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Reti sociali e innovazione
              in viticoltura


                          Cecilia Manzo, PhD
               Department of Social Sciences
                         University of Brescia
                   ceciliamanzo@gmail.com
TB1-   L’innovazione in sociologia economica

  Sin dal lavoro pionieristico da Joseph Schumpeter, la sociologia
     economica ha concepito l'innovazione come costruzione sociale:

       •    non può essere ridotta a ottimizzazione -> non è solo l'azione
            atomistica di un imprenditore al fine di fare il miglior uso delle
            risorse

       •    prevede la creazione di nuove risorse: capacità di 'realizzare
            cose nuove', vale a dire l'introduzione di nuovi prodotti, nuovi
            metodi di produzione, nuove forme di organizzazione.
TB2-   L’innovazione in sociologia economica

   La gestione delle relazioni sociali attraverso la leadership è uno
     strumento fondamentale per ridurre l'incertezza,
     l'informazione e aumentando la fiducia, vincendo la resistenza
     alle pratiche tradizionali.

   Di conseguenza:
       •    Gli imprenditori non sono innovatori solitari;

       •    al fine di comprendere l'innovazione dobbiamo concentrarci
            sul rapporto tra imprenditori e il contesto in cui operano.
TB3- L’innovazione tra le reti


L'importanza del rapporto dimensionale nell’attività innovativa
è stata documentata da numerosi studi sulla
realtà statunitense ed europea mostrando che:


Imprese, istituti di ricerca e individui agiscono all’ interno
di reti, nelle quali si raccolgono e coordinano
diversi tipi di conoscenze e competenze
TB4- L’innovazione tra le reti


Perchè usare la network anlysis per uno studio sull’attività innovativa?

Le reti assumono:

l    Un ruolo di diffusori dell’informazione disponibili agli attori ed
      allo stesso tempo, le reti possono veicolare queste informazioni,
      infatti esse non sono distribuite equamente all’interno di un
      sistema. Le informazioni sono accessibilia a tutti gli attori allo
      stesso modo, ma tendono ad addensarsi attorno alcuni nodi, che
      diventano possessori e distributori di informazioni in base alla
      loro posizione.
TB5- Reti sociali



l    L'ipotesi di fondo è che le caratteristiche delle reti in cui
      le imprese sono inserite consente alle imprese stesse
      un migliore accesso alle conoscenze e risorse che
      aumentano il potenziale di innovazione.
TB6-    La viticoltura
L'industria del vino, negli ultimi tre decenni, ha attuato una profonda
    ristrutturazione orientata all’innovazione tecnologica.

Il vino non è un nuovo prodotto e il suo ciclo produttivo può sembrare
     molto semplice: vendemmia e la pressatura delle uve, mantenendo il
     succo per la fermentazione. Questa forte semplificazione contiene in
     realtà un mondo percepibile anche da bevitore inesperto che può così
     facilmente assaporare i diversi sapori del vino.



We are drinking less wine but of better quality (Archibugi, 2007)
Obiettivo

L’obiettivo della ricerca è quello di capire come viene
  trasferita l’innovazione nel settore vitivinicolo, in
  un area considerata innovativa (che ha avuto un
  rapido sviluppo), attraverso il supporto della network
  analysis e alla luce delle ricerche che mostrano le
  peculiarità del sistema vitinicolo italiano ed estero
  (Chiffoleau et al. 2007; Cusumano et al. 2009; Giuliani 2007; Giuliani
  et al.2004; 2005; 2007; 2009; Hannin Touzard 2009; Lorentzen 2009;
  Morridon Rabellotti 2007; 2009; Odorici Corrado 2004; 2007; 2009).
Domande di ricerca

l    RQ1- Come viene trasferita la conoscenza all'interno del
      cluster?
l    RQ2- Il flusso di conoscenza sia da ambiente locale ed
      extra-locale è limitato e strettamente legato alle reti
      aziendali?
l    RQ3-Come si diffonde il "capitale innovativo" all'interno
      di un settore del vino?
l    RQ4-Chi sono gli attori principali ?
l    RQ5-Quali sono le loro caratteristiche?
C1 -   Contesto
       La restrutturazione del settore, iniziata alla fine degli anni Ottanta,
           coinvolge metodi di produzione, intensità di ricerca and
           organizzazione.
       In questi anni:
       l  Nuovi attori intenazionali (Paesi del Nuovo Mondo)
       l  Cambiano i consumi




