Ansia Ed Incertezza Identitaria In Adolescenza Elisabetta Crocetti
Desiderio sessuale e aggressività
1. Convegno TIMIDEZZA D’AMORE E ANSIA SESSUALE
Desiderio sessuale e aggressività
il
Sex Offender
Ancona 20 Novembre 2010
dott.ssa Selloni Francesca
psicologa
esperto in psicologia giuridica
2. • Il desiderio sessuale non sempre possiede
i connotati di normalità
• ci sono situazioni in cui per motivazioni
diverse si tinge di aggressività a volte
sconfinando nell’atto
• Una timidezza ed un’ansia eccessiva
possono sfociare in aggressione?
• Quali aspetti caratterizzano la personalità
del sex offender ?
3. • Il sex offender è colui o
colei che agisce
l’impulso sessuale
nonostante il divieto o
il rifiuto del soggetto
oggetto del suo
desiderio
4. • Il primo a parlare di perversioni in ambito
sessuologico, fu lo psichiatra tedesco
Richard Von Krafft-Ebing (1840-1902) che
scrisse il famoso trattato “Psychopatia
Sexualis” nel 1986.
• Definisce le perversioni, con il termine
“aberrazioni sessuali”, “processo di
degenerazione ereditaria, che porterebbe
nel tempo all’estinzione della linea
evolutiva”.
5. • Teoria ambientale
– Iwan Bloch (1872-
1922), esprime il
concetto che in
ciascun essere
umano sono presenti
componenti “normali”
e perverse e lo
sviluppo di un disturbo
dipende
esclusivamente da
fattori ambientali.
6. Freud (1927):
• “Ciò che più di tutto ci
autorizza a giudicare la
perversione un sintomo
patologico sono la sua
esclusività e fissazione,
vale a dire i casi in cui la
perversione non compare
accanto a ciò che è
normale, ma approfitta di
tutte le circostanze per
rimuovere ciò che è
normale e prenderne il
posto”.
7. • La Klein (1945) e
Winnicott (1953)
• all’origine delle
perversioni, vi collegarono
l’aggressività
pregenitale
• intesa dalla prima come
innata e da Winnicott
come reazione alla
frustrazione.
8. • Jung (1875-1961) spiega
la perversione a partire
dagli Archetipi
dell’Inconscio Collettivo.
• l’Ombra - l’insieme dei
caratteri negativi che
presiedono l’inconscio -
irrompendo nella
coscienza può indurre
all’atto perverso.
• Ogni Archetipo è
responsabile di una
possibile perversione.
9. Stoller (1975):
• Perversione = aberrazione,
“tecnica erotica o costellazioni
di tecniche erotiche che un
individuo usa come proprio
atto sessuale completo e che
si discostano dalla definizione
di normalità tradizionalmente
confessata dalla cultura della
persona che la utilizza”.
• Perversioni come forme
erotiche dell’odio, oppure
tentativo di convertire il trauma
dell’infanzia.
10. Louise J. Kaplan
• Le perversioni non devono
considerarsi semplicemente
aberrazioni sessuali;
l’eccitamento erotico è agito
per regolare affetti dolorosi
come l’ansia, l’aggressività e la
depressione altrimenti
insopportabili.
• La perversione ha uno scopo
manifesto e cosciente che
serve a tenere nascosti aspetti
dolorosi e vergognosi della vita
psichica.
• Fu la prima a parlare anche
delle perversioni femminili
11. • Simonelli, Petruccelli,
(1999)
• Trasmissione
transgenerazionale del
modello abusante
• L’aggressore sessuale, dal
punto di vista strettamente
clinico, avrebbe delle
caratteristiche tipiche di alcuni
disturbi di personalità.
• L’ipotesi è che alcuni dei
criteri diagnostici appartenenti
a questi disturbi sono
determinanti ne
comportamento deviante del
sex offender.
12. DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITA’
CRITERI DIAGNOSTICI (DSM-IV-TR)
Un quadro pervasivo di grandiosità (nella fantasia o nel
comportamento), necessità di ammirazione e mancanza di
empatia, che compare entro la prima età adulta ed è presente in
una varietà di contesti, come indicato da cinque o più dei seguenti
elementi:
• ha un senso grandioso di autostima;
• è assorbito da fantasie di illimitato successo, potere, fascino e amore
ideale;
• crede di essere “speciale” ed unico e di poter essere capito solo da
persone ugualmente speciali o di classe elevata;.
• richiede eccessiva ammirazione
• ha la sensazione che tutto gli sia dovuto
• sfruttamento interpersonale
• manca di empatia
• è spesso invidioso degli altri e/o crede che gli altri lo invidino;
• mostra comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntuosi
13. • Elementi come la mancanza di empatia, il sentirsi speciale rispetto
agli altri e sentire, di conseguenza, le proprie esigenze come speciali
e maggiormente importanti rispetto a quelle altrui, sono elementi che
potrebbero, in parte, motivare l’agire sessualmente deviante.
• L’esigenza di eccessiva ammirazione può nascondere una forte
insicurezza e una bassa autostima e una profonda timidezza che, per
essere vinte, vengono trasformate in un atteggiamento prepotente e
pretenzioso. Quello che desiderano deve essere a tutti i cosi ottenuto
anche a scapito di altre persone.
• Questi ultimi aspetti possono essere riscontrati nelle personalità di
alcuni sex offenders, in particolare di quei soggetti più inclini a
rivolgere la loro azione deviante nei confronti dei minori. Questo
perchè il “confronto sessuale” con un adulto non permetterebbe loro
di controllare la propria insicurezza e di fronteggiare la bassa
autostima.
14. DISTURBO DELLA PERSONALITA’ ANTISOCIALE
DSM-IV-TR
CRITERI DIAGNOSTICI
• incapacità di conformarsi alle norme sociali
• disonestà;
• impulsività o incapacità di pianificare
• irritabilità ed aggressività
• inosservanza spericolata della sicurezza propria e/o
degli altri
• irresponsabilità abituale
• mancanza di rimorso
– L’individuo ha almeno 18 anni
– Presenza di un disturbo della condotta con esordio
prima dei 15 anni
– Il comportamento antisociale non si manifesta
esclusivamente durante il decorso della schizofrenia o
di un episodio maniacale
15. • Le caratteristiche diagnostiche di questo disturbo
sembrano accomunare, in generale, un soggetto
colpevole di un’azione deviante non necessariamente a
sfondo sessuale.
• Il criterio relativo all’aggressività sembrerebbe
caratterizzare quelle tipologie di abuso sessuale che, in
qualche modo, utilizzano violenza e costrizione nella
messa in atto del comportamento.
• Il criterio relativo alla mancanza di rimorso sembrerebbe
essere alla base non solo dell’azione deviante, quanto
piuttosto della reiterazione di questa.
• L’incapacità di “sentire” lo stato d’animo dell’altro e,
quindi, di percepire un proprio senso di colpa per il dolore
provocato ad un altro, ostacolerebbero la piena
comprensione della realtà accaduta e la conseguente
assunzione di responsabilità.
16. Pedofilia
• Attività sessuale con bambini pre-puberi.
• L’aggressore deve avere almeno 16 anni e deve
essere di almeno 5 anni più grande della vittima
• In genere preferiscono una determinata fascia di
età, un determinato sesso o entrambi.
• Alcuni non arrivano al rapporto sessuale, altri
arrivano al rapporto sessuale (genitale, orale o
anale).
• Sostengono che tali attività hanno un valore
educativo, che la vittima ne riceve piacere
sessuale o che era sessualmente provocante.
• Possono abusare di figli, parenti o estranei.
17. Pedofilia
• Minacciano la vittima per evitare che parli
• Si guadagnano la fiducia della madre
• Scambiano la vittima con altri Sex offender.
• Tranne i casi in cui il disturbo è associato a
Sadismo Sessuale, il Sex offender è
attento ai bisogni del b. per ottenerne
affetto, interesse, fedeltà.
18. Sadismo Sessuale
• Azioni reali in cui l’aggressore ricava eccitazione
sessuale dalla sofferenza psicologica o fisica
(inclusa l’umiliazione) della vittima.
