Invisibile agli occhi. Disabilità cognitive e relazionali nella Rete.
1. Invisibile agli occhi. Disabilità cognitive e relazionali nella Rete Maria Grazia Fiore Università di Foggia [email_address]
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19. "...Ma la mia lingua non serve a forgiare parola né simboli visuali da far interpretare alla gente. La mia lingua esprime una conversazione continua con ogni aspetto del mio ambiente una risposta fisica ad ogni cosa intorno a me. Il modo in cui penso e rispondo naturalmente alle cose sembra e viene percepito come così diverso dei concetti o persino della prospettiva standard che certa gente non lo considera affatto come un pensiero ma è, a tutti gli effetti, un modo di pensare. Però il pensiero delle persone come me viene soltanto preso sul serio se impariamo la vostra lingua a prescindere del nostro modo precedente di pensare e interagire...
20. Non basta guardare e ascoltare e assaggiare e annusare e toccare devo farlo con le cose giuste come guardare libri e non farlo con le cose sbagliate altrimenti la gente mette in dubbio il fatto che io sia un essere pensante E poichè la loro definizione di pensiero determina la loro definizione di persona fino a un punto ridicolo la gente mette anche in dubbio il fatto che io sia una persona Veniamo sempre considerati come non comunicanti se non parliamo la lingua standard ma le altre persone non vengono considerate come non comunicative se trascurano le nostre lingue al punto di negarne l'esistenza..." Testo completo
21. Foto: nicasaurusrex Quando i codici che diamo per universalmente condivisi vengono meno, relazionarsi all'altro ci disorienta... E allora quell’impossibilità dell'essere umano di non comunicare postulata da Paul Watzlawick, ci porta a piegare il comportamento osservato ad una logica interpretativa “senza contraddittorio” , che attribuisce significati in base alla propria esperienza o ignora i segni che non riconosce come tali. Il che può portare a liquidare frettolosamente come idiota chi non riesce a comportarsi in maniera adeguata alla situazione o non sa riconoscere l'ironia di una battuta o a negare l’esistenza di un pensiero e di una mente in chi non può usare la voce o in chi non sa “leggere e scrivere con le lettere"...
23. Distinzione tra disabilità intellettive e disabilità cognitive "con l’ultima espressione ci si riferisce a qualcosa di più ampio, in quanto si considerano anche disabilità non intellettive, come le “learning disabilities” o “learning disorders” ( disturbi di apprendimento , nella prassi italiana) o le carenze cognitive tipiche di individui con sindrome di Asperger (detti anche, semplificando molto, “autistici intelligenti”) e normale intelligenza. Analogamente non ci sono dubbi che disturbi dell’attenzione , della capacità di concentrarsi e di memoria siano disabilità cognitive. Non sempre esse sono disabilità intellettive, in quanto non sempre comportano prestazioni inferiori in test di intelligenza. Infine possiamo sottolineare che anche le disabilità sensoriali potrebbero rientrare nelle disabilità cognitive (ma non in quelle intellettive), in quanto comportano carenze nelle conoscenze percettive ." Cfr. il sito Disabilità Intellettive
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25. J. Itard, "Mémoire et Rapport sur Victor de l'Aveyron" [pdf] http://www.youtube.com/ watch ?v=CWS4AKq-KgE&
26. Il web come specchio... Caravag gio (1597-1599) Narciso
31. Sono Marco Brancia, nato a Roma il 27/6/79, sono un socio del gruppo Asperger dal 2005... Ho scritto un libro con mio padre, il titolo vero è Non avevo le parole , la parte di mio padre si chiama Dialogo sulla malattia fra un padre e un figlio , mentre la mia parte si chiama Diario di un ingenuo ... Nel mondo - anche dal punto di vista psicologico - ho trovato il mio spazio; quando serve, ho saputo farmi da parte, ma allo stesso tempo ho saputo conoscere delle persone, per parlare di tante cose... Gli Asperger hanno delle qualità, chi è bravo in Informatica, c'è chi ama la pittura, chi ama sentire musica o leggere... Dal blog "Non avevo le parole"
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35. E' come se la Rete riuscisse a restituire una visibilità negata (o comunque) ostacolata in una società, spesso troppo impegnata a inseguire "modelli canonici" e troppo ripiegata su se stessa e sui propri ritmi frenetici. Foto: | spoon |
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37. Ma il web non è un giornale... Foto: Matt Callow
38. E il testo digitale è differente... http://www.youtube.com/ watch ?v=6gmP4nk0EOE&
39. Qui c'è la pagina web e qui c'è lo stesso contenuto "distribuito" reticolarmente invece che linearmente. Ho aggiunto solo qualche immagine perché - in questo frangente - mi interessa essenzialmente manipolare la distribuzione del testo nello spazio . A voi il confronto ed eventuali commenti in questo post .
40. Appunti finali... Solo un pazzo vorrebbe rinunciare ai mezzi e agli strumenti della "diagnostica" moderna. Ma l'inganno sta proprio in questo termine: "diagnostica"... E invece, no: si tratta di "semeiotica", cioè di uno studio di quei segni, di quelle comunicazioni significanti che reclamano un'interpretazione... V. Cagli et al., E' ancora valido il metodo clinico?