                           Comunicare la qualità attraverso:

                           l  marchi riconoscibili
                           l  reputazione (guide del vino
C2-   Il mercato del vino

L'Italia rappresenta il 17,7% della produzione
mondiale e il 29,5% di quella europea
La produzione di vino si distribuisce in tutta
penisola con alcune caratteristiche specifiche:
l  Regioni settentrionali e centrali hanno la più alta
    concentrazione delle denominazioni di origine
    (Doc, Docg) e grandi aziende
l  Regioni meridionali sono caratterizzate da
    cooperative e producono soprattutto vini da
    tavola
Il caso di studio

l    Nel contesto che andremo analizzare l’innovazione
      gioca un ruolo cruciale per le cantine che vogliono
      essere competitive sul mercato
l    In particolare il settore vitivinicolo mostra come
      l’innovazione può essere pervasiva e riguardare
      l’intera filiera produttiva (dalla vigna alla commercializzazione)
l    Negli anni recenti il Sud Italia ha fatto numerosi
      investimenti orientati alla qualità
Struttura della tesi
l    Parte I
        Il settore vitivinicolo: L’Italia e il contesto globale e La
        Sicilia del vino
l    Parte II
        Il ruolo degli enologi nella costruzione di reti extra-
        locali
l    Parte III
        Le reti locali del vino
Metodologia…. Una sintesi
l    Progetto à10 interviste: 2 enologi consulenti, 1 agronomo, 3 ricercatori
      universitari, 2 responsabili delle guide, 1 presidente strade del vino, 2
      membri AIS (sommeliers). Periodo gennaio, febbraio 2010
l    Prima parte àI primi soggetti intervistati sono stati individuati
      attraverso lo studio delle fonti secondarie (chi sono gli attori attivi nel
      settore?), durante questi primi incontri sono state fornite indicazioni per
      le interviste successive (snowball approch). In totale sono state svolte
      15 interviste nel periodo che va da giugno a settembre 2010.
l    Seconda parte à ricostruzione reti tramite dati cartecei + 5 interviste
      qualitative ad enologi siciliani e presidente Assoenologi
l    Terza parte à 32 interviste con enologi ed imprenditori che lavorano in
      cantine nel territorio del marsalese. Un questionario strutturato che
      permettesse di ricostruire le reti dell’attore. Le informazioni raccolte
      permettono di costruire due reti che hanno due diverse finalità.
RL1- La costruzione dei dati

Nella prima parte l'attenzione si concentra sulla figura
  dell’enologo ed in particolare nel suo ruolo di
  consulente indipendente di cantine.


Ricostruzione delle reti delle cantine. Per fare questo
  abbiamo analizzato le relazioni tra cantine vinicole
  siciliane e di altre regioni italiane che condividono lo
  stesso enologo (legame), allora le aziende vinicole sono
  i nodi e il legame tra le cantine che hanno lo stesso
  enologo.
RL2-   Enologi consulenti
Questa prima rete è importante :
l  visualizzare le relazioni interne ed esterne alla regione
l  capire come cambia il ruolo dell’enologo


Ed inoltre
l  l'enologo che lavora in diverse imprese può migliorare la
    qualità del vino grazie l'esperienza e le conoscenze
    apprese da luoghi diversi di lavorare
l  hanno anche trasferire la loro reputazione in ogni vino che


Analizzeremo i cambiamenti delle reti nel corso di 10 anni
RL3- Le            guide del vino
                       chi lavora dove

l    Che informazioni ci forniscono le guide?

        l    indicazione territoriale, nome del proprietario, indirizzo,
              ettari di vigneti, nome dell’enologo e nome
              dell’agronomo.

