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Doppia Piramide:
alimentazione sana per le persone,
sostenibile per il pianeta




         people, environment, science, economy
people, environment, science, economy


www.barillacfn.com
info@barillacfn.com




Advisory Board:
Barbara Buchner, Claude Fischler, Jean-Paul Fitoussi, Mario Monti,
Gabriele Riccardi, Camillo Ricordi, Joseph Sassoon, Umberto Veronesi.



In collaborazione con:
Life Cycle Engineering
Carlo Alberto Pratesi - Professore Facoltà di Economia, Università Roma Tre
The European House-Ambrosetti



Progetto grafico, impaginazione e redazione:
Burson-Marsteller



Immagini:
National Geographic Image Collection
Indice



Il Barilla Center for Food & Nutrition                                                                                2

Executive summary	                                                                                                    4

1. alImentarsI meglIo per vIvere In un mondo mIglIore                                                                10
	 1.1	 La	Piramide	Alimentare	come	strumento	di	educazione	alimentare	                                               14
	 1.2	 Le	componenti	della	Piramide	Alimentare	                                                                      19
	 1.3	 Dalla	Piramide	Alimentare	alla	Piramide	Ambientale	                                                           22

2. le basI scIentIfIche della pIramIde alImentare                                                                    26
	 2.1	 Gli	studi	sull’Alimentazione	Mediterranea	                                                                    30

3. glI IndIcatorI usatI per mIsurare l’Impatto deglI alImentI                                                        34
3.1	 Carbon Footprint	                                                                                               41
3.2	 Water Footprint	                                                                                                43
3.3	 Ecological Footprint	                                                                                           45

4. la mIsura dell’Impatto deglI alImentI: le pIramIdI ambIentalI                                                    48
4.1	 La	sintesi	dei	dati	ambientali	                                                                                52
4.2	 Tre	possibili	Piramidi	Ambientali	                                                                             56
4.3	 La	Piramide	Ambientale	basata	sull’Ecological Footprint	                                                       57

5. Il dettaglIo deI datI ambIentalI raccoltI                                                                        60
5.1	 Le	principali	fonti	dei	dati	                                                                                  64
5.2	 Ipotesi	adottate	per	la	cottura	degli	alimenti	                                                                99
5.3	 Quando	l’impatto	dei	trasporti	è	rilevante	                                                                   103

6. QualI approfondImentI per la prossIma edIzIone                                                                  106
6.1	 Aumentare	la	copertura	statistica	dei	dati	e	rendere	omogenei	i	confini	LCA	                                  110
6.2	 Tenere	conto	della	provenienza	geografica	nella	valutazione	dell’impatto	                                     110
6.3	 Valutare	l’influenza	della	catena	del	freddo	dei	cibi	e	completare	l’analisi	sulle	modalità	di	cottura	        112
6.4	 Approfondire	il	tema	della	stagionalità	dei	prodotti	agricoli	come	variabile	che	influenza	l’impatto	          113

bIblIografIa organIzzata per alImento                                                                              114
Alimenti	derivanti	dall’agricoltura	                                                                               118
Alimenti	derivanti	da	lavorazione	di	prodotti	agricoli	                                                            122
Alimenti	derivanti	da	allevamento	                                                                                 126
Alimenti	derivanti	da	attività	di	pesca	                                                                           131
Bevande	                                                                                                           133

appendIce                                                                                                          134
A.1	 Calcolo	degli	impatti	ambientali	associati	alla	produzione	dei	cibi	                                          138

rIferImentI bIblIografIcI                                                                                          142


                                                                                                               Indice - 1
Il Barilla Center for
    Food & Nutrition




                                 Il	Barilla	Center	for	Food	&	Nutrition	è	un	centro di pensiero e proposte dall’ap-
                               proccio multidisciplinare	che	ha	l’obiettivo	di	raccogliere	le	migliori	conoscenze	
                               presenti	 a	 livello	 mondiale	 sulle	 tematiche	 legate	 al	 mondo	 dell’alimentazione	 e	
                               della	nutrizione.	
                                 Le	sue	aree	di	studio	sono	la	cultura,	l’ambiente,	la	salute	e	l’economia:	in	questi	
                               ambiti	intende	suggerire	soluzioni	per	affrontare	le	sfide	alimentari	del	prossimo	
                               futuro.

                                 In	particolare,	il barilla center for food & nutrition si propone di: dare ascolto
                               alle esigenze attuali	 e	 emergenti	 della	 società	 sui	 grandi	 temi	 legati	 al	 mondo	
                               della	 nutrizione	 e	 dell’alimentazione; individuarne le tematiche fondamentali;	
                               raccogliere e analizzare	le	esperienze, le conoscenze e	le	competenze	più avan-
                               zate a oggi disponibili a livello mondiale.	
                                 Questo	 al	 fine	 di	 sviluppare	 e	 rendere	 disponibili	 riflessioni,	 proposte	 e	 racco-


2 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
mandazioni	utili	a	favorire	una	vita	migliore	e	un	benessere	diffuso	e	sostenibile	
per	tutte	le	persone.

  L’interpretazione	di	fenomeni	così	complessi	richiede	una	metodologia	che	tra-
valica	 i	 confini	 delle	 diverse	 discipline:	 questo	 approccio	 è	 stato	 adottato	 per	 le	
quattro	 aree	 tematiche	 -	 Food for Sustainable Growth, Food for Health, Food
for All, Food for Culture	-	sulle	quali	nel	suo	primo	anno	di	attività	il	Barilla	Cen-
ter	 for	 Food	 &	 Nutrition	 ha	 realizzato	 e	 divulgato	 cinque	 Position Paper,	 propo-
nendo	 una	 sintesi	 ragionata	 delle	 evidenze	 scientifiche	 disponibili	 e	 una	 chiave	
originale	di	interpretazione	dei	fenomeni.	
  Attraverso	questi	documenti,	il	BCFN,	oltre	a	esprimere	la	propria	posizione,	ha	
proposto	una	serie	di	raccomandazioni	per	i	singoli	cittadini,	per	il	mondo	impren-
ditoriale	e	per	le	istituzioni.

   Per	ogni	area	sono	stati	individuati	uno	o	più	advisor	specifici,	scelti	per	le	pro-
prie	conoscenze	ed	esperienze	professionali	nel	campo:	Barbara Buchner	(esper-
ta	 di	 energia,	 climate change	 e	 ambiente)	 per	 l’area	 Food for Sustainable Growth;	
Mario Monti	 e	 Jean-Paul Fitoussi	 (economisti)	 per	 l’area	 Food For All;	 Umberto
Veronesi	(oncologo),	Gabriele Riccardi	(nutrizionista)	e	Camillo Ricordi	(immuno-
logo)	per	l’area	Food for Health;	Joseph Sassoon e Claude Fischler	(sociologi)	per	
l’area	Food for Culture.

Il	tema	della	sostenibilità		(Food for Sustainable Growth)	e	le	relative	raccomanda-
zioni	 sugli	 stili	 di	 vita	 e	 alimentari	 a	 minore	 impatto	 ambientale	 è	 stato	 il	 primo	
argomento	trattato	dal	Barilla	Center	for	Food	and	Nutrition	nel	2009,	ed	è	stato	               	
anche	quello	che,	data	l’attualità	del	tema,	ha	riscosso	maggiore	interesse	da	par-
te	di	media	e	opinion leader.

La	 principale	 constatazione	 emersa	 dal	 Position Paper	 	 “Cambiamento	 Climatico,	
Agricoltura	e	Alimentazione”	è	che	i	moderni	stili	di	vita	impattano	sempre	di	più	
sull’equilibrio	 ambientale	 del	 Pianeta.	 In	 particolare,	 in	 ambito	 alimentare,	 si	 os-
serva	l’affermarsi	di	modelli	di	consumo	incoerenti	con	l’obiettivo	della	sostenibi-
lità,	considerato	che	la	composizione	e	la	qualità	di	cibo	prodotto		incidono	in	modo	
significativo	sia	sulle	emissioni	di	gas	serra	che	sul	consumo	di	risorse	naturali.

Per	suggerire	scelte	alimentari	più	sostenibili	in	termini	di	salute	e	tutela	dell’am-
biente,	il	Barilla	Center	for	Food	&	Nutrition	propone	la	“Doppia	Piramide”	che	af-
fianca	 alla	 classica	 “Piramide	 Alimentare”	 una	 nuova	 “Piramide	 Ambientale”:	 in	
questo	modo	è	più	facile	risolvere	quello	che	Michael	Pollan	ha	definito	“dilemma	
dell’onnivoro”,	ossia	la	difficoltà	tipica	dell’uomo	nel	decidere	quotidianamente	la	
composizione	della	sua	dieta.




                                                           Il barilla center for food & nutrition - 3
Volkmark K. Wentzel / National Geographic Image Collection




                                                             Executive summary
Lo sviluppo e la modernizzazione hanno reso accessibile a un numero
sempre più ampio di persone grandi quantità e varietà di cibo.
Senza una cultura adeguata o delle linee guida nutrizionali che possano
essere applicate e adottate facilmente su base quotidiana, le persone
rischiano di seguire stili alimentari sbilanciati o scorretti.
Todd Gipstein / National Geographic Image Collection
Gli alimenti per i quali è consigliato un consumo maggiore
generalmente sono anche quelli che determinano gli
impatti ambientali minori. Viceversa, gli alimenti per i
quali viene raccomandato un ridotto consumo sono anche
quelli che hanno maggior impatto sull’ambiente.
L’uomo	da	tempo	è	consapevole	che	la	corretta	alimentazione	è	una	condizione	essen-
                               ziale	per	la	salute.	Lo	sviluppo	e	la	modernizzazione	hanno	reso	disponibili	a	un	numero	
                               sempre	più	ampio	di	persone	cibo	vario	e	in	quantità.	Senza	una	cultura	adeguata	o	delle	
                               linee	guida	nutrizionali	che	possano	essere	applicate	e	adottate	facilmente	su	base	quo-
                               tidiana,	le	persone	rischiano	di	seguire	stili	alimentari	sbilanciati,	se	non	scorretti.	Prova	
                               ne	è	la	recente	e	dilagante	diffusione	di	patologie	dovute	a	eccesso	di	alimentazione	e	
                               alla	concomitante	riduzione	dell’attività	fisica	(dall’obesità	alle	malattie	cardiovascolari	
                               passando	per	il	diabete)	in	tutte	le	fasce	d’età,	comprese	quelle	giovanili.


                                 Negli	 anni	 Settanta,	 è	 stato	 il	 fisiologo	 americano	 Ancel	 Keys	 a	 spiegare	 al	 mondo	
                               la	dieta	da	lui	battezzata	“mediterranea”,	basata	sul	consumo	equilibrato	di	alimenti	
                               naturali	(olio	di	oliva,	frutta,	cereali,	legumi,	ecc.),	grazie	alla	quale	la	mortalità	per	car-
                               diopatie	risultava	più	bassa	rispetto	alle	diete	ricche	di	grassi	saturi,	tipiche	del	Nord	
                               Europa.	Nel	1992	l’US Department of Agriculture	progettò	e	diffuse	la	prima	piramide
                               alimentare,	che	in	modo	sintetico	ed	efficace	spiegava	come	adottare	un	tipo	di	ali-
                               mentazione	equilibrato.	


                                 Oggi,	 il	 Barilla	 Center	 for	 Food	 &	 Nutrition	 ripropone	 la	 Piramide	 Alimentare	 in	 una	
                               doppia	versione,	posizionando	i	cibi	non	solo	seguendo	quanto	da	tempo	la	scienza	nutri-
                               zionale	ha	definito	in	funzione	del	loro	impatto	positivo	sulla	salute,	ma	anche	rispetto	
                               al	 loro	 impatto	 sull’ambiente.	 Si	 ottiene	 così	 una	 “doppia piramide”:	 la	 nota	 piramide
                               alimentare	e	una	piramide	alimentare-ambientale.	Quest’ultima,	che	viene	affianca-
                               ta	alla	Piramide	Alimentare,	è	rappresentata	capovolta:	gli	alimenti	a	maggior	impatto	
                               ambientale	sono	in	alto	e	quelli	a	ridotto	impatto	in	basso.	


                                 La	piramide alimentare	raffigura	i	vari	gruppi	di	alimenti	in	modo	scalare.	Alla	base	
                               della	Piramide	si	trovano	gli	alimenti	di	origine	vegetale	(caratteristici	della	dieta	me-
                               diterranea)	ricchi	in	termini	di	nutrienti	(vitamine,	sali	minerali,	acqua)	e	di	composti	
                               protettivi	(fibre	e	composti	bioattivi	di	origine	vegetale)	e	con	ridotta	densità	energe-
                               tica.	Salendo	progressivamente	si	trovano	gli	alimenti	a	crescente	densità	energetica	
                               (molto	 presenti	 nella	 dieta	 nordamericana)	 che	 andrebbero	 consumati	 con	 una	 fre-
                               quenza	minore.


                                 La	piramide ambientale	è	stata	costruita	sulla	base	della	stima	degli	impatti	ambien-
                               tali	associati	a	ogni	singolo	alimento	condotta	con	l’analisi	del	ciclo	di	vita	(Life Cycle As-
                               sessment,	LCA),	un	metodo	di	valutazione	oggettivo	dei	carichi	energetici	e	ambientali	
                               relativi	a	un	processo	(sia	esso	un’attività	o	un	servizio).	Nello	specifico,	l’analisi	dei	pro-
                               cessi	 porta	 a	 evidenziare	 come	 i	 principali	 carichi	 ambientali	 siano	 rappresentati	 dalla	
                               generazione	di	gas a effetto serra	(Carbon Footprint),	dal	consumo	della	risorsa idrica	
                               (Water Footprint)	e	dall’uso di territorio (Ecological Footprint).




8 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
o. louis mazzatenta / national geographic Image collection




                                                               Per	ragioni	di	maggiore	completezza	ed	efficacia	comunicativa,	la raffigurazione della
                                                             piramide ambientale è stata effettuata prendendo come indicatore unico di riferi-
                                                             mento l’Ecological Footprint.	Si	è	ottenuta	così	una	piramide	rovesciata	in	cui	le	diverse	
                                                             categorie	alimentari	sono	disposte	in	modo	scalare	sulla	base	dell’impatto	ambientale,	
                                                             in	alto	si	trovano	gli	alimenti	a	maggior	impatto	mentre	in	basso	quelli	a	minor	impatto.


                                                               Dalla	“Doppia	Piramide”	si	può	osservare	che	gli alimenti per i quali è consigliato un
                                                             consumo più frequente,	sono	anche	quelli	che	presentano	gli	impatti ambientali mi-
                                                             nori.	Viceversa,	gli	alimenti	per	i	quali	viene	raccomandato	un	consumo	meno	frequente,	
                                                             sono	 anche	 quelli	 che	 hanno	 maggior	 impatto	 sull’ambiente.	 In	 altre	 parole,	 da	 questa	
                                                             nuova	elaborazione	della	Piramide	Alimentare	emerge	la	coincidenza,	in	un	unico	mo-
                                                             dello,	di	due	obiettivi	diversi	ma	altrettanto	rilevanti:	salute e tutela ambientale.	


                                                               Il	 lavoro	svolto,	 lungi	 dal	voler	essere	 conclusivo,	intende	essere	di	stimolo	alla	 pub-
                                                             blicazione	di	ulteriori	studi	sulla	misurazione	degli	impatti	ambientali	degli	alimenti	dei	
                                                             quali	si	terrà	conto	nelle	prossime	edizioni	di	questo	documento.	In	questo	modo	si	potrà	
                                                             aumentare	la	copertura	statistica	dei	dati	e	verificare	l’influenza	che	possono	avere	al-
                                                             cuni	fattori,	quali,	ad	esempio,	la	provenienza	geografica	o	le	modalità	di	conservazione	
                                                             degli	alimenti.




                                                                                                                                       executive summary - 9
1. alimentarsi meglio
                                       per vivere in un mondo migliore
Sam Abell / National Geographic Image Collection
La mortalità per cardiopatie nei Paesi del sud Europa e del nord Africa
è più bassa di quella che si riscontra nei Paesi anglosassoni e del nord.
Negli ultimi anni studi di laboratorio ed evidenze empiriche hanno reso
                                        evidente l’importanza di una corretta alimentazione nella prevenzione
                                        delle malattie; molto più lentamente, purtroppo, è cresciuta la
                                        consapevolezza delle persone.
Luis Marden / National Geographic Image Collection
L’uomo	è	da	sempre	stato	consapevole	che	la	corretta	alimentazione	è	una	condizione	
1.                             essenziale	per	la	salute.	Per	millenni,	tuttavia,	l’impellente	necessità	di	trovare	cibo	suf-
Alimentarsi meglio             ficiente	per	sopravvivere	ha	messo	in	secondo	piano	l’evidenza	di	questa	legge	naturale:	
per vivere in un               fino	a	poco	tempo	fa	erano	ben	pochi	coloro	che		avevano	la	possibilità	di	scegliere	tra	di-
mondo migliore                 verse	e	abbondanti	varietà	di	alimenti.

                                 Sono	 stati	 lo	 sviluppo	 industriale,	 la	 modernizzazione	 dell’agricoltura	 e	 l’apertura	 dei	
                               mercati	 	 a	 rendere	 disponibili	 a	 un	 numero	 sempre	 più	 ampio	 di	 persone	 cibo	 vario	 e	 in	
                               quantità.

                                 Non	che	oggi	il	problema	della	fame	sia	risolto,	tutt’altro:	sappiamo	che	nel	mondo	vive	
                               circa	un	miliardo	di	persone	in	stato	di	sottonutrizione	(o	malnutrizione)1.	Per	altro	verso	
                               è	aumentato	notevolmente	il	numero	di	coloro	che	possono	scegliere	cosa	e	quanto	man-
                               giare.	Queste	persone,	però,	senza	una	cultura	adeguata	o	delle	linee	guida	nutrizionali	
                               diffuse,	illustrate	e	rese	applicabili,	rischiano	di	assumere	stili	alimentari	sbilanciati,	se	
                               non	scorretti.

                                 Prova	ne	è	la	recente	e	dilagante	diffusione	di	patologie	dovute	a	eccesso	di	alimentazio-
                               ne	e	dalla	concomitante	riduzione	dell’attività	fisica	(dall’obesità	alle	malattie	cardiovasco-
                               lari	passando	per	il	diabete)	in	tutte	le	fasce	d’età,	comprese	quelle	giovanili.