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Ogni titolo rappresenta il vertice osservativo degli autori. E questo vale ovviamente in primo luogo per gli organizzatori di questo convegno che, con il loro titolo, hanno offerto lo sfondo integratore di una molteplicità di interventi, diversi per contenuti e approcci al problema.
Utilizzeremo questo titolo come bandolo della matassa partendo da quella che, a primo acchito può sembrare un'ovvietà...
Il "fatto culturale" è un "fatto comunicativo".
Una rete relazionale che è una rete comunicativa che ci avvolge e protegge ancor prima di nascere, garantendoci in primo luogo un aspetto fisico in grado di bloccare l'aggressività e favorire la tenerezza, quale è quello di un neonato ma anche di molti altri cuccioli. Una rete comunicativa all'interno della quale il neonato viene coinvolto da subito in un processo interpretativo e di condivisione dei significati indispensabile a farlo sentire sempre più parte di un tutto che accetta e da cui viene accettato.
Caratteristiche neoteniche che favoriscono l'accudimento: muso complessivamente stondato, fronte convessa, occhi relativamente grandi, testa grande rispetto al corpo; forme arrotondate.
Il problema, dunque, non sta nella comunicazione ma nell'interpretazione che gli altri danno dei nostri comportamenti...
Ciò ci porta alla caratteristica essenziale di coloro i quali hanno delle disabilità relazionali...
La testimonianza di Amanda Baggs, video blogger e "autistica dalle capacità molto limitate" ("low functioning autistic"), che comunica con il resto del mondo grazie al suo PC.
1) Le disabilità cognitive e relazionali possono essere meno "visibili" di quelle sensoriali; 2) possiamo simulare di essere ciechi o sordi (ovviamente non che questo ci spieghi cosa realmente significhi) ma non di essere "cognitivamente deficitari" o relazionalmente incapaci; 3) a differenza delle disabilità sensoriali, quando si parla di accessibilità del web si trascurano spesso quelle intellettive o relazionali: perché?
Dunque in una cultura senza barriere tutti hanno diritto a comunicare, intendendo per tale il diritto a contribuire a questa narrazione collettiva e a sentirsi parte integrante di questa rete, di cui il web fa parte e ci restituisce il riflesso.
E' stata l'avventura pedagogica di Jean Itard con il sauvage dell'Aveyron nel 1800, che ha aperto la strada al processo di riconoscimento dell'educabilità dell'handicap, attraverso il rifiuto della determinabilità dei limiti dell'intervento educativo . Ciò che Itard respinge - afferma Sergio Moravia [S. Moravia, L'esistenza ferita. Modi di essere, sofferenze, terapie dell'uomo nell'inquietudine del mondo , Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 1999, p.87] - è l'istituzione di un confine oltre il quale la cultura non può operare sulla natura e, soprattutto, la destinazione del processo educativo ai soli individui "sani". L'essere umano diventa il "luogo della mediazione", il soggetto/oggetto di una dinamica in cui il contrasto salute-malattia, sauvagerie-civilisation, natura-cultura si incontrano e si scontrano senza che a nessuna delle due si possa attribuire - in generale e a priori - un predominio tale da escludere completamente spazio ed efficacia all'altra.
Un rete culturale accessibile è dunque l'utopia doverosa che dobbiamo porre davanti a noi nella consapevolezza che la rete più ampia in cui è inscritto il web non è una rete "naturalmente" accessibile perché l'accettazione di modalità comunicative diverse da quelle standard (quelle a cui siamo abituati) richiede un'accettazione/mediazione di tipo - appunto -culturale. Il web è parte di questa rete e in parte ne riflette i limiti e le chiusure.
Ogni volta che si pensa a ciò che diverge dalla norma, è la norma stessa che deve essere messa in discussione. Come dimostra la storia dell'integrazione scolastica dei disabili in Italia, questo processo ha determinato una “rivoluzione destrutturante” del sistema educativo tradizionale e la rottura di prassi consolidate nei comportamenti e nelle coscienze, spianando la strada ad innovazione pedagogiche (una fra tutte la valutazione formativa - formative evaluation) che hanno riguardato l'intera comunità scolastica. Quando la l.517/77 ha posto al centro dell'azione didattica e della filosofia pedagogica della scuola dell'obbligo il diritto della persona ad apprendere secondo il proprio stile e i propri ritmi , ci si è cominciati ad accorgere che il modello trasmissivo andava bene soprattutto in un sistema che espelleva prontamente quelli che non erano in grado di adeguarvicisi (per svantaggio culturale di partenza ma anche per uno stile cognitivo che mal si adattava alla metafora del vaso vuoto).
Un esempio di progettazione UCD un po' particolare ma indubbiamente di successo può essere rappresentato dal browser ZAC (creato da un programmatore di Las Vegas per il proprio nipote autistico di 6 anni), in grado di filtrare gli eccessivi stimoli sensoriali che possono essere di ostacolo ad un bambino autistico nella navigazione in Rete nonché di semplificare la ricerca di contenuti adeguati all'età. Ciò lo rende un software adeguato ad una navigazione autonoma e sicura anche per altri suoi coetanei senza particolari problemi. Il successo ottenuto dal browser una volta messo in Rete a disposizione di chi ne avesse avuto bisogno ha dato luogo alla creazione ad una community (presente anche su Facebook), che continua a diffonderne la conoscenza, a testarne le modifiche e a scambiarsi consigli sull'utilizzo.