        l    annata del vino, punteggio indicato in valori numerici
              (centesimi o ventesimi) e un sistema iconografico
              (bicchieri o grappoli o stelle o bottiglie).
RL4-   I vini di Veronelli 2010
RL5- Presenza della cantine siciliane nelle
guide e presenza al Vinitaly, 2002-2010
RL6- Imprese,   enologi e vini
RL7- Rete   anno 2000
RL8-       Legenda e note
l    Nota: I legami sono gli enologi. I nodi sono le imprese. I colori sono
      assegnati in base la regione dove risiede l’impresa (Sicilia è
      indicata con il rosso). La dimensioni dei nodi varia in base la
      regione che rappresentano, lo scopo è di evidenziare in modo
      chiaro le regioni maggiormente rappresentate all’interno del reticolo.
RL9- Rete   anno 2010
RL10-    Conclusioni

l    L’enologo-consulente è chiamato in Sicilia, dai produttori più
      attenti, come tentativo consapevole di superare la significativa
      carenza di conoscenza sul nuovo modo di far vino.



l    L’analisi delle reti lunghe delle imprese delinea alcuni elementi
      interessanti. Nella prima rete i nodi o erano collegati ad altri nodi
      fuori dalla regione o erano isolati. Nel 2010 imprese siciliane
      stabiliscono legami corti tra loro. Mentre i nodi isolati sono il
      41,6%, il restante 58,4% o è collegato a nodi extra locali o locali.
RL11-      Conclusioni

l    L’evoluzione delle reti di aziende vinicole mostra la forte presenza di legami
      esterni, soprattutto nel primo periodo, legata, ad un iniziale diffidenza verso i
      tecnici locali. Solo in tempi recenti le cantine cominciano prediligere enologi ed
      enologi-consulenti locali, formati nelle Università dell’Isola, che hanno svolto (e/o
      continuano a svolgere) brevi esperienze lavorative in altre aziende italiane e
      estere. Inoltre con un’età compresa tra i 30 e 40 anni, essi fanno parte della
      cosiddetta nuova generazione di enologi a cui fatto spesso riferimento gli
      intervistati durante la nostra indagine sul campo.

l    Rispetto al passato emergono quindi figure locali di tecnici che trovano
      occupazione o forniscono servizi nelle imprese vitivinicole più importanti.

l    Nel corso della nostra ricerca sul campo è emerso come accanto al cambiamento
      generale che ha avuto la Sicilia del vino si è anche sviluppato una maggiore
      capacità locale e un più alto livello professionale (grazie anche alla legge sul
      percorso scolastico degli enologi)
RC1- La   rete locale- Dove?
RC2- Metodologia

Nell’area c’è un’alta concentrazione di cantine, geograficamente
continue.

Seguendo l’approccio metodologico di Giuliani e Bell (2005), Giuliani
(2005), Morrison e Rabellotti (2009)

l I   dati sono stati raccolti tramite un questionario strutturato

l L'obiettivo     è quello di identificare due reti diversi:

       l    Una rete dove circolano informazioni generiche
       l    nella seconda le informazioni necessarie per la diffusione
             dell'innovazione (rete della conoscenza)
RC3- Costruzione                      della rete

 l    I dati per l’analisi di rete sono stati raccolti attraverso il metodo
       roster recall: agli intervistati è stata mostrata una lista di nomi
       (32 imprese presenti sul territorio)

 l    Durante la ricostruzione della rete, è stato possibile registrare
       pareri, commenti e riflessioni personali degli intervistati, che
       andranno ad arricchire la presentazione dei nostri dati.

 l    Una volta raccolti tutti i dati relazionali è stato possibile costruire
       un primo data base di contatti direzionali (chi è la fonte e chi il
       ricevente) sul flusso di informazioni ed un secondo sui flussi di
       conoscenza.
RC4- Le   imprese oggetto di studio
RC5- Le   imprese oggetto di studio
RC6- Rete        dell’informazione

l    La domanda posta agli intervistati:

         con quali delle seguenti imprese scambiate
         informazioni che riguardano ad esempio:
         Nuovi sbocchi commerciali; nuovi fornitori;
         nuovi macchinari o tecniche di produzione; o
         commentate qualcosa visto in fiera che vi ha
         colpito.
RC7- Rete   dell’informazione
RC8- Rete   dell’informazione
RC9- Rete        della conoscenza

l    La domanda posta agli intervistati è:

         a quali delle seguenti imprese chiedereste aiuto
         in caso di un problema in cantina o in vigna
         (professionisti impiegati nell’impresa)? Quanto
         ritenete rilevanti le conoscenze acquisite?
RC10- Rete   della conoscenza
RC11- Rete   della conoscenza
RC12- Le            reti a confronto