                                 E’	stato	il	fisiologo	americano	Ancel	Keys,	che	negli	anni	Settanta	pubblicò	il	libro	“Man-
1. 1                           giar bene per vivere meglio”,	a	spiegare	al	Mondo	perché	in	alcune	delle	nostre	Regioni	–	per	
La Piramide                    esempio	nel	Cilento	(il	territorio	della	Campania	compreso	tra	i	golfi	di	Salerno	e	di	Polica-
Alimentare                     stro)	-	la	popolazione	fosse	più	longeva:	il	segreto	era	nel	consumo	equilibrato	di	alimenti	
come strumento                 naturali	(olio	di	oliva,	frutta,	cereali,	legumi	ecc.).	In	particolare,	Keys	scoprì	che	grazie	a	
di educazione                  questa	dieta	da	lui	battezzata	“mediterranea”,	la	mortalità	per	cardiopatie	nei	Paesi	del	sud	
alimentare                     Europa	e	del	nord	Africa	è	più	bassa	di	quella	che	si	riscontra	nei	Paesi	anglosassoni	e	del	
                               nord,	dove	l’alimentazione	è	ricca	di	grassi	saturi.	

                                                                       Peccato	 che	 da	 allora,	 anche	 nel	 nostro	
La mortalità per cardiopatie nei Paesi del sud                       Paese,	 la	 dieta	 mediterranea	 sia	 entrata	
                                                                     sempre	più	in	competizione	con	i	modelli	ali-
Europa e del nord Africa è più bassa di quella che mentari	globali	(primo	tra	tutti	il	“fast food”,	
si riscontra nei Paesi anglosassoni e del nord.                      molto	presente	nella	dieta	nordamericana).	
                                                                     Più	in	generale,	la	crescente	standardizza-
                    zione	dei	cibi,	orientata	a	rendere	più	efficiente	e	funzionale	il	processo	di	produzione,	di-
                    stribuzione	e	preparazione	degli	alimenti,	ha	giocato	un	ruolo	rilevante	nel	fornire	soluzio-
                    ni	alimentari	di	più	facile	accesso	e	spesso	a	scapito	di	un	corretto	equilibrio	nutrizionale2.

                                 Per	avviare	un’attività	di	educazione	alimentare,	incentrata	proprio	sulla	dieta	mediter-
                               ranea,	nel	1992	l’US Department of Agriculture	progettò	e	diffuse	la	prima	Piramide	(Figu-
                               ra	1.1),	che	in	modo	sintetico	ed	efficace	spiegava	come	adattare	un	tipo	di	alimentazione	
                               equilibrato.	




                               1 Al riguardo si veda il Position Paper del BCFN: “Le sfide della food security”, Novembre 2009, (http://www.barillacfn.
                                 com/uploas/file/72/1261504283_BarillaCFN_FOODforALL_ITA.pdf)
                               2 Al riguardo si veda il Position Paper del BCFN “La dimensione culturale del cibo”, Dicembre 2009, (http://www.baril-
                                 lacfn.com/uploas/file/72/1261504283_BarillaCFN_FOODforCULTURE_ITA.pdf)



14 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
Figura	1.1	-	Modello	di	Piramide	Alimentare	proposto	dalle	istituzioni	governative	americane	–	Fonte:	http://www.
health.gov/dietaryguidelines/dga2000/document/images/pyramidbig.jpg




  Il	 successo	 di	 questa	 rappresentazione	 grafica	 è	 testimoniato	 dal	 fatto	 che	 negli	 anni	
successivi	l’originario	modello	statunitense	della	Piramide	è	stato	adottato	da	altri	organi-
smi	ed	istituzioni	internazionali	(es.	Organizzazione	Mondiale	della	Sanità	e	FAO),	nazionali	
(Ministero	italiano	della	Salute),	locali	(per	esempio,	Regione	Toscana),	università,	associa-
zioni	e	aziende	private	(vedi	figure).

  Figura	1.2	–	Modello	di	Piramide	Alimentare	proposto	dalla	FAO	–	Fonte:	http://www.fao.org/docrep/W007	3E/p389.jpg




  Il	modello	di	Piramide	Alimentare	proposto	dalla	FAO,	risulta	identico	a	quello	proposto	
dalle	istituzioni	governative	Americane,	sottolineando	in	tal	modo	la	significatività	delle	in-
dicazioni	in	essa	contenute


                                                1. alimentarsi meglio per vivere in un mondo migliore - 15
Figura	1.3.	Modello	di	Piramide	Alimentare	proposto	dall’OMS	–	Fonte:	http://www.euro.who.int/IMAGES/Nut/
                               FoodPyramid2.jpg	




                                  La	 Piramide	 dell’Organizzazione	 Mondiale	 della	 Sanità	 sopra	 raffigurata	 venne	 propo-
                               sta	nell’ambito	del	Programma	CINDI	(Countrywide Integrated Noncommunicable Disease
                               Intervention)	dedicato	alla	prevenzione	delle	malattie	non	trasmissibili	(quali	ad	esempio	
                               le	malattie	 cardiovascolari,	 il	diabete,	 ecc.),	il	principale	problema	sanitario	della	regione	
                               europea	dell’OMS.	Questo	Programma,	lanciato	nel	1982	nell’ambito	della	strategia	inter-
                               nazionale	“Health for All by the Year 2000”,	ha	negli	anni	promosso	un	approccio	integrato	
                               di	iniziative	con	l’obiettivo	di	ridurre	e	controllare	i	fattori	di	rischio	associati	ad	una	nutri-
                               zione	poco	sana,	la	mancanza	di	esercizio	fisico,	l’abuso	di	alcool	e	lo	stress.	

                                 Figura	1.4.	Modelli	di	Piramide	Alimentare	proposti	dal	Ministero	della	Salute	italiano	–	Fonte:	http://www.pira-
                               mideitaliana.it	




                                 Dopo	un’attenta	analisi	e	osservazione	dei	trend	in	atto	nel	Paese,	nel	2003	(D.M.	
                               del	1.09.2003)	il	ministero della salute	ha	affidato	ad	un	Gruppo	di	esperti	il	compito	
                               di	elaborare	un	modello	di	dieta	di	riferimento	che	fosse	coerente	con	lo	stile	di	vita	e	
                               con	la	tradizione	alimentare	del	nostro	Paese.	


16 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
L’Istituto di scienza dell’alimentazione dell’università di roma “la sapienza”
ha	elaborato	quindi	la	piramide alimentare Italiana,	che	indica	quali	porzioni	di	cia-
scun	gruppo	di	alimenti	devono	essere	consumate	per	mantenere	un’alimentazione	
varia	ed	equilibrata.	

  Si	noti	che	questa	Piramide	“giornaliera”	si	inserisce	nella	più	ampia	piramide	set-
timanale	 dello	 stile	 di	 vita	 italiano	 che,	 basandosi	 sulla	 definizione	 di	 Quantità	 di	
Benessere	(QB)	riferita	sia	al	cibo	e	all’attività	fisica,	prevede	anche	una	“dose	gior-
naliera	 consigliata”	 di	 quest’ultima	 secondo	 le	 indicazioni	 espresse	 nella	 “Piramide	
dell’attività	fisica”.

  Figura	1.5.	La	Piramide	Alimentare	-	Fonte:	Ministero	della	Salute	italiano	–	Fonte:	http://www.piramideitaliana.it




                                                  1. alimentarsi meglio per vivere in un mondo migliore - 17
Figura	1.6.	Modello	di	Piramide	Alimentare	proposto	da	Oldways	–	Fonte:	http://oldwaystable.files.wordpress.com/20
                                   09/04/395oldwaysmdp_1000copyright.jpg


             Piramide della Dieta Mediterranea                                                                      oldways,	 un’organizzazione	 statuni-
           Un approccio contemporaneo al mangiar bene e sano
                                                                                                                 tense	 no-profit	 che	 promuove	 corretti	 stili	
                                                                                                                 alimentari	 attraverso	 la	 realizzazione	 di	
                                        Dolci e carne rossa
                                         Raramente
                                                                                                                 progetti	e	iniziative	dedicate,	nel	1993	pre-
                                                                                                                 sentò	 la	 	 piramide della dieta mediterra-
                                            Pollame e uova
            Vino                             In quantità moderate,                                               nea che	 aveva	 sviluppato	 di	 concerto	 con	
                                              ogni due giorni o settimanalmente
  Con moderazione
                                                                                                                 la	Harvard School of Public Health	e	l’ufficio	
                                                 Formaggi e Yogurt
                                                  In quantità moderate,                                          europeo	dell’Organizzazione	Mondiale	della	
                                                   da ogni giorno a una volta a settimana
                                                                                                                 Sanità.	
                                                     Pesce
                                                      Spesso,                                                       Questa	 piramide	 venne	 realizzata	 a	 par-
                                                       almeno due volte a settimana
       Acqua                                                                                                     tire	dai	dati	e	dalle	ricerche	allora	disponibi-
                                                                                                                 li	in	tema	di	nutrizione	e	fondata	sulle	tra-
                                                              Frutta, Verdura,
                                                               Cereali (soprattutto integrali),                  dizioni	alimentari	Cretesi,	Greche	e	Italiane,	
                                                                Olio di oliva, Fagioli, Noci,
                                                                 Legumi e Semi, Erbe e Spezie                    i	Paesi	in	cui	il	tasso	di	diffusione	delle	ma-
                                                                  Base di ogni pasto
                                                                                                                 lattie	croniche	registrato	negli	anni	‘60	era	
                                                                                                                 il	più	basso	al	Mondo.	
                                                                                                                    	

                                                                         Attività fisica
                                                                         e Convivialità




                                       Figura	1.7.	Modello	di	Piramide	Alimentare	proposto	da	CIISCAM,	Università	la	Sapienza,	Roma	–	Fonte:	http://www.
                                   ciiscam.org/files/immagini/immagini/piramide3_520.jpg

                                                                     Piramide Moderna della Dieta Mediterranea
                                              Popolazione adulta                                                                                La traduzione in grammi
                                              età 18-65 anni                                                                                    delle proporzioni
                                                                                                                                                può variare
                                              Ogni settimana                                       Dolci ≤2                                     da Paese a Paese

                                                                                              Carne rossa ≤2 e
                                                                                            carne conservata ≤1


                                                                                      Pollame 1-2            Uova 2-4
                                                                                                                                                Vino con moderazione
                                                                                       Pesce ≥2             Legumi ≥2
                                                                                                                                                e in rispetto
                                              Ogni giorno                                                                                       delle credenze religiose
                                                                                      Noci,                 Erbe, spezie,
                                                                                    Semi, Olive,            aglio, cipolle,                     e delle usanze
                                                                                       1-2              (senza sale aggiunto)

                                                                       Latticini 2-3 (preferibilmente            Olio di oliva 3-4
                                                                        a basso contenuto di grassi)

                                              Ad ogni pasto
                                                                       Frutta 1-2        Verdura ≥2           Pane, Pasta, Riso, Couscous
                                              principale                                                              e altri cereali
                                                                                                               (preferibilmente integrali)
                                                                             Varietà di colori

                                                                                                    Acqua


                                                        Attività sica               Convivialità            Stagionalità             Prodotti locali



                                     Nel	novembre	del	2009,	il	Centro	Universitario	Internazionale	di	Studi	sulle	Culture	Ali-
                                   mentari	Mediterranee	–	CIISCAM,	ha	presentato	una	prima	versione	della	piramide ali-
                                   mentare della dieta mediterranea moderna.	Questo	nuovo	modello	di	Piramide,	elabo-
                                   rata	in	collaborazione	con	INRAN	(Istituto	Nazionale	di	Ricerca	per	gli	Alimenti)	e	numerosi	
                                   altri	 esperti	 di	 Università	 Internazionali,	 evidenzia	 l’importanza	 dell’attività	 fisica,	 della	
                                   convivialità	a	tavola,	dell’abitudine	di	bere	acqua,	e	suggerisce	di	privilegiare	il	consumo	di	
                                   prodotti	locali	su	base	stagionale3.


                                   3   Ciiscam, novembre 2009



18 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
Pur	partendo	tutte	da	una	base	scientifica	comune,	ogni	Piramide	adatta	il	modello	ori-
                         ginario	alle	specificità	del	target	verso	il	quale	è	rivolta:	distinguendo	le	diverse	fasce	di	età	
                         (bambini,	adulti,	anziani),	il	tipo	di	vita	prevalente	(sedentaria,	sportiva,	ecc.),	il	momento	
                         specifico	del	propria	vita	(gravidanza,	allattamento)	o	le	abitudini	nutrizionali	scelte	(vega-
                         ni,	vegetariani,	ecc.).	Inoltre,	in	quasi	tutte	le	versioni	più	recenti	della	piramide	–	come	ad	
                         esempio	nella	Piramide	Alimentare	della	Dieta	Mediterranea	Moderna	–	lo	schema	viene	
                         integrato	con	ulteriori	raccomandazioni	che	completano	il	corretto	stile	di	vita	(per	esem-
                         pio	la	quantità	di	acqua	da	bere,	il	tempo	da	dedicare	all’attività	fisica,	ecc.).		

                           Questa	capillare	e	continua	attività	di	comunicazione	è	servita	nel	tempo	a	far	conoscere	
                         al	vasto	pubblico	la	 nostra	 dieta	 mediterranea,	 posizionandola	 nella	 percezione	comune	
                         come	lo	stile	alimentare	più	sano.
                           	La	sua	adozione	è	accentuata	soprattutto	nei	segmenti	più	colti	della	popolazione	(non	
                         solo	in	Europa)	che,	oltretutto,	in	essa	percepiscono	la	coerenza	con	i	più	attuali	trend	so-
                         cio-culturali,	come	l’attenzione	al	benessere;	la	lotta	all’obesità;	la	valorizzazione	dei	pro-
                         dotti	tipici;	la	ricerca	dei	prodotti	naturali	e	genuini	e	l’attenzione	alla	tutela	ambientale.	

                            Il	valore	della	Piramide	Alimentare	è	duplice:	da	un	lato	rappresenta	una	eccellente	sin-
                         tesi	delle	principali	conoscenze	acquisite	dalla	medicina	e	dagli	studi	sulla	alimentazione,	
                         indispensabili	 per	 chiunque	 presti	 attenzione	 alla	 propria	 salute;	 dall’altro	 è	 un	 potente	
                         strumento	 di	 educazione	 al	 consumo	 che,	 grazie	 anche	 alla	 sua	 efficace	 forma	 grafica	 e	
                         la	sua	indubbia	semplicità,	svolge	un	importante	ruolo	promozionale	a	vantaggio	di	tut-
                         ti	quegli	alimenti	(frutta	e	verdura	in	primis)	che	essendo	quasi	sempre	“unbranded”	non	
                         vengono	pubblicizzati	dalle	aziende	produttrici.	




                           Come	 è	 stato	 menzionato	 nel	 precedente	 paragrafo,	 la	 “piramide alimentare”,	 un	
1.2                      semplice	espediente	grafico	per	comunicare	in	modo	sintetico	ed	efficace	i	principi	della	
Le componenti della      corretta	alimentazione,	è	stata	elaborata	al	fine	di	educare	la	popolazione	verso	compor-
Piramide Alimentare      tamenti	alimentari	più	equilibrati	(basati	quindi	sul	modello	alimentare	mediterraneo).	
                         Dalle	varie	versioni	che	sono	state	formulate	nel	tempo,	si	possono	identificare	facilmen-
                         te	le	posizioni	comuni	in	cui	sono	disposti	i	vari	gruppi	di	alimenti.

                           Il	 concetto	 di	 fondo	 della	 Piramide	 implica	 che	 salendo progressivamente la fre-
                         quenza relativa di consumo delle diverse categorie alimentari diminuisce,	senza	mai	
                         escludere	 categorie	 specifiche	 e	 garantendo	 la	 varietà	 di	 assunzione,	 uno	 dei	 principi	
                         cardine	di	una	corretta	alimentazione.	

                                                                 Generalizzando,	alla	base	della	Piramide	
Il valore della piramide alimentare è duplice: da             si	trovano	gli	alimenti	di	origine	vegetale,	
                                                              tipici	 delle	 abitudini	 alimentari	 mediter-
un lato rappresenta una eccellente sintesi delle ranee,	 ricchi	 in	 termini	 di	 nutrienti	 (vita-
principali conoscenze acquisite dalla medicina mine,	 sali	 minerali,	 acqua)	 e	 di	 composti	
                                                              protettivi	(fibre	e	composti	bioattivi	di	ori-
e dagli studi sulla alimentazione, dall’altro è un gine	vegetale).	Salendo	progressivamente	
potente strumento di educazione al consumo.                   si	trovano	gli	alimenti	a	crescente	densità	
                                                              energetica	(molto	presenti	nella	dieta	nor-
                    damericana)	che	andrebbero	consumati	in	minore	quantità.	

                           Osservando	da	vicino,	partendo	dalla	base	verso	il	vertice,	troviamo	la	frutta	e	gli	or-
                         taggi,	 che	 hanno	 un	 ridotto	 contenuto	 calorico	 e	 forniscono	 all’organismo	 acqua,	 car-
                         boidrati,	 vitamine,	 minerali	 e	 fibra.	 Il	 contenuto	 di	 proteine	 è	 molto	 basso,	 così	 come	 è	
                         molto	 ridotto	 il	 contenuto	 di	 grassi.	 L’apporto	 di	 carboidrati	 della	 frutta	 e	 degli	 ortag-
                         gi	 consiste	 soprattutto	 di	 zuccheri	 semplici,	 facilmente	 utilizzabili	 dall’organismo,	 e	      	


                                                                    1. alimentarsi meglio per vivere in un mondo migliore - 19
di	poco	amido.	Gli	alimenti	di	origine	vegetale	sono	la	fonte	principale	di	fibra	che,	oltre	a	
                               regolarizzare	la	funzione	intestinale,	contribuisce	al	raggiungimento	del	senso	di	sazie-
                               tà	e	quindi	ad	aiutare	a	contenere	il	consumo	di	alimenti	ad	elevata	densità	energetica.	

                                  Proseguendo	nel	percorso,	incontriamo	la	pasta,	il	riso,	le	patate,	il	pane	e	i	legumi.	
                                  La	pasta	è	un	alimento	ricco	di	amido,	con	un	discreto	contenuto	di	proteine	e	con	una	
                               quota	lipidica	irrilevante.	
                                  Il	 riso,	 come	 tutti	 i	 cereali,	 ha	 un	 elevato	 contenuto	 di	 amido,	 un	 basso	 contenuto	 di	
                               proteine	e	uno	ancora	più	contenuto	di	grassi;	contiene,	inoltre,	piccole	quantità	di	vita-
                               mine	del	gruppo	B	e	minerali.	
                                  La	patata	ha	un	contenuto	di	grassi	e	proteine	molto	ridotto,	mentre	è	ricca	di	amido	               	
                               e	 carboidrati;	 rappresenta,	 infine,	 una	 delle	 fonti	 più	 importanti	 di	 potassio,	 fosforo	 e	  	
                               calcio.
                                  Il	pane	è	un	alimento	di	prima	necessità,	in	quanto	apporta	all’organismo	la	quota	di	
                               carboidrati	necessaria	ad	assicurare	il	miglior	carburante	all’organismo	umano	per	pro-
                               durre	l’energia.	
                                  I	 legumi	 sono	 gli	 alimenti	 vegetali	 a	 più	 alto	 contenuto	 proteico	 e	 presentano	 anche	
                               un	 elevato	 contenuto	 in	 fibra,	 inoltre,	 forniscono	 proteine	 di	 ottima	 qualità,	 in	 quanto	
                               ricche	di	aminoacidi	essenziali	e	facilmente	digeribili.	Sono	una	buona	fonte	di	vitamine	
                               del	gruppo	B,	soprattutto	B1,	niacina	e	B12,	e	di	minerali	quali	ferro	e	zinco,	e	possono	
                               rappresentano	un’alternativa	al	consumo	di	carne.

