1. Reti sociali e innovazione
in viticoltura
Cecilia Manzo, PhD
Department of Social Sciences
University of Brescia
ceciliamanzo@gmail.com
2. TB1- L’innovazione in sociologia economica
Sin dal lavoro pionieristico da Joseph Schumpeter, la sociologia
economica ha concepito l'innovazione come costruzione sociale:
• non può essere ridotta a ottimizzazione -> non è solo l'azione
atomistica di un imprenditore al fine di fare il miglior uso delle
risorse
• prevede la creazione di nuove risorse: capacità di 'realizzare
cose nuove', vale a dire l'introduzione di nuovi prodotti, nuovi
metodi di produzione, nuove forme di organizzazione.
3. TB2- L’innovazione in sociologia economica
La gestione delle relazioni sociali attraverso la leadership è uno
strumento fondamentale per ridurre l'incertezza,
l'informazione e aumentando la fiducia, vincendo la resistenza
alle pratiche tradizionali.
Di conseguenza:
• Gli imprenditori non sono innovatori solitari;
• al fine di comprendere l'innovazione dobbiamo concentrarci
sul rapporto tra imprenditori e il contesto in cui operano.
4. TB3- L’innovazione tra le reti
L'importanza del rapporto dimensionale nell’attività innovativa
è stata documentata da numerosi studi sulla
realtà statunitense ed europea mostrando che:
Imprese, istituti di ricerca e individui agiscono all’ interno
di reti, nelle quali si raccolgono e coordinano
diversi tipi di conoscenze e competenze
5. TB4- L’innovazione tra le reti
Perchè usare la network anlysis per uno studio sull’attività innovativa?
Le reti assumono:
l Un ruolo di diffusori dell’informazione disponibili agli attori ed
allo stesso tempo, le reti possono veicolare queste informazioni,
infatti esse non sono distribuite equamente all’interno di un
sistema. Le informazioni sono accessibilia a tutti gli attori allo
stesso modo, ma tendono ad addensarsi attorno alcuni nodi, che
diventano possessori e distributori di informazioni in base alla
loro posizione.
6. TB5- Reti sociali
l L'ipotesi di fondo è che le caratteristiche delle reti in cui
le imprese sono inserite consente alle imprese stesse
un migliore accesso alle conoscenze e risorse che
aumentano il potenziale di innovazione.
7. TB6- La viticoltura
L'industria del vino, negli ultimi tre decenni, ha attuato una profonda
ristrutturazione orientata all’innovazione tecnologica.
Il vino non è un nuovo prodotto e il suo ciclo produttivo può sembrare
molto semplice: vendemmia e la pressatura delle uve, mantenendo il
succo per la fermentazione. Questa forte semplificazione contiene in
realtà un mondo percepibile anche da bevitore inesperto che può così
facilmente assaporare i diversi sapori del vino.
We are drinking less wine but of better quality (Archibugi, 2007)
8. Obiettivo
L’obiettivo della ricerca è quello di capire come viene
trasferita l’innovazione nel settore vitivinicolo, in
un area considerata innovativa (che ha avuto un
rapido sviluppo), attraverso il supporto della network
analysis e alla luce delle ricerche che mostrano le
peculiarità del sistema vitinicolo italiano ed estero
(Chiffoleau et al. 2007; Cusumano et al. 2009; Giuliani 2007; Giuliani
et al.2004; 2005; 2007; 2009; Hannin Touzard 2009; Lorentzen 2009;
Morridon Rabellotti 2007; 2009; Odorici Corrado 2004; 2007; 2009).
9. Domande di ricerca
l RQ1- Come viene trasferita la conoscenza all'interno del
cluster?
l RQ2- Il flusso di conoscenza sia da ambiente locale ed
extra-locale è limitato e strettamente legato alle reti
aziendali?
l RQ3-Come si diffonde il "capitale innovativo" all'interno
di un settore del vino?
l RQ4-Chi sono gli attori principali ?
l RQ5-Quali sono le loro caratteristiche?