 A questo punto possiamo trovarci a due scenari possibili:

 l    le imprese con una più alta dotazione di capitale innovativo sono
       al centro della rete locale di conoscenza

 l    le imprese innovative possono ricercare partner al di fuori della
       zona riducendo il loro radicamento locale, in quanto essendo le
       più innovative non sono interessate a condividere le loro capacità
       a livello locale.
RC13- Reciprocità

l    Prima di leggere i dati avevamo ipotizzato di trovare un indice di
      reciprocità più alto nella rete della conoscenza. In quanto quest’ultima è
      formata da relazioni che richiedono un maggiore investimento di tempo e
      che vogliono essere spesso ricambiate (Carter, 1989). In realtà il valore è
      inferiore nella rete delle conoscenze (19,6%) rispetto alla rete
      dell’informazione (28,5%), anche se entrambi i valori non superno la metà
      percentuale. Questo ci porta a dare due distinte e connesse interpretazioni
      ai dati: una di tipo culturale ed una seconda collegata alla struttura stessa
      della rete.
l    Il contesto meridionale, in cui le imprese si trovano, si caratterizza per la
      poca fiducia, scarsa attitudine alla cooperazione e forte individualismo. Gli
      attori tendono così ad avvalersi di relazioni stabili indipendentemente dal
      tipo di informazione che diffondono, dando valore alla struttura stessa del
      legame più che al contenuto, infatti anche le informazioni meno importanti
      vengono scambiate solo tra alcuni nodi. La seconda spiegazione si collega
      alla struttura dei due networks che approfondiremo in questo paragrafo.
RC14- Nodi ad alta e bassa centralità
RC15-   Indice di innovazione


Indice di innovazione = attività innovativa
(investimenti in nuove tecnologie, partecipazione a
progetti di ricerca, sperimentazioni ) + capitale umano
(livello di educazione, numero di tecnici presenti in
azienda)
RC17- Indice   di innovazione
I diffusori di conoscenza
Conclusioni
l    un nucleo di imprese centrali con un alto indice di innovazione che sono
      collegate con fonti esterne di conoscenza.
l    le imprese più piccole hanno accesso a conoscenza grazie all’intensità dei
      collegamenti con le imprese locali che occupano una posizione centrali
      all’interno del network.
l    le imprese più grandi e con una migliore performance innovativa
      sembrano quindi agire sia come custodi della conoscenza sia come
      distributori. Queste imprese sono in grado di acquisire un patrimonio di
      conoscenza al di fuori che riescono a trasportare all’interno del sistema
      locale.
                       Le imprese centrali del sistema locale giocano quindi un
                       ruolo chiave nel sistema locale del vino. Al contrario le imprese
                       periferiche tendono a non contribuire al processo di crescita
                       dell’intero sistema locale.
Conclusioni
l    Dallo studio presentato possiamo affermare che il sistema locale del
      marsalese non è popolato da una comunità omogena di imprese
      ed enologi, al contrario un gruppo più ristretto di questi riesce a
      raggiungere, contenere e veicolare capitale innovativo.

l     Una serie di informazioni di tipo generico sono facilmente
      raggiungibili da tutti, pur se limitati per il loro potenziale
      conoscitivo, infatti servono a sapere chi fa cosa o ad avere pareri su
      un determinato prodotto o processo di produzione.

