Geografia, 2012, colonialismo in africa, peter s., 2 ist tecn comm
1. IL COLONIALISMO IN AFRICA
Il colonialismo in Africa, ovvero
la colonizzazione dell'Africa da parte delle nazioni europee,
raggiunse il proprio apice a partire dalla seconda metà
del XIX secolo, periodo in cui si ebbe una vera e
propria spartizione dell'Africa i cui protagonisti furono
soprattutto Francia e Gran Bretagna e, in misura
minore, Germania, Portogallo, Italia, Belgio e Spagna.
Nell'Africa nera esistevano vari stati africani indipendenti,
taluni veri aggregati di tribù, altri autentiche entità
politiche dall'antica e gloriosa civiltà. Tutti essi resistettero
inutilmente alla penetrazione degli europei, interessati alle
grandi risorse economiche africane. La penetrazione
europea si espresse in varie forme di colonialismo:
2. 1) Colonialismo commerciale Fino al XIX secolo il continente africano
presentava solo forme di colonialismo commerciale, diffuso lungo le
coste. Portoghesi, inglesi, francesi e olandesi si erano limitati a fondare
varie basi sulle coste africane. Servivano al raccoglimento delle merci e
dei prodotti africani (oro, pelli, avorio, legni pregiati, caffè, pietre
preziose) destinati ad essere esportati in Europa. Importante aspetto
del colonialismo commerciale è il commercio degli schiavi, che prospera
tra il XV e il XVIII secolo. Meno ricordato nell’ambito del commercio
degli schiavi è il ruolo dello schiavismo arabo. I commercianti arabi,
partendo dal Nord Africa, allacciarono anch’essi relazioni commerciali
con tribù africane fino nell’Africa centrale; tra le merci che rientravano
nel movimento commerciale, vi erano anche moltissimi schiavi africani,
deportati dagli arabi verso i mercati arabici, iraniani e indiani. I viaggi
degli Arabi in Africa (cominciati fin dal XI o dal XII secolo) portarono alla
diffusione lenta e pacifica dell’Islam in vaste zone dell’Africa, ove esiste
tuttora. L’attività commerciale araba cessò del tutto nel corso
dell’Ottocento.
2) Colonialismo moderno Dal XIX secolo il colonialismo moderno si è
volto allo sfruttamento delle risorse dei paesi colonizzati. Inizia allora
l’espansione coloniale, che raggiunge il suo apice nella seconda metà
dell’Ottocento:
3. 1. Le potenze europee iniziano una vera e propria “corsa
alle colonie”: ogni paese invia in Africa contingenti
militari per occupare i vasti territori africani.
Successivamente, i territori occupati dalle truppe
vengono proclamati colonie dalla madrepatria, che ora li
considera come suo territorio.
2. Dopo la semplice occupazione per mano dei militari
del territorio, la madrepatria decide gradualmente la
creazione di una amministrazione e un esercito nelle
colonie, modellate secondo il modello europeo.
4. Il colonialismo ha quindi portato a un impoverimento dei popoli neri delle
colonie, sia in termini economici sia in termini culturali (infatti, i bianchi
hanno distrutto la cultura e lo stile di vita dei popoli indigeni neri,
imponendo il proprio, e sfruttano le loro ricche risorse naturali). Inoltre la
soggezione politica dei neri (imposta dai colonizzatori bianchi) impedisce
loro di sviluppare una coscienza politica e nazionale e di essere capaci di
governarsi autonomamente.
Le colonie africane si distinguevano in territori che gli europei speravano di
utilizzare come fonte di materie prime e sbocco commerciale per i loro
prodotti (colonie di sfruttamento come la Costa d'oro, lo Stato Libero del
Congo, la Nigeria etc.) e colonie in cui veniva incoraggiata l'emigrazione
europea (colonie di popolamento come l'Algeria o la Colonia del Capo). I
confini erano tracciati in modo arbitrario e popolazioni tradizionalmente
nemiche erano costrette a convivere mentre altre, unite dalla stessa lingua e
dalla stessa storia, venivano divise. Questo avrebbe creato gravi problemi
agli Stati africani anche dopo la propria decolonizzazione.
5. La Gran Bretagna invece cercava di non interferire
nella cultura e nelle usanze locali, mantenendo ad
esempio al potere sotto tutela inglese i capi
tradizionali o lasciando il diritto di famiglia sotto la
giurisdizione di corti indigene. La filosofia del
colonialismo inglese fu in particolare espressa dal
governatore della Nigeria, Lord Frederick Lugard.
Questo sistema di governo incontrava minori
resistenze presso le popolazioni colonizzate ma
privilegiava gli elementi più conservatori delle
società indigene. Anche qui gli spazi di reale
democrazia erano estremamente scarsi.