Il ciclismo è uno sport duro, forse il più duro. Allenarsi anche dici ore al giorno,
sia con 40° che sotto tremendi temporali non è semplice per nessuno, né per i
campioni né per i gregari. Anche l’indimenticato Pantani diceva spesso:”Io vado
forte in salita per abbreviare la mia agonia!”.
Purtroppo però la storia di questo sport è costellata di scandali di doping. Una
tesi di laurea in Scienze della Comunicazione (“Il ciclismo e la morsa del
doping – Da Coppi all’Operaciòn Puerto, storie di scandali in un mondo
malato al suo interno”) traccia un’analisi di questo gravissimo fenomeno,
cercando di mettere in luce le difficoltà che questo sport ha nel fare chiarezza
nelle sue questioni più “nere”. Il ciclismo infatti è ancora un mondo in cui c’è
troppa omertà, basti considerare i ciclisti che veramente hanno confessato
tutte le loro responsabilità.
Le colpe della situazione in cui si trova adesso il ciclismo, però, non sono
imputabili solamente ai corridori, bensì ci sono molte altre categorie che hanno
enormi responsabilità. La prima categoria sono sicuramente i politici poiché,
come è stato dettagliatamente descritto nella tesi non è ammissibile che,
mentre in alcuni stati come Francia e Germania si attua una dura lotta al
doping, in altri non esista nemmeno il reato. Il caso più eclatante è proprio
quello dell’Operación Puerto, in cui in Spagna, all’epoca dei fatti, non esisteva
nemmeno una legge che puniva il doping.
Un’altra categoria che ha enormi responsabilità è quella dei dirigenti. Non è
molto credibile infatti che i direttori sportivi delle squadre non sappiano nulla
delle pratiche illecite dei loro tesserati. Non è credibile ad esempio che, il
signor Bjarne Riis,vincitore di un Tour de France che gli regalò il soprannome di
“Mr.60%”, livello di ematocrito riscontrato in lui che per sua stessa ammissione
era dovuto all’uso di EPO, non sapesse nulla delle pratiche illecite che Ivan
Basso, capitano e leader della sua formazione, attuava con il dott.Fuentes.
Una terza categoria che ha notevoli colpe è quella dei medici. I ciclisti non
possono procurarsi le sostanze dopanti da soli, bensì hanno bisogno di un
esperto. Alcuni medici tristemente famosi nel mondo del ciclismo sono: il
dott.Conconi, ex rettore dell\'Università di Ferrara, e direttore del Centro Studi
Biomedici Applicati allo Sport dello stesso ateneo, nel quale, grazie anche a
finanziamenti con fondi pubblici dal CONI, veniva fornita assistenza a diversi
atleti. L\'assistenza però sarebbe stata basata sul doping ematico.
L’assistente del professore inoltre era un certo dott.Michele Ferrari, che fu al
centro di uno scandalo doping che riguardò anche molti ciclisti che sono
tutt’ora in attività.
Atro medico tristemente famoso è il dott.Santuccione, indagato nello scandalo
Oil for Drugs ed incolpato da Riccardo Riccò, il quale ammise di aver comprato
ed assunto C.E.R.A. (Epo di terza generazione) da Santuccione al costo di 700€
per “prepararsi” al Tour de France 2008.
Anche i magistrati penali e sportivi hanno colpe. Spesso hanno sottovalutato
il problema o, come descritto dettagliatamente nella tesi, nel caso di
Giampaolo Caruso hanno erroneamente condannato ciclisti, contribuendo a
creare uno stato di tensione in questo mondo.
L’ultima categoria che ha enormi responsabilità è sicuramente quella dei
media. Qui entriamo in un ambito estremamente ampio e complesso. Proprio
per questo è utile analizzare i singoli casi di cui si è maggiormente a
conoscenza. Tentiamo quindi di analizzare principalmente le “nostre”
responsabilità. All’interno della stampa sportiva italiana esistono giornalisti che
parlano chiaramente e volutamente di doping nel ciclismo, ed altri che, per
diversi motivi che chiariremo in seguito, spesso si soffermano solamente
sull’aspetto romantico di questo sport.
Non si può quindi generalizzare accusa
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Il ciclismo e la morsa del doping – Da Coppi all’Operaciòn Puerto, storie di scandali in un mondo malato al suo interno
1. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA
FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA
FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE
CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE
IL CICLISMO E LA MORSA DEL DOPING
Da Coppi all’Operación Puerto
storie di scandali in un mondo malato al suo interno
Relatore: Prof. Raffaele Fiengo
Laureando: Antonio Massariolo
537010/SC
Anno Accademico 2007/2008
2. INDICE
1. Introduzione Pag. 3
2. Doping nel ciclismo 4
3. L’Operación Puerto
3.1 Che cos’è? (breve descrizione) 30
3.2 I protagonisti: 31
Eufemiano Fuentes
Manolo Saniz
Ignacio Labarta
Josè Luis Merino
Alberto Leon
3.3 Tutte le date 34
3.4 I documenti e le intercettazioni 37
3.5 I corridori coinvolti 44
3.6 Altri nomi 53
3.7 Medicine più usate 55
3.8 Tre diversi trattamenti: 63
Il caso spagnolo;
Il caso tedesco;
Il caso italiano;
3.9 Il caso Caruso 66
4. Il ciclismo avrà un futuro? 73
5. Bibliografia e link 78
2
3. 1.Introduzione
Lo sport sotto molti punti di vista può essere considerato la metafora
della vita. Il ciclismo in particolare lo è. E’ lo sport che più ti insegna a
diventare una persona forte. Nel ciclismo non bisogna mollare mai,
tenere sempre duro anche quando molleresti tutto.
Il ciclismo è lo sport nazional-popolare per antonomasia, sarà perché i
ciclisti ti passano vicino e tu non devi pagare per stargli accanto, o
perché in loro riconosci la fatica vera, il sacrificio, il sudore
nell’affrontare uno sforzo disumano nello scalare delle salite che solo a
vederle fanno paura. Pantani stesso diceva: “vado forte in salita per
abbreviare la mia agonia”.
I ciclisti, in tutte le epoche, sono sempre stati considerati degli eroi.
Fare il ciclista non è facile, richiede moltissimi sacrifici. Allenarsi anche
10 ore al giorno in bici, sia con 40° che sotto tremendi temporali, non
è cosa semplice per nessuno, né per campioni né per i gregari. Proprio
i gregari sono la pagina più bella romantica che possa essere scritta su
questo sport. Come disse Pier Bergonzi su La Gazzetta dello Sport, “il
ciclismo senza i gregari sarebbe uno sport dimezzato. Sarebbe come
se al jazz togliessero i sax”. I gregari sono coloro che hanno fatto del
ciclismo lo sport più vicino ad un mestiere. Gente che ha scelto di
allenarsi anche dieci ore al giorno, sotto qualsiasi temporale, non per
vincere ma per far vincere. Nel ciclismo anche chi arriva ultimo merita
un applauso, tanto che fino a pochi anni fa esisteva proprio un premio
per l’ultimo classificato nei “grandi giri”.
Questo sport come abbiamo visto comporta enormi sacrifici e, come
disse Guillaume Prebois, giornalista francese che per dimostrare la
possibilità di fare del ciclismo “pulito” si allenò duramente e percorse i
tre “grandi giri” un giorno prima della corsa ufficiale, “la tentazione ad
imbrogliare ed aiutarsi con delle sostanze proibite viene”.
La storia del ciclismo infatti è costellata di campioni, o presunti tali,
che hanno vinto corse importantissime come Tour de France o Giro
d’Italia, per poi essere scoperti dopati.
3
4. Come vedremo in seguito già ai tempi di Coppi era “normale”
assumere sostanze proibite per migliorare le proprie prestazioni.
Lo scopo di questa tesi non è quello di sparare a zero sul ciclismo, ma
mettere in luce le difficoltà che ha nel fare chiarezza sulle questioni più
“nere” di questo sport. Il ciclismo è ancora un mondo in cui c’è troppa
omertà, basti considerare i ciclisti che veramente hanno confessato
tutte le loro colpe. Purtroppo in questo ambiente sono presenti troppe
persone che, pur essendo state imputate per doping, continuano a
lavorare anche ad alti livelli in questo mondo, sia tra i medici, che tra i
massaggiatori, che soprattutto tra direttori sportivi.
Un altro problema fondamentale è che, come vedremo in seguito,
esiste un diverso trattamento tra le varie federazioni. Questo è
imputabile al fatto che non in tutti gli stati il doping è considerato
reato. Facendo un esempio che vedremo dettagliatamente in seguito,
in Italia i due corridori implicati nell’Operación Puerto sono stati
condannati a due anni, mentre in Spagna, poichè il doping non era
considerato reato, i diversi ciclisti implicati nello stesso scandalo non
ebbero alcuna sanzione.
2. Doping nel ciclismo
Storicamente l’uso di farmaci o prodotti dopanti nello sport ha sempre
fatto parte del gioco. La storia del doping, cioè il tentativo di
modificare le prestazioni atletiche con mezzi illeciti, iniziò moltissimi
anni fa. Quando ancora non esisteva la chimica, infatti, per migliorare
la propria condizione atletica venivano impiegate sostanze di origine
naturale. Gli antichi atleti greci, ad esempio, si predisponevano alle
gare con diete ad alto contenuto proteico e funghi allucinogeni. Si
sospetta che pure i gladiatori romani abbiano potuto usare degli
stimolanti. Ma è a partire dal XIX secolo, con i progressi scientifici e
l’apparire sulla scena di una nuova categoria di atleti professionisti, che
i farmaci sono diventati sempre di più parte di una strategia
4
5. competitiva praticata da tutti o quasi. Un notevole incremento di atleti
che assumevano sostanze proibite venne registrato nel secondo
dopoguerra, quando la consuetudine di assumere amfetamine passò
dai militari allora impegnati nella guerra agli atleti.
Fu proprio a partire dagli anni ’50 che la pratica del doping iniziò a
diffondersi pericolosamente nel mondo del ciclismo.
Fin dai tempi di Coppi e Bartali, infatti, questi atleti hanno fatto uso di
sostanze alteranti. Lo stesso campionissimo ammise pubblicamente in
un’intervista televisiva che non si poteva fare ciclismo senza prendere
l’allora denominata ”bomba”.
Fu però negli anni ’60 che il problema del doping in questo sport
spuntò agli occhi del grande pubblico. Durante la 13a tappa del Tour
de France del 1967, infatti, in una giornata eccezionalmente calda, il
britannico Tommy Simpson collassò in diretta televisiva durante
l’ascesa del Mont Ventoux. La sua morte fu causata da un mix di
amfetamine ed alcool e fu una delle prime morti pubbliche causate
dall’assunzione di sostanze proibite.
Nel ciclismo la serie di morti “sospette” è lunghissima.
Ancora oggi questo sport dai contenuti romantici ed eroici è sotto la
morsa del doping. Vediamo di seguito i maggiori casi nella storia di
questo sport.
1896-1904:
• Arthur Linton, corridore gallese, morì a soli 24 anni pochi giorni dopo
aver corso la Bordeaux-Parigi.
• Jimmy Micheal, anch’esso corridore gallese e campione del mondo di
ciclismo, morì a 27 anni in preda a deliri tremendi in viaggio verso New
York.
Entrambi i ciclisti erano allenati dal noto Choppy Warburton, il cui
successo venne più volte messo in discussione in quanto era spesso
accusato di drogare i propri corridori.
5
6. 1911:
• Paul Duboc, ciclista francese, collassò sui Pirenei dopo aver bevuto da
una bottiglia consegnatagli dal team manager avversario.
1924:
• Ci fu il primo vero scandalo di doping. I fratelli Henri, Francis e Charles
Pellissier infatti, abbandonarono il Tour de France, dopo aver ammesso
ad un giornalista l’uso di svariate sostanze, tra le quali: Stricnina
(potente eccitante del sistema nervoso centrale), cocaina, cloroformio,
aspirina e “droga per cavalli”.
1949:
• Fausto Coppi, il campionissimo, durante un’intervista televisiva
ammise l’uso della “bomba”. Disse di non aver alternative se voleva
rimanere competitivo. Probabilmente si trattava di un cocktail di
amfetamine.
1955:
• Jean Malléjac, corridore francese, collassò durante l’ascesa del Mont
Ventoux.
