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Gestione Aziendale 
Strumenti e nozioni indispensabili per la 
corretta gestione di un'attività 
imprenditoriale 
PDF generato attraverso il toolkit opensource ''mwlib''. Per maggiori informazioni, vedi [[http://code.pediapress.com/ http://code.pediapress.com/]]. 
PDF generated at: Tue, 26 Aug 2014 15:39:22 UTC
Indice 
Voci 
Azienda 1 
Startup (economia) 7 
Email marketing 10 
Gestione, amministrazione, esercizio 12 
Contabilità 13 
Economia aziendale 18 
Contabilità analitico-gestionale 21 
Controllo (economia aziendale) 23 
Pianificazione aziendale 25 
Business plan 27 
Organizzazione aziendale 32 
Funzioni del linguaggio 41 
Time management 45 
Divisione del lavoro 51 
Funzione aziendale 55 
Gruppo di lavoro 57 
Project management 60 
Risorse umane 70 
Strategia 73 
Gestione strategica 75 
Visione aziendale 75 
Missione aziendale 76 
Piano (strategia) 78 
Tattica 79 
Catena del valore 81 
Piramide di Anthony 83 
Analisi PEST 84 
Analisi SWOT 85 
Analisi dei flussi di cassa 90 
Scheda di valutazione bilanciata 91 
Diaman Ratio 93 
Strategia di uscita 95 
Quota di mercato 96
Matrice di Kraljic 97 
Make or buy 98 
Coopetizione 99 
Vantaggio competitivo 100 
Vantaggio di costo 102 
Integrazione verticale 105 
Competenza distintiva 106 
Curva di esperienza 109 
Costi di apprendimento 110 
Teatro d'impresa 110 
Valori d'impresa 117 
Integrazione orizzontale 117 
Teoria dei vincoli 118 
Modello delle cinque forze competitive di Porter 121 
Cost per mille 122 
Strumenti indispensabili per la gestione Aziendale 124 
Customer relationship management 124 
Enterprise resource planning 127 
Material Requirements Planning 130 
Manufacturing Execution System 132 
Gestione della comunicazione 133 
Comunicazione 133 
Teoria della comunicazione 139 
Scienze della comunicazione 144 
Tecnologie dell'informazione e della comunicazione 151 
Marketing 155 
Marketing 155 
Brand management 163 
Personal branding 166 
Modelli di branding 167 
Neuromarketing 171 
Marketing strategico 172 
Marketing urbano 173 
Return on investment 174 
web marketing 176
World Wide Web 176 
Web marketing 183 
Motore di ricerca 186 
Posizionamento (motori di ricerca) 191 
Pay per click 193 
Web marketing management 194 
Landing page 197 
Search engine marketing 198 
Click-through rate 200 
Note 
Fonti e autori delle voci 201 
Fonti, licenze e autori delle immagini 204 
Licenze della voce 
Licenza 206
Azienda 1 
Azienda 
Un'azienda, in economia aziendale, è un'organizzazione di persone e mezzi finalizzata alla soddisfazione di bisogni 
umani attraverso la produzione, la distribuzione o il consumo di beni economici e servizi verso clienti. Il soggetto 
che conduce l'attività economica è anche detto esercente. 
Origine del termine 
La parola italiana "azienda" è derivata dal termine spagnolo hazienda, poi divenuto hacienda, (dal latino facienda; 
"cosa da farsi, faccende"). 
Classificazione 
Le aziende possono essere classificate secondo vari criteri, come, ad esempio: 
• in relazione all'attività economica; 
• in relazione al fine; 
• in relazione al soggetto economico (imprenditore); 
• in relazione al soggetto giuridico (dipendente); 
• in relazione alla dimensione. 
Classificazione in relazione all'attività economica 
Esistono tre categorie: 
• di erogazione: fanno parte di questa categoria tutte le aziende come la famiglia, le associazioni private e parte 
della pubblica amministrazione, che erogano e consumano beni e servizi; 
• di produzione: comprende tutte le aziende che acquisiscono e producono beni e servizi (per definizione, si tratta 
delle imprese) 
• composte pubbliche: raggruppa gli appartenenti alle precedenti due classi, come ad esempio lo Stato, la Regione, 
la Provincia, il Comune, la Azienda sanitaria locale. 
Classificazione in relazione al fine 
Se per fine si intende la creazione, l'accrescimento e la distribuzione di valore, allora è possibile delineare cinque 
diverse tipologie di azienda: 
1. familiare: persegue il suo scopo tramite valori non economici (come l'assistenza reciproca, i sentimenti, ecc.) ed 
economici (consumi, investimenti e risparmio). Tipicamente è un'azienda di consumo in cui il risparmio è formato 
dalla differenza tra redditi di lavoro e capitale da una parte, e consumi e investimenti dall'altra; se le uscite 
superano gli introiti si accede al finanziamento di terzo. Non va confusa con l'impresa familiare, cioè l'istituzione 
economica che impiega membri della stessa famiglia e che è volta a produrre reddito.Aiuto:Chiarezza 
2. pubblica: si occupa in primo luogo di soddisfare i bisogni pubblici, inoltre crea, accresce e distribuisce valore 
non solo in relazione alla collettività; ma coinvolgendo anche altri soggetti (stakeholders) quali fornitori, dirigenti, 
dipendenti pubblici, clienti, concorrenti, ecc. In Italia, recentemente, si è assistito alla privatizzazione di molte 
aziende pubbliche (tra le altre: Telecom Italia, INA Assitalia, Comit, Credito Italiano e Alitalia). 
3. di produzione (o impresaAiuto:Chiarezza): ha come fine diretto (principale) la produzione e distribuzione di 
ricchezza e come fine indiretto (secondario) il soddisfacimento dei bisogni umani. Si chiamano imprese perché 
operano in un'economia di mercato e sono soggette al rischio del capitale investito. A seconda del settore in cui 
operano, possono essere ulteriormente classificate in: del primario (agricole, minerarie), del secondario 
(industriali, edili), del terziario (commerciali, mercantili, bancarie, assicurative, di servizi), del terziario avanzato
Azienda 2 
(informatiche, di consulenza). 
4. no profit: si tratta di aziende che non hanno fini di lucro soggettivo, nel senso che, pur potendo realizzare dei 
risultati economici e finanziari positivi, questi non vengono distribuiti al soggetto economico. È tuttavia lecito che 
svolgano una qualche attività commerciale inerente all'oggetto sociale purché essa sia solo marginale o rientri 
all'interno di finalità di utilità sociale. Un discorso particolare vale per le ONLUS (Organizzazioni Non Lucrative 
di Utilità Sociale). Si tratta di una qualifica ai fini delle imposte - ovvero che incide sulle modalità di pagamento 
delle imposte - che possono assumere le aziende non profit che operano in uno dei seguenti settori: assistenza 
sociale e socio-sanitaria, assistenza sociale, assistenza sanitaria, beneficenza, istruzione, formazione, sport 
dilettantistico, tutela e promozione dei beni storici e artistici, tutela dell'ambiente, promozione culturale ed 
artistica, tutela dei diritti civili, ricerca scientifica. Tali società devono essere iscritte all'anagrafe delle ONLUS, 
presso la Direzione Regionale delle Imprese per avere diritto a particolari vantaggi fiscali (non sono soggette a 
tassazione). 
5. mutualistiche: comprendono cooperative, società di mutua assicurazione e consorzi di cooperative. La 
cooperative hanno uno scopo principalmente mutualistico che consiste nel fornire beni o servizi o lavoro 
direttamente ai soci, in modo più vantaggioso rispetto alle condizioni del mercato. Lo scopo mutualistico assicura 
la limitata distribuzione degli utili tra i soci e la devoluzione a scopi di utilità pubblica del patrimonio sociale, in 
caso dello scioglimento della società. Oltre ai soci ordinari è possibile che ci siano dei soci sovventori che 
investono nella cooperativa al fine di ottenere un interesse sul capitale investito. Le attività che possono essere 
svolte in forma cooperativistica comprendono: consumo, produzione, lavoro agricolo, edilizia, trasporti, pesca, 
economia sociale. Le società di mutua assicurazione sono cooperative che si occupano di attività assicurativa 
(ramo vita e ramo danni), sono a responsabilità limitata e il capitale sociale è costituito dai contributi versati dai 
soci, che servono anche come premi assicurativi. 
Quale che sia la "veste" e il "fine" specifico di ogni categoria di azienda, qualora assuma contenuto imprenditoriale si 
ritiene che comunque non possa prescindere dall'affrontare positivamente il tema della responsabilità sociale 
d'impresa. 
Classificazione in relazione al soggetto economico 
Il soggetto economico è la persona o il gruppo di persone che di fatto ha o esercita il potere decisionale nell'azienda. 
La definizione di soggetto economico è stata estesa a tutti gli stakeholders. 
I principali stakeholders, presenti in maniera differente nelle diverse tipologie di azienda sono: 
• azionisti o soci di maggioranza 
• manager o dirigenti 
• lavoratori dipendenti e autonomi 
• fornitori 
• finanziatori e istituti di credito 
• amministrazione finanziaria o Erario 
• clienti 
• concorrenti
Azienda 3 
Classificazione in relazione al soggetto giuridico 
Si distinguono due tipi di soggetti giuridici: 
• l'imprenditore con la sua impresa individuale, in cui soggetto economico e soggetto giuridico coincidono; 
• le società in cui due o più persone svolgono un'attività economica (e i due soggetti sono distinti). Alla base della 
società c'è sempre un contratto che sancisce: 
1. l'accordo tra due o più persone (fisiche o giuridiche) dette soci 
2. il conferimento di beni nella società da parte dei soci. 
A queste classi corrispondono diverse definizioni di società: 
1. si ha l'impresa individuale quando il soggetto giuridico è una persona fisica che risponde coi propri beni delle 
eventuali mancanze aziendali. Tale impresa non gode quindi di autonomia patrimoniale: se viene dichiarata 
fallita, anche il suo imprenditore è fallito. Per quanto riguarda l'imposizione fiscale, il reddito dell'impresa è 
soggetto a Irap (Imposta Regionale sulle Attività Produttive) e IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone 
Fisiche). Esistono inoltre delle semplificazioni relative alla contabilità che l'Amministrazione Finanziaria 
concede: la contabilità semplificata (che consiste nei soli libri IVA). Sono concettualmente simili all'impresa 
individuale quella familiare (formata al 51% dal capofamiglia e al 49% dai suoi familiari) e quella coniugale 
(formata solo da marito e moglie). 
2. la società di persone è caratterizzata da una autonomia patrimoniale imperfetta, in cui cioè il patrimonio della 
società non è perfettamente distinto da quello dei soci, per cui i creditori possono rivalersi (se il patrimonio 
societario è insufficiente) anche sui beni del socio (solitamente non vale il viceversa). Si può avere una società 
semplice nel caso in cui non sia necessario svolgere una attività commerciale, ma si abbia la necessità di gestire 
una attività (agricola o professionale, come ad esempio uno studio associato); una società in nome collettivo in cui 
tutti i soci sono responsabili in egual parte e con tutto il loro patrimonio delle obbligazioni della società o una 
società in accomandita semplice in cui i soci accomandatari rispondono, come nella Società in nome collettivo e i 
soci accomandanti rispondono invece limitatamente al capitale conferito. In tutti e tre i casi non si ha l'obbligo di 
versare un capitale sociale minimo, ma è necessario avere un atto costitutivo e redigere un bilancio d'esercizio 
(che può non essere depositato al Registro delle Imprese). 
3. le società di capitali sono dei soggetti giuridici totalmente autonomi che godono di autonomia patrimoniale 
perfetta (il loro patrimonio è distinto da quello dei soci). Le forme riconosciute dal diritto italiano sono: società a 
responsabilità limitata, società per azioni e società in accomandita per azioni. Nelle ultime, il socio 
accomandatario (amministratore) risponde illimitatamente col suo patrimonio delle obbligazioni sociali se il 
patrimonio della società non è sufficiente. Le società di capitali hanno l'obbligo di versare un capitale sociale 
minimo e di approvare il bilancio annuale che va depositato presso il Registro delle Imprese. 
4. tra le altre forme possibili si trovano le associazioni temporanee d'impresa, i consorzi e il GEIÈ' (Gruppo 
Europeo di Interesse Economico) 
Classificazione in relazione alla dimensione 
Questo tipo di suddivisione necessita di un discorso particolare. Infatti, mentre è pressoché immediato stabilire quali 
possono essere le classi, non è così semplice trovare un criterio uniforme di assegnazione. 
Le tre classi sono: 
• piccola 
• media 
• grande 
Tra i molteplici criteri si può citare: 
• fatturato (che ha un senso solo confrontando società appartenenti allo stesso settore) 
• numero di dipendenti
Azienda 4 
• valore aggiunto 
Con il Regolamento CE n. 364/2004 del 25 febbraio 2004, la definizione per le Piccole e Medie Imprese (PMI) è 
stata aggiornata alle seguenti caratteristiche: 
microimpresa - a) meno di 10 occupati e, - b) un fatturato annuo (corrispondente alla voce A.1 del conto economico 
redatto secondo la vigente norma del codice civile) oppure, un totale di bilancio annuo (corrispondente al totale 
dell'attivo patrimoniale) non superiore a 2 milioni di euro; 
piccola impresa - a) meno di 50 occupati e, - b) un fatturato annuo, oppure, un totale di bilancio annuo non 
superiore a 10 milioni di euro; 
media impresa - a) meno di 250 occupati e, - b) un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro, oppure un 
totale bilancio annuo non superiore a 43 milioni di euro. 
Rapporti giuridici dell'azienda ceduta 
Oltre a essere un complesso di beni l'azienda è anche un fascio di rapporti giuridici, rappresentato dai rapporti 
contrattuali che il titolare costituisce per esigenze aziendali. Dalla gestione aziendale nascono crediti e debiti, che 
fanno parte anch'essi dell'azienda. Dobbiamo considerare tre casi: 
• I contratti. L'acquirente subentra automaticamente in essi salvo che: 
1. Le parti abbiano pattuito diversamente 
2. Il contratto abbia carattere personale 
• Crediti. Si trasferiscono all'imprenditore acquirente. Il trasferimento ha effetto sui terzi dal momento 
dell'iscrizione del trasferimento nel registro. È comunque liberato il debitore ceduto che paga in buona fede nelle 
mani dell'alienante. 
• Debiti. Passano all'acquirente mediante accollo. Si tratta, di regola, di accollo cumulativo e non liberatorio. 
L'alienante, debitore originario, continua a rimanere obbligato se il creditore ceduto non lo ha espressamente 
liberato. 
Avviamento 
L'avviamento di un'azienda è la sua capacità di produrre utili in misura superiore all'ordinario. 
Dipende dal fatto che il complesso dei cespiti dell'azienda ha un valore superiore a quello della somma dei singoli 
cespiti separati; non è né un bene né un diritto, ma una semplice qualità dell'azienda, non attribuibile ai singoli beni 
ma solo all'insieme degli stessi in quanto gestiti e organizzati unitariamente. 
La legge garantisce tutela all'avviamento attraverso il divieto di concorrenza, cioè impedendo al precedente titolare 
di iniziare una nuova impresa che, per oggetto o altre circostanze, sia idonea a sviare i clienti dell'azienda ceduta nei 
5 anni successivi il trasferimento della prima. 
L'avviamento può essere positivo (goodwill) o negativo (badwill) e in bilancio viene indicato nello stato 
patrimoniale. 
Trasferimento 
Natura 
Il trasferimento è disciplinato da specifiche disposizioni che in parte derogano il diritto comune per quanto riguarda 
la successione nei contratti, la cessione di crediti e debiti, in particolare per quel che riguarda il consenso del 
debitore, deroga all'art.1406 c.c. dato che il lavoratore non può opporsi. L'azienda può essere trasferita sia per atto 
"inter vivos" sia "mortis causa", ma può anche avvenire sia con accordo delle parti, sia in forma coattiva con 
provvedimento amministrativo o giudiziario. Si è recentemente considerata l'ipotesi che fusione e scissione possano
Azienda 5 
operare un trasferimento d'azienda: se prima ciò non era considerato trasferimento d'azienda, con la consistente 
riforma societaria degli anni 2000 la fusione, specialmente eterogenea, non è stata più vista come scomparsa e 
ricostituzione dell'ente. 
Il trasferimento d'azienda è disciplinato dall'art.2112 c.c. che obbliga l'acquirente a mantenere i rapporti di lavoro e 
lo impegna solidalmente dei crediti maturati dai lavoratori. 
L'azienda può essere trasferita dall'imprenditore ai propri discendenti tramite la stipulazione di un apposito atto inter 
vivos, il patto di famiglia (contratto), istituto disciplinato dagli artt. 768-bis segg. del codice civile. 
Oggetto del trasferimento 
Si è discusso molto in dottrina su quale fosse l'oggetto del trasferimento. Due sono le interpretazioni principali: 
• Attività e azienda inscindibili: concezione giuslavoristica più antica e derivata anche dalle posizioni del diritto 
commerciale, ritiene l'azienda, complesso di beni, perfettamente inscindibile con l'attività affinché possa esserci 
un'impresa, e pertanto non trasferibile isolatamente 
• Attività e azienda scisse: concezione più moderna e più accolta dalle dottrine giuslavoriste, ritiene possa essere 
ceduta anche l'"azienda inerte", partendo dalle considerazioni che l'azienda possa anche essere costituita anche 
solo dalle competenze professionali ("know-how") dei lavoratori e che comunque l'attività è legata alla persona 
dell'imprenditore che l'acquista a titolo originale. Tra l'altro con questa impostazione, la cerchia dei cessionari 
aumenta notevolmente perché non c'è il requisito dell'essere già imprenditori. 
La legislazione comunitaria ha contribuito all'evoluzione del concetto di trasferimento d'azienda: se in particolare le 
varie direttive sembrano identificare l'azienda come complesso di beni organizzato per l'attività d'impresa, la 
giurisprudenza comunitaria dà un indirizzo ben preciso nella sentenza Suzen[1] stabilendo che, 
• non c'è trasferimento quando: 
• l'operazione non include beni significativi per l'esercizio dell'attività 
• il trasferimento non include un'entità economica con propria identità 
• c'è trasferimento quando: 
• esso abbia come oggetto un'entità economica stabile e adeguatamente strutturata e autonoma 
• l'identità e la gestione dell'entità economica sia stata ripresa o proseguita 
La sentenza pone pertanto come parametro il momento causale del trasferimento. 
Alla luce dell'attuale normativa viene considerato trasferimento d'azienda ogni processo che determina il 
cambiamento di titolarità di un'attività economica organizzata: il 5º comma dell'art. 2112 parla di attività economica 
organizzata, che interpretata anche con la direttiva comunitaria da una definizione dell'oggetto del trasferimento 
concernente organizzazione e attività. 
Trasferimento del ramo d'azienda 
Il "ramo d'azienda" è trasferibile così come l'azienda intera, anche se non ha le stesse garanzie per i lavoratori 
dell'intero complesso aziendale: identificato come "articolazione funzionalmente autonoma"[2], dopo la riforma del 
2003 è liberamente identificabile dagli imprenditori che operano il trasferimento purché risponda al requisito 
dell'autonomia funzionale. Il lavoratore può solo presentare le dimissioni per giusta causa se le condizioni di lavoro 
subiscono una sostanziale modifica. C'è da sottolineare che il ramo d'azienda non viene menzionato dall'art.2112 c.c. 
e, essendo molto più flessibile rispetto all'intera azienda, spesso i lavoratori invocano l'art.1406 c.c. in modo che 
possano bloccare un trasferimento per loro svantaggioso.
Azienda 6 
Trasferimenti in outsourcing 
Per approfondire, vedi outsourcing. 
Altro problema suscitano i trasferimenti operanti in quei settori d'azienda identificati come outsourcing, fra tutti 
l'appalto. Il legislatore si è preoccupato nel 2003 di disciplinare questi fenomeni coordinandoli alla disciplina 
dell'art.2112. In particolare fissa la solidarietà dell'appaltante "fino alla concorrenza del debito che il committente ha 
verso l'appaltatore nel tempo in cui i lavoratori propongono la domanda". Nell'appalto di servizi, il committente è 
obbligato in solido fino al termine di un anno dalla fine dell'appalto. 
L'insegna 
L'insegna è il segno distintivo dell'azienda, cioè dei locali dell'impresa. Essa, come gli altri segni distintivi, opera 
come collettore di clientela, ed è particolarmente importante per quelle imprese che ricevono i clienti nei propri 
locali. Con la diffusione di internet e dei mezzi multimediali, numerose imprese vengono ora tuttavia identificate 
principalmente tramite il proprio sito web, come nel caso delle imprese virtuali. 
Il codice civile dedica un solo articolo all'insegna, il 2568, che impone di integrare o modificare l'insegna che, 
essendo uguale o simile a quella di un altro imprenditore, possa creare confusione per l'oggetto dell'impresa o per il 
luogo in cui essa è esercitata. Per tutte le questioni non disciplinate, è incerto se si debba far riferimento alla 
normativa sulla ditta o a quella sul marchio; spesso si preferisce fare riferimento a quest'ultima, in quanto più 
articolata. 
Note 
[1] Corte di Giustizia Europea, Suzen contro Zehncker 11 marzo 1977 
[2] Formulazione per molti infelice dato funzionalmente autonomi sono anche articolazioni come mensa, pulizie o servizi che però non sono 
inerenti al processo produttivo 
Voci correlate 
• Azienda (diritto) 
• Article marketing 
• Avviamento d'azienda (diritto italiano) 
• Azienda pubblica 
• Azienda privata 
• Economia aziendale 
• Impresa 
• Controllo di gestione 
• Cessione d'azienda 
• Crisi aziendale 
• Management 
• Organizzazione aziendale 
• Pianificazione aziendale 
• Processo aziendale
Azienda 7 
Collegamenti esterni 
• Azienda (http:/ / thes. bncf. firenze. sbn. it/ termine. php?id=1133) in Tesauro del Nuovo Soggettario (http:/ / thes. 
bncf. firenze. sbn. it/ ), BNCF, marzo 2013. 
Altri progetti 
• Wikizionario contiene il lemma di dizionario «azienda» 
• Commons (http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Pagina_principale?uselang=it) contiene immagini o altri 
file su azienda (http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Companies?uselang=it) 
Portale Diritto Portale Economia 
Startup (economia) 
Con il termine startup si identifica la fase iniziale per l'avvio di una nuova impresa, cioè quel periodo nel quale 
un'organizzazione cerca di rendere profittevole un'idea attraverso processi ripetibili e scalabili. Inizialmente il 
termine veniva usato unicamente per indicare la fase di avvio di aziende nel settore internet o tecnologie 
dell'informazione. Successivamente il termine è diventato sinonimo di ciò che in borsa viene chiamato matricola. 
Spesso queste società vengono gestite con un approccio di tipo Lean Startup. 
Il piano di startup è un prospetto che evidenzia determinati costi tipici dei primi dodici mesi di attività, ovvero del 
periodo in cui si affrontano costi certi a fronte di ricavi incerti, nonché l'ammontare del capitale proprio che si 
intende investire nell'azienda. 
Aspetti principali 
Lo startup comprende quindi tutte le spese relative alla costituzione della società e agli investimenti strutturali 
(arredamento degli uffici, impianti, macchinari, ecc.), gli stipendi, l'eventuale cauzione per l'affitto, le spese relative 
al materiale di consumo e l'indicazione del capitale proprio. In questo modo l'imprenditore ha un quadro chiaro dello 
scenario finanziario relativo ai mesi successivi e dalla sua capacità di remunerare il capitale investito. 