• Partner consenziente (Masochismo Sessuale) o
vittime non consenzienti (è la sofferenza della
vittima che è sessualmente eccitante).
• Gli atti sono gli stessi del Masochismo Sessuale
in forma attiva, con in più: strangolare, torturare,
uccidere.
• Può essere associato a Disturbo Antisociale di
Personalità.
19. Fattori eziologici del comportamento
abusante
• socioculturali (miseria, isolamento sociale, disoccupazione,
mancanza di un alloggio o sovraffollamento in abitazioni
inadeguate, povertà culturale),
• storia individuale (abusi subiti nell’infanzia, abuso di sostanze,
solitudine, atteggiamenti negativi verso le donne, problemi
nelle relazioni intime, ecc.),
• relazionali (livello di attivazione sessuale disturbato, fantasie
sessuali perverse, distorsioni cognitive, deficit di modelli
sociali),
• psicologici (disturbo della struttura caratteriale o vero e
proprio disturbo di personalità, comportamenti nevrotici o
psicotici; solo il più violento degli adulti abusanti ha una
personalità francamente schizofrenica, depressione, bassa
autostima, eccetera).
• situazionali (lungo periodo di tensione e come la conseguenza
di un’incapacità a far fronte agli stress della vita quotidiana).
20. Il modello della precondizione
• Finkelhor e Araji (1986)
• E’ una classificazione
dei fattori che
caratterizzano i sex
offenders di vittime
minorenni e delle
condizioni che facilitano
la messa in atto del
comportamento
sessualmente deviante.
21. Il modello della precondizione
• "corrispondenza emotiva" esprime un bisogno emotivo di avere
rapporti con i bambini, presenta un arresto dello sviluppo, un
basso livello di autostima, un'identificazione con l'aggressore,
un'identificazione narcisistica; è caratterizzato da un tipo di
socializzazione tendente al dominio del maschio;
• "eccitazione sessuale" si eccita con i bambini, ha subito
esperienze sessuali traumatiche nell'infanzia; è attratto dalla
pornografia infantile;
• “blocco” non avrebbe alternative di gratificazione sessuale, è
caratterizzato da un complesso edipico irrisolto, ansia di
castrazione, paura delle donne adulte, esperienze traumatiche
con la sessualità adulta, compiti sociali inadeguati, disturbi
relazionali; vittima di norme eccessivamente repressive sulla
masturbazione, tende ad avere rapporti extraconiugali;
• “disinibizione” non subisce l'influenza deterrente delle normali
proibizioni per il comportamento deviante, soffre di disturbi
dell'impulsività, problemi di alcolismo, psicosi, stress situazionale,
fallimento dei meccanismi di difesa; incline alla pornografia e
all'atteggiamento patriarcale.
22. Modello sociobiologico di Ellis (1989, 1991)
• Il sex offender è motivato dalle spinte sessuali e da
un impulso a possedere e controllare coloro da cui ci
si sente attratti sessualmente, entrambe le spinte
sono innate, cioè non apprese;
• la selezione naturale avrebbe favorito lo stabilirsi nei
maschi di una spinta sessuale più forte e decisiva
rispetto alle donne, e avrebbe favorito quei maschi
che, pur di riprodursi, hanno imparato ad usare la
forza per accoppiarsi, là dove non trovano femmine
disposte all’accoppiamento con un uomo che non
risponde ai criteri da esse desiderati;
• l’aggressione sessuale sarebbe dovuta ad una
predisposizione innata e ad una modalità appresa
tramite esperienza, attraverso rinforzi positivi in base
ai risultati gratificanti;
23. Modello multivariato quadripartito
di Nagayama e Hirschman (1991)
4 precursori motivazionali possono incidere
significativamente sull’aumento della
probabilità della messa in atto del
comportamento di abuso
• l’eccitazione fisiologica sessuale
• le cognizioni che giustificano l’abuso sessuale
• lo scarso controllo emotivo
• specifici problemi evolutivi correlati alla
personalità
24. Ward ed Hudson (1998)
Questo modello distingue fra aggressori che manifestano
“obiettivi di approccio o di fuga” e fra soggetti che usano
prevalentemente strategie attive o passive.