1956:
• Durante la 14a tappa del Tour de France l’intera squadra del Belgio
ebbe misteriosi malori. Ufficialmente vennero attribuiti al fatto che
avessero mangiato pesce avariato la sera prima. Questo fatto accadde
per ben altre due volte, nel 1962 e nel 1991.
1959:
• Charly Gaul, corridore lussemburghese che nel suo palmares vanta due
vittorie al Giro d’Italia, un Tour de France, un bronzo mondiale e
numerose altre gare, venne implicato in un giro di “pillole” recuperate
6
7. dalla polizia francese in luglio che sembravano essere destinate a lui.
Dopo il suo ritiro dalle corse agonistiche ebbe numerosi problemi con
l’alcool. Morì il 6 dicembre del 2005. E’ da più parti riconosciuto come il
miglior “grimpeur” della storia del ciclismo.
1960:
• Knud Enemark Jensen, corridore danese, partecipò alle olimpiadi di
Roma in cui, durante la cronometro a squadre, morì collassando a
terra e sbattendo violentemente il cranio sull’asfalto. Il collasso fu
dovuto all’uso di amfetamine.
• Gastone Nencini, vincitore di un Giro d’Italia e di un Tour de France,
venne scoperto da Pierre Dumas, medico ufficiale del Tour de France,
nella sua stanza d’albergo mentre si stava sottoponendo ad una
trasfusione di sangue. Questa pratica allora era ancora legale.
• Roger Rivière concluse la sua carriera a causa di una terribile
incidente. Durante la discesa del Col de Perjuret cadde in un dirupo e
si ruppe la colonna vertebrale, rimanendo paralizzato alle gambe. Lui
stesso ammise che probabilmente la violenta caduta fu causata
dall’uso di Palfium, un potente oppioide analgesico con effetti tre volte
superiori alla morfina. Riviere morì di cancro alla laringe a soli 40 anni.
1962:
• Nella tappa da Luchon a Carcasson del Tour de France ben dodici
corridori si sentirono male. Anche in questo caso la colpa fu data a del
pesce avariato, mentre l’allora medico ufficiale del Tour Pierre Dumas,
accusò i ciclisti di aver preso tutti lo steso tipo di droga. Dopo questo
scandalo altri undici corridori abbandonarono il Tour lo stesso giorno,
tra i quali l’allora maglia gialla Willy Schroeder, il precedente vincitore
Gastone Nencini ed il successivo leader Karl-Heinz Kunde.
7
8. 1964:
• In Francia passa la prima legge antidoping ed iniziano i controlli al Tour
de France.
1965:
• Jacques Anquetil, uno dei più forti ciclisti della storia, vincitore di
cinque Tour de France, due Giri d’Italia, una Vuelta a España, cinque
Parigi-Nizza, una Liegi-Bastogne-Liegi, oltre ad aver battuto il
precedente record dell’ora ammise che “solo un pazzo può pensare di
correre da Bruxelles a Parigi a sola acqua”.
1967:
• Tommy Simpson, vincitore di un campionato del mondo, una Milano-
SanRemo, una Parigi-Nizza, un Giro di Lombardia ed altre corse
minori, morì salendo il Mont Ventoux a causa di un cocktail di
amfetamine, alcool e gran caldo. Fu la prima morte di un ciclista in
diretta televisiva e proprio per questo ebbe un notevole risvolto.
1969:
• Eddy Merckx, considerato Il cannibale, il corridore più forte di tutti i
tempi, vincitore in carriera di ben 525 gare tra cui tre mondiali, cinque
Tour de France, cinque Giri d’Italia, una Vuelta a España, sette Milano-
SanRemo, cinque Liegi-Bastogne-Liegi, tre Parigi-Roubaix e
numerosissime altre corse, risultò positivo a degli stimolanti (Reactivan
e Savona) durante il Giro d’Italia dal quale venne espulso.
1975:
• Bernard Thévenet vincitore del Tour de France del 1975 e quello del
1977, venne trovato positivo ad un test antidoping dopo la Parigi-
Nizza, e nell'inverno del ’77 venne ricoverato con un'affezione al fegato
attribuita all'uso persistente di steroidi. Lui stesso fece pubblica
8
9. ammissione e dichiarò: ”Mi sono dopato con il cortisone, e c’erano
molti altri corridori come me…”
• Erik de Vlaeminck, fenomenale ciclista belga di ciclocross, specialità in
cui vinse ben sette volte la maglia iridata, fu ricoverato in un ospedale
psichiatrico per dipendenza da amfetamine. Interessante però notare
che in tutta la sua carriera non fu mai trovato positivo ad un controllo
antidoping.
1978:
• Michel Pollentier, ciclista belga vincitore del Giro d’Italia del 1977,
durante il test antidoping effettuato al Tour de France, nella tappa da
lui vinta con arrivo all’Alpe d’Huez, cercò di scambiare le proprie urine
con quelle presenti in un tubo di plastica da lui portato. Fu scoperto e
venne immediatamente cacciato dal Tour. Ironicamente il test sulle sue
vere urine risultò negativo.
• José Nazabal, chiamato ad effettuare il controllo antidoping assieme a
Michel Pollentier, decise di abbandonare la corsa.
1980:
• Freddy Maertens, ottimo corridore belga, considerato il successore di
Eddy Merckx, vincitore di 105 corse in carriera tra le quali ben due
campionati del mondo, una Vuelta a España, sette tappe al Giro d’Italia
e molte altre importanti corse, ammise in un’intervista al quotidiano
francese L’Equipe, che durante la sua carriera assunse amfetamine
“come nessun’altro”.
1982:
• La Vuelta fu vinta da Angel Arroyo, ma 48 ore dopo la fine dell’ultima
tappa emerse che il controllo antidoping della 17a tappa effettuato su
di lui risultò positivo. In quella stessa tappa altri tre corridori
risultarono positivi, si trattava di Alberto Fernández, Pedro Muñoz
Machín Rodríguez e Vincente Belda, futuro direttore sportivo della
9
10. squadra Comunidad Valenciana, implicata, come vedremo
dettagliatamente in seguito, nell’Operación Puerto. La sostanza
rinvenuta nell’organismo di questi ciclisti fu il metilfenidato o meglio
conosciuto come Ritalin, ossia uno stimolante utilizzato in medicina per
il trattamento del disturbo da deficit dell'attenzione.
1984:
• Francesco Moser nel 1984 battè il record dell’ora appartenente a
Merckx. Nel 1999 ammise pubblicamente di aver effettuato delle
trasfusioni per prepararsi al meglio a quest’impresa. Fu aiutato da
Francesco Conconi, un medico italiano, che fu anche rettore
dell'Università di Ferrara, ed è attualmente direttore del Centro Studi
Biomedici Applicati allo Sport dello stesso ateneo. Dal 1980 Conconi
fornì assistenza per migliorare le prestazioni di alcuni atleti italiani.
Secondo le ricerche condotte dal dirigente sportivo Sandro Donati,
però, l'assistenza fornita dal professore ferrarese sarebbe stata basata
sul doping ematico. Tuttavia grazie alle ricerca di Conconi, finanziata
con fondi pubblici, diversi atleti azzurri ottennero risultati di prestigio,
culminati alle Olimpiadi Invernali del 1994 dove l'Italia trionfò,
raccogliendo un totale di ben trentaquattro medaglie. Come venne
documentato in seguito, molti degli atleti dello sci di fondo registrarono
un tasso di ematocrito superiore al 50%: il dato può costituire un
indizio dell'uso dell'eritropoietina (EPO), e comporterebbe oggi, ma non
nel 1994, la sospensione dell'atleta in via cautelativa per motivi di
salute. Il centro studi dell'Università di Ferrara guidato da Conconi
assisteva inoltre numerosi ciclisti ed altri atleti. L’assistente del
professore, Michele Ferrari, come vedremo poi, fu al centro di uno
scandalo doping che riguardò anche molti ciclisti che sono tutt’ora in
attività. Gli atleti di maggior importanza che ebbero dei contatti con il
professor Conconi furono: Guido Bontempi, Maurizio Fondriest, Eugeni
Berzin, Bruno Cenghialta, Manuela Di Centa, Silvio Fauner, Francesco
Frattini, Ivan Gotti, Claudio Chiappucci, Marco Pantani, Stephen Roche,
Gianni Bugno.
10
11. • Il 1984 è anche l’anno delle olimpiadi a Los Angeles. L’intera squadra
di ciclismo degli USA ammise le trasfusioni di sangue prima della gara.
1988:
• Pedro Delgado, soprannominato “el Perico”, è stato un ottimo ciclista
spagnlo, vincitore di due Vuelte, un Tour de France oltre ad aver fatto
numerosi piazzamenti in altrettante importanti corse. Venne trovato
positivo al Tour del 1988. La sostanza proibita rinvenuta nel suo
organismo fu il Probenecid, un farmaco solitamente assunto per
impedire che nelle urine vengano rinvenute tracce di sostanze proibite.
Tutt’ora Pedro Delgado è nel mondo del ciclismo in quanto è il
commentatore della rete spagnola.
• Geert Van de Walle, corridore belga, morì a soli 22 anni d’attacco di
cuore. Naturalmente non si possono avere indizi sicuri sulla relazione
tra la morte e l’assunzione di sostanze proibite.
• E’ proprio nel 1988 che inizia a farsi strada un’altra innovativa
sostanza proibita: l’EPO
1989:
• Laurent Fignon, fortissimo ciclista francese, vincitore di due Tour de
France e di un Giro d’Italia, venne trovato positivo alle amfetamine
durante il Grand Prix de la Liberation. Famosa la sua frase sullo
scandalo Festina del 1999, detta dopo l’ammissione di doping di
squadra del loro direttore sportivo: “Se io fossi Virenque o uno dei
corridori della Festina, andrei subito a cercarmi un buon avvocato,
perchè il Tour non può sostituirsi alla legge francese e per il giudice i
corridori avrebbero potuto continuare la loro corsa”.
• Bert Oosterbosch, corridore olandese morì a 32 anni per attacco di
cuore.
• Johan van der Velde, promettente corridore olandese venne ricoverato
per dipendenza da amfetamine verso la fine della sua carriera.
Intervistato da Jan Siebelinkl confessò l’uso di questa droga.
11
12. 1993:
• Claudio Chiappucci, l’indimenticato corridore italiano, nel 1997, in una
dichiarazione poi smentita dallo stesso interessato, confessò l’uso di
sostanze proibite dal 1993 al 1995. Chiappucci aveva rapporti con il
discusso medico ferrarese Conconi.
• Stephen Roche, corridore irlandese è stato definito da wikipedia una
“curiosa meteora” del ciclismo. Professionista dal 1980, ottenne nei
suoi primi anni di carriera solo una vittoria alla Parigi-Nizza nel 1981.
Nel 1987, invece, vinse il Giro d’Italia, il Tour de France, il campionato
del mondo, il Giro della Comunidad Valenciana, il Giro di Romandia, e
concluse al secondo posto la Liegi-Bastogne-Liegi, dichiarando di non
aver vinto per inesperienza tattica e per aver corso come un dilettante.
Dopo il 1987 ottenne solo un nono posto al Giro d’Italia ed un nono
posto al Tour de France.
Nel maggio 1990 Paul Kimmage, ex ciclista professionista e compagno
di squadra di Roche alla Fagor ed anch'egli dublinese pubblicò un
dossier molto diretto sulla vita nel gruppo dei professionisti.
Il libro "Rough Ride" portò alla luce l'utilizzo endemico di doping nel
gruppo ma parlò in modo celebrativo del suo ex capitano Roche. La
pubblicazione del libro portò ad un'aggressiva e viscerale reazione da
parte di Roche, con minacce legali, nonostante Kimmage non abbia
mai parlato direttamente dell'uso di droghe da parte dello stesso.
Nel gennaio del 2000 il quotidiano La Repubblica riportò che il discusso
medico ferrarese Conconi somministrò EPO a corridori della Carrera,
squadra in cui Stephen Roche visse gli anni e le prestazioni migliori.