Lo startup può anche essere collegato ad una offerta pubblica di vendita, ovvero a quell'operazione con la quale 
un'impresa immette sul mercato titoli propri, come le azioni. Questa operazione può essere concomitante con lo 
startup, in quanto un'azienda può decidere di quotarsi alla borsa valori proprio per agevolare la raccolta di capitale 
per avviare i propri processi produttivi. 
Le startup company, di solito imprese appena costituite, nelle quali vi sono ancora processi organizzativi in corso, 
essendo state appena avviate, utilizzano generalmente una limitata quantità di capitale, lavoro e terreni. Questo tipo 
di imprese, in caso di insuccesso, non sono particolarmente rischiose data la esigua quantità di capitali investiti.
Startup (economia) 8 
Strumenti valutativi 
Preventivo finanziario 
È importante valutare le immobilizzazioni (impianti, attrezzature, software,ecc.) richieste in fase di avvio e il capitale 
circolante necessario per sostenere i costi di gestione iniziali. L'imprenditore deve valutare: 
• quanto denaro serve per avviare l'attività (fabbisogno finanziario); 
• se il capitale proprio è sufficiente e se è necessario ricorrere anche a capitali di terzi (banche, finanziarie,ecc.). 
Preventivo delle vendite 
Per determinare i ricavi della futura attività, prima è necessario procedere alla previsione delle vendite. Si stabilisce 
il livello di vendite atteso, si descrivono gli eventi che potrebbero assicurare il pieno raggiungimento del volume di 
vendite ipotizzato e si individuano le minacce che potrebbero inficiare le previsioni. 
Preventivo economico 
È un prospetto simile al conto economico e serve a determinare la convenienza del progetto imprenditoriale; infatti, 
attraverso l'individuazione dei costi e dei ricavi si determina l'utile della futura attività. 
Redditività del capitale investito e del capitale proprio 
Per misurare la redditività dell'impresa, si utilizzano due indicatori: ROI (return on investiment) e il ROE (return on 
equity). 
La redditività del capitale investito indica la capacità del progetto imprenditoriale di remunerare il capitale investito. 
Si calcola dividendo il reddito operativo (utile lordo) per il capitale investito. 
La redditività del capitale proprio impegnato nell'attività si calcola dividendo l'utile netto per il capitale proprio. 
Quadro normativo in Italia 
Il decreto legge 18 ottobre 2012, definisce una startup nel modo seguente: 
« Ai fini del presente decreto, l'impresa start-up innovativa, di seguito «start-up innovativa», è la società di capitali, 
costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano ovvero una Societas Europaea, residente in Italia ai sensi 
dell'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le cui azioni o quote rappresentative 
del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione, che 
possiede i seguenti requisiti: 
1. LETTERA SOPPRESSA DAL D.L. 28 GIUGNO 2013, N. 76, CONVERTITO CON MODIFICAZIONI DALLA L. 9 
AGOSTO 2013, N. 99; 
2. è costituita e svolge attività d'impresa da non più di quarantotto mesi; 
3. ha la sede principale dei propri affari e interessi in Italia; 
4. a partire dal secondo anno di attività della start-up innovativa, il totale del valore della produzione annua, così come 
risultante dall'ultimo bilancio approvato entro sei mesi dalla chiusura dell'esercizio, non è superiore a 5 milioni di euro; 
5. non distribuisce, e non ha distribuito, utili; 
6. ha, quale oggetto sociale esclusivo o prevalente, lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o 
servizi innovativi ad alto valore tecnologico; 
7. non è stata costituita da una fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di azienda o di ramo di azienda; 
8. possiede almeno uno dei seguenti ulteriori requisiti: 
1. le spese in ricerca e sviluppo sono (uguali o superiori al 15 per cento) del maggiore valore fra costo e valore totale 
della produzione della start-up innovativa. Dal computo per le spese in ricerca e sviluppo sono escluse le spese per
Startup (economia) 9 
l'acquisto e la locazione di beni immobili. Ai fini di questo provvedimento, in aggiunta a quanto previsto dai principi 
contabili, sono altresì da annoverarsi tra le spese in ricerca e sviluppo: le spese relative allo sviluppo precompetitivo 
e competitivo, quali sperimentazione, prototipazione e sviluppo del business plan, le spese relative ai servizi di 
incubazione forniti da incubatori certificati, i costi lordi di personale interno e consulenti esterni impiegati nelle 
attività di ricerca e sviluppo, inclusi soci ed amministratori, le spese legali per la registrazione e protezione di 
proprietà intellettuale, termini e licenze d'uso. Le spese risultano dall'ultimo bilancio approvato e sono descritte in 
nota integrativa. In assenza di bilancio nel primo anno di vita, la loro effettuazione è assunta tramite dichiarazione 
sottoscritta dal legale rappresentante della start-up innovativa; 
2. impiego come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, in percentuale uguale o superiore al terzo della forza 
lavoro complessiva, di personale in possesso di titolo di dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di 
ricerca presso un'università italiana o straniera, oppure in possesso di laurea e che abbia svolto, da almeno tre anni, 
attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all'estero, ovvero, in percentuale 
uguale o superiore a due terzi della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di laurea magistrale ai sensi 
dell'articolo 3 del regolamento di cui al decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 22 ottobre 
2004, n. 27; 
3. sia titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale relativa a una invenzione industriale, 
biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale ovvero sia titolare dei 
diritti relativi ad un programma per elaboratore originario registrato presso il Registro pubblico speciale per i 
programmi per elaboratore, purché tali privative siano direttamente afferenti all'oggetto sociale e all'attività di 
impresa. » 
Acceleratori ed incubatori 
Per acceleratore di startup si intende un programma per lo sviluppo di una azienda che ha la finalità di renderla 
autonoma. Per incubatore di startup (detto anche Business Innovation Centre) si intende il luogo fisico nel quale le 
startup risiedono. Secondo Forbes nel 2012 i migliori acceleratori ed incubatori erano Y Combinator, TechStars e 
DreamIt Ventures. 
Attenzione mediatica 
Le startup hanno attirato molta attenzione mediatica negli anni 2010. A conferma di ciò la visita del presidente 
statunitense Barack Obama all'incubatore 1776 avvenuta il 3 luglio 2014[1] e quella del Presidente del Consiglio dei 
Ministri Matteo Renzi all'incubatore H-Farm avvenuta il 26 febbraio 2014[2]. A queste si aggiunge l'annuncio del 
Presidente della Repubblica Francese François Hollande di misure per le startup d'oltralpe[3] e quello del Primo 
Ministro del Regno Unito David Cameron di un prestito di 82 milioni di sterline in tre anni per giovani 
imprenditori[4] 
Critiche 
Nel 2006, Andrew Keen scrisse che le startup ed il Web 2.0 fossero un "grande movimento utopico" una specie di 
utopismo tecnologico, simile ad una "società comunista", nel modo in cui quest'ultima viene descritta dal filosofo ed 
economista Karl Marx. L'autore nota come il linguaggio degli imprenditori del settore informatico sia cambiato da 
termini come "cool" (figo), "eyeballs" (letteralmente bulbo oculare, significa fissare qualcosa dedicargli tutta la 
propria attenzione), e "burn-rate" (la quantità di denaro necessaria ad una startup per rimanere in piedi) vengono 
sostiuite da espressioni militanti ed assurde come Empowering citizen media (dare più potere ai mezzi di 
informazione gestiti dai cittadini), radically democratize (permettere una gestione molto più democratica di 
qualcosa), smash elitism (colpire i comportamenti che favoriscano le elite), content redistribution (redistribuzione 
dei contrnuti), authentic community (comunità autentica). L'autore vede il Web 2.0 come una ideologia, trasmessa 
degli imprenditori della Silicon Valley, che venera il creativo della domenica, come chi nel tempo libero fa filmati,
Startup (economia) 10 
canta canzoni o scrive libri. Viene suggerito da tale ideologia che chiunque, anche la persona più ignorante e meno 
alfabetizzata, possa e debba usare i mezzi digitali per esprimersi e realizzarsi. 
Note 
[1] President Obama pays visit to start-up hub 1776 on day before the Fourth of July (http:/ / www. washingtonpost. com/ business/ 
capitalbusiness/ president-obama-pays-visit-to-start-up-hub-1776-on-day-before-the-fourth-of-july/ 2014/ 07/ 03/ 
99d094e2-02c7-11e4-8fd0-3a663dfa68ac_story. html) 
[2] Il senso di Renzi per le start-up (http:/ / www. ilfattoquotidiano. it/ 2014/ 02/ 27/ il-senso-di-renzi-per-le-start-up/ 896231/ ) 
[3] Hollande annonce des mesures pour les start-up françaises (http:/ / tempsreel. nouvelobs. com/ economie/ 20140213. OBS6065/ 
hollande-en-operation-seduction-dans-la-silicon-valley. html) 
[4] David Cameron launches loan scheme for young entrepreneurs (http:/ / www. theguardian. com/ business/ 2012/ may/ 28/ 
cameron-startup-loans) 
Voci correlate 
• Incubatore aziendale 
• Lean Startup 
Collegamenti esterni 
• eStartUp Books (http:/ / estartupbooks. com/ ): raccolta di ebooks dedicati alle startup company 
Portale Economia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di economia 
Email marketing 
L'E-mail marketing è un tipo di marketing diretto che usa la posta elettronica come mezzo per comunicare 
messaggi commerciali (e non) al pubblico. 
In senso lato qualunque e-mail inviata a un cliente (o cliente potenziale), può essere considerato e-mail marketing. 
Solitamente si usa però questo termine per riferirsi a: 
• Invio di e-mail con l'intento di portare a livello più avanzato il rapporto tra un'azienda e i suoi clienti precedenti o 
attuali e per incoraggiarne la fidelizzazione. 
• Invio di e-mail con l'intento di acquisire nuovi clienti o convincere quelli precedenti ad acquistare subito 
qualcosa. 
• Aggiunta di elementi pubblicitari nei messaggi e-mail inviati da altre aziende ai propri clienti. 
Le aziende, sia negli Stati Uniti che nei Paesi europei che nelle economie emergenti, investono sempre più risorse 
nell'e-mail marketing, che spesso viene utilizzato anche da organizzazioni pubbliche e non profit. 
Negli ultimi anni si sta ponendo una sempre maggiore attenzione all'integrazione dell'e-mail marketing con altri 
sistemi di gestione (es. CRM) e comunicazione (es. social media). L'evoluzione recente si sta concentrando sempre 
più sulla qualità del contatto (profilazione delle utenze, cura della customer satisfaction), rispetto agli invii massivi di 
posta che avevano caratterizzato l'e-mail marketing degli esordi. Oggi, infatti, l'utilizzo sovrabbondante di 
comunicazioni elettroniche da parte delle società commerciali, ha causato fenomeni di rigetto da parte degli utenti, 
tanto da aumentare in modo significativo i fenomeni di posta indesiderata (spam).
Email marketing 11 
Vantaggi 
L'e-mail marketing piace alle aziende perché: 
• È meno costoso del marketing diretto fatto con materiale cartaceo. 
• Il ritorno d'investimento (ROI) è solitamente molto alto, se il lavoro viene fatto bene. 
• È istantaneo, soprattutto se comparato con la posta cartacea: una e-mail arriva in secondi o minuti. 
• Permette al pubblicitario di "spingere" il messaggio al pubblico, al contrario di un sito web che "aspetta" che i 
visitatori lo raggiungano. 
• È facile da tracciare. Un pubblicitario può tracciare gli utenti con i web bug, bounce message, disiscrizioni, 
conferme di ricezione, click-through, etc. Questi possono essere usati per tracciare i tassi di apertura delle e-mail, 
i riscontri positivi o negativi, le vendite derivate dal marketing. 
• I pubblicitari possono acquisire grandi numeri di iscritti che desiderano ricevere e-mail su argomenti di loro 
interesse 
• Oltre la metà degli utenti della Rete inviano o leggono messaggi di posta elettronica in una loro giornata tipo. 
• Consente di stabilire una relazione "uno a uno", cioè di personalizzare il messaggio in base al destinatario che 
riceverà quella comunicazione specifica. 
• Permette di fare test per vedere quale tipo di messaggio produce migliori risultati in base al pubblico cui si 
rivolge. 
Voci correlate 
• Web marketing 
• Landing page 
• Direct marketing 
• Mailbombing 
• Spam 
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Gestione, amministrazione, esercizio 12 
Gestione, amministrazione, esercizio 
I termini gestione, amministrazione, esercizio, in economia aziendale, sono spesso utilizzati in tale ambito specie 
nel linguaggio corrente, con significati più ampi, che tendono a sovrapporsi. 
Nel linguaggio corrente, il termine esercizio viene anche utilizzato come sinonimo di gestione. 
Gestione 
La gestione è, in senso proprio, l'insieme delle azioni da porre in essere affinché l'azienda possa perseguire gli 
obiettivi prefissati nella pianificazione aziendale e compiere scelte riguardanti le relazioni tra i suoi elementi 
costitutivi (persone e tecnologie). 
Gestione in questo senso non è dunque sinonimo di management, anche se nel linguaggio corrente i due concetti 
tendono a sovrapporsi; d'altra parte è indubbio che il management costituisce uno degli aspetti più rilevanti della 
gestione. 
Amministrazione 
L'amministrazione indica, in senso stretto, una specifica attività aziendale (e la funzione aziendale che se ne 
occupa), consistente nella rilevazione ordinata (ed eventualmente nell'elaborazione) di informazioni, per lo più di 
natura economica, sui fatti della gestione aziendale, al fine di costituire la memoria dell'organizzazione. 
In senso lato, amministrazione è sinonimo di gestione. Anche il termine amministrazione tende, nel linguaggio 
corrente, a sovrapporsi come significato a management; in realtà i due concetti sono distinti, anche se le informazioni 
rilevate ed elaborate nel corso dell'attività di amministrazione costituiscono un input per le decisioni manageriali. 
Esercizio 
L'esercizio indica insieme dei fatti della gestione aziendale, oggetto di rilevazione, che occorrono in un periodo di 
tempo determinato (di solito un anno); il termine viene inoltre usato, in senso lato, per indicare il periodo di 
rilevazione riguardo ad una determinata attività, come ad esempio in caso di bilancio d'esercizio. 
Voci correlate 
• Budget di tesoreria 
• Bilancio di esercizio 
• Controllo (economia aziendale) 
• Controllo di gestione 
• Contabilità analitico-gestionale 
• Direzione aziendale 
• Economia aziendale 
• Pianificazione aziendale 
• Organizzazione aziendale
Gestione, amministrazione, esercizio 13 
Collegamenti esterni 
• Gestione, amministrazione, esercizio [1] in Tesauro del Nuovo Soggettario [2], BNCF, marzo 2013. 
Portale Aziende: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di aziende 
Note 
[1] http:/ / thes. bncf. firenze. sbn. it/ termine. php?id=5063 
[2] http:/ / thes. bncf. firenze. sbn. it/ 
Contabilità 
La contabilità è il sistema di rilevazione continua di qualunque evento di rilevanza economica. 
L'ambito tipico di utilizzo della contabilità è qualsiasi struttura operativa, sia pubblica che privata, ma il significato 
non cambia anche nel ristretto ambito personale (contabilità individuale). 
Altra definizione, tipica della ragioneria, vuole che la contabilità sia l'insieme degli spostamenti di capitale aziendale 
raccolti e organizzati secondo un criterio che permetta un rapido accesso ed elaborazione dei dati. 
Ancora un'altra definizione: La contabilità è la storia economica di un'azienda nel senso che conserva una traccia di 
tutte le operazioni commerciali. 
Origini 
La contabilità intesa come annotazione di operazioni commerciali è una pratica conosciuta fin dalla notte dei tempi. 
Prima del XV secolo tali fatti erano registrati con il metodo della partita semplice che prevedeva una serie di voci 
(praticamente una rubrica) sotto le quali veniva annotato di volta in volta la nuova operazione. Non esisteva alcun 
collegamento tra una voce e l'altra e quindi nessuna possibilità di riscontro e controllo incrociato. 
Il matematico Fratel Luca Pacioli, detto il Paciolo (1445-1517), nel 1494 definisce per la prima volta, in termini 
sistematici, il metodo della partita doppia nel libro "Summa di arithmetica, geometrica, proportione et 
proportionalita", nel capitolo intitolato "Tractatus de computis et scripturis". 
Questo metodo prevede che per ogni operazione siano eseguite due registrazioni, in due conti distinti, in opposte 
sezioni (dare/avere), per importi complessivamente uguali, in modo che il totale dei valori registrati nelle due 
sezioni, sia sempre uguale. Il primo immediato vantaggio di questo metodo è la possibilità di riscontro e di 
autocontrollo. Il secondo vantaggio è dato dal fatto che con una determinata struttura del piano dei conti si può avere 
una visione continua ed aggiornata della situazione economica e patrimoniale dell'azienda. 
La contabilità in partita doppia si affermò rapidamente in tutto il mondo, tanto che molti termini contabili italiani nati 
nel Rinascimento e nei secoli successivi sono rimasti come radice nella terminologia internazionale. 
La contabilità moderna, in Italia, si può far risalire all'entrata in vigore dell'ultimo Codice Civile del 1942 (ma 
iniziato fin dal 1926), ed in particolare nel Libro V. È uso comune oggi parlare di obblighi civilistici e fiscali in 
merito alla tenuta della contabilità. 
Nel 1978 la CEE emana la IV direttiva, con l'obiettivo di armonizzare le legislazioni dei paesi membri per quanto 
concerne: 
• Il contenuto del bilancio annuale e dei documenti accompagnatori 
• Le modalità di pubblicazioni 
• I principi contabili da applicare. 
In Italia la direttiva è stata recepita nel 1991, con grande ritardo rispetto agli altri paesi europei (ad esempio la 
Francia l'ha recepita nel 1983).
Contabilità 14 
Le norme CEE sono state incluse nella revisione dell'articolo 2423 del Codice Civile con il DLgs 127/1991. 
Le diverse contabilità 
In azienda, ambito primario, di questa illustrazione, coesistono due funzioni fondamentali: 
• Mercantile o commerciale, che collega l'azienda con il mondo esterno e riguarda l'acquisto di materie prime 
(uscite) e la vendita di prodotti o servizi (entrate), 
• Industriale o tecnica che sta all'interno e riguarda i processi di trasformazione delle materie prime in prodotti 
finiti (o erogazione di servizi). 
Da questa fondamentale distinzione derivano due metodi di gestione contabile: 
• Contabilità generale o Co.Ge: registra tutti i fatti amministrativi intercorsi tra l'azienda e l'ambiente esterno. I 
dati rilevati sono solo quelli accertati (documentati secondo rigide regole formali), sono sintetici e sono storici 
(fatti avvenuti) 
• Contabilità industriale (anche detta analitica): registra solo fatti di gestione interna. I dati rilevati possono 
essere analitici, riclassificando costi e ricavi rilevati dalla contabilità generale, possono derivare da previsioni o 
essere predeterminati, sono attuali (anche perché non si aspetta l'accertamento della contabilità generale). 
Il metodo classico di rilevazione contabile nella Pubblica Amministrazione, cosiddetto finanziario o Co.Fi, è del tipo 
a partita semplice ed è incentrato sulle entrate (incassi) e uscite (pagamenti). Solo da pochi anni (vedi Tit. Tit. III D. 
Leg.vo n. 279/1997 e allegata Tab. B e successive modificazioni) è stato introdotto il metodo della partita doppia, 
con la denominazione di contabilità economica. 
Contabilità generale 
È anche definita contabilità ordinaria, in contrapposizione alla contabilità semplificata, utilizzata per aziende con 
volume di affari ridotto e/o ditte individuali. 
È la rilevazione e registrazione dei fatti esterni di gestione, tenuta con il metodo della partita doppia e secondo 
precise norme del Codice Civile. 
Gli uffici amministrativi delle medie / grandi aziende sono stati i primi ad usufruire dei vantaggi offerti dai sistemi 
informativi, sin dagli anni sessanta del secolo scorso. Oggi è molto difficile trovare aziende anche molto piccole che 
non utilizzano una soluzione informatica per la contabilità. Di fatto, oggi, qualsiasi persona in azienda (ed anche in 
casa) è in grado, con un minimo di addestramento, di gestire la contabilità generale. Verrebbe quindi spontaneo dire 
che lo strumento principale della contabilità generale è il computer. Ma dietro il computer esiste una metodologia 
consolidata fatta di terminologia, strumenti e procedure che vale la pena illustrare. 
Terminologia di base 
L'unità elementare di registrazione è la singola imputazione, composta da: voce contabile di riferimento, descrizione 
del fatto, importo, segno o collocazione in dare o avere. 
L'insieme minimo di registrazione è la prima nota, costituita da almeno due imputazioni, una in dare e una in avere. 
Quando le imputazioni sono più di due il totale dare e avere è sempre uguale; si dice che la prima nota è quadrata. 
La prima nota è identificata da un numero progressivo (protocollo) e una data di registrazione. 
Può coesistere anche una data di competenza, per casi particolari. 
Numero e data prima nota entrano nella chiave di identificazione delle singole imputazioni in essa contenute, insieme 
alla voce di conto e, spesso il numero di riga. Il termine riga di prima nota è universalmente condiviso per indicare 
la singola imputazione così completata. 
Oggi la gran parte delle prime note è automatica, in quanto generata da sottosistemi informativi o moduli 
specializzati (esempio: fatturazione) che "scaricano" in contabilità le movimentazioni di propria competenza.
Contabilità 15 
Strumenti e documenti tipici 
Gli strumenti tipici, anche sotto forma di documenti formali, sono: 
• Piano dei conti. È il "dizionario di riferimento" di tutte le voci trattate in contabilità generale. Le voci sono 
organizzate in strutture gerarchiche di tre livelli o più. Le denominazioni più comuni di tali livelli sono 
mastro/conto/sottoconto o gruppo/conto/sottoconto. 
L'impostazione del piano dei conti è teoricamente libera, ma in pratica si tende a seguire lo schema di bilancio (vedi 
sotto), soprattutto per semplificare le operazioni di trasferimento dei valori da mastro a bilancio. Prima della IV 
direttiva CEE lo schema del piano dei conti seguiva, per ciascun settore, la "pratica comune". 
• Primanota. Documento base di prima trascrizione dei movimenti, oggi divenuto quasi virtuale, tuttavia 
indispensabile per identificare e raggruppare le registrazioni elementari. Infatti il numero e la data di 
primanota, insieme alla voce di conto, sono le chiavi di identificazione univoca di ogni singola registrazione 
elementare in dare o avere. 
• Giornale. Riporta le registrazioni in ordine cronologico. Per ogni registrazione elementare (una riga di prima 
nota) comprende almeno: data, voce del piano dei conti, descrizione del movimento, importo in dare o avere. È 
un documento obbligatorio, ma di scarsa importanza gestionale. Il documento cartaceo è costituito da una serie 
di fogli numerati e bollati. Da qui il termine di uso comune di giornale bollato. 
• Libri IVA. Come il giornale, riportano in ordine cronologico tutte le registrazioni che si riferiscono ad un 
conto/sottoconto IVA. Sono documenti obbligatori, corredati da un Riepilogo a cadenza trimestrale che 
presenta la situazione creditoria o debitoria dell'azienda. 
• Mastro. È organizzato con la stessa struttura del piano dei conti. Per ogni voce riporta tutte le registrazioni 
relative, in due colonne distinte (dare e avere) con il saldo finale al momento della sua elaborazione. Per classi 
particolari di conti (ad esempio clienti e fornitori) si usa anche il termine partitario. 
• Bilancio. Riassume il resoconto economico e patrimoniale dell'azienda. È organizzato in 5 sezioni: Stato 
Patrimoniale - Attivo, Stato Patrimoniale - Passivo, Conti d'Ordine, Conto Economico, Dati Integrativi. 