                                 Successivamente	nella	Piramide	troviamo	l’olio extra vergine di oliva	che	è	composto	
                               da	 trigliceridi	 (ricchi	 di	 acidi	 grassi	 monoinsaturi),	 acidi	 grassi	 essenziali,	 vitamina	 E,	 e	
                               comprende	anche	sostanze	quali	i	polifenoli	e	i	fitosteroli,	che	esplicano	azioni	protettive	
                               per	l’organismo	umano.	

                                   Risalendo	ancora	troviamo	un	vasto	raggruppamento	di	prodotti	fra	loro	diversi,	come	
                               il	latte,	lo	yogurt,	i	formaggi,	le	carni bianche,	il	pesce,	le	uova	e	i	biscotti.	
                                   Il	 latte	 è	 composto	 per	 quasi	 il	 90%	 da	 acqua	 in	 cui	 sono	 disperse	 tracce	 di	 proteine	
                               di	alto	valore	biologico,	grassi	in	prevalenza	saturi	a	catena	corta	e	facilmente	digeribili	
                               (molti	di	essi	sono	anche	ricchi	in	grassi	animali	che	favoriscono	l’incremento	dei	livel-
                               li	 di	 colesterolo	 plasmatico	 e	 vanno,	 pertanto,	 consumati	 con	 moderazione)	 e	 zuccheri	
                               (rappresentati	soprattutto	dal	lattosio,	costituito	da	galattosio	e	glucosio).	Le	vitamine	
                               presenti	 nel	 latte	 in	 quantità	 consistenti	 sono	 la	 A,	 B1,	 B2,	 B12	 e	 l’acido	 pantotenico.	 Il	
                               latte,	inoltre,	è	la	fonte	principale	di	calcio	per	la	nutrizione	umana.	
                                   Lo	yogurt,	come	il	latte,	è	un	alimento	ad	alto	valore	nutrizionale,	ma	può	essere	più	
                               digeribile	per	chi	è	intollerante	al	lattosio	per	la	presenza	di	lattasi	batterica.
                                   I	formaggi	contengono	proteine	e	grassi,	mentre	è	quasi	nullo	il	contenuto	di	carboi-
                               drati.	Di	particolare	interesse	è	il	contenuto	in	calcio,	presente	in	una	forma	altamente	
                               biodisponibile,	che	contribuisce	in	modo	rilevante	a	soddisfare	il	fabbisogno	dell’organi-
                               smo	umano.	Le	vitamine	del	gruppo	B	sono	presenti	in	piccole	quantità,	mentre	buona	è	
                               la	quantità	di	vitamina	A.	
                                   Quindi	il	pesce	e	le	uova:	il	pesce	contiene	proteine	di	elevato	valore	biologico	e	quan-
                               tità	variabili	di	grassi,	che	possono	raggiungere	anche	il	10%	del	peso.	Nei	grassi	dei	pe-
                               sci	sono	presenti	gli	acidi	grassi	polinsaturi,	che	appartengono	alla	categoria	degli	acidi	
                               grassi	essenziali.	La	famiglia	degli	acidi	grassi	omega-3	in	particolare	è	ritenuta	benefica	
                               nella	prevenzione	delle	malattie	cardiocircolatorie..	
                                   Le	uova	contengono	proteine	a	un	valore	biologico	così	elevato	che	per	anni	la	compo-
                               sizione	proteica	dell’uovo	è	stata	il	riferimento	per	valutare	la	qualità	delle	proteine	degli	
                               altri	alimenti.	
                                   I	biscotti	sono	costituiti	da	più	ingredienti	e	hanno	una	composizione	in	termini	di	nu-
                               trienti	e	un	valore	energetico	estremamente	variabili;	a	livello	generale,	importante	è	il	
                               contenuto	 in	 zuccheri	 semplici,	 mentre	 è	 molto	 variabile	 il	 contenuto	 di	 grassi,	 media-
                               mente	tra	circa	il	9%	e	il	25%.


20 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
Il	consumo	di	carne,	in	particolare	magra,	è	importante	in	quanto	contribuisce	all’ap-
porto	di	proteine	di	elevata	qualità,	necessarie	per	la	crescita	dei	bambini	e	la	forma-
zione	dei	muscoli.	
    Circa	la	metà	delle	proteine	della	carne	è	costituita	da	aminoacidi	essenziali	per	l’or-
ganismo	umano;	sono	presenti	le	vitamine	del	gruppo	B	(in	particolare	la	B12),	il	sele-
nio,	il	rame	e	lo	zinco.	
    Il	 contenuto	 in	 grassi	 è	 variabile:	 può	 risultare	 quasi	 nullo	 o	 vicino	 al	 30%,	 in	 base	
alla	tipologia	della	carne,	e	sono	prevalentemente	saturi	e	monoinsaturi,	mentre	pochi	
sono	quelli	polinsaturi:	è	quindi	da	preferire	il	consumo	delle	carni	bianche	e	moderare	
il	 consumo	 delle	 carni	 rosse	 come	 mostrato	 nelle	 numerose	 versioni	 di	 Piramidi	 Ali-
mentari	dei	diversi	istituti	nazionali	e	internazionali	che	le	posizionano	al	vertice,	così	
come	per	i	dolci	che,	essendo	ricchi	di	grassi	e	zuccheri	semplici,	sono	da	consumare	con	
moderazione.



  Figura	1.8.	-	Piramide	Alimentare




  	




                                            1. alimentarsi meglio per vivere in un mondo migliore - 21
Negli	ultimi	anni	le	conferme	circa	l’importanza	della	corretta	alimentazione	nella	pre-
1. 3                           venzione	delle	malattie	sono	aumentate	enormemente,	grazie	a	ulteriori	studi	di	laborato-
Dalla Piramide                 rio	ed	evidenze	empiriche;	non	altrettanto	si	può	dire	della	consapevolezza	delle	persone	
Alimentare alla                che	è	cresciuta	molto	più	lentamente.
Piramide Ambientale
                                  Questo	è	il	primo	motivo	per	cui,	a	distanza	di	25	anni,	il	Barilla	Center	for	Food	&	Nutri-
                               tion	ripropone	la	Piramide	Alimentare,	ormai	nota	e	ben	consolidata	negli	ambienti	scien-
                               tifici	e	della	nutrizione.

                                 Il	secondo	motivo	è	meno	ovvio,	ed	è	collegato	al	problema	del	riscaldamento	globale	e,	
                               più	in	generale,	dell’impatto	sull’ambiente	delle	attività	umane.

                                 Non	tutti	sanno	che	le	attività	agricole	e	di	allevamento	sono	tra	i	principali	responsabili	
                               delle	emissioni	di	gas	a	effetto	serra.	Pertanto,	come	viene	esplicitamente	suggerito	dal	
                               documento	“Climate Smart Food”	-	redatto	a	novembre	2009	dal	SIK	(the Swedish Institute
                               for Food and Biotechnology)	su	incarico	della	Presidenza	Svedese	di	turno	dell’Unione	Eu-
                               ropea	-	anche	nella	scelta	dei	cibi	e	delle	diverse	diete	occorre	tenere	conto	della	variabile	
                               ambientale.	

                                  In	questa	ottica,	è	possibile	valutare	le	diverse	categorie	di	alimenti	relativamente	al	loro	
                               impatto	ambientale,	cioè	in	termini	di	emissione	di	gas	serra	(Carbon Footprint),	uso	delle	
                               risorse	idriche	(Water Footprint)	e	uso	del	suolo	(Ecological Footprint).	
                                  Riclassificando	i	cibi	non	più	in	funzione	del	loro	impatto	positivo	sulla	salute,	ma	rispet-
                               to	al	loro	impatto	negativo	sull’ambiente,	si	ottiene	una	piramide	capovolta,	che	vede	gli	
                               alimenti	a	maggior	impatto	ambientale	in	alto	e	quelli	a	ridotto	impatto	in	basso.

                                 Accostando	la	nuova	Piramide	Ambientale	alla	Piramide	Alimentare	si	ottiene	una	Pira-
                               mide	Alimentare-Ambientale	che	chiameremo	“doppia piramide”.
                                 In	essa	si	può	osservare	che	gli	alimenti per i quali è consigliato un consumo maggio-
                               re,	generalmente	sono	anche	quelli	che	determinano gli impatti ambientali minori.	
                                 Viceversa,	gli	alimenti	per	i	quali	viene	raccomandato	un	consumo	ridotto	sono	anche	
                               quelli	che	hanno	maggior	impatto	sull’ambiente.

Emerge la coincidenza, in un unico modello                                            Da	questa	nuova	elaborazione	emerge	la	
                                                                                   coincidenza,	in	un	unico	modello	alimenta-
alimentare, di due obiettivi diversi ma altrettanto                                re,	 di	 due obiettivi diversi	 ma	 altrettanto	
rilevanti: salute e tutela ambientale.                                             rilevanti: salute e tutela ambientale.	 Si	
                                                                                   dimostra,	 in	 altre	 parole,	 che	 se	 si	 assume	
                               come	dieta	alimentare	quella	suggerita	dalla	tradizionale	Piramide	Alimentare,	non	solo	
                               si	vive	meglio	(ossia	più	a	lungo	e	più	sani),	ma	si	ottiene	un	impatto,	o	meglio	un’impronta,	
                               decisamente	minore	sull’ambiente.	
                                  In	 definitiva,	 ognuno	 di	 noi	 assumendo	 un	 atteggiamento	 responsabile	 in	 termini	 ali-
                               mentari,	può	conciliare	il	proprio	benessere	(ecologia	della	persona)	con	l’ambiente	(ossia	
                               l’ecologia	del	contesto).	

                                 Di	seguito	è	riportato	il	processo	di	costruzione	della	“doppia piramide”,	che	nasce	come	
                               combinazione	delle	indicazioni	nutrizionali	presente	nella	Piramide	Alimentare	e	quelle	ri-
                               cavate	dall’analisi	degli	impatti	ambientali	dei	singoli	alimenti.

                                 La	Piramide	Ambientale	qui	presentata	non	mostra	nel	dettaglio	i	valori	numerici	sot-
                               tostanti.	Tuttavia,	alla	base	di	questa	rappresentazione	c’è	una	rigorosa	valutazione	degli	
                               impatti	dei	singoli	cibi	sull’ambiente	eseguita	secondo	il	metodo	di	analisi del ciclo di vita
                               (Life Cycle Assessment),	ovvero	calcolando	gli	effetti	generati	sull’ambiente	in	tutte	le	fasi	
                               di	produzione:	dalla	coltivazione	delle	materie	prime	fino	alla	distribuzione	e	alla	cottura	
                               (ove	necessaria)	degli	alimenti	considerati.


22 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
Qui appoggia il sestino chiuso




Skip Brown / National Geographic Image Collection
P
                                           BASSO
                                Dolci,
                         Carne rossa

                 Formaggi, Uova
                  Carne bianca,
                Pesce, Biscotti
                                    I TO
                                    ER




             Latte, Yoghurt
                                   GG
                               SU
                               O
                              UM




          Olio d’oliva
                          NS
                         CO




Pane, Pasta, Riso,
Patate, Legumi

   Frutta,
 Ortaggi
             ALTO

                                        PIRAMIDE ALIMENTARE
Piega




PIRAMIDE AMBIENTALE
                                         ALTO
                                                 Carne rossa


                                            Formaggi, Pesce
                                   E
                                AL


                                        Carne bianca,
                              NT



                                       Dolci
                             BIE
                         AM




                                 Legumi, Pasta, Biscotti,
                        O




                                Olio d’oliva, Latte,
                        TT




                               Yoghurt, Riso, Uova
                      PA
                   IM




                          Ortaggi,
                         Pane, Patate


                   Frutta
           BASSO




                                                            Taglio
2. le basi scientifiche
                                                 della piramide alimentare

                                                 La dieta tradizionalmente adottata nei paesi dell’area del Mediterraneo
                                                 (in particolare in Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Francia meridionale)
                                                 è un modello alimentare che si contraddistingue per uno spiccato
                                                 equilibrio nutrizionale ed è infatti riconosciuta da molti scienziati
                                                 dell’alimentazione come una delle migliori diete in senso assoluto per ciò
                                                 che concerne il benessere fisico e la prevenzione delle malattie croniche,
                                                 in particolare di quelle cardiovascolari.
William Albert Allard / National Geographic Image Collection
Tomasz Tomaszewski / National Geographic Image Collection
È auspicabile che la pubblicazione di questo documento, analogamente
a quanto fatto da alcuni recenti documenti pubblicati dalla
Commissione Europea, sia di stimolo alla pubblicazione di ulteriori
studi riguardanti gli impatti ambientali degli alimenti.
La	dieta	tradizionalmente	adottata	nei	Paesi	dell’area	del	Mediterraneo	(in	particolare	
2.                             in	Italia,	Spagna,	Portogallo,	Grecia	e	Francia	meridionale)	è	un	modello	alimentare	che	si	
Le basi scientifiche           contradistingue	per	uno	spiccato	equilibrio	nutrizionale	ed	è	infatti	riconosciuta	da	mol-
della Piramide                 ti	scienziati	dell’alimentazione	come	una	delle	migliori	diete	in	senso	assoluto	per	ciò	che	
Alimentare                     concerne	il	benessere	fisico	e	la	prevenzione	delle	malattie	croniche,	in	particolare	di	quel-
                               le	cardiovascolari.




                                  L’idea	e	il	concetto	di	dieta	mediterranea	era	stato	già	intuito	nel	1939	dal	medico	nutri-
2.1                            zionista	Lorenzo	Piroddi,	che	fu	il	primo	a	ipotizzare	la	connessione	tra	alimentazione	e	
Gli studi                      diabete,	essessi	alimentari	e	obesità1.	In	seguito,	negli	anni	Cinquanta,	Ancel	Keys2	-	me-
sull’Alimentazione             dico	scienziato	della	Scuola	di	Alimentazione	dell’Università	del	Minnesota	-	si	recò	in	Ita-
Mediterranea                   lia	al	seguito	delle	truppe	di	occupazione	e	si	accorse	di	un	fatto	che,	al	tempo,	sembrava	
                               molto	strano.	Le	persone	meno	abbienti	(i	cosiddetti	poveri)	dei	piccoli	paesi	del	Sud	Italia,	
                               che	mangiavano	prevalentemente	pane,	cipolla	e	pomodoro,	avevano	di	gran	lunga	meno	
                               episodi	di	malattie	cardiovascolari	dei	cittadini	di	New	York,	ma	anche	dei	loro	stessi	pa-
                               renti	emigrati	negli	anni	precedenti	negli	Stati	Uniti.

                                  Il	 valore	 nutrizionale	 della	 dieta	 mediterranea	 venne	 dimostrato	 scientificamente	 dal	
                               noto	“studio dei sette Paesi”	diretto	da	Keys	(Keys et al,	1995),	dove	furono	messe	a	con-
                               fronto	le	diete	adottate	da	diverse	popolazioni	per	verificarne	i	benefici	e	i	punti	critici.	Da	
                               lì	si	capirono	le	associazioni	tra	tipologia	di	dieta	e	rischio	d’insorgenza	di	malattie	croni-
                               che	(Keys et al.,	1967),	e	si	scoprì	come		il	livello	elevato	di	acidi	grassi	saturi	nella	dieta	e	
                               del	colesterolo	nel	sangue	rappresenti	un	fattore	in	grado	sia	di	spiegare	le	differenze	nei	
                               tassi	di	mortalità,	sia	di	prevedere	i	tassi	futuri	di	malattie	coronariche	nelle	popolazioni	
                               analizzate	(Keys,	1970;	Kromhout	et al.,	1994).	Lo	studio	dimostrò	anche	che	il	regime	ali-
                               mentare	migliore	era	quello	“mediterraneo”,	prova	ne	era	che	la	popolazione	di	Montegior-
                               gio	(Marche)	e	gli	abitanti	di	Crevalcore	(località	rurale	dell’Emilia)	avevano	un	tasso	molto	
                               basso	di	colesterolo	nel	sangue	e	una	percentuale	minima	di	malattie	coronariche,	dovuta	
                               al	 consumo	 di	 olio	 di	 oliva,	 pane	 e	 pasta,	 aglio,	 cipolla	 rossa,	 erbe	 aromatiche,	 verdura	 e	
                               poca	carne.