l    Mentre il capitale innovativo non essendo un bene pubblico locale,
      si diffonde in modo inuguale tra i nodi in base alle dimensioni
      dell’impresa, coesione e relazioni tra diversi attori locali
Limiti delle due analisi
l    Reti extra-locali
      l    Uso delle guide
      l    Ricostruzione delle sole cantine siciliane


l    Reti locali
      l    Piccolo numero di imprese concentrate in un
            unico cluster
      l    Non è stata seguita la diffusione di un unica
            innovazione
      l    Mappatura delle reti extra-locali degli imprenditori/
            enologi intervistati
Grazie

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  • 1. Reti sociali e innovazione in viticoltura Cecilia Manzo, PhD Department of Social Sciences University of Brescia ceciliamanzo@gmail.com
  • 2. TB1- L’innovazione in sociologia economica Sin dal lavoro pionieristico da Joseph Schumpeter, la sociologia economica ha concepito l'innovazione come costruzione sociale: •  non può essere ridotta a ottimizzazione -> non è solo l'azione atomistica di un imprenditore al fine di fare il miglior uso delle risorse •  prevede la creazione di nuove risorse: capacità di 'realizzare cose nuove', vale a dire l'introduzione di nuovi prodotti, nuovi metodi di produzione, nuove forme di organizzazione.
  • 3. TB2- L’innovazione in sociologia economica La gestione delle relazioni sociali attraverso la leadership è uno strumento fondamentale per ridurre l'incertezza, l'informazione e aumentando la fiducia, vincendo la resistenza alle pratiche tradizionali. Di conseguenza: •  Gli imprenditori non sono innovatori solitari; •  al fine di comprendere l'innovazione dobbiamo concentrarci sul rapporto tra imprenditori e il contesto in cui operano.
  • 4. TB3- L’innovazione tra le reti L'importanza del rapporto dimensionale nell’attività innovativa è stata documentata da numerosi studi sulla realtà statunitense ed europea mostrando che: Imprese, istituti di ricerca e individui agiscono all’ interno di reti, nelle quali si raccolgono e coordinano diversi tipi di conoscenze e competenze
  • 5. TB4- L’innovazione tra le reti Perchè usare la network anlysis per uno studio sull’attività innovativa? Le reti assumono: l  Un ruolo di diffusori dell’informazione disponibili agli attori ed allo stesso tempo, le reti possono veicolare queste informazioni, infatti esse non sono distribuite equamente all’interno di un sistema. Le informazioni sono accessibilia a tutti gli attori allo stesso modo, ma tendono ad addensarsi attorno alcuni nodi, che diventano possessori e distributori di informazioni in base alla loro posizione.
  • 6. TB5- Reti sociali l  L'ipotesi di fondo è che le caratteristiche delle reti in cui le imprese sono inserite consente alle imprese stesse un migliore accesso alle conoscenze e risorse che aumentano il potenziale di innovazione.
  • 7. TB6- La viticoltura L'industria del vino, negli ultimi tre decenni, ha attuato una profonda ristrutturazione orientata all’innovazione tecnologica. Il vino non è un nuovo prodotto e il suo ciclo produttivo può sembrare molto semplice: vendemmia e la pressatura delle uve, mantenendo il succo per la fermentazione. Questa forte semplificazione contiene in realtà un mondo percepibile anche da bevitore inesperto che può così facilmente assaporare i diversi sapori del vino. We are drinking less wine but of better quality (Archibugi, 2007)
  • 8. Obiettivo L’obiettivo della ricerca è quello di capire come viene trasferita l’innovazione nel settore vitivinicolo, in un area considerata innovativa (che ha avuto un rapido sviluppo), attraverso il supporto della network analysis e alla luce delle ricerche che mostrano le peculiarità del sistema vitinicolo italiano ed estero (Chiffoleau et al. 2007; Cusumano et al. 2009; Giuliani 2007; Giuliani et al.2004; 2005; 2007; 2009; Hannin Touzard 2009; Lorentzen 2009; Morridon Rabellotti 2007; 2009; Odorici Corrado 2004; 2007; 2009).