Le voci di bilancio sono organizzate in una struttura gerarchica a più livelli (non impossibile raggiungere l'ottavo). 
Lo schema di base di questa struttura è dettato dal Codice Civile che ha recepito la IV Direttiva CEE. È per tale 
ragione che viene abitualmente denominato Bilancio CEE. 
Le procedure tipiche della contabilità generale 
• Rilevazione / registrazione. I dati in entrata sono contenuti in una o più primenote di contabilità, registrate 
manualmente o provenienti da interfacce automatiche di altri moduli del sistema informativo. Ciascuna riga di 
primanota viene "scritta" sul giornale, in sequenza cronologica, e sul mastro, sotto la voce di conto interessata. 
Se si tratta di una riga IVA, viene anche "scritta" sul libro IVA interessato. 
• Estratto conto. È la visualizzazione (e stampa, se necessario) delle registrazioni contenute in una specifica 
voce del mastro, in genere un sottoconto, per un determinato periodo (dal... al...). È corredato dai saldi in dare 
e avere di inizio e fine periodo. Nota storica: in passato era consuetudine produrre gli estratti conto mensili, o a 
partire dall'inizio del mese; tale limitazione era dovuta alla comune pratica di chiusura mese (vedi sotto). Oggi 
tale limitazione non esiste più (o non dovrebbe); il mese è comunque espresso come periodo tra due date. 
• Chiusura mese. Oggi questa procedura ha significato solo come obbligo civilistico. È infatti obbligatorio 
produrre e mantenere disponibile per qualsiasi richiesta degli organi di controllo (tipicamente la Guardia di 
Finanza) la documentazione di tutti i movimenti fatti, con cadenza mensile obbligata. In passato, quando la 
contabilità era manuale, ma anche per molti anni dopo l'introduzione dei mezzi informatici, era pratica 
comune, appena concluse le registrazioni mensili, scrivere o stampare il giornale bollato del mese e chiudere i 
conti di mastro (saldi in dare e avere). Per molti anni (e ci sono dei casi anche attuali), nei sistemi di contabilità 
era presente l'archivio dei saldi, che veniva aggiornato proprio con la procedura di chiusura mese.
Contabilità 16 
• Chiusura anno o chiusura di bilancio o chiusura di esercizio. Quale che sia il termine utilizzato consiste nella 
preparazione e redazione del bilancio di esercizio, che avviene alcuni mesi dopo la data a cui si riferisce, entro 
limiti posti dal Codice Civile. Il periodo tipico per le operazioni di chiusura comincia dopo il primo trimestre 
successivo. Ciò è dovuto, in sintesi, al dover attendere la certezza di chiusura di specifiche partite contabili, 
una delle quali è, ad esempio, l'IVA, ma riguarda anche aspetti finanziari come calcolo di interessi e oneri, ed 
ancora i rapporti con clienti e fornitori. 
Contabilità industriale 
La contabilità industriale si sviluppa intorno agli anni settanta, sotto la spinta delle sempre maggiori necessità di 
avere informazioni dettagliate sui costi. Infatti i mercati si allargavano, la concorrenza cresceva, le grandi industrie, 
nate spesso in regime di monopolio, non potevano produrre e basta, dovevano produrre a costo più basso, e (negli 
anni successivi), anche con migliore qualità intrinseca. 
• Il primo passo è stato la contabilità analitica. 
La contabilità generale registra operazioni che intercorrono tra azienda ed esterno; non mantiene alcuna traccia della 
fine che fanno, ad esempio materie prime, beni, servizi acquistati. La classica rilevazione di fatti di questo tipo 
(fattura fornitore o fattura passiva) prevede: una riga fornitore, una riga IVA, una riga materiali, o beni, o servizi. 
Non è sua competenza sapere a chi sono andati quei materiali, o beni o servizi, né come sono stati utilizzati. 
Qui entra in gioco la contabilità analitica la cui funzione primaria è quella di dettagliare maggiormente quanto 
registrato con la contabilità generale, con l'indicazione della destinazione, in caso di acquisti o la provenienza, in 
caso di vendite. 
Rilevare costi e ricavi secondo destinazione e provenienza rappresenta la fondamentale differenza (ma è più giusto 
dire integrazione) con la contabilità generale, che rileva invece solo per natura. Oggi la tecnica di rilevazione 
analitica è ampiamente consolidata e strettamente interconnessa con la contabilità generale, anche a livello di sistema 
informativo. 
• Ma in questo passo avanti nella gestione aziendale manca ancora un tassello fondamentale, la tempestività. 
Conoscere in dettaglio i costi da addebitare ad una unità produttiva, o macchina, o centro di lavoro, è utile, per il 
futuro, ad esempio per il prossimo budget, ma non serve alla gestione quotidiana, se tali informazioni non sono 
sufficientemente fresche. 
Il problema della contabilità analitica, diretta emanazione della generale, è che non fornisce alcuna informazione 
finché il fatto non è accertato. 
In altri termini: per la gestione interna sono più utili dati approssimati e tempestivi piuttosto che dati esatti avuti con 
ritardo. Il ritardo può impedire di correggere in tempo una situazione interna non favorevole provocando seri danni 
all'azienda nel suo complesso. 
Qui entra in gioco la contabilità industriale, che, pur acquisendo tutta la massa possibile di informazioni dalla 
contabilità analitica e generale, ne crea e gestisce di proprie, approssimate, ma tempestive, quindi effettivamente utili 
alla gestione interna. 
Terminologia di base 
• Centro di responsabilità, centro di costo, centro di ricavo. È l'unità aziendale elementare. 
Può essere un reparto o parte di questo, un gruppo operativo costituito da macchine e uomini, una qualsiasi unità 
operativa definita con lo scopo di attribuire i costi. Può, ma non necessariamente, essere una delle unità inserite 
nell'organigramma aziendale. Serve per facilitare la rilevazione e il controllo dei costi di lavorazione e la ripartizione 
tecnica dei costi indiretti. Si classificano in principali o produttivi, ausiliari, comuni, o generali, in funzione della 
loro appartenenza diretta o indiretta ai processi produttivi. L'insieme dei centri di responsabilità forma il Piano dei
Contabilità 17 
centri di responsabilità. 
• Voce di spesa. Definizione univoca aziendale di una tipologia di costo indiretto. 
Esempi: manodopera, energia, materiali di consumo, cancelleria, ecc. Così come in contabilità generale i valori sono 
attribuiti ad una voce di conto, in contabilità industriale sono attribuiti ad una voce di spesa. È l'unità elementare del 
Piano delle Voci di Spesa. 
• costo diretto. Spesa sostenuta specificatamente ed esclusivamente per un determinato prodotto o reparto 
produttivo. 
• costo indiretto. Spesa sostenuta per più prodotti o reparti produttivi, o intera azienda, che possono essere 
riferiti al singolo prodotto solo in via indiretta, mediante le cosiddette ripartizioni. La distinzione tra diretto ed 
indiretto varia a seconda dell'organizzazione tecnica della produzione e secondo l'oggetto del costo. Una parte 
importante della contabilità industriale è incentrata sullo sforzo di trasformare i costi indiretti in costi diretti. 
• Costo standard. Costo teorico tipico riferito ad una specifica realtà aziendale, con determinate caratteristiche 
funzionali, per un periodo di tempo stabilito. Lo standard si riferisce in particolare a materiali, manodopera e 
spese generali. Scopo dello standard è fornire un costo laddove tale costo non è determinabile con dati certi. 
Esempio: il costo di manodopera in un determinato mese, sarà noto almeno il mese successivo, e potrebbe 
variare, con effetto retroattivo, anche dopo molti mesi a causa di conguagli, rinnovi di contratto, ecc. Da qui 
l'esigenza di utilizzare valori probabili, determinati con analisi anche complesse della storia di quel 
determinato costo, integrate da previsioni sul territorio, sul mercato, sui movimenti socio-economici, 
previdenziali, assistenziali, ecc. Lo standard è anche un tipico valore per i sistemi di preparazione e gestione 
del budget. 
Strumenti tipici 
• Piano dei centri di costo 
• Piano delle voci di costo 
• Piano delle commesse 
• Piano dei processi 
Tecniche di gestione 
• Job Order Costing 
• Process Costing 
• Operation costing 
• Activity Based Costing 
Prima nota 
La prima nota è un registro non obbligatorio usato in contabilità per registrare tutti i movimenti finanziari di 
un'attività e per la redazione del libro giornale. 
Bibliografia 
• Fabio Corno, Santino Furlan, Gianluca Lombardi Stocchetti. Le rilevazioni contabili. Milano, Edizioni Angelo 
Guerini e Associati SpA, 2000. ISBN 88-8335-161-4 
• Santino Furlan. La moderna contabilità industriale. Milano, Franco Angeli, 2001. ISBN 88-204-8546-X 
• Charles T. Horngren, George Foster, Srikant M. Datar. Contabilità per la Direzione. Torino, ISEDI, 1998. ISBN 
88-8008-052-0
Contabilità 18 
Voci correlate 
• Libro contabile 
• Libro giornale 
• Contabilità pubblica 
• Contabilità nazionale 
• Contabilità analitico-gestionale 
• Contabilità penitenziaria 
• Contabilità a ricalco 
Altri progetti 
• Wikizionario contiene il lemma di dizionario «contabilità» 
• Commons [1] contiene immagini o altri file su contabilità [2] 
Collegamenti esterni 
• Contabilità [3] in Tesauro del Nuovo Soggettario [2], BNCF, marzo 2013. 
Portale Economia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di economia 
Note 
[1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Pagina_principale?uselang=it 
[2] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Accounting?uselang=it 
[3] http:/ / thes. bncf. firenze. sbn. it/ termine. php?id=6939 
Economia aziendale 
L'economia aziendale è quella branca dell'economia che studia sia con approccio qualitativo che quantitativo, tutte 
le tecniche, i processi di produzione e consumazione delle imprese/aziende e l'aspetto scientifico legato alla gestione 
aziendale durante le sue diverse fasi. 
Storia 
Si ha notizia dei primi contabili in tempi antichi: in Egitto c'era lo scriba, in Grecia il logista e a Roma il rationale. 
La teoria, poi, aveva padri illustri: Socrate, Platone e Aristotele. Nel Medioevo si ha una prima formalizzazione 
(soprattutto in termini matematici) della ragioneria, principalmente tramite Leonardo Fibonacci e Fra' Luca Pacioli. 
Fibonacci nel 1202 scrive i Liber Abaci, in cui presenta i calcoli da utilizzare nelle trattative commerciali; tra l'altro 
propone l'uso dei numeri arabi in luogo di quelli romani. Pacioli nel 1494 pubblica il Tractatus de computis et 
scripturis, in cui viene presentato per la prima volta il concetto di partita doppia (e quindi: dare e avere, bilancio, 
inventario) che poi si diffuse per tutta l'Europa col nome di metodo veneziano, perché usato dai mercanti di Venezia. 
Nell'Ottocento avviene l'introduzione del concetto di scienza economica (ad opera di Francesco Villa), ma con 
l'avvento dell'Unità d'Italia l'evoluzione della disciplina subisce un brusco arresto e prendono piede le teorie 
dell'allora Ragioniere Generale dello Stato (Giuseppe Cerboni). Secondo Villa l'amministrazione aziendale è una 
scienza (di base economica) che studia la gestione e l'organizzazione aziendale, oltre ad incorporare la ragioneria. 
Cerboni fonda la logismografia basata sulla teoria dei conti aperti alle persone. Tutto è riconducibile ai conti accesi: 
• al proprietario; 
• alle persone che prendono in consegna i valori (consegnatari); 
• ai clienti (corrispondenti).
Economia aziendale 19 
L'economia aziendale nasce per studiare l'ordine economico degli istituti. 
Tra le grandi invenzioni del Novecento se ne annoverano due in ambito economico: il sistema patrimoniale e la 
fondazione dell'economia aziendale come scienza economica, corrispondenti a due personaggi di spicco: Fabio Besta 
e Gino Zappa. Dagli studi condotti sull'amministrazione, Besta deduce che essa non può essere una scienza, perché 
la gestione aziendale coinvolge fattori troppo eterogenei; trova invece nel controllo economico leggi valide per tutte 
le aziende, a partire dalle quali ridefinisce la ragioneria come scienza del controllo economico. Gli studi sulla 
ragioneria lo portano a inventare il sistema patrimoniale (in auge in Italia fino agli anni trenta), caratterizzato dal 
tracciamento di attivo, passivo e delle loro variazioni rilevate in appositi conti. 
Nel 1926 Zappa pronuncia il discorso Tendenze nuove negli studi di Ragioneria, in cui presenta il suo pensiero. Gli 
elementi fondamentali del suo discorso sono: 
• l'azienda intesa come l'istituto economico che svolge operazioni tese a produrre (e consumare) ricchezza 
• l'economia aziendale, la scienza che studia le operazioni economiche per individuare le leggi e i principi che 
regolano il raggiungimento degli scopi aziendali. È formata da tre dottrine: organizzazione, gestione e ragioneria 
• il concetto di reddito, non più come differenza tra il capitale a inizio e fine periodo ma come correlazione tra 
ricavi e costi dell'esercizio economico 
• il sistema del reddito, determinato usando la partita doppia e prendendo in esame solo gli scambi monetari fra 
l'impresa e i terzi. 
Tematiche 
Nell’indagare il funzionamento di un’azienda dal punto di vista economico si opera di solito una distinzione tra 
shareholders e stakeholders, ovvero tra coloro che detengono una quota della proprietà dell’impresa e coloro che 
invece pur non partecipando alla proprietà dell’impresa ne sono comunque interessati e influenzati dalla gestione, ad 
es: dipendenti, banche che abbiano concesso del credito, fornitori di materia prima o beni strumentali e clienti. 
L’economia aziendale studia il sistema impresa dal punto di vista economico ma anche dal punto di vista delle 
strutture giuridiche (ad es. società di persone e società di capitali) e della corporate governance, ovvero dei 
meccanismi che regolano l'accesso dell'azienda al mercato finanziario per l'approvvigionamento di denaro. 
Nell’ambito della ragioneria si opera una distinzione tra contabilità esterna (bilancio) e contabilità interna (costing). 
Il bilancio (art. 2423 cc) è suddiviso in: Stato Patrimoniale, Conto Economico, nota integrativa. Un altro documento 
significativamente importante e usualmente corredato al bilancio è la relazione sulla gestione (art. 2428 cc). Il 
bilancio viene redatto secondo il principio della partita doppia, il quale trova la propria giustificazione teorica nel 
concetto di proprietà privata. Da un bilancio si possono eventualmente estrarre anche degli indicatori di bilancio, 
quali ad esempio ROI, ROE, EVA e leva finanziaria. Nell' ambito della contabilità interna ( o analitica) si studiano 
invece tecniche usate per allocare i costi sostenuti da un’azienda nei diversi prodotti (product costing, process 
costing, job order costing ed activity based costing). 
Le decisioni aziendali sono invece distinguibili in decisioni strategiche e decisioni tattiche. Per decisioni strategiche 
si intendono gli investimenti, ovvero quelle decisioni che prevedono esborsi di capitale finanziario per l’acquisizione 
di capitale fisso e capitale circolante. In questo ambito esistono diverse tecniche sviluppate per eseguire un’analisi di 
investimento: una prima famiglia di tecniche discounted cash flow tra cui calcolo di NPV e IRR, e poi una serie di 
tecniche non discounted cash flow che si basano sul calcolo di indicatori come il tempo di payback e il ROI. I criteri 
di natura discounted cash flow trovano la propria giustificazione teorica nel concetto di valore d’impresa 
(shareholder value). Per quanto riguardano le decisioni tattiche si può procedere al breakeven point. 
Esistono poi i cosiddetti sistemi di programmazione e controllo, che sono costituiti sostanzialmente da quattro fasi: 
pianificazione strategica (budgeting), misura dei risultati economici, analisi degli scostamenti ed introduzione di 
azioni correttive. 
Nell’ambito dell’organizzazione aziendale si studiano la microstruttura e la macrostruttura. Per microstruttura si 
intende l’attribuzione dei ruoli, compiti e meccanismi di coordinamento a diversi soggetti aziendali, mentre per
Economia aziendale 20 
macrostruttura si intende l’insieme di relazioni che legano le diverse unità organizzative tra di loro. In questo ambito 
si possono citare forme classiche di macrostruttura tali come la struttura funzionale, struttura divisionale e la struttura 
a matrice. 
Bibliografia 
• Antonio Amaduzzi, Percorsi di ricerca tra Storia della Ragioneria, aziende e contabilità, dottrine e professioni, 
Giuffrè, Milano 2004 
• Coronella Stefano, Compendio di storia della ragioneria, Rirea, Roma, 2010. 
• Coronella Stefano, Agli albori delle ricerche di storia della ragioneria in Italia. Il contributo degli studiosi del XIX 
secolo, 
Quaderno Monografico Rirea n. 75, Rirea, Roma, 2009. 
• Coronella Stefano “La ragioneria in Italia nella seconda metà del XIX secolo. Profili teorici e proposte 
applicative, Giuffrè, 
Milano, 2007. 
• Ferraris Franceschi Rossella, Il percorso scientifico dell’Economia aziendale. Saggi di analisi storica e dottrinale, 
Giappichelli, Torino, 1994 
• Giannessi Egidio, I precursori in Economia aziendale, Giuffrè, Milano, 1980 
• Pezzoli, Profili di Storia della Ragioneria, Cedam, Padova, 1986 
• Azzone e Bertelè, L' impresa: sistemi di governo, valutazione e controllo, 2007 
• Siboni Benedetta, Introduzione allo studio della ragioneria. Attraverso il pensiero e le opere dei suoi maestri [1], 
FrancoAngeli, Milano,2006, ISBN 88-464-7325-6 
Voci correlate 
• Direzione aziendale 
• Pianificazione aziendale 
• Organizzazione aziendale 
• Controllo (economia aziendale) 
• Controllo di gestione 
• Contabilità analitico-gestionale 
• Costo pieno 
• Cost control 
• Marketing 
• Project management 
• Gestione, amministrazione, esercizio
Economia aziendale 21 
Altri progetti 
• Wikisource contiene opere originali di Economia aziendale 
• Commons [1] contiene immagini o altri file su Economia aziendale [2] 
Collegamenti esterni 
• "Economia Aziendale on line" [3] (citazioni degli studiosi dell'economia aziendale) 
• Economia aziendale [4] in Tesauro del Nuovo Soggettario [2], BNCF, marzo 2013. 
Portale Aziende Portale Diritto 
Note 
[1] http:/ / books. google. it/ books?id=Essokkw5GAQC& source=gbs_navlinks_s 
[2] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Business?uselang=it 
[3] http:/ / www. ea2000. it/ 
[4] http:/ / thes. bncf. firenze. sbn. it/ termine. php?id=33228 
Contabilità analitico-gestionale 
La contabilità analitico-gestionale consente di attuare il controllo della gestione nell’aspetto economico, attraverso 
la misurazione, la rilevazione, la destinazione e l’analisi dei costi e dei ricavi. La contabilità gestionale, detta anche 
impropriamente contabilità industriale in quanto questo tipo di contabilità era impiegata solo nelle imprese 
industriali, ha per oggetto l’analisi dei fatti interni di gestione. 
È parte del "sistema informativo direzionale", che rappresenta l’insieme dei processi delle tecniche e degli strumenti 
con cui si raccolgono, rappresentano e analizzano i dati al fine di elaborare e supportare le decisioni degli organi 
direzionali. Per tali decisioni è importante attribuire a ogni prodotto i relativi costi e a tal fine ci sono due metodi: il 
direct costing e il full costing. Nel full costing i costi comuni possono essere ripartiti col metodo su base unica 
aziendale, su base multipla aziendale e con l'activity based costing. 
Inoltre gli scopi della COA, in sintesi sono i seguenti: 
1. consentire la programmazione e il controllo della gestione; 
2. studiare il comportamento dei costi; 
3. costituire il supporto informativo necessario per le decisioni aziendali nei problemi di scelta. 
Definizione di analitica 
Catalogare, classificare e - alla fine - standardizzare stanno alla base della contabilità analitica. I numeri e le loro 
relazioni sono il contorno di tutto l'ambito di utilizzo. Su queste basi, analiticamente catalogando, classificando, 
standardizzando e leggendo le relazioni tra i numeri il controller (la persona che in azienda si occupa anche di questo 
tipo di lavoro) applica principi statistici per generare analisi che rispondono ai quesiti che un'organizzazione ha 
necessità e volontà di chiedersi: 
1. Quanti clienti abbiamo? 
2. Quanto margine generiamo per cliente? 
3. Quanti pezzi produciamo per ora? E per giorno? 
4. Quante ore vendiamo ai nostri clienti? 
E la lista si può incrementare a dismisura.
Contabilità analitico-gestionale 22 
La contabilità analitica (che comprende ad esempio la contabilità di magazzino, la contabilità delle paghe, la 
contabilità per centro di costo o per commessa) permette di descrivere l'azienda come un complesso sistema 
matematico. In altri termini, significa descrivere come funziona l'azienda nei particolari e nelle sue interazioni 
numeriche: il modello matematico è la base per la descrizione dei fenomeni aziendali (incremento, decremento o 
stabilità di un determinato variabile), per fare in modo che l'azienda "documentale" corrisponda all'azienda fisica. 
Tutti i documenti che sono generati e sono contabilizzati da un'azienda (ad esempio i Documenti di Trasporto, le 
fatture attive, le fatture passive, gli estratti conti bancari), sono registrati (o annotati) dalla contabilità generale. 
Aggiungendo delle informazioni statistiche (è da considerare anche il tempo come una variabile statistica) a tali 
documenti si ottengono le informazioni analitiche che permettono di generare le scritture di contabilità analitica. 
Quindi, a mero titolo di esempio, dalle fatture passive di un fornitore di beni comune ai vari reparti di un'azienda, 
con le informazioni di contabilità analitica si è in grado di attribuire il costo di tali beni esattamente alla attività, al 
reparto, all'ufficio che ha ordinato la spesa. La contabilità generale non è in grado di fornire queste informazioni in 
maniera economicamente compatibile. 
Le funzioni della Contabilità gestionale sono: supporto informativo nei giudizi di convenienza; strumento di 
misurazione dell'efficienza aziendale; strumento di programmazione e controllo di gestione; fonte di valori per le 
scritture di fine esercizio in contabilità generale. 
SUPPORTO INFORMATIVO NEI GIUDIZI DI CONVENIENZA Per l'azienda la convenienza si verifica quando i 
margini di profitto sono elevati. L'impresa potrebbe aumentare tali margini intervenendo sui prezzi di vendita, ma ciò 
presuppone che i prezzi non siano vincolati dal mercato. Tale ipotesi è però poco frequente e per lo più limitata alla 
produzione su commessa, per la quale la flessibilità dei prezzi è maggiore anche se non totale. Abituale è invece la 
condizione di aumentare il profitto riducendo i costi: 
Voci correlate 
• Contabilità 
• Controllo di gestione 
• Activity Based Costing 
• Costo standard 
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Controllo (economia aziendale) 23 
Controllo (economia aziendale) 
Il controllo, in economia aziendale indica l'attività tesa al vaglio dell'attività aziendale indirizzandola verso 
determinati obiettivi generalmente prefissati in fase di pianificazione aziendale. Esso ha quindi lo scopo di favorire 
l'autoregolazione del sistema aziendale in modo da consentirgli, attraverso modifiche ed aggiustamenti, di conseguire 
gli obiettivi prefissati. 