4 tipologie di percorsi:
• fuga-passivo: desidera fuggire dalle trasgressioni sessuali,
ma manca di strategie comportamentali per prevenire che ciò
accada;
• fuga-attivo: ha capacità diretta di controllo di pensieri e
fantasie deviate, ma utilizza strategie inefficaci e
controproducenti;
• approccio-automatico: ha avuto esperienze precedenti di
abusi sessuali, manifesta comportamenti impulsivi e
scarsamente pianificati;
• approccio-esplicito: desidera intraprendere un’attività
sessuale deviante tramite l’uso di pianificazioni accurate per
mettere in atto il crimine, ha obiettivi dannosi diretti al reato
sessuale.
25. Modello delle distorsioni cognitive di
Ward, Gannon e Keown (2006)
Le distorsioni cognitive hanno origine dalla combinazione di
• credenze;
• valori e scopi ad essi associati;
• azioni.
Ci sono 7 temi tipici
1. incontrollabilità,
2. mondo pericoloso
3. autorizzazione (intesa come il diritto di compiere l’abuso)
4. bambini come esseri sessuali
5. natura del danno (ovvero la minimizzazione del danno
arrecato)
6. donne impossibili da conoscere
7. donne come oggetti
26. Schema cognitivo del sex offender
• Contiene particolari immagini di sé, dell’atto
sessuale e della vittima.
• L’abusante percepisce se stesso e interagisce
con gli altri in modo rigidamente egocentrico.
• L’abusante considera l’atto sessuale come un
mezzo utile per il raggiungimento della felicità e
per affrontare e gestire lo stress.
• L’abusante identifica una vittima legittimata e
predestinata: essa lo provoca oppure deve
essere punita sessualmente.
27. Tipologie di s.o. (Knight e Prentky, 1990):
1. “criminale opportunista”, scarso controllo degli impulsi, storia di
comportamenti criminali, scarsa empatia, uso strumentale impulsivo
della violenza, non premeditazione;
1. “non criminale-sessuale non sadico”, cognizioni distorte sulle donne
e sulla sessualità, inadeguatezza sulla propria sessualità e
sull’immagine di sé, fantasie sessuali non aggressive, scarse
esperienze di aggressioni non sessuali, eccitazione sessuale durante
l’abuso; sottomissione della vittima;
1. “criminale con rabbia pervasiva” disinibizione permanente nell’attuare
l’abuso sessuale, la sua rabbia e la sua ostilità non permettono
sentimenti socio-affettivi, livello di eccitazione sessuale della stessa
entità sia durante la visione di scene di violenza sessuale, sia durante la
visione di scene di attività sessuali consenzienti, senso di rabbia non
diretta esclusivamente verso le donne, assenza di fantasie sessuali
durante l’abuso, uso della violenza sempre; tale tipo di stupratore non
prova un vero e proprio piacere sessuale nel compiere l’abuso, ma
riesce a liberare la rabbia repressa attraverso l’azione violenta;
28. Tipologie di s.o. (Knight e Prentky, 1990)
4. “non criminale vendicativo”, rabbia non erotizzata
diretta elusivamente verso le donne, uso di minacce
verbali, volontà di umiliare e denigrare la vittima; lesioni
fisiche alla vittima;
5. “criminale palesemente sadico”, premeditazione
all’abuso sessuale guidato da fantasie sessuali
violente, aspetto belligerante e rabbioso, propensione
ad infliggere gravi lesioni fisiche alla vittima; si eccita
brutalizzando la propria vittima; la personalità del serial
killer a sfondo sessuale;
6. “non criminale sadico latente” è caratterizzato dagli
stessi aspetti del tipo precedente, ma senza avvertire
l’esigenza di brutalizzare la propria vittima.