Nel 2004 infatti, Roche fu implicato in un caso legale in Italia relativo
al caso del dott. Giovanni Grazzi, medico della Carrera nel 1993 e socio
del discusso dott. Michele Ferrari, che avrebbe somministrato dell'EPO
ad alcuni membri della squadra, tra cui Roche. L'utilizzo di nomi in
codice ha mascherato chi avesse veramente ricevuto il doping, anche
se da parte di Roche ci fu sempre l’ammissione di non aver mai fatto
uso di sostanze proibite in tutta la sua carriera. L’allora giudice Franca
Oliva, però, dichiarò che "la Corte dovette scontrarsi con la totale
12
13. omertà da parte degli atleti, anche di fronte alle prove più ovvie e
schiaccianti". Nonostante gli sforzi delle procure italiane nel perseguire
i corridori accusati di doping, però, attualmente né Roche, né i suoi
compagni di squadra né il medico della Carrera sono perseguibili dalla
legge italiana. Tutt’ora Roche è nel mondo del ciclismo, in quanto
lavora come commentatore sul canale televisivo Eurosport ed è
testimonial al Tour de France per l'azienda di formaggi Coeur de Lion.
1995:
• Bo Hamburger, discreto corridore danese, in un libro ha ammesso di
essersi dopato dal 1995 al 1997, nello stesso libro fa anche nomi di
altri importanti ciclisti come ad esempio Bjarne Riis. Nel 2001, inoltre,
è stato trovato positivo all'EPO ma le controanalisi non hanno
confermato il risultato, e nel 2004 è stato fermato dalla federazione
nazionale danese per quindici giorni a causa dell’ematocrito fuori
norma.
• Marco Pantani, l’indimenticato ed idolatrato scalatore italiano, come
spesso si sente dire, non è mai stato trovato positivo ad un test
antidoping.
Nel 1995 però, dopo la terribile caduta alla Milano-Torino, il suo
ematocrito segnava ben il 60,1%. Solitamente nel mese di gennaio,
quindi lontano dalle corse aveva 41% di ematocrito, che è il suo livello
naturale. Riprendendo una frase del giornalista della Gazzetta dello
Sport Claudio Gregori da me contattato, possiamo dire che Pantani
“era una luna a due facce, una luminosa l’altra oscura”. Entrando nel
particolare dell’accusa di frode sportiva per l’ematocrito a livelli così alti
nel 1995, leggendo la sentenza possiamo notare che Pantani fu
assolto, ma non perché non s’era dopato, bensì perché “il fatto non era
previsto dalla legge come reato". Come vedremo anche in seguito la
storia sportiva ed umana di questo ciclista si scontrò altre volte con
accuse di doping.
13
14. 1996:
• Nel maggio 2007 diversi ciclisti dell’allora squadra Telekom, ammisero
di aver assunto diverse sostanze proibite, tra le quali anche l’EPO. Tra i
corridori appartenenti a questa formazione che fecero pubblica
ammenda i più importanti e vincenti furono: Rolf Aldag, buon ciclista
tedesco, ritiratosi nel 2005, che ammise l’uso di EPO in preparazione al
Tour de France del 1996.
Ugo Bolts, ciclista tedesco, anche lui ammise l’uso di EPO
principalmente nella stagione 1996/97.
Erik Zabel, il più forte velocista tedesco, vincitore di una coppa del
mondo, di quattro Milano-SanRemo, tre Parigi-tours, oltre a numerose
altre importanti corse, ammise d’aver assunto EPO nella stagione
1996, dicendo di essersi “dopato solo una settimana per poi smettere a
causa degli effetti collaterali”.
Bjarne Riis, buon ciclista danese, non si impose in molte corse ma
riuscì a vincere un Tour de France nel 1996, mentre militava nella
Telekom. Conosciuto anche con il soprannome “Mr. 60%”, dovuto al
livello di ematocrito che aveva durante il Tour del ’96. In un libro,
l’allora medico della formazione in cui militava Riis, disse che lo stesso
corridore gli mostrò una provetta del suo sangue, ed il tasso di
ematocrito era addirittura al 64%. E’ interessante notare che
comunque non fu mai trovato positivo ad alcun test antidoping. Lo
stesso Riis confessò l’uso di EPO in una conferenza stampa nel maggio
2007, ma comunque nell’albo dei vincitori del Tour de France lui
continua a figurare. Tutt’ora è team manager della CSC, una delle
formazioni più forti del circuito ciclistico internazionale. Nel 2006 nella
sua formazione scoppiò il “caso Basso”, implicato, come vedremo
dettagliatamente poi, nell’Operación Puerto.
1998:
• Francesco Casagrande, ottimo ciclista italiano, vinse diverse “classiche”
e concluse al secondo posto il Giro d’Italia del 2000, vinto da Stefano
Garzelli, corridore varesino anch’esso trovato positivo nel 2001 ad un
14
15. test antidoping. Venne trovato positivo ad un test antidoping al
testosterone e sospeso per sei mesi.
• Durante il Tour de France del 1998 scoppiò lo scandalo Festina. La
squadra ciclistica, sponsorizzata dall'omonima ditta di orologi, venne
estromessa in tronco dalla grand boucle di quell'anno, vinta poi
dall'italiano Marco Pantani. Il motivo che portò all'esclusione fu il
"doping di squadra", ovvero non semplicemente doping di singoli atleti
all'interno di una formazione, ma sostanze proibite somministrate
sistematicamente dai medici del team a tutti (o quasi) i ciclisti in corsa.
I ciclisti più vittoriosi che fecero parte di questa formazione furono:
Laurent Brochard, buon ciclista francese vincitore del campionato del
mondo del 1997.
Laurent Dufaux.
Luc Leblanc, ciclista francese vincitore del campionato del mondo
svoltosi ad Agrigento nel 1994.
Christophe Moreau, ciclista francese vincitore di molte corse tra cui due
Giri del Delfinato.
Richard Virenque, discusso ciclista francese, vinse per ben sette volte
la classifica come miglior scalatore al Tour de France, confessò l’uso di
sostanze proibite solo nel 2000.
Alex Zülle, corridore svizzero, vincitore per ben due volte della Vuelta a
España e numerose altre importanti corse, confessò anche l’uso di EPO
durante gli anni in cui militava nella formazione ONCE. Raggiunse il
livello di ematocrito del 52,3%.
1999:
• Ludo Dierckxsens, fu estromesso dalla sua squadra (Lampre) dopo
aver vinto l’11a tappa del Tour de France. Ammise l’uso di un prodotto
al cortisone, giustificandolo con una ricetta medica che dava la
prescrizione di questo prodotto per curare un infortunio patito il mese
precedente.
• Laurent Roux, un discreto ciclista francese, nel 1999 fu sospeso per sei
mesi per uso di amfetamine. Nel 2002 risultò non-negativo alle
15
16. amfetamine ad un controllo fuori competizione. Nel 2006 inoltre
confessò l’uso di EPO, ormone della crescita, cortisone e testosterone
durante la sua carriera.
• Marco Pantani fu escluso dal Giro d’Italia dopo che al termine della
tappa di Madonna di Campiglio gli fu riscontrato un livello di ematocrito
pari al 52%, due punti sopra il limite massimo. Questo fu l’evento che
segnò per sempre la vita di Pantani, cadde in depressione e morì
all'inizio del 2004 a Rimini, per arresto cardiaco dovuto ad eccesso di
sostanze stupefacenti. La sua dichiarazione dopo il fermo di Madonna
di Campiglio fu: ”Mi sono rialzato dopo tanti infortuni e sono tornato a
correre. Questa volta però abbiamo toccato il fondo. Rialzarsi sarà per
me molto difficile.”
• Lance Armstrong, il discusso campione statunitense, l’unico nella storia
ad essere riuscito a vincere sette Tour de France consecutivi, proprio
durante il Tour del ’99 risultò positivo ad un test antidoping. Tutt’ora
l’agenzia francese antidoping chiede con insistenza al corridore texano
la possibilità di analizzare nuovamente le urine. Armstrong continua a
rifiutarsi pur essendo un riesame che non cambierebbe nulla, grazie
alla prescrizione.
2000:
• Eugeni Berzin, ottimo ex ciclista russo, considerato la “bestia nera” di
Miguel Indurain, vittorioso ad un Giro d’Italia, ad una Liegi-Bastogne-
Liegi e molte altre corse, venne preventivamente escluso dal Giro
d’Italia del 2000, con accuse di uso di eritropoietina (EPO) sostenute
da un livello di ematocrito superiore al 50%.
2001:
• Riccardo Forconi, buon gregario di Marco Pantani, venne trovato
positivo all’EPO prima del Giro d’Italia.
• Bo Hamburger, come già precedentemente detto, fu il primo corridore
ad essere trovato positivo ad un test antidoping grazie a dei nuovi
metodi di controllo.
16
17. • Dario Frigo, discusso corridore italiano la cui carriera è stata
profondamente segnata da due squalifiche.
Nel 2001 al Giro d'Italia è stato accusato di essere in possesso di
sostanze dopanti in seguito a un blitz dei NAS negli alberghi di
Sanremo che ospitavano i corridori. La squadra (Fassa Bortolo) lo
licenziò, seguendo una regolamentazione interna. Frigo si dichiarò
colpevole e fu in seguito squalificato.
Nel 2005 invece, al termine della tappa di Courchevel del Tour de
France, fu arrestato dalla gendarmeria francese. La moglie era stata
infatti fermata al posto doganale di Albertville e sulla sua auto erano
state trovate sostanze proibite dall'UCI. A seguito della vicenda venne
licenziato dal team e si ritirò definitivamente dalle competizioni.
• Pascal Hervé, ex corridore francese, dopo essere stato implicato
nell’affaire festina, fu inoltre testato positivamente per EPO dopo il
prologo al Giro d’Italia.
• Gianpaolo Mondini, buon ex corridore italiano, nel 2002 fu espulso
dalla sua squadra (US Postal) dopo che la polizia scoprì EPO ed ormone
della crescita nella sua stanza d’albergo durante il Giro d’Italia del
2001.
• Marco Pantani fu squalificato per sei mesi dopo che una siringa
d’insulina fu trovata nella sua stanza d’albergo.
2002:
• A Stefano Garzelli, vincitore del Giro d’Italia del 2000, venne
riscontrata la non negatività ad un diuretico, il Probenecid, risultata nel
test antidoping in seguito alla vittoria di Liegi. Venne squalificato per
11 mesi.
• Roberto Sgambelluri, fu espulso dal Giro d’Italia dopo essere diventato
il primo ciclista ad essere stato trovato positivo al NESP, un tipo di
EPO più forte e duraturo.
• Raimondas Rumsas fu un discusso corridore lituano. Gli vennero inflitti
quattro mesi di prigione per aver importato medicinali proibiti durante
il Tour de France di quell’anno, in cui finì terzo. Per accuse simili, sua
17
18. moglie restò tre mesi in carcere in Francia nel 2002. Nel 2003, inoltre,
il ciclista fu trovato positivo all’EPO durante il Giro d'Italia. Una volta
ritiratosi dall’attività agonistica, iniziò a partecipare a molte granfondo
per amatori, riuscendo naturalmente molto spesso a sbaragliare la
concorrenza e vincere in solitaria.
• Gilberto Simoni, ottimo ciclista italiano vincitore di due Giri d’Italia e di
numerose altre corse di primo livello, fu trovato positivo alla cocaina al
Giro d’Italia ed il giorno dopo fu invitato dal suo stesso team a ritirarsi.
In un primo momento, Simoni attribuì la positività ai farmaci assunti
per un intervento dentistico a cui si era sottoposto, ma subito dopo la
imputò a delle caramelle balsamiche per il mal di gola acquistate in
Sudamerica (contenenti piccole quantità di cocaina, con funzioni di
analgesico) che, secondo il suo racconto, gli aveva offerto una zia
tornata da un viaggio in Perù.
• Frank Vandenbroucke, fu un’eterna promessa belga. Gli addetti ai
lavori si aspettavano moltissimo da questo ciclista, ma a causa di
problemi caratteriali e personali, Vandenbroucke non è mai riuscito ad
esprimersi ai livelli a lui pronosticati. La sua storia è per molti versi
simile a quella di Marco Pantani. Venne arrestato mentre viaggiava in
eccesso di velocità con in macchina una grossa quantità di amfetamine
e siringhe. Inoltre nella sua abitazione vennero riscontrate quantità di
EPO, morfina e clenbuterol, una droga prescritta per sopperire a
disordini di salute. Nel 2007 tentò il suicidio, oppresso dai sensi di
colpa e da problemi familiari.
2003:
• Igor González de Galdeano, ex corridore spagnolo, non potè
partecipare alle corse nel 2003 in quanto fu trovato positivo al
Subtamolo sia nel Tour de France del 2002 che nella tappa finale del
Midi Libre dello stesso anno.