Tipologia 
Il controllo può essere inteso in due accezioni: 
• tradizionale, come insieme attività di misurazione, valutazione e correzione delle prestazioni realizzate dai 
manager, al fine di favorire il loro adeguamento agli obiettivi e piani aziendali; 
• allargato, come insieme di attività volte ad influenzare i comportamenti di singole persone o gruppi di persone in 
modo da favorire il raggiungimento degli obiettivi aziendali. 
Articolazione 
Il controllo si articola su tre livelli: 
• operativo; 
• direzionale; 
• strategico. 
Controllo operativo 
Il controllo operativo riguarda i compiti individuali ed ha lo scopo di garantire che tali attività siano svolte con la 
necessaria efficacia ed efficienza. Può essere realizzato mediante: 
• la definizione di rigorose procedure, che consentono di valutare il grado di efficienza realizzato dai vari operatori 
nello svolgimento della loro attività, verificando se esse sono osservate; 
• la supervisione preventiva, che rappresenta una forma di controllo ex ante realizzato mediante la definizione di 
meccanismi di autorizzazione e di verifica da rispettare prima dello svolgimento di particolari attività; 
• la responsabilizzazione delle azioni, che consiste nell'attribuire al personale la piena responsabilità nello 
svolgimento di determinati compiti; 
• le limitazioni del comportamento individuale, che si estrinsecano in restrizioni e vincoli posti all'attività dei 
singoli, volti ad evitare che essi possano compiere azioni dannose all'azienda. 
Controllo direzionale 
Il controllo direzionale o controllo di gestione è il processo mediante il quale i manager si assicurano che le risorse 
siano ottenute ed usate efficacemente ed efficientemente per il raggiungimento degli obiettivi dell'organizzazione. 
Esso si estrinseca attraverso la definizione di standard di prestazione che i vari centri di responsabilità devono 
realizzare e nella verifica del raggiungimento degli stessi. Il centro di responsabilità è un'unità organizzativa guidata 
da un manager che ha l'autorità di governare le risorse che gli sono affidate e che è ritenuto responsabile del 
raggiungimento di un obiettivo definito. 
Il controllo direzionale può essere esercitato: 
• sui comportamenti in modo diretto mediante 
• l'uso di procedure burocratiche, che impongono ai manager comportamenti ritenuti adeguati alla realtà da 
gestire mediante una serie di regole e procedure decisionali da applicare sotto la diretta supervisione di una 
gerarchia di autorità legittimata dalla sua collocazione all'interno della struttura organizzativa;
Controllo (economia aziendale) 24 
• meccanismi culturali, attraverso idonee politiche di selezione e di formazione del personale e attraverso una 
serie di attività (incontri, seminari, etc) che rappresentano il mezzo attraverso cui la cultura dominante si 
diffonde all'interno dell'azienda; 
• sui risultati, volto a giudicare il grado di adeguatezza del comportamento dei manager in relazione al grado di 
raggiungimento degli obiettivi loro attribuiti. 
Controllo strategico 
Il controllo strategico è finalizzato a verificare l’efficacia di attuazione delle strategie aziendali adottate ai vari livelli 
ed a fornire informazioni necessarie al loro rafforzamento o alla loro modificazione. Si realizza attraverso il 
confronto tra gli obiettivi e le strategie definite nei piani e gli andamenti delle variabili interne ed esterne rilevanti 
per il loro raggiungimento. L’attività di controllo strategico non si limita a valutare i risultati conseguiti nel breve 
periodo, ma tende a sorvegliare l'andamento complessivo dei fattori interni ed esterni da cui dipende l'economicità 
aziendale. 
Voci correlate 
• Direzione aziendale 
• Pianificazione aziendale 
• Organizzazione aziendale 
• Controllo di gestione 
• Contabilità analitico-gestionale 
• Costo pieno 
• Cost control 
• Marketing 
• Project management 
• Gestione, amministrazione, esercizio 
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Pianificazione aziendale 25 
Pianificazione aziendale 
La pianificazione aziendale può essere definita come il sistema operativo attraverso il quale l'azienda definisce i 
suoi obiettivi, previa analisi della realizzabilità e dei conseguenti vantaggi, e le azioni atte a conseguirli. Gli obiettivi, 
a loro volta, possono essere definiti come risultati futuri, misurabili, che si prevede di conseguire entro un 
determinato tempo (il loro orizzonte temporale). 
In termini generali la pianificazione è il processo con il quale, dato un sistema sociale, si stabilisce uno stato futuro 
dello stesso ritenuto desiderabile (obiettivo), si individuano le azioni per conseguirlo (piano d’azione) e le risorse per 
mettere in atto queste azioni. Il prodotto della pianificazione prende il nome di piano. La pianificazione può 
interessare sistemi sociali di differenti dimensioni: da un intero sistema economico (pianificazione macroeconomica) 
o sociale ad una singola azienda (pianificazione aziendale). 
Pianificazione e controllo 
Il sistema di pianificazione aziendale è normalmente connesso al sistema di controllo di gestione, il quale ha lo 
scopo di guidare la gestione aziendale verso il conseguimento degli obiettivi pianificati, evidenziando gli scostamenti 
tra questi ultimi e i risultati della gestione e mettendo così in grado i responsabili di decidere e attuare le opportune 
azioni correttive. Tale stretta integrazione fa sì che normalmente, sia a livello teorico che pratico, si parli di “sistema 
di pianificazione e controllo”. 
Pianificazione strategica, tattica e operativa 
La pianificazione può essere scomposta in fasi concatenate, caratterizzate da un orizzonte temporale via via più 
ristretto degli obiettivi e, correlativamente, da un maggior grado di dettaglio dei medesimi. Si parla così di: 
• pianificazione strategica, che traduce i fini aziendali (la mission) in obiettivi strategici, aventi un orizzonte 
temporale di lungo termine, pluriennale; 
• pianificazione tattica, che traduce gli obiettivi strategici in obiettivi tattici, aventi un orizzonte temporale di medio 
termine (indicativamente da uno a 3-5 anni); 
• pianificazione operativa, che traduce gli obiettivi tattici in obiettivi operativi (o gestionali) aventi un orizzonte 
temporale di breve termine (indicativamente non superiore all’anno). 
Correlativamente si parla di piani strategici, tattici e operativi. Si usano anche i termini programmazione e 
programma quali sinonimo di pianificazione e piano in generale o, più frequentemente, di pianificazione operativa e 
piano operativo. 
Va detto che la suddetta scomposizione in fasi è puramente teorica e nella prassi delle singole aziende può 
presentarsi con un’articolazione maggiore (evenienza rara) o minore (ad esempio fondendo la fase strategica e quella 
tattica, come avviene frequentemente). D’altra parte, sempre nella prassi aziendale, la fase di pianificazione operativa 
è normalmente indistinguibile da quella di budgeting, attività quest’ultima che rappresenta il momento iniziale del 
controllo di gestione.
Pianificazione aziendale 26 
Processo di pianificazione 
La pianificazione è qualcosa di più della semplice previsione, volta a formulare ipotesi sulla probabile evoluzione 
futura dei fenomeni che interessano l'azienda, in assenza di interventi da parte della stessa. Infatti, pur partendo da 
queste ipotesi, la pianificazione implica la volontà di controllare l'evoluzione dei fenomeni e comporta, quindi, 
l'assunzione di decisioni su: 
• gli obiettivi che si vogliono conseguire nell'orizzonte temporale considerato, obiettivi che devono essere SMART, 
acronimo di specific (specifico, non generico), measurable (misurabile), achievable (raggiungibile), realistic 
(realistico) e time-bound (da raggiungere in un tempo definito); 
• le attività necessarie per conseguire gli obiettivi e le risorse (umane, materiali, finanziarie ecc.) impiegate per 
svolgerle; 
• i tempi, le modalità e l'organizzazione per acquisire (se non già disponibili) ed impiegare le risorse. 
Queste decisioni sono formalizzate con la redazione di piani relativi alle singole aree (ad esempio, funzionali) nelle 
quali si articola l'azienda, che sono poi integrati in un unico piano aziendale, sottoposto all'approvazione dell'organo 
competente. Per l'assunzione delle decisioni possono essere usate metodologie specifiche: ne sono esempi l'analisi 
SWOT, usata per la pianificazione strategica, e le metodologie di valutazione dell'investimento, usate per le decisioni 
di investimento. 
Il processo di pianificazione (planning) non si esaurisce con l'approvazione dei piani: l'andamento della loro 
attuazione va, infatti, verificato nel tempo, giungendo anche alla revisione o all'aggiornamento degli stessi in caso di 
eventi rilevanti, quali forti scostamenti non recuperabili, mutamento delle condizioni al contorno, variazioni di 
strategia ecc. Per i piani a breve termine può essere formalizzata anche un'attività di verifica ed aggiornamento 
periodica, ad esempio trimestrale. 
In certi casi, sempre più frequenti nella realtà attuale, il raggiungimento dello stato futuro, che costituisce obiettivo 
della pianificazione, comporta una transizione organizzativa o di business, legata a scenari di cambiamento 
significativi; in casi come questi si parla di change management, riferendosi con tale termine agli strumenti ed ai 
processi utilizzati per realizzare e supportare la transizione. 
Voci correlate 
• Change management 
• Corporate governance 
• Controllo di gestione 
• Direzione aziendale 
• Economia aziendale 
• Management 
• Organizzazione aziendale 
• Valutazione del personale 
• Sistema incentivante 
• Planologia 
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Business plan 27 
Business plan 
Il business plan è un documento, strutturato secondo uno schema preciso, che sintetizza i contenuti e le 
caratteristiche del progetto imprenditoriale (business idea). Viene utilizzato sia per la pianificazione e gestione 
aziendale che per la comunicazione esterna, in particolare verso potenziali finanziatori o investitori. 
Aspetti generali 
La nascita di una nuova attività imprenditoriale (e di qualsiasi progetto aziendale) deve essere supportata da uno 
studio o un'analisi di fattibilità in grado di fornire una serie di dati di natura economico-aziendale, sui quali tracciare 
linee guida per la costituzione dell'attività. 
Per esempio, dato che l'impresa opera in un sistema di vincoli e opportunità, è indispensabile prima di avviarla 
conoscere i concorrenti e l'area strategica d'affari cui ci si intende rivolgere. 
Lo studio di fattibilità si concretizza nella redazione di un documento: il business plan. 
Esso è uno strumento utile per valutare in modo consapevole i punti di forza e di debolezza del progetto 
imprenditoriale. Non deve però essere considerato uno strumento assoluto, ma uno strumento dinamico, adattabile ai 
cambiamenti che avvengono all'interno o all'esterno dell'impresa. 
I business plan possono anche diventare rapidamente obsoleti, ma hanno un altissimo valore se sviluppati e usati 
correttamente. In pratica, ogni business plan è una sorta di vademecum dell'azienda o della business idea, e deve 
essere verificato costantemente da ogni imprenditore; deve essere modificato ed aggiornato perché è una previsione 
basata su dati statistici o stimati, e questi dati sono talvolta difficili da reperire. 
Contenuto 
Un business plan da presentare a una finanziaria deve contenere soprattutto: 
• Descrizione sommaria del progetto d'investimento ed illustrazione del tipo di impresa che si intende creare. 
• Presentazione dell'imprenditore e del management (esperienze pregresse e ruoli nella nuova iniziativa). 
• Analisi di mercato, Indicazioni sul mercato, sulle caratteristiche della concorrenza e su fattori critici (punti di 
forza e punti di debolezza rispetto al mercato). Obiettivi di vendita ed organizzazione commerciale. 
• Un piano di marketing, una matrice strategica di posizionamento, un'analisi su redemption della campagna 
pubblicitaria: anche il miglior prodotto del mondo potrebbe fallire se non se ne comunica l'esistenza. 
• Descrizione della fattibilità tecnica del progetto relativamente al processo produttivo, alla necessità di 
investimenti in impianti, alla disponibilità di manodopera e di servizi quali trasporti, energie, telecomunicazioni, 
ecc… 
• Piano di fattibilità economico - finanziaria quinquennale o triennale a seconda di quanto si vuole approfondire 
l'analisi; indicazione del fabbisogno finanziario complessivo (per investimenti tecnici, immateriali e per capitale 
circolante) e delle relative coperture. 
• Informazioni sulla redditività attesa dell'investimento e sui fattori di rischio che possono influenzarla 
negativamente, partendo da ipotesi realistiche e prudenziali. 
• Indicazione degli investitori coinvolti e la proposta di partecipazione richiesta alla Finanziaria. 
• Sintetica valutazione dell'impatto ambientale del progetto. 
• Piano temporale di sviluppo delle attività.
Business plan 28 
Struttura 
Il business plan si compone di due parti o macro-aree di lavoro: la parte iniziale, descrittiva, e quella successiva, che 
contiene i dati economico-finanziari. 
La parte descrittiva è indispensabile per introdurre il lettore all'esposizione dei dati che avverrà nella seconda parte 
del piano, oltre alla presentazione dell'impresa o del progetto e alla trasmissione della visione imprenditoriale 
sottostante, si compone di quelle analisi e studi necessari per una corretta comprensione del mercato, della 
concorrenza, del prodotto/servizio offerto e del piano strategico e operativo. 
La parte economico-finanziaria copre invece molte aree di analisi di investimento e di bilancio. Il fine è quello di 
fornire uno strumento che consenta di interpretare i dati raccolti nella prima parte del business plan, disponendoli in 
una serie di prospetti che guidino il lettore nella valutazione del progetto e che siano al contempo gli strumenti per 
una presentazione professionale e accurata dello studio. 
Il percorso per la realizzazione del business plan è costituito dalle seguenti fasi: 
CAP. FASI CONTENUTI FINALITÀ 
1 Descrizione del 
business e del 
contesto 
Analisi della situazione corrente dell'azienda / progetto, 
dei prodotti / servizi, del mercato e del settore 
Esplicitare e strutturare l'offerta per aree di business alla 
luce del contesto del mercato e del settore 
2 Strategie e 
posizionamento 
Esposizione delle strategie adottate e del posizionamento 
nel settore. 
Condivisione chiara e coerente delle strategie aziendali 
e valutazione del grado di rischio imprenditoriale 
3 Piano Operativo Stesura di una guida su tutte le decisioni in materia di 
localizzazione, produzione e marketing 
Tradurre il pensiero strategico e le deliberazioni 
intraprese in un piano di azione concreto nei tempi e nei 
modi 
4 Struttura e 
management 
Valutazione delle risorse umane, della struttura societarie 
ed organizzativa con l'assegnazione dei compiti e dei 
ruoli per il raggiungimento dei risultati prefissati 
Comprensione dell'adeguatezza delle risorse disponibili 
ed analisi per assicurarsi la necessaria forza di lavoro e 
di know-how interna od esterna all'azienda 
5 Le risorse di 
finanziamento 
Definizione delle fonti finanziarie che l'imprenditore / 
manager pensa di attivare per sostenere la crescita o la 
riorganizzazione della sua attività 
Individuazione delle fonti di copertura finanziaria 
6 Schemi economico-finanziari 
Redazione delle proiezioni inerenti ai risultati economici 
e finanziari attesi nel periodo di riferimento 
Valutazione della redditività attesa e del fabbisogno di 
capitale 
L'imprenditore e l'idea 
La descrizione del progetto imprenditoriale consiste innanzitutto in una presentazione dell'attività che si vuole 
avviare e della motivazione che spinge a farlo. Sarà utile far leva su tali elementi: 
• Quali bisogni si vuole soddisfare 
• Qual è il mercato in cui si vuole operare 
• Quali sono le attitudini personali e le capacità professionali che spingono l'aspirante imprenditore ad entrare in 
quel determinato settore. 
• Eventuali paternità intellettuali (ad esempio brevetti)
Business plan 29 
Cosa, dove, come, quando, ma soprattutto perché? 
Cosa 
In questa sezione del piano d'impresa dovrà essere fornita una dettagliata descrizione di cosa si va ad offrire al 
mercato, cioè le caratteristiche del prodotto o del servizio che si vuole offrire e a quali clienti potenziali si rivolge. 
Dove 
In questa fase inizia una vera e propria raccolta di informazioni sull'ambiente dove la nuova attività andrà ad operare. 
Si dovrà quindi fare particolare attenzione al macro-ambiente ed al micro-ambiente. Il macro-ambiente riguarda tutto 
quello che l'impresa non può controllare direttamente: 
• la pubblica amministrazione 
• il clima politico 
• il clima sociale 
• il clima economico 
• il clima culturale 
Si pensi per esempio alle nuove mode, alle nuove leggi ecc. cioè elementi che indirettamente possono influenzare la 
vita di un'impresa. 
Il micro-ambiente rappresenta in sostanza il campo di battaglia sul quale si cimenterà la nuova impresa. Esso è 
composto da: 
• clienti 
• concorrenti 
• fornitori 
• intermediari commerciali 
Come 
Si dovranno ora prendere decisioni relative all'identità dell'impresa, cioè alla quantità di merce che si vorrà produrre, 
alla struttura dell'impianto, al livello di redditività del capitale investito. Una volta definiti questi obiettivi bisognerà 
indicare come si vorrà raggiungerli. 
Quando 
Una pianificazione temporale del business plan consente di programmare quando immettere sul mercato i prodotti o i 
servizi (ad esempio non ha senso aprire un'attività turistica a stagione iniziata). 
Le previsioni economico finanziarie 
L'analisi del progetto dovrà essere ora completata con l'analisi delle previsioni economico-finanziarie relative al 
progetto imprenditoriale.In questa sezione si va a verificare quanto la business idea sia conveniente, sia cioè 
sufficientemente remunerativa rispetto alle altre forme di investimento, e se la nuova attività economica abbia 
solvibilità patrimoniale, solvibilità finanziaria e redditività economici. 
• Solvibilità patrimoniale: descrive le capacità dell'impresa di assicurare l'equilibrio tra gli impieghi del capitale 
(investimenti/attività) e le fonti del finanziamento (capitale proprio o di terzi). 
• Solvibilità finanziaria: esprime le propensioni dell'azienda a far fronte in maniera tempestiva e in ogni momento 
alle proprie obbligazioni finanziare (pagamento di salari e stipendi ai dipendenti, pagamento delle fatture ai 
fornitori, pagamento degli interessi passivi ai finanziatori, rimborso dei finanziamenti, remunerazione degli 
azionisti, ecc.) 
• Redditività economica: illustra la convenienza economica del progetto, ovvero la capacità dell'impresa di generare 
il reddito necessario a remunerare gli investimenti effettuati dall'imprenditore in modo più conveniente rispetto ad
Business plan 30 
altri tipi di investimento (per esempio l'acquisto di titoli eo di beni mobili o immobili). 
Attraverso tale valutazione l'imprenditore deve: definire i capitali necessari per avviare l'impresa (piano degli 
investimenti), individuare le fonti di finanziamento (fonti di copertura), valutare i profitti dei primi anni di vita 
(conto economico previsionale), valutare la situazione patrimoniale dell'impresa nei suoi primi anni di vita (stato 
patrimoniale preventivo). Questa parte del business plan è la più importante per chi deve finanziare l'impresa. 
La previsione dei ricavi avviene tramite ricerche di mercato convalidate, e analizza il "Risk Margin" cioè una 
percentuale grazie alla quale ridurre i rischi futuri. Maggiori sono le incertezze del business (innovatività, leggi che 
potrebbero cambiare, ecc.) più è auspicabile aumentare il margine di rischio. 
Punti critici nella pianificazione 
Forma e contenuti 
Alcune semplici regole di redazione: 
• uno stile semplice ed essenziale 
• un dosato impiego di diagrammi e tabelle 
• rimandare in allegato documenti che descrivono in modo esteso alcuni aspetti (in genere tecnici), sempre che la 
loro presenza sia ritenuta fondamentale 
• esplicitare sempre le ipotesi su cui si fonda il piano 
• coinvolgimento diretto di imprenditore/manager 
• contenere informazioni veritiere, accurate ed utili 
Focalizzazione 
Dopo aver tracciato il profilo dell'azienda o dei promotori dell'investimento, si passa a descrivere l'offerta alla base 
dell'idea di business. Occorre tuttavia associare i prodotti/servizi al target cui gli stessi sono indirizzati. Con il 
vantaggio di considerare l'offerta come strumento di soddisfazione di un bisogno di mercato. Oltre a evitare una 
defocalizzazione della propria azione imprenditoriale, nel comune errore di considerare la propria offerta valida “per 
tutte le stagioni”. In altri termini, attrattiva per molti consumatori con caratteristiche e bisogni differenti tra loro. 
Aree di interesse 
Il piano deve essere sviluppato nelle sue parti non solo tenendo conto delle richieste informative del destinatario ma 
anche delle finalità perseguite dalla pianificazione, quali: 
• Fattibilità investimento 
• Richiesta di finanziamento 
• Analisi di mercato 
• Valutazione di azienda 
• Pianificazione strategica 
• Budgeting 
• Pianificazione operativa
Business plan 31 
Calcoli 
Occorre, prima di introdurre il lettore ai calcoli, comporre la lista delle principali assunzioni che sono state decise per 
la proiezione dei risultati economico-finanziari. In realtà, ogni singolo calcolo parte da una ipotesi; il fine tuttavia 
non è quello di elencare minuziosamente tutte le assunzioni contenute nel piano, ma di evidenziare semplicemente 
quelle principali, che rivestono cioè un impatto significativo nei numeri. 
Stima delle vendite 
È possibile redigere dei piani commerciali e di investimento attraverso un approccio strutturato, basato su due 
variabili: le tecniche di indagine e i livelli di analisi. La previsione delle vendite è un passaggio infatti estremamente 
critico nella redazione di un business plan, dai cui esiti dipende l'intera validità delle previsioni anche di spesa e di 
investimento. 
Verifiche di break-even point 
Disponendo di tutti i calcoli previsionali relativi all'andamento atteso dell'attività, è possibile determinare in modo 
esatto il punto di pareggio operativo che l'azienda dovrebbe raggiungere in base alle stime di fatturato e di conto 
economico, ossia il break-even operativo (o anche break-even point delle vendite), che rappresenta il punto di 
equilibrio tra costi e ricavi totali, espresso in termini di volume di vendita. Il calcolo del punto di pareggio è molto 
semplice nel caso di azienda mono-prodotto. Nel caso l'impresa produca più prodotti, situazione tra l'altro ricorrente, 
il calcolo teorico del punto di pareggio diviene operazione più complessa. 
Analisi della sensitività 
L'analisi di sensitività è quella tecnica manageriale che cerca di individuare le variabili critiche alla performance 
reddituale o finanziaria di un progetto. Lo scopo è quello di costruire più scenari economici assegnando a queste 
variabili valori di massima e di minima al fine di verificare lo scostamento nella performance imprenditoriale indotta 
da tali cambiamenti. Si indaga così la sensibilità del business al variare di alcune ipotesi di calcolo, e dunque, 
indirettamente, l'attendibilità (o rischiosità) dei risultati economico-finanziari esposti. Inoltre, è utile che 
l'individuazione delle variabili critiche anteceda la costruzione di fogli elettronici di calcolo, affinché il management 
abbia a disposizione una visione organica di queste ipotesi di base. 
Inflazione-tasso di sconto 
Occorre prestare attenzione a questa variabile esogena all'indagine. L'inflazione, se nelle economie a basso tasso di 
crescita dei prezzi è un fattore che può essere non considerato (specificando che i valori espressi sono nominali) 
anche perché è parzialmente neutralizzato dalla contrapposizione tra entrate e uscite monetarie, nelle economie dove 
invece l'inflazione ha valori rilevanti occorre prestare molta attenzione alla sua corretta applicazione nei calcoli 
previsionali. 
Valutazione del credito 
Spesso nei piani gli imprenditori si concentrano sulla performance del conto economico e dei flussi finanziari. 