  • 9. Domande di ricerca l  RQ1- Come viene trasferita la conoscenza all'interno del cluster? l  RQ2- Il flusso di conoscenza sia da ambiente locale ed extra-locale è limitato e strettamente legato alle reti aziendali? l  RQ3-Come si diffonde il "capitale innovativo" all'interno di un settore del vino? l  RQ4-Chi sono gli attori principali ? l  RQ5-Quali sono le loro caratteristiche?
  • 10. C1 - Contesto La restrutturazione del settore, iniziata alla fine degli anni Ottanta, coinvolge metodi di produzione, intensità di ricerca and organizzazione. In questi anni: l  Nuovi attori intenazionali (Paesi del Nuovo Mondo) l  Cambiano i consumi Comunicare la qualità attraverso: l  marchi riconoscibili l  reputazione (guide del vino
  • 11. C2- Il mercato del vino L'Italia rappresenta il 17,7% della produzione mondiale e il 29,5% di quella europea La produzione di vino si distribuisce in tutta penisola con alcune caratteristiche specifiche: l  Regioni settentrionali e centrali hanno la più alta concentrazione delle denominazioni di origine (Doc, Docg) e grandi aziende l  Regioni meridionali sono caratterizzate da cooperative e producono soprattutto vini da tavola
  • 12. Il caso di studio l  Nel contesto che andremo analizzare l’innovazione gioca un ruolo cruciale per le cantine che vogliono essere competitive sul mercato l  In particolare il settore vitivinicolo mostra come l’innovazione può essere pervasiva e riguardare l’intera filiera produttiva (dalla vigna alla commercializzazione) l  Negli anni recenti il Sud Italia ha fatto numerosi investimenti orientati alla qualità
  • 13. Struttura della tesi l  Parte I Il settore vitivinicolo: L’Italia e il contesto globale e La Sicilia del vino l  Parte II Il ruolo degli enologi nella costruzione di reti extra- locali l  Parte III Le reti locali del vino
  • 14. Metodologia…. Una sintesi l  Progetto à10 interviste: 2 enologi consulenti, 1 agronomo, 3 ricercatori universitari, 2 responsabili delle guide, 1 presidente strade del vino, 2 membri AIS (sommeliers). Periodo gennaio, febbraio 2010 l  Prima parte àI primi soggetti intervistati sono stati individuati attraverso lo studio delle fonti secondarie (chi sono gli attori attivi nel settore?), durante questi primi incontri sono state fornite indicazioni per le interviste successive (snowball approch). In totale sono state svolte 15 interviste nel periodo che va da giugno a settembre 2010. l  Seconda parte à ricostruzione reti tramite dati cartecei + 5 interviste qualitative ad enologi siciliani e presidente Assoenologi l  Terza parte à 32 interviste con enologi ed imprenditori che lavorano in cantine nel territorio del marsalese. Un questionario strutturato che permettesse di ricostruire le reti dell’attore. Le informazioni raccolte permettono di costruire due reti che hanno due diverse finalità.
  • 15. RL1- La costruzione dei dati Nella prima parte l'attenzione si concentra sulla figura dell’enologo ed in particolare nel suo ruolo di consulente indipendente di cantine. Ricostruzione delle reti delle cantine. Per fare questo abbiamo analizzato le relazioni tra cantine vinicole siciliane e di altre regioni italiane che condividono lo stesso enologo (legame), allora le aziende vinicole sono i nodi e il legame tra le cantine che hanno lo stesso enologo.
  • 16. RL2- Enologi consulenti Questa prima rete è importante : l  visualizzare le relazioni interne ed esterne alla regione l  capire come cambia il ruolo dell’enologo Ed inoltre l  l'enologo che lavora in diverse imprese può migliorare la qualità del vino grazie l'esperienza e le conoscenze apprese da luoghi diversi di lavorare l  hanno anche trasferire la loro reputazione in ogni vino che Analizzeremo i cambiamenti delle reti nel corso di 10 anni
  • 17. RL3- Le guide del vino chi lavora dove l  Che informazioni ci forniscono le guide? l  indicazione territoriale, nome del proprietario, indirizzo, ettari di vigneti, nome dell’enologo e nome dell’agronomo. l  annata del vino, punteggio indicato in valori numerici (centesimi o ventesimi) e un sistema iconografico (bicchieri o grappoli o stelle o bottiglie).