• Jesús Manzano, ex ciclista spagnolo ammise l’uso di doping nel 2003.
• Johan Museeuw, ex ciclista belga, considerato uno dei migliori ciclisti
nelle gare in linea, vincitore di tre Parigi-Rubaix, tre Giri delle Fiandre,
18
19. un campionato del mondo, ecc. fu coinvolto in un affare di traffico ed
assunzione di sostanze dopanti che coinvolse lui ed altri atleti come:
Mario De Clercq, Jo Planckaert e Chris Peers. Museeuw ammise
l’assunzione di ormone della crescita.
• Raimondas Rumsas, come precedentemente detto fu trovato positivo
all’EPO durante il Giro d’Italia.
• Nel 2003 scoppiò anche il caso Oil for Drugs. Un caso di doping in cui il
medico Carlo Santuccione fu accusato di somministrare prodotti proibiti
a diversi atleti, per la maggior parte ciclisti. I corridori coinvolti in
questo scandalo furono: Alessio Galletti e Mario Scirea della Domina
Vacanze, Fabio Sacchi della Fassa Bortolo, Eddy Mazzoleni, Danilo Di
Luca ed Alessandro Spezialetti della Saeco, Ruggero Marzoli dell’Acqua
& Sapone, Giuseppe Muraglia della Formaggi Pinzolo Fiava e Simone
Masciarelli della Vini Caldirola.
Morti sospette nel 2003:
• Denis Zanette collassò mentre era ad una visita dentistica l’11 gennaio
2003.
• Marco Ceriani, un ciclista amatore subì un attacco di cuore durante una
corsa, trasportato d’urgenza in ospedale non uscì più dal coma. Morì il
5 Maggio 2003.
• Fabrice Salanson, allora corridore francese, morì nel sonno a soli 23
anni.
• Marco Rusconi, collassò in un parcheggio il 14 Novembre a soli 24
anni.
• Jose Maria Jimenez, forte corridore spagnolo, scalatore eccezionale,
morì il 6 Dicembre 2003 a 32 anni mentre era ricoverato in un
ospedale psichiatrico a Madrid.
• Michel Zanoli, corridore olandese morì d’attacco di cuore il 6 Dicembre
2003. Si era ritirato dall’attività agonistica nel 1997.
• Johan Sermon, corridore belga, morì il 15 febbraio 2004 a soli 21 anni.
• Marco Pantani, morì tragicamente solo in una stanza d’albergo a causa
di un mix di cocaina e medicinali il 15 febbraio 2004 a 34 anni.
19
20. 2004:
• Oscar Camenzind, ex ciclista svizzero, vincitore di un campionato del
mondo, di un Giro di Svizzera, e di molte altre importanti corse, il 22
Luglio venne trovato positivo ad un controllo antidoping. Il 10 agosto
dello stesso anno, dopo che la Phonak decise di licenziarlo in tronco, si
ritirò dal ciclismo agonistico.
• Tyler Hamilton, buon ciclista statunitense e gregario fidato di Lance
Armstrong, vinse la medaglia d'oro nella cronometro maschile alle
olimpiadi. Medaglia che fu subito messa in dubbio il 20 settembre
2004, dopo che fu rivelata la sua positività ad un controllo antidoping.
Hamilton risultò positivo per doping anche alla Vuelta a España, dove
vinse l'8a tappa. Il corridore statunitense fu implicato anche
nell’Operación Puerto, della quale parleremo dettagliatamente in
seguito.
• Danilo Di Luca fu escluso dal Tour de France del 2004 per lo scandalo
Oil for Drugs. Ci furono delle intercettazioni telefoniche incriminate, in
cui conversava di prodotti proibiti e metodi d’assunzione con il dottor
Santuccione e con l’allora suo compagno di squadra alla Saeco Eddy
Mazzoleni.
• David Millar, bravissimo cronoman scozzese, stava preparando il Tour
de France, quando la polizia, facendo irruzione nella sua abitazione,
scovò siringhe d’EPO usate. Millar confessò d’aver assunto EPO in tre
occasioni: nel mese di agosto 2001 prima della Vuelta a España, nel
maggio 2003 prima del Giro del Delfinato e nel settembre del 2003
prima del campionato del mondo a cronometro, da lui vinto.
2005:
• Fabrizio Guidi, è stato un discreto velocista italiano, fu riscontrata la
sua positività all’EPO il 17 Agosto.
• Danilo Hondo, è stato un buon velocista tedesco. Ricevette due anni di
sospensione in seguito alla positività al Carphedone (uno stimolante)
riscontrata alla Vuelta Murcia.
20
21. • Iñigo Landaluze, ottimo passista spagnolo, vinse un Giro del Delfinato
nel 2005. Nello stesso anno però, durante un controllo antidoping, gli
furono riscontrati livelli di testosterone più alti della norma.
• Dario Frigo, come precedentemente detto, è stato un discusso ciclista
italiano che alternò ottime prestazioni a debacle totali. Nel 2005 fu
espulso dal Tour de France, dopo che, al termine dell’11a tappa, furono
ritrovate dieci dosi di EPO nella macchina della moglie.
• Roberto Heras, ottimo scalatore spagnolo, è stato uno dei migliori
gregari di Lance Armstrong. Vinse per ben tre volte la Vuelta a España
(2000; 2003; 2004). Heras finì al primo posto anche l'edizione del
2005 della Vuelta, diventando l'unico ciclista ad aver vinto per 4 volte
questa corsa. Questo record, però, durò soltanto due mesi perché a
novembre dello stesso anno risultò positivo alle controanalisi relative
ad un controllo antidoping effettuato nelle ultime tappe della Vuelta,
perciò fu squalificato. Come vedremo in seguito questo corridore fu
implicato nell’Operación Puerto, uno degli scandali più grandi della
storia del ciclismo.
2006:
• Aitor Gonzales, vincitore della Vuelta a España del 2002, fu trovato
positivo all’EPO per ben due volte nel 2005, una in agosto ed una nel
corso della Vuelta. Aitor fu squalificato per due anni e si ritirò
dall’attività agonistica.
• Floyd Landis, corridore statunitense fu anche lui un ottimo gregario di
Lance Armstrong.
Al Tour de France fu autore di una delle storie più significative del
ciclismo contemporaneo: in maglia gialla, con 10" di vantaggio sullo
spagnolo Óscar Pereiro Sio al termine della frazione Gap - L'Alpe
d'Huez, il ciclista statunitense accusò un incredibile crollo nella tappa
successiva, anch'essa piena di asperità, la Bourg d'Oisans - La
Toussuire, terminando la corsa a 8' 10" da Pereiro Sio. Landis stesso,
per incrementare la leggenda, raccontò che la sera, davanti ad una
birra, meditò l’attacco del giorno seguente. E così accadde. Landis partì
21
22. in fuga solitaria nella 17a tappa, la Saint-Jean-de-Maurienne -
Morzine-Avoriaz, il gruppo non riuscì ad andarlo a riprendere, e vinse
in solitaria dopo 125 km di fuga e 5 montagne scalate, con 7' 08" sul
suo rivale Pereiro Sio, dopo aver consumato 40 litri d'acqua per
combattere il gran caldo e per giustificare la debacle per disidratazione
del giorno precedente. Floyd Landis, poi, andò a vincere il suo Tour
rifilando 1' 29" a Pereiro Sio nella cronometro finale. Quest’impresa da
leggenda fu amplificata dal fatto che lo stesso ciclista corse con una
necrosi alla testa del femore destro, che lo obbligò, al termine del
Tour, ad un'operazione chirurgica.
Fino a qui la storia di questo corridore statunitense, nato in una
comunità di Mennoniti (persone che rinunciano volontariamente a
progresso e comodità di ogni genere), sembra una bellissima e
romantica pagina del ciclismo moderno, ma purtroppo per lui ci fu un
controllo antidoping di mezzo. Proprio al termine della tappa che vide
l’impresa di Landis, al corridore fu riscontrata la positività a sostanze
proibite come il testosterone chimico. Lo statunitense si è sempre
dichiarato innocente ma anche il TAS, a cui fece immediatamente
ricorso, il 30 giugno 2008 lo dichiarò colpevole. Il Tour gli fu tolto.
• Il 2006 fu anche l’anno dell’Operación Puerto. Come vedremo
dettagliatamente in seguito questo fu senza dubbio il più grande
scandalo di doping nella storia del ciclismo. Questa infatti, è solo la
lista di nomi dei ciclisti citati, a diverso titolo, nell’Operación Puerto:
Allan Davis, Joseba Beloki, Alberto Contador, David Etxebarría, Jörg
Jaksche, Isidro Nozal, Unai Osa, Aitor Osa, Sérgio Paulinho, Michele
Scarponi, Marcos Serrano, Ángel Vicioso, Vicente Ballester, David
Bernabeu, David Blanco, José Adrián Bonilla, Juan Gomis Lopez, Eladio
Jiménez, David Latasa Lasa, Javier Pascual Rodríguez, Rubén Plaza,
José Enrique Gutiérrez Cataluna, José Ignacio Gutiérrez Cataluna,
Santiago Botero, Constantino Zaballa, Jan Ullrich, Óscar Sevilla, Koldo
Gil Perez, Luis Sanchez Gil, Carlos Zárate, Ivan Basso, Giampaolo
Caruso, Francisco Mancebo, Carlos García Quesada, Adolfo García
Quesada, Ángel Edo, Ángel Casero, Igor González de Galdeano, Tyler
22
23. Hamilton, Roberto Heras, Santiago Pérez, Marco Pantani, Dariusz
Baranowski, José L. Martinez Jiménez, Manuel Lloret, Antonio Olmo,
David Munoz, Javier Cherro Molina, Javier Pascual Llorente, Francisco
Cabello, Agustin Alonso, Nuno Ribeiro, Jan Hruska, René Andrle, Jesus
H. Blazquez, Alejandro Valverde. I dettagli di questo scandalo li
vedremo più precisamente in seguito.
2007:
• Lorenzo Bernucci, buon gregario italiano, dopo la 3a tappa della Vuelta
a España 2007, la sua squadra decide di licenziarlo in tronco ed
estrometterlo dalla corsa, in quanto avrebbe assunto un integratore
non dichiarato durante il Giro di Germania 2007, che lo ha reso
positivo alla sibutramina ai controlli antidoping dell'UCI.
• Marco Fertonani, riscontrato positivo per aver usato testosterone
durante il Tour del Mediterraneo.
• Christian Moreni, anche lui trovato positivo al testosterone durante il
Tour de France e squalificato per due anni. Significativa la sua
dichiarazione di colpevolezza, disse di aver assunto una pomata,
convinto aiutasse la produzione di testosterone naturale.
• Giuseppe Muraglia, squalificato per due anni dopo la positività
riscontrata al termine della Classica d’Almeria da lui vinta.
• Danilo Di Luca, il “killer di Spoltore “, il 27 febbraio 2008, a causa
dell’esito atipico dell'esame antidoping effettuato subito dopo la 17a
tappa del Giro d’Italia 2007 (la "Lienz - Monte Zoncolan"), la Procura
antidoping del CONI ha chiesto per Di Luca una squalifica di due anni.
Il 16 aprile 2008 il Giudice di Ultima Istanza ha assolto Di Luca dalle
accuse, spiegando che un livello di ormoni così basso può essere un
fattore naturale dopo tre settimane di fatica.
• Serhiy Honchar, ottimo cronoman ucraino, fu espulso dalla sua
squadra (Telekom) per violazioni del codice di condotta interno del
team, in quanto ci furono delle anomalie sulle analisi del sangue a lui
effettuate.
23
24. • Mathias Kessler, ciclista tedesco, fu sospeso dalla sua squadra
(Astana), poiché fu trovato positivo ad un controllo antidoping.
• Leonardo Piepoli, scalatore italiano fu testato positivamente al
Subtamolo (>1000ng/ml), sia il 22 che il 30 Maggio. L’UCI era in
possesso di regolare certificato medico che gli prescriveva la possibilità
di assumere questo prodotto per persone asmatiche (il più comune
Ventolin). Nel 2008, come vedremo in seguito ammise l’assunzione di
EPO di terza generazione.
• Alessandro Petacchi, uno dei migliori velocisti italiani della storia, fu
squalificato per un anno in seguito alla positività al Subtamolo.