Esistono però metodi più strutturati, in grado di fornire un quadro molto più ampio ed esaustivo, dati da modelli che 
attraverso un approccio “matematico” volto a creare una serie di indicatori, sono in grado di segnalare l'affidabilità 
creditizia del progetto di investimento.
Business plan 32 
Bibliografia 
• Sahlman, William: How to write a great Business Plan. Harvard Business Review July/August 1997 p.98-108 
• Singler, Axel: Businessplan. 3. Auflage, 128 S., Haufe-Lexware, München 2010. ISBN 978-3-448-10041-9 
Voci correlate 
• Startup (economia) 
• Imprenditoria 
• Invitalia 
Collegamenti esterni 
• Business plan [1] in Open Directory Project, Netscape Communications. ( Segnala [2] su DMoz un collegamento pertinente 
all'argomento "Business plan") 
Portale Economia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di economia 
Note 
[1] http:/ / search. dmoz. org/ cgi-bin/ search?search=Business+ plan& all=yes& cs=UTF-8& cat=World%2FItaliano 
[2] http:/ / www. dmoz. org/ public/ suggest?cat={{{1}}} 
Organizzazione aziendale 
La locuzione organizzazione aziendale viene utilizzata in economia aziendale con differenti significati. In 
particolare, può designare: 
• il processo attraverso il quale l'insieme di persone che, con il loro lavoro, partecipano direttamente allo 
svolgimento dell'attività dell'azienda viene strutturato secondo i principi di divisione del lavoro e coordinamento, 
sicché tale insieme acquisisce una struttura e diventa un sistema; 
• la funzione aziendale che svolge detto processo; 
• il risultato di detto processo. In questo senso il termine organizzazione può essere considerato sinonimo di 
azienda (il termine "organizzazione" è particolarmente usato nella letteratura aziendalistica di area anglosassone, 
laddove nella tradizione italiana si preferisce "azienda"). 
Azienda come sistema 
Ai fini dello studio della sua organizzazione, l'azienda può essere considerata un sistema socio-tecnico, ossia 
costituito da 
• persone (le risorse umane che costituiscono l’organismo personale dell'azienda); 
• tecnologie (mezzi strumentali e know how). 
In funzione delle opportunità fornite dall’ambiente esterno, e tenendo conto dei vincoli dal medesimo posti, l’azienda 
definisce le proprie priorità e i propri obiettivi. Dall’interazione tra risorse umane e tecnologie deriva il 
comportamento aziendale, rivolto al raggiungimento degli obiettivi, che produce dei risultati. 
Il comportamento aziendale è funzione: 
• delle variabili ambientali, esterne al sistema organizzativo e relative ad aspetti socio-economici, giuridici e 
culturali dell'ambiente in cui esso opera; 
• delle variabili di contesto, interne al sistema organizzativo. Queste comprendono:
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Gestione Aziendale 2.0

  • 1. Gestione Aziendale Strumenti e nozioni indispensabili per la corretta gestione di un'attività imprenditoriale PDF generato attraverso il toolkit opensource ''mwlib''. Per maggiori informazioni, vedi [[http://code.pediapress.com/ http://code.pediapress.com/]]. PDF generated at: Tue, 26 Aug 2014 15:39:22 UTC
  • 2. Indice Voci Azienda 1 Startup (economia) 7 Email marketing 10 Gestione, amministrazione, esercizio 12 Contabilità 13 Economia aziendale 18 Contabilità analitico-gestionale 21 Controllo (economia aziendale) 23 Pianificazione aziendale 25 Business plan 27 Organizzazione aziendale 32 Funzioni del linguaggio 41 Time management 45 Divisione del lavoro 51 Funzione aziendale 55 Gruppo di lavoro 57 Project management 60 Risorse umane 70 Strategia 73 Gestione strategica 75 Visione aziendale 75 Missione aziendale 76 Piano (strategia) 78 Tattica 79 Catena del valore 81 Piramide di Anthony 83 Analisi PEST 84 Analisi SWOT 85 Analisi dei flussi di cassa 90 Scheda di valutazione bilanciata 91 Diaman Ratio 93 Strategia di uscita 95 Quota di mercato 96
  • 3. Matrice di Kraljic 97 Make or buy 98 Coopetizione 99 Vantaggio competitivo 100 Vantaggio di costo 102 Integrazione verticale 105 Competenza distintiva 106 Curva di esperienza 109 Costi di apprendimento 110 Teatro d'impresa 110 Valori d'impresa 117 Integrazione orizzontale 117 Teoria dei vincoli 118 Modello delle cinque forze competitive di Porter 121 Cost per mille 122 Strumenti indispensabili per la gestione Aziendale 124 Customer relationship management 124 Enterprise resource planning 127 Material Requirements Planning 130 Manufacturing Execution System 132 Gestione della comunicazione 133 Comunicazione 133 Teoria della comunicazione 139 Scienze della comunicazione 144 Tecnologie dell'informazione e della comunicazione 151 Marketing 155 Marketing 155 Brand management 163 Personal branding 166 Modelli di branding 167 Neuromarketing 171 Marketing strategico 172 Marketing urbano 173 Return on investment 174 web marketing 176
  • 4. World Wide Web 176 Web marketing 183 Motore di ricerca 186 Posizionamento (motori di ricerca) 191 Pay per click 193 Web marketing management 194 Landing page 197 Search engine marketing 198 Click-through rate 200 Note Fonti e autori delle voci 201 Fonti, licenze e autori delle immagini 204 Licenze della voce Licenza 206
  • 5. Azienda 1 Azienda Un'azienda, in economia aziendale, è un'organizzazione di persone e mezzi finalizzata alla soddisfazione di bisogni umani attraverso la produzione, la distribuzione o il consumo di beni economici e servizi verso clienti. Il soggetto che conduce l'attività economica è anche detto esercente. Origine del termine La parola italiana "azienda" è derivata dal termine spagnolo hazienda, poi divenuto hacienda, (dal latino facienda; "cosa da farsi, faccende"). Classificazione Le aziende possono essere classificate secondo vari criteri, come, ad esempio: • in relazione all'attività economica; • in relazione al fine; • in relazione al soggetto economico (imprenditore); • in relazione al soggetto giuridico (dipendente); • in relazione alla dimensione. Classificazione in relazione all'attività economica Esistono tre categorie: • di erogazione: fanno parte di questa categoria tutte le aziende come la famiglia, le associazioni private e parte della pubblica amministrazione, che erogano e consumano beni e servizi; • di produzione: comprende tutte le aziende che acquisiscono e producono beni e servizi (per definizione, si tratta delle imprese) • composte pubbliche: raggruppa gli appartenenti alle precedenti due classi, come ad esempio lo Stato, la Regione, la Provincia, il Comune, la Azienda sanitaria locale. Classificazione in relazione al fine Se per fine si intende la creazione, l'accrescimento e la distribuzione di valore, allora è possibile delineare cinque diverse tipologie di azienda: 1. familiare: persegue il suo scopo tramite valori non economici (come l'assistenza reciproca, i sentimenti, ecc.) ed economici (consumi, investimenti e risparmio). Tipicamente è un'azienda di consumo in cui il risparmio è formato dalla differenza tra redditi di lavoro e capitale da una parte, e consumi e investimenti dall'altra; se le uscite superano gli introiti si accede al finanziamento di terzo. Non va confusa con l'impresa familiare, cioè l'istituzione economica che impiega membri della stessa famiglia e che è volta a produrre reddito.Aiuto:Chiarezza 2. pubblica: si occupa in primo luogo di soddisfare i bisogni pubblici, inoltre crea, accresce e distribuisce valore non solo in relazione alla collettività; ma coinvolgendo anche altri soggetti (stakeholders) quali fornitori, dirigenti, dipendenti pubblici, clienti, concorrenti, ecc. In Italia, recentemente, si è assistito alla privatizzazione di molte aziende pubbliche (tra le altre: Telecom Italia, INA Assitalia, Comit, Credito Italiano e Alitalia). 3. di produzione (o impresaAiuto:Chiarezza): ha come fine diretto (principale) la produzione e distribuzione di ricchezza e come fine indiretto (secondario) il soddisfacimento dei bisogni umani. Si chiamano imprese perché operano in un'economia di mercato e sono soggette al rischio del capitale investito. A seconda del settore in cui operano, possono essere ulteriormente classificate in: del primario (agricole, minerarie), del secondario (industriali, edili), del terziario (commerciali, mercantili, bancarie, assicurative, di servizi), del terziario avanzato
  • 6. Azienda 2 (informatiche, di consulenza). 4. no profit: si tratta di aziende che non hanno fini di lucro soggettivo, nel senso che, pur potendo realizzare dei risultati economici e finanziari positivi, questi non vengono distribuiti al soggetto economico. È tuttavia lecito che svolgano una qualche attività commerciale inerente all'oggetto sociale purché essa sia solo marginale o rientri all'interno di finalità di utilità sociale. Un discorso particolare vale per le ONLUS (Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale). Si tratta di una qualifica ai fini delle imposte - ovvero che incide sulle modalità di pagamento delle imposte - che possono assumere le aziende non profit che operano in uno dei seguenti settori: assistenza sociale e socio-sanitaria, assistenza sociale, assistenza sanitaria, beneficenza, istruzione, formazione, sport dilettantistico, tutela e promozione dei beni storici e artistici, tutela dell'ambiente, promozione culturale ed artistica, tutela dei diritti civili, ricerca scientifica. Tali società devono essere iscritte all'anagrafe delle ONLUS, presso la Direzione Regionale delle Imprese per avere diritto a particolari vantaggi fiscali (non sono soggette a tassazione). 5. mutualistiche: comprendono cooperative, società di mutua assicurazione e consorzi di cooperative. La cooperative hanno uno scopo principalmente mutualistico che consiste nel fornire beni o servizi o lavoro direttamente ai soci, in modo più vantaggioso rispetto alle condizioni del mercato. Lo scopo mutualistico assicura la limitata distribuzione degli utili tra i soci e la devoluzione a scopi di utilità pubblica del patrimonio sociale, in caso dello scioglimento della società. Oltre ai soci ordinari è possibile che ci siano dei soci sovventori che investono nella cooperativa al fine di ottenere un interesse sul capitale investito. Le attività che possono essere svolte in forma cooperativistica comprendono: consumo, produzione, lavoro agricolo, edilizia, trasporti, pesca, economia sociale. Le società di mutua assicurazione sono cooperative che si occupano di attività assicurativa (ramo vita e ramo danni), sono a responsabilità limitata e il capitale sociale è costituito dai contributi versati dai soci, che servono anche come premi assicurativi. Quale che sia la "veste" e il "fine" specifico di ogni categoria di azienda, qualora assuma contenuto imprenditoriale si ritiene che comunque non possa prescindere dall'affrontare positivamente il tema della responsabilità sociale d'impresa. Classificazione in relazione al soggetto economico Il soggetto economico è la persona o il gruppo di persone che di fatto ha o esercita il potere decisionale nell'azienda. La definizione di soggetto economico è stata estesa a tutti gli stakeholders. I principali stakeholders, presenti in maniera differente nelle diverse tipologie di azienda sono: • azionisti o soci di maggioranza • manager o dirigenti • lavoratori dipendenti e autonomi • fornitori • finanziatori e istituti di credito • amministrazione finanziaria o Erario • clienti • concorrenti
  • 7. Azienda 3 Classificazione in relazione al soggetto giuridico Si distinguono due tipi di soggetti giuridici: • l'imprenditore con la sua impresa individuale, in cui soggetto economico e soggetto giuridico coincidono; • le società in cui due o più persone svolgono un'attività economica (e i due soggetti sono distinti). Alla base della società c'è sempre un contratto che sancisce: 1. l'accordo tra due o più persone (fisiche o giuridiche) dette soci 2. il conferimento di beni nella società da parte dei soci. A queste classi corrispondono diverse definizioni di società: 1. si ha l'impresa individuale quando il soggetto giuridico è una persona fisica che risponde coi propri beni delle eventuali mancanze aziendali. Tale impresa non gode quindi di autonomia patrimoniale: se viene dichiarata fallita, anche il suo imprenditore è fallito. Per quanto riguarda l'imposizione fiscale, il reddito dell'impresa è soggetto a Irap (Imposta Regionale sulle Attività Produttive) e IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche). Esistono inoltre delle semplificazioni relative alla contabilità che l'Amministrazione Finanziaria concede: la contabilità semplificata (che consiste nei soli libri IVA). Sono concettualmente simili all'impresa individuale quella familiare (formata al 51% dal capofamiglia e al 49% dai suoi familiari) e quella coniugale (formata solo da marito e moglie). 2. la società di persone è caratterizzata da una autonomia patrimoniale imperfetta, in cui cioè il patrimonio della società non è perfettamente distinto da quello dei soci, per cui i creditori possono rivalersi (se il patrimonio societario è insufficiente) anche sui beni del socio (solitamente non vale il viceversa). Si può avere una società semplice nel caso in cui non sia necessario svolgere una attività commerciale, ma si abbia la necessità di gestire una attività (agricola o professionale, come ad esempio uno studio associato); una società in nome collettivo in cui tutti i soci sono responsabili in egual parte e con tutto il loro patrimonio delle obbligazioni della società o una società in accomandita semplice in cui i soci accomandatari rispondono, come nella Società in nome collettivo e i soci accomandanti rispondono invece limitatamente al capitale conferito. In tutti e tre i casi non si ha l'obbligo di versare un capitale sociale minimo, ma è necessario avere un atto costitutivo e redigere un bilancio d'esercizio (che può non essere depositato al Registro delle Imprese). 3. le società di capitali sono dei soggetti giuridici totalmente autonomi che godono di autonomia patrimoniale perfetta (il loro patrimonio è distinto da quello dei soci). Le forme riconosciute dal diritto italiano sono: società a responsabilità limitata, società per azioni e società in accomandita per azioni. Nelle ultime, il socio accomandatario (amministratore) risponde illimitatamente col suo patrimonio delle obbligazioni sociali se il patrimonio della società non è sufficiente. Le società di capitali hanno l'obbligo di versare un capitale sociale minimo e di approvare il bilancio annuale che va depositato presso il Registro delle Imprese. 4. tra le altre forme possibili si trovano le associazioni temporanee d'impresa, i consorzi e il GEIÈ' (Gruppo Europeo di Interesse Economico) Classificazione in relazione alla dimensione Questo tipo di suddivisione necessita di un discorso particolare. Infatti, mentre è pressoché immediato stabilire quali possono essere le classi, non è così semplice trovare un criterio uniforme di assegnazione. Le tre classi sono: • piccola • media • grande Tra i molteplici criteri si può citare: • fatturato (che ha un senso solo confrontando società appartenenti allo stesso settore) • numero di dipendenti
  • 8. Azienda 4 • valore aggiunto Con il Regolamento CE n. 364/2004 del 25 febbraio 2004, la definizione per le Piccole e Medie Imprese (PMI) è stata aggiornata alle seguenti caratteristiche: microimpresa - a) meno di 10 occupati e, - b) un fatturato annuo (corrispondente alla voce A.1 del conto economico redatto secondo la vigente norma del codice civile) oppure, un totale di bilancio annuo (corrispondente al totale dell'attivo patrimoniale) non superiore a 2 milioni di euro; piccola impresa - a) meno di 50 occupati e, - b) un fatturato annuo, oppure, un totale di bilancio annuo non superiore a 10 milioni di euro; media impresa - a) meno di 250 occupati e, - b) un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro, oppure un totale bilancio annuo non superiore a 43 milioni di euro. Rapporti giuridici dell'azienda ceduta Oltre a essere un complesso di beni l'azienda è anche un fascio di rapporti giuridici, rappresentato dai rapporti contrattuali che il titolare costituisce per esigenze aziendali. Dalla gestione aziendale nascono crediti e debiti, che fanno parte anch'essi dell'azienda. Dobbiamo considerare tre casi: • I contratti. L'acquirente subentra automaticamente in essi salvo che: 1. Le parti abbiano pattuito diversamente 2. Il contratto abbia carattere personale • Crediti. Si trasferiscono all'imprenditore acquirente. Il trasferimento ha effetto sui terzi dal momento dell'iscrizione del trasferimento nel registro. È comunque liberato il debitore ceduto che paga in buona fede nelle mani dell'alienante. • Debiti. Passano all'acquirente mediante accollo. Si tratta, di regola, di accollo cumulativo e non liberatorio. L'alienante, debitore originario, continua a rimanere obbligato se il creditore ceduto non lo ha espressamente liberato. Avviamento L'avviamento di un'azienda è la sua capacità di produrre utili in misura superiore all'ordinario. Dipende dal fatto che il complesso dei cespiti dell'azienda ha un valore superiore a quello della somma dei singoli cespiti separati; non è né un bene né un diritto, ma una semplice qualità dell'azienda, non attribuibile ai singoli beni ma solo all'insieme degli stessi in quanto gestiti e organizzati unitariamente. La legge garantisce tutela all'avviamento attraverso il divieto di concorrenza, cioè impedendo al precedente titolare di iniziare una nuova impresa che, per oggetto o altre circostanze, sia idonea a sviare i clienti dell'azienda ceduta nei 5 anni successivi il trasferimento della prima. L'avviamento può essere positivo (goodwill) o negativo (badwill) e in bilancio viene indicato nello stato patrimoniale. Trasferimento Natura Il trasferimento è disciplinato da specifiche disposizioni che in parte derogano il diritto comune per quanto riguarda la successione nei contratti, la cessione di crediti e debiti, in particolare per quel che riguarda il consenso del debitore, deroga all'art.1406 c.c. dato che il lavoratore non può opporsi. L'azienda può essere trasferita sia per atto "inter vivos" sia "mortis causa", ma può anche avvenire sia con accordo delle parti, sia in forma coattiva con provvedimento amministrativo o giudiziario. Si è recentemente considerata l'ipotesi che fusione e scissione possano
  • 9. Azienda 5 operare un trasferimento d'azienda: se prima ciò non era considerato trasferimento d'azienda, con la consistente riforma societaria degli anni 2000 la fusione, specialmente eterogenea, non è stata più vista come scomparsa e ricostituzione dell'ente. Il trasferimento d'azienda è disciplinato dall'art.2112 c.c. che obbliga l'acquirente a mantenere i rapporti di lavoro e lo impegna solidalmente dei crediti maturati dai lavoratori. L'azienda può essere trasferita dall'imprenditore ai propri discendenti tramite la stipulazione di un apposito atto inter vivos, il patto di famiglia (contratto), istituto disciplinato dagli artt. 768-bis segg. del codice civile. Oggetto del trasferimento Si è discusso molto in dottrina su quale fosse l'oggetto del trasferimento. Due sono le interpretazioni principali: • Attività e azienda inscindibili: concezione giuslavoristica più antica e derivata anche dalle posizioni del diritto commerciale, ritiene l'azienda, complesso di beni, perfettamente inscindibile con l'attività affinché possa esserci un'impresa, e pertanto non trasferibile isolatamente • Attività e azienda scisse: concezione più moderna e più accolta dalle dottrine giuslavoriste, ritiene possa essere ceduta anche l'"azienda inerte", partendo dalle considerazioni che l'azienda possa anche essere costituita anche solo dalle competenze professionali ("know-how") dei lavoratori e che comunque l'attività è legata alla persona dell'imprenditore che l'acquista a titolo originale. Tra l'altro con questa impostazione, la cerchia dei cessionari aumenta notevolmente perché non c'è il requisito dell'essere già imprenditori. La legislazione comunitaria ha contribuito all'evoluzione del concetto di trasferimento d'azienda: se in particolare le varie direttive sembrano identificare l'azienda come complesso di beni organizzato per l'attività d'impresa, la giurisprudenza comunitaria dà un indirizzo ben preciso nella sentenza Suzen[1] stabilendo che, • non c'è trasferimento quando: • l'operazione non include beni significativi per l'esercizio dell'attività • il trasferimento non include un'entità economica con propria identità • c'è trasferimento quando: • esso abbia come oggetto un'entità economica stabile e adeguatamente strutturata e autonoma • l'identità e la gestione dell'entità economica sia stata ripresa o proseguita La sentenza pone pertanto come parametro il momento causale del trasferimento. Alla luce dell'attuale normativa viene considerato trasferimento d'azienda ogni processo che determina il cambiamento di titolarità di un'attività economica organizzata: il 5º comma dell'art. 2112 parla di attività economica organizzata, che interpretata anche con la direttiva comunitaria da una definizione dell'oggetto del trasferimento concernente organizzazione e attività. Trasferimento del ramo d'azienda Il "ramo d'azienda" è trasferibile così come l'azienda intera, anche se non ha le stesse garanzie per i lavoratori dell'intero complesso aziendale: identificato come "articolazione funzionalmente autonoma"[2], dopo la riforma del 2003 è liberamente identificabile dagli imprenditori che operano il trasferimento purché risponda al requisito dell'autonomia funzionale. Il lavoratore può solo presentare le dimissioni per giusta causa se le condizioni di lavoro subiscono una sostanziale modifica. C'è da sottolineare che il ramo d'azienda non viene menzionato dall'art.2112 c.c. e, essendo molto più flessibile rispetto all'intera azienda, spesso i lavoratori invocano l'art.1406 c.c. in modo che possano bloccare un trasferimento per loro svantaggioso.
  • 10. Azienda 6 Trasferimenti in outsourcing Per approfondire, vedi outsourcing. Altro problema suscitano i trasferimenti operanti in quei settori d'azienda identificati come outsourcing, fra tutti l'appalto. Il legislatore si è preoccupato nel 2003 di disciplinare questi fenomeni coordinandoli alla disciplina dell'art.2112. In particolare fissa la solidarietà dell'appaltante "fino alla concorrenza del debito che il committente ha verso l'appaltatore nel tempo in cui i lavoratori propongono la domanda". Nell'appalto di servizi, il committente è obbligato in solido fino al termine di un anno dalla fine dell'appalto. L'insegna L'insegna è il segno distintivo dell'azienda, cioè dei locali dell'impresa. Essa, come gli altri segni distintivi, opera come collettore di clientela, ed è particolarmente importante per quelle imprese che ricevono i clienti nei propri locali. Con la diffusione di internet e dei mezzi multimediali, numerose imprese vengono ora tuttavia identificate principalmente tramite il proprio sito web, come nel caso delle imprese virtuali. Il codice civile dedica un solo articolo all'insegna, il 2568, che impone di integrare o modificare l'insegna che, essendo uguale o simile a quella di un altro imprenditore, possa creare confusione per l'oggetto dell'impresa o per il luogo in cui essa è esercitata. Per tutte le questioni non disciplinate, è incerto se si debba far riferimento alla normativa sulla ditta o a quella sul marchio; spesso si preferisce fare riferimento a quest'ultima, in quanto più articolata. Note [1] Corte di Giustizia Europea, Suzen contro Zehncker 11 marzo 1977 [2] Formulazione per molti infelice dato funzionalmente autonomi sono anche articolazioni come mensa, pulizie o servizi che però non sono inerenti al processo produttivo Voci correlate • Azienda (diritto) • Article marketing • Avviamento d'azienda (diritto italiano) • Azienda pubblica • Azienda privata • Economia aziendale • Impresa • Controllo di gestione • Cessione d'azienda • Crisi aziendale • Management • Organizzazione aziendale • Pianificazione aziendale • Processo aziendale
  • 11. Azienda 7 Collegamenti esterni • Azienda (http:/ / thes. bncf. firenze. sbn. it/ termine. php?id=1133) in Tesauro del Nuovo Soggettario (http:/ / thes. bncf. firenze. sbn. it/ ), BNCF, marzo 2013. Altri progetti • Wikizionario contiene il lemma di dizionario «azienda» • Commons (http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Pagina_principale?uselang=it) contiene immagini o altri file su azienda (http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Companies?uselang=it) Portale Diritto Portale Economia Startup (economia) Con il termine startup si identifica la fase iniziale per l'avvio di una nuova impresa, cioè quel periodo nel quale un'organizzazione cerca di rendere profittevole un'idea attraverso processi ripetibili e scalabili. Inizialmente il termine veniva usato unicamente per indicare la fase di avvio di aziende nel settore internet o tecnologie dell'informazione. Successivamente il termine è diventato sinonimo di ciò che in borsa viene chiamato matricola. Spesso queste società vengono gestite con un approccio di tipo Lean Startup. Il piano di startup è un prospetto che evidenzia determinati costi tipici dei primi dodici mesi di attività, ovvero del periodo in cui si affrontano costi certi a fronte di ricavi incerti, nonché l'ammontare del capitale proprio che si intende investire nell'azienda. Aspetti principali Lo startup comprende quindi tutte le spese relative alla costituzione della società e agli investimenti strutturali (arredamento degli uffici, impianti, macchinari, ecc.), gli stipendi, l'eventuale cauzione per l'affitto, le spese relative al materiale di consumo e l'indicazione del capitale proprio. In questo modo l'imprenditore ha un quadro chiaro dello scenario finanziario relativo ai mesi successivi e dalla sua capacità di remunerare il capitale investito. Lo startup può anche essere collegato ad una offerta pubblica di vendita, ovvero a quell'operazione con la quale un'impresa immette sul mercato titoli propri, come le azioni. Questa operazione può essere concomitante con lo startup, in quanto un'azienda può decidere di quotarsi alla borsa valori proprio per agevolare la raccolta di capitale per avviare i propri processi produttivi. Le startup company, di solito imprese appena costituite, nelle quali vi sono ancora processi organizzativi in corso, essendo state appena avviate, utilizzano generalmente una limitata quantità di capitale, lavoro e terreni. Questo tipo di imprese, in caso di insuccesso, non sono particolarmente rischiose data la esigua quantità di capitali investiti.