10. C1 - Contesto
La restrutturazione del settore, iniziata alla fine degli anni Ottanta,
coinvolge metodi di produzione, intensità di ricerca and
organizzazione.
In questi anni:
l Nuovi attori intenazionali (Paesi del Nuovo Mondo)
l Cambiano i consumi
Comunicare la qualità attraverso:
l marchi riconoscibili
l reputazione (guide del vino
11. C2- Il mercato del vino
L'Italia rappresenta il 17,7% della produzione
mondiale e il 29,5% di quella europea
La produzione di vino si distribuisce in tutta
penisola con alcune caratteristiche specifiche:
l Regioni settentrionali e centrali hanno la più alta
concentrazione delle denominazioni di origine
(Doc, Docg) e grandi aziende
l Regioni meridionali sono caratterizzate da
cooperative e producono soprattutto vini da
tavola
12. Il caso di studio
l Nel contesto che andremo analizzare l’innovazione
gioca un ruolo cruciale per le cantine che vogliono
essere competitive sul mercato
l In particolare il settore vitivinicolo mostra come
l’innovazione può essere pervasiva e riguardare
l’intera filiera produttiva (dalla vigna alla commercializzazione)
l Negli anni recenti il Sud Italia ha fatto numerosi
investimenti orientati alla qualità
13. Struttura della tesi
l Parte I
Il settore vitivinicolo: L’Italia e il contesto globale e La
Sicilia del vino
l Parte II
Il ruolo degli enologi nella costruzione di reti extra-
locali
l Parte III
Le reti locali del vino
14. Metodologia…. Una sintesi
l Progetto à10 interviste: 2 enologi consulenti, 1 agronomo, 3 ricercatori
universitari, 2 responsabili delle guide, 1 presidente strade del vino, 2
membri AIS (sommeliers). Periodo gennaio, febbraio 2010
l Prima parte àI primi soggetti intervistati sono stati individuati
attraverso lo studio delle fonti secondarie (chi sono gli attori attivi nel
settore?), durante questi primi incontri sono state fornite indicazioni per
le interviste successive (snowball approch). In totale sono state svolte
15 interviste nel periodo che va da giugno a settembre 2010.
l Seconda parte à ricostruzione reti tramite dati cartecei + 5 interviste
qualitative ad enologi siciliani e presidente Assoenologi
l Terza parte à 32 interviste con enologi ed imprenditori che lavorano in
cantine nel territorio del marsalese. Un questionario strutturato che
permettesse di ricostruire le reti dell’attore. Le informazioni raccolte
permettono di costruire due reti che hanno due diverse finalità.
15. RL1- La costruzione dei dati
Nella prima parte l'attenzione si concentra sulla figura
dell’enologo ed in particolare nel suo ruolo di
consulente indipendente di cantine.
Ricostruzione delle reti delle cantine. Per fare questo
abbiamo analizzato le relazioni tra cantine vinicole
siciliane e di altre regioni italiane che condividono lo
stesso enologo (legame), allora le aziende vinicole sono
i nodi e il legame tra le cantine che hanno lo stesso
enologo.
16. RL2- Enologi consulenti
Questa prima rete è importante :
l visualizzare le relazioni interne ed esterne alla regione
l capire come cambia il ruolo dell’enologo
Ed inoltre
l l'enologo che lavora in diverse imprese può migliorare la
qualità del vino grazie l'esperienza e le conoscenze
apprese da luoghi diversi di lavorare
l hanno anche trasferire la loro reputazione in ogni vino che
Analizzeremo i cambiamenti delle reti nel corso di 10 anni
17. RL3- Le guide del vino
chi lavora dove
l Che informazioni ci forniscono le guide?
l indicazione territoriale, nome del proprietario, indirizzo,
ettari di vigneti, nome dell’enologo e nome
dell’agronomo.
l annata del vino, punteggio indicato in valori numerici
(centesimi o ventesimi) e un sistema iconografico
(bicchieri o grappoli o stelle o bottiglie).