• Patrick Sinkewitz, promettente ciclista tedesco, fu riscontrato positivo
all’assunzione di testosterone in un controllo antidoping a sorpresa
effettuato l'8 giugno dall'agenzia antidoping tedesca durante il Tour de
France. Ammise sia l’uso di testosterone che di EPO. In seguito a tale
episodio le TV pubbliche tedesche ARD e ZDF decisero di sospendere
con effetto immediato la diretta televisiva della corsa a tappe francese.
• Alexandre Vinokourov, fortissimo corridore kazako, vincitore di
moltissime “classiche” come Amstel Gold race, Liegi-Bastogne-Liegi,
ecc. e di una Vuelta a España risultò positivo ad un’emotrasfusione
omologa in un controllo effettuato in seguito alla cronometro del Tour
de France da lui vinta. Aveva contatti con il discusso professore italiano
Michele Ferrari.
• Michael Rasmussen, corridore danese, nel Tour de France 2007 vinse
l'8a tappa con una straordinaria cavalcata su e giù per le Alpi,
sgretolando uno ad uno i suoi compagni di fuga, e la 16a tappa
umiliando lo sfidante Alberto Contador che avrebbe dovuto attaccarlo
sull'ultima salita. La sera stessa venne cacciato dal Tour dalla sua
squadra per avere mentito sulla sua reperibilità nel mese di giugno ed
alimentando così i sospetti di doping sul suo conto. Molto
presumibilmente fu l'organizzazione stessa a costringerlo all’esclusione
dalla competizione, a seguito della "non negatività" alla Dynepo
(considerata EPO di seconda generazione) ad un controllo effettuato
durante la corsa francese.
24
25. 2008:
• Igor Astarloa, campione del mondo spagnolo, gareggiò con formazioni
discusse, come la Cofidis, implicata in uno scandalo doping. Dopo la
vittoria del campionato del mondo ad Hamilton, non riuscì più a
raggiungere gli stessi livelli di prestazione e nel maggio del 2008 venne
licenziato dalla sua squadra (Milram) per "valori sanguinei irregolari".
• Manuel Beltrán, ottimo scalatore spagnolo, fu una pedina
fondamentale per Lance Armstrong al Tour de France. Proprio al Tour
de France del 2008 gli fu riscontrata la positività all’EPO dopo un
controllo al termine della 1a tappa.
• Paolo Bossoni, positivo all’EPO dopo un controllo al termine del
campionato italiano.
• Moisés Dueñas, positivo al Tour de France all’EPO in un controllo al
termine della 4a tappa.
• Eddy Mazzoleni, di cui abbiamo precedentemente parlato, fu
squalificato per due anni in seguito all’inchiesta Oil for Drugs.
Nell’inchiesta è presente anche Elisa Basso, fidanzata di Eddy
Mazzoleni, sorella di Ivan Basso, ciclista implicato nell’Operación
Puerto e per qualche tempo anche “meteorina” del TG4 di Emilio Fede.
• Riccardo Riccò, astro nascente del ciclismo italiano, dopo aver
disputato un Giro d’Italia ad altissimo livello (arrivò 2° in classifica
generale), il 17 luglio 2008, durante il Tour de France, ai controlli
antidoping della prima tappa a cronometro viene trovato positivo alla
C.E.R.A. (EPO di terza generazione). Il 30 luglio 2008 Riccò, nel corso
della prima udienza davanti alla procura antidoping italiana, confessò
d’aver assunto l'EPO di terza generazione, il cosiddetto C.E.R.A. Anche
la sua carriera da dilettante fu costellata da dubbi, già nel 2001 dopo
la vittoria del titolo italiano juniores di ciclocross era nella rosa degli
azzurri per il mondiale quando venne fermato per ematocrito alto.
Passa fra gli Under 23 e deve rinunciare alla maglia azzurra per lo
stesso motivo: sospeso 45 giorni. Nel 2005 viene fermato due volte:
altri 90 giorni di stop (45+45), stesso motivo. L'UCI, prima di passare
25
26. professionista nella Saunier-Duval, gli rilascia un certificato che attesta
valori ematici naturali al di sopra del 50%.
• Leonardo Piepoli, come precedentemente accennato, fu trovato
positivo ad un controllo antidoping al termine della 10° tappa del Tour
de France. Confessò di aver assunto gli stessi prodotti di Riccardo
Riccò (C.E.R.A.), anch’esso trovato positivo al Tour de France. Negli
ultimi anni della sua carriera, seppur non più giovanissimo
atleticamente, conquistò i migliori risultati, come la classifica di miglior
scalatore al Giro d’Italia.
• Emanuele Sella, discreto scalatore italiano che, dopo un Giro d’Italia
notevolmente al di sopra di ogni aspettativa, in cui vinse ben tre tappe
arrivando a “staccare” in salita tutti i favoriti ed aggiudicandosi anche
la maglia verde come migliore scalatore, il 5 agosto 2008, dopo un
controllo a sorpresa dell'UCI, viene trovato positivo al C.E.R.A., ossia
l'EPO di terza generazione. Sella ammette l’uso di questa sostanza. I
risultati del Giro, però, non sono messi in discussione in quanto non è
mai stata riscontrata la sua positività.
26
28. Come emerge da questi dati, l’assunzione di sostanze proibite è
sempre stata una pratica diffusa nel mondo del ciclismo. Già ai tempi
di Coppi si assumevano sostanze che permettevano il superamento dei
propri limiti. Il doping però, nel corso degli anni, si è sviluppato ed ha
aumentato la sua importanza ed efficacia nelle prestazioni atletiche.
Negli anni ’50, infatti, era “uso comune” assumere amfetamine o altri
tipi di stimolanti, questa droga, però, non trasformava un corridore
mediocre in un campione. Fu con l’avvento del doping ematico, e
soprattutto con l’utilizzo di EPO, che anche ciclisti mediocri riuscirono a
conquistare addirittura grandi corse come il Giro d’Italia, Tour de
France, ecc. Analizzando la storia recente dei “grandi giri”, possiamo
infatti riscontrare corridori che, aiutati da sostanze proibite, ebbero un
notevole incremento delle proprie prestazioni. E’ questo ad esempio il
caso di Bjarne Riis, discreto corridore che riuscì a vincere il Tour de
France del 1996, nel quale, per sua stessa ammissione, assunse EPO.
Un altro caso eclatante che abbiamo già analizzato fu quello di Stephen
Roche, curiosa meteora del ciclismo di fine anni ’80. Prestazioni
discusse e notevolmente superiori alle possibilità dell’atleta,
soprattutto in questi ultimi anni, sono sempre più visibili. Il caso più
recente è senza dubbio quello del giovane ciclista tedesco Kohl, il quale
giunse terzo al Tour de France del 2008 da quasi sconosciuto. La sua
prestazione fu notevolmente influenzata dall’uso di C.E.R.A. (EPO di
terza generazione). Come possiamo notare quindi, non si può
paragonare il doping che veniva assunto negli anni ‘’50 con quello
odierno. Per spiegare ancora più chiaramente questo fondamentale
passaggio, possiamo analizzare le diverse sostanze di cui abbiamo
parlato.
• Gli stimolanti: sono sostanze che aumentano le capacità psico-
reattive dell’atleta. Hanno effetti collaterali estremamente
pericolosi, come possiamo notare anche dalla grande quantità di
atleti collassati a cavallo tra gli anni ’50 e ‘70. Gli stimolanti più
diffusi furono senza dubbio le amfetamine. Questa sostanza è
molto pericolosa e può determinare alterazioni a carico della
28
29. sfera psichica, quindi aumento dell’aggressività, della confusione
mentale, fino a giungere al delirio, e dell’apparato
cardiovascolare causando alterazioni della frequenza cardiaca,
ed aumentando notevolmente il rischio collasso.
• Gli anabolizzanti: sono sostanze assunte principalmente per
aumentare la resistenza allo sforzo e alla fatica. Gli effetti
collaterali sono estremamente rilevanti e vanno dall’insufficienza
epatica, al rischio di tumori. Provocano inoltre conseguenze
anche irreversibili a livello della sfera genitale sia maschile che
femminile.
• Gli ormoni: sostanze assunte soprattutto dagli anni ’80 in poi. Le
più rilevanti sono senza dubbio l’ormone della crescita (GH) e la
famigerata eritropoietina (EPO). Analizzeremo più
dettagliatamente queste sostanze in seguito, quando parleremo
dei prodotti dopanti usati e riscontrati nell’Operación Puerto.
Inoltre, come possiamo notare da questa piccola indagine, in questi
ultimi anni c’è stato un notevole aumento di ciclisti trovati positivi ai
test antidoping. Questo è merito dell’antidoping che, soprattutto nel
2008, ha fatto enormi passi avanti. Il riconoscimento di queste
sostanze da parte dell’antidoping deve essere visto come un segnale
forte e molto importante in un mondo che forse, se aiutato da fattori
esterni, può cambiare. Purtroppo però si è solo all’inizio della lotta
contro il doping, in quanto nel ciclismo esiste ancora una forte omertà
nei confronti di questo argomento, e, soprattutto, non tutte le
federazioni lottano allo stesso modo contro questa piaga. Proprio per
questo è importante far luce su uno scandalo che può essere
considerato tra i più importanti della storia dello sport: l’Operación
Puerto.
29
30. 3. L’Operación Puerto
3.1 Che cos’è?!
L’Operación Puerto è probabilmente la più grande operazione
antidoping della storia sportiva spagnola. Il fulcro dell’indagine fu
condotto dalla Guardia Civil spagnola tra il febbraio e il maggio 2006.
E’ interessante ricordare che la stessa Guardia Cilvil assicurò che in
questa operazione sarebbero stati implicati molti atleti, calciatori,
tennisti e giocatori di basket, i ciclisti, infatti, avrebbero dovuto essere
solo un 30% ma, come vedremo in seguito, gli unici nomi conosciuti
alle cronache furono i loro. L'Operación Puerto culmina con l’arresto di
due medici Eufemiano Fuentes e José Luis Merino Batres, nonché del
d.s. della Liberty Seguros Manolo Saiz, del d.s. José Ignacio Labarta e
dell’ex ciclista Alberto León. Negli uffici di Fuentes gli inquirenti
sequestrarono oltre 100 sacche di sangue congelato e diverse carte.
Secondo l’accusa Fuentes e Saiz erano a capo di un’organizzazione che
si dedicava alla gestione di autoemotrasfusioni, alla vendita di sostanze
dopanti, quali EPO, ormoni della crescita, anabolizzanti, ecc., ed alla
pianificazione del loro utilizzo. La polizia sequestrò anche numerosi
elenchi cifrati di presunti clienti dell'organizzazione. Dalla decifrazione
degli elenchi si arriva al coinvolgimento di 58 ciclisti professionisti, che
vengono individuati dalle autorità. I nomi di altri sportivi, come già
detto, non sono stati mai decifrati o resi noti. Analizziamo ora
dettagliatamente i vari
passaggi di questo
scandalo. Per fare ciò
ci rifaremo al dossier
della Guardia Civil
spagnola, rilasciato in
data 27 giugno 2006.
30
31. 3.2 I protagonisti
Eufemiano Fuentes
Eufemiano Fuentes, ginecologo di professione, è accusato di essere il
principale cervello della rete del doping. Laureato in medicina
all’Università di Navarra, si specializzò in ginecologia. Durante gli anni
’80 lavorò nella Real Federación Española de Atletismo (RFEA) e nella
squadra ciclistica Caja Rural. Il lavoro a lui assegnato era quello di
controllare la preparazione della velocista Cristina Pérez Díaz, poi
divenuta sua moglie. Nel 1990 entrò a far parte dello staff medico di
un’importante squadra di ciclismo, la ONCE. Successivamente fu
medico della Vitalicio Seguros e, dal 2002, della Kelme. Durante il
“periodo Kelme” il suo nome fu relazionato anche a squadre di calcio,
come l’Union Deportivo Las Palmas. Anche l’FC Barcelona tentò di
accaparrarsi le prestazioni del medico spagnolo con due offerte, una
nel 1996, ed una, molto più insistente nel 2001. Fuentes, inoltre, era
amico del dott. Luigi Cecchini e, con lui, manteneva anche contatti di
lavoro, come conferma la dichiarazione dello stesso medico spagnolo
d’aver chiamato il ciclista Casero per riferire un messaggio di Cecchini
sui metodi d’allenamento in preparazione della Vuelta a España del
2001, da lui poi vinta. Il dottore italiano lavorò, e tutt’ora lavora, con
molti ciclisti di prima fascia, in quanto è considerato un luminare nel
campo. Non mancano tuttavia delle ombre sulla sua figura.