                                                                                                                                                            James l. stanfield / national geographic Image collection




                               1   Cucina Mediterranea. Ingredienti, principi dietetici e ricette al sapore di sole, Mondadori, Milano, 1993
                               2   Ancel Benjamin Keys (1904-2004), medico e fisiologo statunitense, è conosciuto per essere stato uno dei principali
                                   sostenitori dei benefici della dieta mediterranea per contrastare molte patologie diffuse soprattutto in occidente, in
                                   particolare le malattie cardiovascolari



30 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
Dal	primo	“studio dei sette Paesi”	fino	a	oggi	molte	altre	ricerche	hanno	analizzato	le	ca-
                   ratteristiche	e	le	associazioni	tra	stile	alimentare	adottato	e	insorgenza	di	malattie	cro-
                   niche	(World Cancer Research Fund,	1997;	Willett,	1998).	Dalla	metà	degli	anni	Novanta	si	
                   è	anche	sviluppato	un	filone	di	studio	per	indagare	l’associazione	tra	diete	e	longevità3.	
                   In	generale	quello	che	emerge	è	che	un	fattore	protettivo	contro	le	più	diffuse	malattie	
                   croniche	è	l’adozione	di	una	dieta	mediterranea	(o	simile),	ossia:	un	elevato	consumo	di	
                   verdura,	legumi,	frutta	e	frutta	secca,	olio	d’oliva	e	cereali	(che	nel	passato	erano	preva-
                   lentemente	integrali);	un	moderato	consumo	di	pesce	e	prodotti	caseari	(specialmente	
                   formaggio	e	yogurt)	e	vino;	un	basso	consumo	di	carne	rossa,	carne	bianca	e	acidi	grassi	
                   saturi	(Willett	&	Sacks,	1995).	
                      L’interesse	della	comunità	scientifica	e	medica	nei	confronti	della	Dieta	Mediterranea	
                   è	 tuttora	 estremamente	 vivo,	 tanto	 che	 l’attuale	 letteratura	 specialistica	 ospita	 con	
                   elevata	 frequenza	 pubblicazioni	 relative	 all’associazione	 tra	 stile	 nutrizionale	 di	 tipo	
                   mediterraneo	 e	 impatto	 sulla	 salute	 dell’uomo.	 Il	 beneficio	 della	 Dieta	 Mediterranea	 è	
                                                                     supportato	 da	 evidenze	 sempre	 crescenti	
L’adozione della Dieta Mediterranea è accen- in	termini	sia	di	prevenzione	sia	di	miglio-
tuata soprattutto nei segmenti più colti della ramento	 clinico	 in	 specifici	 ambiti	 della	
                                                                     patologia.	 E’	 interessante	 notare	 che	 una	
popolazione che, oltretutto, in essa percepisco- ricerca	 condotta	 sul	 database	 scientifico	
no la coerenza con i più attuali trend socio-cul- PubMed,	 in	 un	 arco	 di	 tempo	 limitato	 a	 3	
                                                                     mesi,	evidenzia	la	presenza	di	circa	70	pub-
turali, come l’attenzione al benessere; la lotta blicazioni	scientifiche	il	cui	tema	principale	
                                                                     è	la	Dieta	Mediterranea4.	
all’obesità; la valorizzazione dei prodotti tipici;
la ricerca dei prodotti naturali e genuini e l’at-                                 Tali	 pubblicazioni	 presentano	 i	 risultati	
tenzione alla tutela ambientale.                                                 di	ricerche	cliniche	o	epidemiologiche	nelle	
                                                                                 quali	 l’aderenza	 alla	 Dieta	 Mediterranea	 si	
                           traduce	in	benefici	misurabili	in	numerosissime	aree	della	salute	dell’uomo5,	che	includo-
                           no	a	titolo	di	esempio	le	patologie	cardiovascolari,	le	condizioni	metaboliche,	le	patologie	
                           neurologiche	o	psichiatriche	(ad	es.	la	malattia	di	Alzheimer),	le	malattie	respiratorie	o	al-
                           lergiche,	i	disturbi	della	sessualità	sia	femminile	sia	maschile	(es.	la	disfunzione	erettile),	
                           alcune	patologie	oncologiche.	A	quest’ultimo	proposito,	destano	interesse	le	recenti	con-
                           clusioni	dell’ampio	studio	Europeo	EPIC,	che	ha	valutato	485.044	soggetti	adulti	nell’arco	
                           di	circa	9	anni;	l’EPIC	ha	dimostrato	che	una	maggiore	aderenza	alla	Dieta	Mediterranea	
                           si	associa	a	una	significativa	riduzione	(-33%)	del	rischio	di	sviluppare	un	carcinoma	ga-
                           strico6.	 Infine,	 è	 interessante	 notare	 come	 la	 letteratura	 scientifica	 dimostri	 un	 impatto	
                           positivo	della	Dieta	Mediterranea	in	tutte	le	fasce	di	età	della	vita,	a	partire	dal	periodo	
                           prenatale,	all’infanzia,	all’età	adulta,	sino	all’età	avanzata.
                              le abitudini alimentari proprie della dieta mediterranea	sembrano	essere	coerenti
                           con le indicazioni nutrizionali	espresse dalle linee guida prodotte dalle più autorevoli
                           3   Nube et al., 1993; Farchi et al., 1995; Trichopoulou et al., 1995; Huijbregts et al., 1997; Kouris-Blazos et al., 1999;
                               Kumagai et al., 1999; Osler & Schroll, 1997; Kant et al., 2000; Lasheras et al., 2000; Osler et al., 2001; Michels &
                               Wolk, 2002
                           4   PubMed, Search Mediterranean Diet in Title/Abstract, dal 25 gennaio al 25 aprile 2010
                           5    Middleton L, Yaffe K. TArgets For The Prevention Of Dementia. J Alzheimers Dis. 2010 Apr 22; Camargo A et al. Gene
                               expression changes in mononuclear cells from patients with metabolic syndrome after acute intake of phenol-rich
                               virgin olive oil. BMC Genomics. 2010 Apr 20;11(1):253; Elhayany A et al. A low carbohydrate Mediterranean diet
                               improves cardiovascular risk factors and diabetes control among overweight patients with type 2 diabetes mellitus:
                               a 1-year prospective randomized intervention study. Diabetes Obes Metab. 2010 Mar;12(3):204-9.; Vlismas K et al.
                               Quality, but not cost, of diet is associated with 5-year incidence of CVD: the ATTICA study. Public Health Nutr. 2010
                               Apr 1:1-8; Castro-Rodriguez JA et al. Olive oil during pregnancy is associated with reduced wheezing during the first
                               year of life of the offspring. Pediatr Pulmonol. 2010 Apr;45(4):395-402; Llaneza P et al. Soy isoflavones, Mediterra-
                               nean diet, and physical exercise in postmenopausal women with insulin resistance. Menopause. 2010 Mar;17(2):372-
                               8; Giugliano F et al. Adherence to Mediterranean Diet and Erectile Dysfunction in Men with Type 2 Diabetes. J Sex
                               Me. 2010 Feb 25; Giugliano F et al. Adherence to Mediterranean Diet and Sexual Function in Women with Type 2
                               Diabetes. J Sex Me. 2010 Feb 25.
                           6   Buckland G et al. Adherence to a Mediterranean diet and risk of gastric adenocarcinoma within the European Pro-
                               spective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC) cohort study. Am J Clin Nutr. 2010 Feb;91(2):381-90.



                                                                                      2. le basi scientifiche della piramide alimentare - 31
società scientifiche e istituzioni internazionali	che	si	occupano	delle	maggiori	patologie	
                               che	affliggono	la	nostra	epoca	(in	particolare	malattie	cardiovascolari,	cancro	e	diabete).	
                                  Tra	i	compiti	delle	società	scientifiche	mediche,	infatti,	vi	è	quello	di	elaborare	delle	linee	
                               guida	(relative	alla	prevenzione,	la	diagnosi	e	la	cura)	nei	rispettivi	campi.	Per	quanto	ri-
                               guarda	l’alimentazione,	ciascuna	delle	società	scientifiche	che	si	occupano	di	diabete,	ma-
                               lattie	cardiovascolari	e	tumori,	sia	a	livello	nazionale	che	internazionale,	ha	messo	a	punto	
                               delle	raccomandazioni	finalizzate	a	prevenire	l’insorgenza	delle	rispettive	patologie.	Il	Ba-
                               rilla	Center	for	Food	&	Nutrition	ha	raccolto,	analizzato	e	sintetizzato	le	linee	guida	pubbli-
                               cate	dalle	più	autorevoli	società	scientifiche	e	istituzioni	italiane	e	internazionali	su	questo	
                               argomento7	trovando	molti	elementi	convergenti8.	Questa	analisi	ha	permesso	quindi	di	
                               delineare	quali	comportamenti	e	stili	di	vita	adottare	al	fine	di	una	sana	alimentazione	che	
                               risulti	avere	valore	di	prevenzione,	a	livello	complessivo,	verso	l’insorgenza	delle	patologie	
                               cardiovascolari,	diabetiche	e	tumorali	(Figura	2.1).

                                  Dai	risultati	dell’analisi	condotta	si	può	sottolineare	come	la	stretta	coerenza	rispetto	
                               alle	raccomandazioni	suggerite	a	livello	scientifico	renda	il	modello	mediterraneo	uno	dei	
                               più	efficaci	in	termini	di	promozione	e	di	conservazione	del	benessere	e	la	prevenzione	del-
                               le	maggiori	patologie	croniche.

                                  Con	l’obiettivo	di	misurare	l’aderenza,	o	la	distanza,	di	una	qualsiasi	dieta	da	quella	me-
                               diterranea,	 sono	 stati	 sviluppati	 alcuni	 indici di “adeguatezza mediterranea”.	 In	 parti-
                               colare,	Trichopoulou	(Trichopoulou	et al.,	1995),	dopo	aver	creato	un	indice	che	quantifica	
                               l’aderenza	 alla	 Dieta	 Mediterranea	 su	 una	 scala	 che	 va	 da	 0	 a	 9	 (dove	 il	 valore	 massimo	
                               significa	massima	aderenza	e	viceversa),	ha	rilevato	una	associazione	inversa	tra	il	pun-
                               teggio	ottenuto	da	una	popolazione	e	i	tassi	di	mortalità	delle	persone	più	anziane.

                                  Anche	negli	studi	di	Panagiotakos	(Panagiotakos	et al.,	2007)	è	emerso	come	l’incremen-
                               to	del	livello	di	aderenza	alla	Dieta	Mediterranea	è	significativo	nella	previsione	dei	casi	di	
                               ipertensione,	ipercolesterolemia,	diabete	e	obesità	negli	adulti.	Un	aumento	del	20%	cir-
                               ca	di	aderenza	alla	Dieta	Mediterranea9	riduce	l’insorgenza	di	malattie	cardiovascolari	del	
                               4%	nell’arco	di	dieci	anni.	Altri	studi	condotti	da	Trichopoulou	(Trichopoulou	et al.,	2007)	
                               hanno	evidenziato	come	l’aderenza	alla	Dieta	Mediterranea	produca	significative	riduzio-
                               ni	nei	tassi	complessivi	di	mortalità	della	popolazione,	soprattutto	nei	decessi	causati	da	
                               malattie	cardiovascolari	e	tumori.	Medesimi	risultati	si	riscontrano	negli	studi	recenti	di	
                               Mitrou	(Mitrou	et al,	2007)	condotti	per	dieci	anni	su	un	campione	di	oltre	380.000	Ame-
                               ricani.	Nello	specifico,	per	le	malattie	coronariche,	De	Lorgeril	(De	Lorgeril	et al.,	1999)	ha	
                               evidenziato	come	la	Dieta	Mediterranea	riduca	del	72%	il	rischio	d’infarto.	I	risultati	degli	
                               studi	di	Fung	(Fung	et al,	2005)	ne	hanno	confermato,	ancora	una	volta,	gli	effetti	cardio-
                               protettivi.	In	un	recente	studio	di	meta-analisi	di	Sofi	(Sofi	et al.,	2008)	è	emerso	come	la	
                               Dieta	Mediterranea	rappresenti	un	fattore	protettivo	contro	tutte	le	cause	di	mortalità	e,	
                               nello	specifico,	verso	quelle	legate	a	malattie	cardiovascolari	e	tumorali,	ma	anche	verso	il	
                               morbo	di	Parkinson	e	il	morbo	di	Alzheimer.

                                 In	conclusione,	gran	parte	delle	più	autorevoli ricerche scientifiche sulla relazione tra
                               alimentazione e malattie croniche evidenziano,	al	di	là	di	ogni	ragionevole	dubbio,	il mo-
                               dello alimentare mediterraneo deve essere considerato il punto di riferimento di una
                               corretta alimentazione.	


                               7 Tra le fonti utilizzate per l’analisi si possono ricordare: World Health Organization, International Agency for Research
                                 on Cancer, American Cancer Association, American Institute for Cancer Prevention, Federation of European Cancer
                                 Society, American Heart Association, European Society of Cardiology, Società Italiana di cardiologia, Istituto Nazio-
                                 nale Ricerche per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), British Heart Foundation, International Diabetes Federation,
                                 American Diabetes Association, Società Italiana di Diabetologia.
                               8 Per una trattazione completa dell’argomento si rimanda al capitolo 3 del Position Paper “Alimentazione e Salute”,
                                 pubblicato dal Barilla Center for Food & Nutrition nel settembre 2009
                               9 La scala utilizzata nello studio è compresa tra 0 e 55, quindi un incremento di 10 punti sulla scala di adeguatezza
                                 mediterranea equivale a un incremento del 20% circa



32 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
Figura	 2.1.	 Convergenza	 delle	 linee	 guida	 per	 la	 prevenzione	 delle	 patologie	 cardiovascolari,	 diabetiche	 e	 tumorali:	
                  schema	di	sintesi.	Fonte:	“Alimentazione e Salute”,	Barilla	Center	for	Food	&	Nutrition,	settembre	2009




Un aumento del 20% circa di aderenza alla Dieta
Mediterranea riduce l’insorgenza di malattie
cardiovascolari del 4% nell’arco di dieci anni.




                                                                                2. le basi scientifiche della piramide alimentare - 33
Jodi Cobb / National Geographic Image Collection
3. gli indicatori usati
per misurare l’impatto
degli alimenti




Focalizzando l’attenzione alle filiere di produzione
degli alimenti, l’analisi dei processi porta
a evidenziare come i principali carichi ambientali
siano rappresentati dalla generazione di gas
a effetto serra, dall’utilizzo della risorsa idrica
e dall’occupazione di territorio.
La stima degli impatti ambientali associati a ogni singolo alimento
                                           è stata condotta con l’analisi dell’intera filiera – estrazione, coltivazione
                                           e trattamento delle materie prime, fabbricazione, confezionamento,
                                           trasporto, distribuzione, uso, riuso, riciclo e smaltimento finale.
Medford Taylor / National Geographic Image Collection
La	stima	degli	impatti	ambientali	associati	a	ogni	singolo	alimento	è	stata	condotta	con	
3.                             l’analisi	del	ciclo	di	vita	(Life Cycle Assessment,	LCA),	un	metodo	di	valutazione	oggettiva	
Gli indicatori                 dei	carichi	energetici	e	ambientali	relativi	a	un	processo	(sia	esso	un’attività	o	un	servizio).	
usati per misurare             Tale	valutazione	include	l’analisi	dell’intera	filiera,	comprendendo	l’estrazione	o	coltivazio-
l’impatto                      ne	e	il	trattamento	delle	materie	prime,	la	fabbricazione,	il	confezionamento,	il	trasporto,	
degli alimenti                 la	distribuzione,	l’uso,	il	riuso,	il	riciclo	e	lo	smaltimento	finale.

                                 Il	 metodo	 di	 analisi	 LCA	 è	 regolamentato	 dagli	 standard	 internazionali	 ISO	 14040	 e	
                               14044,	che	ne	definiscono	le	caratteristiche	peculiari.




                                              Coltivazione                                               Trasformazione




                                     Cottura

                                                                                                             Imballaggio




                                                            Trasporto



                                 Gli	 studi	 LCA	 sono	 degli	 strumenti	 di	 analisi	 scientifica	 che	 hanno	 da	 un	 lato	 il	 van-
                               taggio	 di	 permettere	 una	 valutazione	 quanto	 più	 possibile	 oggettiva	 e	 completa	 del	
                               sistema,	 dall’altro	 lo	 svantaggio	 che	 i	 risultati	 sono	 a	 volte	 difficili	 da	 comunicare.		
                               Per	rendere	facilmente	comprensibile	il	risultato	di	uno	studio,	normalmente	si	utilizza-
                               no	degli	indicatori	di	sintesi	definiti	in	modo	da	preservare	il	più	possibile	la	scientificità	
                               dell’analisi.

                                 Tali	indicatori	in	genere	vengono	selezionati	in	base	alla	tipologia	del	sistema	che	viene	
                               analizzato,	e	devono	essere	scelti	in	modo	da	rappresentare	in	maniera	quanto	più	comple-
                               ta	e	semplice	le	interazioni	con	i	principali	comparti	ambientali.	




38 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
Entrando	più	nello	specifico	e	focalizzando	l’attenzione	alle	filiere	di	produzione	degli	ali-
menti,	l’analisi	dei	processi	porta	a	evidenziare	come	i	principali	carichi	ambientali	siano	
rappresentati	dalla	generazione	di	gas a effetto serra,	dall’utilizzo	della	risorsa idrica	e	
dall’occupazione	di territorio.

   Sulla	base	di	queste	premesse,	e	tenendo	conto	che	questo	lavoro	ha	l’obiettivo	di	fornire	
risultati	validi	in	un	primo	livello	di	approfondimento,	gli	indicatori	ambientali	selezionati	
sono:
n	 il	Carbon Footprint,	che	rappresenta	le	emissioni	di	gas	serra	responsabili	dei	cambia-
    menti	climatici	ed	è	misurato	in	massa	di	CO2	equivalente;
n	 il	 Water Footprint	 (o	 virtual water content),	 che	 quantifica	 i	 consumi	 e	 le	 modalità	 di	
    utilizzo	delle	risorse	idriche	ed	è	misurato	in	volume	di	acqua;
n	 l’Ecological Footprint,	misura	la	quantità	di	terra	(o	mare)	biologicamente	produttiva	
    necessaria	per	fornire	le	risorse	e	assorbire	le	emissioni	associate	a	un	sistema	produt-
    tivo;	si	misura	in	m2	o	ettari	globali.

   Nonostante	si	sia	scelto	di	rappresentare	la	Piramide	Ambientale	utilizzando	come	unico	
indicatore	l’Ecological Footprint,	nel	documento	sono	stati	riportati	gli	impatti	ambientali	
dei	cibi	analizzati	misurati	anche	attraverso	il	Carbon Footprint e	il	Water Footprint al	fine	
di	fornire	una	visione	sufficientemente	complementare	degli	impatti,	evitando	visioni	par-
ziali	e,	in	alcuni	casi,	fuorvianti.



    Differenze concettuali tra gli indicatori analizzati

    Si è scelto di utilizzare questi tre indicatori ambientali per il fatto che per come sono
  concepiti, sono complementari e permettono una visione completa degli impatti am-
  bientali.

     Il Carbon Footprint è un indicatore che rappresenta le emissioni di gas serra generate
  dai processi che, nel caso particolare delle filiere agroalimentari, sono costituite preva-
  lentemente dalla CO2 generata dall’utilizzo dei combustibili fossili, dal metano (CH4) de-
  rivante dalle fermentazioni enteriche dei bovini, dalle emissioni di protossido di azoto
  (N2O) causate dall’utilizzo di fertilizzanti a base azoto in agricoltura. Con questo indica-
  tore, quindi, in qualche modo si intende rappresentato anche il consumo di energia, e
  in particolare di risorse fossili.

    L’Ecological Footprint rappresenta l’occupazione di territorio da parte del sistema in
  esame. Sebbene una parte di tale territorio sia destinato al teorico assorbimento della
  CO2 generata dal sistema (energy land), in realtà non vengono comprese le altre emis-
  sioni di gas serra. Per questa ragione, l’indicatore deve necessariamente essere affian-
  cato dal Carbon Footprint in modo da avere una informazione più completa.

     L’elemento idrico viene trattato dall’Ecological Footprint unicamente come superfi-
  cie occupata destinata alla pesca, ma non come consumo di risorsa. L’Ecological Foot-
  print è in grado di misurare la complessità degli aspetti ambientali. Per questa ragione
  l’utilizzo del Water Footprint è necessario per completare il set degli indicatori.




                                       3.gli indicatori usati per misurare l’impatto degli alimenti - 39
Qui	 di	 seguito	 viene	 data	 una	 breve	 descrizione	 degli	 indicatori	 (con	 gli	 opportuni	 ri-
                               mandi	alle	fonti	di	approfondimento)	e	vengono	fornite	indicazioni	generali	sulle	ipotesi	
                               di	calcolo	adottate	rimandando	alla	seconda	parte	del	documento	per	gli	aspetti	specifici	
                               relativi	ai	singoli	alimenti.