  • 18. RL4- I vini di Veronelli 2010
  • 19. RL5- Presenza della cantine siciliane nelle guide e presenza al Vinitaly, 2002-2010
  • 20. RL6- Imprese, enologi e vini
  • 21. RL7- Rete anno 2000
  • 22. RL8- Legenda e note l  Nota: I legami sono gli enologi. I nodi sono le imprese. I colori sono assegnati in base la regione dove risiede l’impresa (Sicilia è indicata con il rosso). La dimensioni dei nodi varia in base la regione che rappresentano, lo scopo è di evidenziare in modo chiaro le regioni maggiormente rappresentate all’interno del reticolo.
  • 23. RL9- Rete anno 2010
  • 24. RL10- Conclusioni l  L’enologo-consulente è chiamato in Sicilia, dai produttori più attenti, come tentativo consapevole di superare la significativa carenza di conoscenza sul nuovo modo di far vino. l  L’analisi delle reti lunghe delle imprese delinea alcuni elementi interessanti. Nella prima rete i nodi o erano collegati ad altri nodi fuori dalla regione o erano isolati. Nel 2010 imprese siciliane stabiliscono legami corti tra loro. Mentre i nodi isolati sono il 41,6%, il restante 58,4% o è collegato a nodi extra locali o locali.
  • 25. RL11- Conclusioni l  L’evoluzione delle reti di aziende vinicole mostra la forte presenza di legami esterni, soprattutto nel primo periodo, legata, ad un iniziale diffidenza verso i tecnici locali. Solo in tempi recenti le cantine cominciano prediligere enologi ed enologi-consulenti locali, formati nelle Università dell’Isola, che hanno svolto (e/o continuano a svolgere) brevi esperienze lavorative in altre aziende italiane e estere. Inoltre con un’età compresa tra i 30 e 40 anni, essi fanno parte della cosiddetta nuova generazione di enologi a cui fatto spesso riferimento gli intervistati durante la nostra indagine sul campo. l  Rispetto al passato emergono quindi figure locali di tecnici che trovano occupazione o forniscono servizi nelle imprese vitivinicole più importanti. l  Nel corso della nostra ricerca sul campo è emerso come accanto al cambiamento generale che ha avuto la Sicilia del vino si è anche sviluppato una maggiore capacità locale e un più alto livello professionale (grazie anche alla legge sul percorso scolastico degli enologi)
  • 26. RC1- La rete locale- Dove?
  • 27. RC2- Metodologia Nell’area c’è un’alta concentrazione di cantine, geograficamente continue. Seguendo l’approccio metodologico di Giuliani e Bell (2005), Giuliani (2005), Morrison e Rabellotti (2009) l I dati sono stati raccolti tramite un questionario strutturato l L'obiettivo è quello di identificare due reti diversi: l  Una rete dove circolano informazioni generiche l  nella seconda le informazioni necessarie per la diffusione dell'innovazione (rete della conoscenza)
  • 28. RC3- Costruzione della rete l  I dati per l’analisi di rete sono stati raccolti attraverso il metodo roster recall: agli intervistati è stata mostrata una lista di nomi (32 imprese presenti sul territorio) l  Durante la ricostruzione della rete, è stato possibile registrare pareri, commenti e riflessioni personali degli intervistati, che andranno ad arricchire la presentazione dei nostri dati. l  Una volta raccolti tutti i dati relazionali è stato possibile costruire un primo data base di contatti direzionali (chi è la fonte e chi il ricevente) sul flusso di informazioni ed un secondo sui flussi di conoscenza.
  • 29. RC4- Le imprese oggetto di studio
  • 30. RC5- Le imprese oggetto di studio
  • 31. RC6- Rete dell’informazione l  La domanda posta agli intervistati: con quali delle seguenti imprese scambiate informazioni che riguardano ad esempio: Nuovi sbocchi commerciali; nuovi fornitori; nuovi macchinari o tecniche di produzione; o commentate qualcosa visto in fiera che vi ha colpito.
  • 32. RC7- Rete dell’informazione
  • 33. RC8- Rete dell’informazione
  • 34. RC9- Rete della conoscenza l  La domanda posta agli intervistati è: a quali delle seguenti imprese chiedereste aiuto in caso di un problema in cantina o in vigna (professionisti impiegati nell’impresa)? Quanto ritenete rilevanti le conoscenze acquisite?