Innanzitutto fu un pupillo del discusso professor Ferrari, il quale si
formò alla scuola del dott.Conconi, altro medico “fondamentale” nel
mondo del ciclismo. Cecchini fu anche il principale artefice della vittoria
di Bjarne Riis, attuale d.s. della CSC, al Tour de France del 1996, corsa
in cui al ciclista venne affibiato il soprannome di “Mr. 60%”,
rifacendosi direttamente al livello di ematocrito riscontrato in lui.
Cecchini inoltre fu medico di molti altri campioni discussi ed implicati
poi nell’Operación Puerto, da Tyler Hamilton ad Angel Casero, da Ivan
Basso a Jan Ullrich, da Jörg Jaksche a Michele Bartoli, con il quale
vinse anche una cronometro in coppia nell’ottobre del 1996 ad Agliana,
31
32. stracciando tutti gli avversari e facendo registrare una media oraria
superiore ai 50 km/h. Da considerare che il dottore, per sua stessa
ammissione, “scoprì la bicicletta” solamente dopo i quarant’anni e che,
in quella famigerata cronometro, disse di “aver voluto testare su sé
stesso certe metodologie”. Il dott. Cecchini ha avuto rapporti con molti
altri ciclisti di primo piano, da Casagrande, al vincitore del Giro d’Italia
del 2004 Damiano Cunego, dal fenomenale cronoman Cancellara a
Tafi, dal campione del mondo Bugno ad un altro pluricampione del
mondo Paolo Bettini (presumibilmente solo da dilettante), dal velocista
Alessandro Petacchi a Mario Cipollini, ecc.
Tornando al medico spagnolo, bisogna dire che, nel 2005, Fuentes
annunciò il suo ritiro dal ciclismo, motivando questa scelta con la
voglia di riprendere la ricerca sulla retino blastoma, una patologia
oculare di cui è affetta sua figlia. Dopo l’arresto per essere implicato
nell’Operación Puerto, tornò in libertà dietro una cauzione di 120000€.
Una delle dichiarazioni più importanti e significative del dott. Fuentes
fu: ”Da me non venivano solo ciclisti ma pure tennisti, atleti e
calciatori. Però a finire in mezzo sono stati solo i ciclisti, è una cosa che
m'indigna. Tra l'altro ho visto implicati nomi di gente che non è mai
venuta da me. E, al contrario, altri atleti, gente che oggi se ne sta
tranquillamente al Tour de France, è stata coperta. Nomi non ne posso
fare, c'è il segreto professionale”. Per quanto riguarda i ciclisti, per
scoprire i nomi basta controllare la lista partenti del Tour de France
2006, mentre i nomi di altri sportivi non sono mai usciti.
Manolo Sainz
E’ sicuramente il protagonista più conosciuto dell’Operación Puerto,
venne arrestato ma subito rimesso in libertà senza nessuna cauzione.
Laureato in educazione fisica, alla fine degli anni ’80 entrò a far parte
dello staff della squadra ONCE. Ha diretto corridori che
complessivamente gli hanno permesso di vincere ben 5 Vueltas a
España, conquistare due podi al Tour de France (nel 2001 e 2002 con
Joseba Beloki), oltre numerosissime altre corse, tra cui la Vuelta del
32
33. 2005 vinta da Heras, il quale però fu squalificato subito dopo in quanto
risultò positivo all’EPO in un test antidoping. La squadra cambiò più
volte sponsorizzazione, passando da chiamarsi ONCE, a Liberty
Seguros, fino a Würth Team e poi Astana. Il 23 maggio 2006 Manolo
Saiz e il medico Eufemiano Fuentes vennero arrestati dalle autorità
spagnole con l'accusa di detenzione e somministrazione di prodotti
dopanti. Due giorni dopo la società Liberty Seguros decise di ritirare la
sponsorizzazione. La squadra divenne allora Würth Team, prima di
essere acquistata dal governo kazako (2 giugno) e rifondata con il
nome di Astana Team.
Ignacio Labarta
Le intercettazioni hanno messo in luce fin dal primo momento la sua
relazione di amicizia con Eufemiano Fuentes. Al momento dell’arresto
era preparatore fisico e secondo direttore della squadra Comunidad
Valenciana, formazione in cui il medico era Yolanda Fuentes (sorella di
Eufemiano) ed il direttore sportivo era Vincente Belda che, come
vedremo in seguito, ebbe stretti contatti con il dott.Fuentes. Ignacio
Labarta era già all’interno della squadra Comunidad Valenciana (prima
chiamata Kelme), quando il medico ufficiale era proprio Eufemiano
Fuentes. Uscì dal carcere in libertà controllata.
Josè Luis Merino Batres
Accusato di essere il socio e braccio destro di Eufemiano Fuentes,
venne arrestato e successivamente uscì dal carcere dopo aver pagato
120000€. Ematologo di professione, lavorò anche al Centro di
Trasfusioni della Comunità di Madrid. Era il direttore del laboratorio
situato nella Calle Zurbaro a Madrid, lo stesso laboratorio in cui, Jesus
Marzano (corridore “pentito”), dichiarò di essersi recato varie volte.
33
34. Alberto Leon
Corridore professionista di mountain bike, le intercettazioni lo
accusarono di essere il messaggero e colui che trasportava i prodotti
proibiti.
3.3 Tutte le date
L’Operación Puerto inizia già dal febbraio 2006, quando la Guardia
Civil scopre che determinate persone somministrano prodotti dopanti a
sportivi di alto livello. Un’investigazione conduce ad un appartamento a
Madrid, in cui venne scoperto un laboratorio clandestino nel quale
venivano effettuate trasfusioni di sangue.
Il 23 Maggio 2006, però, scatta definitivamente l’Operación Puerto. La
Guardia Civil arresta cinque persone, tra cui il medico spagnolo e
mente principale di questo “giro” di doping, Eufemiano Fuentes. Negli
uffici del medico spagnolo vennero rinvenute diverse sostanze dopanti,
tra cui EPO, steroidi ed ormone della crescita. Inoltre vennero
perquisiti due appartamenti, entrambi nella capitale spagnola ed
entrambi intestati a Fuentes, uno in Calle Caidos de la Division Azul
n°20 e l’altro in Calle Alonso Cano n°53. Nel primo appartamento
vennero rinvenute ben 96 sacche di sangue, e 20 di plasma congelato.
Su queste sacche, sia di sangue che di plasma, c’era scritta una data
(probabilmente la data di estrazione), un
numero e un nome che non corrispondeva a
nessuna identità reale. Nell’altro
appartamento, invece, vennero recuperate
altre 89 sacche di sangue e 19 di plasma
congelato. Inoltre in questi appartamenti
vennero ritrovati diversi documenti che
analizzeremo nel dettaglio in seguito.
34
35. Già dal 25 maggio ci fu il primo risvolto dell’Operación Puerto nel
mondo del ciclismo “pedalato”, in quanto la Liberty, compagnia
d’assicurazioni spagnola e sponsor principale della squadra di Manolo
Sainz, decise di ritirare la sponsorizzazione per i danni causati al suo
nome ed al ciclismo.
Il 13 giugno, meno di 20 giorni prima della partenza del Tour de
France, il direttore generale della corsa francese decide di ritirare
l’invito concesso alla squadra Comunidad Valenciana, in quanto il
secondo direttore sportivo è un certo Ignacio Labarta, implicato, come
abbiamo visto, nell’Operaciòn Puerto.
Il 25 giugno va in atto una protesta dei corridori. Il campionato
spagnolo su strada viene interrotto dagli stessi ciclisti per protestare
contro il reportage fatto da El Pais in cui venivano svelati i nomi e tutti
i dati dell’Operación Puerto.
Il 30 giugno, alla vigilia del Tour de France, Ivan Basso, insieme ad
altri corridori tra cui il tedesco Jan Ullrich e gli spagnoli Oscar Sevilla e
Francisco Mancebo, viene escluso dalla
corsa in base al codice etico delle
squadre del ProTour. Il nome del
varesino della Csc è sospettato di
autoemotrasfusione attraverso quanto
trapelato dalle carte dell'inchiesta. Gli
inquirenti arrivano a Ivan Basso
attraverso l’etichetta con scritto
“Birillo” (nome del cane di Basso)
presente su alcune sacche di sangue,
ma anche attraverso un fax spedito
dallo stesso Fuentes.
Il 4 luglio Fuentes dichiara: “da me non venivano solo ciclisti ma pure
tennisti, atleti e calciatori. Però a finire in mezzo sono stati solo i
ciclisti, è una cosa che m'indigna”.
35
36. Il 12 ottobre la procura antidoping del Coni chiede l’archiviazione per
Basso, il quale può tornare immediatamente alle gare. La ragione
determinante di questa frettolosa archiviazione è stata il rifiuto della
magistratura spagnola di estendere i documenti dell'inchiesta alle
autorità sportive internazionali e nazionali.
Il 16 febbraio 2007 l’Istituto nazionale di tossicologia di Madrid, dopo
aver analizzato le sacche di sangue rinvenute negli appartamenti di
Fuentes, dichiara che le stesse non sono nocive per la salute.
Il 26 febbraio il corridore tedesco Jan Ullrich decide di ritirarsi
dall’attività agonistica con un tempismo eccezionale, pochi giorni dopo
infatti, verrà alla luce che, grazie alle analisi, le sacche di sangue con
le etichette “numero 1”, “jan” o “'Hijo Rudicio'”, cioè figlio di Rudicio
(Rudy Pevenage, team manager della tedesca Telekom, scopritore e
mentore di Jan Ullrich) appartenevano proprio a lui.
Il 12 marzo 2007 il giudice del tribunale di Madrid, Antonio Serrano,
archivia l'inchiesta penale per un vizio formale: “Contrariamente a
quanto previsto in Italia e Francia,- spiega il giudice - all'epoca dei
fatti in Spagna non c’era una legge che puniva penalmente le pratiche
legate al doping”. La legge antidoping spagnola, infatti, è stata
approvata soltanto a febbraio 2007. Il 14 marzo, però, la pubblica
accusa presenta appello contro l’archiviazione dell’Operación Puerto.
Nella ordinanza di appello il pubblico ministero stima che le indagini del
giudice sono state “insufficienti per chiarire l'esistenza di fatti che
abbiano carattere penale”. Al giudice viene chiesto di procedere ad
indagini che la Procura di Madrid aveva già sollecitato. Si associano la
Wada (Agenzia antidoping mondiale) e l'UCI, che continua a chiedere
le carte dell'inchiesta.
Il 7 aprile Ivan Basso ammette le sue responsabilità e confessa di
essere coinvolto nell’Operación Puerto. Il 15 giugno viene squalificato
per due anni. Tornerà alle corse il 24 ottobre 2008 alla Japan Cup.
36
37. La sua collaborazione alle indagini è stata insufficiente e, secondo la
procura, da parte di Basso “non c’è stato un contributo fattivo”.
Il 1° luglio anche il ciclista tedesco Jörg Jaksche ammette di essere
coinvolto nell’Operación Puerto. Era soprannominato “Bella".
Il 14 febbraio 2008 l’Operación Puerto viene riaperta grazie al
tribunale provinciale spagnolo che respinge la richiesta di archiviazione
e decide di riesaminare il caso dopo che il magistrato Antonio Serrano
aveva chiuso le indagini senza emettere alcuna accusa.
L'Operación Puerto, di fatto, torna ad essere una questione aperta fino
al 1° ottobre quando il giudice Serrano archivia definitivamente
l’indagine.
3.4 I documenti e le intercettazioni
Come precedentemente detto, l’indagine dell’Operación Puerto, portò
alla luce numerosi documenti conservati negli appartamenti del dott.
Fuentes. Vediamo qui di seguito i tratti più importanti di queste prove
recuperate dalla Guardia Civil spagnola e racchiuse nel suo dossier.
Nell’attestato della polizia n°99/06 si dichiara che Santiago Botero,
corridore della Phonak e campione mondiale a cronometro nel 2002,
venne visto entrare in compagnia di Fuentes e Labarta nel laboratorio
di analisi cliniche del dott. Bartes in data 4 maggio. Nello stesso giorno
venne avvistato nello stesso posto anche un altro corridore, Costantino
Zaballa Gutierrez. Confrontando questa data con quelle scritte sulle
sacche di sangue, possiamo notare che, tra quelle rinvenute
nell’appartamento in Calle Alonso Cano, ne esistono due etichettate “4
NO SIB 04/05/06”.