                                   Gli indicatori attualmente esistenti in campo ambientale

                                      La scelta di utilizzare come indicatori di sostenibilità ambientale il Carbon Footprint, il
                                   Water Footprint e l’Ecological Footprint è il risultato di una selezione avvenuta prenden-
                                   do in considerazione l’ampia disponibilità di indicatori utilizzabili. La scelta è stata deter-
                                   minata dalla completezza nella valutazione espressa da un singolo indicatore.
                                      Al tempo stesso, però il mondo scientifico e le Istituzioni hanno messo a disposizione
                                   una miriade di indicatori capaci di misurare la sostenibilità in modo efficace e dettagliato.
                                   L’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA)1, ad esempio, ha individuato un complesso di indi-
                                   catori in grado di valutare l’impatto ambientale per i diversi ambiti:
                                   n	 Agricoltura (Area under organic farming; Gross nutrient balance);
                                   n	 Inquinamento atmosferico (Emissions of acidifying substances; Emissions of ozone
                                       precursors; Emissions of primary particles and secondary particulate matter precur-
                                       sors; Exceeance of air quality limit values in urban areas; Exposure of ecosystems to
                                       acidification, eutrophication and ozone);
                                   n	 Biodiversità (Designate areas; Species diversity; Threatened and protected species);
                                   n	 Cambiamento climatico (Atmospheric greenhouse gas concentrations; Global and
                                       European temperature; Greenhouse gas emission projections; Greenhouse gas emis-
                                       sion trends; Production and consumption of ozone depleting substances ;
                                   n	 Energia (Final energy consumption by sector; Primary energy consumption by fuel;
                                       Renewable electricity consumption; Renewable primary energy consumption; Total
                                       primary energy intensity);
                                   n	 Industria della pesca (Aquaculture production; Fishing fleet capacity; Status of ma-
                                       rine fish stocks);
                                   n	 Territorio (Land take; Progress in management of contaminate site);
                                   n	 Trasporti (Freight transport demand; Passenger transport demand; Use of cleaner
                                       and alternative fuels);
                                   n	 Rifiuti (Generation and recycling of packaging waste; Municipal waste generation);
                                   n	 Acqua (Bathing water quality; Chlorophyll in transitional, coastal and marine waters;
                                       Nutrients in freshwater; Nutrients in transitional, coastal and marine waters; Oxy-
                                       gen consuming substances in rivers; Urban waste water treatment; Use of freshwa-
                                       ter resources).

                                     Allo stesso modo, la Sustainable Development Strategy2 definita dall’Unione Europea
                                   individua un pacchetto di indicatori capaci di indicare e valutare la qualità e l’efficacia
                                   delle politiche messe in atto dai singoli Stati Membri. Gli indicatori abbracciano ben 10
                                   ambiti (Socio-economic development; Sustainable consumption and production; Social
                                   inclusion; Demographic Changes; Public Health; Climate Change and Energy; Sustainable
                                   Transport; Natural Resources; Global Partnership; Good Governance), a loro volta sud-
                                   divisi in aree sottotematiche. La numerosità e la completezza dell’insieme degli indica-
                                   tori messi a disposizione dall’Unione Europea permette di ottenere una valutazione sul
                                   raggiungimento degli obiettivi di fondo e prioritari delle politiche e di stabilire l’effettiva
                                   messa in atto delle azioni realizzate.




                               1   Fonte: EEA Core Set of Indicators (http://themes.eea.europa.eu/IMS/CSI)
                               2   Fonte: Indicators for monitoring the EU Sustainable Development Strategy (http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/
                                   page/portal/sdi/introduction)



40 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
Con	 l’espressione	 “Carbon Footprint”	 si	 identifica	 l’impatto	 associato	 a	 un	 prodotto	 (o	
3. 1               servizio)	in	termini	di	emissioni	di	anidride	carbonica	equivalenti	(CO2-equiv),	calcolate	lun-
Carbon Footprint   go	l’intero	ciclo	di	vita	del	sistema	indagato.	È	un	nuovo	termine	utilizzato	per	indicare	il	
                   cosiddetto	Global Warming Potential (GWP)	e	cioè	l’effetto	serra	potenziale	di	un	sistema	
                   calcolato	con	la	metodologia	LCA	–	Life Cycle Assessment	(analisi	del	ciclo	di	vita).

                      Nel	calcolo	del	Carbon Footprint	vengono	sempre	considerate	le	emissioni	di	tutti	i	gas	
                   a	effetto	serra,	che	sono	convertite	in	CO2	equivalente	attraverso	dei	parametri	stabiliti	
                   a	livello	internazionale	dall’IPCC,	l’Intergovernmental Panel on Climate Change,	organismo	
                   che	opera	sotto	l’egida	delle	Nazioni	Unite.	

                     Il	corretto	calcolo	del	Carbon Footprint	di	un	bene	o	servizio	deve	necessariamente	te-
                   ner	conto	di	tutte	le	fasi	della	filiera	a	partire	dall’estrazione	delle	materie	prime,	fino	allo	
                   smaltimento	dei	rifiuti	generati	dal	sistema	stesso	secondo	l’approccio	LCA.	È	evidente	che	
                   ciò	necessita	della	costruzione	di	un	“modello	operativo”	in	grado	di	rappresentare	la	filiera	
                   in	maniera	compiuta,	tenendo	conto	di	tutti	gli	apporti	che	effettivamente	contribuiscono	
                   alla	formazione	del	GWP.


                       L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC)

                        Nel 1988 la World Meteorological Organisation (WMO) e l’United Nations Environment
                     Programme (UNEP), costituiscono l’IPCC con lo scopo di fornire ai decisori politici una
                     valutazione obiettiva della letteratura tecnico-scientifica e socio-economica rilevante e
                     disponibile in materia di cambiamenti climatici.
                        L’IPCC è un organo intergovernativo (e non di ricerca diretta) aperto a tutti i Paesi mem-
                     bri della WMO e dell’UNEP. Ogni governo ha un Focal Point IPCC che coordina le attività
                     relative all’IPCC nel proprio Paese. Attualmente il Focal Point IPCC per l’Italia è svolto dal
                     Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC).
                        L’attività principale dell’IPCC consiste nel produrre a intervalli regolari (ogni 6 anni)
                     Rapporti di Valutazione scientifica sullo stato delle conoscenze nel campo del clima e dei
                     cambiamenti climatici (Assessment Reports). I Rapporti di Valutazione, che riflettono
                     le analisi e le valutazioni del consenso scientifico mondiale, sono soggetti a revisioni di
                     esperti. Il lavoro dell’IPCC negli ultimi anni è stato approvato dalle più importanti accade-
                     mie e organizzazioni scientifiche nel mondo.
                        L’ultimo Rapporto dell’IPCC, pubblicato nel 2007, in particolare, ha delineato con mag-
                     giore certezza “che la maggior parte dell’aumento della temperatura media globale osser-
                     vato da metà del ventesimo secolo è dovuta all’aumento osservato delle concentrazioni
                     di gas serra antropogenici”, e che i futuri cambiamenti climatici non riguarderanno sola-
                     mente l’innalzamento delle temperature, ma produrranno anche una modifica dell’intero
                     sistema climatico, con serie ripercussioni sugli ecosistemi e sulle attività umane. L’IPCC
                     ha recentemente avviato la preparazione del nuovo Rapporto di Valutazione (AR5) che
                     prenderà in considerazione i recenti sviluppi tecnico-scientifici e delineerà un nuovo in-
                     sieme di scenari climatici, socio-economici e ambientali. Il documento finale dovrebbe
                     essere pronto nel 2014. L’informazione prodotta dall’IPCC è importante per il processo
                     negoziale in corso nell’ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambia-
                     mento Climatico – UNFCC.
                        Il 12 ottobre 2007 l’IPCC, congiuntamente con l’ex Vice Presidente degli Stati Uniti Al
                     Gore, è stato insignito del premio Nobel per la Pace. La motivazione alla base del premio
                     ha fatto riferimento: “all’impegno profuso nella costruzione e divulgazione di una mag-
                     giore conoscenza sui cambiamenti climatici di origine antropica e nel porre le basi per
                     poterli contrastare efficacemente”.




                                                         3.gli indicatori usati per misurare l’impatto degli alimenti - 41
Soprattutto	grazie	alla	sua	semplicità	di	comunicazione	e	alla	comprensibilità	an-
                               che	per	i	non	adetti	ai	lavori,	il	concetto	del	Carbon Footprint	si	è	diffuso	al	punto	tale	
                               che	 esistono	 molti	 standard	 riconosciuti	 a	 livello	 internazionale	 che	 definiscono	 in	
                               modo	più	o	meno	dettagliato	i	requisiti	da	rispettare	per	il	calcolo.

                       I	più	importanti,	o	quanto	meno	i	più	utilizzati,	sono:
                     n	 gli	standard	Iso 14040 e	14044:	in	realtà	sono	gli	standard	relativi	all’analisi	del	
                        ciclo	 di	 vita	 ma	 possono	 essere	 ritenuti	 la	 base	 metodologica	 anche	 per	 il	 calcolo	
                        del	Carbon Fooptrint;
                     n	 lo	standard Iso 14064	orientato	a	definire	le	modalità	per	il	calcolo	delle	emissioni	
                        di	gas	serra	e	la	relativa	verifica	da	parte	di	un	soggetto	indipendente;
                                                                         n		il	ghg protocol:	documento	predispo-
                                                                         sto	dal	Greenhouse Gas Protocol Initiative,	
Con Carbon Footprint si identifica l’impatto asso- una	 organizzazione	 sovragovernativa	
ciato a un prodotto o servizio in termini di emis- che	ha	predisposto	il	protocollo	di	calcolo	
sioni di anidride carbonica equivalenti, calcolate più	utilizzato	a	livello	internazionale	che	
                                                                         mette	in	relazione	gli	aspetti	tecnici	con	
lungo l’intero ciclo di vita del sistema.                                quelli	più	economici	di	gestione	dell’orga-
                                                                         nizzazione;
                     n	 il	 pas 2050 (Assessing the life cycle greenhouse gas emissions of goods and
                        services):	 documento	 predisposto	 dal	 British Standard Insititution	 orientato	 a	
                        fornire	 un	 documento	 tecnico,	 più	 dettagliato	 rispetto	 agli	 standard	 ISO,	 avente	
                        l’obiettivo	 di	 definire	 con	 maggiore	 specificità	 le	 regole	 da	 adottare	 per	 il	 calcolo	
                        del	Carbon Footprint.	È	tra	i	documenti	più	recenti	e	operativi	e	per	queste	ragioni	
                        tra	quelli	che	riscuotono	il	maggior	interesse	nella	comunità	scientifica;
                     n	 il	sistema epd™:	predisposto	dall’International EPD Consortium	(IEC),	ha	definito	le	
                        regole	per	la	preparazione,	verifica	e	pubblicazione	delle	cosiddette	dichiarazioni
                        ambientali di prodotto	che,	in	sostanza,	sono	la	“carta	di	identità”	verificata	delle	
                        caratteristiche	ambientali	di	un	bene.	Sebbene	il	sistema	non	sia	mirato	in	manie-
                        ra	 specifica	 al	 Carbon Footprint,	 in	 questo	 contesto	 è	 estremamente	 rilevante	 in	
                        quanto	le	emissioni	di	gas	serra	sono	uno	dei	parametri	ambientali	che	tipicamen-
                        te	rientrano	in	una	dichiarazione	ambientale.

                                 È	 fondamentale	 osservare	 come	 i	 vari	 protocolli	 di	 calcolo	 non	 siano	 in	 conflitto	
                               tecnico	e	per	questa	ragione	vengano	normalmente	presi	in	considerazione	tutti	con-
                               temporaneamente	in	maniera	integrata	durante	la	quantificazione	del	Carbon Foot-
                               print	di	un	prodotto.




42 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
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Position paper: Doppia Piramide, alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta

  • 1. Doppia Piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta people, environment, science, economy
  • 2. people, environment, science, economy www.barillacfn.com info@barillacfn.com Advisory Board: Barbara Buchner, Claude Fischler, Jean-Paul Fitoussi, Mario Monti, Gabriele Riccardi, Camillo Ricordi, Joseph Sassoon, Umberto Veronesi. In collaborazione con: Life Cycle Engineering Carlo Alberto Pratesi - Professore Facoltà di Economia, Università Roma Tre The European House-Ambrosetti Progetto grafico, impaginazione e redazione: Burson-Marsteller Immagini: National Geographic Image Collection
  • 3. Indice Il Barilla Center for Food & Nutrition 2 Executive summary 4 1. alImentarsI meglIo per vIvere In un mondo mIglIore 10 1.1 La Piramide Alimentare come strumento di educazione alimentare 14 1.2 Le componenti della Piramide Alimentare 19 1.3 Dalla Piramide Alimentare alla Piramide Ambientale 22 2. le basI scIentIfIche della pIramIde alImentare 26 2.1 Gli studi sull’Alimentazione Mediterranea 30 3. glI IndIcatorI usatI per mIsurare l’Impatto deglI alImentI 34 3.1 Carbon Footprint 41 3.2 Water Footprint 43 3.3 Ecological Footprint 45 4. la mIsura dell’Impatto deglI alImentI: le pIramIdI ambIentalI 48 4.1 La sintesi dei dati ambientali 52 4.2 Tre possibili Piramidi Ambientali 56 4.3 La Piramide Ambientale basata sull’Ecological Footprint 57 5. Il dettaglIo deI datI ambIentalI raccoltI 60 5.1 Le principali fonti dei dati 64 5.2 Ipotesi adottate per la cottura degli alimenti 99 5.3 Quando l’impatto dei trasporti è rilevante 103 6. QualI approfondImentI per la prossIma edIzIone 106 6.1 Aumentare la copertura statistica dei dati e rendere omogenei i confini LCA 110 6.2 Tenere conto della provenienza geografica nella valutazione dell’impatto 110 6.3 Valutare l’influenza della catena del freddo dei cibi e completare l’analisi sulle modalità di cottura 112 6.4 Approfondire il tema della stagionalità dei prodotti agricoli come variabile che influenza l’impatto 113 bIblIografIa organIzzata per alImento 114 Alimenti derivanti dall’agricoltura 118 Alimenti derivanti da lavorazione di prodotti agricoli 122 Alimenti derivanti da allevamento 126 Alimenti derivanti da attività di pesca 131 Bevande 133 appendIce 134 A.1 Calcolo degli impatti ambientali associati alla produzione dei cibi 138 rIferImentI bIblIografIcI 142 Indice - 1
  • 4. Il Barilla Center for Food & Nutrition Il Barilla Center for Food & Nutrition è un centro di pensiero e proposte dall’ap- proccio multidisciplinare che ha l’obiettivo di raccogliere le migliori conoscenze presenti a livello mondiale sulle tematiche legate al mondo dell’alimentazione e della nutrizione. Le sue aree di studio sono la cultura, l’ambiente, la salute e l’economia: in questi ambiti intende suggerire soluzioni per affrontare le sfide alimentari del prossimo futuro. In particolare, il barilla center for food & nutrition si propone di: dare ascolto alle esigenze attuali e emergenti della società sui grandi temi legati al mondo della nutrizione e dell’alimentazione; individuarne le tematiche fondamentali; raccogliere e analizzare le esperienze, le conoscenze e le competenze più avan- zate a oggi disponibili a livello mondiale. Questo al fine di sviluppare e rendere disponibili riflessioni, proposte e racco- 2 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
  • 5. mandazioni utili a favorire una vita migliore e un benessere diffuso e sostenibile per tutte le persone. L’interpretazione di fenomeni così complessi richiede una metodologia che tra- valica i confini delle diverse discipline: questo approccio è stato adottato per le quattro aree tematiche - Food for Sustainable Growth, Food for Health, Food for All, Food for Culture - sulle quali nel suo primo anno di attività il Barilla Cen- ter for Food & Nutrition ha realizzato e divulgato cinque Position Paper, propo- nendo una sintesi ragionata delle evidenze scientifiche disponibili e una chiave originale di interpretazione dei fenomeni. Attraverso questi documenti, il BCFN, oltre a esprimere la propria posizione, ha proposto una serie di raccomandazioni per i singoli cittadini, per il mondo impren- ditoriale e per le istituzioni. Per ogni area sono stati individuati uno o più advisor specifici, scelti per le pro- prie conoscenze ed esperienze professionali nel campo: Barbara Buchner (esper- ta di energia, climate change e ambiente) per l’area Food for Sustainable Growth; Mario Monti e Jean-Paul Fitoussi (economisti) per l’area Food For All; Umberto Veronesi (oncologo), Gabriele Riccardi (nutrizionista) e Camillo Ricordi (immuno- logo) per l’area Food for Health; Joseph Sassoon e Claude Fischler (sociologi) per l’area Food for Culture. Il tema della sostenibilità (Food for Sustainable Growth) e le relative raccomanda- zioni sugli stili di vita e alimentari a minore impatto ambientale è stato il primo argomento trattato dal Barilla Center for Food and Nutrition nel 2009, ed è stato anche quello che, data l’attualità del tema, ha riscosso maggiore interesse da par- te di media e opinion leader. La principale constatazione emersa dal Position Paper “Cambiamento Climatico, Agricoltura e Alimentazione” è che i moderni stili di vita impattano sempre di più sull’equilibrio ambientale del Pianeta. In particolare, in ambito alimentare, si os- serva l’affermarsi di modelli di consumo incoerenti con l’obiettivo della sostenibi- lità, considerato che la composizione e la qualità di cibo prodotto incidono in modo significativo sia sulle emissioni di gas serra che sul consumo di risorse naturali. Per suggerire scelte alimentari più sostenibili in termini di salute e tutela dell’am- biente, il Barilla Center for Food & Nutrition propone la “Doppia Piramide” che af- fianca alla classica “Piramide Alimentare” una nuova “Piramide Ambientale”: in questo modo è più facile risolvere quello che Michael Pollan ha definito “dilemma dell’onnivoro”, ossia la difficoltà tipica dell’uomo nel decidere quotidianamente la composizione della sua dieta. Il barilla center for food & nutrition - 3
  • 6. Volkmark K. Wentzel / National Geographic Image Collection Executive summary
  • 7. Lo sviluppo e la modernizzazione hanno reso accessibile a un numero sempre più ampio di persone grandi quantità e varietà di cibo. Senza una cultura adeguata o delle linee guida nutrizionali che possano essere applicate e adottate facilmente su base quotidiana, le persone rischiano di seguire stili alimentari sbilanciati o scorretti.
  • 8. Todd Gipstein / National Geographic Image Collection
  • 9. Gli alimenti per i quali è consigliato un consumo maggiore generalmente sono anche quelli che determinano gli impatti ambientali minori. Viceversa, gli alimenti per i quali viene raccomandato un ridotto consumo sono anche quelli che hanno maggior impatto sull’ambiente.
  • 10. L’uomo da tempo è consapevole che la corretta alimentazione è una condizione essen- ziale per la salute. Lo sviluppo e la modernizzazione hanno reso disponibili a un numero sempre più ampio di persone cibo vario e in quantità. Senza una cultura adeguata o delle linee guida nutrizionali che possano essere applicate e adottate facilmente su base quo- tidiana, le persone rischiano di seguire stili alimentari sbilanciati, se non scorretti. Prova ne è la recente e dilagante diffusione di patologie dovute a eccesso di alimentazione e alla concomitante riduzione dell’attività fisica (dall’obesità alle malattie cardiovascolari passando per il diabete) in tutte le fasce d’età, comprese quelle giovanili. Negli anni Settanta, è stato il fisiologo americano Ancel Keys a spiegare al mondo la dieta da lui battezzata “mediterranea”, basata sul consumo equilibrato di alimenti naturali (olio di oliva, frutta, cereali, legumi, ecc.), grazie alla quale la mortalità per car- diopatie risultava più bassa rispetto alle diete ricche di grassi saturi, tipiche del Nord Europa. Nel 1992 l’US Department of Agriculture progettò e diffuse la prima piramide alimentare, che in modo sintetico ed efficace spiegava come adottare un tipo di ali- mentazione equilibrato. Oggi, il Barilla Center for Food & Nutrition ripropone la Piramide Alimentare in una doppia versione, posizionando i cibi non solo seguendo quanto da tempo la scienza nutri- zionale ha definito in funzione del loro impatto positivo sulla salute, ma anche rispetto al loro impatto sull’ambiente. Si ottiene così una “doppia piramide”: la nota piramide alimentare e una piramide alimentare-ambientale. Quest’ultima, che viene affianca- ta alla Piramide Alimentare, è rappresentata capovolta: gli alimenti a maggior impatto ambientale sono in alto e quelli a ridotto impatto in basso. La piramide alimentare raffigura i vari gruppi di alimenti in modo scalare. Alla base della Piramide si trovano gli alimenti di origine vegetale (caratteristici della dieta me- diterranea) ricchi in termini di nutrienti (vitamine, sali minerali, acqua) e di composti protettivi (fibre e composti bioattivi di origine vegetale) e con ridotta densità energe- tica. Salendo progressivamente si trovano gli alimenti a crescente densità energetica (molto presenti nella dieta nordamericana) che andrebbero consumati con una fre- quenza minore. La piramide ambientale è stata costruita sulla base della stima degli impatti ambien- tali associati a ogni singolo alimento condotta con l’analisi del ciclo di vita (Life Cycle As- sessment, LCA), un metodo di valutazione oggettivo dei carichi energetici e ambientali relativi a un processo (sia esso un’attività o un servizio). Nello specifico, l’analisi dei pro- cessi porta a evidenziare come i principali carichi ambientali siano rappresentati dalla generazione di gas a effetto serra (Carbon Footprint), dal consumo della risorsa idrica (Water Footprint) e dall’uso di territorio (Ecological Footprint). 8 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
  • 11. o. louis mazzatenta / national geographic Image collection Per ragioni di maggiore completezza ed efficacia comunicativa, la raffigurazione della piramide ambientale è stata effettuata prendendo come indicatore unico di riferi- mento l’Ecological Footprint. Si è ottenuta così una piramide rovesciata in cui le diverse categorie alimentari sono disposte in modo scalare sulla base dell’impatto ambientale, in alto si trovano gli alimenti a maggior impatto mentre in basso quelli a minor impatto. Dalla “Doppia Piramide” si può osservare che gli alimenti per i quali è consigliato un consumo più frequente, sono anche quelli che presentano gli impatti ambientali mi- nori. Viceversa, gli alimenti per i quali viene raccomandato un consumo meno frequente, sono anche quelli che hanno maggior impatto sull’ambiente. In altre parole, da questa nuova elaborazione della Piramide Alimentare emerge la coincidenza, in un unico mo- dello, di due obiettivi diversi ma altrettanto rilevanti: salute e tutela ambientale. Il lavoro svolto, lungi dal voler essere conclusivo, intende essere di stimolo alla pub- blicazione di ulteriori studi sulla misurazione degli impatti ambientali degli alimenti dei quali si terrà conto nelle prossime edizioni di questo documento. In questo modo si potrà aumentare la copertura statistica dei dati e verificare l’influenza che possono avere al- cuni fattori, quali, ad esempio, la provenienza geografica o le modalità di conservazione degli alimenti. executive summary - 9
  • 12. 1. alimentarsi meglio per vivere in un mondo migliore Sam Abell / National Geographic Image Collection
  • 13. La mortalità per cardiopatie nei Paesi del sud Europa e del nord Africa è più bassa di quella che si riscontra nei Paesi anglosassoni e del nord.
  • 14. Negli ultimi anni studi di laboratorio ed evidenze empiriche hanno reso evidente l’importanza di una corretta alimentazione nella prevenzione delle malattie; molto più lentamente, purtroppo, è cresciuta la consapevolezza delle persone. Luis Marden / National Geographic Image Collection
  • 15.
  • 16. L’uomo è da sempre stato consapevole che la corretta alimentazione è una condizione 1. essenziale per la salute. Per millenni, tuttavia, l’impellente necessità di trovare cibo suf- Alimentarsi meglio ficiente per sopravvivere ha messo in secondo piano l’evidenza di questa legge naturale: per vivere in un fino a poco tempo fa erano ben pochi coloro che avevano la possibilità di scegliere tra di- mondo migliore verse e abbondanti varietà di alimenti. Sono stati lo sviluppo industriale, la modernizzazione dell’agricoltura e l’apertura dei mercati a rendere disponibili a un numero sempre più ampio di persone cibo vario e in quantità. Non che oggi il problema della fame sia risolto, tutt’altro: sappiamo che nel mondo vive circa un miliardo di persone in stato di sottonutrizione (o malnutrizione)1. Per altro verso è aumentato notevolmente il numero di coloro che possono scegliere cosa e quanto man- giare. Queste persone, però, senza una cultura adeguata o delle linee guida nutrizionali diffuse, illustrate e rese applicabili, rischiano di assumere stili alimentari sbilanciati, se non scorretti. Prova ne è la recente e dilagante diffusione di patologie dovute a eccesso di alimentazio- ne e dalla concomitante riduzione dell’attività fisica (dall’obesità alle malattie cardiovasco- lari passando per il diabete) in tutte le fasce d’età, comprese quelle giovanili. E’ stato il fisiologo americano Ancel Keys, che negli anni Settanta pubblicò il libro “Man- 1. 1 giar bene per vivere meglio”, a spiegare al Mondo perché in alcune delle nostre Regioni – per La Piramide esempio nel Cilento (il territorio della Campania compreso tra i golfi di Salerno e di Polica- Alimentare stro) - la popolazione fosse più longeva: il segreto era nel consumo equilibrato di alimenti come strumento naturali (olio di oliva, frutta, cereali, legumi ecc.). In particolare, Keys scoprì che grazie a di educazione questa dieta da lui battezzata “mediterranea”, la mortalità per cardiopatie nei Paesi del sud alimentare Europa e del nord Africa è più bassa di quella che si riscontra nei Paesi anglosassoni e del nord, dove l’alimentazione è ricca di grassi saturi. Peccato che da allora, anche nel nostro La mortalità per cardiopatie nei Paesi del sud Paese, la dieta mediterranea sia entrata sempre più in competizione con i modelli ali- Europa e del nord Africa è più bassa di quella che mentari globali (primo tra tutti il “fast food”, si riscontra nei Paesi anglosassoni e del nord. molto presente nella dieta nordamericana). Più in generale, la crescente standardizza- zione dei cibi, orientata a rendere più efficiente e funzionale il processo di produzione, di- stribuzione e preparazione degli alimenti, ha giocato un ruolo rilevante nel fornire soluzio- ni alimentari di più facile accesso e spesso a scapito di un corretto equilibrio nutrizionale2. Per avviare un’attività di educazione alimentare, incentrata proprio sulla dieta mediter- ranea, nel 1992 l’US Department of Agriculture progettò e diffuse la prima Piramide (Figu- ra 1.1), che in modo sintetico ed efficace spiegava come adattare un tipo di alimentazione equilibrato. 1 Al riguardo si veda il Position Paper del BCFN: “Le sfide della food security”, Novembre 2009, (http://www.barillacfn. com/uploas/file/72/1261504283_BarillaCFN_FOODforALL_ITA.pdf) 2 Al riguardo si veda il Position Paper del BCFN “La dimensione culturale del cibo”, Dicembre 2009, (http://www.baril- lacfn.com/uploas/file/72/1261504283_BarillaCFN_FOODforCULTURE_ITA.pdf) 14 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
  • 17. Figura 1.1 - Modello di Piramide Alimentare proposto dalle istituzioni governative americane – Fonte: http://www. health.gov/dietaryguidelines/dga2000/document/images/pyramidbig.jpg Il successo di questa rappresentazione grafica è testimoniato dal fatto che negli anni successivi l’originario modello statunitense della Piramide è stato adottato da altri organi- smi ed istituzioni internazionali (es. Organizzazione Mondiale della Sanità e FAO), nazionali (Ministero italiano della Salute), locali (per esempio, Regione Toscana), università, associa- zioni e aziende private (vedi figure). Figura 1.2 – Modello di Piramide Alimentare proposto dalla FAO – Fonte: http://www.fao.org/docrep/W007 3E/p389.jpg Il modello di Piramide Alimentare proposto dalla FAO, risulta identico a quello proposto dalle istituzioni governative Americane, sottolineando in tal modo la significatività delle in- dicazioni in essa contenute 1. alimentarsi meglio per vivere in un mondo migliore - 15
  • 18. Figura 1.3. Modello di Piramide Alimentare proposto dall’OMS – Fonte: http://www.euro.who.int/IMAGES/Nut/ FoodPyramid2.jpg La Piramide dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sopra raffigurata venne propo- sta nell’ambito del Programma CINDI (Countrywide Integrated Noncommunicable Disease Intervention) dedicato alla prevenzione delle malattie non trasmissibili (quali ad esempio le malattie cardiovascolari, il diabete, ecc.), il principale problema sanitario della regione europea dell’OMS. Questo Programma, lanciato nel 1982 nell’ambito della strategia inter- nazionale “Health for All by the Year 2000”, ha negli anni promosso un approccio integrato di iniziative con l’obiettivo di ridurre e controllare i fattori di rischio associati ad una nutri- zione poco sana, la mancanza di esercizio fisico, l’abuso di alcool e lo stress. Figura 1.4. Modelli di Piramide Alimentare proposti dal Ministero della Salute italiano – Fonte: http://www.pira- mideitaliana.it Dopo un’attenta analisi e osservazione dei trend in atto nel Paese, nel 2003 (D.M. del 1.09.2003) il ministero della salute ha affidato ad un Gruppo di esperti il compito di elaborare un modello di dieta di riferimento che fosse coerente con lo stile di vita e con la tradizione alimentare del nostro Paese. 16 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
  • 19. L’Istituto di scienza dell’alimentazione dell’università di roma “la sapienza” ha elaborato quindi la piramide alimentare Italiana, che indica quali porzioni di cia- scun gruppo di alimenti devono essere consumate per mantenere un’alimentazione varia ed equilibrata. Si noti che questa Piramide “giornaliera” si inserisce nella più ampia piramide set- timanale dello stile di vita italiano che, basandosi sulla definizione di Quantità di Benessere (QB) riferita sia al cibo e all’attività fisica, prevede anche una “dose gior- naliera consigliata” di quest’ultima secondo le indicazioni espresse nella “Piramide dell’attività fisica”. Figura 1.5. La Piramide Alimentare - Fonte: Ministero della Salute italiano – Fonte: http://www.piramideitaliana.it 1. alimentarsi meglio per vivere in un mondo migliore - 17
  • 20. Figura 1.6. Modello di Piramide Alimentare proposto da Oldways – Fonte: http://oldwaystable.files.wordpress.com/20 09/04/395oldwaysmdp_1000copyright.jpg Piramide della Dieta Mediterranea oldways, un’organizzazione statuni- Un approccio contemporaneo al mangiar bene e sano tense no-profit che promuove corretti stili alimentari attraverso la realizzazione di Dolci e carne rossa Raramente progetti e iniziative dedicate, nel 1993 pre- sentò la piramide della dieta mediterra- Pollame e uova Vino In quantità moderate, nea che aveva sviluppato di concerto con ogni due giorni o settimanalmente Con moderazione la Harvard School of Public Health e l’ufficio Formaggi e Yogurt In quantità moderate, europeo dell’Organizzazione Mondiale della da ogni giorno a una volta a settimana Sanità. Pesce Spesso, Questa piramide venne realizzata a par- almeno due volte a settimana Acqua tire dai dati e dalle ricerche allora disponibi- li in tema di nutrizione e fondata sulle tra- Frutta, Verdura, Cereali (soprattutto integrali), dizioni alimentari Cretesi, Greche e Italiane, Olio di oliva, Fagioli, Noci, Legumi e Semi, Erbe e Spezie i Paesi in cui il tasso di diffusione delle ma- Base di ogni pasto lattie croniche registrato negli anni ‘60 era il più basso al Mondo. Attività fisica e Convivialità Figura 1.7. Modello di Piramide Alimentare proposto da CIISCAM, Università la Sapienza, Roma – Fonte: http://www. ciiscam.org/files/immagini/immagini/piramide3_520.jpg Piramide Moderna della Dieta Mediterranea Popolazione adulta La traduzione in grammi età 18-65 anni delle proporzioni può variare Ogni settimana Dolci ≤2 da Paese a Paese Carne rossa ≤2 e carne conservata ≤1 Pollame 1-2 Uova 2-4 Vino con moderazione Pesce ≥2 Legumi ≥2 e in rispetto Ogni giorno delle credenze religiose Noci, Erbe, spezie, Semi, Olive, aglio, cipolle, e delle usanze 1-2 (senza sale aggiunto) Latticini 2-3 (preferibilmente Olio di oliva 3-4 a basso contenuto di grassi) Ad ogni pasto Frutta 1-2 Verdura ≥2 Pane, Pasta, Riso, Couscous principale e altri cereali (preferibilmente integrali) Varietà di colori Acqua Attività sica Convivialità Stagionalità Prodotti locali Nel novembre del 2009, il Centro Universitario Internazionale di Studi sulle Culture Ali- mentari Mediterranee – CIISCAM, ha presentato una prima versione della piramide ali- mentare della dieta mediterranea moderna. Questo nuovo modello di Piramide, elabo- rata in collaborazione con INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti) e numerosi altri esperti di Università Internazionali, evidenzia l’importanza dell’attività fisica, della convivialità a tavola, dell’abitudine di bere acqua, e suggerisce di privilegiare il consumo di prodotti locali su base stagionale3. 3 Ciiscam, novembre 2009 18 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