  • 12. Startup (economia) 8 Strumenti valutativi Preventivo finanziario È importante valutare le immobilizzazioni (impianti, attrezzature, software,ecc.) richieste in fase di avvio e il capitale circolante necessario per sostenere i costi di gestione iniziali. L'imprenditore deve valutare: • quanto denaro serve per avviare l'attività (fabbisogno finanziario); • se il capitale proprio è sufficiente e se è necessario ricorrere anche a capitali di terzi (banche, finanziarie,ecc.). Preventivo delle vendite Per determinare i ricavi della futura attività, prima è necessario procedere alla previsione delle vendite. Si stabilisce il livello di vendite atteso, si descrivono gli eventi che potrebbero assicurare il pieno raggiungimento del volume di vendite ipotizzato e si individuano le minacce che potrebbero inficiare le previsioni. Preventivo economico È un prospetto simile al conto economico e serve a determinare la convenienza del progetto imprenditoriale; infatti, attraverso l'individuazione dei costi e dei ricavi si determina l'utile della futura attività. Redditività del capitale investito e del capitale proprio Per misurare la redditività dell'impresa, si utilizzano due indicatori: ROI (return on investiment) e il ROE (return on equity). La redditività del capitale investito indica la capacità del progetto imprenditoriale di remunerare il capitale investito. Si calcola dividendo il reddito operativo (utile lordo) per il capitale investito. La redditività del capitale proprio impegnato nell'attività si calcola dividendo l'utile netto per il capitale proprio. Quadro normativo in Italia Il decreto legge 18 ottobre 2012, definisce una startup nel modo seguente: « Ai fini del presente decreto, l'impresa start-up innovativa, di seguito «start-up innovativa», è la società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano ovvero una Societas Europaea, residente in Italia ai sensi dell'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione, che possiede i seguenti requisiti: 1. LETTERA SOPPRESSA DAL D.L. 28 GIUGNO 2013, N. 76, CONVERTITO CON MODIFICAZIONI DALLA L. 9 AGOSTO 2013, N. 99; 2. è costituita e svolge attività d'impresa da non più di quarantotto mesi; 3. ha la sede principale dei propri affari e interessi in Italia; 4. a partire dal secondo anno di attività della start-up innovativa, il totale del valore della produzione annua, così come risultante dall'ultimo bilancio approvato entro sei mesi dalla chiusura dell'esercizio, non è superiore a 5 milioni di euro; 5. non distribuisce, e non ha distribuito, utili; 6. ha, quale oggetto sociale esclusivo o prevalente, lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico; 7. non è stata costituita da una fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di azienda o di ramo di azienda; 8. possiede almeno uno dei seguenti ulteriori requisiti: 1. le spese in ricerca e sviluppo sono (uguali o superiori al 15 per cento) del maggiore valore fra costo e valore totale della produzione della start-up innovativa. Dal computo per le spese in ricerca e sviluppo sono escluse le spese per
  • 13. Startup (economia) 9 l'acquisto e la locazione di beni immobili. Ai fini di questo provvedimento, in aggiunta a quanto previsto dai principi contabili, sono altresì da annoverarsi tra le spese in ricerca e sviluppo: le spese relative allo sviluppo precompetitivo e competitivo, quali sperimentazione, prototipazione e sviluppo del business plan, le spese relative ai servizi di incubazione forniti da incubatori certificati, i costi lordi di personale interno e consulenti esterni impiegati nelle attività di ricerca e sviluppo, inclusi soci ed amministratori, le spese legali per la registrazione e protezione di proprietà intellettuale, termini e licenze d'uso. Le spese risultano dall'ultimo bilancio approvato e sono descritte in nota integrativa. In assenza di bilancio nel primo anno di vita, la loro effettuazione è assunta tramite dichiarazione sottoscritta dal legale rappresentante della start-up innovativa; 2. impiego come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, in percentuale uguale o superiore al terzo della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di titolo di dottorato di ricerca o che sta svolgendo un dottorato di ricerca presso un'università italiana o straniera, oppure in possesso di laurea e che abbia svolto, da almeno tre anni, attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all'estero, ovvero, in percentuale uguale o superiore a due terzi della forza lavoro complessiva, di personale in possesso di laurea magistrale ai sensi dell'articolo 3 del regolamento di cui al decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 22 ottobre 2004, n. 27; 3. sia titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale relativa a una invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale ovvero sia titolare dei diritti relativi ad un programma per elaboratore originario registrato presso il Registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, purché tali privative siano direttamente afferenti all'oggetto sociale e all'attività di impresa. » Acceleratori ed incubatori Per acceleratore di startup si intende un programma per lo sviluppo di una azienda che ha la finalità di renderla autonoma. Per incubatore di startup (detto anche Business Innovation Centre) si intende il luogo fisico nel quale le startup risiedono. Secondo Forbes nel 2012 i migliori acceleratori ed incubatori erano Y Combinator, TechStars e DreamIt Ventures. Attenzione mediatica Le startup hanno attirato molta attenzione mediatica negli anni 2010. A conferma di ciò la visita del presidente statunitense Barack Obama all'incubatore 1776 avvenuta il 3 luglio 2014[1] e quella del Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi all'incubatore H-Farm avvenuta il 26 febbraio 2014[2]. A queste si aggiunge l'annuncio del Presidente della Repubblica Francese François Hollande di misure per le startup d'oltralpe[3] e quello del Primo Ministro del Regno Unito David Cameron di un prestito di 82 milioni di sterline in tre anni per giovani imprenditori[4] Critiche Nel 2006, Andrew Keen scrisse che le startup ed il Web 2.0 fossero un "grande movimento utopico" una specie di utopismo tecnologico, simile ad una "società comunista", nel modo in cui quest'ultima viene descritta dal filosofo ed economista Karl Marx. L'autore nota come il linguaggio degli imprenditori del settore informatico sia cambiato da termini come "cool" (figo), "eyeballs" (letteralmente bulbo oculare, significa fissare qualcosa dedicargli tutta la propria attenzione), e "burn-rate" (la quantità di denaro necessaria ad una startup per rimanere in piedi) vengono sostiuite da espressioni militanti ed assurde come Empowering citizen media (dare più potere ai mezzi di informazione gestiti dai cittadini), radically democratize (permettere una gestione molto più democratica di qualcosa), smash elitism (colpire i comportamenti che favoriscano le elite), content redistribution (redistribuzione dei contrnuti), authentic community (comunità autentica). L'autore vede il Web 2.0 come una ideologia, trasmessa degli imprenditori della Silicon Valley, che venera il creativo della domenica, come chi nel tempo libero fa filmati,
  • 14. Startup (economia) 10 canta canzoni o scrive libri. Viene suggerito da tale ideologia che chiunque, anche la persona più ignorante e meno alfabetizzata, possa e debba usare i mezzi digitali per esprimersi e realizzarsi. Note [1] President Obama pays visit to start-up hub 1776 on day before the Fourth of July (http:/ / www. washingtonpost. com/ business/ capitalbusiness/ president-obama-pays-visit-to-start-up-hub-1776-on-day-before-the-fourth-of-july/ 2014/ 07/ 03/ 99d094e2-02c7-11e4-8fd0-3a663dfa68ac_story. html) [2] Il senso di Renzi per le start-up (http:/ / www. ilfattoquotidiano. it/ 2014/ 02/ 27/ il-senso-di-renzi-per-le-start-up/ 896231/ ) [3] Hollande annonce des mesures pour les start-up françaises (http:/ / tempsreel. nouvelobs. com/ economie/ 20140213. OBS6065/ hollande-en-operation-seduction-dans-la-silicon-valley. html) [4] David Cameron launches loan scheme for young entrepreneurs (http:/ / www. theguardian. com/ business/ 2012/ may/ 28/ cameron-startup-loans) Voci correlate • Incubatore aziendale • Lean Startup Collegamenti esterni • eStartUp Books (http:/ / estartupbooks. com/ ): raccolta di ebooks dedicati alle startup company Portale Economia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di economia Email marketing L'E-mail marketing è un tipo di marketing diretto che usa la posta elettronica come mezzo per comunicare messaggi commerciali (e non) al pubblico. In senso lato qualunque e-mail inviata a un cliente (o cliente potenziale), può essere considerato e-mail marketing. Solitamente si usa però questo termine per riferirsi a: • Invio di e-mail con l'intento di portare a livello più avanzato il rapporto tra un'azienda e i suoi clienti precedenti o attuali e per incoraggiarne la fidelizzazione. • Invio di e-mail con l'intento di acquisire nuovi clienti o convincere quelli precedenti ad acquistare subito qualcosa. • Aggiunta di elementi pubblicitari nei messaggi e-mail inviati da altre aziende ai propri clienti. Le aziende, sia negli Stati Uniti che nei Paesi europei che nelle economie emergenti, investono sempre più risorse nell'e-mail marketing, che spesso viene utilizzato anche da organizzazioni pubbliche e non profit. Negli ultimi anni si sta ponendo una sempre maggiore attenzione all'integrazione dell'e-mail marketing con altri sistemi di gestione (es. CRM) e comunicazione (es. social media). L'evoluzione recente si sta concentrando sempre più sulla qualità del contatto (profilazione delle utenze, cura della customer satisfaction), rispetto agli invii massivi di posta che avevano caratterizzato l'e-mail marketing degli esordi. Oggi, infatti, l'utilizzo sovrabbondante di comunicazioni elettroniche da parte delle società commerciali, ha causato fenomeni di rigetto da parte degli utenti, tanto da aumentare in modo significativo i fenomeni di posta indesiderata (spam).
  • 15. Email marketing 11 Vantaggi L'e-mail marketing piace alle aziende perché: • È meno costoso del marketing diretto fatto con materiale cartaceo. • Il ritorno d'investimento (ROI) è solitamente molto alto, se il lavoro viene fatto bene. • È istantaneo, soprattutto se comparato con la posta cartacea: una e-mail arriva in secondi o minuti. • Permette al pubblicitario di "spingere" il messaggio al pubblico, al contrario di un sito web che "aspetta" che i visitatori lo raggiungano. • È facile da tracciare. Un pubblicitario può tracciare gli utenti con i web bug, bounce message, disiscrizioni, conferme di ricezione, click-through, etc. Questi possono essere usati per tracciare i tassi di apertura delle e-mail, i riscontri positivi o negativi, le vendite derivate dal marketing. • I pubblicitari possono acquisire grandi numeri di iscritti che desiderano ricevere e-mail su argomenti di loro interesse • Oltre la metà degli utenti della Rete inviano o leggono messaggi di posta elettronica in una loro giornata tipo. • Consente di stabilire una relazione "uno a uno", cioè di personalizzare il messaggio in base al destinatario che riceverà quella comunicazione specifica. • Permette di fare test per vedere quale tipo di messaggio produce migliori risultati in base al pubblico cui si rivolge. Voci correlate • Web marketing • Landing page • Direct marketing • Mailbombing • Spam Portale Economia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di economia
  • 16. Gestione, amministrazione, esercizio 12 Gestione, amministrazione, esercizio I termini gestione, amministrazione, esercizio, in economia aziendale, sono spesso utilizzati in tale ambito specie nel linguaggio corrente, con significati più ampi, che tendono a sovrapporsi. Nel linguaggio corrente, il termine esercizio viene anche utilizzato come sinonimo di gestione. Gestione La gestione è, in senso proprio, l'insieme delle azioni da porre in essere affinché l'azienda possa perseguire gli obiettivi prefissati nella pianificazione aziendale e compiere scelte riguardanti le relazioni tra i suoi elementi costitutivi (persone e tecnologie). Gestione in questo senso non è dunque sinonimo di management, anche se nel linguaggio corrente i due concetti tendono a sovrapporsi; d'altra parte è indubbio che il management costituisce uno degli aspetti più rilevanti della gestione. Amministrazione L'amministrazione indica, in senso stretto, una specifica attività aziendale (e la funzione aziendale che se ne occupa), consistente nella rilevazione ordinata (ed eventualmente nell'elaborazione) di informazioni, per lo più di natura economica, sui fatti della gestione aziendale, al fine di costituire la memoria dell'organizzazione. In senso lato, amministrazione è sinonimo di gestione. Anche il termine amministrazione tende, nel linguaggio corrente, a sovrapporsi come significato a management; in realtà i due concetti sono distinti, anche se le informazioni rilevate ed elaborate nel corso dell'attività di amministrazione costituiscono un input per le decisioni manageriali. Esercizio L'esercizio indica insieme dei fatti della gestione aziendale, oggetto di rilevazione, che occorrono in un periodo di tempo determinato (di solito un anno); il termine viene inoltre usato, in senso lato, per indicare il periodo di rilevazione riguardo ad una determinata attività, come ad esempio in caso di bilancio d'esercizio. Voci correlate • Budget di tesoreria • Bilancio di esercizio • Controllo (economia aziendale) • Controllo di gestione • Contabilità analitico-gestionale • Direzione aziendale • Economia aziendale • Pianificazione aziendale • Organizzazione aziendale
  • 17. Gestione, amministrazione, esercizio 13 Collegamenti esterni • Gestione, amministrazione, esercizio [1] in Tesauro del Nuovo Soggettario [2], BNCF, marzo 2013. Portale Aziende: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di aziende Note [1] http:/ / thes. bncf. firenze. sbn. it/ termine. php?id=5063 [2] http:/ / thes. bncf. firenze. sbn. it/ Contabilità La contabilità è il sistema di rilevazione continua di qualunque evento di rilevanza economica. L'ambito tipico di utilizzo della contabilità è qualsiasi struttura operativa, sia pubblica che privata, ma il significato non cambia anche nel ristretto ambito personale (contabilità individuale). Altra definizione, tipica della ragioneria, vuole che la contabilità sia l'insieme degli spostamenti di capitale aziendale raccolti e organizzati secondo un criterio che permetta un rapido accesso ed elaborazione dei dati. Ancora un'altra definizione: La contabilità è la storia economica di un'azienda nel senso che conserva una traccia di tutte le operazioni commerciali. Origini La contabilità intesa come annotazione di operazioni commerciali è una pratica conosciuta fin dalla notte dei tempi. Prima del XV secolo tali fatti erano registrati con il metodo della partita semplice che prevedeva una serie di voci (praticamente una rubrica) sotto le quali veniva annotato di volta in volta la nuova operazione. Non esisteva alcun collegamento tra una voce e l'altra e quindi nessuna possibilità di riscontro e controllo incrociato. Il matematico Fratel Luca Pacioli, detto il Paciolo (1445-1517), nel 1494 definisce per la prima volta, in termini sistematici, il metodo della partita doppia nel libro "Summa di arithmetica, geometrica, proportione et proportionalita", nel capitolo intitolato "Tractatus de computis et scripturis". Questo metodo prevede che per ogni operazione siano eseguite due registrazioni, in due conti distinti, in opposte sezioni (dare/avere), per importi complessivamente uguali, in modo che il totale dei valori registrati nelle due sezioni, sia sempre uguale. Il primo immediato vantaggio di questo metodo è la possibilità di riscontro e di autocontrollo. Il secondo vantaggio è dato dal fatto che con una determinata struttura del piano dei conti si può avere una visione continua ed aggiornata della situazione economica e patrimoniale dell'azienda. La contabilità in partita doppia si affermò rapidamente in tutto il mondo, tanto che molti termini contabili italiani nati nel Rinascimento e nei secoli successivi sono rimasti come radice nella terminologia internazionale. La contabilità moderna, in Italia, si può far risalire all'entrata in vigore dell'ultimo Codice Civile del 1942 (ma iniziato fin dal 1926), ed in particolare nel Libro V. È uso comune oggi parlare di obblighi civilistici e fiscali in merito alla tenuta della contabilità. Nel 1978 la CEE emana la IV direttiva, con l'obiettivo di armonizzare le legislazioni dei paesi membri per quanto concerne: • Il contenuto del bilancio annuale e dei documenti accompagnatori • Le modalità di pubblicazioni • I principi contabili da applicare. In Italia la direttiva è stata recepita nel 1991, con grande ritardo rispetto agli altri paesi europei (ad esempio la Francia l'ha recepita nel 1983).
  • 18. Contabilità 14 Le norme CEE sono state incluse nella revisione dell'articolo 2423 del Codice Civile con il DLgs 127/1991. Le diverse contabilità In azienda, ambito primario, di questa illustrazione, coesistono due funzioni fondamentali: • Mercantile o commerciale, che collega l'azienda con il mondo esterno e riguarda l'acquisto di materie prime (uscite) e la vendita di prodotti o servizi (entrate), • Industriale o tecnica che sta all'interno e riguarda i processi di trasformazione delle materie prime in prodotti finiti (o erogazione di servizi). Da questa fondamentale distinzione derivano due metodi di gestione contabile: • Contabilità generale o Co.Ge: registra tutti i fatti amministrativi intercorsi tra l'azienda e l'ambiente esterno. I dati rilevati sono solo quelli accertati (documentati secondo rigide regole formali), sono sintetici e sono storici (fatti avvenuti) • Contabilità industriale (anche detta analitica): registra solo fatti di gestione interna. I dati rilevati possono essere analitici, riclassificando costi e ricavi rilevati dalla contabilità generale, possono derivare da previsioni o essere predeterminati, sono attuali (anche perché non si aspetta l'accertamento della contabilità generale). Il metodo classico di rilevazione contabile nella Pubblica Amministrazione, cosiddetto finanziario o Co.Fi, è del tipo a partita semplice ed è incentrato sulle entrate (incassi) e uscite (pagamenti). Solo da pochi anni (vedi Tit. Tit. III D. Leg.vo n. 279/1997 e allegata Tab. B e successive modificazioni) è stato introdotto il metodo della partita doppia, con la denominazione di contabilità economica. Contabilità generale È anche definita contabilità ordinaria, in contrapposizione alla contabilità semplificata, utilizzata per aziende con volume di affari ridotto e/o ditte individuali. È la rilevazione e registrazione dei fatti esterni di gestione, tenuta con il metodo della partita doppia e secondo precise norme del Codice Civile. Gli uffici amministrativi delle medie / grandi aziende sono stati i primi ad usufruire dei vantaggi offerti dai sistemi informativi, sin dagli anni sessanta del secolo scorso. Oggi è molto difficile trovare aziende anche molto piccole che non utilizzano una soluzione informatica per la contabilità. Di fatto, oggi, qualsiasi persona in azienda (ed anche in casa) è in grado, con un minimo di addestramento, di gestire la contabilità generale. Verrebbe quindi spontaneo dire che lo strumento principale della contabilità generale è il computer. Ma dietro il computer esiste una metodologia consolidata fatta di terminologia, strumenti e procedure che vale la pena illustrare. Terminologia di base L'unità elementare di registrazione è la singola imputazione, composta da: voce contabile di riferimento, descrizione del fatto, importo, segno o collocazione in dare o avere. L'insieme minimo di registrazione è la prima nota, costituita da almeno due imputazioni, una in dare e una in avere. Quando le imputazioni sono più di due il totale dare e avere è sempre uguale; si dice che la prima nota è quadrata. La prima nota è identificata da un numero progressivo (protocollo) e una data di registrazione. Può coesistere anche una data di competenza, per casi particolari. Numero e data prima nota entrano nella chiave di identificazione delle singole imputazioni in essa contenute, insieme alla voce di conto e, spesso il numero di riga. Il termine riga di prima nota è universalmente condiviso per indicare la singola imputazione così completata. Oggi la gran parte delle prime note è automatica, in quanto generata da sottosistemi informativi o moduli specializzati (esempio: fatturazione) che "scaricano" in contabilità le movimentazioni di propria competenza.