Sempre nello stesso atto della polizia si dichiara che il corridore Oscar
Sevilla, tesserato per la tedesca T-Mobile (ex Telekom) e vincitore
37
38. della maglia bianca di miglior giovane al Tour de France del 2001, fu
visto entrare nell’appartamento di Eufemiano Fuentes in Calle Caidos
de la Division Azul il 13 maggio, ed a lui furono ricondotte le quattro
sacche di sangue ritrovate nel medesimo appartamento etichettate “5
NO SIB 13/05/06”.
Con le stesse modalità il giorno seguente fu avvistato anche il
corridore dell’allora Liberty Seguros-Wurth, Jorg Jaksche, ed a lui
furono ricondotte le tre sacche di sangue etichettate “20 BELLA
14/05/06 NO SIB”, “20 BELLA ? 14/05/06” e “20 14/05/06”. Questa fu
la prima volta che venne alla luce il metodo degli pseudomini, come
possiamo notare infatti Jaksche era soprannominato BELLA (nome del
suo cane, pratica utilizzata anche altre volte dal dott.Fuentes).
Analizzando i documenti 109, 114 e 115 ritrovati nell’appartamento di
Calle Caidos de la Division Azul, infatti, possiamo delineare un quadro
completo di questo metodo: erano presenti dei numeri dall’1 al 20 ed a
fianco di queste cifre corrispondevano dei nomi non appartenenti a
persone reali. Questi i dati: 1- JAN; 2- BIRILLO; 3- SANSONE; 4-
NICOL 5- SEVILLANO; 6- SANTI-P; 7- 1AI: 8- ATR; 9- URKO; 10-
ROSA; 11- 4142; 12- GUTI: 13- ALCALDE; 14- RH; 15- CÉSAR; 16-
VCS; 17- GOKU, 18- VAL. (PITI) y 20- VAINS. Vedremo passo dopo
passo come decifrare questi dati.
Già analizzando la prima intercettazione telefonica del dott. Fuentes
possiamo capire meglio a quali corridori si riferivano chiamandoli con
nomi fittizzi. In una conversazione con Labarta del 13 maggio, il
medico spagnolo commenta l’ordine d’arrivo della tappa del Giro
d’Italia svoltasi nello stesso giorno con arrivo a Saltara.
LABARTA:”[…]…ho visto cosa ha fatto il BUFALO, è arrivato 4°”
FUENTES:”il BUFALO?!”
L:”Si si, con Savoldelli, e poi a sedici secondi è arrivato BIRILLO con
Simoni e a venti ZAPATERO!”[…]
Andando poi ad analizzare l’ordine d’arrivo della tappa con arrivo a
Saltara del 13 maggio, possiamo notare che il 4° classificato fu
38
39. Gutierrez Cataluña (BUFALO), a
sedici secondi si è classificato Ivan
Basso (BIRILLO) e a venti Scarponi
(ZAPATERO).
Il giorno successivo questo fatto si
ripetè, sempre Labarta chiamò
Fuentes chiedendogli se aveva visto
la tappa e se conosceva l’ordine
d’arrivo.
LABARTA:”Hai visto il Giro oggi, si o
no?”
FUENTES:”[…]ha vinto Basso, Ivan Basso”
L:”Un tale Ivan Basso!”
F:”Ivan Basso, proprio lui.[…]ad un minuto è arrivato un tale Cataluña,
Gutierrez Cataluña con Cunego.[…]il presidente (Zapatero – Michele
Scarponi ndr) non l’ho visto arrivare ma mi ha chiamato e mi ha detto
che ha perso due minuti e mezzo però è arrivato con quello che ha
vinto il Giro l’anno scorso, Savoldelli […]”
[…]
F:”Il primo della Liberty è stato un tale Caruso”(vedremo in seguito
che questa frase provocò la squalifica ingiusta del corridore siciliano
ndr)
[…]
L:”Bene ragazzo, il primo e secondo (in classifica generale ndr) sono
un tale Ivan Basso e un tale Guti”
F:”Caspita”
L:”Hai il primo e secondo!”
Da questa conversazione possiamo avere la conferma delle relazioni
tra il medico spagnolo ed i corridori da lui nominati. Come vedremo in
seguito, però, questa conversazione provocò anche la squalifica di un
corridore italiano, Caruso, poi giudicato innocente.
39
40. Tornando ad analizzare i documenti
ritrovati nell’appartamento di Calle Caidos
de la Division Azul, possiamo notare che
nei documenti 86 e 106 si parla della
pianificazione dell’assunzione dei farmaci.
Fuentes usava una determinata
simbologia che si riferiva a diversi tipi di
medicine ed estrazioni: l’asterisco o GH si
riferisce all’ormone della crescita, HM
all’ormone gonadotropina, il punto nero
all’EPO, il cerchio agli anabolizzanti e così
via, come perfettamente riassunto
dall’immagine tratta da El Pais.
Come confermato dai documenti ogni ciclista aveva una sua tabella
denominata con delle sigle e, come vedremo meglio in seguito
parlando del singolo caso di Jorg Jaksche, la programmazione annuale
di allenamenti ed assunzione di medicine.
Inoltre anche in altri documenti possiamo ritrovare delle tabelle simili.
E’ il caso del documento n°1 ritrovato nell’appartamento di Calle
Caidos de la Division Azul, il quale si divide in tre colonne scritte in
italiano, nelle quali una serie di medicine come l’actovegin e l’insulina
sono riferite a delle precise date ed a corridori come Botero e a “los
azules”(gli azzurri, probabilmente riferito alla squadra Liberty Seguros
le cui maglie sono appunto azzurre). Nel
documento n°65, inoltre, c’è l’intestazione della
BiomediSport Canarias S.A., società
amministrata dallo stesso Fuentes, nel cui retro
contiene una lista di “collaboratori e partecipanti
al festival che si tiene nel mese di maggio” i cui
nomi sono: Alberto Leon, Ivan Basso, Marcos
Serrano, Michele Scarponi, Josè Enrique
Gutierrez e Jan Ullrich. Analizzando la lista
40
41. partenti del Giro d’Italia 2006 possiamo notare che tutti questi
corridori fecero parte della corsa rosa, motivo per cui si può ricondurre
il “festival che si tiene nel mese di maggio” proprio al Giro d’Italia.
Come abbiamo precedentemente visto, le intercettazioni telefoniche
sono state degli elementi fondamentali nell’Operación Puerto, senza le
quali difficilmente si sarebbero scoperti i piani di Fuentes. Con la
telefonata del 12 maggio alle 20:12 possiamo scoprire che le relazioni
tra il medico spagnolo e la squadra Comunidad Valenciana non si sono
mai interrotte anche dopo il suo abbandono dall’attività di medico della
squadra stessa. Nella conversazione con Vincente Belda, il direttore
della Comunidad Valenciana, infatti, si parla della preparazione dei
ciclisti per il Tour de France di quell’anno. Un’altra conferma dei
rapporti tra Fuentes e questa squadra ci viene anche dalla telefonata
del 14 maggio di Eufemiano, il quale inconsapevolmente mette in luce
anche le pratiche illecite di Yolanda Fuentes, sua sorella e medico
ufficiale della Comunidad Valenciana. In questa telefonata infatti si
discute di un pacchetto inviato dal dottore alla sorella. Questo pacco
conteneva Actovegyn e Synachten, medicine che dovevano essere
usate per la preparazione fisica dei ciclisti. Le intercettazioni di
telefonate tra Eufemiano e la sorella furono numerose e molto spesso
parlavano di scambiarsi medicine illecite che poi dovevano essere
somministrate ai ciclisti.
Nelle intercettazioni possiamo trovare anche dei risvolti simpatici. Uno
di questi è la pessima opinione che il clan Fuentes aveva del direttore
sportivo Manolo Sainz, tanto che, durante una telefonata con Labarta,
il medico spagnolo lo appellò come “El Gordo”, cioè il ciccione.
Tra i documenti ritrovati nel secondo appartamento, quello di Calle
Alonso Cano n°53, di fondamentale importanza per l’indagine fu
proprio il documento n°1. Nel suo retro, infatti, era presente un quadro
con una serie di date dei mesi di Lugilo, Agosto e Settembre e nomi di
corridori come: Llorente (Javier PASCUAL LLORENTE), Blanco (David
BLANCO), Eladio (Eladio JIMÉNEZ), P. Rodríguez (Javier PASCUAL
41
42. RODRÍGUEZ), Bernabéu (David BERNABÉU), Rubén (Rubén PLAZA),
Latasa (David LATASA), Carlos (Carlos GARCÍA QUESADA), Cabello
(Francisco CABELLO), Martínez (José Luis MARTÍNEZ). Questi corridori
facevano parte della squadra Kelme (poi divenuta Comunidad
Valenciana) nel 2005. Nel documento n°111 inoltre, c’era un titolo
“Prevision 2005” con una serie diversa di simboli che, come abbiamo
visto prima, identificavano diverse sostanze, come l’EPO, l’ormone
della crescita, ecc. Nel retro di questo documento è presente una lista
di medicine corrispondenti ad “azules, “verdes” e “mios”, cioè azzurri
(squadra Kelme), verdi (Liberty Seguros) ed altri ciclisti che Fuentes
gestiva personalmente ed indipendentemente dalle loro squadre
(es:Ivan Basso).
Come possiamo notare quindi nell’Operación Puerto oltre a molti
corridori di primo livello, sono implicate anche intere squadre
ciclistiche.
La Liberty Seguros diretta da Manolo Sainz in primis. Precedentemente
si chiamava ONCE e divenne poi Astana. I corridori della Liberty
Seguros implicati nell’Operación Puerto furono:
• Allan Davis, a cui si riferiva il documento n°23 che lo accusava di
assunzione di EPO, ormone della crescita e IGF-1. Poi rimosso dall’accusa
dalla corte spagnola.
• Joseba Beloki, a cui si riferiva il documento n°28, con annotazioni di uso
di HMG-LEPORI, IGF-1, testosterone, ormone della crescita, EPO ed
anabolizzanti, oltre ad una programmazione de estrazioni e trasfusioni
sanguigne. Anche lui fu rimosso dall’accusa. Dopo il 2003 non è più
riuscito a confermarsi ai livelli precedenti, tanto che dopo tre podi
consecutivi al Tour de France (2000, 2001, 2002) nel 2005 arrivò solo
75°.
• Alberto Contador, nominato del documento n°31, intitolato
“Individualizacion”, in cui si identificavano i corridori della squadra Liberty
Seguros tramite le iniziali: RH (Roberto HERAS), MS (Marcos SERRANO),
JB (Joseba BELOKI), IG (Igor GONZÁLEZ), AV (Ángel VICIOSO), JJ (Jorg
42
43. JAKSCHE), AD (Allan DAVIS), L. (non identificato), AC (Alberto
CONTADOR). Fu rimosso dall’accusa.
• David Etxebarría, a cui si riferisce il documento n°27 con annotazioni
sull’uso di EPO, IGF-1, ormone della crescita, oltre a trasfusioni
sanguigne.
• Isidro Nozal, a cui si riferisce il documento n°9 con annotazioni di
trasfusioni, EPO e IGF-1. Fu rimosso dall’accusa.
• Unai Osa, soprannominato UNO, il suo nome venne fatto anche nelle
telefonate tra Fuentes e Labarta.
• Sérgio Paulinho, rimosso dall’accusa.
• Michele Scarponi, Zapatero (scarpa in spagnolo si dice zapata), ha
ammesso le proprie responsabilità. Il suo nome, come vedremo
dettagliatamente dopo, esce in diversi casi, compreso un fax, che fu
considerata una prova schiacciante.
• Marcos Serrano, Alcade, Serrano o MS.
• Anguel Vicioso, VCS.
• Roberto Heras, RH o HRS.
L’altra squadra completamente implicata nell’Operación Puerto fu la
Comunidad Valenciana, precedentemente chiamata Kelme. Fu proprio
Jesus Marzano, il ciclista pentito, che dichiarò la pratica di doping di
squadra. Questo team d’altronde ebbe come medico lo stesso dott.
Fuentes e come team manager Vincente Belda, ex ciclista dopato e
soprattutto persona in continuo contatto con il discusso medico
spagnolo. Nella storia di questa squadra hanno corso fortissimi
corridori, da Alejandro Valverde a Roberto Heras, da Aitor González a
Oscar Sevilla, da Santiago Botero ad Ángel Casero e Fernando
Escartín. Marzano inoltre accusò Valverde di aver assunto del
testosterone durante la Vuelta del 2002. Tutta la squadra però fu
assolta dall’Operación Puerto il 28 luglio 2006.
43
44. 3.5 I corridori coinvolti
Jan o Hijo Rudicio – Jan Ullrich (numero 1)
Il talentuoso corridore tedesco, vincitore di un Tour de France oltre a
ben cinque podi nella corsa francese, fu l’unico ciclista a cui vennero
analizzate le sacche di sangue trovate negli appartamenti del dott.
Fuentes. I test del DNA confermarono che le nove sacche etichettate
come “Jan”, “numero 1” o “Hijo Rudicio” (figlio di Rudy Pevenage, suo
mentore e scopritore) appartenevano proprio al corridore tedesco.
Un’altra prova schiacciante fu il ritrovamento di un fax (documento n°
65), inviato dal medico spagnolo ad un certo Nelson, in cui vi era
scritto: "Nelson, così come d'accordo ti
invio la lista dei collaboratori e dei
partecipanti al festival che si terrà in
maggio", aggiungendo poi diversi nomi
di ciclisti, tra cui quello del tedesco Jan
Ullrich. Kaiser Jan, così com’era
chiamato nel mondo del ciclismo per la
sua potenza, dopo questo scandalo si
ritirò ancora giovane dall’attività
agonistica, dichiarando sempre di non
aver mai imbrogliato e di non essersi
mai dopato.
Birillo – Ivan Basso (numero 2)
Le prove della relazione di Ivan Basso con le pratiche effettuate dal
dott.Fuentes sono numerose. Già dalla prima intercettazione telefonica
tra il medico spagnolo ed Ignacio Labarta, come abbiamo
precedentemente visto, viene fatto il nome o meglio il soprannome del
corridore varesino. Oltre alle intercettazioni telefoniche esistono anche
veri e propri documenti in cui spunta il nome di Basso per ben cinque
44
45. volte. Nel documento n°65, infatti, Ivan Basso viene inserito nella lista
di partecipanti al festival di maggio (Giro d’Italia). Nel documento n°
91, inoltre, c’è scritto che: “Birillo: lleva (porta) 2 x plasma; 3x HM
(gonadotropina); 10 parches (cerotti di testosterone); codigo cuenta
suiza (codice conto svizzero)”. Il soprannome “Birillo” è dato dal nome
del cane di Ivan Basso, pratica usata come vedremo in seguito anche
per creare pseudonimi di altri corridori. Ivan Basso inizialmente si
dichiarò assolutamente estraneo alla vicenda, ma poi, costretto come
abbiamo visto da prove schiaccianti, ammise le sue colpe, dichiarando
però che le sacche di sangue ritrovate negli appartamenti di Fuentes
ed appartenenti a lui, dovevano essere usate solamente al Tour de
France, corsa a cui poi non partecipò, ma che al Giro d’Italia dello
stesso anno, da lui vinto, non fece uso di nessuna pratica illecita. Il suo
avvocato inizialmente arrivò addirittura a dichiarare d’aver sentito la
figlia di Basso chiamare il proprio cane Tarello, non Birillo, per cui il
corridore non poteva essere implicato in questo scandalo. Venne infine
squalificato per due anni e tornò alle corse nell’ottobre del 2008.
Nicol – Santiago Botero (numero 4)
Le prove della relazione tra Santiago Botero ed Eufemiano Fuentes
sono numerose. Tra queste è presente anche un’intercettazione
telefonica del 17 maggio, in cui il medico spagnolo parla proprio con il
corridore colombiano, il quale implica Yolanda Fuentes, sorella di
Eufemiano, come partecipe delle attività del medico e colei che gli ha
somministrato determinate medicine. Inoltre il ciclista fu visto entrare
nel laboratorio di analisi cliniche del dott. Marino Batres il 4 maggio e,
proprio con quella data, furono etichettate due sacche di sangue. Molte
altre prove inchiodano Botero, come ad esempio il documento n° 127,
nel cui retro ci sono scritte delle date (03/01/02; 07/01/02; 13/01/02)
ed a fianco indicazioni che fanno intendere che il corridore ha ricevuto
EPO, Aranesp ed altri prodotti. Anche il documento seguente, quindi il
n° 128, parla del corridore colombiano e principalmente di una data, il
45
46. 27/12/02, nella quale il dott.Merino avrebbe dovuto effettuare una
serie di medicamenti identificati con una serie di simboli. Nel
documento n° 1, ritrovato nell’appartamento di Calle Caidos de la
Division Azul, Botero figura assieme ad “los azules”, cioè la squadra
Liberty Seguros. Stesso contenuto, con in più la scritta della
somministrazione di Actovegin ed insulina, si ritrova anche nel
documento n° 1, ritrovato però nell’appartamento di Calle Alonso Cano
n°53. Interessante scoprire che la sua squadra d’allora, la Phonak, lo
sospese, ma la federazione ciclistica colombiana lo dichiarò innocente
ammettendo inoltre che “non c’è nessuna prova contro di lui, solo
supposizioni”. Come avevo accennato inizialmente questo è il classico
caso in cui possiamo notare la pratica del “due pesi e due misure”
adottata dalle varie federazioni nei confronti dei ciclisti implicati
nell’Operación Puerto. Vedremo dettagliatamente in seguito questo
argomento di estrema rilevanza.
Sevillano – Oscar Sevilla (numero 5)
Le prove della relazione di questo buon corridore spagnolo dell’allora
tedesca Telekom con il dott.Fuentes sono molteplici. Il 13 maggio ’06
fu visto entrare nell’appartamento di Calle Caidos de la Division Azul
n°20 e proprio in questo luogo furono rinvenute quattro sacche di
sangue etichettate con la data di quel giorno. Il documento n°33
inoltre, nel suo retro presentava la scritta a mano “PROZAC SEVILLA
¿quien pone I-3? ¿Y TGN? ¿Y HM?”
che si riferiva ai trattamenti di
insulina e HMG-LEPORI. Inoltre in
un ennesimo documento c’è la
chiara prova di una quota versata
dallo stesso corridore spagnolo al
clan di Fuentes. Nel 2008 firmò per la discussa squadra creata da
Mario Cipollini, la Rock Racing.
46
47. 1AI- Unai Osa (numero 7)
Allora corridore della discussa squadra Liberty Seguros, il suo nome
uscì per la prima volta nell’intercettazione della telefonata tra Fuentes
e Labarta del 14 maggio alle 21:46. Inoltre, anche nel documento
n°164, si fa riferimento ad UNO (pseudonimo di Unai Osa). Nel retro di
questo documento, infatti, sono presenti una serie di simboli
relazionabili a diversi prodotti dopanti con alla fine la frase “resto lleva
Ignacio”, cioè il resto lo porta Ignacio (Labarta). E’ presente anche una
data (23/01/02) in cui si annota “ING le da 125.000 pesetas + 5 x
IG=640 (3.840 €)”, in cui la sigla ING probabilmente si riferisce ad
Ignacio Labarta. Nell’Operación Puerto fu implicato anche suo fratello
Aitor Osa, con lo pseudonimo ATR ed il numero 8. Si è ritirato dal
ciclismo dopo questa vicenda.
4142 - Tyler Hamilton (numero 11)
Tornando ad analizzare i documenti ritrovati nell’appartamento di Calle
Caidos de la Division Azul, possiamo notare che nel documento n°125
è presente una possibile relazione dell’allora corridore della Phonak
Tyler Hamilton con il dott.Fuentes. Già nel 2004, anno in cui Hamilton
fu trovato positivo per una trasfusione omologa di sangue, vennero
riferite possibili relazioni con il discusso medico. Queste relazioni
sembrano essere confermate proprio dal
documento n°125, nel cui retro c’è
un’annotazione scritta a mano che riporta la
località natale del corridore statunitense:
“Haven Hmltn 6801 Sunshine Canyon
Boulder (Colorado) 80.302 USA”. Nello
stesso documento si associa allo pseudonimo
HMLTN il numero 4142. Come possiamo
facilmente notare, la sigla HMLTN
corrisponde alle sole consonanti del cognome
47
48. Hamilton. Nel documento 113, inoltre si parla di un “Fax to Heaven
Parchinski”, nome della moglie del corridore.
Bufalo o Guti - Enrique Gutierrez Cataluña (numero 12)
Le relazioni tra il corridore spagnolo ed il dott.Fuentes ci vengono
fornite immediatamente dalla prima intercettazione telefonica. Il 13
maggio, infatti, alle 20:02 Labarta chiamò il medico spagnolo
avvisandolo che il Bufalo era arrivato quarto nella tappa del Giro
d’Italia. Durante tutta la sua carriera, Gutierrez Cataluña, riuscì a
vincere ben poche corse ma, nel Giro del 2006, proprio quello a cui si
riferiscono le intercettazioni, raggiunse addirittura il podio, arrivando
secondo dietro ad Ivan Basso, altro personaggio illustre implicato
nell’Operación Puerto. Il nome di Josè Enrique Gutierrez risulta anche
in un’altra intercettazione telefonica, quella del 14 maggio 2006
sempre tra Labarta e Fuentes, ed in molti documenti. Nel documento
n°32, ritrovato nell’appartamento di Calle Caidos de la Division Azul,
ad esempio, è relazionato al prodotto IGF-1, osservando le annotazioni
scritte a mano possiamo notare che il corridore per questo prodotto
doveva 300€ in data 03/05/’05 presumibilmente ad Ignacio Labarta.
Inoltre anche nel documento n°24 si identifica Gutierrez con il numero
12 ed è presente una tabella con la programmazione di medicazioni
con anabolizzanti, EPO, HMG-LEPORI, insulina ed ormone della
crescita, oltre alla programmazione di estrazioni e trasfusioni di
sangue. Esiste anche un SMS ricevuto da Fuentes da parte di Labarta
che incastra Gutierrez ed il cui testo è:”Fammi un favore. Dì a Guti che
mi chiami al numero 4762 a partire dalle 21:15, che è quando arrivo a
Madrid. Grazie”. Alle 00:20 del 23 maggio, inoltre, Fuentes venne visto
entrare in un’auto alla cui guida c’era Ignacio Gutierrez Cataluña,
anche lui ciclista e soprattutto fratello del più famoso Enrique, il quale
quel giorno era impegnato nel Giro d’Italia. Ignacio inoltre fu accusato
da Manzano, il ciclista pentito, di essere colui che, durante Vuelta a
Portugal del 2003, assunse ormone della crescita datogli da un medico
48
49. della loro squadra, l’allora Kelme. Dopo il podio al Giro d’Italia del
2006, il corridore spagnolo non ottenne più nessun risultato degno di
nota.
Serrano,Alcalde o MR - Marcos Antonio Serrano (numero 13)
Il corridore spagnolo faceva parte dei famosi “los azules”, cioè era
tesserato per la discussa squadra Liberty-Seguros. Nel documento
n°103 è presente l’annotazione “libertis-rh-alcade” ed una data
04/05/’04. L’annotazione si riferisce alla squadra Liberty Seguros ed ai
corridori Roberto Heras e Marcos Serrano. Il suo nome, come quello di
molti suoi compagni di formazione, spunta in quasi tutti i documenti
che attestano le relazioni tra il clan Fuentes e la squadra spagnola.
RH or HRS - Roberto Heras (numero 14)
Il caso del formidabile scalatore spagnolo ripercorre a grandi linee lo
stesso di Marcos Antonio Serrano e dei suoi compagni di squadra.
Inoltre a Roberto Heras è riferito anche il documento n°10 con la
programmazione del consumo di EPO, ormone della crescita, IGF-1 ed
anabolizzanti.
VCS – Angel Vicioso (numero 16)
Anche lui corridore della discussa Liberty Seguros, la sua storia è molto
simile a quella dei suoi compagni di squadra. Il suo nome si può
ritrovare in tutte le carte che si riferiscono ai “los azules”. Inoltre il
documento n°8 presenta annotazioni di estrazioni e trasfusioni di
sangue e, in data 31/01/’05, la scritta “le doy 10xAVR + 1 x IG + 10
PHC= 660€ me debe”. L’unico prodotto non identificato fu l’AVR,
49