  • 21. Pur partendo tutte da una base scientifica comune, ogni Piramide adatta il modello ori- ginario alle specificità del target verso il quale è rivolta: distinguendo le diverse fasce di età (bambini, adulti, anziani), il tipo di vita prevalente (sedentaria, sportiva, ecc.), il momento specifico del propria vita (gravidanza, allattamento) o le abitudini nutrizionali scelte (vega- ni, vegetariani, ecc.). Inoltre, in quasi tutte le versioni più recenti della piramide – come ad esempio nella Piramide Alimentare della Dieta Mediterranea Moderna – lo schema viene integrato con ulteriori raccomandazioni che completano il corretto stile di vita (per esem- pio la quantità di acqua da bere, il tempo da dedicare all’attività fisica, ecc.). Questa capillare e continua attività di comunicazione è servita nel tempo a far conoscere al vasto pubblico la nostra dieta mediterranea, posizionandola nella percezione comune come lo stile alimentare più sano. La sua adozione è accentuata soprattutto nei segmenti più colti della popolazione (non solo in Europa) che, oltretutto, in essa percepiscono la coerenza con i più attuali trend so- cio-culturali, come l’attenzione al benessere; la lotta all’obesità; la valorizzazione dei pro- dotti tipici; la ricerca dei prodotti naturali e genuini e l’attenzione alla tutela ambientale. Il valore della Piramide Alimentare è duplice: da un lato rappresenta una eccellente sin- tesi delle principali conoscenze acquisite dalla medicina e dagli studi sulla alimentazione, indispensabili per chiunque presti attenzione alla propria salute; dall’altro è un potente strumento di educazione al consumo che, grazie anche alla sua efficace forma grafica e la sua indubbia semplicità, svolge un importante ruolo promozionale a vantaggio di tut- ti quegli alimenti (frutta e verdura in primis) che essendo quasi sempre “unbranded” non vengono pubblicizzati dalle aziende produttrici. Come è stato menzionato nel precedente paragrafo, la “piramide alimentare”, un 1.2 semplice espediente grafico per comunicare in modo sintetico ed efficace i principi della Le componenti della corretta alimentazione, è stata elaborata al fine di educare la popolazione verso compor- Piramide Alimentare tamenti alimentari più equilibrati (basati quindi sul modello alimentare mediterraneo). Dalle varie versioni che sono state formulate nel tempo, si possono identificare facilmen- te le posizioni comuni in cui sono disposti i vari gruppi di alimenti. Il concetto di fondo della Piramide implica che salendo progressivamente la fre- quenza relativa di consumo delle diverse categorie alimentari diminuisce, senza mai escludere categorie specifiche e garantendo la varietà di assunzione, uno dei principi cardine di una corretta alimentazione. Generalizzando, alla base della Piramide Il valore della piramide alimentare è duplice: da si trovano gli alimenti di origine vegetale, tipici delle abitudini alimentari mediter- un lato rappresenta una eccellente sintesi delle ranee, ricchi in termini di nutrienti (vita- principali conoscenze acquisite dalla medicina mine, sali minerali, acqua) e di composti protettivi (fibre e composti bioattivi di ori- e dagli studi sulla alimentazione, dall’altro è un gine vegetale). Salendo progressivamente potente strumento di educazione al consumo. si trovano gli alimenti a crescente densità energetica (molto presenti nella dieta nor- damericana) che andrebbero consumati in minore quantità. Osservando da vicino, partendo dalla base verso il vertice, troviamo la frutta e gli or- taggi, che hanno un ridotto contenuto calorico e forniscono all’organismo acqua, car- boidrati, vitamine, minerali e fibra. Il contenuto di proteine è molto basso, così come è molto ridotto il contenuto di grassi. L’apporto di carboidrati della frutta e degli ortag- gi consiste soprattutto di zuccheri semplici, facilmente utilizzabili dall’organismo, e 1. alimentarsi meglio per vivere in un mondo migliore - 19
  • 22. di poco amido. Gli alimenti di origine vegetale sono la fonte principale di fibra che, oltre a regolarizzare la funzione intestinale, contribuisce al raggiungimento del senso di sazie- tà e quindi ad aiutare a contenere il consumo di alimenti ad elevata densità energetica. Proseguendo nel percorso, incontriamo la pasta, il riso, le patate, il pane e i legumi. La pasta è un alimento ricco di amido, con un discreto contenuto di proteine e con una quota lipidica irrilevante. Il riso, come tutti i cereali, ha un elevato contenuto di amido, un basso contenuto di proteine e uno ancora più contenuto di grassi; contiene, inoltre, piccole quantità di vita- mine del gruppo B e minerali. La patata ha un contenuto di grassi e proteine molto ridotto, mentre è ricca di amido e carboidrati; rappresenta, infine, una delle fonti più importanti di potassio, fosforo e calcio. Il pane è un alimento di prima necessità, in quanto apporta all’organismo la quota di carboidrati necessaria ad assicurare il miglior carburante all’organismo umano per pro- durre l’energia. I legumi sono gli alimenti vegetali a più alto contenuto proteico e presentano anche un elevato contenuto in fibra, inoltre, forniscono proteine di ottima qualità, in quanto ricche di aminoacidi essenziali e facilmente digeribili. Sono una buona fonte di vitamine del gruppo B, soprattutto B1, niacina e B12, e di minerali quali ferro e zinco, e possono rappresentano un’alternativa al consumo di carne. Successivamente nella Piramide troviamo l’olio extra vergine di oliva che è composto da trigliceridi (ricchi di acidi grassi monoinsaturi), acidi grassi essenziali, vitamina E, e comprende anche sostanze quali i polifenoli e i fitosteroli, che esplicano azioni protettive per l’organismo umano. Risalendo ancora troviamo un vasto raggruppamento di prodotti fra loro diversi, come il latte, lo yogurt, i formaggi, le carni bianche, il pesce, le uova e i biscotti. Il latte è composto per quasi il 90% da acqua in cui sono disperse tracce di proteine di alto valore biologico, grassi in prevalenza saturi a catena corta e facilmente digeribili (molti di essi sono anche ricchi in grassi animali che favoriscono l’incremento dei livel- li di colesterolo plasmatico e vanno, pertanto, consumati con moderazione) e zuccheri (rappresentati soprattutto dal lattosio, costituito da galattosio e glucosio). Le vitamine presenti nel latte in quantità consistenti sono la A, B1, B2, B12 e l’acido pantotenico. Il latte, inoltre, è la fonte principale di calcio per la nutrizione umana. Lo yogurt, come il latte, è un alimento ad alto valore nutrizionale, ma può essere più digeribile per chi è intollerante al lattosio per la presenza di lattasi batterica. I formaggi contengono proteine e grassi, mentre è quasi nullo il contenuto di carboi- drati. Di particolare interesse è il contenuto in calcio, presente in una forma altamente biodisponibile, che contribuisce in modo rilevante a soddisfare il fabbisogno dell’organi- smo umano. Le vitamine del gruppo B sono presenti in piccole quantità, mentre buona è la quantità di vitamina A. Quindi il pesce e le uova: il pesce contiene proteine di elevato valore biologico e quan- tità variabili di grassi, che possono raggiungere anche il 10% del peso. Nei grassi dei pe- sci sono presenti gli acidi grassi polinsaturi, che appartengono alla categoria degli acidi grassi essenziali. La famiglia degli acidi grassi omega-3 in particolare è ritenuta benefica nella prevenzione delle malattie cardiocircolatorie.. Le uova contengono proteine a un valore biologico così elevato che per anni la compo- sizione proteica dell’uovo è stata il riferimento per valutare la qualità delle proteine degli altri alimenti. I biscotti sono costituiti da più ingredienti e hanno una composizione in termini di nu- trienti e un valore energetico estremamente variabili; a livello generale, importante è il contenuto in zuccheri semplici, mentre è molto variabile il contenuto di grassi, media- mente tra circa il 9% e il 25%. 20 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
  • 23. Il consumo di carne, in particolare magra, è importante in quanto contribuisce all’ap- porto di proteine di elevata qualità, necessarie per la crescita dei bambini e la forma- zione dei muscoli. Circa la metà delle proteine della carne è costituita da aminoacidi essenziali per l’or- ganismo umano; sono presenti le vitamine del gruppo B (in particolare la B12), il sele- nio, il rame e lo zinco. Il contenuto in grassi è variabile: può risultare quasi nullo o vicino al 30%, in base alla tipologia della carne, e sono prevalentemente saturi e monoinsaturi, mentre pochi sono quelli polinsaturi: è quindi da preferire il consumo delle carni bianche e moderare il consumo delle carni rosse come mostrato nelle numerose versioni di Piramidi Ali- mentari dei diversi istituti nazionali e internazionali che le posizionano al vertice, così come per i dolci che, essendo ricchi di grassi e zuccheri semplici, sono da consumare con moderazione. Figura 1.8. - Piramide Alimentare 1. alimentarsi meglio per vivere in un mondo migliore - 21
  • 24. Negli ultimi anni le conferme circa l’importanza della corretta alimentazione nella pre- 1. 3 venzione delle malattie sono aumentate enormemente, grazie a ulteriori studi di laborato- Dalla Piramide rio ed evidenze empiriche; non altrettanto si può dire della consapevolezza delle persone Alimentare alla che è cresciuta molto più lentamente. Piramide Ambientale Questo è il primo motivo per cui, a distanza di 25 anni, il Barilla Center for Food & Nutri- tion ripropone la Piramide Alimentare, ormai nota e ben consolidata negli ambienti scien- tifici e della nutrizione. Il secondo motivo è meno ovvio, ed è collegato al problema del riscaldamento globale e, più in generale, dell’impatto sull’ambiente delle attività umane. Non tutti sanno che le attività agricole e di allevamento sono tra i principali responsabili delle emissioni di gas a effetto serra. Pertanto, come viene esplicitamente suggerito dal documento “Climate Smart Food” - redatto a novembre 2009 dal SIK (the Swedish Institute for Food and Biotechnology) su incarico della Presidenza Svedese di turno dell’Unione Eu- ropea - anche nella scelta dei cibi e delle diverse diete occorre tenere conto della variabile ambientale. In questa ottica, è possibile valutare le diverse categorie di alimenti relativamente al loro impatto ambientale, cioè in termini di emissione di gas serra (Carbon Footprint), uso delle risorse idriche (Water Footprint) e uso del suolo (Ecological Footprint). Riclassificando i cibi non più in funzione del loro impatto positivo sulla salute, ma rispet- to al loro impatto negativo sull’ambiente, si ottiene una piramide capovolta, che vede gli alimenti a maggior impatto ambientale in alto e quelli a ridotto impatto in basso. Accostando la nuova Piramide Ambientale alla Piramide Alimentare si ottiene una Pira- mide Alimentare-Ambientale che chiameremo “doppia piramide”. In essa si può osservare che gli alimenti per i quali è consigliato un consumo maggio- re, generalmente sono anche quelli che determinano gli impatti ambientali minori. Viceversa, gli alimenti per i quali viene raccomandato un consumo ridotto sono anche quelli che hanno maggior impatto sull’ambiente. Emerge la coincidenza, in un unico modello Da questa nuova elaborazione emerge la coincidenza, in un unico modello alimenta- alimentare, di due obiettivi diversi ma altrettanto re, di due obiettivi diversi ma altrettanto rilevanti: salute e tutela ambientale. rilevanti: salute e tutela ambientale. Si dimostra, in altre parole, che se si assume come dieta alimentare quella suggerita dalla tradizionale Piramide Alimentare, non solo si vive meglio (ossia più a lungo e più sani), ma si ottiene un impatto, o meglio un’impronta, decisamente minore sull’ambiente. In definitiva, ognuno di noi assumendo un atteggiamento responsabile in termini ali- mentari, può conciliare il proprio benessere (ecologia della persona) con l’ambiente (ossia l’ecologia del contesto). Di seguito è riportato il processo di costruzione della “doppia piramide”, che nasce come combinazione delle indicazioni nutrizionali presente nella Piramide Alimentare e quelle ri- cavate dall’analisi degli impatti ambientali dei singoli alimenti. La Piramide Ambientale qui presentata non mostra nel dettaglio i valori numerici sot- tostanti. Tuttavia, alla base di questa rappresentazione c’è una rigorosa valutazione degli impatti dei singoli cibi sull’ambiente eseguita secondo il metodo di analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment), ovvero calcolando gli effetti generati sull’ambiente in tutte le fasi di produzione: dalla coltivazione delle materie prime fino alla distribuzione e alla cottura (ove necessaria) degli alimenti considerati. 22 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
  • 25. Qui appoggia il sestino chiuso Skip Brown / National Geographic Image Collection
  • 26. P BASSO Dolci, Carne rossa Formaggi, Uova Carne bianca, Pesce, Biscotti I TO ER Latte, Yoghurt GG SU O UM Olio d’oliva NS CO Pane, Pasta, Riso, Patate, Legumi Frutta, Ortaggi ALTO PIRAMIDE ALIMENTARE
  • 27. Piega PIRAMIDE AMBIENTALE ALTO Carne rossa Formaggi, Pesce E AL Carne bianca, NT Dolci BIE AM Legumi, Pasta, Biscotti, O Olio d’oliva, Latte, TT Yoghurt, Riso, Uova PA IM Ortaggi, Pane, Patate Frutta BASSO Taglio
  • 28. 2. le basi scientifiche della piramide alimentare La dieta tradizionalmente adottata nei paesi dell’area del Mediterraneo (in particolare in Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Francia meridionale) è un modello alimentare che si contraddistingue per uno spiccato equilibrio nutrizionale ed è infatti riconosciuta da molti scienziati dell’alimentazione come una delle migliori diete in senso assoluto per ciò che concerne il benessere fisico e la prevenzione delle malattie croniche, in particolare di quelle cardiovascolari. William Albert Allard / National Geographic Image Collection
  • 29.
  • 30. Tomasz Tomaszewski / National Geographic Image Collection
  • 31. È auspicabile che la pubblicazione di questo documento, analogamente a quanto fatto da alcuni recenti documenti pubblicati dalla Commissione Europea, sia di stimolo alla pubblicazione di ulteriori studi riguardanti gli impatti ambientali degli alimenti.
  • 32. La dieta tradizionalmente adottata nei Paesi dell’area del Mediterraneo (in particolare 2. in Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Francia meridionale) è un modello alimentare che si Le basi scientifiche contradistingue per uno spiccato equilibrio nutrizionale ed è infatti riconosciuta da mol- della Piramide ti scienziati dell’alimentazione come una delle migliori diete in senso assoluto per ciò che Alimentare concerne il benessere fisico e la prevenzione delle malattie croniche, in particolare di quel- le cardiovascolari. L’idea e il concetto di dieta mediterranea era stato già intuito nel 1939 dal medico nutri- 2.1 zionista Lorenzo Piroddi, che fu il primo a ipotizzare la connessione tra alimentazione e Gli studi diabete, essessi alimentari e obesità1. In seguito, negli anni Cinquanta, Ancel Keys2 - me- sull’Alimentazione dico scienziato della Scuola di Alimentazione dell’Università del Minnesota - si recò in Ita- Mediterranea lia al seguito delle truppe di occupazione e si accorse di un fatto che, al tempo, sembrava molto strano. Le persone meno abbienti (i cosiddetti poveri) dei piccoli paesi del Sud Italia, che mangiavano prevalentemente pane, cipolla e pomodoro, avevano di gran lunga meno episodi di malattie cardiovascolari dei cittadini di New York, ma anche dei loro stessi pa- renti emigrati negli anni precedenti negli Stati Uniti. Il valore nutrizionale della dieta mediterranea venne dimostrato scientificamente dal noto “studio dei sette Paesi” diretto da Keys (Keys et al, 1995), dove furono messe a con- fronto le diete adottate da diverse popolazioni per verificarne i benefici e i punti critici. Da lì si capirono le associazioni tra tipologia di dieta e rischio d’insorgenza di malattie croni- che (Keys et al., 1967), e si scoprì come il livello elevato di acidi grassi saturi nella dieta e del colesterolo nel sangue rappresenti un fattore in grado sia di spiegare le differenze nei tassi di mortalità, sia di prevedere i tassi futuri di malattie coronariche nelle popolazioni analizzate (Keys, 1970; Kromhout et al., 1994). Lo studio dimostrò anche che il regime ali- mentare migliore era quello “mediterraneo”, prova ne era che la popolazione di Montegior- gio (Marche) e gli abitanti di Crevalcore (località rurale dell’Emilia) avevano un tasso molto basso di colesterolo nel sangue e una percentuale minima di malattie coronariche, dovuta al consumo di olio di oliva, pane e pasta, aglio, cipolla rossa, erbe aromatiche, verdura e poca carne. James l. stanfield / national geographic Image collection 1 Cucina Mediterranea. Ingredienti, principi dietetici e ricette al sapore di sole, Mondadori, Milano, 1993 2 Ancel Benjamin Keys (1904-2004), medico e fisiologo statunitense, è conosciuto per essere stato uno dei principali sostenitori dei benefici della dieta mediterranea per contrastare molte patologie diffuse soprattutto in occidente, in particolare le malattie cardiovascolari 30 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
  • 33. Dal primo “studio dei sette Paesi” fino a oggi molte altre ricerche hanno analizzato le ca- ratteristiche e le associazioni tra stile alimentare adottato e insorgenza di malattie cro- niche (World Cancer Research Fund, 1997; Willett, 1998). Dalla metà degli anni Novanta si è anche sviluppato un filone di studio per indagare l’associazione tra diete e longevità3. In generale quello che emerge è che un fattore protettivo contro le più diffuse malattie croniche è l’adozione di una dieta mediterranea (o simile), ossia: un elevato consumo di verdura, legumi, frutta e frutta secca, olio d’oliva e cereali (che nel passato erano preva- lentemente integrali); un moderato consumo di pesce e prodotti caseari (specialmente formaggio e yogurt) e vino; un basso consumo di carne rossa, carne bianca e acidi grassi saturi (Willett & Sacks, 1995). L’interesse della comunità scientifica e medica nei confronti della Dieta Mediterranea è tuttora estremamente vivo, tanto che l’attuale letteratura specialistica ospita con elevata frequenza pubblicazioni relative all’associazione tra stile nutrizionale di tipo mediterraneo e impatto sulla salute dell’uomo. Il beneficio della Dieta Mediterranea è supportato da evidenze sempre crescenti L’adozione della Dieta Mediterranea è accen- in termini sia di prevenzione sia di miglio- tuata soprattutto nei segmenti più colti della ramento clinico in specifici ambiti della patologia. E’ interessante notare che una popolazione che, oltretutto, in essa percepisco- ricerca condotta sul database scientifico no la coerenza con i più attuali trend socio-cul- PubMed, in un arco di tempo limitato a 3 mesi, evidenzia la presenza di circa 70 pub- turali, come l’attenzione al benessere; la lotta blicazioni scientifiche il cui tema principale è la Dieta Mediterranea4. all’obesità; la valorizzazione dei prodotti tipici; la ricerca dei prodotti naturali e genuini e l’at- Tali pubblicazioni presentano i risultati tenzione alla tutela ambientale. di ricerche cliniche o epidemiologiche nelle quali l’aderenza alla Dieta Mediterranea si traduce in benefici misurabili in numerosissime aree della salute dell’uomo5, che includo- no a titolo di esempio le patologie cardiovascolari, le condizioni metaboliche, le patologie neurologiche o psichiatriche (ad es. la malattia di Alzheimer), le malattie respiratorie o al- lergiche, i disturbi della sessualità sia femminile sia maschile (es. la disfunzione erettile), alcune patologie oncologiche. A quest’ultimo proposito, destano interesse le recenti con- clusioni dell’ampio studio Europeo EPIC, che ha valutato 485.044 soggetti adulti nell’arco di circa 9 anni; l’EPIC ha dimostrato che una maggiore aderenza alla Dieta Mediterranea si associa a una significativa riduzione (-33%) del rischio di sviluppare un carcinoma ga- strico6. Infine, è interessante notare come la letteratura scientifica dimostri un impatto positivo della Dieta Mediterranea in tutte le fasce di età della vita, a partire dal periodo prenatale, all’infanzia, all’età adulta, sino all’età avanzata. le abitudini alimentari proprie della dieta mediterranea sembrano essere coerenti con le indicazioni nutrizionali espresse dalle linee guida prodotte dalle più autorevoli 3 Nube et al., 1993; Farchi et al., 1995; Trichopoulou et al., 1995; Huijbregts et al., 1997; Kouris-Blazos et al., 1999; Kumagai et al., 1999; Osler & Schroll, 1997; Kant et al., 2000; Lasheras et al., 2000; Osler et al., 2001; Michels & Wolk, 2002 4 PubMed, Search Mediterranean Diet in Title/Abstract, dal 25 gennaio al 25 aprile 2010 5 Middleton L, Yaffe K. TArgets For The Prevention Of Dementia. J Alzheimers Dis. 2010 Apr 22; Camargo A et al. Gene expression changes in mononuclear cells from patients with metabolic syndrome after acute intake of phenol-rich virgin olive oil. BMC Genomics. 2010 Apr 20;11(1):253; Elhayany A et al. A low carbohydrate Mediterranean diet improves cardiovascular risk factors and diabetes control among overweight patients with type 2 diabetes mellitus: a 1-year prospective randomized intervention study. Diabetes Obes Metab. 2010 Mar;12(3):204-9.; Vlismas K et al. Quality, but not cost, of diet is associated with 5-year incidence of CVD: the ATTICA study. Public Health Nutr. 2010 Apr 1:1-8; Castro-Rodriguez JA et al. Olive oil during pregnancy is associated with reduced wheezing during the first year of life of the offspring. Pediatr Pulmonol. 2010 Apr;45(4):395-402; Llaneza P et al. Soy isoflavones, Mediterra- nean diet, and physical exercise in postmenopausal women with insulin resistance. Menopause. 2010 Mar;17(2):372- 8; Giugliano F et al. Adherence to Mediterranean Diet and Erectile Dysfunction in Men with Type 2 Diabetes. J Sex Me. 2010 Feb 25; Giugliano F et al. Adherence to Mediterranean Diet and Sexual Function in Women with Type 2 Diabetes. J Sex Me. 2010 Feb 25. 6 Buckland G et al. Adherence to a Mediterranean diet and risk of gastric adenocarcinoma within the European Pro- spective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC) cohort study. Am J Clin Nutr. 2010 Feb;91(2):381-90. 2. le basi scientifiche della piramide alimentare - 31