29. Deficit della capacità empatica
• Empatia = capacità di “sentirsi dentro l’altro”,
caratterizzata da 3 componenti:
• 1) la presa di prospettiva, la capacità di identificare
accuratamente lo stato emotivo e di percepire come le
altre persone potrebbero rispondere ad una certa
situazione, questa abilità è primariamente cognitiva;
• 2) la risposta emotiva agli altri. Le risposte emozionali
empatiche rispecchiano le emozioni percepite, sebbene
ci sia una gamma di sensazioni complementari che
dovrebbero essere considerate empatiche;
• 3) la premura, cioè il desiderio di aiutare, non è inclusa
in nessuna definizione di empatia, ma è importante nella
considerazione dei deficits degli autori di abuso
sessuale.
30. Marshall e coll. (1995), identificò l’empatia come
un processo stadiale:
• Riconoscimento delle emozioni: discriminazioni
dei propri e altrui stati emozionali;
• Presa di prospettiva: assunzione da parte di chi
osserva della prospettiva dell’altro;
• Replicazione delle emozioni: risposta
emozionale che replica l’emozione dell’altro;
• Decisione di risposta: riflettere sui sentimenti
espressi dall’altro e decidere di agire tenendo
conto di questi o ignorandoli.
31. CARENTI CAPACITA’ EMPATICHE
• La capacità empatica costituirebbe il maggior
mediatore del comportamento prosociale e con il
processo evolutivo crescerebbe anche questa
capacità, dovuta ad una maggior comprensione
della differenziazione Sé-altro; ne
conseguirebbe, quindi, un livello più alto di
consapevolezza empatica (Fortuna, Tiberio,
1999).
32. • Diversi studi confermano l’ipotesi secondo cui
difficoltà e/o deficit al livello empatico sarebbero
una caratteristica comune a diverse tipologie di
criminali, tra le quali il criminale sessuale.
• Autori come Marshall e Barbaree (1993),
Hudson e Hodkinson (1993) sostengono che la
mancanza di empatia sia uno dei fattori principali
che permettono all’aggressore sessuale di abusare
delle sue vittime; in effetti, l’empatia sembrerebbe
servire ad inibire il comportamento aggressivo,
permettendo il riconoscimento delle sofferenza
altrui, che a sua volta provocherebbe sofferenza
nell’aggressore stesso.
33. LA VALUTAZIONE IN AMBITO PERITALE
Nell’ambito della valutazione della personalità
dell’aggressore sessuale possiamo trovare quesiti finalizzati
a stabilire:
• l’eventuale esistenza di un vizio totale o parziale di mente
nell’indagato o nell’imputato al momento del fatto, ex art. 88
e 89 c.p.,
• la maturità o meno del minorenne infraquattrodicenne, ex
art. 97 e 98 c.p. e art. 9 D.P.R. 448/88; nonché l’eventuale
presenza di un vizio di mente, come per l’adulto;
• le condizioni di mente dell’autore di reato durante la fase
delle indagini preliminari, fino al rinvio a giudizio e durante il
dibattimento, ex artt. 70 e segg. c.p.p.;
• la presenza e la persistenza di pericolosità sociale.
34. Per quanto riguarda le indagini peritali, il consulente
psicologo potrà prevedere diverse metodologie e fasi:
• esame degli atti contenuti nel fascicolo;
• osservazione clinica;
• colloqui clinici con il periziando, con la sua famiglia e con
gli operatori che hanno seguito o che seguono il caso
(assistenti sociali, psicologi o altre figure sanitarie dei servizi
territoriali o della giustizia, educatori, eccetera);
• osservazione ambientale dell’abitazione del periziando;
• somministrazione di test psicodiagnostici;
• rielaborazione dei dati ottenuti attraverso le indagini
condotte;
• spiegazione in termini psicologici;
• traduzioni in termini giuridici per rispondere al quesito.
35. IL TRATTAMENTO
Esaminando i diversi programmi di
trattamento, è possibile evidenziare le
seguenti finalità di trattamento
• Modificare i fattori disfunzionali,
legati all’individuo e al suo contesto
associati al comportamento deviante;
• Permettere alla vittima e all’autore di
superare l’evento traumatico;
lavorare su eventuali rischi di recidiva.
L’obiettivo finale del trattamento
consiste dunque nel cambiamento dei
vissuti e dei comportamenti
dell’autore, ma anche degli assetti
relazionali del sistema familiare in cui
l’abuso si è verificato, per evitare la
ricaduta e il recidivismo