  • 19. Contabilità 15 Strumenti e documenti tipici Gli strumenti tipici, anche sotto forma di documenti formali, sono: • Piano dei conti. È il "dizionario di riferimento" di tutte le voci trattate in contabilità generale. Le voci sono organizzate in strutture gerarchiche di tre livelli o più. Le denominazioni più comuni di tali livelli sono mastro/conto/sottoconto o gruppo/conto/sottoconto. L'impostazione del piano dei conti è teoricamente libera, ma in pratica si tende a seguire lo schema di bilancio (vedi sotto), soprattutto per semplificare le operazioni di trasferimento dei valori da mastro a bilancio. Prima della IV direttiva CEE lo schema del piano dei conti seguiva, per ciascun settore, la "pratica comune". • Primanota. Documento base di prima trascrizione dei movimenti, oggi divenuto quasi virtuale, tuttavia indispensabile per identificare e raggruppare le registrazioni elementari. Infatti il numero e la data di primanota, insieme alla voce di conto, sono le chiavi di identificazione univoca di ogni singola registrazione elementare in dare o avere. • Giornale. Riporta le registrazioni in ordine cronologico. Per ogni registrazione elementare (una riga di prima nota) comprende almeno: data, voce del piano dei conti, descrizione del movimento, importo in dare o avere. È un documento obbligatorio, ma di scarsa importanza gestionale. Il documento cartaceo è costituito da una serie di fogli numerati e bollati. Da qui il termine di uso comune di giornale bollato. • Libri IVA. Come il giornale, riportano in ordine cronologico tutte le registrazioni che si riferiscono ad un conto/sottoconto IVA. Sono documenti obbligatori, corredati da un Riepilogo a cadenza trimestrale che presenta la situazione creditoria o debitoria dell'azienda. • Mastro. È organizzato con la stessa struttura del piano dei conti. Per ogni voce riporta tutte le registrazioni relative, in due colonne distinte (dare e avere) con il saldo finale al momento della sua elaborazione. Per classi particolari di conti (ad esempio clienti e fornitori) si usa anche il termine partitario. • Bilancio. Riassume il resoconto economico e patrimoniale dell'azienda. È organizzato in 5 sezioni: Stato Patrimoniale - Attivo, Stato Patrimoniale - Passivo, Conti d'Ordine, Conto Economico, Dati Integrativi. Le voci di bilancio sono organizzate in una struttura gerarchica a più livelli (non impossibile raggiungere l'ottavo). Lo schema di base di questa struttura è dettato dal Codice Civile che ha recepito la IV Direttiva CEE. È per tale ragione che viene abitualmente denominato Bilancio CEE. Le procedure tipiche della contabilità generale • Rilevazione / registrazione. I dati in entrata sono contenuti in una o più primenote di contabilità, registrate manualmente o provenienti da interfacce automatiche di altri moduli del sistema informativo. Ciascuna riga di primanota viene "scritta" sul giornale, in sequenza cronologica, e sul mastro, sotto la voce di conto interessata. Se si tratta di una riga IVA, viene anche "scritta" sul libro IVA interessato. • Estratto conto. È la visualizzazione (e stampa, se necessario) delle registrazioni contenute in una specifica voce del mastro, in genere un sottoconto, per un determinato periodo (dal... al...). È corredato dai saldi in dare e avere di inizio e fine periodo. Nota storica: in passato era consuetudine produrre gli estratti conto mensili, o a partire dall'inizio del mese; tale limitazione era dovuta alla comune pratica di chiusura mese (vedi sotto). Oggi tale limitazione non esiste più (o non dovrebbe); il mese è comunque espresso come periodo tra due date. • Chiusura mese. Oggi questa procedura ha significato solo come obbligo civilistico. È infatti obbligatorio produrre e mantenere disponibile per qualsiasi richiesta degli organi di controllo (tipicamente la Guardia di Finanza) la documentazione di tutti i movimenti fatti, con cadenza mensile obbligata. In passato, quando la contabilità era manuale, ma anche per molti anni dopo l'introduzione dei mezzi informatici, era pratica comune, appena concluse le registrazioni mensili, scrivere o stampare il giornale bollato del mese e chiudere i conti di mastro (saldi in dare e avere). Per molti anni (e ci sono dei casi anche attuali), nei sistemi di contabilità era presente l'archivio dei saldi, che veniva aggiornato proprio con la procedura di chiusura mese.
  • 20. Contabilità 16 • Chiusura anno o chiusura di bilancio o chiusura di esercizio. Quale che sia il termine utilizzato consiste nella preparazione e redazione del bilancio di esercizio, che avviene alcuni mesi dopo la data a cui si riferisce, entro limiti posti dal Codice Civile. Il periodo tipico per le operazioni di chiusura comincia dopo il primo trimestre successivo. Ciò è dovuto, in sintesi, al dover attendere la certezza di chiusura di specifiche partite contabili, una delle quali è, ad esempio, l'IVA, ma riguarda anche aspetti finanziari come calcolo di interessi e oneri, ed ancora i rapporti con clienti e fornitori. Contabilità industriale La contabilità industriale si sviluppa intorno agli anni settanta, sotto la spinta delle sempre maggiori necessità di avere informazioni dettagliate sui costi. Infatti i mercati si allargavano, la concorrenza cresceva, le grandi industrie, nate spesso in regime di monopolio, non potevano produrre e basta, dovevano produrre a costo più basso, e (negli anni successivi), anche con migliore qualità intrinseca. • Il primo passo è stato la contabilità analitica. La contabilità generale registra operazioni che intercorrono tra azienda ed esterno; non mantiene alcuna traccia della fine che fanno, ad esempio materie prime, beni, servizi acquistati. La classica rilevazione di fatti di questo tipo (fattura fornitore o fattura passiva) prevede: una riga fornitore, una riga IVA, una riga materiali, o beni, o servizi. Non è sua competenza sapere a chi sono andati quei materiali, o beni o servizi, né come sono stati utilizzati. Qui entra in gioco la contabilità analitica la cui funzione primaria è quella di dettagliare maggiormente quanto registrato con la contabilità generale, con l'indicazione della destinazione, in caso di acquisti o la provenienza, in caso di vendite. Rilevare costi e ricavi secondo destinazione e provenienza rappresenta la fondamentale differenza (ma è più giusto dire integrazione) con la contabilità generale, che rileva invece solo per natura. Oggi la tecnica di rilevazione analitica è ampiamente consolidata e strettamente interconnessa con la contabilità generale, anche a livello di sistema informativo. • Ma in questo passo avanti nella gestione aziendale manca ancora un tassello fondamentale, la tempestività. Conoscere in dettaglio i costi da addebitare ad una unità produttiva, o macchina, o centro di lavoro, è utile, per il futuro, ad esempio per il prossimo budget, ma non serve alla gestione quotidiana, se tali informazioni non sono sufficientemente fresche. Il problema della contabilità analitica, diretta emanazione della generale, è che non fornisce alcuna informazione finché il fatto non è accertato. In altri termini: per la gestione interna sono più utili dati approssimati e tempestivi piuttosto che dati esatti avuti con ritardo. Il ritardo può impedire di correggere in tempo una situazione interna non favorevole provocando seri danni all'azienda nel suo complesso. Qui entra in gioco la contabilità industriale, che, pur acquisendo tutta la massa possibile di informazioni dalla contabilità analitica e generale, ne crea e gestisce di proprie, approssimate, ma tempestive, quindi effettivamente utili alla gestione interna. Terminologia di base • Centro di responsabilità, centro di costo, centro di ricavo. È l'unità aziendale elementare. Può essere un reparto o parte di questo, un gruppo operativo costituito da macchine e uomini, una qualsiasi unità operativa definita con lo scopo di attribuire i costi. Può, ma non necessariamente, essere una delle unità inserite nell'organigramma aziendale. Serve per facilitare la rilevazione e il controllo dei costi di lavorazione e la ripartizione tecnica dei costi indiretti. Si classificano in principali o produttivi, ausiliari, comuni, o generali, in funzione della loro appartenenza diretta o indiretta ai processi produttivi. L'insieme dei centri di responsabilità forma il Piano dei
  • 21. Contabilità 17 centri di responsabilità. • Voce di spesa. Definizione univoca aziendale di una tipologia di costo indiretto. Esempi: manodopera, energia, materiali di consumo, cancelleria, ecc. Così come in contabilità generale i valori sono attribuiti ad una voce di conto, in contabilità industriale sono attribuiti ad una voce di spesa. È l'unità elementare del Piano delle Voci di Spesa. • costo diretto. Spesa sostenuta specificatamente ed esclusivamente per un determinato prodotto o reparto produttivo. • costo indiretto. Spesa sostenuta per più prodotti o reparti produttivi, o intera azienda, che possono essere riferiti al singolo prodotto solo in via indiretta, mediante le cosiddette ripartizioni. La distinzione tra diretto ed indiretto varia a seconda dell'organizzazione tecnica della produzione e secondo l'oggetto del costo. Una parte importante della contabilità industriale è incentrata sullo sforzo di trasformare i costi indiretti in costi diretti. • Costo standard. Costo teorico tipico riferito ad una specifica realtà aziendale, con determinate caratteristiche funzionali, per un periodo di tempo stabilito. Lo standard si riferisce in particolare a materiali, manodopera e spese generali. Scopo dello standard è fornire un costo laddove tale costo non è determinabile con dati certi. Esempio: il costo di manodopera in un determinato mese, sarà noto almeno il mese successivo, e potrebbe variare, con effetto retroattivo, anche dopo molti mesi a causa di conguagli, rinnovi di contratto, ecc. Da qui l'esigenza di utilizzare valori probabili, determinati con analisi anche complesse della storia di quel determinato costo, integrate da previsioni sul territorio, sul mercato, sui movimenti socio-economici, previdenziali, assistenziali, ecc. Lo standard è anche un tipico valore per i sistemi di preparazione e gestione del budget. Strumenti tipici • Piano dei centri di costo • Piano delle voci di costo • Piano delle commesse • Piano dei processi Tecniche di gestione • Job Order Costing • Process Costing • Operation costing • Activity Based Costing Prima nota La prima nota è un registro non obbligatorio usato in contabilità per registrare tutti i movimenti finanziari di un'attività e per la redazione del libro giornale. Bibliografia • Fabio Corno, Santino Furlan, Gianluca Lombardi Stocchetti. Le rilevazioni contabili. Milano, Edizioni Angelo Guerini e Associati SpA, 2000. ISBN 88-8335-161-4 • Santino Furlan. La moderna contabilità industriale. Milano, Franco Angeli, 2001. ISBN 88-204-8546-X • Charles T. Horngren, George Foster, Srikant M. Datar. Contabilità per la Direzione. Torino, ISEDI, 1998. ISBN 88-8008-052-0
  • 22. Contabilità 18 Voci correlate • Libro contabile • Libro giornale • Contabilità pubblica • Contabilità nazionale • Contabilità analitico-gestionale • Contabilità penitenziaria • Contabilità a ricalco Altri progetti • Wikizionario contiene il lemma di dizionario «contabilità» • Commons [1] contiene immagini o altri file su contabilità [2] Collegamenti esterni • Contabilità [3] in Tesauro del Nuovo Soggettario [2], BNCF, marzo 2013. Portale Economia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di economia Note [1] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Pagina_principale?uselang=it [2] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Accounting?uselang=it [3] http:/ / thes. bncf. firenze. sbn. it/ termine. php?id=6939 Economia aziendale L'economia aziendale è quella branca dell'economia che studia sia con approccio qualitativo che quantitativo, tutte le tecniche, i processi di produzione e consumazione delle imprese/aziende e l'aspetto scientifico legato alla gestione aziendale durante le sue diverse fasi. Storia Si ha notizia dei primi contabili in tempi antichi: in Egitto c'era lo scriba, in Grecia il logista e a Roma il rationale. La teoria, poi, aveva padri illustri: Socrate, Platone e Aristotele. Nel Medioevo si ha una prima formalizzazione (soprattutto in termini matematici) della ragioneria, principalmente tramite Leonardo Fibonacci e Fra' Luca Pacioli. Fibonacci nel 1202 scrive i Liber Abaci, in cui presenta i calcoli da utilizzare nelle trattative commerciali; tra l'altro propone l'uso dei numeri arabi in luogo di quelli romani. Pacioli nel 1494 pubblica il Tractatus de computis et scripturis, in cui viene presentato per la prima volta il concetto di partita doppia (e quindi: dare e avere, bilancio, inventario) che poi si diffuse per tutta l'Europa col nome di metodo veneziano, perché usato dai mercanti di Venezia. Nell'Ottocento avviene l'introduzione del concetto di scienza economica (ad opera di Francesco Villa), ma con l'avvento dell'Unità d'Italia l'evoluzione della disciplina subisce un brusco arresto e prendono piede le teorie dell'allora Ragioniere Generale dello Stato (Giuseppe Cerboni). Secondo Villa l'amministrazione aziendale è una scienza (di base economica) che studia la gestione e l'organizzazione aziendale, oltre ad incorporare la ragioneria. Cerboni fonda la logismografia basata sulla teoria dei conti aperti alle persone. Tutto è riconducibile ai conti accesi: • al proprietario; • alle persone che prendono in consegna i valori (consegnatari); • ai clienti (corrispondenti).
  • 23. Economia aziendale 19 L'economia aziendale nasce per studiare l'ordine economico degli istituti. Tra le grandi invenzioni del Novecento se ne annoverano due in ambito economico: il sistema patrimoniale e la fondazione dell'economia aziendale come scienza economica, corrispondenti a due personaggi di spicco: Fabio Besta e Gino Zappa. Dagli studi condotti sull'amministrazione, Besta deduce che essa non può essere una scienza, perché la gestione aziendale coinvolge fattori troppo eterogenei; trova invece nel controllo economico leggi valide per tutte le aziende, a partire dalle quali ridefinisce la ragioneria come scienza del controllo economico. Gli studi sulla ragioneria lo portano a inventare il sistema patrimoniale (in auge in Italia fino agli anni trenta), caratterizzato dal tracciamento di attivo, passivo e delle loro variazioni rilevate in appositi conti. Nel 1926 Zappa pronuncia il discorso Tendenze nuove negli studi di Ragioneria, in cui presenta il suo pensiero. Gli elementi fondamentali del suo discorso sono: • l'azienda intesa come l'istituto economico che svolge operazioni tese a produrre (e consumare) ricchezza • l'economia aziendale, la scienza che studia le operazioni economiche per individuare le leggi e i principi che regolano il raggiungimento degli scopi aziendali. È formata da tre dottrine: organizzazione, gestione e ragioneria • il concetto di reddito, non più come differenza tra il capitale a inizio e fine periodo ma come correlazione tra ricavi e costi dell'esercizio economico • il sistema del reddito, determinato usando la partita doppia e prendendo in esame solo gli scambi monetari fra l'impresa e i terzi. Tematiche Nell’indagare il funzionamento di un’azienda dal punto di vista economico si opera di solito una distinzione tra shareholders e stakeholders, ovvero tra coloro che detengono una quota della proprietà dell’impresa e coloro che invece pur non partecipando alla proprietà dell’impresa ne sono comunque interessati e influenzati dalla gestione, ad es: dipendenti, banche che abbiano concesso del credito, fornitori di materia prima o beni strumentali e clienti. L’economia aziendale studia il sistema impresa dal punto di vista economico ma anche dal punto di vista delle strutture giuridiche (ad es. società di persone e società di capitali) e della corporate governance, ovvero dei meccanismi che regolano l'accesso dell'azienda al mercato finanziario per l'approvvigionamento di denaro. Nell’ambito della ragioneria si opera una distinzione tra contabilità esterna (bilancio) e contabilità interna (costing). Il bilancio (art. 2423 cc) è suddiviso in: Stato Patrimoniale, Conto Economico, nota integrativa. Un altro documento significativamente importante e usualmente corredato al bilancio è la relazione sulla gestione (art. 2428 cc). Il bilancio viene redatto secondo il principio della partita doppia, il quale trova la propria giustificazione teorica nel concetto di proprietà privata. Da un bilancio si possono eventualmente estrarre anche degli indicatori di bilancio, quali ad esempio ROI, ROE, EVA e leva finanziaria. Nell' ambito della contabilità interna ( o analitica) si studiano invece tecniche usate per allocare i costi sostenuti da un’azienda nei diversi prodotti (product costing, process costing, job order costing ed activity based costing). Le decisioni aziendali sono invece distinguibili in decisioni strategiche e decisioni tattiche. Per decisioni strategiche si intendono gli investimenti, ovvero quelle decisioni che prevedono esborsi di capitale finanziario per l’acquisizione di capitale fisso e capitale circolante. In questo ambito esistono diverse tecniche sviluppate per eseguire un’analisi di investimento: una prima famiglia di tecniche discounted cash flow tra cui calcolo di NPV e IRR, e poi una serie di tecniche non discounted cash flow che si basano sul calcolo di indicatori come il tempo di payback e il ROI. I criteri di natura discounted cash flow trovano la propria giustificazione teorica nel concetto di valore d’impresa (shareholder value). Per quanto riguardano le decisioni tattiche si può procedere al breakeven point. Esistono poi i cosiddetti sistemi di programmazione e controllo, che sono costituiti sostanzialmente da quattro fasi: pianificazione strategica (budgeting), misura dei risultati economici, analisi degli scostamenti ed introduzione di azioni correttive. Nell’ambito dell’organizzazione aziendale si studiano la microstruttura e la macrostruttura. Per microstruttura si intende l’attribuzione dei ruoli, compiti e meccanismi di coordinamento a diversi soggetti aziendali, mentre per
  • 24. Economia aziendale 20 macrostruttura si intende l’insieme di relazioni che legano le diverse unità organizzative tra di loro. In questo ambito si possono citare forme classiche di macrostruttura tali come la struttura funzionale, struttura divisionale e la struttura a matrice. Bibliografia • Antonio Amaduzzi, Percorsi di ricerca tra Storia della Ragioneria, aziende e contabilità, dottrine e professioni, Giuffrè, Milano 2004 • Coronella Stefano, Compendio di storia della ragioneria, Rirea, Roma, 2010. • Coronella Stefano, Agli albori delle ricerche di storia della ragioneria in Italia. Il contributo degli studiosi del XIX secolo, Quaderno Monografico Rirea n. 75, Rirea, Roma, 2009. • Coronella Stefano “La ragioneria in Italia nella seconda metà del XIX secolo. Profili teorici e proposte applicative, Giuffrè, Milano, 2007. • Ferraris Franceschi Rossella, Il percorso scientifico dell’Economia aziendale. Saggi di analisi storica e dottrinale, Giappichelli, Torino, 1994 • Giannessi Egidio, I precursori in Economia aziendale, Giuffrè, Milano, 1980 • Pezzoli, Profili di Storia della Ragioneria, Cedam, Padova, 1986 • Azzone e Bertelè, L' impresa: sistemi di governo, valutazione e controllo, 2007 • Siboni Benedetta, Introduzione allo studio della ragioneria. Attraverso il pensiero e le opere dei suoi maestri [1], FrancoAngeli, Milano,2006, ISBN 88-464-7325-6 Voci correlate • Direzione aziendale • Pianificazione aziendale • Organizzazione aziendale • Controllo (economia aziendale) • Controllo di gestione • Contabilità analitico-gestionale • Costo pieno • Cost control • Marketing • Project management • Gestione, amministrazione, esercizio
  • 25. Economia aziendale 21 Altri progetti • Wikisource contiene opere originali di Economia aziendale • Commons [1] contiene immagini o altri file su Economia aziendale [2] Collegamenti esterni • "Economia Aziendale on line" [3] (citazioni degli studiosi dell'economia aziendale) • Economia aziendale [4] in Tesauro del Nuovo Soggettario [2], BNCF, marzo 2013. Portale Aziende Portale Diritto Note [1] http:/ / books. google. it/ books?id=Essokkw5GAQC& source=gbs_navlinks_s [2] http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Business?uselang=it [3] http:/ / www. ea2000. it/ [4] http:/ / thes. bncf. firenze. sbn. it/ termine. php?id=33228 Contabilità analitico-gestionale La contabilità analitico-gestionale consente di attuare il controllo della gestione nell’aspetto economico, attraverso la misurazione, la rilevazione, la destinazione e l’analisi dei costi e dei ricavi. La contabilità gestionale, detta anche impropriamente contabilità industriale in quanto questo tipo di contabilità era impiegata solo nelle imprese industriali, ha per oggetto l’analisi dei fatti interni di gestione. È parte del "sistema informativo direzionale", che rappresenta l’insieme dei processi delle tecniche e degli strumenti con cui si raccolgono, rappresentano e analizzano i dati al fine di elaborare e supportare le decisioni degli organi direzionali. Per tali decisioni è importante attribuire a ogni prodotto i relativi costi e a tal fine ci sono due metodi: il direct costing e il full costing. Nel full costing i costi comuni possono essere ripartiti col metodo su base unica aziendale, su base multipla aziendale e con l'activity based costing. Inoltre gli scopi della COA, in sintesi sono i seguenti: 1. consentire la programmazione e il controllo della gestione; 2. studiare il comportamento dei costi; 3. costituire il supporto informativo necessario per le decisioni aziendali nei problemi di scelta. Definizione di analitica Catalogare, classificare e - alla fine - standardizzare stanno alla base della contabilità analitica. I numeri e le loro relazioni sono il contorno di tutto l'ambito di utilizzo. Su queste basi, analiticamente catalogando, classificando, standardizzando e leggendo le relazioni tra i numeri il controller (la persona che in azienda si occupa anche di questo tipo di lavoro) applica principi statistici per generare analisi che rispondono ai quesiti che un'organizzazione ha necessità e volontà di chiedersi: 1. Quanti clienti abbiamo? 2. Quanto margine generiamo per cliente? 3. Quanti pezzi produciamo per ora? E per giorno? 4. Quante ore vendiamo ai nostri clienti? E la lista si può incrementare a dismisura.