  • 35. RC10- Rete della conoscenza
  • 36. RC11- Rete della conoscenza
  • 37. RC12- Le reti a confronto A questo punto possiamo trovarci a due scenari possibili: l  le imprese con una più alta dotazione di capitale innovativo sono al centro della rete locale di conoscenza l  le imprese innovative possono ricercare partner al di fuori della zona riducendo il loro radicamento locale, in quanto essendo le più innovative non sono interessate a condividere le loro capacità a livello locale.
  • 38. RC13- Reciprocità l  Prima di leggere i dati avevamo ipotizzato di trovare un indice di reciprocità più alto nella rete della conoscenza. In quanto quest’ultima è formata da relazioni che richiedono un maggiore investimento di tempo e che vogliono essere spesso ricambiate (Carter, 1989). In realtà il valore è inferiore nella rete delle conoscenze (19,6%) rispetto alla rete dell’informazione (28,5%), anche se entrambi i valori non superno la metà percentuale. Questo ci porta a dare due distinte e connesse interpretazioni ai dati: una di tipo culturale ed una seconda collegata alla struttura stessa della rete. l  Il contesto meridionale, in cui le imprese si trovano, si caratterizza per la poca fiducia, scarsa attitudine alla cooperazione e forte individualismo. Gli attori tendono così ad avvalersi di relazioni stabili indipendentemente dal tipo di informazione che diffondono, dando valore alla struttura stessa del legame più che al contenuto, infatti anche le informazioni meno importanti vengono scambiate solo tra alcuni nodi. La seconda spiegazione si collega alla struttura dei due networks che approfondiremo in questo paragrafo.
  • 39. RC14- Nodi ad alta e bassa centralità
  • 40. RC15- Indice di innovazione Indice di innovazione = attività innovativa (investimenti in nuove tecnologie, partecipazione a progetti di ricerca, sperimentazioni ) + capitale umano (livello di educazione, numero di tecnici presenti in azienda)
  • 41. RC17- Indice di innovazione
  • 42. I diffusori di conoscenza
  • 43. Conclusioni l  un nucleo di imprese centrali con un alto indice di innovazione che sono collegate con fonti esterne di conoscenza. l  le imprese più piccole hanno accesso a conoscenza grazie all’intensità dei collegamenti con le imprese locali che occupano una posizione centrali all’interno del network. l  le imprese più grandi e con una migliore performance innovativa sembrano quindi agire sia come custodi della conoscenza sia come distributori. Queste imprese sono in grado di acquisire un patrimonio di conoscenza al di fuori che riescono a trasportare all’interno del sistema locale. Le imprese centrali del sistema locale giocano quindi un ruolo chiave nel sistema locale del vino. Al contrario le imprese periferiche tendono a non contribuire al processo di crescita dell’intero sistema locale.
  • 44. Conclusioni l  Dallo studio presentato possiamo affermare che il sistema locale del marsalese non è popolato da una comunità omogena di imprese ed enologi, al contrario un gruppo più ristretto di questi riesce a raggiungere, contenere e veicolare capitale innovativo. l  Una serie di informazioni di tipo generico sono facilmente raggiungibili da tutti, pur se limitati per il loro potenziale conoscitivo, infatti servono a sapere chi fa cosa o ad avere pareri su un determinato prodotto o processo di produzione. l  Mentre il capitale innovativo non essendo un bene pubblico locale, si diffonde in modo inuguale tra i nodi in base alle dimensioni dell’impresa, coesione e relazioni tra diversi attori locali
  • 45. Limiti delle due analisi l  Reti extra-locali l  Uso delle guide l  Ricostruzione delle sole cantine siciliane l  Reti locali l  Piccolo numero di imprese concentrate in un unico cluster l  Non è stata seguita la diffusione di un unica innovazione l  Mappatura delle reti extra-locali degli imprenditori/ enologi intervistati