22. RL8- Legenda e note
l Nota: I legami sono gli enologi. I nodi sono le imprese. I colori sono
assegnati in base la regione dove risiede l’impresa (Sicilia è
indicata con il rosso). La dimensioni dei nodi varia in base la
regione che rappresentano, lo scopo è di evidenziare in modo
chiaro le regioni maggiormente rappresentate all’interno del reticolo.
24. RL10- Conclusioni
l L’enologo-consulente è chiamato in Sicilia, dai produttori più
attenti, come tentativo consapevole di superare la significativa
carenza di conoscenza sul nuovo modo di far vino.
l L’analisi delle reti lunghe delle imprese delinea alcuni elementi
interessanti. Nella prima rete i nodi o erano collegati ad altri nodi
fuori dalla regione o erano isolati. Nel 2010 imprese siciliane
stabiliscono legami corti tra loro. Mentre i nodi isolati sono il
41,6%, il restante 58,4% o è collegato a nodi extra locali o locali.
25. RL11- Conclusioni
l L’evoluzione delle reti di aziende vinicole mostra la forte presenza di legami
esterni, soprattutto nel primo periodo, legata, ad un iniziale diffidenza verso i
tecnici locali. Solo in tempi recenti le cantine cominciano prediligere enologi ed
enologi-consulenti locali, formati nelle Università dell’Isola, che hanno svolto (e/o
continuano a svolgere) brevi esperienze lavorative in altre aziende italiane e
estere. Inoltre con un’età compresa tra i 30 e 40 anni, essi fanno parte della
cosiddetta nuova generazione di enologi a cui fatto spesso riferimento gli
intervistati durante la nostra indagine sul campo.
l Rispetto al passato emergono quindi figure locali di tecnici che trovano
occupazione o forniscono servizi nelle imprese vitivinicole più importanti.
l Nel corso della nostra ricerca sul campo è emerso come accanto al cambiamento
generale che ha avuto la Sicilia del vino si è anche sviluppato una maggiore
capacità locale e un più alto livello professionale (grazie anche alla legge sul
percorso scolastico degli enologi)
27. RC2- Metodologia
Nell’area c’è un’alta concentrazione di cantine, geograficamente
continue.
Seguendo l’approccio metodologico di Giuliani e Bell (2005), Giuliani
(2005), Morrison e Rabellotti (2009)
l I dati sono stati raccolti tramite un questionario strutturato
l L'obiettivo è quello di identificare due reti diversi:
l Una rete dove circolano informazioni generiche
l nella seconda le informazioni necessarie per la diffusione
dell'innovazione (rete della conoscenza)
28. RC3- Costruzione della rete
l I dati per l’analisi di rete sono stati raccolti attraverso il metodo
roster recall: agli intervistati è stata mostrata una lista di nomi
(32 imprese presenti sul territorio)
l Durante la ricostruzione della rete, è stato possibile registrare
pareri, commenti e riflessioni personali degli intervistati, che
andranno ad arricchire la presentazione dei nostri dati.
l Una volta raccolti tutti i dati relazionali è stato possibile costruire
un primo data base di contatti direzionali (chi è la fonte e chi il
ricevente) sul flusso di informazioni ed un secondo sui flussi di
conoscenza.
31. RC6- Rete dell’informazione
l La domanda posta agli intervistati:
con quali delle seguenti imprese scambiate
informazioni che riguardano ad esempio:
Nuovi sbocchi commerciali; nuovi fornitori;
nuovi macchinari o tecniche di produzione; o
commentate qualcosa visto in fiera che vi ha
colpito.
34. RC9- Rete della conoscenza
l La domanda posta agli intervistati è:
a quali delle seguenti imprese chiedereste aiuto
in caso di un problema in cantina o in vigna
(professionisti impiegati nell’impresa)? Quanto
ritenete rilevanti le conoscenze acquisite?
37. RC12- Le reti a confronto
A questo punto possiamo trovarci a due scenari possibili:
l le imprese con una più alta dotazione di capitale innovativo sono
al centro della rete locale di conoscenza
l le imprese innovative possono ricercare partner al di fuori della
zona riducendo il loro radicamento locale, in quanto essendo le
più innovative non sono interessate a condividere le loro capacità
a livello locale.
38. RC13- Reciprocità
l Prima di leggere i dati avevamo ipotizzato di trovare un indice di
reciprocità più alto nella rete della conoscenza. In quanto quest’ultima è
formata da relazioni che richiedono un maggiore investimento di tempo e
che vogliono essere spesso ricambiate (Carter, 1989). In realtà il valore è
inferiore nella rete delle conoscenze (19,6%) rispetto alla rete
dell’informazione (28,5%), anche se entrambi i valori non superno la metà
percentuale. Questo ci porta a dare due distinte e connesse interpretazioni
ai dati: una di tipo culturale ed una seconda collegata alla struttura stessa
della rete.
l Il contesto meridionale, in cui le imprese si trovano, si caratterizza per la
poca fiducia, scarsa attitudine alla cooperazione e forte individualismo. Gli
attori tendono così ad avvalersi di relazioni stabili indipendentemente dal
tipo di informazione che diffondono, dando valore alla struttura stessa del
legame più che al contenuto, infatti anche le informazioni meno importanti
vengono scambiate solo tra alcuni nodi. La seconda spiegazione si collega
alla struttura dei due networks che approfondiremo in questo paragrafo.
40. RC15- Indice di innovazione
Indice di innovazione = attività innovativa
(investimenti in nuove tecnologie, partecipazione a
progetti di ricerca, sperimentazioni ) + capitale umano
(livello di educazione, numero di tecnici presenti in
azienda)
43. Conclusioni
l un nucleo di imprese centrali con un alto indice di innovazione che sono
collegate con fonti esterne di conoscenza.
l le imprese più piccole hanno accesso a conoscenza grazie all’intensità dei
collegamenti con le imprese locali che occupano una posizione centrali
all’interno del network.
l le imprese più grandi e con una migliore performance innovativa
sembrano quindi agire sia come custodi della conoscenza sia come
distributori. Queste imprese sono in grado di acquisire un patrimonio di
conoscenza al di fuori che riescono a trasportare all’interno del sistema
locale.
Le imprese centrali del sistema locale giocano quindi un
ruolo chiave nel sistema locale del vino. Al contrario le imprese
periferiche tendono a non contribuire al processo di crescita
dell’intero sistema locale.
44. Conclusioni
l Dallo studio presentato possiamo affermare che il sistema locale del
marsalese non è popolato da una comunità omogena di imprese
ed enologi, al contrario un gruppo più ristretto di questi riesce a
raggiungere, contenere e veicolare capitale innovativo.
l Una serie di informazioni di tipo generico sono facilmente
raggiungibili da tutti, pur se limitati per il loro potenziale
conoscitivo, infatti servono a sapere chi fa cosa o ad avere pareri su
un determinato prodotto o processo di produzione.
l Mentre il capitale innovativo non essendo un bene pubblico locale,
si diffonde in modo inuguale tra i nodi in base alle dimensioni
dell’impresa, coesione e relazioni tra diversi attori locali
45. Limiti delle due analisi
l Reti extra-locali
l Uso delle guide
l Ricostruzione delle sole cantine siciliane
l Reti locali
l Piccolo numero di imprese concentrate in un
unico cluster
l Non è stata seguita la diffusione di un unica
innovazione
l Mappatura delle reti extra-locali degli imprenditori/
enologi intervistati