  • 26. Contabilità analitico-gestionale 22 La contabilità analitica (che comprende ad esempio la contabilità di magazzino, la contabilità delle paghe, la contabilità per centro di costo o per commessa) permette di descrivere l'azienda come un complesso sistema matematico. In altri termini, significa descrivere come funziona l'azienda nei particolari e nelle sue interazioni numeriche: il modello matematico è la base per la descrizione dei fenomeni aziendali (incremento, decremento o stabilità di un determinato variabile), per fare in modo che l'azienda "documentale" corrisponda all'azienda fisica. Tutti i documenti che sono generati e sono contabilizzati da un'azienda (ad esempio i Documenti di Trasporto, le fatture attive, le fatture passive, gli estratti conti bancari), sono registrati (o annotati) dalla contabilità generale. Aggiungendo delle informazioni statistiche (è da considerare anche il tempo come una variabile statistica) a tali documenti si ottengono le informazioni analitiche che permettono di generare le scritture di contabilità analitica. Quindi, a mero titolo di esempio, dalle fatture passive di un fornitore di beni comune ai vari reparti di un'azienda, con le informazioni di contabilità analitica si è in grado di attribuire il costo di tali beni esattamente alla attività, al reparto, all'ufficio che ha ordinato la spesa. La contabilità generale non è in grado di fornire queste informazioni in maniera economicamente compatibile. Le funzioni della Contabilità gestionale sono: supporto informativo nei giudizi di convenienza; strumento di misurazione dell'efficienza aziendale; strumento di programmazione e controllo di gestione; fonte di valori per le scritture di fine esercizio in contabilità generale. SUPPORTO INFORMATIVO NEI GIUDIZI DI CONVENIENZA Per l'azienda la convenienza si verifica quando i margini di profitto sono elevati. L'impresa potrebbe aumentare tali margini intervenendo sui prezzi di vendita, ma ciò presuppone che i prezzi non siano vincolati dal mercato. Tale ipotesi è però poco frequente e per lo più limitata alla produzione su commessa, per la quale la flessibilità dei prezzi è maggiore anche se non totale. Abituale è invece la condizione di aumentare il profitto riducendo i costi: Voci correlate • Contabilità • Controllo di gestione • Activity Based Costing • Costo standard Portale Economia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di economia
  • 27. Controllo (economia aziendale) 23 Controllo (economia aziendale) Il controllo, in economia aziendale indica l'attività tesa al vaglio dell'attività aziendale indirizzandola verso determinati obiettivi generalmente prefissati in fase di pianificazione aziendale. Esso ha quindi lo scopo di favorire l'autoregolazione del sistema aziendale in modo da consentirgli, attraverso modifiche ed aggiustamenti, di conseguire gli obiettivi prefissati. Tipologia Il controllo può essere inteso in due accezioni: • tradizionale, come insieme attività di misurazione, valutazione e correzione delle prestazioni realizzate dai manager, al fine di favorire il loro adeguamento agli obiettivi e piani aziendali; • allargato, come insieme di attività volte ad influenzare i comportamenti di singole persone o gruppi di persone in modo da favorire il raggiungimento degli obiettivi aziendali. Articolazione Il controllo si articola su tre livelli: • operativo; • direzionale; • strategico. Controllo operativo Il controllo operativo riguarda i compiti individuali ed ha lo scopo di garantire che tali attività siano svolte con la necessaria efficacia ed efficienza. Può essere realizzato mediante: • la definizione di rigorose procedure, che consentono di valutare il grado di efficienza realizzato dai vari operatori nello svolgimento della loro attività, verificando se esse sono osservate; • la supervisione preventiva, che rappresenta una forma di controllo ex ante realizzato mediante la definizione di meccanismi di autorizzazione e di verifica da rispettare prima dello svolgimento di particolari attività; • la responsabilizzazione delle azioni, che consiste nell'attribuire al personale la piena responsabilità nello svolgimento di determinati compiti; • le limitazioni del comportamento individuale, che si estrinsecano in restrizioni e vincoli posti all'attività dei singoli, volti ad evitare che essi possano compiere azioni dannose all'azienda. Controllo direzionale Il controllo direzionale o controllo di gestione è il processo mediante il quale i manager si assicurano che le risorse siano ottenute ed usate efficacemente ed efficientemente per il raggiungimento degli obiettivi dell'organizzazione. Esso si estrinseca attraverso la definizione di standard di prestazione che i vari centri di responsabilità devono realizzare e nella verifica del raggiungimento degli stessi. Il centro di responsabilità è un'unità organizzativa guidata da un manager che ha l'autorità di governare le risorse che gli sono affidate e che è ritenuto responsabile del raggiungimento di un obiettivo definito. Il controllo direzionale può essere esercitato: • sui comportamenti in modo diretto mediante • l'uso di procedure burocratiche, che impongono ai manager comportamenti ritenuti adeguati alla realtà da gestire mediante una serie di regole e procedure decisionali da applicare sotto la diretta supervisione di una gerarchia di autorità legittimata dalla sua collocazione all'interno della struttura organizzativa;
  • 28. Controllo (economia aziendale) 24 • meccanismi culturali, attraverso idonee politiche di selezione e di formazione del personale e attraverso una serie di attività (incontri, seminari, etc) che rappresentano il mezzo attraverso cui la cultura dominante si diffonde all'interno dell'azienda; • sui risultati, volto a giudicare il grado di adeguatezza del comportamento dei manager in relazione al grado di raggiungimento degli obiettivi loro attribuiti. Controllo strategico Il controllo strategico è finalizzato a verificare l’efficacia di attuazione delle strategie aziendali adottate ai vari livelli ed a fornire informazioni necessarie al loro rafforzamento o alla loro modificazione. Si realizza attraverso il confronto tra gli obiettivi e le strategie definite nei piani e gli andamenti delle variabili interne ed esterne rilevanti per il loro raggiungimento. L’attività di controllo strategico non si limita a valutare i risultati conseguiti nel breve periodo, ma tende a sorvegliare l'andamento complessivo dei fattori interni ed esterni da cui dipende l'economicità aziendale. Voci correlate • Direzione aziendale • Pianificazione aziendale • Organizzazione aziendale • Controllo di gestione • Contabilità analitico-gestionale • Costo pieno • Cost control • Marketing • Project management • Gestione, amministrazione, esercizio Portale Economia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di economia
  • 29. Pianificazione aziendale 25 Pianificazione aziendale La pianificazione aziendale può essere definita come il sistema operativo attraverso il quale l'azienda definisce i suoi obiettivi, previa analisi della realizzabilità e dei conseguenti vantaggi, e le azioni atte a conseguirli. Gli obiettivi, a loro volta, possono essere definiti come risultati futuri, misurabili, che si prevede di conseguire entro un determinato tempo (il loro orizzonte temporale). In termini generali la pianificazione è il processo con il quale, dato un sistema sociale, si stabilisce uno stato futuro dello stesso ritenuto desiderabile (obiettivo), si individuano le azioni per conseguirlo (piano d’azione) e le risorse per mettere in atto queste azioni. Il prodotto della pianificazione prende il nome di piano. La pianificazione può interessare sistemi sociali di differenti dimensioni: da un intero sistema economico (pianificazione macroeconomica) o sociale ad una singola azienda (pianificazione aziendale). Pianificazione e controllo Il sistema di pianificazione aziendale è normalmente connesso al sistema di controllo di gestione, il quale ha lo scopo di guidare la gestione aziendale verso il conseguimento degli obiettivi pianificati, evidenziando gli scostamenti tra questi ultimi e i risultati della gestione e mettendo così in grado i responsabili di decidere e attuare le opportune azioni correttive. Tale stretta integrazione fa sì che normalmente, sia a livello teorico che pratico, si parli di “sistema di pianificazione e controllo”. Pianificazione strategica, tattica e operativa La pianificazione può essere scomposta in fasi concatenate, caratterizzate da un orizzonte temporale via via più ristretto degli obiettivi e, correlativamente, da un maggior grado di dettaglio dei medesimi. Si parla così di: • pianificazione strategica, che traduce i fini aziendali (la mission) in obiettivi strategici, aventi un orizzonte temporale di lungo termine, pluriennale; • pianificazione tattica, che traduce gli obiettivi strategici in obiettivi tattici, aventi un orizzonte temporale di medio termine (indicativamente da uno a 3-5 anni); • pianificazione operativa, che traduce gli obiettivi tattici in obiettivi operativi (o gestionali) aventi un orizzonte temporale di breve termine (indicativamente non superiore all’anno). Correlativamente si parla di piani strategici, tattici e operativi. Si usano anche i termini programmazione e programma quali sinonimo di pianificazione e piano in generale o, più frequentemente, di pianificazione operativa e piano operativo. Va detto che la suddetta scomposizione in fasi è puramente teorica e nella prassi delle singole aziende può presentarsi con un’articolazione maggiore (evenienza rara) o minore (ad esempio fondendo la fase strategica e quella tattica, come avviene frequentemente). D’altra parte, sempre nella prassi aziendale, la fase di pianificazione operativa è normalmente indistinguibile da quella di budgeting, attività quest’ultima che rappresenta il momento iniziale del controllo di gestione.
  • 30. Pianificazione aziendale 26 Processo di pianificazione La pianificazione è qualcosa di più della semplice previsione, volta a formulare ipotesi sulla probabile evoluzione futura dei fenomeni che interessano l'azienda, in assenza di interventi da parte della stessa. Infatti, pur partendo da queste ipotesi, la pianificazione implica la volontà di controllare l'evoluzione dei fenomeni e comporta, quindi, l'assunzione di decisioni su: • gli obiettivi che si vogliono conseguire nell'orizzonte temporale considerato, obiettivi che devono essere SMART, acronimo di specific (specifico, non generico), measurable (misurabile), achievable (raggiungibile), realistic (realistico) e time-bound (da raggiungere in un tempo definito); • le attività necessarie per conseguire gli obiettivi e le risorse (umane, materiali, finanziarie ecc.) impiegate per svolgerle; • i tempi, le modalità e l'organizzazione per acquisire (se non già disponibili) ed impiegare le risorse. Queste decisioni sono formalizzate con la redazione di piani relativi alle singole aree (ad esempio, funzionali) nelle quali si articola l'azienda, che sono poi integrati in un unico piano aziendale, sottoposto all'approvazione dell'organo competente. Per l'assunzione delle decisioni possono essere usate metodologie specifiche: ne sono esempi l'analisi SWOT, usata per la pianificazione strategica, e le metodologie di valutazione dell'investimento, usate per le decisioni di investimento. Il processo di pianificazione (planning) non si esaurisce con l'approvazione dei piani: l'andamento della loro attuazione va, infatti, verificato nel tempo, giungendo anche alla revisione o all'aggiornamento degli stessi in caso di eventi rilevanti, quali forti scostamenti non recuperabili, mutamento delle condizioni al contorno, variazioni di strategia ecc. Per i piani a breve termine può essere formalizzata anche un'attività di verifica ed aggiornamento periodica, ad esempio trimestrale. In certi casi, sempre più frequenti nella realtà attuale, il raggiungimento dello stato futuro, che costituisce obiettivo della pianificazione, comporta una transizione organizzativa o di business, legata a scenari di cambiamento significativi; in casi come questi si parla di change management, riferendosi con tale termine agli strumenti ed ai processi utilizzati per realizzare e supportare la transizione. Voci correlate • Change management • Corporate governance • Controllo di gestione • Direzione aziendale • Economia aziendale • Management • Organizzazione aziendale • Valutazione del personale • Sistema incentivante • Planologia Portale Aziende: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di aziende
  • 31. Business plan 27 Business plan Il business plan è un documento, strutturato secondo uno schema preciso, che sintetizza i contenuti e le caratteristiche del progetto imprenditoriale (business idea). Viene utilizzato sia per la pianificazione e gestione aziendale che per la comunicazione esterna, in particolare verso potenziali finanziatori o investitori. Aspetti generali La nascita di una nuova attività imprenditoriale (e di qualsiasi progetto aziendale) deve essere supportata da uno studio o un'analisi di fattibilità in grado di fornire una serie di dati di natura economico-aziendale, sui quali tracciare linee guida per la costituzione dell'attività. Per esempio, dato che l'impresa opera in un sistema di vincoli e opportunità, è indispensabile prima di avviarla conoscere i concorrenti e l'area strategica d'affari cui ci si intende rivolgere. Lo studio di fattibilità si concretizza nella redazione di un documento: il business plan. Esso è uno strumento utile per valutare in modo consapevole i punti di forza e di debolezza del progetto imprenditoriale. Non deve però essere considerato uno strumento assoluto, ma uno strumento dinamico, adattabile ai cambiamenti che avvengono all'interno o all'esterno dell'impresa. I business plan possono anche diventare rapidamente obsoleti, ma hanno un altissimo valore se sviluppati e usati correttamente. In pratica, ogni business plan è una sorta di vademecum dell'azienda o della business idea, e deve essere verificato costantemente da ogni imprenditore; deve essere modificato ed aggiornato perché è una previsione basata su dati statistici o stimati, e questi dati sono talvolta difficili da reperire. Contenuto Un business plan da presentare a una finanziaria deve contenere soprattutto: • Descrizione sommaria del progetto d'investimento ed illustrazione del tipo di impresa che si intende creare. • Presentazione dell'imprenditore e del management (esperienze pregresse e ruoli nella nuova iniziativa). • Analisi di mercato, Indicazioni sul mercato, sulle caratteristiche della concorrenza e su fattori critici (punti di forza e punti di debolezza rispetto al mercato). Obiettivi di vendita ed organizzazione commerciale. • Un piano di marketing, una matrice strategica di posizionamento, un'analisi su redemption della campagna pubblicitaria: anche il miglior prodotto del mondo potrebbe fallire se non se ne comunica l'esistenza. • Descrizione della fattibilità tecnica del progetto relativamente al processo produttivo, alla necessità di investimenti in impianti, alla disponibilità di manodopera e di servizi quali trasporti, energie, telecomunicazioni, ecc… • Piano di fattibilità economico - finanziaria quinquennale o triennale a seconda di quanto si vuole approfondire l'analisi; indicazione del fabbisogno finanziario complessivo (per investimenti tecnici, immateriali e per capitale circolante) e delle relative coperture. • Informazioni sulla redditività attesa dell'investimento e sui fattori di rischio che possono influenzarla negativamente, partendo da ipotesi realistiche e prudenziali. • Indicazione degli investitori coinvolti e la proposta di partecipazione richiesta alla Finanziaria. • Sintetica valutazione dell'impatto ambientale del progetto. • Piano temporale di sviluppo delle attività.
  • 32. Business plan 28 Struttura Il business plan si compone di due parti o macro-aree di lavoro: la parte iniziale, descrittiva, e quella successiva, che contiene i dati economico-finanziari. La parte descrittiva è indispensabile per introdurre il lettore all'esposizione dei dati che avverrà nella seconda parte del piano, oltre alla presentazione dell'impresa o del progetto e alla trasmissione della visione imprenditoriale sottostante, si compone di quelle analisi e studi necessari per una corretta comprensione del mercato, della concorrenza, del prodotto/servizio offerto e del piano strategico e operativo. La parte economico-finanziaria copre invece molte aree di analisi di investimento e di bilancio. Il fine è quello di fornire uno strumento che consenta di interpretare i dati raccolti nella prima parte del business plan, disponendoli in una serie di prospetti che guidino il lettore nella valutazione del progetto e che siano al contempo gli strumenti per una presentazione professionale e accurata dello studio. Il percorso per la realizzazione del business plan è costituito dalle seguenti fasi: CAP. FASI CONTENUTI FINALITÀ 1 Descrizione del business e del contesto Analisi della situazione corrente dell'azienda / progetto, dei prodotti / servizi, del mercato e del settore Esplicitare e strutturare l'offerta per aree di business alla luce del contesto del mercato e del settore 2 Strategie e posizionamento Esposizione delle strategie adottate e del posizionamento nel settore. Condivisione chiara e coerente delle strategie aziendali e valutazione del grado di rischio imprenditoriale 3 Piano Operativo Stesura di una guida su tutte le decisioni in materia di localizzazione, produzione e marketing Tradurre il pensiero strategico e le deliberazioni intraprese in un piano di azione concreto nei tempi e nei modi 4 Struttura e management Valutazione delle risorse umane, della struttura societarie ed organizzativa con l'assegnazione dei compiti e dei ruoli per il raggiungimento dei risultati prefissati Comprensione dell'adeguatezza delle risorse disponibili ed analisi per assicurarsi la necessaria forza di lavoro e di know-how interna od esterna all'azienda 5 Le risorse di finanziamento Definizione delle fonti finanziarie che l'imprenditore / manager pensa di attivare per sostenere la crescita o la riorganizzazione della sua attività Individuazione delle fonti di copertura finanziaria 6 Schemi economico-finanziari Redazione delle proiezioni inerenti ai risultati economici e finanziari attesi nel periodo di riferimento Valutazione della redditività attesa e del fabbisogno di capitale L'imprenditore e l'idea La descrizione del progetto imprenditoriale consiste innanzitutto in una presentazione dell'attività che si vuole avviare e della motivazione che spinge a farlo. Sarà utile far leva su tali elementi: • Quali bisogni si vuole soddisfare • Qual è il mercato in cui si vuole operare • Quali sono le attitudini personali e le capacità professionali che spingono l'aspirante imprenditore ad entrare in quel determinato settore. • Eventuali paternità intellettuali (ad esempio brevetti)
  • 33. Business plan 29 Cosa, dove, come, quando, ma soprattutto perché? Cosa In questa sezione del piano d'impresa dovrà essere fornita una dettagliata descrizione di cosa si va ad offrire al mercato, cioè le caratteristiche del prodotto o del servizio che si vuole offrire e a quali clienti potenziali si rivolge. Dove In questa fase inizia una vera e propria raccolta di informazioni sull'ambiente dove la nuova attività andrà ad operare. Si dovrà quindi fare particolare attenzione al macro-ambiente ed al micro-ambiente. Il macro-ambiente riguarda tutto quello che l'impresa non può controllare direttamente: • la pubblica amministrazione • il clima politico • il clima sociale • il clima economico • il clima culturale Si pensi per esempio alle nuove mode, alle nuove leggi ecc. cioè elementi che indirettamente possono influenzare la vita di un'impresa. Il micro-ambiente rappresenta in sostanza il campo di battaglia sul quale si cimenterà la nuova impresa. Esso è composto da: • clienti • concorrenti • fornitori • intermediari commerciali Come Si dovranno ora prendere decisioni relative all'identità dell'impresa, cioè alla quantità di merce che si vorrà produrre, alla struttura dell'impianto, al livello di redditività del capitale investito. Una volta definiti questi obiettivi bisognerà indicare come si vorrà raggiungerli. Quando Una pianificazione temporale del business plan consente di programmare quando immettere sul mercato i prodotti o i servizi (ad esempio non ha senso aprire un'attività turistica a stagione iniziata). Le previsioni economico finanziarie L'analisi del progetto dovrà essere ora completata con l'analisi delle previsioni economico-finanziarie relative al progetto imprenditoriale.In questa sezione si va a verificare quanto la business idea sia conveniente, sia cioè sufficientemente remunerativa rispetto alle altre forme di investimento, e se la nuova attività economica abbia solvibilità patrimoniale, solvibilità finanziaria e redditività economici. • Solvibilità patrimoniale: descrive le capacità dell'impresa di assicurare l'equilibrio tra gli impieghi del capitale (investimenti/attività) e le fonti del finanziamento (capitale proprio o di terzi). • Solvibilità finanziaria: esprime le propensioni dell'azienda a far fronte in maniera tempestiva e in ogni momento alle proprie obbligazioni finanziare (pagamento di salari e stipendi ai dipendenti, pagamento delle fatture ai fornitori, pagamento degli interessi passivi ai finanziatori, rimborso dei finanziamenti, remunerazione degli azionisti, ecc.) • Redditività economica: illustra la convenienza economica del progetto, ovvero la capacità dell'impresa di generare il reddito necessario a remunerare gli investimenti effettuati dall'imprenditore in modo più conveniente rispetto ad
  • 34. Business plan 30 altri tipi di investimento (per esempio l'acquisto di titoli eo di beni mobili o immobili). Attraverso tale valutazione l'imprenditore deve: definire i capitali necessari per avviare l'impresa (piano degli investimenti), individuare le fonti di finanziamento (fonti di copertura), valutare i profitti dei primi anni di vita (conto economico previsionale), valutare la situazione patrimoniale dell'impresa nei suoi primi anni di vita (stato patrimoniale preventivo). Questa parte del business plan è la più importante per chi deve finanziare l'impresa. La previsione dei ricavi avviene tramite ricerche di mercato convalidate, e analizza il "Risk Margin" cioè una percentuale grazie alla quale ridurre i rischi futuri. Maggiori sono le incertezze del business (innovatività, leggi che potrebbero cambiare, ecc.) più è auspicabile aumentare il margine di rischio. Punti critici nella pianificazione Forma e contenuti Alcune semplici regole di redazione: • uno stile semplice ed essenziale • un dosato impiego di diagrammi e tabelle • rimandare in allegato documenti che descrivono in modo esteso alcuni aspetti (in genere tecnici), sempre che la loro presenza sia ritenuta fondamentale • esplicitare sempre le ipotesi su cui si fonda il piano • coinvolgimento diretto di imprenditore/manager • contenere informazioni veritiere, accurate ed utili Focalizzazione Dopo aver tracciato il profilo dell'azienda o dei promotori dell'investimento, si passa a descrivere l'offerta alla base dell'idea di business. Occorre tuttavia associare i prodotti/servizi al target cui gli stessi sono indirizzati. Con il vantaggio di considerare l'offerta come strumento di soddisfazione di un bisogno di mercato. Oltre a evitare una defocalizzazione della propria azione imprenditoriale, nel comune errore di considerare la propria offerta valida “per tutte le stagioni”. In altri termini, attrattiva per molti consumatori con caratteristiche e bisogni differenti tra loro. Aree di interesse Il piano deve essere sviluppato nelle sue parti non solo tenendo conto delle richieste informative del destinatario ma anche delle finalità perseguite dalla pianificazione, quali: • Fattibilità investimento • Richiesta di finanziamento • Analisi di mercato • Valutazione di azienda • Pianificazione strategica • Budgeting • Pianificazione operativa
  • 35. Business plan 31 Calcoli Occorre, prima di introdurre il lettore ai calcoli, comporre la lista delle principali assunzioni che sono state decise per la proiezione dei risultati economico-finanziari. In realtà, ogni singolo calcolo parte da una ipotesi; il fine tuttavia non è quello di elencare minuziosamente tutte le assunzioni contenute nel piano, ma di evidenziare semplicemente quelle principali, che rivestono cioè un impatto significativo nei numeri. Stima delle vendite È possibile redigere dei piani commerciali e di investimento attraverso un approccio strutturato, basato su due variabili: le tecniche di indagine e i livelli di analisi. La previsione delle vendite è un passaggio infatti estremamente critico nella redazione di un business plan, dai cui esiti dipende l'intera validità delle previsioni anche di spesa e di investimento. Verifiche di break-even point Disponendo di tutti i calcoli previsionali relativi all'andamento atteso dell'attività, è possibile determinare in modo esatto il punto di pareggio operativo che l'azienda dovrebbe raggiungere in base alle stime di fatturato e di conto economico, ossia il break-even operativo (o anche break-even point delle vendite), che rappresenta il punto di equilibrio tra costi e ricavi totali, espresso in termini di volume di vendita. Il calcolo del punto di pareggio è molto semplice nel caso di azienda mono-prodotto. Nel caso l'impresa produca più prodotti, situazione tra l'altro ricorrente, il calcolo teorico del punto di pareggio diviene operazione più complessa. Analisi della sensitività L'analisi di sensitività è quella tecnica manageriale che cerca di individuare le variabili critiche alla performance reddituale o finanziaria di un progetto. Lo scopo è quello di costruire più scenari economici assegnando a queste variabili valori di massima e di minima al fine di verificare lo scostamento nella performance imprenditoriale indotta da tali cambiamenti. Si indaga così la sensibilità del business al variare di alcune ipotesi di calcolo, e dunque, indirettamente, l'attendibilità (o rischiosità) dei risultati economico-finanziari esposti. Inoltre, è utile che l'individuazione delle variabili critiche anteceda la costruzione di fogli elettronici di calcolo, affinché il management abbia a disposizione una visione organica di queste ipotesi di base. Inflazione-tasso di sconto Occorre prestare attenzione a questa variabile esogena all'indagine. L'inflazione, se nelle economie a basso tasso di crescita dei prezzi è un fattore che può essere non considerato (specificando che i valori espressi sono nominali) anche perché è parzialmente neutralizzato dalla contrapposizione tra entrate e uscite monetarie, nelle economie dove invece l'inflazione ha valori rilevanti occorre prestare molta attenzione alla sua corretta applicazione nei calcoli previsionali. Valutazione del credito Spesso nei piani gli imprenditori si concentrano sulla performance del conto economico e dei flussi finanziari. Esistono però metodi più strutturati, in grado di fornire un quadro molto più ampio ed esaustivo, dati da modelli che attraverso un approccio “matematico” volto a creare una serie di indicatori, sono in grado di segnalare l'affidabilità creditizia del progetto di investimento.
  • 36. Business plan 32 Bibliografia • Sahlman, William: How to write a great Business Plan. Harvard Business Review July/August 1997 p.98-108 • Singler, Axel: Businessplan. 3. Auflage, 128 S., Haufe-Lexware, München 2010. ISBN 978-3-448-10041-9 Voci correlate • Startup (economia) • Imprenditoria • Invitalia Collegamenti esterni • Business plan [1] in Open Directory Project, Netscape Communications. ( Segnala [2] su DMoz un collegamento pertinente all'argomento "Business plan") Portale Economia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di economia Note [1] http:/ / search. dmoz. org/ cgi-bin/ search?search=Business+ plan& all=yes& cs=UTF-8& cat=World%2FItaliano [2] http:/ / www. dmoz. org/ public/ suggest?cat={{{1}}} Organizzazione aziendale La locuzione organizzazione aziendale viene utilizzata in economia aziendale con differenti significati. In particolare, può designare: • il processo attraverso il quale l'insieme di persone che, con il loro lavoro, partecipano direttamente allo svolgimento dell'attività dell'azienda viene strutturato secondo i principi di divisione del lavoro e coordinamento, sicché tale insieme acquisisce una struttura e diventa un sistema; • la funzione aziendale che svolge detto processo; • il risultato di detto processo. In questo senso il termine organizzazione può essere considerato sinonimo di azienda (il termine "organizzazione" è particolarmente usato nella letteratura aziendalistica di area anglosassone, laddove nella tradizione italiana si preferisce "azienda"). Azienda come sistema Ai fini dello studio della sua organizzazione, l'azienda può essere considerata un sistema socio-tecnico, ossia costituito da • persone (le risorse umane che costituiscono l’organismo personale dell'azienda); • tecnologie (mezzi strumentali e know how). In funzione delle opportunità fornite dall’ambiente esterno, e tenendo conto dei vincoli dal medesimo posti, l’azienda definisce le proprie priorità e i propri obiettivi. Dall’interazione tra risorse umane e tecnologie deriva il comportamento aziendale, rivolto al raggiungimento degli obiettivi, che produce dei risultati. Il comportamento aziendale è funzione: • delle variabili ambientali, esterne al sistema organizzativo e relative ad aspetti socio-economici, giuridici e culturali dell'ambiente in cui esso opera; • delle variabili di contesto, interne al sistema organizzativo. Queste comprendono: