gli stessi effetti positivi o negativi dell'adesione (merito e grazia nell'amore di Dio) o dell'allontanamento e del rifiuto (colpa e pena nella stessa sofferenza).
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25. Fautore di un empirismo radicale, egli tolse alla ragione la possibilità di dimostrare e/o chiarire le affermazioni di fede. La ricerca filosofica doveva, invece, rivolgersi alla soluzione dei numerosi problemi presenti nel mondo naturale ed umano.
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35. L'onnipotente volontà divina diventa perciò nella sua assoluta trascendenza ed indistinzione il fondamento e la giustificazione della costituzione di un principio metafisico e metodologico molto importante: primo, che la volontà divina regge necessariamente il creato; secondo che gli enti non devono essere moltiplicati al di fuori della loro reale necessità (rasoio di Ockham). In questo sviluppo e disposizione di necessità – di necessità voluta dalla potenza infinita divina – il creato modifica la sua intera costituzione.