  • 34. società scientifiche e istituzioni internazionali che si occupano delle maggiori patologie che affliggono la nostra epoca (in particolare malattie cardiovascolari, cancro e diabete). Tra i compiti delle società scientifiche mediche, infatti, vi è quello di elaborare delle linee guida (relative alla prevenzione, la diagnosi e la cura) nei rispettivi campi. Per quanto ri- guarda l’alimentazione, ciascuna delle società scientifiche che si occupano di diabete, ma- lattie cardiovascolari e tumori, sia a livello nazionale che internazionale, ha messo a punto delle raccomandazioni finalizzate a prevenire l’insorgenza delle rispettive patologie. Il Ba- rilla Center for Food & Nutrition ha raccolto, analizzato e sintetizzato le linee guida pubbli- cate dalle più autorevoli società scientifiche e istituzioni italiane e internazionali su questo argomento7 trovando molti elementi convergenti8. Questa analisi ha permesso quindi di delineare quali comportamenti e stili di vita adottare al fine di una sana alimentazione che risulti avere valore di prevenzione, a livello complessivo, verso l’insorgenza delle patologie cardiovascolari, diabetiche e tumorali (Figura 2.1). Dai risultati dell’analisi condotta si può sottolineare come la stretta coerenza rispetto alle raccomandazioni suggerite a livello scientifico renda il modello mediterraneo uno dei più efficaci in termini di promozione e di conservazione del benessere e la prevenzione del- le maggiori patologie croniche. Con l’obiettivo di misurare l’aderenza, o la distanza, di una qualsiasi dieta da quella me- diterranea, sono stati sviluppati alcuni indici di “adeguatezza mediterranea”. In parti- colare, Trichopoulou (Trichopoulou et al., 1995), dopo aver creato un indice che quantifica l’aderenza alla Dieta Mediterranea su una scala che va da 0 a 9 (dove il valore massimo significa massima aderenza e viceversa), ha rilevato una associazione inversa tra il pun- teggio ottenuto da una popolazione e i tassi di mortalità delle persone più anziane. Anche negli studi di Panagiotakos (Panagiotakos et al., 2007) è emerso come l’incremen- to del livello di aderenza alla Dieta Mediterranea è significativo nella previsione dei casi di ipertensione, ipercolesterolemia, diabete e obesità negli adulti. Un aumento del 20% cir- ca di aderenza alla Dieta Mediterranea9 riduce l’insorgenza di malattie cardiovascolari del 4% nell’arco di dieci anni. Altri studi condotti da Trichopoulou (Trichopoulou et al., 2007) hanno evidenziato come l’aderenza alla Dieta Mediterranea produca significative riduzio- ni nei tassi complessivi di mortalità della popolazione, soprattutto nei decessi causati da malattie cardiovascolari e tumori. Medesimi risultati si riscontrano negli studi recenti di Mitrou (Mitrou et al, 2007) condotti per dieci anni su un campione di oltre 380.000 Ame- ricani. Nello specifico, per le malattie coronariche, De Lorgeril (De Lorgeril et al., 1999) ha evidenziato come la Dieta Mediterranea riduca del 72% il rischio d’infarto. I risultati degli studi di Fung (Fung et al, 2005) ne hanno confermato, ancora una volta, gli effetti cardio- protettivi. In un recente studio di meta-analisi di Sofi (Sofi et al., 2008) è emerso come la Dieta Mediterranea rappresenti un fattore protettivo contro tutte le cause di mortalità e, nello specifico, verso quelle legate a malattie cardiovascolari e tumorali, ma anche verso il morbo di Parkinson e il morbo di Alzheimer. In conclusione, gran parte delle più autorevoli ricerche scientifiche sulla relazione tra alimentazione e malattie croniche evidenziano, al di là di ogni ragionevole dubbio, il mo- dello alimentare mediterraneo deve essere considerato il punto di riferimento di una corretta alimentazione. 7 Tra le fonti utilizzate per l’analisi si possono ricordare: World Health Organization, International Agency for Research on Cancer, American Cancer Association, American Institute for Cancer Prevention, Federation of European Cancer Society, American Heart Association, European Society of Cardiology, Società Italiana di cardiologia, Istituto Nazio- nale Ricerche per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), British Heart Foundation, International Diabetes Federation, American Diabetes Association, Società Italiana di Diabetologia. 8 Per una trattazione completa dell’argomento si rimanda al capitolo 3 del Position Paper “Alimentazione e Salute”, pubblicato dal Barilla Center for Food & Nutrition nel settembre 2009 9 La scala utilizzata nello studio è compresa tra 0 e 55, quindi un incremento di 10 punti sulla scala di adeguatezza mediterranea equivale a un incremento del 20% circa 32 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
  • 35. Figura 2.1. Convergenza delle linee guida per la prevenzione delle patologie cardiovascolari, diabetiche e tumorali: schema di sintesi. Fonte: “Alimentazione e Salute”, Barilla Center for Food & Nutrition, settembre 2009 Un aumento del 20% circa di aderenza alla Dieta Mediterranea riduce l’insorgenza di malattie cardiovascolari del 4% nell’arco di dieci anni. 2. le basi scientifiche della piramide alimentare - 33
  • 36. Jodi Cobb / National Geographic Image Collection
  • 37. 3. gli indicatori usati per misurare l’impatto degli alimenti Focalizzando l’attenzione alle filiere di produzione degli alimenti, l’analisi dei processi porta a evidenziare come i principali carichi ambientali siano rappresentati dalla generazione di gas a effetto serra, dall’utilizzo della risorsa idrica e dall’occupazione di territorio.
  • 38. La stima degli impatti ambientali associati a ogni singolo alimento è stata condotta con l’analisi dell’intera filiera – estrazione, coltivazione e trattamento delle materie prime, fabbricazione, confezionamento, trasporto, distribuzione, uso, riuso, riciclo e smaltimento finale. Medford Taylor / National Geographic Image Collection
  • 39.
  • 40. La stima degli impatti ambientali associati a ogni singolo alimento è stata condotta con 3. l’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA), un metodo di valutazione oggettiva Gli indicatori dei carichi energetici e ambientali relativi a un processo (sia esso un’attività o un servizio). usati per misurare Tale valutazione include l’analisi dell’intera filiera, comprendendo l’estrazione o coltivazio- l’impatto ne e il trattamento delle materie prime, la fabbricazione, il confezionamento, il trasporto, degli alimenti la distribuzione, l’uso, il riuso, il riciclo e lo smaltimento finale. Il metodo di analisi LCA è regolamentato dagli standard internazionali ISO 14040 e 14044, che ne definiscono le caratteristiche peculiari. Coltivazione Trasformazione Cottura Imballaggio Trasporto Gli studi LCA sono degli strumenti di analisi scientifica che hanno da un lato il van- taggio di permettere una valutazione quanto più possibile oggettiva e completa del sistema, dall’altro lo svantaggio che i risultati sono a volte difficili da comunicare. Per rendere facilmente comprensibile il risultato di uno studio, normalmente si utilizza- no degli indicatori di sintesi definiti in modo da preservare il più possibile la scientificità dell’analisi. Tali indicatori in genere vengono selezionati in base alla tipologia del sistema che viene analizzato, e devono essere scelti in modo da rappresentare in maniera quanto più comple- ta e semplice le interazioni con i principali comparti ambientali. 38 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
  • 41. Entrando più nello specifico e focalizzando l’attenzione alle filiere di produzione degli ali- menti, l’analisi dei processi porta a evidenziare come i principali carichi ambientali siano rappresentati dalla generazione di gas a effetto serra, dall’utilizzo della risorsa idrica e dall’occupazione di territorio. Sulla base di queste premesse, e tenendo conto che questo lavoro ha l’obiettivo di fornire risultati validi in un primo livello di approfondimento, gli indicatori ambientali selezionati sono: n il Carbon Footprint, che rappresenta le emissioni di gas serra responsabili dei cambia- menti climatici ed è misurato in massa di CO2 equivalente; n il Water Footprint (o virtual water content), che quantifica i consumi e le modalità di utilizzo delle risorse idriche ed è misurato in volume di acqua; n l’Ecological Footprint, misura la quantità di terra (o mare) biologicamente produttiva necessaria per fornire le risorse e assorbire le emissioni associate a un sistema produt- tivo; si misura in m2 o ettari globali. Nonostante si sia scelto di rappresentare la Piramide Ambientale utilizzando come unico indicatore l’Ecological Footprint, nel documento sono stati riportati gli impatti ambientali dei cibi analizzati misurati anche attraverso il Carbon Footprint e il Water Footprint al fine di fornire una visione sufficientemente complementare degli impatti, evitando visioni par- ziali e, in alcuni casi, fuorvianti. Differenze concettuali tra gli indicatori analizzati Si è scelto di utilizzare questi tre indicatori ambientali per il fatto che per come sono concepiti, sono complementari e permettono una visione completa degli impatti am- bientali. Il Carbon Footprint è un indicatore che rappresenta le emissioni di gas serra generate dai processi che, nel caso particolare delle filiere agroalimentari, sono costituite preva- lentemente dalla CO2 generata dall’utilizzo dei combustibili fossili, dal metano (CH4) de- rivante dalle fermentazioni enteriche dei bovini, dalle emissioni di protossido di azoto (N2O) causate dall’utilizzo di fertilizzanti a base azoto in agricoltura. Con questo indica- tore, quindi, in qualche modo si intende rappresentato anche il consumo di energia, e in particolare di risorse fossili. L’Ecological Footprint rappresenta l’occupazione di territorio da parte del sistema in esame. Sebbene una parte di tale territorio sia destinato al teorico assorbimento della CO2 generata dal sistema (energy land), in realtà non vengono comprese le altre emis- sioni di gas serra. Per questa ragione, l’indicatore deve necessariamente essere affian- cato dal Carbon Footprint in modo da avere una informazione più completa. L’elemento idrico viene trattato dall’Ecological Footprint unicamente come superfi- cie occupata destinata alla pesca, ma non come consumo di risorsa. L’Ecological Foot- print è in grado di misurare la complessità degli aspetti ambientali. Per questa ragione l’utilizzo del Water Footprint è necessario per completare il set degli indicatori. 3.gli indicatori usati per misurare l’impatto degli alimenti - 39
  • 42. Qui di seguito viene data una breve descrizione degli indicatori (con gli opportuni ri- mandi alle fonti di approfondimento) e vengono fornite indicazioni generali sulle ipotesi di calcolo adottate rimandando alla seconda parte del documento per gli aspetti specifici relativi ai singoli alimenti. Gli indicatori attualmente esistenti in campo ambientale La scelta di utilizzare come indicatori di sostenibilità ambientale il Carbon Footprint, il Water Footprint e l’Ecological Footprint è il risultato di una selezione avvenuta prenden- do in considerazione l’ampia disponibilità di indicatori utilizzabili. La scelta è stata deter- minata dalla completezza nella valutazione espressa da un singolo indicatore. Al tempo stesso, però il mondo scientifico e le Istituzioni hanno messo a disposizione una miriade di indicatori capaci di misurare la sostenibilità in modo efficace e dettagliato. L’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA)1, ad esempio, ha individuato un complesso di indi- catori in grado di valutare l’impatto ambientale per i diversi ambiti: n Agricoltura (Area under organic farming; Gross nutrient balance); n Inquinamento atmosferico (Emissions of acidifying substances; Emissions of ozone precursors; Emissions of primary particles and secondary particulate matter precur- sors; Exceeance of air quality limit values in urban areas; Exposure of ecosystems to acidification, eutrophication and ozone); n Biodiversità (Designate areas; Species diversity; Threatened and protected species); n Cambiamento climatico (Atmospheric greenhouse gas concentrations; Global and European temperature; Greenhouse gas emission projections; Greenhouse gas emis- sion trends; Production and consumption of ozone depleting substances ; n Energia (Final energy consumption by sector; Primary energy consumption by fuel; Renewable electricity consumption; Renewable primary energy consumption; Total primary energy intensity); n Industria della pesca (Aquaculture production; Fishing fleet capacity; Status of ma- rine fish stocks); n Territorio (Land take; Progress in management of contaminate site); n Trasporti (Freight transport demand; Passenger transport demand; Use of cleaner and alternative fuels); n Rifiuti (Generation and recycling of packaging waste; Municipal waste generation); n Acqua (Bathing water quality; Chlorophyll in transitional, coastal and marine waters; Nutrients in freshwater; Nutrients in transitional, coastal and marine waters; Oxy- gen consuming substances in rivers; Urban waste water treatment; Use of freshwa- ter resources). Allo stesso modo, la Sustainable Development Strategy2 definita dall’Unione Europea individua un pacchetto di indicatori capaci di indicare e valutare la qualità e l’efficacia delle politiche messe in atto dai singoli Stati Membri. Gli indicatori abbracciano ben 10 ambiti (Socio-economic development; Sustainable consumption and production; Social inclusion; Demographic Changes; Public Health; Climate Change and Energy; Sustainable Transport; Natural Resources; Global Partnership; Good Governance), a loro volta sud- divisi in aree sottotematiche. La numerosità e la completezza dell’insieme degli indica- tori messi a disposizione dall’Unione Europea permette di ottenere una valutazione sul raggiungimento degli obiettivi di fondo e prioritari delle politiche e di stabilire l’effettiva messa in atto delle azioni realizzate. 1 Fonte: EEA Core Set of Indicators (http://themes.eea.europa.eu/IMS/CSI) 2 Fonte: Indicators for monitoring the EU Sustainable Development Strategy (http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/ page/portal/sdi/introduction) 40 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta
  • 43. Con l’espressione “Carbon Footprint” si identifica l’impatto associato a un prodotto (o 3. 1 servizio) in termini di emissioni di anidride carbonica equivalenti (CO2-equiv), calcolate lun- Carbon Footprint go l’intero ciclo di vita del sistema indagato. È un nuovo termine utilizzato per indicare il cosiddetto Global Warming Potential (GWP) e cioè l’effetto serra potenziale di un sistema calcolato con la metodologia LCA – Life Cycle Assessment (analisi del ciclo di vita). Nel calcolo del Carbon Footprint vengono sempre considerate le emissioni di tutti i gas a effetto serra, che sono convertite in CO2 equivalente attraverso dei parametri stabiliti a livello internazionale dall’IPCC, l’Intergovernmental Panel on Climate Change, organismo che opera sotto l’egida delle Nazioni Unite. Il corretto calcolo del Carbon Footprint di un bene o servizio deve necessariamente te- ner conto di tutte le fasi della filiera a partire dall’estrazione delle materie prime, fino allo smaltimento dei rifiuti generati dal sistema stesso secondo l’approccio LCA. È evidente che ciò necessita della costruzione di un “modello operativo” in grado di rappresentare la filiera in maniera compiuta, tenendo conto di tutti gli apporti che effettivamente contribuiscono alla formazione del GWP. L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) Nel 1988 la World Meteorological Organisation (WMO) e l’United Nations Environment Programme (UNEP), costituiscono l’IPCC con lo scopo di fornire ai decisori politici una valutazione obiettiva della letteratura tecnico-scientifica e socio-economica rilevante e disponibile in materia di cambiamenti climatici. L’IPCC è un organo intergovernativo (e non di ricerca diretta) aperto a tutti i Paesi mem- bri della WMO e dell’UNEP. Ogni governo ha un Focal Point IPCC che coordina le attività relative all’IPCC nel proprio Paese. Attualmente il Focal Point IPCC per l’Italia è svolto dal Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC). L’attività principale dell’IPCC consiste nel produrre a intervalli regolari (ogni 6 anni) Rapporti di Valutazione scientifica sullo stato delle conoscenze nel campo del clima e dei cambiamenti climatici (Assessment Reports). I Rapporti di Valutazione, che riflettono le analisi e le valutazioni del consenso scientifico mondiale, sono soggetti a revisioni di esperti. Il lavoro dell’IPCC negli ultimi anni è stato approvato dalle più importanti accade- mie e organizzazioni scientifiche nel mondo. L’ultimo Rapporto dell’IPCC, pubblicato nel 2007, in particolare, ha delineato con mag- giore certezza “che la maggior parte dell’aumento della temperatura media globale osser- vato da metà del ventesimo secolo è dovuta all’aumento osservato delle concentrazioni di gas serra antropogenici”, e che i futuri cambiamenti climatici non riguarderanno sola- mente l’innalzamento delle temperature, ma produrranno anche una modifica dell’intero sistema climatico, con serie ripercussioni sugli ecosistemi e sulle attività umane. L’IPCC ha recentemente avviato la preparazione del nuovo Rapporto di Valutazione (AR5) che prenderà in considerazione i recenti sviluppi tecnico-scientifici e delineerà un nuovo in- sieme di scenari climatici, socio-economici e ambientali. Il documento finale dovrebbe essere pronto nel 2014. L’informazione prodotta dall’IPCC è importante per il processo negoziale in corso nell’ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambia- mento Climatico – UNFCC. Il 12 ottobre 2007 l’IPCC, congiuntamente con l’ex Vice Presidente degli Stati Uniti Al Gore, è stato insignito del premio Nobel per la Pace. La motivazione alla base del premio ha fatto riferimento: “all’impegno profuso nella costruzione e divulgazione di una mag- giore conoscenza sui cambiamenti climatici di origine antropica e nel porre le basi per poterli contrastare efficacemente”. 3.gli indicatori usati per misurare l’impatto degli alimenti - 41
  • 44. Soprattutto grazie alla sua semplicità di comunicazione e alla comprensibilità an- che per i non adetti ai lavori, il concetto del Carbon Footprint si è diffuso al punto tale che esistono molti standard riconosciuti a livello internazionale che definiscono in modo più o meno dettagliato i requisiti da rispettare per il calcolo. I più importanti, o quanto meno i più utilizzati, sono: n gli standard Iso 14040 e 14044: in realtà sono gli standard relativi all’analisi del ciclo di vita ma possono essere ritenuti la base metodologica anche per il calcolo del Carbon Fooptrint; n lo standard Iso 14064 orientato a definire le modalità per il calcolo delle emissioni di gas serra e la relativa verifica da parte di un soggetto indipendente; n il ghg protocol: documento predispo- sto dal Greenhouse Gas Protocol Initiative, Con Carbon Footprint si identifica l’impatto asso- una organizzazione sovragovernativa ciato a un prodotto o servizio in termini di emis- che ha predisposto il protocollo di calcolo sioni di anidride carbonica equivalenti, calcolate più utilizzato a livello internazionale che mette in relazione gli aspetti tecnici con lungo l’intero ciclo di vita del sistema. quelli più economici di gestione dell’orga- nizzazione; n il pas 2050 (Assessing the life cycle greenhouse gas emissions of goods and services): documento predisposto dal British Standard Insititution orientato a fornire un documento tecnico, più dettagliato rispetto agli standard ISO, avente l’obiettivo di definire con maggiore specificità le regole da adottare per il calcolo del Carbon Footprint. È tra i documenti più recenti e operativi e per queste ragioni tra quelli che riscuotono il maggior interesse nella comunità scientifica; n il sistema epd™: predisposto dall’International EPD Consortium (IEC), ha definito le regole per la preparazione, verifica e pubblicazione delle cosiddette dichiarazioni ambientali di prodotto che, in sostanza, sono la “carta di identità” verificata delle caratteristiche ambientali di un bene. Sebbene il sistema non sia mirato in manie- ra specifica al Carbon Footprint, in questo contesto è estremamente rilevante in quanto le emissioni di gas serra sono uno dei parametri ambientali che tipicamen- te rientrano in una dichiarazione ambientale. È fondamentale osservare come i vari protocolli di calcolo non siano in conflitto tecnico e per questa ragione vengano normalmente presi in considerazione tutti con- temporaneamente in maniera integrata durante la quantificazione del Carbon Foot- print di un prodotto. 42 - doppia piramide: alimentazione sana per le persone, sostenibile per il pianeta